Pare che l’unione Europea abbia trovato la propria testuggine da opporre all’avanzata a tutto campo dei cinesi nel mondo: Angela Merkel.
Circa un mese fa il primo ministro tedesco, attraverso le pagine di Der Spiegel, aveva denunciato un massiccio hackeraggio militare da parte dei cinesi, che erano riusciti ad entrare nei sistemi di difesa tedesco e americano. Ieri invece ha fatto imbestialire Pechino, respingendo le loro proteste per il suo imminente incontro con il Dalai Lama, e conferemando anzi che si è trattato di una scelta “voluta e ponderata”.
Mentre quella del Dalai Lama è una questione più che altro simbolica, la faccenda dell’hackeraggio ha scosso molto più profondamente i presunti buoni rapporti che i cinesi sostengono di voler mantenere con l’Occidente.
L’accusa infatti è di aver penetrato il sistema del Pentagono chiamato NIPR-NET, che è un realtà un sistema a basso livello di sicurezza – gestisce soprattutto e-mail e comunicazioni non secretate – ma che pare essere la chiave di volta per mettere rapidamente in campo l’esercito americano nel caso di un improvviso attacco a Taiwan da parte della Cina.
Invece quindi di concentrarsi su hackeraggio supersofisticato, sembra che i cinesi preferiscano insinuarsi nei normali sistemi di comunicazione, ...
di Paxtibi
I demòni sono usciti dall'uomo russo e sono entrati nel branco dei porci, e cioè nei Necàev, nei Serno-Solov'ëvic e così via. Quelli sono affogati, o affogheranno senza dubbio, e l'uomo ormai guarito, da cui sono usciti i demòni, siede ai piedi di Gesù"
(F. M. Dostoevski, lettera a Màjkov a proposito de I Demòni)
C'è qualcosa di pernicioso nella brama di potere, qualcosa che tutti percepiscono come sbagliato, eppure sono tanto pronti ad abbandonarvisi se solo ne avessero l'opportunità. Non a caso la retorica dello stato continua a ripetere il mantra del servizio, dello stato siamo noi, tanto che persino gli oppositori più estremi obbediscono alla stessa logica, quella dei governanti “dipendenti”. E il gioco funziona, perché aveva ragione Goebbels, le cose basta ripeterle, non c'è bisogno che siano vere, e nemmeno plausibili: quanto lo è il credere che un uomo, conquistato il potere, si metta al servizio degli altri? Allora davvero, non è l'anarchia ad imporre l'avvento dell'Uomo Nuovo, liberato dal peccato e dalla tentazione, è la democrazia ad averlo già proclamato. È il trionfo del pensiero circolare: l'uomo è una bestia feroce, pronta ad aggredire i suoi simili alla prima occasione, con in testa solo il suo interesse personale; ma si trasfigura accogliendo su di sé l'investitura del potere, diventa un benefattore la cui unica preoccupazione è l'interesse collettivo.
Invero, già nelle sue radici hobbesiane la dottrina statalista mostrava la sua natura mitologica, con lo stato a rappresentare il corpo unico della collettività come organismo semidivino, il Leviatano. Poco è cambiato da allora. Anzi, i tentacoli della creatura si sono allargati fino a permeare totalmente la società. Se si accetta il dogma per cui lo stato ha il potere di risolvere i problemi che gli uomini, lasciati liberi, non sarebbero in grado di risolvere da soli, ...
Si chiude il mese caldo, per coloro che si occupano di 11 settembre, ed è tempo di voltare pagina. Prima di farlo però vogliamo stabilire alcuni punti fissi, che serviranno da riferimento nel futuro sviluppo del dibattito. Ve ne sono infatti alcuni molti importanti.
Come prevedibile, in questo mese è stato detto tutto e il contrario di tutto. Sta ora a ciascuno di noi setacciare, riflettere, trattenere quello che ritiene valido e scartare il resto. Il bello di Internet è che offre sempre una visione a trecentosessanta gradi, e per ogni persona che dice Alfa, ce ne sarà sempre almeno una che dice Omega. A differenza della televisione, che ci serviva ogni sera la pappa già pronta, uguale per tutti, in Internet il pasto dobbiamo cucinarcelo noi, ogni giorno, in prima persona.
