Aveva perfettamente ragione Wim Wenders quando disse, oltre 30 anni fa, che “gli americani ci stanno colonizzando il subconscio”.
Con il successo mondiale di un film come Avatar possiamo affermare che ci sono riusciti in pieno. Questo film infatti decreta la completa, definitiva ed irreversibile morte di quello che una volta era chiamato “cinema”.
Purtroppo non è facile parlare di cinema, poichè non esistono dei canoni assoluti per giudicare i film. L’unico strumento oggettivo a cui possiamo fare ricorso è il cosiddetto "successo di botteghino", che ci permette almeno di stabilire una graduatoria di gradimento universale, che superi il giudizio individuale.
Negli anni ’50 “Via col vento” fu un grande successo commerciale, per cui possiamo dire che ”Via col vento” fosse un film “bello” per la sua epoca. Negli anni 80 “Bladerunner” fu un grande successo commerciale, per cui possiamo definirlo “bello” per i gusti di quegli anni.
Nel caso di Avatar siamo nuovamente di fronte a record assoluti di incasso, per cui possiamo dichiarare che questo film sia certamente "bello", rispetto agli attuali canoni di gradimento.
Tutto questo non significa che non si possano giudicare questi canoni, traendo eventuali conclusioni sul cinema in generale, ...
E’ da molti anni ormai che le scienze noetiche denunciano i limiti della visione meccanicistica del mondo, di origine newtoniana-cartesiana, e ne suggeriscono il superamento attraverso la reintegrazione del concetto di mente-energia, ma solo ora cominciano a delinearsi i principi di un nuovo paradigma scientifico che ci permetta di comprendere meglio le interazioni fra l’uomo e l’universo che lo circonda.
Tutto ciò è molto ben illustrato in un documentario intitolato “The Living Matrix”, che suggeriamo a chiunque di vedere. (Esiste già su Youtube la versione in italiano – Link in coda).
Sono argomenti non facili, poichè prevedono la comprensione di termini come “campo energetico”, “iscrizione dell’informazione” o “ologramma quantico”, che non appartengono certo alla conversazione di tutti i giorni. Ma sono illustrati con sufficiente chiarezza da permetterne una comprensione intuitiva anche a chi – come il sottoscritto – non abbia alcuna preparazione scientifica.
Già la fisica quantistica, nata circa un secolo fa, aveva rimesso in discussione molti dei principi della fisica classica, che vedeva un universo tri-dimensionale regolato con precisione millimetrica dalle leggi di gravità di Newton.
A queste tre dimensioni Einstein aveva aggiunto la quarta ...


"La base del movimento Ustasha è la religione. Per le minoranze come i serbi, gli ebrei e gli zingari abbiamo tre milioni di pallottole. La nuova Croazia arriverà entro 10 anni ad essere cattolica al 100%." - Mile Budak, Ministro dell'Educazione e Cultura della Repubblica Croata (1941).
Con la visita di Ratzinger alla Sinagoga romana, avvenuta ieri, torna al centro del frullatore mediatico la questione del cosiddetto “silenzio” di Pio XII durante la Shoah.
Ratzinger da tempo spinge per la sua beatificazione, mentre gli ebrei non sembrano disposti a perdonargli un passato decisamente poco favorevole nei loro confronti. Non a caso fu proprio Ratzinger, quando era alla Sacra Congrega, a negare l’apertura degli archivi vaticani riguardanti le azioni di Papa Pacelli.
E così oggi i giornalisti fanno a gara per trovare il modo più elegante di accontentare gli ebrei senza dover necessariamente condannare Pio XII. L’Ansa parla di “visita storica” di Ratzinger, ma accenna ad un “nodo irrisolto” sulla Shoah, mentre La Stampa si limita a dirci che “la visita di Ratzinger alla Sinagoga accende ancora qualche mal di pancia all’interno del mondo ebraico”.
Lo stesso Ratzinger cerca di cavalcare le due tigri, augurandosi che "le piaghe dell'antisemitismo e dell'antigiudaismo siano sanate per sempre", ma ricordando subito dopo che rispetto alla deportazione degli ebrei di Roma "la Sede Apostolica svolse un'azione di soccorso, spesso nascosta e discreta".
Ma “gli ebrei italiani e quelli capitolini – ci dice sempre La Stampa - assicurano di non poter dimenticare «le deportazioni degli ebrei dall’Italia ed in particolare il treno di 1021 deportati del 16 ottobre 1943 che partì verso Auschwitz alla stazione Tiburtina di Roma nel silenzio di Pio XII».”
Ma è tutta una messinscena, fatta di bugie plateali da una parte e di sorrisi forzati dall’altra, ...
di Pino Cabras
La rivista economica tedesca «Focus Money» (N. 2 / 2010), affronta una narrazione dettagliata sull’11/9 e mette radicalmente in discussione la versione ufficiale. Stiamo parlando del secondo settimanale economico della nazione economicamente più forte dell’Europa, un magazine edito da un colosso dell’editoria tedesca, il gruppo di Hubert Burda.
Il signor Burda è un insigne esponente della superclasse globale, un editore-intellettuale di primissimo piano nell’establishment germanico: è leader della VDZ, la “confindustria degli editori”, nonché cofondatore dell’analogo sindacato su scala europea, ma è anche membro del Consiglio del World Economic Forum e ha partecipato perfino a riunioni dell’esclusivo Club Bilderberg.
L’uscita di questo articolo è dunque degna di attenzione: è la prima volta che un giornale così ben inserito nel mainstream occidentale si cimenta nel raccontare in modo talmente critico i lati più scomodi dell’evento che ha dato l’impronta al secolo, l’11 settembre.
«Focus Money», espone la maggior parte degli argomenti …
di Eugenio Benetazzo
Adesso mi è tutto più chiaro. Al momento in cui sto scrivendo mi trovo allo Space Needle di Seattle, ormai saranno più di trenta giorni che sto girovagando per gli States con l'intento di realizzare un videodocumetario sulla crisi finanziaria e quella immobiliare: Boston, New York, Miami, Atlanta, Phoenix, Las Vegas, Los Angeles, Seattle e Chicago. L'economia americana è collassata per motivazioni razziali: il suo destino sembra ormai segnato da un lento ed inesorabile declino economico e sociale. Chi confidava in un miglioramento con l'avvento di Obama, mitizzandolo come il nuovo Kennedy, ha iniziato a ripensarci.
L'America di Obama non è l'America di Kennedy: alla metà degli anni sessanta, la popolazione americana era costituita per circa l'80% da bianchi caucasici (europei ed anglosassoni) e per il il 20% da svariate minoranze etniche (afroamericani, ispanici, orientali). Oggi è tutto cambiato: il 30% sono bianchi caucasici, il 30% sono ispanici, il 30% sono afroamericani ed infine il 10 % sono orientali. L'America come vista nei serial televisivi con i quali siamo cresciuti, da Happy Days a Melrose Place, non esiste più.
Questa trasformazione del tessuto sociale ha comportato un lento e progressivo cambiamento negli stili di vita, ...
Leggi tutto: Avatar: requiem per la settima arte