In America cominciano ad accorgersi che qualcosa deve essere andato storto, fra l’11 settembre del 2001 ed oggi. E naturalmente è il New York Times, punto fisso di riferimento di qualunque altro giornale al mondo, a guidare questa crociata di “risveglio” collettivo.
Al centro dell’attenzione, come molti già sanno, lo “scoop del secolo” di David Barstow, apparso sul NYT del 20 Aprile scorso, nel quale il giornalista americano rivelava al mondo quello che nessuno avrebbe mai osato sospettare prima di oggi: il Pentagono aveva allenato una squadra di “opinionisti militari” – pescandoli naturalmente nel laghetto dietro casa dei pensionati a 5 stelle – per influenzare i media nazionali sull’andamento della guerra in Iraq.
Roba da restare sbalorditi. Il Pentagono che decide addiritura di mentire al mondo, pur di portare avanti la propria strategia di conquista militare! (Strategia che nessuno conosce, fra l’altro, visto che sta stampata nero su bianco su un documento del PNAC del tutto anonimo e insignificante, intitolato semplicemente “La creazione di una futura forza dominante”).
Che sarebbe come stupirsi che Hitler vuole conquistare il mondo, dopo che Mein Kampf te lo trovi ormai anche in omaggio nel fustino del Dixan.
Ma tant’è: l’ipocrisia americana prevede anche questo rituale, nel complesso meccanismo “a pendolo”, che porta prima a calpestare i diritti del mondo per farsi i propri porci comodi, e poi a lavarsene vigorosamente le mani, come se tutto il male che è stato fatto fosse opera di perfetti sconosciuti. Lo hanno fatto con Norimberga, e non si vede perchè non debbano farlo anche con il Medio Oriente.
Eccoci quindi alla fase della “sorprendente e dolorosa scoperta del peccato”, con il dito che va comodamente a puntare su una persona - Donald Rumsfeld – che ormai ha dato le dimissioni da quasi un anno.
Naturalmente, dove fossero tutti i giornalisti del “migliore quotidiano del mondo”, mentre i cattivi generali ci mentivano dagli schermi dei telegiornali, ...
Nel totale silenzio mediatico, l’ex-presidente Jimmy Carter continua il suo paziente lavoro di intermediario ai massimi livelli per cercare di risolvere i più gravi problemi del mondo.
L’anno scorso era stato a Cuba, e aveva finito per rinfacciare agli americani buona parte delle colpe per uno stallo economico-diplomatico che dura da ormai 50 anni, e del quale hanno sofferto soprattutto gli stessi cittadini cubani.
Comprensibile quindi lo “scarso interesse” dimostato dai media mondiali per il lavoro di quest’uomo – un vero gigante, che un giorno la Storia riconoscerà come tale - che sa prediligere la verità agli interessi nazionali.
Ma questa volta Carter l’ha combinata ancora più grossa. Parlando del più e del meno con i siriani, ha scoperto che Hamas è disposta ad accettare i confini del ’67, ed è disposta soprattutto a riconoscere ed accettare Israele come stato confinante. Hamas vuole solo che le condizioni, che verranno messe a punto dal PM israeliano e dal presidente palestinese, vengano poi sottoposte all’approvazione degli stessi palestinesi.
Pare però, a sentire Carter, che il problema nasca dal fatto che Israele e Stati Uniti ...
E’ uno strano amore, quello che Joseph Ratzinger sembra provare per il resto dell’umanità. Sembra quasi un amore dettato dalla ragione, che esce da un preciso calcolo cibernetico, generato in un punto che sta fra gli occhi e la fronte, e non da una pulsazione emotiva, inconscia e incontrollabile, che origina dal centro del suo petto.
Quando Ratzinger parla, pronuncia spesso la parola amore, ma non la vive mai davvero, nemmeno per un istante. E' come se ne avesse pudore. A volte sembra quasi non appartenergli, come se ne ignorasse il vero significato, e la pronunciasse con il timore di venire scoperto nell’usarla senza averne il diritto.
E’ stato agghiacciante, sentirlo parlare per pochi secondi dalle rovine di Ground Zero, sullo sfondo metafisico di una ferita mai rimarginata, mentre elencava freddamente le varie “categorie” dei colpiti a morte, ...
di Marco Cedolin
Fadel Shana, operatore della Reuters di 23 anni, compariva giovedì sul sito web di Repubblica in un articolo dal titolo “Filma il colpo che lo uccide” all’interno del quale era contenuto un breve filmato di 46 secondi, la prima parte del quale riprendeva il colpo mortale sparato da un carro armato israeliano, girata da Fadel stesso, e la seconda costituita invece dalle immagini del fuoristrada della troupe devastato dall’esplosione e dal concitato via vai di ambulanze che tentavano di prestare soccorso. A contornare il filmato un trafiletto di 4 righe nel quale si potevano leggere il nome e l’età del giovane operatore Reuters e apprendere che con lui erano stati ammazzati anche due civili dei quali non veniva resa nota neppure l’identità, né esplicitato il fatto che probabilmente si trattava dei suoi collaboratori.
