Guardate un po' chi guadagna dai piani di salvataggio.
di Matt Taibbi, apparso sull'edizione del 28 Aprile 2011 della rivista americana Rolling Stone.
L'America possiede due bilanci nazionali, uno ufficiale e uno segreto. Quello ufficiale è pubblico ed è oggetto di molti dibattiti:i soldi entrano tramite le tasse ed escono sotto forma di aerei militari, agenti della DEA (agenzia federale antidroga), sussidi per l'agricoltura e l'assistenza sanitaria oltre che a pensioni e indennizzi per quella minaccia selvaggia socialista rappresentata dai tutti i dipendenti pubblici, sindacalizzati, di cui i repubblicani sono soliti lamentarsi. Secondo una famosa leggenda, gli stati uniti hanno finito i soldi e sono talmente indebitati che tra 40 anni i nostri pronipoti dovranno lavorare anche nei fine settimana per pagare le spese mediche degli impiegati dell'IRS (l'agenzia delle entrate americana), della SEC e del DOE che quest'anno entreranno in pensionamento.
Perché Wall Street non è ancora in carcere?
Molti Americani sono al corrente di quel bilancio. Quello che non sanno è che esiste un altro bilancio, all'incirca della stessa portata,che viene mantenuto completamente segreto. Dopo il crollo finanziario del 2008 è cresciuto a dimensioni mostruose, per colpa degli interventi del governo con l'intento sbloccare i mercati del credito, distribuendo migliaia di miliardi alle banche e ai fondi speculativi privati. Grazie ad una pletora di piani di salvataggio contorti e dai nomi composti da acronimi incomprensibili, il bilancio segreto ha raggiunto dimensioni talmente grandi da poterlo paragonare a quello ufficiale: un fiume di denaro che scorre dalla Federal Reserve (o più brevemente Fed,la banca centrale americana) verso destinatari che non sono scelti nè dal presidente nè dal Congresso, bensì distribuito da vari funzionari della Fed con metodologie apparentemente senza senso nè criterio.
In seguito ad un atto del Congresso che ha obbligato la Fed ad aprire i suoi registri del periodo dei "salvataggi", questo bilancio non ufficiale diventò per la prima volta, almeno in parte, di dominio pubblico.di Massimiliano Paoli 24 ottobre 1990.
24 ottobre 1990. Giulio Andreotti davanti al parlamento italiano e al mondo interno rivela l’esistenza di Gladio, struttura nata da accordi bilaterali con gli Stati Uniti il cui scopo ufficioso era quello di fronteggiare un’eventuale invasione dell’Armata rossa. Così facendo, il 7 volte presidente del Consiglio innesca un meccanismo che entro poco tempo darà in pasto all’opinione pubblica internazionale tutte le reti stay-behind sparse nell’Europa occidentale.
Le reazioni dal vecchio e dal nuovo continente non si fanno attendere. A detta del generale Paolo Inzerilli, capo della rete clandestina italiana dal 1974 al 1986, i cugini francesi erano “incavolati per le nostre rivelazioni” mentre gli statunitensi volevano sapere fino a che punto l'organizzazione Gladio fosse stata “sputtanata”.
Emblematiche le parole dell’allora capo dell’Unità guerra psicologica di Gladio Francesco Gironda: «Ci sentimmo traditi da Andreotti e lo considerammo un presidente del Consiglio disonorato».
E’ forse questo l’inizio della fine dello strapotere di Giulio Andreotti ?
Un dato interessante: tre giorni dopo le rivelazioni di Andreotti (il 27 ottobre 1990) esordisce in Italia una nuova sigla terroristica, la Falange Armata.
Questa sigla (dietro cui hanno operato alcuni elementi mai identificati del nostro servizio segreto militare) si renderà protagonista di una delle più grandi “intuizioni” nella storia della nostra Repubblica.
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