E' durato poco l'alone mistico che si era formato intorno a Google, il nuovo "paladino delle libertà individuali" su scala globale.
Poche settimane fa il gigante informatico si era guadagnato le prime pagine, respingendo sprezzantemente la richiesta della Casa Bianca di consegnare i database di un intero anno di ricerche fatte dagli utenti in Internet. L'amministrazione Bush li voleva "per difendere i minori dalla pornografia dilagante", Google ha detto no "nel nome del diritto alla privacy dei suoi utenti". Ad una palese bugia, si era risposto con altrettanta ipocrisia. L'applauso generale che si era levato, infatti, era parso fin troppo entusiasta, ed è bastato un parlamentare di Washington, il democratico Tom Lantos, a dissolvere in un attimo la nuvola di santità che si era formata attorno a Google. In una riunione congressuale, Lantos ha accusato Google, Microsoft e Yahoo di aver ceduto alla richiesta del governo cinese ... ...di installare dei "filtri protettivi" nei loro nuovi motori di ricerca che vanno a servire un mercato in piena espansione. Questi filtri bloccano in partenza ogni ricerca che contenga informazioni sgradite al governo di Pechino.
Ad esempio, nessun cinese sarà mai in grado di ottenere, tramite Google.cn, informazioni riguardo al massacro di Piazza Tienanmen. Yahoo è stata invece accusata di aver passato alle autorità cinesi le informazioni necessarie per arrestare il dissidente Shi Tao. Miscrosoft è a sua volta accusata di aver ceduto alla richiesta delle stesse autorità di ritirare alcune pagine particolarmente scomode per il governo di Pechino.
Mentre quindi, la volta scorsa, Google si era distinta dai "secchioni" Yahoo e Microsoft (che avevano consegnato alla Casa Bianca i database senza fiatare), questa volta ha ritenuto più utile allinearsi docilmente con i primi della classe.
Inutile dire che in questo momento il mercato cinese è forse il più appetibile in assoluto per qualunque azienda o impresa occidentale, ed evidentemente per Google non valeva la pena di tornare a fare i santoni, di fronte ad un popolo che comunque le libertà individuali le conosce a malapena. Questa volta non era, in altre parole, "un buon investimento".
Mentre quindi la corona di "paladino" passa sulla testa del democratico Lantos, arriva dal posto più impensato una curiosa voce fuori dal coro: il bambino più ricco del mondo, Bill Gates, ha fatto sapere che secondo lui quella del controllo dell'informazione è una partita ormai persa.
"La possibilità di controllare davvero le informazioni non esiste più - ha detto Gates - Se c'è da parte di una popolazione il desiderio di sapere qualcosa, in un modo o nell'altro ci arriveranno".
Se lo dice lui… I bambini, infatti, dicono sempre la verità.
Massimo Mazzucco