“Indebita ingerenza”, “Irruzione a gamba tesa”, “Invasione di campo”, questi solo alcuni dei titoli dei quotidiani di oggi dopo le improvvide esternazioni dell’ambasciatore USA a Roma, John Phillips.
di Piero Cammerinesi
Come è noto il nostro ha affermato candidamente che una vittoria del No al referendum costituzionale rappresenterebbe un “passo indietro” nella politica italiana e ostacolerebbe gli investimenti stranieri in Italia.
L’inquilino di Villa Taverna ha naturalmente aggiunto – bontà sua - che si tratta di “una decisione italiana” ma che comunque l’Italia “deve garantire di avere una stabilità di governo”.
E visti i 63 governi in 63 anni le garanzie sono piuttosto scarse…
Alle parole dell’ineffabile Phillips fa eco la news – guarda caso battuta subito dopo – dell’agenzia di rating Fitch, che profetizza “uno choc per l’economia” se il No vincesse con ricadute sul rating italiano.
E' stato interessante seguire le dirette televisive durante lo spoglio elettorale. Interessante perché, messi di fronte al fatto compiuto, i giornalisti di regime hanno dovuto adeguare rapidamente le loro posizioni sui 5 stelle: con una Raggi che prende addirittura più del doppio dei voti di Giachetti - una legnata storica, sia chiaro - e una Appendino uscita dal nulla che manda a casa Fassino contro ogni pronostico, c'era ben poco da stare a sottilizzare. Meglio riconoscere che i 5 Stelle sono una realtà solida, destinata a rimanere, con la quale diventa necessario mettersi a fare seriamente i conti al più presto.
Il double-whammy Roma-Torino, inoltre, ha spento definitivamete la miccia alla retorica di regime secondo la quale "i 5 stelle vincono solo dove c'è un malcontento popolare". Se infatti a Roma il clamoroso risultato è dovuto in buona parte al rifiuto collettivo del marciume politico imperante, a Torino non c'è stata nessuna rivolta particolare conto lo status quo: Fassino ha governato bene - questo lo riconoscono tutti - ma la Appendino ha vinto perchè evidentemente convince di più.
E' stato anche divertente vedere il sollievo con il quale i commentatori politici hanno accolto i discorsi di Raggi e Appendino subito dopo la vittoria: positivi, propositivi, costruttivi, e persino con un riconoscimento al valore per Fassino, a Torino, e con una mano tesa verso l'avversario, a Roma.
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di Riccardo Pizzirani
La notizia è piuttosto interessante, ma chissà perchè, in questo periodo non trova spazio nel dibattito nazionale. Certo, i media ne hanno parlato nelle pagine locali, come se quello che accade nella capitale non fosse importante abbastanza da avere una rilevanza nazionale, e l’hanno fatto in modo frazionario, spezzettato, per potersi giustificare dicendo che le notizie sono state date, ma senza che si riesca ad avere della questione un quadro generale.
Stiamo parlando dell’inchiesta Affittopoli, la mappatura del patrimonio immobiliare del I Municipo di Roma eseguita dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca, uno degli scandali che in un altro paese avrebbe generato dimissioni ed arresti, e che invece nel nostro viene opportunamente insabbiata in vista delle elezioni.
Rieplioghiamo i dati, dai vari articoli dei quotidiani:
Solo nel centro storico di Roma sono stati analizzati 289 casi e si è scoperto che l'85% degli inquilini che vivono nelle case del Comune e dei negozianti che utilizzano immobili comunali è moroso, e quindi non paga l'affitto (1). Questi duecentoquarantacinque affittuari morosi determinano mancati guadagni per il Comune pari a 4,5 milioni di euro l’anno. (2)
Nel 2013 ho votato per i 5 Stelle, e continuerò a farlo finchè rimarrà un filo di speranza che questi ragazzi riescano a risanare il nostro sistema politico, marcio e corrotto.
Però non si può continuare a propagandare l'onestà come se fosse un biglietto da visita, da presentare all'interlocutore ancor prima di pronunciare il proprio nome.
Invece questo è quello che sta accadendo, sempre più spesso, con i 5 Stelle. Il caso più eclatante, che mi ha colpito particolarmente, è stato quello di Virginia Raggi, che lo scorso venerdì si è presentata da Mentana, a Bersaglio Mobile, dicendo sostanzialmente che i romani dovrebbero votare lei perchè è prima di tutto una persona onesta.
