di Enrico Sabatino
A otto anni dagli accordi di Kumanovo che hanno messo fine ai 78 giorni di bombardamenti NATO sulla Serbia, si sta avvicinando il momento in cui la comunità internazionale dovrà esprimersi sullo status definitivo del Kosovo. Dopo tattiche dilatorie e continui temporeggiamenti per procrastinare l’ora X, la clessidra ormai non può essere capovolta per l’ennesima volta.
Nei mesi scorsi l’inviato dell’ONU per lo status finale del Kosovo, il finlandese Martti Ahtisaari, ha presentato il suo piano al Consiglio di Sicurezza dell’ONU dopo averlo in parte emendato a causa del parere negativo serbo, ma soprattutto dopo aver atteso l’esito delle elezioni politiche serbe del gennaio scorso, vinte sostanzialmente dagli ultranazionalisti del Partito Radicale, che esclusi dal governo hanno però ottenuto la presidenza del Parlamento con Tomislav Nikolic - il braccio destro di Vojislav Seselj, ora sotto processo all’Aja per crimini di guerra.
Il piano Ahtisaari basa le sue conclusioni sul fatto che un ritorno allo status quo ante 1999 non è possibile, e che l’unica opzione concreta rimane quella dell’indipendenza “sotto controllo della comunità internazionale”; prevede anche che il Kosovo possa avere una sua bandiera, un suo inno nazionale, possa inviare ambasciatori, avere una sua costituzione, una sua polizia e un servizio d’informazione, ed essere membro di organizzazioni internazionali.
Per compensazione, Ahtisaari ha inserito la protezione delle minoranze etniche kosovare, in primis quella serba. A loro sarà garantita la protezione fisica e dei luoghi di culto, e la comunità internazionale s’impegna a tutelare i serbi ...
di Giorgio Mattiuzzo
Nonostante la notizia degli appoggi americani ai combattenti sunniti sia stata ripresa anche dalla CNN, questa pare non essere stata recepita con molta attenzione dai media nostrani. Eppure il fatto ha dell'incredibile: “l'esercito Usa ha iniziato ad armare la guerriglia nazionalista e le formazioni fedeli a Saddam Hussein – ed a coordinarne la tattica – in un matrimonio di convenienza contro gli estremisti di Al Qaeda”. (1)
Una svolta di 180 gradi sia degli americani sia degli iracheni: nel volgere di qualche giorno gli stessi guerriglieri che uccidevano soldati americani, sono divenuti loro alleati. Questo – secondo i comandi Usa – si rivela necessario per poter combattere Al Qaeda. Una scelta funzionale - sostengono a Washington - al conseguimento di un duplice obiettivo: alleggerire la pressione dei vari gruppi della resistenza iraqena sui soldati americani ed usarli per fare piazza pulita del terribile esercito terrorista internazionale.
Secondo quanto riportato dalla CNN, il Comandante ha affermato che la svolta si pone nel solco degli sforzi della cosiddetta “controinsorgenza” americana in Vietnam e America latina. “L'abbiamo visto nelle precedenti operazioni di controinsorgenza: usare elementi locali, armarli e inquadrarli come ricognitori. E' questo il ruolo principale in cui vogliamo impiegarli. Conoscono il territorio. Conoscono il nemico.”
In questo discorso è molto importante la parola “controinsorgenza”, la traduzione approssimativa dell'inglese “counterinsurgency”. Nel gergo militare della seconda metà del ventesimo secolo, ...
Un utente ci ha mandato questa lettera, che in qualche modo fa il paio con il video sopra pubblicato. Segue commento.
Salve amici di Luogo Comune, sono molti mesi che seguo il vostro sito. Mi accorgo sempre più che mi interessa il modo in cui analizzate gli eventi, perchè vicino al mio modo di intendere ciò che mi viene detto dai media, vicini alla mia capacità critica e di osservazione di eventi quali ad esempio, scie chimiche, 11 settembre, ecc.
Mi chiedo a questo punto che valore ha pagare il canone rai, comprare i giornali, comprare prodotti di aziende che sponsorizzano emittenti televisive private e pubbliche che fanno "informazione" pilotata da oscure regie, se non quello di capire a cosa non dobbiamo credere.
Io sono indignato, in quanto i giornalisti, storici, antropologi, politici, magistrati e cosi via, sono affetti da un male che a questo punto, credo, sia inguaribile: il “morbo da reality show”. Infatti, più che svolgere il proprio compito, buona parte dei "professionisti" di cui sopra cercano solo il modo per affermarsi.
Affermarsi, si! Ma nel modo sbagliato in quanto si adoperano per portare a galla chissà quali grandi problemi per arrivare nei salotti televisivi, ...
Finalmente ci sono riusciti. I palestinesi di Gaza si stanno massacrando fra di loro, e siamo certi che in questo caso non ci sarà nessun “intervento umanitario”, nessuna missione di peace-keeping, nessun richiamo alla cessazione della violenza, nessuna offerta di mediazione fra le parti.
