Il dibattito sul "caso Attivissimo" ha sollevato un argomento, sia al suo interno, che fra gli utenti del sito, fra i più complessi e affascinanti in assoluto: l'onere della prova. A chi sta il compito di dimostrare che cosa, nei mille casi di tipo giudiziario, come nelle più banali dispute personali? Esiste una regola precisa che lo stabilisca?
Il modo più semplice per affrontare la questione è quello di prendere in considerazione una singola affermazione: "chi può affermare che cosa"? E in base a che cosa può farlo? La singola affermazione, infatti, è il mattone con cui si costruisce un qualunque ragionamento complesso, e solo delle affermazioni "certificate" possono garantire un percorso logico altrettanto valido.
Per stabilire chi può affermare che cosa, un criterio valido potrebbe esser questo: "E' lecito sostenere che un fatto sia avvenuto, se esiste almeno un modo plausibile in cui possa essere avvenuto". Ad esempio: se io sostengo che il mio gatto è saltato dal lavandino alla vasca da bagno, … … non credo di dover indicare nessun modo particolare in cui lo ha fatto. La cosa è comunissima, avviene dappertutto, e io sono pienamente legittimato ad affermare che quel fatto è avvenuto. Se invece io volessi sostenere che il mio gatto ha saltato direttamente dal mio balcone a quello della casa di fronte, che dista più di cinquanta metri, allora devo magari poter anche suggerire il modo in cui lo ha fatto.
Non sarà sicuramente un modo "comune", visto che i gatti di solito non fanno salti di cinquanta metri, ma deve essere almeno in qualche modo plausibile. Ad esempio, posso dire che in quel momento passava sotto casa mia una tromba d'aria, e che il gatto ne ha approfittato per salirci sopra e fare il suo salto da record. Oppure posso dire che il mio gatto è cresciuto in Australia, insieme ai canguri, e lì ha svliluppato delle zampe posteriori sufficienti a fargli fare un balzo come quello. Può essere qualunque cosa, ripeto, purchè almeno plausibile. Per plausibile si intende "teoricamente possibile". Improbabile finchè vuoi, ma possibile.
A quel punto la mia affermazione "sta in piedi", e io posso continuare a sostenerla, finchè non venga dimostrato il contrario. Ad esempio, qualcuno potrebbe scoprire che quel giorno nella mia città il tempo era perfetto, e che non c'era nessuna tromba d'aria nell'arco di mille miglia. Oppure potrebbe trovare una recente foto del mio gatto, in cui si vede chiaramente che le sue zampe posteriori sono esattamente come quelle di tutti gli altri. In ciascun caso, la mia affermazione che il gatto abbia fatto quel salto da record non starebbe più in piedi, e io avrei "perso" la partita.
La cosa interessante, però, è che nel frattempo, senza che nessuno se ne accorgesse, l'onere della prova era passato dalla difesa all'accusa. (Il proprietario del gatto "difende" l'affermazione, l'altro lo "accusa" di aver detto una bugia).
Se invece l'accusa non avesse scoperto che il tempo quel giorno era sereno, oppure che il mio gatto ha le gambe come quelle di tutti gli altri, la mia affermazione sarebbe rimasta in piedi. Ma non avrei "vinto io", in quel caso, avrei solo portato a casa un pareggio. La vittoria potrei ottenerla solo se potessi "dimostrare" quello che dico, Se ad esempio saltasse fuori un video in cui si vede effettivamente il mio gatto saltare da un balcone all'altro (e si accertasse ovviamente che quel video non è un falso), l'accusa sarebbe costretta a riconoscere che il mio gatto ha delle capacità poco comuni, e che merita davvero di essere inserito nel Guinness dei Primati.
Ci sono quindi almeno tre risultati possibili, riguardo alla validità di una qualunque affermazione.
1: L'affermazione non è sostenibile. Viene cosiderata FALSA.
2: L'affermazione rimane plausibile, per quanto improbabile. Viene considerata POSSIBILE.
3: L'affermazione è dimostrata. Viene considerata VERA.
