Di certo Repubblica ha fatto un buon affare, nell’assicurarsi la firma di Curzio Maltese: da quel giorno dispone di due giornalisti al prezzo di uno.
Il primo – diciamo che sia Curzio -- è il saggio e navigato uomo politico, il colto compagno di salotto, l’uomo illuminato da sani principi che si avvicinano a veri e propri archetipi ideologici: il Diritto, la Libertà, la Democrazia, l’Individuo. La Società.
Dall’altro lato c’è Maltese, il qualunquista da esportazione, il politico per tutte le stagioni, l’intellettuale passepartout, l’acrobata della parola, il servo del sistema (inconscio, ovviamente, ma proprio per quello
servus nella sua accezione più letterale: serve, è utile, e quindi vale in quanto tale).
Non deve essere facile addormentarsi, la sera, con quelle due bestie in corpo.
Queste sono, dopotutto, le due bestie che tolgono il sonno a tutta la sinistra italiana di oggi. Reduci da un auto-tradimento che solo a parole dicono di aver superato, gli intellettuali di sinistra (ormai senza virgolette, purtroppo) trascinano una pesante eredità storica nel faticoso percorso di adattamento a tempi che cambiano già troppo in fretta per chi non ha ideologia, figuriamoci per quelli che si portano ancora sulle spalle fardelli come Gramsci, Lenin o Berlinguer.
Ben pochi umani ricevono il dono della totale ubiquità politica (leggi: plateale faccia di culo) che ha saputo mettere in mostra un personaggio come Tony Blair.
Invece Curzio e Maltese vivono insieme, dormono e mangiano insieme, e purtroppo scrivono anche insieme, rendendo particolarmente arduo il compito di chi voglia leggerli non solo in superficie.
Stiamo parlando di “Il Venditore di Complotti”, l’articolo su – o meglio, contro – Beppe Grillo, che sta suscitando sconcerto un pò dovunque, e per diverse ragioni.
Ha perfettamente ragione Curzio, ad esempio, quando nell’incipit mette in guardia Grillo ... ... dal non imboccare una strada
“disseminata di abusi linguistici e discariche emotive, quella di un bolso populismo”. Peccato che poco dopo arrivi Maltese a scrivere che l’ultima trovata di Grillo è
“una specie di bollino di garanzia o marchio DOC per le liste civiche comunali, a patto che rispettino le regole dettate dall’attore.”
Mentre dovrebbe essere chiaro a tutti che non si tratti di regole “dettate dall’attore”, ma regole che Grillo propone, e che verrebbero implementate solo se prima accettate da tutti. In altre parole, Grillo potrà avere idee più o meno valide, ma di certo non vuole fare il dittatore, mentre Maltese, con il suo abuso linguistico - appunto - riesce proprio a dipingerlo come tale.
Per fortuna interviene subito Curzio, ricordandoci che
“in una democrazia non c’è bisogno di leggi per impedire a dei criminali di essere eletti”, e che
“se gli italiani continuano a eleggere certa gente, la colpa non può essere sempre dei partiti”. Sante parole. Talmente semplici e banali, in realtà, da contenere l’essenza del problema politico italiano.
Ma subito arriva Maltese, a vantarsi che
“questo giornale [Repubblica], prima di Grillo, ha denunciato la presenza di 25 condannati in via definitiva in parlamento di due pregiudicati, gli onorevoli Ciriaco Pomicino e Alfredo Vito, nella commissione antimafia.”
Bravi, complimenti. Ma avete poi anche insistito nel chiedere le loro dimissioni, avete indagato a fondo, per trovare eventuali collegamenti fra costoro e le presunte “mani pulite”, avete riempito le vostre pagine di sdegno quotidiano, avete urlato contro il silenzio con cui costoro accoglievano le vostre proteste - in altre parole, siete stati coerenti con voi stessi - o vi siete accontentati di averlo detto una volta, tanto per mettere a tacere la vosta coscienza lacerata, e poi “via, tutti a Capalbio, che stasera c’è questa cosa in piazza con i suonatori africani di bongo!”?
Per fortuna abbiamo subito un nuovo intervento di Curzio, che molto onorevolmente riconosce a Grillo il merito indiscutibile di aver messo in moto un certo tipo di presa di coscienza popolare:
“Beppe Grillo ha grandi meriti da artista e da un uomo di informazione. Ha anticipato lo scandalo Parmalat e ha raccontato per anni un pezzo di potere che quasi nessuno, sui media, ha saputo o voluto raccontare al pubblico.”
E’ ancora più onorevole, Curzio, perchè nel riconoscere questo riconosce anche di non aver saputo fare il proprio mestiere – ed il proprio dovere, civicamente parlando - al punto da dover essere rimpiazzato da un “attore” qualunque.
