Provate a tornare con la mente a otto anni fa: nel dicembre 2001 era appena iniziata l’invasione dell’Afghanistan, già qualcuno parlava di invadere l’Iraq, e i neocons impazzavano ovunque, dopo aver messo sotto scacco il mondo con il geniale colpo di teatro dell’11 settembre.
Ecco, provate a pensare se in quel momento qualcuno ci avesse detto che da lì a otto anni un presidente nero, democratico, avrebbe vinto il Nobel per la Pace dopo aver mandato altri 30.000 soldati a combattere la stessa guerra, che nel frattempo non era mai finita.
Ci sarebbe voluto un mese per riuscire a smettere di ridere.
Invece la realtà, ancora una volta, ha dimostrato di superare la fantasia. Oggi un presidente nero, democratico, ritirerà a Oslo il premio Nobel per la Pace, dopo aver appena mandato altri 30.000 soldati a combattere quella guerra che non è ancora finita. E che di certo non finirà molto presto, ...
Le nuove frontiere della marijuana medica
Nel 1964 lo scienziato Raphael Mechoulam riuscì ad isolare il THC, il composto psicotropico della marijuana responsabile per il noto senso di euforia provato da chi la fuma, ma fino alla metà degli anni ’80 – come racconta lui stesso - nessuno era ancora riuscito a capire come facesse il THC ad interagire con il corpo umano. Fu solo con la scoperta dei cosiddetti “endocannabinoidi” che fu stabilita una diretta relazione fra la marijuana e gli effetti che provoca nel nostro corpo, grazie alla capacità di molti suoi composti di “legarsi” chimicamente ad una serie di ricettori presenti in molte delle nostre cellule, soprattutto nel cervello. (Ricettori CB1 e CB2, per gli esperti).
Gli endocannabinoidi sono una serie di composti chimici prodotti dal nostro organismo, con una vasta gamma di funzioni di primaria importanza, che replicano in modo assolutamente speculare i composti – detti appunto cannabinoidi – presenti nella pianta di cannabis.
Questa apparente “casualità”, propostaci dalla natura, sembra celare la chiave di un rapporto millenario, ancestrale, ...
Mentre resta da decidere se fossero davvero un milione, come dicono gli organizzatori, o solo novantamila, come dice la questura, nessuno dubita che il “No B day” sia stato un successo per più di un motivo, e la cosa suggerisce una serie di considerazioni di non poca importanza.
Prima di tutto, va notato come sia la prima manifestazione in assoluto nella storia a non avere un “capo”, un referente politico, sindacale, o di qualunque altro tipo. Il protagonosta era chiaramente “la gente”, al punto che il tentativo di di Pietro di impadronirsi a tutti i costi della manifestazione è risultato decisamente stonato e fuori luogo.
Ma soprattutto, ciò che conta è che nel momento in cui viene a mancare il soggetto della manifestazione, ovvero la leadership, tutta la luce viene a cadere sull’oggetto, ovvero sul “cosa volevano queste persone”.
L’attenzione si sposta dalle persone alle idee, e sono quelle che contano davvero.
Persino Beppe Grillo, nella sua più assoluta buona fede, ...
Sono sempre stato attratto dal potenziale ideologico delle canzoni, e quando un mio amico mi ha mandato la registrazione di una sua recente composizione ho voluto provare a metterci delle immagini, per farne un vero e proprio video musicale.
Come un tornado la notizia della condanna di Amanda Knox ha attraversato i Tg serali americani, scatenando una improvvisa ondata di “sdegno a 27 pollici” da una costa all’altra.
Dalla Fox alla CNN, nalla ABC alla CBS, non c’era network televisivo che non lamentasse l’ingiusta condanna subita dalla cittadina americana Amanda Knox ad opera dei giudici italiani. Tutti i reporter partivano dallo stesso identico presupposto, che Amanda “non potesse” essere colpevole, per poi esibirsi ciascuno in acrobatiche spiegazioni di tipo social-filosofico, per giustificare in qualche modo questo “impossibile” verdetto.
La più curiosa è stata sentir dire che “Perugia non è Roma o Milano, Perugia è una cittadina di provincia, culturalmente arretrata, per la quale Amanda rappresentava la quintessenza dei mali del mondo: americana, libera ed emancipata, venuta a “portar via” i loro bei ragazzi, Amanda rappresentava in tutto e per tutto quello che le madri di Perugia temono di più”.
