Nuova Cronologia

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5 Anni 3 Mesi fa #28703 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia

Satirus ha scritto: Però il vizietto campanilistico di dare lustro alla propria etnia ... mi puzza. Resto del mondo rassegnatevi il mondo moderno è stato creato dai greco/romani, punto!

Storia insegnata a scuola: l'Europa fu invasa da popolazioni della cultura Kurgan, provenienti dalle steppe della Russia Meridionale e dell'Ucraina, che prevalsero sugli autoctoni grazie alla domesticazione del cavallo, assente nei boscosi territori occidentali.

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5 Anni 3 Mesi fa #28704 da Satirus
Risposta da Satirus al topic Nuova Cronologia
Non credo ci sia scritto invasa ... l'Europa fu oggetto di migrazioni della cultura Kurgan ... caso mai.

I follow: Maurizio Antolini, Rafterry, Marauder.

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5 Anni 3 Mesi fa - 5 Anni 3 Mesi fa #28706 da Roberto70
Risposta da Roberto70 al topic Nuova Cronologia
cancellato

I COMPLOTTI esistono quando ci sono prove solide ed incontrovertibili altrimenti rimangono solo nella mente di chi non li puo' dimostrare
Ultima Modifica 5 Anni 3 Mesi fa da Roberto70.

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5 Anni 2 Mesi fa - 5 Anni 2 Mesi fa #28969 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Qui sotto segue la mia traduzione di parti del libro di A. T. Fomenko e G. Nosovskiy: “La Divina Commedia prima della fine del mondo” dal russo. Questa traduzione è TUTTALTRO CHE UNA TRADUZIONE PROFESSIONALE. Mi sono limitato a prender nota di quello che ho capito del libro e quindi non ho alcuna pretesa di correttezza nella traduzione. Purtroppo, per quanto ne so, non esiste che la versione russa del libro. Sono assolutamente un dilettante della traduzione per cui probabilmente ci sono diversi errori e Fomenko e Nosovsky probabilmente mi prenderebbero a calci volentieri. Si tratta semplicemente dei miei appunti su un libro che mi sarebbe piaciuto leggere in italiano.
Nell’originale si citano traduttori russi della Divina Commedia ma naturalmente era folle tentare la traduzione dei versi dal russo. Ho usato perciò una versione italiana e i commenti di Manfredi Porena che avevo a disposizione per confrontare le interpretazioni. È una scelta di cui mi assumo la responsabilità e che non pretende essere niente di più che un ulteriore elemento di riflessione. Non intendo discutere le scelte metodologiche fatte, che non sono certamente le migliori, a meno che il lettore di questi appunti non suggerisca specifici miglioramenti della traduzione.
Per orientare il lettore sottolineo come il lavoro sostenga che la Divina Commedia è stata scritta non prima del 12-15 aprile 1477 in quanto Dante fornisce tutti i dati per una definizione univoca dell'oroscopo del giorno. Questo libro fa parte della serie di libri relativi alla nuova cronologia ossia una datazione degli eventi storici emendata dagli errori e dalle manomissioni scoperte da Fomenko e collaboratori.
Chiunque avesse consigli per correggere questa traduzione è assolutamente il benvenuto. Una versione online si trova su:
history.wikireading.ru/38560
Buona lettura.

.........................................................

Estratti da:

La Divina Commedia prima della fine del mondo di A. T. Fomenko e G. Nosovsky



2.2. Il Sole è in Ariete

La stella della costellazione dell’Ariete nella quale il Sole è in Primavera cioè la porta dell’anno; Quando secondo la mitologia Cristiana Dio creò la pace e diede il movimento al Paradiso e alle sue Luci. Inferno 1:37 - 40:

Temp'era dal principio del mattino,
e 'l sol montava 'n su con quelle stelle
ch'eran con lui quando l'amor divino
mosse di prima quelle cose belle

Porena - Inferno 1:37 – 43:
Era opinione del tempo che quando Dio creò il cielo e impresse il loro moto agli astri (quelle cose belle) il Sole occupasse il posto che occupa all’equinozio di primavera: sì che Dante viene qui a dirci che si era al principio della primavera. E si credeva che in quella collocazione il Sole esercitasse sulla Terra una più benefica influenza. Per di più il tempo (cioè l’ora) era circa (dal) il principio del mattino: ora di letizia e di fiducia: sicché, insomma Dante era confortato a sperare che quella lonza non gli potesse fare troppo male.


Il Sole in Ariete è nominato anche in “Paradiso 1:37 – 46:

Surge ai mortali per diverse foci
la lucerna del mondo; ma da quella
che quattro cerchi giugne con tre croci,

con miglior corso e con migliore stella
esce congiunta, e la mondana cera
più a suo modo tempera e suggella.

Fatto avea di là mane e di qua sera
tal foce, e quasi tutto era là bianco
quello emisperio, e l'altra parte nera,

Dante parla del Sole nello Zodiaco, dove si trovano le tre croci. Molto probabilmente sono le tre croci del Golgota. Ma l’unica costellazione zodiacale con un simbolo della crocifissione è l’Ariete. Uno dei simboli più comuni del sacrificio di Cristo nel Medioevo. Dante probabilmente significa che il Sole era la più grande e brillante stella nel firmamento. Ci sono parecchie immagini di “Ariete/Agnello” con una croce sulle spalle a simbolizzare la crocifissione di Cristo. Nella tradizione della Chiesa il Sole simbolizza il Cristo.

Il Sole nell’Ariete è anche menzionato nei versi di Purgatorio, VIII:133-135:

Ed elli: «Or va; che 'l sol non si ricorca
sette volte nel letto che 'l Montone
con tutti e quattro i piè cuopre e inforca,

Porena - Purgatorio, VIII:133-135:
“il Sole non tornerà sette volte nella costellazione dell’Ariete o Montone” in cui ora si trovava: non passeranno sette anni. Il “letto” è l’espressione figurata per indicare la regione dello Zodiaco in cui si trova l’Ariete. “Ricorca” è metafora portata da quella del “letto”, e non accenna punto al coricarsi quotidiano del Sole, che qui non c’entra.


Il Sole viene descritto in Ariete nel Purgatorio 32:52-57:

Come le nostre piante, quando casca
giù la gran luce mischiata con quella
che raggia dietro a la celeste lasca,
turgide fansi, e poi si rinovella
di suo color ciascuna, pria che 'l Sole
giunga li suoi corsier sotto altra stella;

Porena - Purgatorio 32:52-57:
“Come i nostri alberi, quando la luce del Sole piove dal cielo mista a quella della costellazione dell’Ariete che segue quella dei Pesci” (cioè al principio della Primavera. Nominando la specie lasca come rappresentante dei pesci in genere, Dante segue un uso non infrequente nel toscano popolare. Ma qul che c’è di suo e il singolare invece del plurale: evidentemente per la rima! La lasca è un pesce che per comodo di rima sta aqui a rappresentare i pesci in genere), “si gonfiano di linfa, e poi ciascuno si rinnovella della sua fioritura”(per colori nel senso di fiori”, v. XXVIII, 68) “prima che il Sole aggioghi i cavalli del suo carro sotto un’altra costellazione” (cioè prima che sia scorso un mese), “così la pianta che aveva prima i rami tanto spogli, schiudendo una fioritura di colore tra il rosa e il viola, si rinnovellò”.


Dante ci dice che il Sole, avendo superato la Costellazione dei Pesci, è in Ariete.

2.3. Venere è in Pesci

Secondo Dante, Venere è nei Pesci.

Purgatorio 1:19 – 21:

Lo bel pianeta che d’amar conforta
faceva tutto rider l’oriente
velando i Pesci , ch’erano in sua scorta.

Porena - Purgatorio 1:19 – 21:
è vano ricercare se presso l’equinozio primaverile del 1300 Venere brillasse o no in quella regione del cielo.
I Pesci: smorta costellazione (e quindi velata dal fulgore di Venere a cui essi facevano scorta, cioè compagnia) che nello Zodiaco è adiacente all’Ariete e precede il sorgere di questo. In quella stagione il Sole è in Ariete, e quindi l’essere già i Pesci all’orizzonte orientale mostra che il levar del Sole non è lontano. Anche qui appare chiaro che Dante non tiene alcun conto della precessione degli equinozi, per effetto della quale, nel tempo del suo viaggio, il Sole non doveva essere in Ariete ma in Pesci, e questi dovevano esser velati dal Sole e non da Venere.


Le parole di Dante significano che Venere si vedeva a Est che significa al mattino. Questo è coerente col fatto che il Sole sia nell’Ariete. Infatti i Pesci appaiono sopra l’orizzonte al mattino.
e finiscono sotto l’orizzonte alla sera. Così se Venere è nei Pesci e il Sole è nell’Ariete, Venere può essere visto solo al mattino e non di sera.
Dante non fa alcun errore astronomico. Descrive un reale oroscopo. Se fosse frutto di fantasia ci sarebbero un sacco di errori.
Da un punto di vista astronomico, il fatto che Dante ci dica che Venere è nei Pesci è importante. In realtà la luce di Venere certamente non può eclissare l’intera costellazione. Solo il Sole può farlo. Così le parole di Dante probabilmente significano che quando Venere sorge al mattino il cielo è già sufficientemente illuminato dalla luce che annulla quella delle stelle. Venere sorge tra le stelle della costellazione dei Pesci all’alba, quando il cielo è ormai illuminato. Venere però è particolarmente brillante e le stelle della costellazione dei Pesci sono già state annullate dall’alba. E quindi Venere in n qualche modo le eclissa.

Dante sta ovviamente osservando il cielo di persona piuttosto che usando calcoli per stabilire la posizione dei pianeti. Dopo tutto è quasi impossibile catturare l’esatto rapporto di luce tra Venere e le stelle che la circondano attraverso i calcoli medievali. Negli oroscopi per osservazione la posizione dei pianeti è indicata approssimativamente perché a causa del Sole l’osservatore spesso non li vede direttamente. In quelli calcolati invece la cosa è indifferente. Dante li sta osservando dal vivo perché l’accuratezza della descrizione è assoluta. In Paradiso 9:7 – 8:

E già la vita di quel lume santo
rivolta s'era al Sol che la rïempie

Porena - Paradiso 9: 7 – 8:
7. La vita: l’anima. - 9. “giacché esso è un bene che sufficiente a riempire tutte le cose”. L’amore di Dio è inesauribile.


Venere si trova in pesci ed è ben visibile. in più Venere ha eclissato la costellazione dei Pesci in cui si trova.

2.4. Saturno è in Leone

Viaggiando verso il Paradiso Dante si trova alla fine del settimo cielo ossia il settimo cerchio o sfera dei pianeti che corrisponde a Saturno. Dice in Рaradiso 21:25 - 27:

Dentro al cristallo che ‘l vocabol porta,
cerchiando il mondo, del suo caro duce
sotto cui giacque ogne malizia morta

Porena - Рaradiso 21:25 – 27:
Cielo di Saturno, sotto il cui regno, secondo la leggenda pagana, il mondo aveva avuto la sua età dell’oro, cioè dell’innocenza assoluta. Si confronti questo passo con quello in cui Dante condanna l’errore del mondo antico che attribuì agli astri come reggitori le divinità pagane. (Paradiso IV, 61 - 63)


Saturno è considerato un pianeta scuro associato con la morte.
Nella settima sfera (o cielo), cioè Saturno, Dante indica la costellazione del Leone dove Saturno si trova in Рaradiso 21:13 – 15:

“Noi sem levati al settimo splendore,
che sotto 'l petto del Leone ardente
raggia mo misto giù del suo valore.”

Porena - Рaradiso 21:13 – 15:
Il settimo pianeta, Saturno. “sotto la costellazione del Leone”. Per l’aggettivo “ardente” cfr. La nota a XVI, 34 – 39 (dove parla dell’incongruenza nel conto degli anni perché ha fiducia nella versione scaligeriana della cronologia ndt). “sotto il petto” è un’immagine simile a quella per cui nel luogo citato era detto “sotto la sua pianta”.
Paradiso XVI, 34 – 39:


dissemi: «Da quel dì che fu detto ‘Ave’
al parto in che mia madre, ch’è or santa,
s’alleviò di me ond’era grave,   [36]
al suo Leon cinquecento cinquanta
e trenta fiate venne questo foco
a rinfiammarsi sotto la sua pianta.   [39]

Il fatto che nel Marzo-Aprile del 1300 Saturno arrivasse nella costellazione del Leone è stato probabilmente la base per la datazione ufficiale odierna nel XIV secolo appena dopo il 1300. Comunque la mera indicazione di Saturno in Leone non è una ragione valida poiché Saturno ritorna ogni 29 anni nella stessa posizione sull’eclittica. Gli astronomi hanno scelto quella data perché, sulla base della già accettata cronologia scaligeriana si dava per certo che Dante fosse vissuto alla fine del XIII – inizio del XIV secolo.

Saturno sta sul petto del Leone. Questa è una chiarificazione sostanziale poiché la costellazione del Leone è piuttosto grande e una definizione di questo tipo restringe l’area in modo più preciso.

2.5. La Luna è vicino al Sole in Ariete

Il primo cerchio (o cielo) del Paradiso è la Luna. Non ci sono comunque diretti riferimenti alle costellazioni dello Zodiaco. Ma ci sono altri pianeti che vengono citati nell’area della Luna. Il Sole sappiamo che è nell’Ariete e così la Luna, che è vicina al Sole, si trova in (o vicino) all’Ariete.

Paradiso 2:28 – 30:

«Drizza la mente in Dio grata», mi disse,
«che n'ha congiunti con la prima stella».

Porena - Paradiso 2:28 – 30:
La prima stella: la Luna. Dante usa indifferentemente la parola stella per indicare anche i pianeti.


