Il dibattito sul "caso Attivissimo" ha sollevato un argomento, sia al suo interno, che fra gli utenti del sito, fra i più complessi e affascinanti in assoluto: l'onere della prova. A chi sta il compito di dimostrare che cosa, nei mille casi di tipo giudiziario, come nelle più banali dispute personali? Esiste una regola precisa che lo stabilisca?
Il modo più semplice per affrontare la questione è quello di prendere in considerazione una singola affermazione: "chi può affermare che cosa"? E in base a che cosa può farlo? La singola affermazione, infatti, è il mattone con cui si costruisce un qualunque ragionamento complesso, e solo delle affermazioni "certificate" possono garantire un percorso logico altrettanto valido.
Per stabilire chi può affermare che cosa, un criterio valido potrebbe esser questo: "E' lecito sostenere che un fatto sia avvenuto, se esiste almeno un modo plausibile in cui possa essere avvenuto". Ad esempio: se io sostengo che il mio gatto è saltato dal lavandino alla vasca da bagno, …
Nel nome della lotta a tutto campo contro la disinformazione, pubblichiamo questo illuminante articolo di Gennaro Carotenuto, giornalista, docente universitario, scrittore e profondo conoscitore della storia dell'America Latina:
I disinformatori antilatinoamericani di professione
Gennaro Carotenuto
Ogni giorno la stampa italiana ospita affermazioni false e tendenziose contro i governi progressisti latinoamericani. E' solo un caso o è in corso una campagna di delegittimazione contro quello che per Donald Rumsfeld è l' "asse del male latinoamericano da colpire"?
E' quasi un appello: sul sito di Gennaro Carotenuto si tenta di star dietro e di confutare le affermazioni false e tendenziose fatte quotidianamente contro i governi progressisti latinoamericani.
Oggi per la Bonino che sul Corriere della Sera afferma che "in Venezuela non esistono istituzioni democratiche". Ieri sul GR3 il neocon Pipes paragona Salvador Allende ad Adolf Hitler. L'altro ieri si fa affermare a Vargas Llosa …
Provo non è certo Washington, Los Angeles o New York. E' solo la terza città dello stato dello Utah, con poco più di centomila abitanti. Ma Provo è anche la sede della prestigiosa Bingham Young University, ed è a Provo che si pubblica il Daily Herald, il primo quotidiano di tutto lo stato.
E quando un emerito professore della Bingham Young fa una importante conferenza, il Daily Herald non guarda in faccia nessuno, e pubblica in prima pagina un bell'articolo su quella conferenza. Anche se il professore si chiama Steven Jones, e se l'argomento della conferenza sono le presunte complicità del governo americano negli attentati dell'11 Settembre.
Accade così che, per la prima volta da quel giorno, la ricerca per la verità sull'11 Settembre finisca sulle pagine dei cosiddetti "mainstream media", i mezzi di comunicazione a livello nazionale. Già il volto rossiccio del Prof. Jones aveva fatto capolino in TV nazionale, come ospite di Tucker Carlson, il commentatore pro-Bush della Fox, ...
Il paradosso è sotto gli occhi di tutti, ma pare che al mondo nessuno se ne accorga. Evidentemente sono tutti troppo occupati a far conoscere agli altri la loro opinione sulla "libertà di espressione", da una parte, e sul "sacrilegio religioso", dall'altra. Su dove comincia questa, e su dove finisce quella. E giù tutti a sciaquarsi la bocca con parolone come rispetto, tolleranza, arte, geopolitica, ironia, provocazione, libera espressione, scontro di culture…
Sono fiumi di parole che si incrociano e si inseguono all'inifinito, senza nessuna possibilità di trovare uno sbocco comune. Eppure basterebbe accostare le due immagini, una all'altra, per risovere il tutto in una semplicissima equazione: A+B = B+A. Di fronte ad un'immagine del Profeta Maometto, ritratto con un turbante dal quale sporge una miccia accesa, l'islamico si offende, indossa il turbante, e imbraccia il mitra. L'occidente si inventa l'Islam violento e selvaggio, l'Islam si offende e diventa violento e selvaggio. Hai creato il problema, il problema diviene realtà.
Se io voglio sostenere che mio nonno è una persona brutale,…
di Andrea Franzoni
Continua la "crisi delle vignette" con aggiornamenti costanti che provengono da ogni parte remota del globo. Il mondo occidentale si interroga su quale sia il giusto bilanciamento fra libertà di informazione e rispetto per le credenze religiose altrui, mentre nel mondo islamico si condannano le provocazioni, segno di unacrescente islamofobia.
Oramai si è di fronte ad un muro contro muro, ad una questione di principio che si va radicalizzando. Basti pensare che le vignette furono pubblicate a settembre, e che soltanto un’improvvisa riproposizione della questione sovraccaricata di significati legati alla libertà di stampa e all’illiberalità dell’islam ha creato il domino di dichiarazioni, provocazioni e manifestazioni a cui stiamo assistendo oggi su scala globale.
Fermenti e proteste si registrano nel mondo islamico, con la condanna ufficiale ai disegni provocatori del parlamento pakistano, ...
