Questa notte non sono riuscito a chiudere occhio. Mi giravo e rigiravo nel letto, madido di sudore, attanagliato da una angoscia costante che non mi lasciava prendere sonno.
No, non temevo che la casa in cui vivo venisse ingoiata da un improvviso terremoto, non temevo che uno tsunami sorto dal nulla la trascinasse via nella notte, nè temevo che le fiamme di un incendio la incenerissero in pochi minuti. No, io temevo la sua voce, la voce di bin Laden che continua a farsi sentire anche dopo la sua morte, e che non mi lascia più solo.
Dopo il magistrale blitz di Abbottabad, nel quale il feroce capo di Al-Queda è stato finalmente eliminato, avevo tirato un sospiro di sollievo, e l’idea che lo avessero dato immediatamente in pasto ai pesci mi tranquillizzava decisamente. Anche se non fosse morto durante il blitz, mi dicevo, e anche se sapesse nuotare come una sirena in calore, da là sotto comunque non viene più fuori.
Basta minaccie terrificanti, basta massacri di innocenti, basta notti insonni passate nell’attesa di un qualunque coglione "collegato ad Al-Queda” che avesse scelto proprio la mia famiglia per vendicare tutte le ingiustizie perpetrate dall’Occidente contro il mondo dell’Islam. Basta di tutto ciò, mi dicevo, finalmente l’incubo è finito, e possiamo tirare tutti un sospiro di sollievo.
E invece lui è tornato a parlare.
Dopo essere morto una prima volta di cause naturali, ...
di Marco Cedolin
Il fatto che in Sardegna il 60% degli aventi diritto si sia recato alle urne, per ribadire in maniera plebiscitaria (97% dei voti) la propria contrarietà alla costruzione di centrali nucleari o depositi di scorie radioattive sull'isola, è sicuramente l'indicazione più interessante fra quelle emerse in questa tornata elettorale.
Ma purtroppo resterà una notizia per pochi intimi, dal momento che l'informazione mainstream ha bellamente ignorato l'accaduto, preferendo proporre titoloni ad effetto aventi per oggetto improbabili svolte epocali e "cambiamenti di vento", nel tentativo di creare interesse intorno a risultati elettorali in larga parte scontati e scarsamente indicativi.
Il PDL ha segnato il passo e rischia seriamente di non conquistare nessuna delle quattro grandi città oggetto della contesa, ma tutto sommato l'emorragia di voti è stata più contenuta di quanto fosse lecito supporre a fronte di una forza politica incappata in una lunga sequela di scelte scellerate, dal ritorno al nucleare fino alla guerra in Libia, passando attraverso il bunga bunga di un leader ormai in tutta evidenza sul viale del tramonto.
Il PD, che in queste ore viene identificato come il grande vincitore delle elezioni, ...
Nonostante i media mainstream continuino ad ignorare quasi completamente le notizie (tranne una notevole eccezione di cui includiamo il video), nelle ultime settimane le novità riguardo al ben noto (per le persone che si informano in rete) reattore di Rossi sono tutt'altro che mancate.
Chi segue il settore delle "nuove energie" da tempo sa che periodicamente vengono fatti annunci più o meno rivoluzionari, e con altrettanta puntualità le forti aspettative che questi portano con se vengono disattese venendo a mancare conferme di terze parti e spostando costantemente nel futuro le applicazioni pratiche che ne dovrebbero scaturire.
Tutto questo però non accade con l'e-cat di Rossi, il "reattore" che genera energia da una reazione nucleare a bassa energia, spesso indicata con la denominazione più comune di "fusione fredda".
Man mano che il tempo passa infatti emergono nuovi dettagli sulla sua possibile modalità di funzionamento, sul numero di unità già costruite, sul business plan che gli investitori (tutti esteri) sono pronti a mettere in azione, sulle conferme di funzionamento di terze parti.
Esatto, il tam tam mediatico è iniziato da mesi ormai e la frase che rimbomba nel cervello e nella grancassa della propaganda è: "Votate! Non importa per chi, basta che votiate". Ovvero: "Siete delle pecore, noi vogliamo che voi siate delle pecore! Ebbene pascolate ora e lasciate al padrone il compito di accudire la fattoria". Non fa una grinza. Bisogna capire che il voto non è "azione", è la sua antitesi. E' un mero esercizio di "giudizio". Essendo privato dell'azione l'elettore non riesce a capire la profondità della sua scelta; da qui, secondo me, il detto "il minore dei due mali" è venuto alla ribalta. Se una cosa è male io decido di non scegliere, poichè qualsiasi cosa, anche in minor entità, nuocerà alla mia "salute". Invece l'esercizio di delega è solo un giudizio: "per me questo è leggermente meno male di quell'altro, perchè..."; ma sarà il candidato a compiere le azioni, non l'elettore stesso.
di Mark Brandly1
E’ in arrivo l’hardware “fai da te”.