E' stato un gesto decisamente antipatico, pieno di presunzione e di saccenza. Ed infatti lo stesso Mentana, che di certo non è un nemico dei 5 Stelle, ha replicato dicendo "Va bè, che un candidato sia una persona onesta lo si presume in partenza, poi però ci vuole anche qualcos'altro".
In verità, la patente di onestà bisogna conquistarsela sul campo, comportandosi in modo corretto, trasparente ed utile per la comunità. Non puoi appiccicarti tu il bollino blu sulla fronte e andare in giro a dire "votate per me perchè sono onesto".
di Maurizio Blondet
Appena si prova toccare l’argomento dei privilegi dei dipendenti pubblici – descrivendoli per quel che sono: una casta parassitaria, inadempiente e che si sente estranea al destino nazionale – subito mi scrivono degli statali raccontando il loro caso personale. Esibiscono le loro piaghe: gli anni di precariato, la fatica del concorso (“erano chiusi da dieci anni”), i trasferimenti ad altra sede, il misero stipendio; mi giurano che loro lavorano onestamente, anzi si esauriscono a sgobbare senza riscuotere la minima soddisfazione dal pubblico, e poi chiedono: “Le sembro un privilegiato, io?”.
Ora, con tutta la carità possibile, un simile argomento non dimostra, in chi lo usa, se non una cosa: una vera e propria falla dell’intelligenza, una incapacità al pensiero logico ed una allarmante inettitudine a cogliere le idee generali. Un caso personale non inficia un’asserzione generale. Il fatto che “io, statale, andrò in pensione con 1330 euro mensili” non smentisce il fatto che la pensione media dei pubblici dipendenti è di 1770 euro, che è il 72% superiore a quella media dei privati, e che questa è “indebitamente eccessiva”, un regalo esecrabile a danno dei poveri, rispetto alla condizione di bancarotta dell’ente previdenziale, il quale è stato messo a carico dei dipendenti privati – e contribuisce a diminuire le loro pensioni e a rendere “meno competitivo” il costo del lavoro italiano.
di Gianluca Ferrara
Gianroberto Casaleggio è morto. Migliaia di simpatizzanti e attivisti piangono la sua prematura dipartita. Aveva 61 anni. Senza di lui i tanti meet up ramificati in tutto il Paese, le tante passioni e la tanta rabbia sociale non avrebbero trovato un luogo dove sperare e lottare. Casaleggio e con lui Beppe Grillo, hanno dato una speranza a tanti italiani e tante italiane stufi del degrado morale e culturale che i cittadini hanno ereditato da una partitocrazia marcia, al servizio dei potentati economico finanziari. Gianroberto Casaleggio, a prescindere da come la si pensi, è stato un uomo che ha avuto una visione politica e sociale completamente alternativa a quella vigente. Il principale dramma odierno è proprio la perdita di visione, di un sogno da rendere reale. Nell’odierna tecnocrazia economica, i sogni sono stati soppressi è stato vietato il diritto a sognare come sosteneva il grande Edoardo Galeano.
Casaleggio ha avuto il coraggio di sognare un mondo diverso, distante dagli schemi e dalle prigioni sociali in cui sempre più persone sono rinchiuse. Nel suo libro Vieni vidi web, scrive: “Molti ospedali e produttori di farmaci hanno chiuso i battenti da quando sono diminuite le malattie ambientali. Gli ipermercati sono stati rasi al suolo ovunque. I beni alimentari prodotti e consumati a chilometro zero sono stati defiscalizzati...
Dicono che tutto si può comprare meno una cosa: la felicità. Ma c'è un'altra cosa che secondo me non si può comperare, ed è il benessere.
Invece Matteo Renzi sembra convinto del contrario. Secondo lui basta prendere dei soldi da qualche parte e darli a qualcuno per creare il benessere. Lo ha fatto appena diventato primo ministro, regalando 80 euro in busta paga ad una decina di milioni di italiani, per un esborso totale di quasi un miliardo di euro.
