Mi è capitato più di una volta di ricevere email nelle quali mi si chiede "come si fa a fare un documentario?"
Sono spesso persone che dicono di avere già raccolto tutti i materiali necessari, ma di non sapere minimamente da dove iniziare per trasformare il tutto in un filmato da mettere poi in rete.
Naturalmente non esiste un metodo unico per "fare un documentario", per cui io mi limiterò a descrivere come lavoro io, senza per questo escludere altre possibilità.
Innanzitutto, vi sono tre aspetti separati da considerare: il primo è quello prettamente tecnico (la pratica del montaggio), il secondo è quello dei materiali (le fonti da utilizzare), il terzo è quello del contenuto (che cosa raccontare, e come farlo). Per quel che riguarda l'aspetto tecnico non c'è molto da dire, nel senso che basta "appiccicare" insieme alcune sequenze video, metterci sotto una narrazione, e hai già fatto un rudimentale documentario. Prima di intraprendere un qualunque progetto, però, è necessario fare almeno un po' di esperienza con i passaggi fondamentali del montaggio: prendere alcuni pezzi di video diversi, assemblarli, imparare a tagliare e a inserire, aggiungere una narrazione, e riprodurre il tutto in un filmato completo. Senza questa pratica essenziale è altamente sconsigliabile di mettersi a progettare un documentario di qualunque tipo.
Il secondo aspetto riguarda i materiali da utilizzare. A meno infatti di disporre di una troupe di professionisti ...
di Gianni Cipriani
Pochi ricordano che Giulio Andreotti, tra i mille incarichi che ha avuto, da senatore a vita fu componente della commissione Mitrokhin, ossia quel carrozzone voluto da Silvio Berlusconi per indicare nei comunisti e nel Kgb i responsabili di tutti i mali d'Italia (oltre che del mondo) nonché far passare Romano Prodi come una spia al soldo dei sovietici. Andreotti, all'epoca, aveva una posizione di "terzietà" rispetto ai fronti contrapposti: da un lato Guzzanti e i suoi (tra cui il mitico Scaramella) che fabbricavano teorie; dall'altro Ds, Margherita e altri gruppi di sinistra che replicavano. In mezzo Andreotti, che osservava quasi divertito una partita che in teoria non avrebbe dovuto interessarlo troppo, ma che politicamente chiamava in causa il ruolo della Democrazia Cristiana.
Sostenere che l'Italia fosse stata per 50 anni o giù di lì nelle mani dei comunisti e dei sovietici (tesi cara a Berlusconi e ai suoi) era troppo perfino per lui che era stato parte organica di uno schieramento che i comunisti aveva combattuto, non sempre con mezzi ortodossi, come quelli che si sono occupati della storia d'Italia da Portella della Ginestra in poi sanno bene.
Tant'è che rimase celebre - nella commissione - una sua tagliente battuta fatta al presidente della Commissione, Paolo Guzzanti, che invocava "luce sui misteri". "Con troppa luce - disse Andreotti - ci si abbaglia...". Come dire: occhio che state prendendo cantonate a ripetizione. [...]
di Giulietto Chiesa
Sono lieto di annunciare, con largo anticipo che, a cominciare dal prossimo settembre, dodicesimo anniversario dell’attentato terroristico dell’11/9, partirà su scala mondiale una campagna di sensibilizzazione promossa da ben 12 organizzazioni, in maggioranza statunitensi. E’ utile darne l’elenco per fare in modo che tutti coloro che vogliono possano verificare la solidità del loro lavoro.
L’iniziativa è partita da Architect & Engineers for 9/11 Truth è ha trovato l’appoggio di altri 11 raggruppamenti. Eccoli:
1. 9/11 Truth and Justice Canada; 2. NYC CAN; 3. Occupy 9/11; 4. The Greater Boston Alliance for 9/11 Truth and Justice; 5. Citizens for an Informed Community; 6. The 9/11 Consensus Panel; 7. Citizens Aware and Asking; 8. 9/11 Blogger; 9. 9/11 Journey for Truth; 10. Over a hundred local 9/11 truth groups; 11. The Thrive Movement.
Chi scrive è parte di questa azione in qualità di membro – come sanno i lettori di questo blog – del 9/11 Consensus Panel.