E quindi, sempre secondo questo delirante ragionamento, la giuria non avrebbe fatto che rispecchiare questo sentimento, condannando insieme ad Amanda tutti i mali che lei rappresenta.
Così una reporter della CNN ha spiegato agli americani la sentenza contro Amanda Knox.
Non conosco i dettagli del caso, ma è evidente che la smaccata partigianeria americana ...
di Marco Cedolin
Il tentativo di creare un bipolarismo sulla falsariga del modello americano sembra ormai essere miseramente fallito. Se infatti da un lato l’operazione è servita a PD e PDL per “eliminare” dal parlamento (e dall’interno delle proprie coalizioni) i partiti minori, generalmente più “scomodi” e riottosi, incamerandone comunque i voti tramite la ripartizione, dall’altro entrambi i “partitoni” si ritrovano oggi a leccarsi le ferite.
Il PD, già prima dell’elezione del nuovo segretario e della fuoriuscita di Rutelli si era ritrovato a raccoglieremolti voti in meno di quella che era la somma delle sue due componenti (DS e Margherita), dopo avere regalato consensi al partito di Di Pietro. Il PDL pur navigando inizialmente in acque più tranquille, non è mai riuscito comunque a raggiungere la somma dei voti di Forza Italia ed AN, finendo per favorire una migrazione di consensi in favore della Lega di Bossi.
Risultato finale, due coalizioni entrambe bipartitiche (non più composte da molti piccoli partiti) all’interno delle quali i due partiti minori, IDV e Lega, rosicchiano progressivamente consensi a quelli maggiori, aumentando il proprio peso. Ed in mezzo l’UDC di Casini, unica forza politica che è stata in grado di entrare in parlamento da sola, a rappresentare il classico ago della bilancia, godendo in questo modo di un altissimo peso specifico, sproporzionato rispetto all’entità dei suoi consensi elettorali.
A ormai pochi mesi dalle elezioni regionali, ...
All’indomani dell’11 settembre, mentre aveva inizio in tutto il mondo la “caccia a bin Laden”, l’allora Ministro di Giustizia americano Ashcroft dichiarava con tono serioso: “non permetteremo che la caccia a questi fondamentalisti si trasformi in una guerra a tutto campo contro la religione islamica.”
Questa excusatio non petita tradiva chiaramente una delle vere intenzioni del progetto neocons, che era proprio quella di esacerbare le differenze fra l’occidente cristiano e l’oriente islamico, per poi cavalcare indisturbati lo “scontro di civiltà” che loro stessi avrebbero creato.
Sulla lunga metamorfosi del binomio terrorismo-Islam, nato molto prima dell’11 settembre, abbiamo già scritto fiumi di parole: l’abbiamo visto nascere, l’abbiamo visto affermarsi, abbiamo visto le conseguenze che ha portato nel mondo per un miliardo circa di islamici.
Quello che ci mancava è l’ipocrisia di chi piange sul latte versato, e il referendum svizzero, che ha vietato la costruzione di nuovi minareti nel paese, ha fornito a tutti un’occasione da non perdere.
In testa al carrozzone dell’ipocrisia, naturalmente, sono gli stessi vescovi svizzeri, ...
Esiste un diretto legame fra tutti i più importanti “complotti” della storia moderna. Dall’ 11 settembre al caso Kennedy al cosidetto Moonhoax (i presunti viaggi lunari), ci si ritrova a risalire in ogni caso alla stessa matrice ideologica e politica che ha dominato la scena del potere in America per quasi un secolo.
Chiamiamoli, per mancanza di un termine migliore, “banchieri-guerrafondai”, dove la guerra non sia che l’espressione ultima di un potere politico ed economico che ha ormai raggiunto dimensioni globali.
Furono (anche) i guerrafondai a voler uccidere Kennedy, che intendeva ritirarsi dal Vietnam; furono (anche) i guerrafondai a trarre vantaggio dalla messinscena lunare, reindirizzando i finanziamenti del progetto Apollo verso destinazioni molto meno pacifiche; e furono (anche) i guerrafondai a volere l’undici settembre, per scatenare guerre che erano già state pianificate nel minimo dettaglio.
Nero docet, e i nipotini del Grande Impero imparano in fretta.
