Ieri pomeriggio mi trovavo alla stazione radio KPFK di Los Angeles, a fare un'intervista sull'11 settembre.
Ad un certo punto ho visto, attraverso i vetri della saletta in cui mi trovavo, una grande agitazione in corridoio. C'erano diverse persone che andavano e venivano, e parlavano concitate fra di loro. Ad un certo punto uno di loro si è avvicinato al vetro della saletta, mi ha guardato e ha sventolato sorridendo un foglio di carta.
Io fra me e me ho pensato: "Boh, sarà morto Dick Cheney".
Appena finita la trasmissione sono uscito, e mi è venuto incontro quello con il foglio in mano. "Guarda - mi ha detto - il governo americano ha appena riconosciuto l'esistenza dell'Area 51!"
"Ma scusa - gli ho detto io - se l'abbiamo già vista in 1000 documentari, presa da nord, da sud, dall'alto, dal basso, da vicino e da lontano… lo sappiamo tutti che esiste".
"Sì, ma adesso è ufficiale - ha risposto lui - Adesso lo hanno riconosciuto anche loro".
"Ma hanno detto almeno a cosa serve?"
"No, di preciso no."
"E allora? Stiamo esattamente al punto di prima, no? Anzi, vedrete che ci racconteranno che serviva per qualche ridicolo esperimento militare, e alla fine useranno questa notizia per debunkare l'idea che gli UFO esistono." [...]
Ti piacerebbe venire sparato a 1200 chilometri all'ora dentro un tubo d'acciaio, seduto nella tua capsula piena di comfort, con tanto di televisore e di aria condizionata? Se la risposta è sì, Elon Musk è l'uomo che fa per te.
Il noto miliardario sudafricano, già fondatore di Paypal e inventore dell'auto elettrica "Tesla", ha presentato un progetto di trasporto rivoluzionario, che permetterà di viaggiare da Los Angeles a S. Francisco in poco più di 30 minuti, per la modica cifra di 20 $ a persona. Si chiama Hyperloop, e prevede un vero e proprio tubo d'acciaio a doppia corsia - andata e ritorno - lungo circa 800 Km, dentro il quale viaggeranno singole "capsule" capaci di trasportare una trentina di persone ciascuna.
Queste capsule partiranno a distanza di due minuti l'una dall'altra, ma - dice la presentazione del progetto - "nelle ore di punta le partenze potranno anche avvenire a 30 secondi una dall'altra". (Come sia possibile far sedere 30 persone con bagaglio in un siluro del genere ogni 30 secondi, non viene spiegato. A Disneyland ci vuole almeno un quarto d'ora per far sedere 30 turisti nella "Barca della Jungla", che è molto più comoda e spaziosa, e questo senza calcolare il nonno che inciampa e la zia che ha perso il nipotino).
Ma vediamo da vicino come il nostro Musk risolve i vari problemi legati a questo progetto. [...]
Con la pausa estiva arrivano anche le solite minacce di Al-Queda.
Non venga in mente nessuno di rilassarsi davvero: le vacanze servono a dimenticare il lavoro e i nostri problemi quotidiani, ma la paura del terrorismo deve restare con noi per sempre, 12 mesi all'anno.
È dal 2003 ormai che siamo abituati a questo rituale. Una volta c'era lui, il grande Osama Bin Laden, ad impedirci di riposare sereni sotto l'ombrellone. E ora che lui è passato a miglior vita, c'è comunque il suo ex-numero due, Ayman al Zawahiri, che trama nell'ombra per farci saltare tutti per aria.
Nascosto da qualche parte nel Pakistan, al Zawahiri controlla la famigerata AQAP, il pericoloso "tentacolo" di Al-Queda con sede nello Yemen, capitanato da Nasser al-Wuhayshi. Americani, inglesi e francesi hanno appena chiuso le loro ambasciate a Sanaa, la capitale, mentre gli americani e gli inglesi hanno anche ordinato a tutto il loro personale di lasciare la nazione.