L’azione, denominata Operation Tip the Planet (OTP) si concretizzerà nella produzione di un unico messaggio, che apparirà simultaneamente in centinaia di città ...
Commento di Massimo Mazzucco ad un incontro radio avvenuto fra Paolo Franceschetti e Paolo Attivissimo sul tema del complottismo (solo audio - 17 min.)
Di Calvero
Sono rimasto spiazzato. Partito per andare al Cinema avevo già la consapevolezza di quale tipo di spettacolo "pirotecnico" e "americanata" sarei andato a vedere. Non avevo neanche dubbi sul fatto che Iron Man 3 non mi avrebbe deluso. Non mi avrebbe deluso, voglio dire, giacché Genere, personaggi e supereroe sentivo che avrebbero materializzato uno spettacolo che garantiva quel tipo di divertimento che cercavo.
Non accadeva però per l'ultimo Batman. Poiché la trilogia di Nolan è cominciata a puzzare da subito di schemi ipocriti, che ritengo tradiscano il Genere stesso e il suo protagonista "pipistrello". Una parentesi questa su Batman che ha il suo perché; a dire insomma che anche accettando di vedere un film commerciale, confezionato secondo precisi target "industriali", non significa che non si possano rivelare in essi quelli che prima ho chiamato "tradimenti" se non un tipo di propaganda. Non sono un Fan dei fumetti, ma dei supereroi come concetto - Sì; hanno molto da dire e lo stanno dicendo (ne sono certo) nella nostra Era. Qualcosa che andrebbe trattato approfonditamente e non mi ci sono ancora messo doverosamente per allineare bene i tasselli del puzzle. Comunque una questione antropologica di primo piano, più di quanto si creda generalmente.
Fatta questa necessaria premessa, arriviamo al punto interessante su Iron Man 3, che non riguarda una recensione del film, ...
di Tersite Rossi
Del drammatico attentato di domenica 28 aprile a Roma, di cui sono rimaste vittime due carabinieri, si è detto e si sta dicendo molto. E a due scrittori, da anni abituati a rimestare nel torbido della storia e della politica italiana, non possono non risaltare alcuni aspetti davvero sorprendenti. Procediamo con ordine, come nello studio di un detective, lasciando per ultimo l'elemento a nostro avviso più sinistro. Premettiamo che la nostra riflessione presuppone la sanità mentale dell'attentatore, così come sembra emergere dalle indagini dei magistrati.
La pistola. Una Beretta 7.65 con matricola abrasa. L'attentatore dice di averla comprata clandestinamente quattro anni fa a Genova. Perché un piastrellista calabrese da vent'anni in Piemonte, sposato con un figlio, deve comprare una pistola al mercato nero? Armi come quelle si comprano per delinquere e per nessun altro motivo. Un delitto da svolgersi quattro anni dopo, a causa di una crisi economica e personale che non si era ancora manifestata?
I proiettili. L'attentatore dichiara che era sua intenzione uccidersi, dopo aver compiuto il suo atto. Perché non l'ha fatto, pur avendo 3 colpi ancora inesplosi nel caricatore? [...]
Commenti liberi sull'attuale situazione politica italiana.
E' davvero rientrato il rischio, per chi controlla oggi il potere?
Sarà sufficiente la paura di Grillo per tenere unita la coalizione dell'inciucio, o torneranno presto a prevalere le logiche di contrapposizione fra i due maggiori partiti?
Tornerà tutto come prima, o è solo la quiete prima della tempesta?
Un piccolo esercizio di "preveggenza" da parte degli utenti di luogocomune.
Due giorni fa la borsa di New York ha subito un crash improvviso, perdendo 140 punti nell'arco di soli 2 minuti.
Questo fatto eccezionale è stato dovuto alla diffusione improvvisa della notizia che ci fosse stato un attentato alla Casa Bianca, poi risultata falsa.
Si è saputo infatti in seguito che un hacker era riuscito ad entrare sul sito della Associated Press, mandando a mezzo mondo un Tweet che diceva testualmente "Breaking: Two Explosions in the White House and Barack Obama is Injured." ("Ultima ora: due esplosioni alla Casa Bianca, Barack Obama ferito").
E' bastato questo per lanciare l'indice della borsa in picchiata, con vendite frenetiche su ogni fronte dei mercati.
