di Enrico Galoppini
Al di là dei motivi contingenti che hanno dato il là alla recente eclatante protesta dei deputati del Movimento 5 Stelle, e sorvolando sull’opportunità o meno di questo tipo di azioni, una cosa emerge d’una evidenza solare ascoltando i reciproci insulti che, da una parte i pentastellati, dall’altra i piddini, si sono lanciati all’interno dell’emiciclo parlamentare: la sostanziale equivalenza dei rispettivi punti di riferimento da cui prende le mosse la loro attività politica.
Prima i ‘grillini’ che danno dei “fascisti” agli altri, i quali, tanto per cambiare, gli rispondono allo stesso modo.
Ascoltare per credere. Complimenti a tutt’e due, che inventiva!
Ma una novità in effetti sta emergendo: se prima uno incassava e zitto (per esempio, il missino, prima, il berlusconiano, poi), adesso tutti danno del “fascista” a tutti.
Ma, si sa, cosa c’è di meglio, per offendere e screditare di fronte ai propri sostenitori l’avversario, anzi, il nemico da odiare e, possibilmente, cancellare dalla faccia della terra ricacciandolo nelle celebri “fogne”, che l’ormai ottuagenario insulto?
Eppure ne esisterebbero altre di infamie e maledizioni da scagliare, e di ben più potenti ed efficaci, che il trito e ritrito “fascista”. [...] Sì, è vero, si è sentito dare dell’”ignorante”, del “ladro”, del “lobbista”, tra l’altro tutto aderente e calzante se riferito ad un partito che si presenta dalla parte della “ggente” mentre è quanto più di snobistico, lontano dal popolo e troppo vicino all’alta finanza si possa immaginare.
Ma l’insulto che fa la differenza – e che non viene tollerato assolutamente da chi lo riceve! – è “fascista”. Tanto che mentre nessuno “mette mano all’avvocato” se si becca del “corrotto” o del “disonesto”, la querela parte di sicuro se gli dai del “fascista”.
Eppure, mentre ci si affibbia allegramente quello che a tutti gli effetti è diventato – nella percezione del bravo “democratico” di destra, di centro e di sinistra - il concentrato di ogni nefandezza morale e l’archetipo del “mostro”, nessuno ha mai stabilito con esattezza cosa significhi, secondo la vulgata introiettata da una massa di scimmie ammaestrate, la parola “fascista” quando non è riferita a: “Simpatizzante / seguace / militante / dirigente dell’omonimo movimento politico e del susseguente regime che ha governato l’Italia dal 1922 al 1945”.
Ma questo sarebbe pretendere troppo!
Così, senza scomodare il De Mauro o il Devoto-Oli, si può tranquillamente affermare che “fascista” è, nelle intenzioni di chi lo scaglia, sinonimo di qualsiasi cosa negativa abbia in mente, da “stronzo” a “violento”, passando per “ladro”, “bastardo” e simili complimenti, senza dimenticare “maschilista” e pure “razzista” e “antisemita”. In un certo senso, “fascista” è una parola passepartout: la può usare chiunque, contro chiunque, tanto significa qualsiasi cosa perché non significa più niente, tranne il significato che ho tentato di rendere sinteticamente poc’anzi e che ovviamente non passa per l’anticamera del cervello di nessun parlamentare.
Ma fin qui siamo ancora nell’ordinaria amministrazione (!), cioè nell’ordinario delirio etimologico e, per forza di cose, politico che genera questa ridicola gara a chi dà più “fascista” all’altro.
A monte, però, c’è un altro delirio, che è quello mentale vero e proprio. E non sto scherzando.
Di nuovo,
ascoltare per credere, sempre dalla medesima gazzarra nella famosa “aula sorda e grigia”. No, non avete sognato: sono quelli del PD (cioè “fascisti” per i 5 Stelle) che cantano, in faccia ai ‘fascio-grillini’, “Bella Ciao”!
Ricordiamoci che si trattava della votazione del “decreto Imu-Bankitalia”, che tradotto dalla neo-lingua in vigore significa la svendita di quel poco che resta della (ex) Banca d’Italia ai soliti “investitori internazionali” (per il nostro bene, per “fare cassa” e via gabbando gli italiani).
Non ci sono parole per definire lo squallore e la putredine, morale ed umana, di chi s’investe della missione di novello “partigiano” contro il “fascista” Grillo - il quale almeno si oppone a codesto inesistente “salvataggio” - ed i metodi “fascisti” dei suoi deputati, che tra l’altro ricordano piuttosto gli “aventiniani” di prima del ‘22, che erano “antifascisti”!
A questo punto la confusione è totale.
O forse no. I deputati del PD, intonando quelle note a dir poco simboliche ed evocative, hanno inteso – volenti o nolenti - rimarcare la loro solidarietà, o meglio subalternità, ad interessi stranieri, i quali, guarda caso, sono sempre gli stessi, oggi come ottant’anni fa.
Alla faccia dell’Italia e degli italiani, che appena protestano e si organizzano contro questa genia di felloni e venduti, purtroppo sempre ben nutrita e rappresentata, son subito bollati come “fascisti”.
Ma come dicevo, le cose stanno ancora peggio. Se difatti concediamo la buonafede a qualcheduno di coloro che, dai due schieramenti, ha inscenato la gazzarra a colpi di “fascista!” e di “Bella Ciao”, questo rimestare all’infinito nelle solite categorie e dimostrare di non saper assolutamente uscirne, come da una gabbia invisibile, è segno di una patologia, di una specie di melassa psichica dalla quale non si è capaci in alcun modo di togliere le gambe.
Enrico Galoppini
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