Alcuni commentatori credono che la prima stella sia la Luna, evidentemente perché Dante si trova nel primo cielo, quello della Luna. È difficile però accettare questa opinione perché nell’astronomia medievale il Sole è considerato il primo tra di loro. Perciò è più probabile che Dante, entrato nel cerchio della Luna, citi il Sole. È dunque probabile che la Luna si trovi da qualche parte vicino al Sole. Poiché il Sole è in Ariete, la Luna andrà posizionata vicino alla medesima costellazione. Ossia in Ariete. Questo viene confermato da altre istruzioni che ci fornisce Dante:

Paradiso 1:115:

Questo ne porta il foco inver' la Luna;

Porena - Paradiso 1:115:
L’ordine (questo) per cui le cose create si muovono ciascuna verso il suo principio.
Un altro riferimento si trova in Paradiso 3:1 - 2:


Quel sol che pria d'amor mi scaldò 'l petto,
di bella verità m'avea scoverto,

Porena - Paradiso 3:1 - 2:
Beatrice che per prima, come donna, aveva infiammato il cuore di Dante, ora come teologia, gl’illumina la mente: pari al Sole ella scalda e rischiara.


e ancora dice in Рaradiso 1:46 - 48

quando Beatrice in sul sinistro fianco
vidi rivolta e riguardar nel Sole:
aquila sì non li s’affisse unquanco.

Porena - Рaradiso 1:46 – 48:
Perché aveva la faccia rivolta a oriente come in tutto il percorso fatto dopo che avevano lasciato il grande albero: onde sul mezzogiorno aveva il Sole a sinistra in alto.


Dove si cita direttamente il Sole vicino, pericoloso da guardare a occhi nudi.

E ancora, Рaradiso 3:109 – 111:

E quest' altro splendor che ti si mostra
da la mia destra parte e che s'accende
di tutto il lume de la spera nostra,

È interessante notare come nel quarto cielo Dante confermi la connessione del Sole con la Luna in Рaradiso 12:1 – 10:

Sì tosto come l'ultima parola
la benedetta fiamma per dir tolse,
a rotar cominciò la santa mola;

e nel suo giro tutta non si volse
prima ch'un'altra di cerchio la chiuse,
e moto a moto e canto a canto colse;
canto che tanto vince nostre muse,
nostre serene in quelle dolci tube,
quanto primo splendor quel ch'e' refuse.

Si tratta di una chiara rappresentazione dell’apparente movimento del Sole sull’eclittica. Ci dice anche che il Sole si “fonde” con un altro pianeta. Ma ci parla direttamente di questo pianeta. La luna è sufficientemente luminosa da brillare di luce riflessa per la luce del Sole. È chiaro che Dante si riferisce alla fusione di Luna e Sole.

Porena - Рaradiso 12:1 – 10:
Quanto all’immagine della mola essa dice di nuovo - come la similitudine di X,78 – che la corona girava orizzontalmente, come una macina di mulino.
- un’altra mola la cinse di un altro cerchio.
- e prese un moto accordato al moto e un canto accordato al canto dell’altra corona.
- ci dice che il raggio diretto è più luminoso di quello riflesso.


Dante porta anche importanti prove astronomiche per confermare la corretta identificazione dei cerchi del Paradiso con i pianeti. Primo cerchio – Luna, secondo cerchio – Mercurio, terzo cerchio - Venere, quarto cerchio – Sole, quinto cerchio – Marte, sesto cerchio - Giove, settimo cerchio - Saturno.

Quindi immaginiamo dove fossero Sole, Luna, Venere, and Saturno quando Dante decise di scrivere la Divina Commedia. Ma per calcolare la data esatta dobbiamo sapere dove si trovavano gli altri pianeti quel giorno, Mercurio, Marte e Giove. Dove si trovavano le costellazioni zodiacali?
Dante, parlando della Luna fa domande sulle sue macchie facendo riferimento alla leggenda di Caino, Paradiso 2:49 - 51

Ma ditemi: che son li segni bui
di questo corpo, che là giuso in terra
fan di Cain favoleggiare altrui?».

Porena - Paradiso 2:49 – 51
Le macchie lunari in cui si credeva di vedere Caino su un fascio di spine.


Paradiso 2:73 – 78:

Ancor, se raro fosse di quel bruno
cagion che tu dimandi, o d’oltre in parte
fora di sua materia sì digiuno

esto pianeto, o, sì come comparte
lo grasso e ’l magro un corpo, così questo
nel suo volume cangerebbe carte. [78]

Porena - Paradiso 2:73 – 78:
Ipotesi sulle macchie lunari.


Questo conferma che nel primo cerchio del Paradiso si parla della Luna.

Dove erano collocati Mercurio, Marte e Giove nelle costellazioni zodiacali? Dante sapeva perfettamente che l’oroscopo deve essere completo e quindi includere i sette antichi pianeti con la loro posizione zodiacale altrimenti la data non avrebbe avuto alcun senso.

2.6. Mercurio, Marte e Giove vicini alla Luna e al Sole ossia vicino all’Ariete.

Mentre è nel cerchio della Luna Dante dice in Рaradiso 4:58 – 63:

S'elli intende tornare a queste ruote
l'onor de la influenza e 'l biasmo, forse
in alcun vero suo arco percuote.

Questo principio, male inteso, torse
già tutto il mondo quasi, sì che Giove,
Mercurio e Marte a nominar trascorse.

Porena - Рaradiso 4:58 – 63:
Gli antichi credettero che quei pianeti fossero popolati da Dei.
Per prima cosa viene citata la Luna e non perché il poeta si trovi nel cielo della Luna ma perché ancora fa riferimento all’immagine della cipolla. Come abbiamo già visto l’immagine della cipolla simbolizza la mezzaluna crescente.


Vicino ci sono Marte, Mercurio e Giove che sono quelli mancanti a definire l’oroscopo. Ora possiamo dire che sono tutti vicini alla Luna ossia vicini alla Luna in Ariete.
C’è un altro evidente riferimento riguardo alla posizione di Marte, Mercurio e Giove vicini all’Ariete e al Sole. Infatti in Рaradiso 1:37 - 46:

surge ai mortali per diverse foci
la lucerna del mondo; ma da quella
che quattro cerchi giugne con tre croci,

con miglior corso e con migliore stella
esce congiunta, e la mondana cera
più a suo modo tempera e suggella.

Fatto avea di là mane e di qua sera
tal foce, e quasi tutto era là bianco
quello emisperio, e l'altra parte nera,

quando beatrice in sul sinistro fianco
vidi rivolta e riguardar nel Sole:
aguglia sì non li s'affisse unquanco.

Porena - Рaradiso 1:37 – 46:
Il Sole nei vari momenti dell’anno esce ailluminare il mondo da diversi punti dell’orizzonte (foci, perché sono le porte da cui il Sole si affaccia); ma quando esce da quel punto che congiunge quattro cerchi con tre croci, esce con corso più benefico (cioè con influenza più benigna sul mondo) e congiunto con più benefica costellazione. Sappiamo che per l’astrologia dei tempi di Dante tale momento più favorevole era l’equinozio di primavera e quindi non può dubitarsi che la migliore stella sia la costellazione dell’Ariete e che la foce di cui si tratta sia quel punto dell’orizzonte da cui il Sole spunta al detto equinozio, cioè il punto propriamente orientale. I quattro cerchi che in tale punto si incontrano al momento in cui il Sole sorge sono con ogni probabilità l’Equatore (su cui il Sole si trova all’equinozio), l’Eclittica (cioè il cerchio che il Sole percorre in un anno e che nel punto equinoziale interseca l’Equatore), il Coluro equinoziale (cioè il meridiano che passa per il punto equinoziale) e l’Orizzonte. Ma quali siano le tre croci non è chiaro. Probabilmente Dante, prendendo l’orizzonte come cerchio perché materialmente visibile come confine tra il Cielo e la Terra, considera che l’intersezione con esso degli altri tre cerchi, puramente ideali, forma tre diverse croci. Sono però croci che non si intersecano ad angolo retto. In ogni caso è da avvertire che il fenomeno notato da Dante si ripete anche nell’equinozio d’autunno, e che se non sapessimo che Dante riteneva il Sole massimamente virtuoso in primavera, dalla semplice indicazione astronomica non si sarebbe potuto dedurre a quale dei due momenti dell’anno il poeta voglia alludere. Questo sia notato per coloro che pretendono di trovare sempre in Dante un’assoluta esattezza scientifica.


È chiaro qui che i quattro cerchi collidono (si sovrappongono?) con l’icona della pace (il Sole) e le tre croci e cioè col Golgota e la costellazione di Ariete-Cristo. Dobbiamo ricordare che nella Divina Commedia i Cerchi sono Pianeti. Quindi quattro ulteriori pianeti si trovano vicino al Sole in Ariete. E non possono essere che Luna, Mercurio, Marte, e Giove. Che la Luna fosse vicino al Sole già lo sapevamo. E adesso scopriamo che Marte, Mercurio e Giove si trovano vicino alla Luna. È a questi quattro pianeti che si riferiscono i Cerchi vicino al Sole, la “Lucerna del Mondo”.
Prima osservazione: Le indicazioni di Dante sono perfettamente in linea con la natura astronomica della situazione perché Mercurio non è distante dal Sole e anzi è sempre vicino a lui.

Seconda osservazione: Venere, come abbiamo visto, è nei Pesci, una costellazione vicina anch’essa relativamente vicina al Sole. Ma per qualche motivo Dante non la mette nella lista dei quattro pianeti vicino al Sole. Evidentemente aveva una ragione per farlo. Da un punto di vista astronomico questa ragione potrebbe essere il fatto che Luna, Mercurio, Marte e Giove sono invisibili data la vicinanza al Sole mentre Venere è ben visibile. In questo caso l’osservatore medievale che non vedeva i quattro pianeti nel cielo ma sapeva essere dietro al Sole poteva immaginarli come fossero il Sole. Ed è quello che fa Dante. Venere invece, visibile all’alba, quando il Sole non è ancora sorto, potrebbe essere stato visto come un pianeta autonomo. Questo mostra ancora come probabilmente l’oroscopo sia stato basato sull’osservazione diretta.
Così abbiamo cinque pianeti sono raggruppati nell’Ariete, Sole, Luna, Mercurio, Marte and Giove. Poiché anche Venere è vicina alla costellazione dei Pesci lì vicino, abbiamo una quasi completa parata di pianeti raggruppati in Ariete-Pesci ad eccezione di Saturno, nel Leone, lontano da loro. Questo spiega l’attenzione di Dante per questo oroscopo. Nel medioevo, le parate planetarie aveano una speciale importanza. Si immaginava fossero presagi di importanti avvenimenti sulla Terra.

Notiamo che la vicinanza di Mercurio all’Ariete è implicitamente confermata da Рaradiso 5:93 - 103:

così corremmo nel secondo regno.
Quivi la donna mia vid' io sì lieta,
come nel lume di quel ciel si mise,

che più lucente se ne fé 'l pianeta.
E se la stella si cambiò e rise,
qual mi fec' io che pur da mia natura

trasmutabile son per tutte guise!
come 'n peschiera ch'è tranquilla e pura
traggonsi i pesci a ciò che vien di fori

per modo che lo stimin lor pastura,
sì vid' io ben più di mille splendori

Porena - Рaradiso 5:93 – 103:
Il secondo regno è il cielo di Mercurio. Dante interpreta come riso l’aumento di luce del pianeta, perché è un segno di letizia.
Altrimenti i pesci non vedono da lontano il corpo caduto nell’acqua che essi stimano sia cibo per loro, e non si vede quel loro accorrere da tutte le parti, con linee perfettamente convergenti verso un punto unico. Ma la bellissima similitudine deve riferirsi anche al leggiero, silenzioso, uguale scorrer del pesce nella massa d’acqua.


Il significato del canto è chiaramente astronomico così quando parla dei Pesci il collegamento alla costellazione omonima appare evidente. Sembra che Mercurio (il Secondo Regno) cerchi i Pesci.
Ogni cosa va al suo posto. I Pesci, vicino alla costellazione dell’Ariete, e Mercurio, come vediamo, vicino all’Ariete.
Più sotto (nel cerchio o sfera successiva) in questo caso Mercurio, Dante sottolinea la vicinanza al Sole del pianeta. Раradiso 5:124 – 138:

«Io veggio ben sì come tu t’annidi
nel proprio lume, e che de li occhi il traggi,
perch’e’ corusca sì come tu ridi;

ma non so chi tu se’, né perché aggi,
anima degna, il grado de la spera
che si vela a’ mortai con altrui raggi».

Questo diss’io diritto alla lumera
che pria m’avea parlato; ond’ella fessi
lucente più assai di quel ch’ell’era.

Sì come il sol che si cela elli stessi
per troppa luce, come ‘l caldo ha róse
le temperanze d’i vapori spessi,

per più letizia sì mi si nascose
dentro al suo raggio la figura santa;

Porena - Раradiso 5:124 – 138:
Mercurio, che avendo la sua orbita vicinissima al Sole e quasi sempre velato dai raggi di questo. Ai tempi di Dante si osservava il fenomeno, ma non se ne conosceva la vera ragione.
“temperanze” è l’azione temperatrice dei vapori fitti che talora lo avvolgono, che rende possibile guardare il Sole.


Qui è chiaro che lo spirito del pianeta (Mercurio poiché il poeta si trova in quel Cerchio) è immerso nella luce del Sole.
Altrove, il poema di Dante ripete ancora che Marte si trova vicino al Sole, nell’Ariete.

Passiamo al Sole. Il poeta si trova nel quarto cerchio (il Sole) e sta per passare al quinto, Marte.
Раradiso 14:52 – 57:

Ma sì come carbon che fiamma rende,
e per vivo candor quella soverchia,
sì che la sua parvenza si difende;

così questo folgór che già ne cerchia
fia vinto in apparenza da la carne
che tutto dì la terra ricoperchia;

né potrà tanta luce affaticarne:
ché li organi del corpo saran forti
a tutto ciò che potrà dilettarne» [60]

Porena - Раradiso 14:52 – 57:
Sì che il suo aspetto non si lascia offuscare dalla luce della fiamma.
“in apparenza” in visibilità, in luce.


Paradiso 14:76 – 78:

Oh vero sfavillar del Santo Spiro!
come si fece sùbito e candente
a li occhi miei che, vinti, nol soffriro!   [78]

Paradiso 14:85 – 96:

Ben m’accors’io ch’io era più levato,
per l’affocato riso de la stella,
che mi parea più roggio che l’usato.

Con tutto ‘l core e con quella favella
ch’è una in tutti, a Dio feci olocausto,
qual conveniesi a la grazia novella.

E non er’anco del mio petto essausto
l’ardor del sacrificio, ch’io conobbi
esso litare stato accetto e fausto;

ché con tanto lucore e tanto robbi
m’apparvero splendor dentro a due raggi,
ch’io dissi: «O Eliòs che sì li addobbi!».

