Hangout con Giulietto Chiesa, Massimo Mazzucco e altri ospiti sulla situazione internazionale. (Per chi ha poco tempo suggerisco di ascoltare l'intervento di Giulietto Chiesa che iniza al minuto 29).
di Riccardo Pizzirani
[size=large]Le esercitazioni dell’Undici Settembre[/size]
Quando un evento grande e complesso come l’undici settembre viene esaminato in lungo e in largo, è perfettamente naturale che emergano delle coincidenze e anche qualche piccola contraddizione. Succederebbe anche in una giornata come tutte le altre, se ci si dedicasse l’attenzione, il tempo e l’energia che sono stati spesi per analizzare gli eventi di quel giorno. E’ però altrettanto vero quello che dicono gli investigatori americani: un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, tre indizi fanno una prova. Ma una prova di cosa, eventualmente? Beh, come spiega il ricercatore Webster Tarpley le esercitazioni sono il perfetto cavallo di troia per un piccolo gruppo di cospiratori che voglia condurre un evento false-flag sul proprio territorio. Questo per vari motivi: prima di tutto, proprio per il modo con cui funzionano le esercitazioni: due schieramenti, un blue team di difensori che compone la stragrande maggioranza dei militari coinvolti, che si sta addestrando e si aspetta di essere attaccato, e dall’altro lato un red team di pochi attaccanti che cerca di metterli alla prova. E’ solo all’ultimo momento che si passa dall’esercitazione all’atto terroristico vero e proprio, quindi se qualche operativo del complotto viene intercettato e scoperto, può sempre dire che faceva parte del red team dell’esercitazione e può farla franca, e magari continuare anche il suo compito. Secondo punto, un cospiratore può aprirsi strade che normalmente gli sono precluse, sia facendo leva sulla confusione che si genera durante un esercitazione, sia sulla maggiore autorità che temporaneamente gli viene assegnata. Ultimo, ma non meno importante, tutte le forze di reazione e soccorso sono già dispiegate, e un gruppo di cospiratori altolocato può quindi controllare anche gli eventi che seguono l’attacco, nascondendo o distruggendo le prove e ostacolando le prime investigazioni. Questo articolo intende ricapitolare e analizzare nel dettaglio le numerose esercitazioni civili e militari che si tennero prima e durante l’undici settembre, mettendole nel contesto degli eventi di quel giorno, in modo che ciascuno possa valutare autonomamente se è legittimo pensare ad un complotto, o se è più ragionevole concludere che si sia trattato semplicemente di coincidenze.
Iniziamo però con lo sfatare un vecchio mito: quello che gli attacchi non fossero prevedibili.
[size=large]“Nessuno poteva prevederlo”[/size]
Come sappiamo dalle affermazioni dirette del Presidente e degli altri membri del governo e delle Forze Armate, gli attacchi del 9/11 non potevano essere previsti, anzi nemmeno ipotizzati:
“Mai i processi mentali di chiunque su come proteggere l'America hanno ipotizzato che i malfattori avrebbero fatto schiantare non uno, ma quattro aerei commerciali contro obiettivi preziosi degli Stati Uniti - mai.”
Presidente G.W.Bush, sito web della Casa Bianca (16 settembre 2001)
Parigi 12 Settembre - ore 19
La Salle Multimédia Du Quartier De L'Opéra
11 bis, rue Scribe, 75009 Paris 9e - Opéra
Proiezione del film "11-septembre : Le Nouveau Pearl Harbor" di Massimo Mazzucco (Vers. francese, 3 ore) organizzata da ReOpen911.
Seguirà un incontro con il regista, che risponderà alle domande del pubblico.
Locandina
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S. Francisco 11 settembre - Oakland 9/11 Film Festival
Proiezione del film "September 11 - The New Pearl Harbor"
Locandina.
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Chi vuole può firmare la petizione di Architects & Engineers per il Parlamento americano a favore di una nuova indagine sul 9/11. Potete firmare come "General Public" o come "Architetto/Ingegnere". Grazie.