La morte di Fadel Shana ha dunque “bucato” i grandi media dell’informazione solo in virtù dell’anomalia determinata dall’essere stata filmata da lui stesso, diventando in questo modo una notizia originale e appetibile, ...
Di sicuro, nel bene o nel male, queste elezioni passeranno alla storia per aver segnato una decisa sconfitta della sinistra in genere, che fosse di governo (o presunto tale), come di opposizione, o presunta tale. Walter Veltroni infatti passa alla storia per essere l’unico leader che è riuscito a riportare una sconfitta senza aver nemmeno fatto in tempo a governare – come dire, è stato sconfitto già sulla parola - mentre Bertinotti passa alla storia per non avere mai governato nonostante avesse avuto, in passato, ampia possibilità di farlo. (Per governare si intende incidere sensibilmente su un qualunque aspetto importante della cosa pubblica, e non semplicemente comparire negli elenchi della maggioranza).
Fin troppo facile, quindi, parlare oggi di ”sconfitta della sinistra”. Ma in realtà, è mai esistita, questa sinistra?
Secondo la terminologia classica - quella fin de siècle, tanto per intederci – la sinistra è quell’ala dello schieramento ideologico che tende a privilegiare gli interessi dei cosidetti “lavoratori” su quelli dei cosiddetti “padroni”. La sinistra classica chiede “più soldi nella busta paga” del lavoratore, copertura assicurativa e medica generalizzata, protezione dei diritti individuali di fronte ai soprusi dell’imprenditore troppo rapace, ecc. ecc. A sua volta, nel sociale, la sinistra promuove tutti quei servizi che possano andare, ancora una volta, a favore del lavoratore: asili nido, trasporti efficienti, organizzazioni legali gratuite, ecc.
Insomma, per dirla in soldoni, la sinistra “viene incontro ai problemi del lavoratore”.
A guardarla bene, però, questa sinistra sembra quasi essere un sofisticato “braccio secolare” della destra, in quanto si proccupa, in ultima analisi, di migliorare la produttività complessiva del paese. Mentre è giustissimo, sacrosanto e intoccabile, che il lavoratore abbia una adeguata copertura assicurativa, questo alla fine si traduce – guarda caso - in una sua aumentata produttività complessiva: il metalmeccanico che si è fatto male sul lavoro, se adeguatamente protetto e ricompensato, non dovrà dannarsi a fare debiti per ripagare da solo le spese mediche, e quindi "mi ritorna prima" a lavorare in ferriera, sereno ed efficiente quanto prima.
Il lavoratore che trova i servizi pubblici funzionanti non rischia di far tardi al mattino, ...
di Claudio Negrioli
Per chi scrive, il fatto più eclatante emerso dalla consultazione elettorale appena conclusa e che balza per primo agli occhi, è che l'ulteriore astensione del 3,2% unita al 2,5% delle nulle, più l'1,3% delle bianche, totale 7% ovvero c.a. 3 mln di NON voti in più rispetto al 2006, ha funzionato, eccome, se pur in modo selettivo, regalando l'amara sorpresa che ha trovato nelle urne la neonata eppur già morta "cosa rossa" alias " Sinistra arcobaleno", lista facente capo a F. Bertinotti e messa su, riverniciando in fretta e furia un cartello elettorale formato dagli esponenti Verdi- Prc- Pdci-Sd, già al governo negli ultimi due anni con l'Unione Prodiana.
La prima conseguenza della batosta elettorale subita da costoro, è che per la prima volta da 60 anni non vedremo più scranni in parlamento etichettati con le diciture di appartenenza ai gruppi: "comunisti,socialisti,verdi"... Se questo sia bene, male o ininfluente saranno gli eventi futuri a dircelo.
Per intanto possiamo provare a capire il perchè di questo naufragio nel mar Politico, infido e infestato di Sirene, che ha affondato la nave rossoverde, al comando del distratto capitan Fausto, colato a picco con estremo onore, ...
Sperando ovviamente di non fare il menagramo, sento il dovere di far notare qualcosa di molto particolare che sta succedendo sul fronte Iraq-Iran: non se ne parla più da molti giorni, e questo è un segno molto preoccupante.
Come tutti sappiamo, “can che abbaia non morde”, e finchè gli americani parlavano di invadere, distruggere, conquistare o demololire l’Iran, sappiamo bene che stavano solo sondando il terreno - interno e internazionale – su una eventuale operazione bellica di quel tipo.
