di Andrea Franzoni
Continua la "crisi delle vignette" con aggiornamenti costanti che provengono da ogni parte remota del globo. Il mondo occidentale si interroga su quale sia il giusto bilanciamento fra libertà di informazione e rispetto per le credenze religiose altrui, mentre nel mondo islamico si condannano le provocazioni, segno di unacrescente islamofobia.
Oramai si è di fronte ad un muro contro muro, ad una questione di principio che si va radicalizzando. Basti pensare che le vignette furono pubblicate a settembre, e che soltanto un’improvvisa riproposizione della questione sovraccaricata di significati legati alla libertà di stampa e all’illiberalità dell’islam ha creato il domino di dichiarazioni, provocazioni e manifestazioni a cui stiamo assistendo oggi su scala globale.
Fermenti e proteste si registrano nel mondo islamico, con la condanna ufficiale ai disegni provocatori del parlamento pakistano, ... ... minacce di boicottaggi e manifestazioni di protesta particolarmente feroci a Jakarta e a Gaza City. Se nella capitale dell'
Indonesia è stata presa di mira l'ambasciata danese, chiusa per precauzione, che è stata bersaglio di uova e davanti alla quale è stata anche data alle fiamme da circa 300 militanti la bandiera danese prima che i dimostranti ottenessero un colloquio con l’ambasciatore, in
Palestina un cittadino tedesco è stata sequestrato durante un’irruzione in un ufficio dell’Unione Europea e subito rilasciato da uomini armati che chiedevano le scuse ufficiale ed una bomba è stata gettata in un centro culturale francese. Ieri Mentre il ministro degli esteri indonesiano ha affermato che questo evento non fa che evidenziare una crescente islamofobia, la comunità cristiana iraqena ha espresso preoccupazione in quanto teme di trovarsi pur senza colpa al centro di rappresaglie, mentre molti diplomatici e operatori umanitari europei sono fuggiti dal Medio Oriente e dalla striscia di Gaza. In
Norvegia, un editore che aveva pubblicato le vignette ha ricevuto diverse minacce di morte, mentre in
Giordania il direttore di un giornale che pure aveva pubblicato le vignette soltanto per mostrare la consistenza degli insulti all'islam contenuti in esse chiedendo ai musulmani di essere “ragionevoli”, si è sentito in dovere di chiedere scusa pubblicamente in una lettera aperta. Grandi manifestazioni di protesta sono previste anche in
Iran; la forte
comunità musulmana sudafricana ha condannato le vignette e lo stesso hanno fatto gli
sciiti iraqeni, per oggi è prevista anche una manifestazione della
comunità islamica britannica.
In
Italia le reazioni ufficiali sono state comunque ferme ma, almeno per ora, la comunità islamica ha preferito abbassare i toni. “Crediamo che la libertà d’espressione sia sacrosanta. Ma non può essere separata da un criterio di responsabilità. I simboli religiosi, di qualunque fede, esigono il rispetto di tutti. Cosa accadrebbe se si infangasse la figura di Cristo? O se si facesse satira sull’Olocausto?"- ha commentato l’imam tunisino Samir Khaldi, della moschea Al-huda a Roma. "Bisogna fermare quest’onda, molto pericolosa anche all’interno della stessa Europa, dove ormai vivono oltre 20 milioni di musulmani. I politici e gli opinion leader dovrebbero spingere in questa direzione. Anche un pronunciamento del Papa potrebbe aiutare. Non si tratta di tirare in ballo la Chiesa come corresponsabile, ma di richiedere l’intervento di un’autorità morale di valore mondiale come il Papa." ha dichiarato l'imam durante un'intervista pubblicata su Il Mattino e, nel web, su Lettera22.it.
Di scuse ufficiali se ne sono invece viste poche, anzi praticamente nessuna. Soltanto il quotidiano da cui tutto cià è partito, e cioè
il danese "Jyllands-Posten", che si era difeso a suo tempo dichiarando di voler dimostrare che, nonostante la crescente comunità musulmana, in Danimarca vigeva la massima libertà di stampa, si è scusato ufficialmente. Nel frattempo, però, la caccia un pò irresponsabile alla vendita di qualche copia in più, il desiderio di ribadire il sacrosanto ideale di libertà di stampa e, forse, anche la natura provocatrice e sensazionalistica di parte della stampa mondiale, ha diffuso le vignette incriminate pubblicate oggi sulle prime pagine della Padania e di Libero. Il direttore-provocatore di quest'ultimo, Vittorio Feltri, ha corredato le vignette con un editoriale nel quale ha affermato che è "Il proprietario di France Soire ha cacciato il presidente e direttore della prestigiosa testata per un motivo idiota: aver pubblicato con evidenza le cosiddette vignette sataniche, cosucce umoristiche su Maometto, l'Islam e quei bigottoni e beoti che cascano in ginocchio ogni qualvolta si pronunci il nome di Allah. L'editore ha un nome che è tutto un programma: Raymond Lakah, chiara origine egiziana. Come ha costatato che il giornale aveva osato profanare, si fa per dire, la religione musulmana ha perso la testa come tutti quelli che non ce l'hanno e ha inviato al responsabile redazionale una lettera, sollevandolo dall'incarico." ha scritto il giornalista italiano in un articolo intitolato "Qui comanda Maometto".