Come distinta da minori e maggi
lumi biancheggia tra ‘ poli del mondo
Galassia sì che fa dubbiar ben saggi, [99]

Porena - Paradiso 14:85 – 96:
Dante si trova trasportato ad un grado maggiore di beatitudine in un cielo più elevato. Lo comprendono dal colore rosso da cui sono circondati. Sa che che dopo il Sole dovrà salire in Marte da cui appunto la luce rosseggiante.


Qui sembra si parli del Sole, vicino al Pianeta Rosso, Marte. Ricordiamo che nell’antica astronomia Marte era considerato un pianeta rosso per la sua magnifica colorazione. Più avanti il testo parla della vittima, il Signore, e presumibilmente si riferisce a Cristo sul Golgota che si è sacrificato per salvare il mondo. E poiché la “costellazione sacrificale”nello Zodiaco è identificata con Cristo-Ariete, le parole di Dante possono essere interpretate tenendo conto della presenza del Sole e di Marte nella costellazione o vicino ad essa.

Рaradiso 14:97 – 111:

Come distinta da minori e maggi
lumi biancheggia tra ‘ poli del mondo
Galassia sì, che fa dubbiar ben saggi;

sì costellati facean nel profondo
Marte quei raggi il venerabil segno
che fan giunture di quadranti in tondo.

Qui vince la memoria mia lo ‘ngegno;
ché quella croce lampeggiava Cristo,
sì ch’io non so trovare essempro degno;

ma chi prende sua croce e segue Cristo,
ancor mi scuserà di quel ch’io lasso,
vedendo in quell’albor balenar Cristo.

Di corno in corno e tra la cima e ‘l basso
si movien lumi, scintillando forte
nel congiugnersi insieme e nel trapasso: [111]

Porena - Рaradiso 14:97 – 111:
Cosparsi di stelle, cioè di lumi, come la Via Lattea, quei du raggi, spiccano per colore sul corpo interno del pianeta ( in cui Dante e Beatrice si trovavano), facevano il segno venerabile della croce., che se si divide un cerchio in quattro quadranti, risulta dalle lineee di congiunzione dei quadranti stessi. Si tratterebbe dunque di una croce dai bracci uguali, che noi diciamo croce greca. Si noti però che la descrizione geometrica è approssimativa, perché la croce formata dalle giunture dei quadranti ha i bracci lineari, e questa è formata invece da fasce.


Paradiso 14:121 – 123:

così da’ lumi che lì m’apparinno
s’accogliea per la croce una melode
che mi rapiva, sanza intender l’inno.

Porena - Paradiso 14:121 – 123:
Dagli spiriti apparsi nella croce si raccoglieva un unico canto...


Quindi ancora una volta si sottolinea come il Sole e Marte stiano vicini nella costellazione sacrificale dell’Ariete.
E ancora in Раradiso 18:34 – 39:

Però mira ne’ corni de la croce:
quello ch’io nomerò, lì farà l’atto
che fa in nube il suo foco veloce».

Io vidi per la croce un lume tratto
dal nomar Iosuè, com’el si feo;
né mi fu noto il dir prima che ‘l fatto.   [39]

Porena - Раradiso 18:34 – 39:
Qui i corni, probabilmente, non sono solo i bracci orizzontali della croce come in 14:109 ma anche i verticali


Paradiso 18:67–72:

tal fu ne li occhi miei, quando fui vòlto,
per lo candor de la temprata stella
sesta, che dentro a sé m’avea ricolto.
Io vidi in quella giovial facella
lo sfavillar de l’amor che lì era,
segnare a li occhi miei nostra favella.   [72]

Porena - Paradiso 18:67–72:
“Tale fu il trasmutare del colore nella mia visione quando (dal guardar Beatrice) mi volsi (a guardarmi attorno), a causa del candore di Giove in cui ero entrato”. Giove è pianeta di luce bianca mentre Marte è rossastro. Esso è chiamato temprata stella perché tiene una via di mezzo fra Marte, che si credeva irradiasse calore, e Saturno, che si credeva irradiasse freddo.


Paradiso 18:94–96:

Poscia ne l’emme del vocabol quinto
rimasero ordinate; sì che Giove
pareva argento lì d’oro distinto.   [96]

Porena - Paradiso 18:94–96:
Dante viene a dirci che le anime di quel cielo splendevano di una luce aurea, diversa da quella argentea del pianeta.


Paradiso 18:103–108:

resurger parver quindi più di mille
luci e salir, qual assai e qual poco,
sì come ‘l sol che l’accende sortille;

e quietata ciascuna in suo loco,
la testa e ‘l collo d’un’aguglia vidi
rappresentare a quel distinto foco.   [108]

Porena - Paradiso 18:103–108:
distinto foco: lumi di colore diverso da quello di Giove.


Paradiso 19:1–6:

Parea dinanzi a me con l’ali aperte
la bella image che nel dolce frui
liete facevan l’anime conserte;

parea ciascuna rubinetto in cui
raggio di Sole ardesse sì acceso,
che ne’ miei occhi rifrangesse lui.   [6]

Porena - Paradiso 19:1–6:
acceso si riferisce a rubinetto.
Lui si riferisce al Sole.


Paradiso 19–21:

Così un sol calor di molte brage
si fa sentir, come di molti amori
usciva solo un suon di quella image.   [21]

Paradiso 100–108:

Poi si quetaro quei lucenti incendi
de lo Spirito Santo ancor nel segno
che fé i Romani al mondo reverendi,  

esso ricominciò: «A questo regno
non salì mai chi non credette ‘n Cristo,
né pria né poi ch’el si chiavasse al legno.

Ma vedi: molti gridan “Cristo, Cristo!”,
che saranno in giudicio assai men prope
a lui, che tal che non conosce Cristo;   [108]

Porena - Paradiso 100–108:
Si può dubitare se alluda all’Aquila come insegna delle legioni romane o se il segno non significhi, come tante altre volte, l’immagine della giustizia.


Ancora il quinto Cerchio (Marte) e il sesto (Giove) sono segnati dal Sole più volte. Il nome di Cristo è menzionato più volte davanti alla Costellazione dell’Ariete.
È il caso di sottolineare come Giove è uno dei nomi di Dio. Ed è anche ricordata l’aquila, uno dei simboli di Giove. Viene detto che il collo e la testa dell’aquila erano chiaramente visibili. Conseguentemente Marte e Giove sono vicini al Sole vicino o nella costellazione dell’Ariete.

2.7. L’Oroscopo completo di Dante.

Sole è in Ariete;
Luna, Marte, Mercurio, Giove nella costellazione dell’Ariete o vicino ad essa. Probabilmente invisibili nel Sole;
Venere è nei Pesci, ben visibile nel mattino;
Saturno di fronte al petto del Leone, la parte quindi che punta alla costellazione del Cancro
L’unica possibile data per questo oroscopo nel Medioevo è metà Aprile 1477. È quindi in questa data e non intorno al 1300 che Dante ha concepito la Divina Commedia.

3. La datazione astronomica della Divina Commedia è inequivocabile: 12 - 15 Aprile 1477


Dati inseriti nel programma HOROS.
Zodiak Dante OM, code code OM1.
Sole - in Ariete.
Saturno - in Leone.
Venere – in Pesci.
Luna, Marte, Mercurio e Saturno —vicini o in Ariete (Ariete +/- un terzo del suo vicino)
Ora incominceremo una più dettagliata analisi dell’oroscopo di Dante. C’è una soluzione che soddisfi non solo il HOROS, ma tutte le condizioni astronomiche aggiuntive contenute nella Divina Commedia? Non abbiamo tenuto conto di queste condizioni cercando le soluzioni per il programma HOROS. E’ arrivato il momento di metterle in conto. Ricordiamo queste condizioni:

CONDIZIONE 1. Saturno, secondo le indicazioni di Dante, sta sul petto della costellazione del Leone che punta verso quella del Cancro. Nelle antiche stelle il Leone ha sempre il petto rivolto verso il Cancro e le zampe posteriori e la coda verso la Vergine. Questa posizione è presente senza eccezioni in tutti gli zodiaci a cominciare da quelli egiziani, si trova in tutti i cataloghi di stelle incluso l’Almgesto di Tolomeo. In altre parole questa condizione significa che Saturno si trova nella parte del Leone adiacente al Cancro.

CONDIZIONE 2. Venere aveva una buona visibilità nel mattino e Marte, Mercurio e Giove, invece non erano visibili a causa della vicinanza al Sole. Abbiamo verificato queste condizioni col programma StarCalc prendendo Roma come punto di osservazione poiché Dante era italiano. Questo è comunque irrilevante poiché le condizioni di visibilità dei pianeti sono grossomodo le stesse in tutto il sud Europa. Il risultato ha confermato tutte le condizioni aggiuntive. Saturno era di fronte alla stella Regolo, il “Cuore del Leone” e perciò esattamente sotto il petto del Leone come dice Dante.

Condizione 2 è stata egualmente rispettata. Il Sole, Luna, Mercurio e Marte erano in Ariete, Giove in Pesci ma non lontano dall’Ariete, Venere, nei Pesci, ma più lontana di Giove dall’Ariete e dal Sole. Ma questa differenza col Sole tra Venere e Giove è importante perché Venere era ben visibile nel cielo mattutino di Roma e Giove era in una posizione peggiore o forse invisibile. Marte e Mercurio erano invisibili a occhio nudo a causa della vicinanza al Sole la loro visibilità era esclusa. La Luna era anch’essa vicino al Sole e non era visibile perché Luna nuova e dunque rivolgeva la parte non illuminata verso la Terra.

Venere appare sull’orizzonte mattutino di Roma quando il Sole si trova 11° sotto l’orizzonte locale, cioè in un cielo che cominciava ad illuminarsi ma ancora scuro. La luminosità di Venere è uguale a M = 3.78, ossia molto alta, un ordine di grandezza più alto di quello delle stelle più luminose. (Ricordiamo che la magnitudo M della luminosità viene misurata su una scala logaritmica e una alta luminosità può essere negativa. Più basso è il valore M, più grande la luminosità. Nelle stelle luminose del primo tipo il valore di M oscilla tra 0 e 1. È per questo che Venere è perfettamente visibile a un certo punto nel pallore (per via della luminosità del cielo) della Costellazione dei Pesci. Al sorgere di Venere la Costellazione dei Pesci comincia a svanire rapidamente nel cielo man mano che il cielo si illumina. Nonostante ciò Venere, grazie alla sua luminosità è ancora visibile quando i Pesci non lo sono più. Da qui le parole di Dante su Venere che “oscura la Costellazione del Pesci”. La situazione corrisponde perfettamente all’immagine del cielo visibile da Roma tra il 12 e il 15 Aprile 1477.
Giove appare a Roma nel mattino quando il Sole era sotto l’orizzonte di 9°. Questa posizione assicura la visibilità di stelle luminose e pianeti sebbene le stelle ordinarie non siano più visibili. Quindi Giove ha una luminosità di M = -2.02 ed è visibile sopra l’orizzonte. Ma in 15 minuti il cielo diventa così luminoso che Giove sparisce alla vista. Perciò molto dipende dalle condizioni di monitoraggio. In condizioni ideali Dante può ovviamente vedere Giove e Venere e dirci nel suo poema che la coppia siede nel sorgere del mattino. Ma potrebbe non aver visto Giove. Per esempio se piccole nubi si fossero raccolte sul luminoso orizzonte o ci fossero state costruzioni, colline, alberi etc. Dante potrebbe non averlo visto ma aver visto solo Venere, più luminosa e sorta prima e ora alta sull’orizzonte. Per quello che ne sappiamo è ciò che è successo. Dante scrive della brillante Venere mentre Giove è tra i pianeti non visibili sotto i raggi del Sole.

4. "La Divina Commedia "— Un colorito fenomeno di letteratura apocalittica apparso nella forma originale nel 1477 quando le persone ansiosamente attendevano la fine del mondo prevista per il 1492.

Nel libro di A.T. Fomenko "Numeri contro bugie" si mostra come le famose profezie di Ezechiele, Zaccaria, Geremia, Isaia e Daniele non sono state scritte prima del XV secolo. Più precisamente dopo l’Apocalisse (Rivelazione di S. Giovanni) che fu scritta non prima del 1486. Ricordiamo che, secondo i nostri dati, la famosa Apocalisse, inserita oggi erroneamente nel Nuovo Testamento contiene un oroscopo astronomico del 1486. Fu creata sull’onda della fine del mondo del 1492 che corrisponde all’anno 7000 da Adamo dell’era Bizantina.

Questo è il motivo per cui l’Apocalisse è piena di angosciose immagini e spaventose predizioni. Allo stesso tempo, la versione iniziale dell’Apocalisse descriveva gli eventi relativi all’era dell’attacco Ottomano-Ataman del XV-XVI secolo.

Così le suddette profezie sono state create sotto l’influenza dell’Apocalisse e contengono i suoi simboli e immagini. Questo fatto fu inizialmente notato da N.A. Morozov.
Arriviamo alla Divina Commedia. Alcuni suoi frammenti sono chiaramente apocalittici.

Svyatsky scriveva: Evidentemente Dante comprende l’essenza astronomica delle visioni dell’Apocalisse perché impiegando queste immagini nel XXIX canto del Purgatorio che descrive la misteriosa processione del divino Grifone l’autore chiede a Urania di aiutarlo a descrivere “cose difficili da capire, una galleria di 24 vecchi, quattro specie di animali della visione di Giovanni”.