Ma il cane che sonnecchia non è mai piaciuto a nessuno, e di certo non possiamo dire che i neocons siano già usciti definitivamente dai giri di potere di Washington, per poterci completamente tranquillizzare da quel punto di vista. La longa manu di Israele, oltretutto, è sempre presente, ed è comunque in grado di condizionare pesantemente le decisioni di quel tipo.
C’è inoltre l’incognita elettorale, che in questi giorni è passata in secondo piano, ma che tornerà al centro dell’attenzione dopo le imminenti primarie della Pennsylvania, che dovrebbero determinare – almeno, si spera – la conclusione del travagliato duello Obama-Clinton.
Dico “dovrebbero” per questo motivo: se Hillary vincerà la Pennsylvania con un forte distacco, purtroppo il problema verrà protratto fino alla Convention di giugno. Se invece vincerà con un margine ridotto (o se perderà, ovviamente, ...
di Marco Cedolin
Il primo elemento che emerge in maniera adamantina dalle urne è costituito dalla paura che mai come oggi attanaglia i cittadini italiani, fino ad indurli all’inanità, come spesso accade all’individuo terrorizzato che si ritrova immobilizzato davanti al pericolo.
Paura di cambiare, paura del futuro, paura di scegliere, paura di dare corpo alla sequela di proteste di cui si sono resi artefici fino al giorno del voto. Gli elettori italiani, figli della paura, non sono sembrati le stesse persone che hanno ingrossato le fila del V Day di Grillo, che a milioni hanno esternato indignazione leggendo La Casta di Rizzo e Stella, che da anni lamentano di non arrivare a fine mese, che soffrono le conseguenze della precarietà, che compongono le centinaia di comitati in lotta contro le grandi opere e le nocività, che ostentano contrarietà nei confronti delle politiche economiche, sociali ed ambientali messe in atto fino ad oggi. Gli elettori italiani, come in preda alla sindrome di Stoccolma, hanno scelto di premiare i propri aguzzini, correndo a votare in massa coloro che da 15 anni governano questo paese con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.
L’astensione, nonostante fosse estremamente diffuso il rigetto nei confronti della politica, è risultata tutto sommato contenuta e l’80% degli aventi diritto al voto si sono recati alle urne. I piccoli partiti “nuovi” affrancati dalle logiche di potere hanno ottenuto risultati estremamente modesti e la maggior parte delle scelte è ricaduta proprio sui protagonisti della Casta di Rizzo e Stella.
A prescindere dal fatto che si tratti di Berlusconi o Veltroni, di Bassolino o Cuffaro, di Fassino o Dell’Utri, gli elettori italiani hanno deciso ancora una volta di dare fiducia agli stessi uomini, mossi dalle stesse logiche, quasi a sublimare l’arte del malgoverno trasformandola in una sorta di sacrificio ineluttabile.
Non sono cambiati i nomi e neppure il disegno che li muove, ma il panorama del nuovo Parlamento sarà molto differente da quello che abbiamo conosciuto fino ad oggi ...
[Segue articolo del Los Angeles Times: le elezioni italiane viste da fuori].
Nel periodo che portava alle recenti elezioni, più di una persona mi ha scritto invitandomi a “fare qualcosa di concreto” per cercare di impedire che la folla beota di italiani tornasse a votare le stesse persone che ci hanno preso palesemente in giro fino a ieri.
C’era chi suggeriva di “allearsi con Beppe Grillo”, chi di “lanciare una campagna per la democrazia diretta”, chi ancora di “tempestare sistematicamente giornali e TV con lettere di protesta”.
Vista però la situazione attuale, ho scelto di limitarmi ai “soliti” articoli contro il voto, nei quali si cercava di spiegare in ogni modo possible perchè la prima cosa da fare, prima di tornare ad aprir bocca per lamentarsi, sia quella di smettere di votare le stesse persone che ci hanno portato al disastro in cui ci troviamo oggi. (Sembrerebbe un assioma fuori discussione, invece non solo è necessario argomentarlo, ma si fatica persino a mostrarne l’ovvietà intrinseca).
Qualunque altra scelta sarebbe stata velleitaria e inutile (se non ridicola del tutto), in quanto luogocomune non aveva semplicemente la forza di fare nulla di più di ciò che ha fatto.
Questo però non significa che una cosa del genere non possa avvenire in un futuro non lontano. Non dimentichiamo infatti che nel 2006 siamo stati in grado di portare, nell’arco di pochi mesi, ...
Dopo dopo che la Chiesa ha pesantemente cercato di influire sull’esito delle votazioni italiane, Joseph Ratzinger parte per un’altra “missione“ che con il pascolo delle anime ha ben poco a che fare.
Si sta infatti recando negli Stati Uniti, per una tornata di incontri che lo vedrà per alcuni giorni protagonista sui media internazionali, e che lo porterà dalla Casa Bianca alle Nazioni Unite fino al fatidico Ground Zero, vera e propria culla di tutti i mali di questo millennio.