Nello specifico, c’è stato lo scontro - tanto spiacevole quanto prevedibile - con i difensori della versione ufficiale, che con il solito ritardo su tutto, hanno finalmente deciso di organizzarsi, per reagire in qualche modo alla montante marea di richieste per la verità che arrivano ormai da ogni parte del mondo.
Naturalmente, come è loro abitudine, gli ufficialisti hanno scelto sin dall’inizio la strategia dell’attacco personale, evidentemente consci di non avere argomenti a sufficienza per “smontare” quello che solo a parole dicono di saper smontare: una montagna di prove contro la versione ufficiale, che cresce e si allarga a macchia d’olio man mano che a Washington cadono le paure e le reticenze da parte di coloro che sanno, ma che finora non avevano parlato. Eccone una selezione, da noi presentata a Matrix nella puntata del 7 settembre scorso:
Proprio in quella puntata di Matrix è apparsa chiaramente la differenza fra il modus operandi del Movimento per la Verita sul 9/11, ...
Nella seconda metà degli anni settanta, il fenomeno “terrorismo” prende piede nel belpaese. La cosa non avviene affatto senza traumi all'interno di quell'enorme movimento di massa che, dalla fine degli anni sessanta, coinvolge milioni di persone ed è protagonista della scena politica e sociale italiana. C'è stata l'esperienza della Strage di Stato del 12 dicembre 1969, dove lo Stato, in mancanza di un terrorismo autentico, se l'è costruito da solo ed il movimento è stato impegnato in una diffusa e complessa opera di controinformazione, durante la quale sono venuti alla luce numerosi documenti comprovanti la strategia dei servizi segreti italiani e statunitensi. Questi, almeno sin dalla metà degli anni sessanta, hanno intrapreso una strategia volta all'infiltrazione nei movimenti di elementi che portino alla creazione di gruppi che svolgano attività di lotta armata e di guerriglia metropolitana – tattica volta ad isolare e screditare i movimenti di massa.[1]
Nonostante la diffidenza della stragrande maggioranza del “movimento”, sono numerosi i gruppi di lotta armata o quelli che, pur non praticandola, si rifanno ad una tattica dello “scontro di piazza” per “elevare il livello dello scontro”: la provocazione statale, di conseguenza, nonostante tutto, riesce in pieno ...
Lo sdegno da poche lire è una delle migliori armi dei media “di sinistra” (curioso, ma per la seconda volta in 24 ore torniamo a parlare di “Repubblica”), i peggiori e più subdoli gatekeepres del sistema, che denunciano il palazzo in nomen populi, raccogliendo facili applausi, su piccoli eventi tanto vistosi quanto innocui per la preservazione dello satus quo.
Per i pecoroni dei “grandi numeri”, come sappiamo, basta lo stadio alla domenica: una bella caterva di legnate fra curva nord e curva sud, e anche per questa settimana la preservazione del potere è assicurata. Per gli intellettuali, ovvero le quattordici menti pensanti sopravvissute in qualche modo all’Olocausto della Ragione, ci vuole invece qualcosa di più sofisticato: e lo sdegno da poche lire è una delle armi usate con maggiore frequenza.
E‘ il caso, ad esempio, dello studente della Florida “taserato” ieri dai poliziotti, mentre poneva domande scomode a John Kerry. Ecco l’episodio, ripreso e messo in onda dalle TV locali.
(in coda un secondo video, meno traballante ma incompleto)
Allegando il video, ieri Repubblica titolava: “Studente fa domande scomode a Kerry - Arrestato e immobilizzato col Taser”.
Ma non è esattamente così. La percezione dell’evento è falsata, nel titolo di Repubblica (come in molti altri casi) ...
Di certo Repubblica ha fatto un buon affare, nell’assicurarsi la firma di Curzio Maltese: da quel giorno dispone di due giornalisti al prezzo di uno.
Il primo – diciamo che sia Curzio -- è il saggio e navigato uomo politico, il colto compagno di salotto, l’uomo illuminato da sani principi che si avvicinano a veri e propri archetipi ideologici: il Diritto, la Libertà, la Democrazia, l’Individuo. La Società.
Dall’altro lato c’è Maltese, il qualunquista da esportazione, il politico per tutte le stagioni, l’intellettuale passepartout, l’acrobata della parola, il servo del sistema (inconscio, ovviamente, ma proprio per quello servus nella sua accezione più letterale: serve, è utile, e quindi vale in quanto tale).