Svelare progressivamente ciascuno di questi complotti significa anche cercare di comporre un quadro complessivo che risulti alla fine più semplice e comprensibile - paradossalmente – delle mille ragnatele che li hanno avvolti per tutti questi anni.
Sull’undici settembre abbiamo raggiunto una chiarezza di analisi sufficiente ad affermare che la versione ufficiale sia falsa in molteplici punti, ...
di Marco Cedolin
Fino ad oggi da molti è stato considerato un “paradiso artificiale”, quasi un luogo di fantasia collocato a metà fra le “città del futuro” tanto care alla letteratura fantascientifica degli anni 70 ed i fumetti di Walt Disney che ci accompagnavano da bambini. Sicuramente la storia recente di Dubai lo ha reso il paradiso delle grandi opere, dell’edilizia avveniristica e dei mega investimenti immobiliari, tanto da farlo somigliare ad un immenso cantiere a cielo aperto, dove oltre ai grattacieli ed ai centri commerciali si costruiscono anche arcipelaghi di isole artificiali, piste da sci nel bel mezzo del deserto, città costiere adagiate sopra a piattaforme galleggianti. Una sorta di grande “capriccio” dove la favola s’intreccia con la perdita del senso del limite, ma non tutte le favole hanno un lieto fine.
E’ di ieri la notizia in virtù della quale “Dubai World”, la holding statale che ha coniato lo slogan “su Dubai il sole non tramonta mai” e controlla tutti i maggiori investimenti immobiliari del paese, oltre al mercato della logistica, della finanza e dell’energia, sembrerebbe essere sull’orlo del crac finanziario a causa di un debito di 59 miliardi di dollari, pari al 70% dell’intero debito statale.
In grandissima difficoltà finanziaria a causa della crisi del mercato immobiliare, ...
È riuscito a tentennare per oltre un mese, ma alla fine il presidente Obama ha dovuto cedere: manderà in Afghanistan altri 34 mila soldati, mentre gli Stati Uniti chiederanno l’Europa di aggiungerne altri diecimila di supporto. In questo modo il numero dei militari NATO presenti in Asia Centrale è praticamente destinato a raddoppiare nell’arco di pochi mesi.
Come già previsto da molti analisti, la situazione in Afghanistan si sta complicando a vista d’occhio, al punto che la “nuova strategia“ americana si limiterà a cercare di rafforzare il controllo delle grandi zone urbane - soprattutto Kandhar e Kabul - mentre abbandoneranno definitivamente l’idea di togliere ai talebani il controllo delle campagne.
Si potrebbe anche dire che l’oppio è perduto, ma resta ancora il gasdotto.
Ma il vero problema dell’ Afghanistan, come sappiamo, inizia in Pakistan. E’ quella la pedina che è in gioco ormai da molto tempo, sullo scacchiere internazionale, con una delle poche nazioni atomiche che rischia di passare definitivamente sul fronte orientale (alleandosi con la Cina), rendendo così del tutto inutili gli sforzi degli americani per portare fino al mare il loro gasdotto.
L’Afghanistan infatti non ha sbocchi sul mare, ...
di Marco Cedolin
Negli ultimi anni sono stati molti gli attentati al desco dei lavoratori, portati dai sostenitori della legge 30 che li ha costretti giocoforza a mangiare a “singhiozzo”, dai fautori del modello americano che li ha indotti a consumare cibo spazzatura seduti alla scrivania, dalla grande imprenditoria impegnata nella delocalizzazione delle imprese che ha reso loro assai difficile riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena.
Oggi, nel bel mezzo di una crisi economica potenzialmente catastrofica, indotta in larga parte anche dalla sovrapproduzione di merci, il ministro per l’attuazione del programma di governo Gianfranco Rotondi, nel corso di un’intervista alla web TV “Klaus Condicio” ha ritenuto giusto porre fine a questo stillicidio e dopo avere definito la pausa pranzo “un danno per il lavoro ed una ritualità che blocca tutta l’Italia”, ha auspicato che presto si possa mettere fine a questa insana pratica che nuoce gravemente alla produttività.
Larghi tratti dell’intervista in questione, comparsa sull’home page del sito web del[url=http://www.corriere.it/politica/09_novembre_23/rotondi-pausa-pranzo_495a963e-d829-11de-a7cd-00144f02aabc.shtml
] Corriere della Sera, [/url]...
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