Se c'è qualcuno che si è dimenticato a che cosa servono veramente le guerre, questo articolo potrà rinfrescargli la memoria. Le guerre - certamente - servono a conquistare territori. Le guerre servono ad appropriarsi di beni e di ricchezze che appartengono ad altre nazioni. Le guerre servono ad aumentare il proprio controllo geostrategico su una certa regione. Ma le guerre - e gli attacchi terroristici che le "giustificano" - servono soprattutto ad una cosa: ad arricchire i produttori di armi. "It's just business, baby".
E' di oggi la notizia che "i maggiori produttori americani di armi stanno faticando per soddisfare le crescenti richieste di missili di precisione e di altre armi che vengono usate nella lotta contro lo Stato islamico, guidata dagli Stati Uniti, e in altri conflitti in medio oriente".
Più passano le ore dall'abbattimento del jet russo da parte dei turchi, più diventa evidente che si sia trattato di una plateale provocazione da parte occidentale (la Turchia fa parte della NATO), per cercare di coinvolgere Putin in una reazione sconsiderata, che lo metta in qualche modo dalla parte del torto.
Le ipotesi infatti sono due: o è vero quello che dicono i turchi, ovvero che l'aereo russo ha invaso il territorio turco, ed è stato ripetutamente avvisato prima di essere abbattuto, oppure l'aereo russo è rimasto sempre in territorio siriano, ma è stato abbattuto intenzionalmente, per creare appunto una crisi internazionale.
La prima ipotesi ovviamente sembra molto debole dal punto di vista logico: i piloti russi infatti, se fossero stati davvero avvisati di aver violato lo spazio aereo turco, non avrebbero avuto alcun motivo di insistere su quella rotta, rischiando un potenziale scontro a fuoco. I russi non hanno certo bisogno di crearsi altri nemici, in questo momento.
La seconda ipotesi invece comporta una lettura molto più plausibile, e purtroppo molto più pericolosa: ...
Prima parte:
La seconda parte all'interno.
Dal suo blog, Mario Galli mi ha rivolto alcune domande. Ripubblico qui l'intervista:
Parliamo di Parigi e degli ultimi attentati che stanno scuotendo il mondo. Mentre la stampa italiana si concentra sul "chi" e sul "come", è lecito porsi la domanda "perché Parigi?" Puoi delineare il quadro geopolitico in cui ci stiamo muovendo?
L'intero quadro geopolitico sta ruotando intorno alla situazione siriana. Non è possibile comprendere gli avvenimenti odierni se non si fa prima questa premessa.
La Siria di Assad rappresenta un problema per le potenze occidentali ormai da molti anni. I motivi sono diversi. Il primo è che la Siria rappresenta l'anello di congiunzione dell'asse sciita che va dall'Iran fino agli Hezbollah nel Libano. Spezzando questo anello, si verrebbe ad indebolire fortemente una potenziale fonte di pericolo per Israele. (Se si cerca una dimostrazione che la deposizione di Assad fosse già nell'agenda del blocco occidentale fin dall'11 settembre, basta ascoltare questa intervista al generale Wesley Clark).
Il secondo motivo riguarda l'approvvigionamento energetico. Se guardiamo una cartina della regione, vediamo che lungo la costa del Mediterraneo, a nord di Israele c'è il Libano, e più a nord c'è appunto la Siria, che taglia la strada verso la Turchia. Da tempo è in progettazione un importante gasdotto che unisca la Turchia ad Israele, ma naturalmente senza il consenso di Assad questo gasdotto non si può realizzare. [...]
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