Non deve essere facile addormentarsi, la sera, con quelle due bestie in corpo.
Queste sono, dopotutto, le due bestie che tolgono il sonno a tutta la sinistra italiana di oggi. Reduci da un auto-tradimento che solo a parole dicono di aver superato, gli intellettuali di sinistra (ormai senza virgolette, purtroppo) trascinano una pesante eredità storica nel faticoso percorso di adattamento a tempi che cambiano già troppo in fretta per chi non ha ideologia, figuriamoci per quelli che si portano ancora sulle spalle fardelli come Gramsci, Lenin o Berlinguer.
Ben pochi umani ricevono il dono della totale ubiquità politica (leggi: plateale faccia di culo) che ha saputo mettere in mostra un personaggio come Tony Blair.
Invece Curzio e Maltese vivono insieme, dormono e mangiano insieme, e purtroppo scrivono anche insieme, rendendo particolarmente arduo il compito di chi voglia leggerli non solo in superficie.
Stiamo parlando di “Il Venditore di Complotti”, l’articolo su – o meglio, contro – Beppe Grillo, che sta suscitando sconcerto un pò dovunque, e per diverse ragioni.
Ha perfettamente ragione Curzio, ad esempio, quando nell’incipit mette in guardia Grillo ...
Nel pubblicare questa replica, vorrei fare una premessa importante: i “nomi“, in questa recente svolta del dibattito su Matrix, contano poco o nulla. Dell’individuo chiamato “Paolo Attivissimo” non mi è mai interessato nulla, e se lo nomino è soltanto perché è lui ad incarnare, in questa specifica situazione, una certa idea che io combatto. E’ l’idea di voler frenare - per qualche strano motivo - l’emergere di una verità scomoda come quella dell’11 settembre, a salvaguardia evidentemente di qualche privilegio di cui alcuni credono di godere. A mia volta, il mio nome non significa nulla: “Massimo Mazzucco“ in questo caso è semplicemente una delle mille persone che hanno deciso di combattere a fondo la battaglia per far emergere la verità al più presto possibile. E questo non tanto per “mandare in galera i veri responsabili”, ma per evitare che il mondo venga nuovamente ingannato da operazioni criminali di questo genere. (Ad oggi sono quasi un milione, e non “tremila”, le vittime accertate dell’undici settembre, ed almeno altrettanti sono condannati a morire nei prossimi vent’anni: l’Iraq ormai è un vero e propro deserto radioattivo).
E se i neocons sapranno resistere alla tentazione di “un altro undici settembre”, per sferrare l’attacco finale alle libertà civili da una parte, e al Medio Oriente dall’altra, sarà proprio perchè la consapevolezza del primo autoattentato è cresciuta nel pubblico mondiale a sufficienza da sconsigliarli vivamente di farlo.
Quello dell’11 settembre è un problema di importanza enorme, che ci riguarda tutti molto più da vicino di quanto possiamo credere. Riguarda, in ultima analisi, due modi contrapposti di concepire la vita su questo pianeta: quello della violenza, della prevaricazione, del sopruso da parte del più forte, da un lato, e quello della convivenza pacifica, nel rispetto della dignità e dei diritti di ogni singolo essere umano, dall’altro.
Non è poco, e voler ridurre il tutto a un battibecco da pollaio fra due galli assolutamente insignificanti finisce per rendere un pessimo servizio alla verità. Non a caso sono costantemente i debunkers a cercare l’attacco personale: lo fanno perchè sanno bene che per loro è l’unico modo di ritardare il momento del confronto con i fatti che altri hanno posto sul tavolo, ...
Venerdì sera è andata in onda questa breve replica alle accuse di Attivissimo di venerdì scorso. Il resto sarà pubblicato in serata di sabato. EDIT: o al più tardi domenica mattina. Scusate, ma si sta rivelando un lavoro più lungo del previsto. M.M.)