Purgatorio, 29:82 – 105:

Sotto così bel ciel com’io diviso,
ventiquattro seniori, a due a due,
coronati venien di fiordaliso. [84]

Tutti cantavan: «Benedicta tue
ne le figlie d’Adamo, e benedette
sieno in etterno le bellezze tue!». [87]

Poscia che i fiori e l’altre fresche erbette
a rimpetto di me da l’altra sponda
libere fuor da quelle genti elette, [90]

sì come luce luce in ciel seconda,
vennero appresso lor quattro animali,
coronati ciascun di verde fronda. [93]

Ognuno era pennuto di sei ali;
le penne piene d’occhi; e li occhi d’Argo,
se fosser vivi, sarebber cotali. [96]
A descriver lor forme più non spargo
rime, lettor; ch’altra spesa mi strigne,
tanto ch’a questa non posso esser largo; [99]

ma leggi Ezechiel, che li dipigne
come li vide da la fredda parte
venir con vento e con nube e con igne; [102]

e quali i troverai ne le sue carte,
tali eran quivi, salvo ch’a le penne
Giovanni è meco e da lui si diparte. [105]

Purgatorio 106 – 120:

Lo spazio dentro a lor quattro contenne
un carro, in su due rote, triunfale,
ch’al collo d’un grifon tirato venne.   [108]

Esso tendeva in sù l’una e l’altra ale
tra la mezzana e le tre e tre liste,
sì ch’a nulla, fendendo, facea male.   [111]

Tanto salivan che non eran viste;
le membra d’oro avea quant’era uccello,
e bianche l’altre, di vermiglio miste.   [114]

Non che Roma di carro così bello
rallegrasse Affricano, o vero Augusto,
ma quel del Sol saria pover con ello;   [117]

quel del Sol che, sviando, fu combusto
per l’orazion de la Terra devota,
quando fu Giove arcanamente giusto.   [120]

Purgatorio 121 – 154:

Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l’una tanto rossa
ch’a pena fora dentro al foco nota;   [123]

l’altr’era come se le carni e l’ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa;   [126]

e or parean da la bianca tratte,
or da la rossa; e dal canto di questa
l’altre toglien l’andare e tarde e ratte.   [129]
Da la sinistra quattro facean festa,
in porpore vestite, dietro al modo
d’una di lor ch’avea tre occhi in testa.   [132]

Appresso tutto il pertrattato nodo
vidi due vecchi in abito dispari,
ma pari in atto e onesto e sodo.   [135]

L’un si mostrava alcun de’ famigliari
di quel sommo Ipocràte che natura
a li animali fé ch’ell’ha più cari;   [138]

mostrava l’altro la contraria cura
con una spada lucida e aguta,
tal che di qua dal rio mi fé paura.   [141]

Poi vidi quattro in umile paruta;
e di retro da tutti un vecchio solo
venir, dormendo, con la faccia arguta.   [144]

E questi sette col primaio stuolo
erano abituati, ma di gigli
dintorno al capo non facean brolo,   [147]

anzi di rose e d’altri fior vermigli;
giurato avria poco lontano aspetto
che tutti ardesser di sopra da’ cigli.   [150]

E quando il carro a me fu a rimpetto,
un tuon s’udì, e quelle genti degne
parvero aver l’andar più interdetto,   [153]
fermandosi ivi con le prime insegne.

Un altro chiaro riferimento all’Apocalisse in Inferno 19:103 – 114:

io userei parole ancor più gravi;
ché la vostra avarizia il mondo attrista,
calcando i buoni e sollevando i pravi.   [105]

Di voi pastor s’accorse il Vangelista,
quando colei che siede sopra l’acque
puttaneggiar coi regi a lui fu vista;   [108]

quella che con le sette teste nacque,
e da le diece corna ebbe argomento,
fin che virtute al suo marito piacque.   [111]
Fatto v’avete Dio d’oro e d’argento;
e che altro è da voi a l’idolatre,
se non ch’elli uno, e voi ne orate cento?   [114]

Così Dante ci dice che si riferisce a Giovanni (Apocalisse) e al profeta Ezechiele. Il poema di Dante non è stato creato prima della fine del XV secolo perché include idee e immagini dell’Apocalisse, che fu per la maggior parte scritta nel 1486 (oroscopo incluso nell’Apocalisse).

Questo chiarisce l’essenza del problema. Nel tardo XV secolo si attendeva l’Apocalisse. Nel 1486 la prima versione dell’Apocalisse era già stata scritta. Allo stesso tempo la prima versione del poema di Dante è del 1477, quindici anni prima del 1492, data attesa per la fine del mondo. La Divina Commedia fu scritta in anticipo sul giudizio di Cristo quando i giusti sarebbero andati in Paradiso e i peccatori all’Inferno. I moderatamente colpevoli sarebbero stati messi nel Purgatorio.
L’autore distribuisce molti suo contemporanei e eroi dei secoli andati nelle varie ctegorie come a preparare il Giudizio Finale. Chiaramente era in corso una battaglia sulla lista a quel tempo. La cosa veniva presa molto seriamente. Ognuno voleva andare in Paradiso e nessuno all’Inferno. Dante esprime tuta la sua antipatia o simpatia per i vari personaggi. Forse in quell’epoca c’erano altre liste di questo tipo. Probabilmente ce n’erano nei circoli ecclesiastici del tardo XV secolo. Quella di Dante è sopravvissuta perché rifletteva l’opinione di qualche gruppo influente all’interno della Chiesa Occidentale Europea. Il lavoro di Dante non è una mera fantasia ma deve essere stato molto rilevante al periodo.

Probabilmente esistevano Commissioni di alto livello per preparare queste liste da usare durante il processo del Giudizio Finale. E devono essere state distribuite. Poi un poeta (sotto il nome di Dante) ha messo le basi per un lavoro poetico a futura memoria. Questo può essere successo molti anni dopo il 1477. Vale la pena ricordare che idee relative alla biblica apocalisse sono circolate fino al XVII secolo.
A questo proposito segnaliamo il curioso affare del “515”. Dante scrive in Purgatorio 33:40 - 45:

ch’io veggio certamente, e però il narro,
a darne tempo già stelle propinque,
secure d’ogn’intoppo e d’ogni sbarro,   [42]

nel quale un cinquecento diece e cinque,
messo di Dio, anciderà la fuia
con quel gigante che con lei delinque.   [45]

Notiamo che questi versi seguono la larga sezione della Commedia (Canti 29-32) relativa all’Apocalisse. Ci dice che “il tempo predetto dalle stelle è finito” e che “le loro parole diverranno necessariamente realtà” riferendosi probabilmente alla fine del mondo del 1492. Nel Canto 13 del Paradiso Dante dice:

Imagini, chi bene intender cupe
quel ch’i’ or vidi – e ritegna l’image,
mentre ch’io dico, come ferma rupe –, [3]

quindici stelle che ‘n diverse plage
lo ciel avvivan di tanto sereno
che soperchia de l’aere ogne compage; [6]

Bisogna ricordare che negli antichi testi cabalistici si invertivano i numeri (come le parole) e si leggevano da destra a sinistra e viceversa. Per esempio il numero della Bestia, 666.
Forse il misterioso 515 è il “Dio di Dio” e viene da quel 15 letto anche al contrario. Ma è anche il numero di anni che precede la fine del mondo. Questa conclusione confermerebbe anche la data di scrittura del libro.


5. La Divina commedia ha tracce del XVI e XVII secolo


Sebbene il nocciolo del poema sia stato scritto alla fine del XV secolo ha subito riedizioni fino alla fine del XVI secolo e forse nel XVII secolo. Ecco alcuni esempi:

Inferno 17:106-111

Maggior paura non credo che fosse
quando Fetonte abbandonò li freni,
per che ‘l ciel, come pare ancor, si cosse;
né quando Icaro misero le reni
sentì spennar per la scaldata cera,
gridando il padre a lui «Mala via tieni!»,

e ancora, Inferno 29:112-117:

Vero è ch’i’ dissi lui, parlando a gioco:
“I’ mi saprei levar per l’aere a volo”;
e quei, ch’avea vaghezza e senno poco,
volle ch’i’ li mostrassi l’arte; e solo
perch’io nol feci Dedalo, mi fece
ardere a tal che l’avea per figliuolo.

Si parla ancora di Fetonte in Purgatorio 4:70–72:

sì, ch’amendue hanno un solo orizzòn
e diversi emisperi; onde la strada
che mal non seppe carreggiar Fetòn,

e Рaradiso 31:124–126:

che mal guidò Fetonte, più s’infiamma,
e quinci e quindi il lume si fa scemo,

Come mostrato nel libro “Il Profeta Conquistatore”, la famosa antica leggenda di Fetonte riflette la caduta di un meteorite ferroso vicino a Yaroslav sul Volga nel 1421 e l’antica leggenda di Icaro e Dedalo riflette eventi della seconda metà del XVI secolo del periodo dello Zar Khan Ivan IV Il Terribile.
Queste sezioni del poema non sono state scritte prima della seconda metà del XVI secolo. Non nel XV secolo e quindi non nel periodo dell’oroscopo (1477). E quindi non nel XIV secolo come si suppone oggi.

Nell’Inferno 25:28-33 si parla di Ercole:

Lo mio maestro disse: «Questi è Caco,
che sotto ‘l sasso di monte Aventino
di sangue fece spesse volte laco.
Non va co’ suoi fratei per un cammino,
per lo furto che frodolente fece
del grande armento ch’elli ebbe a vicino;
onde cessar le sue opere biece
sotto la mazza d’Ercule, che forse
gliene diè cento, e non sentì le diece».

La storia di Eracle-Ercole è del XVI secolo. La prima parte del mito di Eracle è la descrizione della vita di Andronico-Cristo del XII secolo. Questo frammento della Divina Commedia fu quindi creato non prima del XVI secolo.
Nell’Inferno 26:34-40 viene descritto il carro di fuoco del profeta biblico Elia:

E qual colui che si vengiò con li orsi
vide ‘l carro d’Elia al dipartire,
quando i cavalli al cielo erti levorsi,   [36]
che nol potea sì con li occhi seguire,
ch’el vedesse altro che la fiamma sola,
sì come nuvoletta, in sù salire:   [39]

Nel libro “Il Profeta conquistatore. Una biografia originale di Maometto” abbiamo mostrato che l’antica storia del profeta Elia e del suo carro di fuoco è un altro riflesso della caduta del meteorite nel 1421 vicino a Yaroslav sul Volga. Quindi questo frammento di Dante non fu creto prima della prima metà del XV secolo.
Dante cita il profeta Maometto nell’Inferno 28:61-63.

Poi che l’un piè per girsene sospese,
Maometto mi disse esta parola;
indi a partirsi in terra lo distese.   [63]

Come abbiamo mostrato nel libro “Il Profeta conquistatore. Una biografia originale di Maometto”, il contributo principale alla descrizione della vita del Profeta Maometto è stato quello della vita del Sultano Maometto II del XV secolo. Quindi questo frammento non fu creato prima della seconda metà del XV secolo.
La Divina Commedia cita il Patriarca Giuseppe in "Inferno 30:94-98"

«Qui li trovai – e poi volta non dierno – »,
rispuose, «quando piovvi in questo greppo,
e non credo che dieno in sempiterno.   [96]
L’una è la falsa ch’accusò Gioseppo;
l’altr’è ‘l falso Sinon greco di Troia:

Viene citato il personaggio egiziano di Putifarre la cui moglie tentò di sedurre Giuseppe. Come dimostriamo nel libro “I Vangeli perduti. Nuove testimonianze su Andronico-Cristo”, i Patriarca Giuseppe è un riflesso di Joseph Volotsky, il famoso Santo della Chiesa Russa del XV secolo e di Dmitry Mardojoy, eretico, figlio di Elena Voloshanki = La Biblica Ester del XVI secolo.
Questo frammento fu dunque scritto non prima della seconda metà del XVI secolo. Ricordiamo che "‘l falso Sinon greco di Troia" è un personaggio della famosa “antica” guerra di Troia del XIII secolo. Vedi il libro “L’Antichità è il Medioevo”.

Dante dice in Purgatorio 12, 58-60:

Mostrava come in rotta si fuggiro
li Assiri, poi che fu morto Oloferne,
e anche le reliquie del martiro.   [60]

Si riferisce al guerriero Oloferne ucciso da Giuditta. Come dimostrato nel libro “Russia Biblica” questa è una storia della seconda metà del XVI secolo. Dante la cita in Paradiso 32:10.

Sarra e Rebecca, Iudìt e colei

Di conseguenza questi frammenti della Divina Commedia non sono stati creati prima della seconda metà del XVI secolo.
Leggiamo oltre
intorno ad esso era il grande Assuero,
Estèr sua sposa e ‘l giusto Mardoceo,
che fu al dire e al far così intero.
Purgatorio 17:28-30

Come abbiano mostrato ne “La Russia Biblica” sono riflessi di personaggi del XVI secolo. Artaserse è Ivan Grozny (Il Terribile), Ester è Elena Voloshanka.
Dante cita anche il Profeta Daniele e il Re Babilonese Nabucodonosor in Paradiso 4:13-14.

Fé sì Beatrice qual fé Daniello,
Nabuccodonosor levando d’ira,

A nostro parere Nabucodonosor è un altro riflesso di Ivan Grozny (Il Terribile), e il Profeta Daniele è il riflesso del Metropolita Daniele (1522-1539), contemporaneo di Ivan IV Grozny (Il Terribile). Vedi il libro “Le Sette Meraviglie del Mondo” . Daniele viene citato ancora in Paradiso 29:133:

e se tu guardi quel che si revela
per Daniel, vedrai che ‘n sue migliaia
determinato numero si cela.  

Tutti questi frammenti non sono stati scritti prima della seconda metà del XVI secolo.
C’è un fatto curioso da notare. Dante, autore Occidentale (o il suo editore) vede con simpatia Ester e Mardocheo mentre, al contrario, l’atteggiamento Russo nei loro confronti è negativo specialmente nella Chiesa Russo Ortodossa.
Abbiamo ripetutamente indicato come la storia di Ester era considerata positiva dagli Europei Occidentali perché portò al colpo di stato nel cuore dell’Orda Russa e in definitiva alla spaccatura all’interno del Grande Impero “Mongolo” nel XVII secolo.
Dante sa già delle città bibliche di Sodoma e Gomorra in Purgatorio 26, 40-41:

la nova gente: «Soddoma e Gomorra»;
e l’altra: «Ne la vacca entra Pasife,

e Purgatorio 26, 79-81:

però si parton “Soddoma” gridando,
rimproverando a sé, com’hai udito,
e aiutan l’arsura vergognando.

Nel libro “I numeri contro la menzogna” mostra che la Bibbia descrive la morte delle città di Stabia, Ercolano, Pompei come risultato di un’eruzione del Vesuvio del XVI secolo o addirittura del 1631. Quindi questo frammento è stato scrittonon prima del XVI secolo o persino del 1631.
Dante cita il Re Serse e il suo attraversamento dell’Ellesponto in Purgatorio 28:70-72:

Tre passi ci facea il fiume lontani;
ma Elesponto, là ‘ve passò Serse,
ancora freno a tutti orgogli umani,

Ma questo è un episodio del XVI secolo perché l’”Antico” Re Persiano Serse è un riflesso di Ivan IV (Il Terribile) come mostriamo nel libro ““La conquista dell'America da parte di Ermak-Cortes e la sommossa della Riforma dagli occhi degli "antichi" greci”.
Vediamo ancora come il poema di Dante sia stato edito non prima della seconda metà del XVI secolo.
Dante già conosce la cronologia scaligeriana creata tra il XVI e il XVII secolo. Per esempio dice in "Paradiso 33:94-96:

Un punto solo m’è maggior letargo
che venticinque secoli a la ‘mpresa,
che fé Nettuno ammirar l’ombra d’Argo.