Staranno tutti alla finestra a guardare lo svolgersi di un copione che era già stato scritto più un anno fa, quando curiosamente Israele non obiettò al fatto che Hamas partecipasse alle elezioni “democratiche” della Palestina, nonostante il trattato di Oslo prevedesse chiaramente che mai nessun “partito armato”, o dichiaratamente violento, potesse prendervi parte. E Hamas non predicava certo la non-violenza di Ghandi.
Davvero una distrazione grave, per uno stato costantemente preoccupato per la propria sicurezza come Israele. Ma la distrazione sta dando i suoi frutti, e non c’era nulla di meglio che dare il potere agli estremisti di Hamas, ...
A questo punto ci conviene metterci a pregare che Rudy Giuliani vinca la nomination del partito repubblicano. Non è uno scherzo, e nemmeno una provocazione, ma il frutto di un ragionamento molto semplice.
Se Giuliani diventasse il candidato repubblicano alla Casa Bianca, è molto difficile che non salti fuori qualcuno, in zona democratica, che non sappia resistere alla tentazione di far sapere al mondo quello che ora sanno solo i ricercatori e gli esperti di undici settembre: Rudy Giuliani fu avvisato in anticipo del crollo della prima Torre, ma non fece nulla per salvare uno solo dei pompieri che stavano combattendo le fiamme al suo interno.
Il capo di accusa è uno dei più potenti e incontrovertibili – dichiarò lui stesso di essere stato avvisato - e sarà probabilmente questo a rendere la tentazione davvero irresistibile.
Una “bomba” del genere, rilanciata dai media nazionali, comporterebbe un dibattito che non potrebbe a quel punto non estendersi a tutti gli altri importanti capi di accusa di cui il movimento per la verità sull’11 settembre è da sempre il portabandiera. Ma il nostro compito, in un certo senso, oggi è finito: abbiamo trovato e raccolto tutte le prove più significative, e le abbiamo organizzate in modo da renderle facilmente accessibili a chiunque (non era incantevole Rosie O’Donnell, mentre recitava la litania delle “Torri crollate alla velocità di un corpo in caduta libera” come se fosse il rosario del suo catechismo?), e ora sta a chi ha peso e visibilità appropriarsene e farne quanto necessario.
E che questo accada in America, nei prossimi mesi, è molto meno improbabile di quello che possa apparire. Basti pensare che solo un anno fa, qui da noi, un evento del genere sembrava far parte dei sogni più irrealizzabili, ...
Siamo arrivati al paradosso assoluto: gli americani in Iraq hanno deciso di armare i gruppi sunniti per aiutarli contro i fantomatici “insorgenti infiltrati da Al-Queda”.
Avevano già usato una strategia simile in Kosovo, armando i “ribelli” albanesi per farsi aiutare a mantenere l’ordine nelle zone della Serbia occupate, ma con una grande differenza: sin dall’inizio i ribelli albanesi - sempre armati e aizzati dagli americani - erano stati al loro fianco nel portare i primi attacchi ai serbi di Milosevic, mettendo in moto quel processo di destabilizzazione che avrebbe poi “richiesto l’intervento della forza multinazionale”.
In Iraq invece gli americani stanno armando gli stessi nemici originali, i sunniti di Saddam, che erano venuti a spodestare, nel disperato tentativo di riprendere in mano una situazione che è ormai chiaramente al di fuori di ogni controllo.
Ma l’aspetto più incredibile di questa nuova svolta sta proprio nelle giustificazioni accampate dal Pentagono per riuscire in qualche modo a far quadrare un teorema ...
Nei giorni scorsi si è tenuta, come ogni anno, la riunione del G8, dove i Capi di otto Paesi, quelli più industrializzati, si riuniscono tra loro per decidere qualcosa che dovrebbe influenzare i destini del mondo. Ormai da qualche anno però il G8 è divenuto sinonimo di scontri di piazza e guerriglia urbana. Seattle, Goteborg, Genova: nomi che evocano tristi ricordi, dove ragazzi sono stati uccisi dalla polizia e manifestanti picchiati e brutalizzati.
La dinamica degli scontri pare essere sempre la stessa: decine di migliaia di manifestanti pacifici che sfilano; sparuti gruppetti di misteriosi personaggi che provocano danni ad auto e vetrine; cariche della polizia contro tutti i manifestanti.
Il G8 del 2007 non è diverso. Sabato 2 giugno a Rostock, Germania, non lontano da dove si sarebbero poi riuniti gli otto grandi, si è tenuta una manifestazione contro il G8. E come al solito, il copione si è ripetuto. Manifestanti pacifici e polizia che si scatena a causa di sedicenti “autonomi” o “anarchici”.
Il G8 in Germania è un evento studiato e preparato da mesi. Sono settimane che in tutta la Germania si susseguono perquisizioni e azioni di polizia...