Questo è l'articolo apparso su Maariv qualche giorno fa, soltanto sulla versione in ebraico. La traduzione è stata fatta da un amico al volo, al cellulare, e non è stata ancora verificata nel dettaglio. Ma il senso generale è abbastanza chiaro anche così.
"Mentre il mondo occidentale è alla ricerca del leader di Al-Quaeda, Osama bin Laden, c'è n'è un secondo che stiamo cercando. Ufficiali governativi dicono che un cittadino afgano di nome bin Laden è entrato in Israele il 14 dicembre 2002, attraverso il confine sul fiume Giordano. È entrato come turista, un anno e tre mesi dopo l'11 Settembre, e prima dell'invasione americana dell'Iraq.
Per quanto fosse previsto che lasciasse Israele entro 3 mesi, la sua uscita non appare registrata da nessuna parte. Secondo i vari personaggi governativi, è ancora dalle nostre parti, e lo stiamo ancora cercando, ma senza successo. Se questo non bastasse, nel gennaio del 2002 c'è stato un altro Osama bin Laden, cittadino iracheno, che ha cercato di entrare in Israele, lungo confine sud fra Israele e Giordania, ma le autorità governative gli hanno rifiutato l'ingresso. Ufficiali governativi dicono che 45 cittadini sauditi, un paese che noi consideriamo nemico, ...
E in preparazione una lettera di aggiornamento sul sito per tutti gli iscritti, destinata soprattutto ai più recenti, che possono magari trovarsi spaesati in un ambiente che si muove in fretta, e che cambia su diversi fronti contemporaneamente.
E' probabile quindi che molte persone si pongano le domande più diverse - da quelle di tipo strettamente tecnico (come faccio a trovare un forum che non è più segnalato in homepage?) a quelle di tipo "politico-redazionale" (ma luogocomune è una democrazia o una dittatura?) - o che abbiano comunque osservazioni, ...
E' durato poco l'alone mistico che si era formato intorno a Google, il nuovo "paladino delle libertà individuali" su scala globale.
Poche settimane fa il gigante informatico si era guadagnato le prime pagine, respingendo sprezzantemente la richiesta della Casa Bianca di consegnare i database di un intero anno di ricerche fatte dagli utenti in Internet. L'amministrazione Bush li voleva "per difendere i minori dalla pornografia dilagante", Google ha detto no "nel nome del diritto alla privacy dei suoi utenti". Ad una palese bugia, si era risposto con altrettanta ipocrisia. L'applauso generale che si era levato, infatti, era parso fin troppo entusiasta, ed è bastato un parlamentare di Washington, il democratico Tom Lantos, a dissolvere in un attimo la nuvola di santità che si era formata attorno a Google. In una riunione congressuale, Lantos ha accusato Google, Microsoft e Yahoo di aver ceduto alla richiesta del governo cinese ...
Nel dicembre 2004 scrissi a Paolo Attivissimo una lettera, invitandolo ad un aperto confronto sulle nostre diverse posizioni sull'11 Settembre. Non ricevetti risposta. Nel febbraio 2005, avendo scritto un articolo che lo riguardava da vicino (sulla vicenda della portaerei Lincoln), lo avvisai sempre via email. Mi rispose in tempi rapidi, scusandosi anche per la mancata risposta precedente, e da lì nacque il "carteggio" sull'11 Settembre che di seguito pubblichiamo.
Il testo è riprodotto integralmente. Ho lasciato anche le interruzioni di riga, così come compaiono nelle email originali, ...
"Guardate qui - capita di leggere ogni tanto, sulle nostre pagine, da parte di un nuovo arrivato - c'è un sito che smonta tutto quello che dite sull'11 Settembre!"
"Tutto? Addirittura?" gli viene chiesto di solito "Ma ne sei sicuro"?
"Beh, tutto tutto non saprei, io il sito ancora non l'ho letto, comunque lì dicono che le vostre sono tutte stupidaggini! Ecco, qui c'è il link…"
Il "link", purtoppo, è sempre il solito, e il meccanismo che segue questo tipo di intervento anche. L'ospite viene invitato a fare sua una delle obiezioni portate dal sito in questione, e ad argomentarla lui stesso. Dopodichè gli viene presentata una contro-obiezione - solitamente già "cotta e mangiata" - e a quel punto l'ospite si rende conto ...
Sono già una cinquantina, le personalità di spicco del mondo accademico, americano e mondiale, che si sono unite per chiedere una revisione della versione ufficiale dei fatti dell'11 Settembre. Quello che li accomuna non è una particolare specializzazione scientifica, ma lo stesso approccio mentale che contraddistingue un serio processo analitico da una "chiacchierata" qualunque.
Chi non vuole credere agli autoattentati dell'11 Settembre "perchè è ovvio, e tutti gli indicatori puntano in quella direzione", può sempre fare ricorso alla prova di tipo scientifico, più fredda e distaccata se vogliamo, ma di certo ineccepibile.
L'associazione si chiama "Scholars for 9/11 Truth" (S9/11T), e cioè "Studiosi per la Verità sull'11 Settembre". Essi sostengono che vi siano sufficienti elementi...
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