Il problema è che quel miliardo di euro Renzi non lo ha tirato fuori di tasca sua, ma dai conti dello stato, ovvero dalle tasche degli altri italiani. Quello che è uscito dalla porta in qualche modo deve rientrare dalla finestra (aumento della pressione fiscale, tagli in altri settori, ecc.).
Ora il problema si ripropone, con la faccenda dei contratti di lavoro. Grazie agli sgravi fiscali offerti da Renzi, diverse aziende hanno assunto a tempo indeterminato molti lavoratori precari. [...]
Ma perchè i 5 stelle fanno sistematicamente casino? Perchè non sono capaci a coordinarsi, e a darsi una linea politica precisa, una volta per tutte? Perchè, qualunque cosa facciano, alla fine risultano attaccabili da tutti?
Adesso, con l'ultimo dispetto fatto al PD per il canguro, sono pure riusciti ad inimicarsi la comunità LGBT.
Hanno un bel raccontarmi, i 5 stelle, che "il canguro è antidemocratico" per cui loro sono coerenti e non lo votano. Su questo siamo tutti d'accordo, non ci piove. Se però lo avessero detto prima, che non lo avrebbero votato, tutto questo casino non sarebbe successo. La base avrebbe saputo cosa aspettarsi, ed oggi i 5 stelle non verrebbero attaccati, venendo marchiati dagli altri come traditori.
Perchè invece bisogna sempre vivere con la sensazione che un intero movimento, votato da circa un quarto degli elettori italiani, sia alla mercè delle bizze di un Grillo o di un Casaleggio?
di Giacomo Cavalli
Ho 41 anni e sono un insegnante precario, abilitato da un decennio, durante il quale ho notato un progressivo peggioramento scolastico, a partire dalla sciagurata legge Gelmini del 2008, che privò l'Istruzione Pubblica di circa 10 miliardi di finanziamento. Classi più numerose, calo delle ore di insegnamento, standardizzazione e burocratizzazione della figura dell'insegnante sono stati elementi che mi hanno spinto ad optare – oltre alla disoccupazione effettiva - per altre soluzioni lavorative, incluse le trasferte all'estero; via seguita nonostante una grande passione personale e parecchi riscontri positivi nelle classi. Quest'anno, però, mi è capitata l'occasione di rientrare a scuola come supplente su un posto di potenziamento (tra un attimo chiarirò cosa significa). Premetto che, essendo stato lontano dall'ambiente per due anni, nulla sapevo dell'ondata di recenti assunzioni e delle disposizioni della buona scuola (volutamente in minuscolo), per cui vi spiegherò tramite i fatti in cosa consista la novità più evidente. [...]
Chi sono i docenti di potenziamento e cosa fanno
Ad anno già iniziato, ogni istituto (mi riferisco alle scuole superiori in cui lavoro) si trova a gestire un numero extra di docenti, da tre a dieci, privi di qualsivoglia incarico. Mentre i docenti “usuali” si sobbarcano lezioni, verifiche, consigli ed attività pomeridiane, i “potenzianti” (che spesso non c'entrano con l'istituto dove sono allocati, come i giuristi nei licei) bivaccano nelle aule docenti. Nella mia attuale scuola, a cinquanta prof dell'organico si aggiungono nove raminghi. Poco meno del 20% della forza lavoro. [...]
Nei giorni scorsi abbiamo assistito all'indecoroso spettacolo dei politici piddini, che si sono gettati sul caso di Quarto come un branco di squali assatanati che abbiano annusato l'odore del sangue.
Sistematicamente umiliati dai Cinque Stelle, ogni volta che uno dei loro veniva colto con le mani nel sacco, gli uomini di Renzi non vedevano l'ora di poter saltare addosso al loro volta ai Cinque Stelle, non appena questi avessero fatto un minimo passo falso.
E tale è stata la sproporzione fra i fatti realmente avvenuti a Quarto e il modo in cui i piddini hanno cercato di dipingerli, che si può comprendere quale sia la loro disperazione di fronte ad un partito, quello dei Cinque Stelle, che li mette costantemente in croce.
Se infatti guardiamo ai fatti reali, abbiamo un consigliere comunale corrotto (De Robbio) che è stato espulso dal partito prima ancora che il caso arrivasse sui giornali, ...
Leggi tutto: Ahi, serva Italia...