Ci sono voluti due minuti, prima che la Associated Press intervenisse con un comunicato che smentiva la notizia. A quel punto l'indice della borsa è risalito immediatamente, e le trattative a Wall Street sono riprese come prima.
Ma l'aspetto più sconvolgente di questa vicenda non è tanto il fatto che qualcuno sia riuscito ad hackerare il sito della AP (ormai a queste cose ci siamo abituati), ma piuttosto il fatto che la picchiata improvvisa non sia stata il frutto di decisioni umane, ma di decisioni prese esclusivamente da una serie di computer. [...]
Quella degli agenti dell'FBI deve essere una malattia genetica. O si riproducono direttamente fra loro, tramandando da padre in figlio la stessa anomalia, oppure i nuovi agenti vengono selezionati in base alla presenza di questa anomalia nel loro DNA.
Non c'è altro modo per spiegare come un certo tipo di dementia operandi si ripeta all'infinito, identica a se stessa, nel corso dei decenni.
L'anomalia di cui stiamo parlando è il particolarissimo processo mentale che porta l'agente FBI a piazzare un certo tipo di prova in certe situazioni particolari.
Siamo a Dallas, nel 1963, nell'ufficio dell'FBI. L'agente Pinkerton si reca dal suo capo e gli dice:
- Capo, ci sarebbe da incastrare un tizio, per l'omicidio del presidente.
- Con cosa è stato ammazzato il presidente?
- Con un fucile.
- E allora mettetegli la ricevuta del fucile nel cassetto della scrivania.
- Giusto capo, non ci avevo pensato. Grazie!
Fu così che alla prima visita a casa di Oswald ...
Quando si lascia germogliare una bugia, invece di troncarla subito alla radice, i risultati possono essere stupefacenti.
Quelli che fino a cinque giorni fa erano due ragazzi qualunque, dei quali "non si riuscivano a comprendere le motivazioni per il terribile gesto compiuto alla maratona di Boston", sono già diventati due professionisti del terrorismo internazionale, dei "serial-terrorists" gelidi e determinati, con una agenda piena zeppa di attentati da compiere.
E' di oggi la notizia che "i due fratelli intendessero recarsi a New York, per far detonare a Times Square gli esplosivi che gli erano rimasti." Il capo dela polizia Kelly ha spiegato che i due "avevano sequestrato un' auto con il suo guidatore, obbligandolo a dirigersi verso New York. Ma il loro piano è saltato quando si sono accorti che la macchina aveva poca benzina, ed hanno ordinato al guidatore di fermarsi a una stazione di servizio. E' stato qui - ha concluso Kelly - che il guidatore è riscito a scappare, avvisando la polizia."
Quindi, riassumendo: i due feroci fratelli, che hanno appena compiuto il massacro di Boston, riescono a rientare a casa senza venire fermati da nessuno. Ma a quel punto, invece di mettersi tranquilli sul divano a guardare la TV come tutti gli altri, si accorgono che gli sono avanzate due pentole a pressione ...
Quando Grillo parlò di "golpe", alla rielezione di Napolitano, espresse una sensazione istintiva, dalla quale ha poi dovuto fare marcia indietro, per evitare che questa sua frase venisse usata all'infinito contro di lui.
Molto spesso però l'istinto ci suggerisce qualcosa che può non essere corretto nella forma, ma che lo è comunque nella sostanza. Nel caso specifico, sembra che i nostri "padri fondatori" avessero concepito quello della Presidenza della Repubblica come un incarico non ripetibile, proprio per evitare la politicizzazione del ruolo del presidente.
Se andiamo a rileggere le discussioni dell'Assemblea Costituente da cui emersero gli articoli sulla Presidenza della Repubblica, scopriamo che l'argomento della rieleggibilità venne preso seriamente in considerazione fin dall'inizio.
Questa è la prima seduta della sottocommissione che si occupò degli articoli sulla presidenza, in data 9 dicembre 46:
Il Presidente Terracini. [...] Apre la discussione sull'articolo 4:
[...]
Tosato, Relatore, avverte che questo è un punto che è stato lungamente dibattuto e vi sono al riguardo pareri discordanti: secondo alcuni, la durata della carica dovrebbe essere di sei anni, secondo altri si dovrebbe precisare che il Presidente è eletto per sei anni e non è rieleggibile; altri ancora preferirebbero specificare che è eletto per sei anni e non è rieleggibile che una sola volta; ...
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