Quando nel lontano 1983 Richard Stallman[1] fondò il progetto GNU[2], nessuno si sarebbe aspettato che avrebbe dato vita ad un movimento così forte ed organizzato come quello del software libero, che da nicchia assolutamente ristretta è cresciuto fino a diventare un nuovo modo di sviluppo in grado di cambiare gli equilibri economici.
Al giorno d'oggi l'Internet che conosciamo è popolata in grande misura da server con sistemi operativi aperti, che fanno girare applicazioni aperte, in larga parte gratuite.
Questo però non vuol dire che le aziende non possano beneficiarne e trarne profitto: l'azienda probabilmente più importante nel mondo Internet, Google, è nata e cresciuta grazie al sistema operativo Linux, che gira su centinaia di migliaia di server in tutto il mondo. Un risultato che un allora giovanissimo Linus Torvalds[3] non si sarebbe certamente mai sognato.
Eppure quando una idea è particolarmente buona, ed apre a tutti la possibilità di partecipare, possono nascere comunità di persone, accomunate dallo stesso obiettivo, che riescano a lavorare in maniera altamente produttiva.
Ma il concetto di “Open Source”[4] non è rimasto limitato al software: negli ultimi anni ci sono stati diversi tentativi per sviluppare anche hardware aperto[5], …
Pochi avrebbero potuto immaginare che il tentativo di “chiudere in bellezza” la grande menzogna del 9/11, propinandoci la falsa uccisione di bin laden, si sarebbe trasformato in un boomerang clamoroso per l’intera amministrazione americana.
Ma ora che inizia a dissolversi il polverone sollevato dalla improbabile “morte” di bin Laden, si cominciano ad intravvedere le conseguenze a lungo termine che questo clamoroso infortunio mediatico potrà avere sul futuro complessivo della vicenda 9/11.
Se infatti la morte di bin Laden è falsa, bisognerà dedurre che anche colui che è stato spacciato per bin Laden in tutti questi anni fosse un falso. E se costui era un falso, bisognerà concludere che l’intero apparato di “distrazione di massa” che ruotava intorno a questo personaggio – AlQueda compresa - non fosse che una grandiosa messinscena, creata ad arte per giustificare guerre, invasioni e massacri di portata globale di fronte alle masse più credulone.
In altre parole, la falsa morte di bin Laden conferma fin dalle radici la falsità dell’intera versione ufficiale sul 9/11. Non a caso gli amici debunker si stanno arrampicando sugli specchi, ...
di Riccardo Pizzirani
Egregio dott. Zucconi, chi le scrive è un privato cittadino, membro del Movimento per la Verità sull'Undici Settembre e studioso di comunicazione, in special modo di propaganda e tecniche di soppressione dell'informazione. Trovo che il suo recente articolo, ”Il processo impossibile”, ben coniughi i più grossolani trucchi della propaganda applicata al tema che mi è caro, e vorrei quindi commentare le domande che lei pone. Cito dal suo articolo:
Leggo che anche Massimo D’Alema, già premier italiano quando bombardammo la Jugoslavia ammazzando senza processi e sentenze, avrebbe preferito un Osama catturato e processato. Tesi che molti, e alcuni anche in buona fede, sostengono, trasversalmente ai partiti e alle opinioni. Proviamo a guardarla un po’ più a fondo con alcune domande:
Interessante come inizio, non c'è che dire. Un velato uso della "colpa per associazione": chi la pensa come D'Alema su questo argomento in fin dei conti o giustifica anche il bombardamento della Jugoslavia oppure è ipocrita quanto lui. Però c'è anche chi sbaglia in buona fede, bontà sua. Grazie. Da pacifista le posso dire che due torti non fanno una ragione, si può essere contrari al bombardamento prima e alle esecuzioni sommarie adesso. E grazie ancora, preferisco eventualmente sbagliare in libertà che dovermi allineare al pensiero di un partito o dell'opinione dominante, perché la mia opinione nasce dai fatti, che come vedremo nel prosieguo sono il grande assente dal suo articolo. Opinioni, giudizi, di quelli invece ce ne sono tanti, mancano proprio solo i fatti.
1) Processo dove? Quale tribunale in quale nazione avrebbe avuto giurisdizione su di lui, visto che i crimini dei quali è imputata al Quaeda hanno colpito dozzine di Paesi in ogni continente? Forse che i morti a New York avrebbero dovuto avere precedenza sui morti in Kenya, in Marocco, in Tanzania, in Inghilterra, a Madrid ecc ecc? Non avremmo subito gridato ai “morti americani” che contano più degli altri? O avremmo portato in giro per il mondo, come un orrendo “Osama’s Traveling Circus” Osama e i suoi avvocati?
Partiamo con un argomento collaterale e poco interessante: davvero Osama andava ucciso perchè non avremmo saputo dove processarlo?...
Leggi tutto: La voce del fantasma