Ricordiamo che Argo e la nave degli Argonauti sono, secondo la cronologia Scaligeriana, un evento del XII-XIII secolo a.c. di cui si parla nel XIII-XIV secolo. Quindi nella storia Scaligeriana il poeta è separato da Argo da 25 secoli.
Quindi il poeta (o il suo editore) già usa una griglia cronologica creata nel XVI-XVII secolo.
Tra l’altro, a nostro parere, l’esperienza degli Argonauti è del XIII-XIV secolo. Della nuova era ovviamente.

1.6. Riferimenti a ore e bussola della Divina Commedia nella sua versione tarda.


Sebbene i due elementi che analizzeremo in seguito non siano di particolare importanza li citeremo ugualmente. È curioso il riferimento all’orologio (presumibilmente della torre) in "Paradiso, X, 139-142."

Indi, come orologio che ne chiami
ne l’ora che la sposa di Dio surge
a mattinar lo sposo perché l’ami,   [141]
che l’una parte e l’altra tira e urge,

L’orologio della torre è ovviamente fuori luogo in quanto il pendolo fu studiato nel 1585 da Galileo.

Dante parla della bussola in Paradiso 12:29-30:

si mosse voce, che l’ago a la stella
parer mi fece in volgermi al suo dove;

Nella cronologia scaligeriana la bussola appare tra il X e il XII secolo e in Cina la bussola appare all’inizio del XIII secolo. Secondo i nostri calcoli l’antica Cina è la Rus dell’Orda. Da questi calcoli risulta che la bussola deve essere stata inventata nel XIV-XV secolo e immediatamente utilizzata per navigare sugli oceani lontano dalla costa. Precedente la navigazione avveniva costeggiando la terra. Per questo motivo nelle antiche mappe gli oceani sono dipinti spesso come esili fiumi. I cartografi non avevano idea di cosa ci fosse tra le due rive.
Le carte del XV-XVI già presentano mari e oceani credibili.

Capitolo 2 Dante visse almeno 150 anni più tardi di quello cge credono gli storici

1 Scrivere oggi della vita di Dante


La Commedia di Dante fu scritta nel 1477 e chiaramente corretta nel XVI e XVII secolo. Questa è la versione ufficiale:

"La Commedia fu iniziata nel 1307 e terminata nel 1321. Stampata a Bologna nel 1322, dopo la morte del poeta. l’epiteto “Divina” si deve a Boccaccio (presunto 1313-1375 che scrisse la biografia di Dante. Ma il nome con cui oggi è conosciuta divenne canonico solo con l’edizione veneziana del libro del 1555 (la prima edizione è del 1472)… Molte generazioni di scienziati italiani e stranieri lavorarono sul capolavoro di Dante. C’erano diverse discrepanze tra i primi manoscritti (la Commedia autografa non è stata conservata). Il filologo Giorgio Petrocchi ha confrontato 700 manoscritti della Divina Commedia del XIV secolo e prodotto un’edizione critica nel 1966.

La prima traduzione della Commedia in Russo è di un contemporaneo di A. S. Pushkin, P. Katenin. Nella cronologia scaligeriana non risulta conosciuto in Russia per 400 anni (!) (cioè dal 1322 al 1762).

Comunque, secondo i risultati da noi ottenuti i manoscritti della Divina Commedia pubblicati per la prima volta nel 1477 sono stati datati in modo errato e debbono essere spostati alla fine del XV secolo e fino al XVI secolo. O anche il XVII secolo. Quindi appare chiaro che all’inizio del XVIII Dante già sapeva dei Rusi.

Notiamo di nuovo che l’originale non è stato conservato. Nessuna sorpresa. Il testo fu pesantemente edito nei secoli successivi per cui l’originale doveva essere soppresso.

La guida di Dante è il poeta Virgilio, il famoso “antico” poeta. I commentatori scrivono di Dante: Il culto di Virgilio, possiamo dire, risorge. Virgilio non conosceva abbastanza Virgilio. Conosceva l’Eneide, le Bucoliche ma le Georgiche gli erano sconosciute.

Come abbiamo mostrato nel libro “L’inizio della Rus dell’Orda” Virgilio visse e lavorò nel XIII secolo ed era realmente un predecessore di Dante che aveva vissuto 250 anni prima di lui.

Nella descrizione della vita di Dante notiamo un fatto illuminante. Tra Guelfi e Ghibellini esisteva una violenta opposizione che si intrecciava alla politica. Quando i Ghibellini furono espulsi da Firenze anche Dante subì la stessa sorte in quanto ostile al Papa e dovette lasciare la città il 27 di gennaio, con confisca dei beni e distruzione della casa. La seconda sentenza contro Dante che non si presentò a giudizio fu ancora più severa. Fu ordinata la sua cattura e la sua messa al rogo. La casa fu completamente distrutta e quella che viene oggi presentata ai turisti non ha nulla a che vedere con quella in cui nacque e visse Dante.

La battaglia che Dante fece a Firenze era la battaglia per l’indipendenza della sua città e la guerra contro il papato. Molte maledizioni furono certamente mandate al poeta anche dalla Chiesa.

Quando il poeta morì i familiari si dettero alla ricerca degli originali dell’opera. Le prime due parti erano già circolate ma il Paradiso non era stato ancora pubblicato. La ricerca degli ultimi canti non portò a nulla. Eppure era noto che Dante avesse terminato l’opera. A un certo punto DANTE APPARVE IN SOGNO AL FIGLIO JACOPO E GLI INDICO’ DOVE SI TROVASSERO GLI ULTIMI CANTI prima di lasciare Venezia. Così li trovarono.

Per i Fiorentini Dante era tuttavia il sostenitore della spedizione di Enrico VII più che l’autore della Divina Commedia.

Probabilmente lo stesso nome Dante Alighieri potrebbe essere un soprannome. Potrebbe essere una contrazione della parola italiana “Dannato”. Per esempio, nel libro di Mauro Orbini, la lista degli autori da cui Orbini trasse le informazioni erano stati dannati dalla Chiesa. Vicino ad alcuni nomi Orbini scrive “Dannato autore” e poiché l’autore della Divina Commedia era stato esiliato per la lotta contro il papato poteva ben essere definito “dannato” e poi l’aggettivo divenne il nome stesso. E anche il nome “Alighieri” potrebbe derivare da “allegoria” e aver subito la stessa sorte.

Così è probabile che non conosciamo davvero il nome dell’autore della Divina Commedia. La sua stessa biografia fu scritta più tardi.

2. I contorti rivoli della storia di Dante scompaiono una volta aggiustate le date.

Torniamo alla versione scaligeriana della storia di Dante. "nel 1396 (presunto) I Fiorentini per la prima volta provarono a portare le ceneri del poeta da Ravenna a Firenze nella Chiesa di Santa Croce dove Dante avrebbe voluto essere seppellito.. Ravenna rifiutò, sempre.
Infine per i Fiorentini arrivò il momento. Leone X de’ Medici salì al trono papale e un altro fiorentino suo ammiratore, Michelangelo Buonarroti chiese al Papa di appoggiare la richiesta di Firenze. Era il 1520 (presunto) e non era possibile opporsi alla richiesta del Papa. Ravenna si arrese. Ma, all’apertura, il sarcofago risultò vuoto.

I frati Francescani non intendevano separarsi dalle preziose reliquie e, senza toccare il sarcofago ruppero la parete della cappella dove il sarcofago poggiava e portarono via le ossa del poeta. A lungo nessuno seppe dove si trovassero. Non fu fatta pubblicità e i pellegrini continuarono ad andare a Ravenna ad adorare la tomba del poeta. Le ossa erano nel mausoleo costruito dall’architetto e scultore Pietro Lombardi dal 1482. Nel 1870 il mausoleo fu ricostruito e prese la forma attuale. Le ossa del poeta sono ora nella tomba, FURONO RITROVATE il 27 maggio 1865 per caso durante i lavori nella vicina cappella del monastero. Quando una parte del muro fu demolita, una cassetta di legno fu trovata e si disse che conteneva le ossa di Dante, nascoste in questo posto da Antonio Santi il 18 ottobre 1677. Fra Antonio era il rettore del monastero e probabilmente aveva sempre saputo dove si trovassero le ossa dal momento del rapimento. Il 26 giugno 1865 sono state sistemate in una cassa di legno e messe nel vecchio sarcofago. Così esattamente nell’anniversario dei 600 anni della nascita del poeta, il poeta fu riacchiappato. Firenze chiese ancora a Ravenna la restituzione delle ossa senza successo.
Tutto ciò è molto sospetto. Gli autori del ritrovamento dei resti erano certi che Dante fosse nato nel 1265. Nel XIX secolo, all’anniversario della presunta data di nascita secondo la cronologia scaligeriana dei presunti storici “per caso” vengono ritrovati i resti che vengono certificati come autentici. Fine della storia.
Ci hanno detto che i resti del poeta erano misteriosamente scomparsi nel 1520 e poi nel 1865 sono riapparsi. 345 anni, più di tre secoli. Molto probabilmente si tratta di pura propaganda per i turisti.
Ultima Modifica 5 Anni 2 Mesi fa da Italo. Motivo: migliore leggibilità del testo e aggiunta di una parte finale
I seguenti utenti hanno detto grazie : Pyter, Nomit

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5 Anni 2 Mesi fa #28970 da horselover
Risposta da horselover al topic Nuova Cronologia
molto interessante

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5 Anni 2 Mesi fa #28986 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Mi viene una domanda: Fomenko ha usato lo zodiaco tropico o lo zodiaco siderale? Siamo sicuri che il nostro zodiaco siderale sia lo stesso che usavano all'epoca? In ogni caso la vicinanza della soluzione al 1492 è suggestiva.
Ma sicuramente non tutto può essere stato composto così presto, come dice anche Fomenko. Il fatto che l'opera contenga un oroscopo non significa che sia stata composta contemporaneamente al verificarsi dell'oroscopo.

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5 Anni 2 Mesi fa #29043 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Purtroppo l'astronomia non è il mio forte. Dall'accuratezza con cui descrive la costruzione dell'Almagesto (che dovrebbe essere stato scritto tra il 600 e il 1300 d.c.) penserei che sia una variabile considerata. Proverò a darci un'occhiata specifica.
Fomenko sottolinea come la data dell'oroscopo corrisponda a un'osserazione dal vivo più che a un calcolo astronomico visti i particolari di visibilità di alcuni pianeti che Dante rileva.
Dal 1477 al 1492 passano quindici anni. Probabilente sufficienti a scrivere l'opera (escluse le eventuali manipolazioni successive).

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5 Anni 2 Mesi fa #29070 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Non essendo per niente esperto di astronomia mi limito a postare quanto è scritto a pag 403 del 3° volume della Cronologia relativamente alle datazioni astronomiche. Suppongo possa aiutare.

We must point out that over the last 2000 years the summer solstice has always been in March, the spring equinox has taken place in June, the autumn one in September, December being the month of the winter solstice, although this is of little importance to us here. This distribution of the equinox and solstice points became rigidly fixed in the Gregorian calendar after the reform of 1582 ([393], pages 22-23). In the Julian calendar, the equinox and solstice points gradually shift across different calendar dates over the centuries.

Since we shall often be using the "old-style" Julian calendar in the present book due to its convenience for astronomical calculations, which has differed from the consensual "new-style" Gregorian calendar ever since the October of 1582, it would be expedient for us to explain the astronomical difference between the two calendars.

There are two natural ways of estimating the length of the solar year, the simplest and most obvious one being equalling it to the time of the telluric rotation around the Sun. From the point of view of an observer located on the surface of the Earth, this is the time required for the Sun to finish its journey across the ecliptic and return to its old place among the stars. Such a "solar year" is called a "stellar year" in astronomy ([393]). The Julian ("old-style") year is roughly two times more precise in corresponding to the stellar solar year than the Gregorian ("new-style").

However, one might also suggest another way of estimating the length of a solar year, depending on the cyclic repetitions of the four seasons, which are known to be in rigid dependency on the dates of equinoxes and solstices. Therefore, each of the four seasons recurs over roughly the same period that it takes for the vernal equinox to recur, for instance. This time interval is the second version of estimating the length of the solar year and is called a "tropical year" in astronomy. The tropical solar year differs from the stellar, or the period of telluric rotation around the sun, the discrepancy between the two equalling circa 20 minutes and stemming from the fact that the climatic season recurrence period, or the tropical year, is dependent on the fluctuation period of the telluric axis to a greater extent than on the time it takes the Earth to complete its cycle around the Sun, since the advent of winter, autumn, spring or summer is primarily dependent on the bias of the telluric axis in relation to the plane of the telluric orbit, or, in other words, the height of the Sun above the horizon for a given season.

The average year length in the Julian calendar is in between the stellar and the tropical solar year. In the Gregorian calendar, the average year length is maximally close to the tropical year. As a result, the discrepancy between the average Gregorian year and the period of the Earth s cycle around the Sun exceeds that of the Julian by a factor of two.

A propos, this is where the popular opinion about the Julian calendar allegedly following a "wrong" astronomical year length comes from, one that was presumably corrected in the Gregorian calenda - Rall of this is blatant advertising which has got nothing in common with reality. The real length of a year in the Julian calendar is balanced well enough between the two solar years - the stellar and the tropical, differing by circa 9 minutes from the former and 12 minutes from the latter. In the Gregorian calendar this average year length all but coincides with the tropical, differing from the length of the stellar year by some 20 minutes. Thus, from the astronomical point of view, these two calendars are more or less "equal in rights". However, the Julian calendar, which contains no "leaps" in its dates, is more convenient for calculations. As for the real reasons for replacing the "old" style with the "new", it has to be said that they were rather distant from astronomy and indeed science in general. See
:1 and
:2 for details; also the second volume of Russia and Rome , as well as Chron6.

