Ragazzi, io sulla situazione politica italiana e sui 5 Stelle ho già detto tutto quello che dovevo dire, e non vorrei ripetermi inutilmente. Immagino però che vogliate commentare il risultato elettorale in Umbria, per cui vi lascio questo spazio a disposizione. Perfavore non litigate.
Fonte Byoblu
di Uhura
ieri sono stata all’Assemblea Costituente di VOX ITALIA, il nuovo Partito Politico con una marcata impronta ideologica (finalmente , in quest’epoca manifestamente post-ideologica qual è la nostra) sostenuto dal filosofo Diego Fusaro che ne è il primo ispiratore.
La Costituente si è tenuta in via Nazionale, all’Hotel Quirinale (nomen omen: quale posto migliore per un partito che si propone di rinfocolare l’amore Patrio e di promuovere la Sovranità Popolare?). Hanno partecipato personaggi prestigiosi come Diego Fusaro, Nino Galloni, Francesco Amodeo, Fabio Duranti, Francesco Toscano e molti altri. La sala di circa 200 posti era praticamente piena.
C’era nell’aria aspettativa, curiosità, direi anche una certa febbrile emozione. Si sentiva che eravamo tutti lì perché desideriamo restituire al nostro Paese la dignità che gli è stata sottratta (o meglio, alla quale ha rinunciato) e al Popolo Italiano la Sovranità alla quale ha troppo facilmente abdicato (perché – ricordiamolo – alla Sovranità si rinuncia, non si può strappare via).
Interessante intervista di Claudio Messora a Gaetano Intrieri, l'uomo che ha provato ad indagare (per conto di Toninelli) su una questione particolarmente scomoda della scorsa legislatura: il famoso aereo "presidenziale" di Matteo Renzi. Intrieri svela come un complesso giro di scatole cinesi, di affitti e di subappalti avrebbe portato lo stato italiano a spendere più di 160 milioni per un aereo il cui valore sul mercato era meno di sei.
Fonte Byoblu
Di Claudio Messora
L’aria fresca di settembre entra dalle finestre aperte. Un temporale indeciso pioviggina qua e là sul fogliame degli alberelli davanti al balcone. Il rombo sordo di qualche timido tuono invoglia a godersi le ombre che i lampioni proiettano tutto intorno, mentre il crepuscolo lentamente cede il passo all’oscurità, e un bimbo piange in lontananza. Ci sono solitudini estremamente piacevoli, cullati dal ticchettio delle gocce d’acqua che picchiettano sulle foglie. Sarebbe il momento perfetto per non pensare a niente: stare lì, semplicemente, come una farfalla nascosta sotto a un filo d’erba, godersi l’eternità di un attimo che non ha inizio e non ha fine.
E invece no: devo proprio accendere il computer e raccontarvi una storia.
Forse il peggiore ribaltone della storia della Repubblica Italiana si è appena consumato. Un avvocato sconosciuto ai più fino all’anno scorso, Giuseppe Conte, dopo avere finto di essere al servizio dei partiti che lo avevano chiamato, d’improvviso ha gettato la maschera, rivelando quali erano i contenuti di tutto quel confabulare conviviale che intratteneva ora con la Merkel, ora con Macron… Si stava preparando a prendere il potere. O meglio, a gestirlo in conto terzi. Si stava apprestando a mettere quella sua faccia vecchia e nuova, all’apparenza innocua e gentile, al servizio delle élite antidemocratiche che rispondono ai grandi detentori di capitali e ai magnate multimiliardari, quelli che giocano con i popoli e con i confini come i ragazzini tirano i dadi a Risiko. Come il più freddo e cinico dei sicari, stava solo attendendo il momento migliore per disfarsi dei suoi ingombranti e indesiderati coinquilini. invisi all’Europa.
Un anno e mezzo fa ho votato un partito che mi prometteva, come minimo, un referendum sull’uscita dall’Euro. Oggi mi ritrovo con lo stesso partito che va al governo con il PD, ovvero con il più europeista dei partiti italiani.
Il partito che mi prometteva un riposizionamento internazionale dell’Italia, più distaccato dalla dipendenza americana, oggi va al governo con il PD, ovvero con il più atlantista dei partiti italiani.
Il partito che mi prometteva di combattere lo strapotere delle banche oggi va al governo con il partito che più di tutti si è dimostrato amico delle banche. E tutto questo, mi dicono, è passato dal voto sulla piattaforma Rousseau.
di Mario Monforte
I 5S che conosco, con cui ho collaborato e intendo continuare a farlo, adesso, oltre a essere - giustamente - contrari all’accordo di governo M5S-Pd, sono impegnati - ancora giustamente - a sostenere il voto-no sulla Piattaforma Rousseau.
Certo, si rendono ben conto che la cosa è problematica. Infatti, aggiungo io, se c’è un notaio “registratore” degli esiti, però chi controlla l’immissione dei dati? Inoltre, il “grosso” dei parlamentari 5S è pro-accordo (anche, e questo non è qualunquismo, per mantenere il posto, inteso come prebenda), e i parlamentari hanno pur i loro seguiti nelle aree di origine, che saranno orientati al «sí», il che vale a maggior ragione per i 5S al governo.
In piú, l’autorità di Grillo (ispiratore e fondatore del movimento) ha un peso ragguardevole sui 5S, e Grillo ha preso posizione con forte decisione perché il governo M5S-Pd si faccia, e dire «no» significherebbe anche andare contro Grillo.
È stato geniale. Con un semplice 17% in parlamento, Salvini è riuscito ad andare al governo facendo un accordo acrobatico e improbabile con i Cinque Stelle. In realtà a lui di quello che c’era scritto nel “contratto di governo” non importava più di tanto. Quello che gli importava veramente era di avere il ministero degli interni, perché grazie a quello Salvini ha potuto impostare “da dentro” una campagna elettorale permanente. Come ministro degli interni, infatti, ha potuto mostrare i muscoli ed ha potuto chiudere i porti delle coste italiane.
Gli è bastato così respingere qualche centinaio di migranti, per passare agli occhi di tutti come il salvatore della patria. “Se Salvini vuole respingere i migranti - ragiona l’uomo della strada - vuol dire che ha veramente a cuore l’Italia e gli italiani, e quindi io alle prossime elezioni lo voterò sicuramente.”
In questo modo il favore di Salvini è schizzato rapidamente verso l’alto, e quello che solo un anno fa era un relativamente magro 17%, si è letteralmente raddoppiato con le elezioni europee.
Gli americani hanno un'espressione (che è anche il titolo di un film famoso): Dead man walking. Si riferisce al condannato a morte, nelle sue ultime ore di vita. Quando il condannato viene trasferito dalla sua cella alle stanze dove avverrà l'esecuzione, i secondini annunciano a voce alta, con tono ferale: "Dead man walking!", ovvero "morto che cammina", e tutti gli altri prigionieri si affacciano sui corridoi, per veder passare l'uomo che si avvia verso la sedia elettrica.
I 5 Stelle oggi sono l'equivalente di un dead man walking. Sono vivi, stanno al governo, ma sono ormai irrilevanti, hanno le ore contate, e si avviano mestamente verso l'atto finale della loro esperienza politica.
Come siano riusciti a sperperare in così poco tempo un patrimonio politico accumulato con anni di entusiasmanti battaglie sarà una questione che verrà dibattuta a lungo nei libri di storia. Ma di fatto un partito che ha, paradossalmente, la maggioranza in parlamento, oggi viene considerato semplicemente la carcassa vuota di quello che solo un anno fa era la più promettente formazione politica comparsa in Europa negli ultimi decenni.
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