In un'intervista al quotidiano francese "Le Monde", il
direttore di Al Jazeera, Waadam Khanfar, ha precisato che la sua televisione "rispetta profondamente la libertà di espressione, che rappresenta un bisogno importante nel mondo arabo, ma le immagini delle caricature non danno alcuna informazione o opinione. Sono puramente offensive".
Liberation, in
Francia, ha pubblicato parte delle immagini a margine di un editoriale intitolato "Liberation difende la libertà di espressione". In una delle due vignette un imam dice a alcuni aspiranti attentatori suicidi di desistere perchè in paradiso non sono rimaste più vergini per premiarli. Poco distante, in
Belgio, De Standaard ha pubblicato le immagini dopo aver ricevuto diverse richieste dai lettori. El Pais (
Spagna), the Sun (
Inghilterra), il
neozelandese Dominion Post e altri ne hanno pubblicate alcune parti con differenti livelli di censura. Buona parte della
stampa francese ha espresso il suo sostegno al direttore di France Soir, lincenziato dall'editore dopo avere pubblicato una vignetta incriminata. “La redazione – ha detto al Foglio il caporedattore centrale di France Soir Arnauld Levy – è ancora convinta della sua battaglia di libertà. Stiamo con il direttore. Quella di pubblicare le vignette è stata una decisione che abbiamo preso collettivamente, in riunione. E finora non abbiamo ricevuto nessuna minaccia, i lettori sono solidali". La vendita del giornale, nel frattempo, è stata vietata in
Algeria e Marocco.
I
giornali tedeschi, a partire dall'autorevole Frankfurter Allgemeine Zeitung, si sono uniti anch'essi al coro dei paladini della libertà di stampa. Il quotidiano di Francoforte ha definito gravi e sbagliate sia la decisione di Jyllands-Posten, il giornale che ha pubblicato le vignette incriminate, di scusarsi con i musulmani, sia la decisione di licenziare il direttore di France Soir, il cui editore è un ricco franco-egiziano, per aver riprodotto le caricature ritenute oltraggiose. "Entrambe le decisioni sono il segno di un cedimento preoccupante davanti alle minacce degli integralisti". "la libertà di stampa - scrive il giornale - è uno dei valori fondamentali dell'Occidente e comporta inevitabilmente il diritto alla critica e alla satira. Il tentativo degli integralisti di limitare questa libertà non può essere accettato e deve essere respinto con fermezza. La risposta giusta non è di accucciarsi come cagnolini ma di solidarizzare con chi viene minacciato. In questa vicenda noi europei dobbiamo essere uniti, dobbiamo essere compatti nella difesa degli ovvii diritti della libertà di opinione perché solo così riusciremo a neutralizzare chi ricatta giornali e paesi che alla lunga da soli non potranno resistere."
La preoccupazione è che, visti i tempi che corrono, si stia giocando un pò troppo con il fuoco. A forza di soffiare, e di tirare acqua al mulino delle frange cosiddette integraliste, c'è il rischio serio che i terroristi, i provocatori e i delinquenti che da una parte come dall'altra spingono per il conflitto di civiltà possano accrescere i loro consensi. La libertà di stampa e di espressione è una grande conquista assoluta della nostra civiltà; questa mancanza di comprensione delle ragioni altrui, che nella specifica vicenda delle vignette non ci cotringerebbe a rinunciare a nulla di fondamentale, e che magari è soltanto il paravento dietro al quale si nasconde una xenofobia antica come il mondo o semplicemente l'aspirazione di vendere una dozzina di copie in più o di giocare (col fuoco) a fare il martire (speriamo, umanamente, non fino in fondo), è però il primo segno di un pericoloso imbarbarimento, di una mancanza di "sapienza e moderazione" e di un’aggressività che ci deve anch'esso far meditare.
Andrea Franzoni (Mnz86)