Let us explain that the primary inconvenience of the Gregorian calendar (the "new style") for backwards calculations lies in the fact that it contains a 10-day leap in 1582; also, the length of a century in the Gregorian calendar is measured by a fractional number of days, unlike the Julian. This complicates calculations as well. Since the Julian calendar had officially remained the civil calendar in Russia up until 1917, we do not occupy ourselves with converting the calculated Julian dates into the "new style", even for the epochs postdating 1582 a.d. The readers are capable of doing this independently, should they so desire. Thus, all the calculated dates that we cite in this book are given according to the Julian calendar; this observation is only valid for dates beginning with 1582 a.d.

.

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5 Anni 2 Mesi fa #29086 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Lo zodiaco tropico è quello nel quale l'ariete comincia il giorno dell'equinozio. Lo zodiaco siderale è quello delle costellazioni. Tra segni e costellazioni con lo stesso nome c'è una differenza di più di 20 gradi, ciò significa per esempio che il primo luglio il sole si trova in cancro per lo zodiaco tropico e in gemelli per lo zodiaco siderale. Il motivo di tale discrepanza sarebbe che lo zodiaco tropico sarebbe stato fissato duemila anni fa da Tolomeo e col tempo la precessione degli equinozi avrebbe spostato in avanti le costellazioni.

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5 Anni 2 Mesi fa #29092 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Sembra che Jean Haurdouin fosse della stessa opinione sulla Divina Commedia. Questa è la traduzione di Google di una pagina tedesca translate.google.it/translate?hl=it&sl=d...uin.html&prev=search
Ma attenzione: "questo saggio è apparso solo in un diario perduto nel 1727. Fortunatamente, c'è un'edizione inglese (Londra 1847)"

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5 Anni 2 Mesi fa #29108 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Nomit , grazie del link. Jean Hardouin è uno che metteva seriamente in dubbio la cronologia ufficiale. Fomenko lo cita. Aveva promesso che alla sua morte avrebbe lasciato scritto la verità sui benedettini fabbricatori di testi falsi ma evidentemente i benedettini sono stati i primi a entrare nella sua stanza al momento dell’eredità. Il testo di cui si parla nel link potrebbe essere parte di quei documenti spariti. Me lo leggerò con calma. Tuttavia se le discrepanze temporali che rileva Hardouin sono reali come sembra non importa se il testo è stato scritto da Hardouin o da chiunque altro. La conclusione rimane che la datazione della Divina Commedia è errata o aggiustata. O il testo ha subito ulteriori modifiche come sostiene Fomenko. L’oroscopo invece rimarrebbe l’unico punto fermo.
Saresti in grado, anche approssimativamente di ipotizzare di quanto si sposterebbero le datazioni di Fomenko? Perché se non cambia di molto la datazione, come mi sembra di capire dal testo che ho postato in inglese, il discorso di fondo non verrebbe intaccato.

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5 Anni 2 Mesi fa - 5 Anni 2 Mesi fa #29122 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Jean Hardouin sposta la Divina Commedia (o almeno alcune sue parti) al 1411. Parla del verso in Purgatorio XX, 52 "Figlio fui d'un beccaio di Parigi"
Non ne fa una questione astronomica come Fomenko almeno in questo caso. La sostanza è tuttavia che ci sono problemi cronologici che andrebbero affrontati e che non lo sono.

Traduco come mi sembra di capire, alla grossa:

“Sapeva che essere macellaio di Parigi era qualcosa di significativo nel XV secolo. Sapeva, e non lo nega, che Ugo (Capeto) era figlio del conte di Parigi. Ma ha voluto scherzare sul suo tempo. Parigi è molto ristretta al tempo di Ugo, essere conte di Parigi, che altro significava se non essere temuto, avere autorità a Parigi, far tremare Parigi? Non è, dice il poeta bene informato di questo, quello che fa oggi un maestro macellaio di Parigi con i suoi consulenti? sebbene Parigi sia ora due volte più grande. Infatti, i maestri macellai, talvolta amministratori di Parigi, commissari dei mercanti, e in altri carichi del genere, erano ricchi, accreditati tra il popolo, e non facevano la professione al dettaglio. Il loro credito è cresciuto così tanto, che in 1411 (questo è il momento giusto di questo verso e del falso Dante), facevano tremare tutta Parigi per l'autorità che avevano sulle persone del mestiere e sulla popolazione”, dice P. Daniel, nella sua “Storia di Francia”, volume III pagg. 909-910.
Questo è ben diverso dall'idea banale che tutti i sapienti si sono fatti del pensiero del poeta! Ma senza volere si tradisce. Fa capire a chi lo vuol capire, che è vissuto 90 anni dopo la morte del vero Dante.
""Doutes proposés sur l'age du Dante" pag. 18-20
archive.org/details/bub_gb_shtLAAAAcAAJ_2
Ultima Modifica 5 Anni 2 Mesi fa da Italo. Motivo: dettaglio maggiore sulla questione

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5 Anni 2 Mesi fa #29137 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia

Italo ha scritto: L’oroscopo invece rimarrebbe l’unico punto fermo.
Saresti in grado, anche approssimativamente di ipotizzare di quanto si sposterebbero le datazioni di Fomenko? Perché se non cambia di molto la datazione, come mi sembra di capire dal testo che ho postato in inglese, il discorso di fondo non verrebbe intaccato.

Il testo che hai postato parla di differenza tra giorno solare e giorno siderale. Io parlavo della discrepanza tra gli zodiaci, dovuta alla precessione degli equinozi, del valore di un grado ogni 72 anni, per cui all'equinozio di primavera per l'astrologia siamo nel primo grado dell'Ariete, mentre per l'astronomia siamo ancora nella prima parte dei Pesci.
Cambia perché se l'autore dice che Saturno è in Leone intendendolo come segno tropico di 30 gradi e Fomenko invece intende la costellazione del Leone delineata nel 1930, abbiamo un problema. Ma magari siamo fortunati e l'autore intendeva proprio la costellazione e i confini di tale costellazione erano gli stessi di oggi.

In effetti Fomenko utilizza proprio le costellazioni, non i segni: translate.google.it/translate?hl=it&sl=r...vatikan/&prev=search
"Dal 2002 all'11 / 17/2007, abbiamo usato i seguenti confini delle costellazioni, definite da noi secondo il moderno atlante stellare:
<26> ARIETE <51> TORO <89> GEMELLI <117> CANCRO <143> LEONE <174> VERGINE <215> BILANCIA <236> SCORPIONE <266> SAGITTARIO <301> CAPRICORNO <329> AQUARIO <346> PESCI <26 > "

L'Ariete siderale viene fatto cominciare 26 gradi più tardi rispetto al segno astrologico.

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5 Anni 2 Mesi fa #29185 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
La critica alla cronologia accettata ha diversi sostenitori, Hardouin, Newton, Baldouf, Kammeier, Morozov, Johnson ecc.
Posto un estratto a proposito dal 1° volume della Cronologia di Fomenko - Nosovskiy. (traduzione di Claudiordali)
chronologia.org/it/sette1/capitolo1.pdf

Alcuni lettori potrebbero ignorare che "La Chiesa orientale
evitò di usare la nascita di Cristo come punto di riferimento cronologico, poiché a
Costantinopoli i dibattiti sulla data della sua nascita continuarono fino al XIV secolo" ([72],
pagina 69).I dubbi sulla correttezza della versione consensuale non sono un fenomeno recente. Alle spalle
hanno una vera e propria tradizione. In particolare, N. A. Morozov scrisse che il professore de
Arcilla dell'Università di Salamanca pubblicò le sue opere Programma Historiae Universalis e
Divinae Florae Historicae, dove dimostrò che l'intera storia dell'età classica aveva origini
medievali. Si tratta esattamente dello stesso punto di vista condiviso dallo storico e archeologo
gesuita Jean Hardouin (1646-1724), il quale considerò che la letteratura classica fu scritta nei
monasteri durante il precedente XVI secolo ...
Il privatdozent tedesco Robert Baldauf scrisse la sua opera History and its Criticisms nel 1902-
1903, dimostrando che non solo la storia antica, ma anche quella del primo medioevo, fosse un
falso dell'epoca rinascimentale e dei secoli successivi con il solo uso di argomenti filologici
([544], volume 7, pagine VII-VIII, Introduzione).
L'eminente scienziato inglese Edwin Johnson (1842-1901), autore di numerosi e notevoli studi
critici sulla storia antica e medievale, diede alcune gravi e severe critiche alla cronologia di
Scaligero. La conclusione principale a cui giunse Edwin Johnson, dopo molti anni di
ricerca cronologica, fu formulata in questo modo: "Siamo molto più vicini ai tempi dei Greci e
dei Romani di quanto non ci dicano le tavole cronologiche" ([1214], pagina XXX) . Edwin
Johnson chiese la revisione dell'intero costrutto della cronologia antica e medievale! Le sue opere
principali furono pubblicate tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo ([1214] e [1215]).
Potete vedere ulteriori dettagli sulla ricerca di Jean Hardouin, Robert Baldauf e Wilhelm
Kammeyer, nel lavoro di E. Y. Gabovitsch (Karlsruhe, Germania) citato in Cronologia 7,
Appendice 3.

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5 Anni 2 Mesi fa #29203 da horselover
Risposta da horselover al topic Nuova Cronologia
lo penso anch'io

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5 Anni 2 Mesi fa - 5 Anni 2 Mesi fa #29255 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Quello che segue sono i miei appunti presi capitolo per capitolo dal Volume 4 di “Chronology: Fiction or Science?”. Parto dall'inizio e posterò, se ne ho la capacità, anche i capitoli seguenti. Nessuna pretesa di professionalità. Sono appunti che semplificano quello che gli autori hanno scritto. Servono solo a dare un’idea generale del problema. Ho scelto il volume 4 perché ho ritenuto che da qui parta tutta la storia. Se Fomenko, Nosovskiy e tutti i coautori hanno visto giusto qui si apre una finestra su cosa ha preceduto la scrittura della cronologia ufficiale di Scaligero-Petavius. La madre di tutte le menzogne si potrebbe dire. Un panorama che dà le vertigini.
La metodologia che ha condotto gli autori alla conclusione che tutta la storia a partire dal XV secolo e indietro fino alla creazione dl mondo sia tutta un’invenzione viene dettagliatamente spiegata nel primo volume di “Chronology: Fiction or Science?” e nel libro riassuntivo in italiano “400 anni di inganni” compilato da Vera Bani. Una traduzione dei primi quattro capitoli del libro in inglese la fa Claudiordali sul sito di chronologia.org
chronologia.org/it/index.html
Io sono partito dal volume 4 perché con il colpo di stato dei Romanov va in pezzi l’Impero dell’Orda e la storia viene ricostruita in Russia e nel resto d’Europa e del mondo. Quindi personalmente presuppongo corretta la metodologia che ha portato a questa lettura.

Part I: THE CHRONOLOGY OF RUSSIAN HISTORY

Foreword

Introduction

1. General considerations

2. Our conception in brief

Uno dei momenti chiave della storia russa è “Il giogo mongolo-tartaro”. Si suppone che dal lontano est abbia tra l’altro raggiunto anche l’Egitto e stabilito lì la dinastia dei Mamelucchi.
“Orda” è l’antica parola russa per “esercito”. I Cosacchi “kazak” non erano una parte dell’Orda ma l’esercito regolare dello stato Russo.
Le parole “Czar” (Zar) e Khan erano intercambiabili.
Il periodo del “giogo mongolo” fu il periodo del dominio militare in Russia. Il Khan era il comandante in capo che faceva le funzioni dello Zar; le città erano governate dai Principi che non facevano parte dell’esercito ma raccoglievano fondi in suo supporto. I soldati erano una parte separata della società che si chiamava “Orda”.

3. The true identity of Mongolia and the Tartar and Mongol invasion. The Cossacks and the Golden Horde

N. A. Morozov sosteneva che la radice della parola Mongolia fosse il greco “Megalion”.
Batu-Khan (1227-1255) (= Yaroslav Vsevolodovitch (1238-1248) = Ivan Danilovich Kalita (Caliph) = Uzbek-Khan fondò insediamenti militari sulla riva destra del Dnepr a protezione delle frontiere. Erano principalmente formati da russi.
Secondo la storia ufficiale un sovrano mongolo che probabilmente né parlava russo né condivideva la fede ortodossa costruì templi per la chiesa ortodossa dappertutto sul territorio governato dall’Orda. Il Metropolita della Russia si sposta a Kiev non appena la città viene conquistata da Batu-Khan il “mongolo”.
Il sistema di comunicazioni esistito fino alla fine del XIX secolo è stato costruito dai “mongoli”. Ogni 25 km. Esistevano stalle con fino a 400 cavalli dove si potevano cambiare i cavalli. C’erano traghetti e barche su ogni fiume ed erano tenuti da russi.
“Tartaro-Mongolia” era un termine in uso prima del XVI secolo. Dal XVI-XVII secolo gli stranieri cominciarono a chiamare la Russia “Moscovia”. Comunque i cartografi occidentali fino al XVIII secolo hanno continuato a chiamare il territorio russo “Grande Tartaria”
L’agricoltura era strettamente proibita ai cosacchi fino al XVII secolo. C’era la regola che un russo su dieci diventasse membro dell’Orda e veniva richiesto il dieci per cento del raccolto per il mantenimento dell’esercito.
Una delle parole d’uso comune in Russia è “saray” che significa “deposito”. L’esercito era normalmente dislocato nelle sue vicinanze. La radice “sar” si trova spesso nella toponomastica russa particolarmente nella regione del Volga: Saratov, Saransk, Cheboksary, Tsaritsyn. Anche Sarayevo ha la stessa origine.

4. Batu-Khan was known as the Great Prince
Batu-Khan (Yaroslav), un governatore teoricamente Tartaro, è nominato nei documenti ufficiali dell’ambasciatore di Tartaria il “Grande Principe Batu”.

5. The Romanovs, the Zakharyins and the Yuryins. Their role in Russian chronography
I grandi disordini cominciano nel 1605 e nel 1613 il trono fu preso dai filo-occidentali Romanov, dagli Zakharyins e dagli Yuryins. L’Orda dei Cosacchi è bandita dalla Moscovia. Per questo oggi si trovano tracce dei Cosacchi solo alla periferia dell Russia e non al centro (“Kazak-Stan”, “Terra dei Cosacchi” o “Campo dei Cosacchi” oppure “Kazak s Tana”, “Cosacchi del Don”
La sconfitta di Razin e poi di Pougachev è la sconfitta finale dell’Orda. Dopo di ciò i Romanov dichiararono l’Orda “straniera” e crearono la storia dell’invasione dall’esterno. Qualcosa di simile accadde alla Siberia che fu spostata lì dalle rive del Volga.
Il regno dei primi Romanov, Mikhail, Aleksei e Fyodor Alekseiyevich è caratterizzato da roghi di massa di libri, distruzione di archivi, scisma ecclesiastici e campagne contro i Cosacchi e l’Orda.