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Pandora TV ha aperto una nuova sezione dedicata all'11 settembre.
[...]
Ieri sera ho partecipato ad un "hangout" sulla questoine Ucraina, prodotto da HRN Live. Erano presenti Ernesto Taveri (CEO di aziende ad Hong Kong), Riccardo Gramegna (presidente della associazione internazionale Ghandi in Action), Daniele Ricci, Laura (nikita), Raffaele Mori Ubaldini (moderatore), Gian Paolo Vettorello. Molto interessante l'intervento di apertura di Taveri (13:50) sulla situazione geopolitica internazionale. (M.M.)
Se i 5 Stelle non si svegliano e non mettono a fuoco rapidamente i punti del loro programma, imparando ad esporli in modo chiaro e convincente per tutti, rischiano seriamente di venire sorpassati dalla Lega di Salvini come alternativa all'attuale sistema politico/bancario.
di Giulietto Chiesa
Ci sono molti segnali che l'incontro di Minsk del 26 agosto sia l'inizio di una svolta. Ogni ottimismo è prematuro, per molte ragioni. Ma mi limito a sottolineare i dati più evidenti.
In primo luogo il presidente ucraino Petro Poroshenko è andato a Minsk, su invito formale del collega bielorusso Lukashenko, a incontrare coloro che, fino a un minuto prima, aveva dichiarato di voler salutare, per giunta a muso duro, definitivamente.
I tre ex alleati e ex amici che aveva di fronte comprendevano il nemico principale, Vladimir Putin. Tutti e tre - Putin, Lukashenko, Nazarbaev - fanno parte dell'Unione Doganale che Kiev ha ripudiato firmando il trattato di "associazione" all'Unione Europea. Per fare quel passo è stato compiuto un colpo di stato il 22 febbraio di quest'anno. Adesso Poroshenko va a Minsk e dichiara - immagino tra lo stupore generale dei suoi sostenitori di Kiev - che l'Ucraina intende restare a metà strada, in buoni rapporti con gli uni e con gli altri. Naturalmente non è questa la verità, ma prendere l'aereo per andare a Minsk a dire una bugia, per giunta di fronte a una congelata (dallo stupore) Katherine Ashton, è impresa che resterà negli annali della diplomazia oligarchica ucraina. [...]
Nei commenti sulla trasmissione di TGCOM24 qualcuno ha scritto: "Guardando questo video si ha l'impressione di un marziano (Massimo) che parla con una contadina del Medioevo... E' sempre più grande il baratro fra le persone che vogliono informarsi e i 'poveri'." Altri hanno fatto commenti simili, sottolineando la distanza abissale che separava i diversi punti di vista presenti nella trasmissione.
Stiamo parlando del digital divide, che significa "barriera digitale". Con questo termine si intende la linea ideale di demarcazione che separa le persone che accedono regolarmente all'informazione in rete (informazione "digitale", appunto) da quelle che non lo fanno.
Fin dagli esordi di Internet (anni '90) ha cominciato a notarsi questa forte differenza, nel momento in cui i "non-utenti" continuavano a ricevere informazioni da un unico punto di vista - quello istituzionale - mentre gli utenti della rete scoprivano che molte questioni importanti, come ad esempio la guerra del Kosovo, potevano anche essere viste dal lato opposto - quello del popolo serbo, in quel caso - cambiando completamente di colore.
Chi guardava la televisione, o leggeva la stampa mainstream, sentiva un'unica voce a reti unificate: "I ribelli serbi seminano il terrore nei villaggi albanesi, ammazzando donne e bambini senza pietà". Chi invece andava in rete scopriva, ad esempio, che "i ribelli serbi" erano stati addestrati, finanziati ed armati segretamente dagli americani. Dopodichè poteva trarre le sue conclusioni.
Il salto di qualità fu immediato, e fin dai primi anni di Internet ...