Nel colloquio alla Casa Bianca, ci dice l’ANSA, Bush e Ratzinger “parleranno di obiettivi comuni”, e “proseguiranno il loro dialogo su fede e ragione”. (Si presume che in questo caso sarà Ratzinger, eccezionalmente, a rappresentare le posizioni della seconda).
I due leader mondiali parleranno inoltre dell’ Iraq, ma non tanto – pare di capire – perchè Ratzinger è dispiaciuto per il milione di morti civili causati dall’invasione americana, quanto perchè “la minoranza cristiana rischia di essere sterminata nel mattatoio interreligioso”. Detta da chi ha fatto di tutto per ricordare al mondo l’inferiorità dei musulmani rispetto agli altri credenti, la cosa suona leggermente stonata.
Fra le finalità del viaggio, ci dice sempre l’ANSA, c’è anche quella di “chiudere lo scandalo della pedofilia“, nel quale lo stesso Ratzinger è arrivato ad essere al centro dell’attenzione.
Conosciamo ormai bene la storia del Crimen Solicitationis, il documento segreto che istruiva i vescovi di tutto il mondo a coprire le migliaia di casi di pedofilia che si verificavano nelle loro diocesi – quattromila i casi accertati solo in America – invece di denunciarli alle autorità locali. Chi difende Ratzinger sostiene che non fu lui a stilare quel documento, che infatti risale al periodo conciliare, ma si dimentica che Ratzinger lo lasciò in vigore per oltre venti anni, quando era Prefetto della Sacra Congrega della Fede, mentre avrebbe potuto abolirlo in qualunque momento. Anzi, lo stesso Ratzinger pensò bene di emendarlo in senso negativo, quando decise di richiamare a sè tutte le indagini che le varie parrocchie nel mondo stavano conducendo sui diversi casi di pedofilia. In questo modo furono sottratti alle polizie di quei paesi documenti importantissimi che avrebbero permesso di arrivare alla probabile condanna di moltissimi preti e vescovi “protettori”, e che invece in questo modo non furono mai nemmeno denunciati.
Ma l’aspetto più scandaloso nel comportamento di Ratzinger – secondo quanto dice il Card. Bertone - è che il Papa “parlerà sopratutto con i sacerdoti americani... “ ai quali “chiederà una purificazione collettiva”. Dopo aver coperto – e quindi implicitamente istigato – i crimini di pedofilia per oltre vent’anni, e dopo aver chiaramente ostruito la giustizia di diverse nazioni al riguardo, Ratzinger vorrebbe ora cancellare il tutto con l’elegante colpo di spugna di una “purificazione collettiva”.
Se davvero Ratzinger volesse aiutare a far luce su questa pagina inqualificabile della Chiesa cattolica, potrebbe invece spiegare al mondo perchè non si presentò a testimoniare nell’aula di un umile tribunale del Texas, ...
Quando una qualunque testata di news pubblica due notizie simili, o anche solo assimilabili, la cosa salta subito all’occhio.
Se da una parte leggi, ad esempio, “Scontri tribali nello Zimbawe”, e poco più lontano leggi “Manovre NATO nel golfo dello Zimbawe”, pensi subito che la CIA stia preparando il solito colpo di stato africano, nel quale poi intervenire per portare aiuti umanitari in forma di democrazia da esportazione.
Chiunque stesse leggendo con attenzione le news internazionali, all’inizio del ’99, avrà sicuramente notato uno strano aumento di notizie che riguardavano i poveri albanesi offesi, vilipesi e strapazzati dai vicini serbi di Milosevic, che non perdevano occasione per fare loro i dispetti più inopportuni. Notizie in cui addirittura una sola famiglia di albanesi era stata cacciata di casa dai serbi, trovavano stranamente la via delle prime pagine internazionali. Manco a dirlo, tre mesi dopo si “rese necessario” intervenire in favore dei poveri kosowari, per toglierli dalle grinfie dei serbi maledetti. L’opinione pubblica era stata preparata a dovere.
Idem per l’Afghanistan, quando per tutto il mese di Agosto (del 2001) ci fu mostrato fino alla nausea quanto fossero cattivi i Talebani, che facevano esplodere le gigantesche statue del Buddha incavate nella roccia. Poi venne l’undici settembre, e ci toccò andare a spodestare pure quelli.
Seguendo questo criterio, la homepage dell’ANSA di oggi dovrebbe risultare quantomeno inquietante per tutti gli italiani che guidano un’automobile. Verso metà pagina leggiamo questa notizia: INVESTITO DA PIRATA STRADA MENTRE FA FOOTING - Si chiamava Salvatore Laureto, avrebbe compiuto 50 anni nel prossimo mese di settembre, ...
Leggi tutto: Il New York Times scopre che la terra è rotonda