Peccato che a questo punto Maltese stia raggiungendo la carburazione ottimale, e metta a segno uno storico filotto di offesa della logica, del buon senso e dell’intelligenza altrui in un colpo solo:
“Per questo la svolta da predicatore– ci dice parlando di Grillo –
è ancora più imbarazzante. Si è messo anche lui in fila a vendere complotti.”
Svolta? Imbarazzo? Complotti? Non solo Grillo predicatore lo è sempre stato – è la sua natura, la sua quintessenza, e la chiave del suo successo - ma quali sarebbero questi “complotti”? Gli stessi forse che ha denunciato Repubblica “prima di lui”, per caso? O forse le rivelazioni degli scandali che gli sono appena valse, per bocca di Curzio, “grandi meriti da artista e da un uomo di informazione”?
Ma non basta: Maltese deve aver visto la mezz’ora sbagliata di Matrix, la settimana scorsa, poichè a un certo punto spara addirittura che
“la vendita dei complotti è una attività semplice e redditizia“.
Mancava solo che dicesse che serve a vendere tanti gadgets e magliette, e il cerchio si chiudeva. Ma ci andiamo comunque vicino, visto che
“il pubblico americano – continua Maltese –
ha arricchito qualsiasi teorico del complotto intorno all’11 settembre [meno il sottoscritto, evidentemente]
, per quanto ridicole fossero le prove concrete”.
Aiuto! Signor Curzio, dov’è andato? Maltese ha detto che le prove concrete sono ridicole! (E’ forse su quelle “teoriche” che abbiamo demolito la versione ufficiale? Sul concetto kantiano di acciaio fuso nel qui e ora, forse?)
Ma Maltese, approfittando della momentanea assenza di Curzio, affonda senza pietà:
“Michael Moore è diventato un divo spiegando che le guerre in Medio Oriente sono il frutto di un piano studiato a tavolino da due famiglie, Bush e bin Laden”.
Mamma mia, fermatelo! Se Michael Moore è un divo, io sono Carla Fracci travestito da ninfetta. Non esiste in America una persona meno accomodante e più sgradevolmente “se stessa” di lui, nel bene come nel male.
Per fortuna Curzio torna a farsi vedere, e con i peso della sua conoscenza corregge il tiro, dando pienamente ragione a Michael Moore:
“Purtroppo il vero complotto è ordito dai due terzi della popolazione statunitense, 200 milioni di persone, che si ostinano a consumare ogni anno un terzo delle merci mondiali, senza neppure riuscire a pagarle, e dieci volte l’energia usata dal miliardo e 300 milioni di cinesi. “
Curzio infatti ci sta spiegando che gli americani, pur di non dover intaccare il loro standard di vita, in un certo senso sono “costretti” ad andare a prendersi il petrolio dove sta, e nel frattempo vorrebbero pure azzoppare l’Iran, le cui vendite di petrolio slegate dal dollaro rischiano di mandare definitivamente a fondo la moneta americana.
Ma l’altro insiste. Perso fra i fumi del più inebriante qualunquismo, e totalmente sordo ai richiami della ragione, Maltese imperversa nel suo palese tentativo di “piacere“ in qualunque modo agli americani.
“È certo una magnifica consolazione – scrive tagliente -
constatare che oggi il mercato del complotto stia nelle mani di personaggi dello show business piuttosto che nelle grinfie di leader carismatici.”
Guardandolo con disdegno, Curzio compie un ultimo, disperato tentativo per salvare la situazione:
“Ma l’etica pubblica è un patto fra cittadini – esclama con tono solenne -
che non si inventa con lo slogan o una trovata, si costruisce col lavoro di ogni giorno, con l’informazione...”
Parole sante, Signor Curzio, parole sante. Ma con Maltese non c’è più nulla da fare: lo guardi, è già entrato in libreria, e si è messo i coda per comperare l’ultimo libro di Popular Mechanics. (Gliel’ha consigliato Deaglio, visto i miracoli che riesce a fare per la tua immagine, in un’editoria già traballante come la nostra).
Più tardi in serata, Curzio e Maltese si sono riconciliati, e sono addirittura usciti a cena insieme, per poi rientrare un pò brilli, intonando con il pugno alzato "Viva Bush - viva Lenin - viva Mao-Tze-Tung!"
Nessuna paura, quindi: la sinistra rimane unita e ferma, nel suo progetto di riforma sociale attuato nell’esclusivo interesse del lavoratore.
E intanto chi ci ha rimesso è Beppe Grillo, che è l’unico che il lavoratori li difende davvero.
Massimo Mazzucco
QUI l'articolo completo (grazie CNJ per lo scan)