"Secondo la ricostruzione del New York Times - scrive La Stampa - a scatenare l’allarme negli Usa la telefonata in cui Zawahiri avrebbe ordinato a Wuhayshi di compiere un attentato entro il 4 agosto, mentre per il network televisivo “Cnn” si sarebbe limitato a prescrivergli di «fare qualcosa»."
Ma scusate: a parte che oggi è il 7, e non è successo niente, ma come fanno gli americani a conoscere il numero di telefono dei terroristi? Pur presumendo - si spera - che si tratti di un cellulare e non di una linea fissa, ...
L'uomo che ha preso il posto del medioevale Ratzinger è un sofisticatissimo attore dei giorni nostri, che ha capito alla perfezione come oggi sia molto più importante gestire le apparenze che non badare alla sostanza. Questo è il Papa che "prende l'autobus come tutte le persone normali", che "lava i piedi ai carcerati", che "si fa da mangiare da solo" e "si porta da solo il bagaglio sull'aereo", come tutti i normali cittadini.
Questo Papa ha capito benissimo che oggi è necessario - ed anche sufficiente, purtroppo - vestire il saio dell'umiltà per apparire dalla parte della gente, dalla parte della giustizia, dalla parte del bene.
Ed ora che ha constatato che il giochino dell'umiltà francescana funziona a meraviglia, ha iniziato ad adottarlo anche sulle questioni di primaria importanza, come ad esempio quella dell'omosessualità.
Spicca oggi sulle prime pagine di tutti i giornali la frase del Papa "chi sono io per giudicare i gay?" E' tutti subito a strapparsi le vesti, sulle maggiori testate mondiali, per "quanto è umile questo Papa".
Talmente "sorprendente" gli è apparso il gesto del pontefice, che Nichi Vendola lo ha addirittura additato ad esempio per il mondo della politica: "Oggi il Papa ha fatto una cosa strabiliante - ha detto Vendola - perché in un solo colpo ha separato omosessualità e pedofilia. Il Papa ci ha ricordato che la pedofilia non è un peccato, ma è un reato. E a proposito dell'omosessualità, il Papa ha detto: "Chi sono io per giudicare i gay?" Io credo che se la politica avesse un milionesimo di questa capacità di ascolto, di questa empatia per l'umanità, la politica sarebbe una cosa molto più utile per aiutare la gente che soffre e per cambiare le cose".
E' comprensibile che dal punto di vista di Vendola - come dal punto di vista di un qualunque progressista, gay o meno che sia - la frase del Papa possa suonare come una mezza rivoluzione, ...
Nuovamente, due notizie che compaiono contemporaneamente sulle prime pagine [clicca sull'immagine] sembrano suggerire qualcosa di più ampio e profondo di quanto lo faccia ciascuna notizia da sola.
In questo caso l'argomento a cui viene da pensare è quello del rapporto di coppia.
Da un lato abbiamo un uomo accecato dalla gelosia che ha ucciso la moglie e poi si è tolto la vita, dopo aver tentato di uccidere anche l'amante della moglie. Dall'altra abbiamo una coppia di novantaquattrenni che sono morti ad un giorno di distanza l'uno dall'altra, dopo essere stati felicemente sposati per 75 anni.
Il primo pensiero che viene da fare è persino troppo ovvio: ci sono coppie che sono fatte per stare assieme, e ce ne sono altre che non lo sono.
Ma allora, cose ne facciamo del famoso detto "Dio li fa e poi li accoppia"? Se il detto fosse vero, "Dio" avrebbe accoppiato sia i novantaquattrenni felici che i protagonisti della tragedia di gelosia. Quindi, "Dio" nel secondo caso avrebbe sbagliato?
In realtà, la domanda da porsi è un'altra, e riguarda il libero arbitrio: coloro che riescono a stare insieme per tutta la vita, ci riescono perché erano veramente "fatti l'uno per l'altra", oppure perché si sono sforzati più degli altri per far funzionare il proprio matrimonio?
Perchè al nastro di partenza siamo tutti uguali: non c'è coppia al mondo che nel giorno del matrimonio ...
Leggi tutto: Fesso è chi difende le versioni ufficiali