Chapter 1 Russian chronicles and the Millerian-Romanovian version of Russian history
1 . The first attempts to write down the history of the ancient Russia

Una buona panoramica dei tentativi di scrivere la storia Russa ci è dato da V. O. Klyuchevskiy.
1.1. The XV1-XVII century and the edict of Aleksey Mikhailovich
Le origini della storia Russa risalgono al XVIII secolo, scritte da Tatishchev, Miller e Schlezer. Secondo la loro versione nessuno conosceva la storia della Russia di Kiev prima del loro arrivo.
Viene creata la leggenda di Vladimir Monomakh incoronato imperatore Bizantino.
Il 3 novembre 1657 il Re Aleksey Mikhailovich diede ordine di creare una speciale agenzia conosciuta come Ufficio Cronistoria incaricando un impiegato di nome Koudryatsev di catalogare gli ordini e gradi a cominciare dal Grande Re Fyodor Ivanovich. In sostanza doveva continuare lo “Stepennaya Kniga”, il Libro dei Ranghi che era terminato con Ivan il Terribile.
Le prime registrazioni iniziano a metà del XVII secolo. Il responsabile di questo lavoro non riuscì a trovare nessuna registrazione riguardante l’ultimo secolo della storia Russa. Scompare il famoso libro dei Ranghi.
Il famoso “Povest Vremennyh Let” “Cronaca degli anni passati” è probabilmente stata creata qualche tempo dopo.

1.2. The XVIII century: Miller
Il libro di Tatischev intitolato “Storia Russa dalle origini allo Zar Mikhail” fu pubblicata solo dopo la morte dello stesso Tatischev da Miller. Quindi la prima versione della storia Russa viene pubblicata da Miller, un tedesco.
E’ curioso come Miller abbia trovato i documenti di cui si è avvalso in Siberia, e ha utilizzato non gli originali, le copie fatte da lui stesso. Degli originali non c’è traccia. Questo dovrebbe significare che a Mosca o San Pietroburgo e in tutta la Russia centrale non esisteva alcuna altra cronaca disponibile. Da allora la storia Russa è rimasta immutata.

1 . 3 . Brief corollaries
La versione ufficiale della storia Russa viene creata nel XVIII secolo, fine del XVII-metà del XVIII secolo, durante il regno di Pietro il Grande.

2. Consensual version of Russian history and its genesis

The reasons why all the founders of the Russian historical school were foreign
In questo periodo vengono confezionati un gran numero di genealogie private e riunite in un’unica fonte ufficiale “Il Libro Reale delle Genealogie”. Subito dopo viene alla luce il “Libro di Velluto”, le genealogie dei boiardi e dell’aristocrazia Russa. Questo periodo è lo stesso in cui il Patriarca Nikon confisca in massa i libri per “correzioni” in vista delle sue successive riforme. La confisca di libri continua con Pietro il Grande che emette un decreto per tutti i monasteri e le chiese perché venissero consegnati tutti i documenti cronologici in loro possesso col divieto di escludere qualsiasi cosa.
Vassily Nikitich Tatishchev fu uno storico russo e ufficiale di stato. Il reale contenuto dei suoi libri è oscuro. La sua ricerca fu pubblicata da Miller ma i manoscritti originali, posseduti da Miller, sono spariti. La versione pubblicata non contiene la prima parte dell lavoro di Tatishchev che contiene la storia prima di Ryurik. Tatishchev considerava il Povest Vremennyh Let poco crdibile almeno nella prima parte.
Gottlieb Siegfried Bayer fu uno storico e filologo tedesco, autore della Teoria Normanna (i Russi avrebbero invocato l’intervento dei Vichinghi perché li governassero). Non ha mai imparato il russo.
Augustus Ludwig Schlezer fu uno storico e filologo tedesco. E’ colui che ha fatto le ricerche intorno alla Radzivilovskaya Letopis o Povest Vremennyh Let. Era stato assunto da Miller come tutore privato dei suoi figli e invitato a prenderre parte alle ricerche. Al contrario dei Miller rifiutò di fare il giuramento di non rivelare ciò che era contenuto negli archivi e perciò non ottenne l’accesso agli archivi di Miller.

3. The Radzivilovskaya chronicle from Konigsberg as the primary source of the Povest Vremennyh Let
3 . 1 . The origins of the chronicle’s most important copies

La versione moderna della storia Russa è basata solo sulla cronaca della Radzivilovskaya Letopis. Questa cronaca è scritta come un normale libro scritto a mano con pagine di carta e rilegatura del XVIII secolo. Viene datata ufficialmente al XV secolo ma le copie precedenti alla versione conosciuta sono introvabili.

3 . 2 . The numeration of the chronicle’s pages and the “bull’s head” watermark
Secondo N. A. Morozov la copia della Radzivilovskaya Letopis di Pietro il Grande è servita come base per tutte le copie della Povest Vremennyh Let.

4. Forged fragments of the Radzivilovskaya Letopis - the copy that served as basis for the Povest Vremennyh Let
4 . 1 . Publications of the Radzivilovskaya Letopis

La Radzivilovskaya Letopis non è stata pubblicata come pubblicazione accademica fino al 1989. Due sole edizioni precedenti di cui una faceva riferimento alla copia, contenente grandi omissioni, aggiunte, modifiche testuali etc.

4 . 2 . History of the copy known as the Radzivilovskaya Letopis

Quando l’originale divenne proprietà della libreria dell’Accademia delle Scienze, il suo studio fu condotto da A. L. Schlezer ma l’edizione Russa non fu mai pubblicata e fu distrutta dal fuoco nel 1812. Per qualche strana ragione l’originale della Radzivilovskaya entrò in possesso di N. M. Mouravyov, il Consulente Segreto. Alla sua morte la cronaca fu presa da A. N. Olenin, archeografo che si rifiutò di riconsegnarla alla Accademia delle Scienze.

4-3. A description of the chronicle
La cronaca è formata da gruppi di otto pagine ma, all’inizio e alla fine cambia l’impaginazione e le pagine diventano 6 o 4. Dove sono le pagine mancanti?

4.4. Story of a forgery. The mysterious “extra “page in the Povest Vremennyh Let ....
4.5. Who could have planted a page with the “Norman” theory into the Povest Vremennyh Let?

1o imbroglio: La teoria è stata aggiunta a vantaggio dei Romanov che provengono dal Nord-Ovest: Pskov e Lituania.
2o imbroglio: Si pretende che la Grande Novgorod fosse localizzata nella regine di Pskov, vicino a Ladoga. Questo doveva servire a giustificare il falso trasferimento della Grande Novgorod sul Volga alla regione di Pskov. Questo al fine di togliere a Yaroslav il suo nome precedente: Grande Novgorod.

4.6. How the Norman theory got dethroned and declared antiscientific

Fu Bayer l’inventore della “Teoria Normanna”. Il vero Principe Russo (Khan) chiamato Ryurik, conosciuto anche come Grande Principe Georgiy Danilovich secondo la nostra ricostruzione, di cui Genghis Khan è un ulteriore doppione, il fondatore del gigantesco Impero Mongolico e il primo a riunire i diversi Principati Russi fu così dichiarato straniero e proveniente dalla Scandinavia. (l’immagine di Ryurik incorpora dati riferiti al Re Troiano Enea fuggito da Troia in fiamme – Czar-grad e arrivato in Russia nel XIII secolo).
La grande Novgorod = Yaroslav, che era stata la capitale di Ryurik (o piuttosto del suo fratello e successore Ivan Kalita = Batu-Khan) fu trasferita (artificialmente sulle mappe) nella regione di Pskov. Attualmente la teoria è stata abbandonata senza troppa pubblicità.

4.10. What is the chronicle that served as the original for the Radzivilovskaya Chronicle, also known as the Konigsberg chronicle?[/u]
La copia di Konigsberg o attuale Radzivilovskaya Letopis è stata prodotta all’inizio del XVIII secolo. Ha un nucleo che riferisce di eventi reali del XV secolo ma pesantemente alterata per compiacere lo Zar Pietro il Grande nel XVII-XVIII secolo.

4.11. Which city was the capital of the Polyane = Poles: Kiev or Smolensk?
Gli stessi storici ammettono che alcune delle miniature contenute nella Radzivilovskaya Chronicle dipingono Smolensk come capitale. E ci sono anche dei passaggi nel testo. Secondo le teorie ufficiali Smolensk non poteva essere la capitale in quanto era il periodo della nascita della Russia di Kiev. La fondazione di Kiev era ancora in corso e già c’era una capitale a Smolensk. In realtà Smolensk era la capitale dell’Orda Bianca ed è questo il motivo per cui le miniature la dipingono insieme a Novgorod e Kiev, capitali rispettivamente dell’Orda d’Oro e dell’Orda Blu. La Polonia (o la Polyane Tribe) era parte dell’Orda Bianca nel XV secolo. Deve essere per questo che la Radzivilovskaya Letopis finì a Konigsberg. Il manoscritto fu perciò redatto dalla posizione dei Polyane o Poles.

4.12. The arrival of Peter The Great in Konigsberg

La copia per Pietro il Grande deve essere stata completata mezz’ora prima del suo arrivo. La copia accese l’interesse di Pietro che ne domandò una copia. Lavorare sull’originale non aveva quindi più senso essendoci questa nuova priorità. Come potevano sapere che la guerra contro la Russia sarebbe scoppiata dopo 50 anni e che avrebbe portato alla cattura di Konigsburg e che il preziosissimo “antico” originale venisse considerato un trofeo Russo? Se gli imbroglioni di Konigsberg l’avessero previsto avrebbero sicuramente finito di dipingere il loro lavoro.

4.13. A brief summary of our analysis of the Radzivilovskaya Chronicle
I Romanov invitarono professori stranieri per rendere la loro versione conforme agli standard internazionali., Bayer, Miller, Schlaser e altri. Poiché rimanevano evidenti tracce di correzione fu tenuta lontano da occhi indiscreti. La sua pubblicazione avviene solo un secolo dopo. Quando la memoria si era ormai stemperata.

5. Other chronicles that describe the epochs before the XIII century
Tutte le copie della Radzivilovskaya Chronicle sono scritte sullo stesso tipo di carta con identica filigrana, la “Testa di bue”. Le fonti russe precedenti alla Radzivilovskaya Chronicle non accennano alla Radzivilovskaya Chronicle. Probabilmente perché tutte le copie sono della stessa epoca e fatte nello stesso posto.

6. The publication rate of the Russian chronicles remains the same as time goes on

La pubblicazione della “Collezione Completa delle Cronache Russe” è andata avanti per 150 anni e non è ancora finita. La grandiosa compilazione di cronache conosciuta come Litsevoy Letopisniy Svod normalmente datata al XVI secolo fu pubblicata solo nel 2006. Le illustrazioni sono disponibili al pubblico ma non il testo. Come dimostreremo in seguito la Litsevoy Svod è del XVII secolo e quindi probabilmente la prima versione della storia scritta su ordine dei Romanov.

7. The traditional scheme of the ancient Russian history
7.1. The first period: from times immemorial to the middle of the IX century a.d.

La “Povest Vremennyh Let” “Cronaca degli anni passati” parte dall’inizio dei tempi e termina con l’imperatore Bizantino Michael. Poche informazioni sulla Russia.

7.2. The second period: from the middle of the IX century to the middle of the XII - the Kiev Russia starting with Ryurik and ending with Yuri Dolgoroukiy (of Rostov)
Radzivilovskaya Letopis o Povest Vremennyh Let. Questa è l’epoca dei Grandi Principi che hanno governato la Russia di Kiev. Parte con Ryurik (862-879) ha regnato 17 anni, capitale La Grande Novgorod (Velikiy Novgorod) e termina con Mstislav Izyaslavich (1167-1169) capitale Kiev Quest’epoca ci è nota solo tramite la Radzivilovskaya Letopis o Povest Vremennyh Let. Si dice anche che Youry (= Georgiy) Dolgoroukiy, uno dei principi menzionati, sia il fondatore di Mosca del presunto anno 1147.

7.3. The third period: the Russia of Vladimir and Suzdal, starting with the middle of the XII century and ending with Batu-Khan conquest in 1237
Inizia con Mikhail (1174-1176) capitale in Vladimir e termina con Batu-Khan nel 1237 uccide il suo predecessore e fa terminare l’epoca di Vladimir e Suzdal in Russia. Anche in questo caso l’unica versione disponibile è quella della Povest Vremennyh Let che, nonostante l’attenzione per le cronache Bizantine, non accenna alla caduta di Costantinopoli che avvenuta nel 1204.

7.4. The fourth period: The yoke of the Tartars and the Mongols, starting with the battle of Sit in 1238 and ending with the 1481 “Ougra opposition”, which is considered to mark the “official end of the Great Yoke” nowadays
Batu-Khan era il nome tartaro di Yaroslav Vsevolodovich (1238-1248) si suppone patrigno di Alexander Yaroslavich di Novgorod e Kiev – Alexander Nevskiy.
Il titolo di Grande Principe passa in seguito ai principi Moscoviti a cominciare con Ivan I Kalita con capitale in Mosca (Kalita è probabilmente derivato da “Caliph” o “Khalif”).
Non si può conoscere la storia precedente il XIII secolo.

7.5. The fifth period: the Moscow Russia starting with Ivan III and ending with the Great Strife, or the enthronement of he Romanovs in 1613
Inizia con Ivan III Vassilyevich Il Grande (1462-1505).
Ivan il Terribile (Grozniy) (1533-1584)
Boris Fyodorovich Godunov (1598-1605)
Dmitriy Ivanovich (False Dmitry - “Lzhedmitriy”) (1605-1610) (molti di quelli che hanno conosciuto il vero Dmitriy, moglie, parenti, conoscenti, lo riconoscevano invece come Dmitriy Ivanovich.
I Grandi Disordini (1610-1613). Secondo la nostra ricostruzione l’epoca tra Ivan il Terribile e i Grandi Disordini è la fonte primaria dei diversi duplicati fantasma relativi alle epoche precedenti al XV secolo.