"Da quando sono sindaco non ci sono stati aumenti: se i consiglieri mi chiedono di migliorare i loro strumenti di lavoro, sono d’accordo". Così, riportata dalla Stampa, si è espressa Rosa Russo Iervolino, sindaco di Napoli, sull'aumento dei contributi ai consiglieri (totale: oltre 1 milione di euro) approvato all'unanimità dall'intera casta che siede nel consiglio comunale di Napoli (60 consiglieri).
Pc portatili e palmari con collegamento diretto all'Ansa, cancelleria, lettere, fotocopie, manifesti, inviti, convegni...
Ho ricevuto in e-mail questa simpatica lettera, nella quale la rivista Focus annuncia una “nuova versione”, sia nella grafica che nei contenuti:
È in edicola un numero specialissimo! Non diciamo che non riconoscerete più Focus, ma sicuramente lo troverete molto cambiato, con una nuova grafica (vogliamo farlo più elegante) nuove rubriche (che speriamo vi piacciano) e soprattutto più interattivo. Trovete infatti anche un vero “giornale nel giornale”: E non dimenticate di inviarci il vostro parere votando gli articoli via sms o collegandovi a questo link.
Visto l’invito rivolto ai lettori, sarebbe forse il caso di ricordare tutti al Direttore della rivista, Sandro Boeri, che aveva assunto con il sottoscritto un chiaro impegno a rivedere l’articolo sul 9/11, comparso sul numero di febbraio della rivista – e pieno zeppo di errori macroscopici, che vanno tutti curiosamente a supporto della tesi ufficiale - in base a questa pagina che avevo appositamente preparato per lui.
”Nel nome di una corretta informazione” aveva proposto lui stesso che la preparassi, ma deve poi essersi dimenticato dell’impegno assunto - con i suoi lettori, suggerisco, prima ancora che con me - visto che non ha mai più risposto ai miei ripetuti messaggi, ....
di Federico Povoleri
Tempo fa pensavo di essere una persona normale, istruita, dotata di buon senso e di una vivace intelligenza. Tra le mie passioni c'era la musica, il cinema e l'aviazione; tra le mie esperienze, l'amore, le amicizie, il lavoro, le delusioni.
Tempo fa pensavo di essere una persona onesta intellettualmente e praticamente. Oggi mi hanno detto che non è vero; qualcuno, dopo avermi osservato, ha deciso di prendere la mia cartella e spostarla in un altro cassetto, nel reparto: ―Inaffidabili―.
Mi sono state offerte due possibilità: la categoria degli ingenui creduloni, oppure quella dei disonesti sfruttatori di questi ultimi; se insisterò a chiedere spiegazioni, verrò registrato in questa seconda categoria, la più infamante.
Mi è stato anche detto chi sono; è curioso perchè da solo non ci sono mai arrivato a capirlo ma mi è stato assicurato che qualcuno lo ha capito per me; sono un ―Cospirazionista―. Non so esattamente cosa voglia dire, ho provato a consultare un vocabolario ...
di Nicoletta Forcheri
Appare degna di nota la notizia che Paolo Scaroni, amministratore delegato di ENI SpA, sarebbe stato "cooptato", a maggio di quest’anno, dal consiglio di amministrazione di Veolia, la maggiore multinazionale dell'acqua, energia, trasporto e rifiuti, francese, che sta conducendo una strategia aggressiva di appropriazione delle nostre risorse tramite il sistema, questa volta non solo nostro, delle scatole cinesi e della diversificazione dei nomi d'imprese.
Si dice infatti in un rapporto della società Veolia di fine anno (2006) che (traduzione dal francese): "il consiglio di amministrazione ha preso atto il 12 dicembre delle dimissioni di Arthur Laffer e del decesso di Francis Mayer, che erano stati nominati amministratori dall'assemblea generale del 30 aprile 2003. Durante la stessa seduta, il consiglio di amministrazione, previa la consultazione del comitato delle nomine e delle retribuzioni, ha cooptato Paolo Scaroni in sostituzione di Laffer. Questa nomina sarà sottoposta ad approvazione dall'assemblea generale del 10 maggio 2007. In caso di approvazione da parte dell'assemblea, il mandato di Scaroni sarà valido fino al termine di quello del Dott. Laffer, cioè fino a quando l'assemblea generale sarà invitata a deliberare sui conti dell'esercizio sociale concluso il 31 dicembre 2008."
Così con il sistema della cooptazione, sistema antidemocratico per eccellenza, si nomina alla carica di amministratore della Veolia, presente in Italia nei settori dell'acqua (Veolia Water) e dell’energia (Dalkia/Siram), il massimo esponente dell'ex monopolista di Stato italiano per l'energia, l'ENI. I francesi, nostri diretti concorrenti, ...
Leggi tutto: Kosovo: è in arrivo l’ “indipendenza controllata”