"I Cartaginesi raccontano anche questo, che vi è una regione della Libia e uomini che la abitano, al di là delle colonne d’Ercole. Quando siano giunti tra questi e abbiano scaricato le mercanzie, dopo averle esposte in ordine lungo la spiaggia risalgono sulla nave e alzano una fumata. Allora gli indigeni vedendo il fumo vanno al mare e poi in sostituzione delle mercanzie depongono oro e si ritirano lontano dalle merci. E i Cartaginesi sbarcati osservano e se l’oro sembra loro degno delle mercanzie lo raccolgono e si allontanano, se invece non sembra degno, risaliti sulla nave di nuovo attendono; e quelli, fattisi avanti, depongono altro oro, finché li soddisfino. E non si fanno torto a vicenda, perché né essi toccano l’oro prima che quelli l’abbiano reso uguale al valore delle mercanzie, né quelli toccano le merci prima che gli altri abbiano preso l’oro" (Erodoto, Storie IV, 196)
Il racconto di Erodoto illustra ciò che gli antichi intendevano per scambio equo: una lenta e silenziosa trattativa in cui entrambe le parti offrivano le loro mercanzie sino a che non veniva trovato un accordo.
Ma come determinare il valore di queste mercanzie? Oppure dell'oro che veniva offerto in cambio? Esiste un criterio oggettivo per determinare dall'esterno quando uno scambio è equo?
Sin dall'antichità filosofi ed economisti hanno cercato di rispondere a queste domande formulando diverse “teorie del valore”.
Esaminiamo le tre più importanti.
“ …e mentre sto parlando a voi, madri e padri, vi do un’altra assicurazione. L’ho già detto altre volte, ma lo ripeterò all’infinito. I vostri ragazzi non verranno mandati a combattere nessuna guerra straniera... potete quindi definire qualsiasi discorso sull’invio di eserciti in Europa come pura menzogna”.
F.D. Roosevelt
Riguardo allo storico attacco di Pearl Harbor, i libri di scuola, i film, i documentari e tutti i reportage storici allineati alle versioni ufficiali ci hanno raccontato solo una verità di comodo. Attraverso i canali d’informazione istituzionali è stato ripetuto fino alla nausea che nel 1941 un brutale attacco aereo giapponese a sorpresa annientò la flotta americana del pacifico, lasciando sul campo migliaia di vittime innocenti. Tale versione dei fatti venne diramata dalla Casa Bianca allo scopo di scatenare l’indignazione del popolo americano. Da qui, a legittimare la sua chiamata al fronte come un dovere morale, il passo è stato molto breve.
Sono passati molti anni da quel drammatico 7 dicembre 1941, ma la storia continua a riemergere inquietante, come il cadavere di un omicidio che non vuole affondare. Le numerose inchieste pubbliche e private condotte su Pearl Harbor sembrano infatti avere raccolto ormai sufficiente materiale probatorio per ricostruire una volta per tutte, il vero corso degli eventi in questione.
E fanno sei. Sei anni di incubo, sei anni di orrori, sei anni di lotta per non affogare nella marea di falsità con cui la strategia del consenso globale ha cercato di sommergere l’umanità.
Dopo l’ondata iniziale, che ha strappato il 99% degli esseri umani dalle loro certezze, per fortuna qualcuno aggrappato allo scoglio c’è rimasto, ed è a loro che in un certo senso dobbiamo la vita: grazie ai primissimi, e più coraggiosi, ricercatori sull’11 settembre (Alex Jones, Thierry Meyssan, Eric Hufschmid, ecc.) - la verità non è stata sepolta del tutto, e abbiamo così potuto compiere un lento percorso a ritroso, che fortunatamente accelera man mano che ci si allontana dalla data iniziale degli eventi.
Come ormai persino in media tradizionali hanno riconosciuto, è stato tutto merito di Internet: è infatti impossibile capire quello che è accaduto nel mondo in questi ultimi anni, rispetto all’11 settembre, se non si comprende la potenza devastante, e teoricamente illimitata, di questo nuovo mezzo di comunicazione.
Internet infatti non è un “ luogo“, nel quale molti ci vorrebbero confinare, come topi di fogna tenuti a bada in un recinto chiuso. Internet è solo un mezzo, esattamente come lo sono il telefono, il fax, o lo stesso televisore. Ma questo mezzo ha il potere straordinario di permettere un collegamento diretto fra gli individui, senza alcuna filtratura intermedia, e solo grazie a Internet è stato possibile raccogliere, organizzare e presentare in maniera fruibile la marea di informazioni che costituisce l’ossatura della critica alla versione ufficiale sull’11 settembre.
Per gli studiosi del caso Kennedy, indagare significava attendere impazienti l’ultimo libro di un loro collega, assorbirne qualche nuova informazione, ...
Leggi tutto: L’Esercito Popolare di Liberazione Cibernetica