7.6. The sixth period: dynasty of the Romanovs
Con Mikhail Romanov (1613-1645) inizia il regno dei Romanov.
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I seguenti utenti hanno detto grazie : Pyter

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5 Anni 2 Mesi fa #29262 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia


Vladimir. In ucraino, VLADI/VLADA = AUTORITA'/POTERE , MIR = mondo, comunità, persone
uk.wikipedia.org/wiki/Публічна_влада
uk.wikipedia.org/wiki/Мир_(значення)

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5 Anni 2 Mesi fa - 5 Anni 2 Mesi fa #29278 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
DA "HISTORY: FICTION OR SCIENCE? Capitolo 14


18. La fondazione della maggior parte delle capitali Europee moderne. Una cronologia
18.1. La nostra ricostruzione: la maggior parte delle capitali Euroasiatiche furono fondate dopo la Grande = conquista “Mongola” del XIV secolo.

La reale colonizzazione dell’Europa cominciò con la Grande = conquista “Mongola”. Il centro dell’Impero “Mongolo” era la Russia di Vladimir e Suzdal le cui capitali erano a Yarioslav = Grande Novgorod, Kostroma, Vladimir e Suzdal in diversi momenti. Mosca divenne capitale solo nella seconda metà del XVI secolo e dunque questa colonizzazione appartiene al XIV-XV secolo quando il Grande Impero “Mongolo” creò un sistema di strade commerciali per connettere il centro dell’Impero con le province lontane come la Cina, l’India, la Francia, la Spagna, l’Egitto. Le “antiche colonie Romane” dell’Orda furono create nello stesso periodo, XIV-XV secolo. Alcune di loro divennero capitali di stati indipendenti dal Grande Impero “Mongolo” nel XVII secolo. Mauro Orbini sostiene che quando l’esercito degli Slavi arrivò in Olanda questa era spopolata. È probabile che per mantenere i contatti col centro dell’Impero fosse necessario costruire centri locali di collegamento seguendo un certo schema, per esempio a raggiera con un centro ogni migliaio di verst (1 verst = 1,60 km). La localizzazione del centro di questa rete ci potrebbe dire dove si trovava la capitale dell’Impero.

Il libro intitolato “Ancient Engraved Maps and Plans of the XV-XVIII Century” contiene un interessante capitolo intitolato “Tavola delle distanze tra Mosca e varie Capitali” il libro viene associato al nome di Andrei Andreyevich Vinius (1641-1717) che ebbe un ruolo importante nel periodo di transizione dal tardo XVII secolo al primo XVIII secolo. Traduttore dall’Olandese al Ministero degli Affari Esteri, compilò diversi almanacchi di lavori secolari ed ecclesiastici e disegnò mappe. Organizzò il sistema postale Russo, divenne il primo Ministro delle Comunicazioni per un quarto di secolo ecc. Vinius visse nell’epoca del declino del Grande Impero “Mongolo” e rappresenta il sangue nuovo che sostituisce i ministri della vecchia dinastia. Molti dei nuovi ministri sono stranieri. Compilò il libro riferendosi, secondo quanto lui stesso afferma, ad un testo precedente di cui, ovviamente, non è rimasta traccia. Nel libro di Vinius vengono tracciate le distanze tra le varie capitali e Mosca. Messico è una delle capitali considerate. Ci chiediamo se la fonte scomparsa indicasse Messico come parte dell’Impero. Gli storici odierni lo considerano assurdo. Che tipo di relazioni potevano esserci tra Mosca e Messico nel XVI secolo? La cosa migliore da fare sarebbe stata cancellare Messico dalla lista ma Vinius non lo fece per qualche ragione. Semplicemente aggiunse (probabilmente sostituendo qualche dicitura) Messico come capitale del Regno di Svezia. Comunque gli Svedesi avevano già la loro capitale a Stoccolma quindi il Regno di Svezia si trovò nella tavola di Vinius con due capitali, Stoccolma e Messico. Probabilmente questo è una traccia delle manipolazioni volte a modificare la storia precedente.

Nella tavola di Vinius le distanze tra le capitali e Mosca vengono date considerando una soglia di tolleranza di 100 verst (1 verst = 1,60 km). Le indicazioni in verst della tavola hanno valori di 4100, 6300, 2500, 2700, 2900 etc. perciò statisticamente una distribuzione casuale dovrebbe consentire la divisione per mille approssimativamente una volta su dieci. La tavola contiene un totale di 56 distanze per cui dovremmo avere cinque o sei città le cui distanze potrebbero essere divisibili per mille. Invece le città sono 22, quasi la metà. Questo non ha niente di casuale. Questo fatto di per sé indica uno schema nella distribuzione delle capitali. Metà delle capitali o maggiori città d’Europa si trovano a distanze divisibili per mille da Mosca.

Crediamo che molte delle città principali d’Europa siano nate nel XIV secolo e fossero la griglia le Grande Impero “Mongolo” il cui centro era intorno a Vladimir o Suzdal.

18.3. Il cerchio delle capitali Europee e il suo centro

Verifichiamo con un mappamondo moderno. Un mappamondo e non una carta che distorcerebbe le vere distanze. Indichiamo le città di Amman, Amsterdam, Ankara, Atene, Baghdad, Beirut, Belgrado, Berlino, Berna, Bratislava, Brussels, Budapest, Bucarest, Copenhagen, Damasco, Dublino, Ginevra, Helsinki, Istanbul, Gerusalemme, Kabul, Lisbona, Londra, Lussemburgo, Madrid, Mosca, Nicosia, Oslo, Parigi, Praga, Roma, Sofia, Stoccolma, Tehran, Tirana, Vienna e Varsavia.
Ora selezioniamo un punto a caso sul mappamondo e misuriamo la distanza tra questo punto e le stesse 37 capitali. Vediamo se il punto scelto può essere il centro di diverse circonferenze sul punto in cui si trovano le differenti città. Ripetiamo la prova scegliendo altri punti a caso, all’infinito. Nessun centro potrà essere trovato e il risultato sarà caotico. Il centro è forse Roma secondo quanto dice la storia scaligeriana? Istanbul, capitale dell’impero Bizantino? O è la città di Vladimir in Russia il cui nome si traduce come “Sovrana del mondo”?

Consideriamo ora in maggiore dettaglio i risultati: La prima circonferenza tocca Oslo, Berlino, Praga, Vienna, Bratislava, Belgrado, Sofia, Istanbul e Ankara con Budapest e Copenhagen molto vicine. La seconda circonferenza comprende distanze marittime: Londra, Parigi, Amsterdam, Brussels, Lussemburgo, Berna, Ginevra, Roma, Atene, Nicosia, Beirut, Damasco, Baghdad e Tehran.
Stoccolma, Helsinki, Varsavia, Tirana, Bucarest, Dublino e Gerusalemme non sono su alcuna di queste circonferenze. Madrid e Kabul potrebbero appartenere a circonferenze del successivo livello trovandosi a più grandi distanze da Vladimir.
In questo senso la posizione di Mosca non è precisa come quella di Vladimir.
Ultima Modifica 5 Anni 2 Mesi fa da Italo.

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5 Anni 2 Mesi fa #29283 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Il bello di questa cosa è che si potrebbero individuare altri cerchi precedenti con capitali dimenticate e ricostruire così parti di storia sconosciute.

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5 Anni 2 Mesi fa #29305 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Ci vorrebbero storici coraggiosi e capaci di mettersi in discussione. Un paio di mesi fa ho sentito a Byoblu lo storico Alessandro Barbero. Tanto simpatico ma è convinto che per la storia passata i giochi siano fatti. Dice che ogni tanto vengono fuori teorie che fanno perdere tempo agli storici.
Con questa gente non si va da nessuna parte.

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5 Anni 2 Mesi fa #29308 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Mi è piaciuto molto questo capitolo: chronologia.org/it/sette1/capitolo4.pdf
Ed in particolare questa corrispondenza tra il libro di Zaccaria e i Vangeli:

Matteo 26: 15, 27: 5-7 - E disse loro: Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni? Ed essi gli contarono trenta sicli d'argento... Ed egli, gettati i sicli d'argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. I capi dei sacerdoti presero quei denari e dissero: "Non è lecito metterli nel tempio ... e loro ... comprarono con quel denaro il campo del vasaio, per seppellire i forestieri”

Zaccaria 11 - “ E quello fu annullato in quel giorno; e le pecore più misere del gregge che m’osservavano, conobbero che quella era la parola dell’Eterno.
12 E io dissi loro: ‘Se vi par bene, datemi il mio salario; se no, lasciate stare’. Ed essi mi pesarono il mio salario; trenta sicli d’argento.
13 E l’Eterno mi disse: ‘Gettalo per il vasaio, questo magnifico prezzo al quale m’hanno stimato!’ E io presi i trenta sicli d’argento, e li gettai nella casa dell’Eterno per il vasaio.
14 Poi spezzai l’altra verga Vincoli, per rompere la fratellanza fra Giuda e Israele.
15 E l’Eterno mi disse: ‘Prenditi anche gli arnesi d’un pastore insensato.
16 Perché, ecco, io susciterò nel paese un pastore che non si curerà delle pecore che periscono, non cercherà le disperse, non guarirà le ferite, non nutrirà quelle che stanno in piè, ma mangerà la carne delle grasse, e strapperà loro fino le unghie’.
17 Guai al pastore da nulla, che abbandona il gregge! La spada gli colpirà il braccio e l’occhio destro. Il braccio gli seccherà del tutto, e l’occhio destro gli si spegnerà interamente

www.wordproject.org/bibles/it/38/11.htm

E' riconosciuto che questi passaggi sono collegati tra loro, i cristiani dicono che Zaccaria ha profetizzato gli eventi evangelici. Invece è ovvio che il passaggio di Zaccaria sia stato scritto dopo gli eventi in questione. Ci sono tre cose interessanti in quel passaggio:
1) è scritto in prima persona: chi è l'autore, Giuda?
2) sembra riportare delle accuse contro Gesù, sembra che sia la versione di Giuda
3) Fomenko ha riportato anche le frasi sull'occhio e sul braccio destro. A chi non conosce il suo lavoro potrebbe sfuggire il perché: quale personaggio storico, in punto di morte, ha subito l'accecamento di un occhio e il taglio di una mano? E perché compare nel libro di Zaccaria in un passaggio che richiama il tradimento di Cristo?

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5 Anni 2 Mesi fa - 5 Anni 2 Mesi fa #29311 da Pyter
Risposta da Pyter al topic Nuova Cronologia
Il tradimento di Giuda su Gesù racconta che attraverso il travisamento o il rovesciamento dei suoi insegnamenti (indipendentemente dal fatto che egli sia un personaggio storico o che sia solo uno dei tanti maestri o maghi attivi prima dell'avvento dei mistificatori) è nato un nuovo corso di tipo religioso, un parto gemellare di messa in opera della teologia cristiana e giudea, a cui ha fatto seguito l'apparato logistico del Corano.
La verga Vincoli rappresenta proprio la divisione dei compiti.
I sicli sono i nuovi cicli, che vengono appunto messi in opera da un vasaio.
I nuovi pastori entrano in azione e chi non sarà un buon pastore (ovviamente dal punto di vista del mistificatore) avrà un occhio e il braccio secchi tramite la spada (sempre loro i mistificatori: se non c'è un colpo di spada c'è un colpo di libro).
Per questo il Mosè a Roma è in Vincoli: la veste sollevata mette in mostra l'occhio.
Se poi si studiano con attenzione alcuni particolari del Mosè, come le corna, le tavole della legge chiuse, a formare un angolo, le dita della mano sulla barba( formata da otto ciocche ben definite), le dita che sono il medio e l'indice; si scopriranno altre cose che magari ci porteranno a capire di più la teologia aliena.
Il taglio della mano ha forse a che fare con la perdita della capacità magiche, così come ovviamente anche quello dell'occhio.
Ma per avere delle dritte basterebbe leggere il libro dei morti e il testo dei sarcofagi, di cui Giuda Iscariota era un grande intenditore.

Come può l'acqua memoria serbare se dalle nuvole cade? (poeta del dugento)
Ci sposiamo sessiamo insieme sessista bene perché no (progetto anti gender 2016)
Ultima Modifica 5 Anni 2 Mesi fa da Pyter.

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5 Anni 2 Mesi fa #29312 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
" Se la tua mano ti scandalizza, tagliala: è meglio per te entrare nella vita monco, che con due mani andare nella Geenna, nel fuoco inestinguibile. Se il tuo piede ti scandalizza, taglialo: è meglio per te entrare nella vita zoppo, che esser gettato con due piedi nella Geenna. Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna " (Marco - Capitolo 10)

Secondo Fomenko, questo tipo è effettivamente entrato nell'altra vita privo di una mano e di un occhio.

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5 Anni 2 Mesi fa #29314 da Pyter
Risposta da Pyter al topic Nuova Cronologia
3I maestri della Legge e i farisei portarono davanti a Gesù una donna sorpresa in adulterio
4e gli dissero: - Maestro, questa donna è stata sorpresa mentre tradiva suo marito.
5Nella sua legge Mosè ci ha ordinato di uccidere queste donne infedeli a colpi di pietra. Tu, che cosa ne dici?
6Parlavano così per metterlo alla prova: volevano avere pretesti per accusarlo. Ma Gesù guardava in terra, e scriveva col dito nella polvere.
7Quelli però insistevano con le domande. Allora Gesù alzò la testa e disse:
- Chi tra voi è senza peccati, scagli per primo una pietra contro di lei.
8Poi si chinò di nuovo a scrivere in terra.
9Udite queste parole, quelli se ne andarono uno dopo l'altro, cominciando dai più anziani. Rimase soltanto Gesù, e la donna che era là in mezzo.
10Gesù si alzò e le disse: - Dove sono andati? Nessuno ti ha condannata?
11La donna rispose: - Nessuno, Signore. Gesù disse: - Neppure io ti condanno. Va', ma d'ora in poi non peccare più!

Come può l'acqua memoria serbare se dalle nuvole cade? (poeta del dugento)
Ci sposiamo sessiamo insieme sessista bene perché no (progetto anti gender 2016)

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5 Anni 2 Mesi fa #29316 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
non capisco

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