di Marco Cedolin
Il fatto che in Sardegna il 60% degli aventi diritto si sia recato alle urne, per ribadire in maniera plebiscitaria (97% dei voti) la propria contrarietà alla costruzione di centrali nucleari o depositi di scorie radioattive sull'isola, è sicuramente l'indicazione più interessante fra quelle emerse in questa tornata elettorale.
Ma purtroppo resterà una notizia per pochi intimi, dal momento che l'informazione mainstream ha bellamente ignorato l'accaduto, preferendo proporre titoloni ad effetto aventi per oggetto improbabili svolte epocali e "cambiamenti di vento", nel tentativo di creare interesse intorno a risultati elettorali in larga parte scontati e scarsamente indicativi.
Il PDL ha segnato il passo e rischia seriamente di non conquistare nessuna delle quattro grandi città oggetto della contesa, ma tutto sommato l'emorragia di voti è stata più contenuta di quanto fosse lecito supporre a fronte di una forza politica incappata in una lunga sequela di scelte scellerate, dal ritorno al nucleare fino alla guerra in Libia, passando attraverso il bunga bunga di un leader ormai in tutta evidenza sul viale del tramonto.
Il PD, che in queste ore viene identificato come il grande vincitore delle elezioni, ... ... ha in realtà arretrato anch'esso le proprie posizioni, non arrivando neppure al ballottaggio in quel di Napoli dove governava, perdendo molti punti percentuali a Torino, dove Fassino ha comunque vinto senza problemi come era nelle previsioni, mantenendo il risultato della scorsa tornata a Milano, dove ha potuto approfittare della debacle degli avversari. Anche in questo caso l'arretramento è stato comunque più contenuto di quanto fosse lecito attendersi da un partito di opposizione che non è mai stato in grado di fare un'opposizione che andasse oltre il querulo borbottio.
L'esperimento del terzo polo, costituito da Casini e dai transfughi di Gianfranco Fini è malamente abortito ancora prima di nascere, dal momento che in grandi città come Bologna e Torino è stato ridicolizzato dai risultati delle liste di Beppe Grillo che pur avevano investito cifre irrisorie nella campagna elettorale.
Sel di Vendola, al contrario, sta dimostrando come il progetto di riportare sulla "retta via" in chiave neoliberista la sinistra radicale e renderla funzionale alle necessità del PD, rappresenti una strada percorribile e foriera di soddisfazioni.
L'ottimo risultato delle liste che fanno capo a Beppe Grillo (sfiorato il 10% a Bologna e raggiunto il 5% a Torino) e l'exploit di De Magistris a Napoli (al ballottaggio con oltre il 27%) dimostrano inequivocabilmente come una cospicua parte dell'elettorato senta la necessità di rompere con gli schemi dei partiti tradizionali e la gabbia del bipolarismo, ma si tratta di un sentimento ancora in nuce che potrebbe preludere a svolte di una certa importanza, così come venire ricondotto con astuzia nell'alveo di quegli stessi partiti oggi contestati.
Non resta che consolarsi con il plebiscito della Sardegna, sperando sia prodromico di un analogo successo il 12 e 13 giugno, quando a pronunciarsi sul nucleare e sull'acqua pubblica sarà l'Italia intera.
Marco Cedolin
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