Anche nei casi giudiziari, si hanno sempre almeno tre verdetti possibili: colpevole, innocente, o assolto per insufficienza di prove.
Durante l'intero dibattito, in un tribunale come in una discussione personale, la palla passa continuamente dall'accusa alla difesa, secondo la regola descritta sopra. Ecco perchè l'onere della prova spesso risulta confuso, durante le diverse fasi di un dibattito. Ma è solo sulle affermazioni singole che si gioca l'alternanza, per quella iniziale l'onere sta sempre all'accusa.
Rivediamo i singoli passaggi, dall'inizio:
TIZIO sostiene al bar che il suo gatto ha saltato direttamente dal balcone di casa sua a quello della casa di fronte, che dista più di cinquanta metri. CAIO lo accusa di aver detto una bugia. Parte il processo:
CAIO, a cui sta inizialmente l'onere della prova, porta a suo sostegno il fatto che notoriamente i gatti non saltano nemmeno un decimo di quella distanza.
La GiURIA concorda, e stabilisce che la prova è sufficiente. A meno che TIZIO non offra una spiegazione particolare su come il gatto abbia fatto quel salto enorme, la sua affermazione verrà giudicata falsa.
L'onere della prova passa a TIZIO.
TIZIO dice che il suo gatto ha approfittato di una tromba d'aria, piccolina piccolina, che passava sotto casa, per compiere il salto miracoloso.
La GIURIA storce il naso, ma deve riconoscere che la cosa è possibile. Altamente improbabile, ma possibile. Si sono viste mucche venir trasportate dalle trombe d'aria, e quindi l'idea che lo abbia fatto un gatto rimane plausibile.
L'onere della prova ritorna a CAIO, che però non sa più che pesci pigliare. Dice "io non ricordo nessuna tromba d'aria quel giorno", ma TIZIO risponde "io sì, sotto casa mia ci fu", e il processo si blocca lì. Si profila quindi un nulla di fatto, grazie al quale TIZIO conserverà il diritto di sostenere che il suo gatto merita di entrare nel Guinness dei Primati. Magari non ci crederà nessuno, ma lui potrà continuare a sostenerlo.
Ma quando la giuria sta per emettere il verdetto, arriva trafelata la bionda assistente di CAIO, che ha recuperato dagli scantinati del comune i dati meteorologici di quel giorno lontano. Risulta con chiarezza che in città il cielo fosse sereno dappertutto, che non si muovesse foglia, e che la tromba d'aria più vicina fosse quel giorno a tremila chilometri di distanza.
L'affermazione di TIZIO viene così smontata, e l'onere della prova ritorna a lui.
Non avendo però un'altra spiegazione plausibile per il salto del suo gatto, TIZIO viene condannato per avere detto una bugia. Ora non potrà più nemmeno sostenere che il suo gatto salta cinquanta metri alla volta, poichè non sa suggerire un solo modo plausibile in cui ciò possa avvenire.
CAIO e l'assistente si sposano e partono per le Bahamas. (Chiedo scusa, ma il Produttore mi ha obbligato ad inserire il lieto fine).
FINALE ALTERNATIVO:
Mentre CAIO e l'assistente si abbracciano, arriva trafelato il fratello di TIZIO, che ha recuperato dagli scantinati di casa sua un videotape in cui si vede il gatto fare il salto miracoloso. Vengono fatti gli esami necessari, si stabilisce che il gatto è proprio quello, che il video non è ritoccato, e che quindi il gatto di TIZIO merita di entrare con tutti gli onori nel Guinness dei Primati.
(L'assistente scarica CAIO, sposa TIZIO e parte con lui per le Bahamas. E' un classico).
FINE PRIMA PARTE
Nella seconda parte dell'articolo proveremo ad applicare i ragionamenti fatti alla discussione sull'11 Settembre con Paolo Attivissimo. (Si prevede, chissà perchè, che alla fine della tornata l'onere della prova resterà nella sue mani).
Massimo Mazzucco
(Più in basso, nei commenti, ho inserito un piccolo schema riassuntivo del "caso" Caio contro Tizio).
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