Al recente Forum Economico di S. Pietroburgo Megyn Kelly - la nuova star della NBC americana, portata via a suon di milioni dalla FOX - è stata mandata ad intervistare Putin, con il preciso compito di "fargli fare una brutta figura" davanti alle telecamere. Ecco il risultato. [Sintesi]
TESTO DEL VIDEO: All'inizio dell'intervista, Megyn Kelly è partita con il ritornello accusatorio contro la Russia, per aver interferito nelle elezioni americane.
MK: Tutte le 17 agenzie di intelligence americane hanno concluso che la Russia ha interferito nelle nostre elezioni. Secondo lei si sbagliano tutte?
VP: Ma lei li ha letti questi rapporti?
L'incontro tra Trump e Putin, accompagnati dai rispettivi ministri degli esteri, avrebbe dovuto durare circa mezz'ora, e invece si è protratto per oltre due ore.
Questa potrebbe sembrare una bella notizia, nel senso che sapere che i leader delle due superpotenze desiderano parlare fra loro dovrebbe tranquillizzare gli animi di tutti coloro che temono una escalation di tensione a livello internazionale.
Ma basta leggere un articolo apparso oggi sulla CNN per capire come la pensi veramente l'establishment americano, riguardo a questa apparente armonia fra Putin e Trump.
Come sappiamo infatti gli organi di stampa come la CNN e le altre grandi testate sono solo dei megafoni di propaganda dei poteri forti: CIA, banchieri, petrolieri, e soprattutto il famoso complesso militare-industriale, individuato da Eisenhower già negli anni '50.
Ebbene, questi poteri forti non vogliono che ci siano una equivalenza di fondo ed un rispetto reciproco fra Stati Uniti e Russia, e lo fanno dire chiaramente al proprio portavoce (l'autore dell'articolo, Edward Lucas):
Commuoviamoci.
Bana Alabed, la bambina di 7 anni che twitta da Aleppo "facendoci conoscere gli orrori della guerra in Siria" è stata nominata da Time Magazine una delle 25 persone più influenti dell'anno in internet.
Povera Bana, che si è trovata a fare da testimone delle "atrocità" di Assad, ma che per fortuna riesce a twittare in perfetto inglese dalla città sotto i bombardamenti, addirittura quando in tutto il suo quartiere viene a mancare la corrente elettrica! (La mamma di Bana, per giustificare questi exploit linguistici, ha spiegato che lei è una insegnante di inglese, e che spesso aiuta la figlia a scrivere i suoi tweet. Mentre il "miracolo tecnologico" delle trasmissioni durante il black-out di Aleppo è spiegato con il fatto che nella sua casa avrebbero addirittura i pannelli solari, per alimentare i telefoni cellulari ed i computer).
Ma questo all'opinione pubblica non interessa: Bana è l'eroina del giorno, ed è anche la bambina di 7 anni che lo scorso 7 aprile, subito dopo il bombardamento della base siriana da parte degli americani, ha avuto la prontezza di riflessi di twittare "I am a Syrian child who suffered under Bashar al Asad & Putin. I welcome Donald Trump action against the killers of my people. Putin and Bashar al Asad bombed my school, killed my friends & robbed my childhood. It's time to punish the killers of children in Syria."
Non solo la love story fra Putin e Trump non si è mai potuta consumare - grazie all'isteria, montata appositamente dai suo avversari, del Russiagate - ma i rapporti fra i due rischiano di diventare ancora più tesi, a causa della complessa situazione europea.
Giovedì scorso infatti il senato americano ha votato una legge che tende ad inasprire ulteriormente le sanzioni occidentali contro la Russia. In particolare, questa nuova legge propone di penalizzare economicamente le aziende europee che collaborassero con le società petrolifere russe nella costruzione del famoso gasdotto Nord Stream 2. Come è noto il Nord Stream 2 è il progetto russo che dovrebbe portare gas dalla Russia a mezza Europa, raggiungendo la Germania attraverso il Mar Baltico.
Ed infatti proprio la Merkel ha apertamente criticato questa nuova serie di sanzioni contro la Russia, che andrebbero anche a penalizzare le società europee che collaborano con i russi.
Vediamo prima la versione ufficiale dei fatti. Secondo questa versione l'Arabia Saudita, insieme all'Egitto, al Bahrein, agli Emirati Arabi e allo Yemen, hanno improvvisamente deciso di interrompere ogni relazione diplomatica con il piccolo Stato del Qatar. Frontiere chiuse, voli interni cancellati, spazio aereo negato, e al massimo due settimane di tempo per i cittadini catarioti che vivono in Arabia Saudita per rientrare casa loro. Gli emirati arabi addirittura hanno dato ai cittadini del Qatar soltanto quarantott'ore per fare le valigie ed abbandonare il paese.
Il motivo di tutto questo sarebbe, ufficialmente, il fatto che il Qatar "offre supporto a svariati gruppi terroristici come la Fratellanza Musulmana, l'ISIS e Al-Qaeda".
Ohibò - vien da dire - stai a vedere che di colpo gli arabi si sono resi conto che il terrorismo porta instabilità nella regione, ed hanno deciso di isolare e metterlo sotto accusa il loro principale finanziatore, il Qatar appunto.
Ma le cose non sono così semplici come vorrebbero raccontarcele.
Lo scorso 1° aprile abbiamo pubblicato la falsa notizia del New York Times, intitolata "President Trump reminds NATO allies of their obligations", nella quale si diceva che Trump criticava pubblicamente l'Italia per non contribuire con la giusta quota del 2% del Pil alle spese della Nato.
Ebbene, oggi il nostro Primo Ministro Gentiloni è andato da Trump e si è preso una sberla in faccia molto simile a quella che avevamo descritto nel nostro finto articolo: durante l'incontro congiunto con la stampa, alla Casa Bianca, un giornalista ha chiesto a Gentiloni come mai l'Italia spenda meno dell'1% del Pil come contributo alla Nato. E Trump si è voltato sorridente verso Gentiloni, dicendo: "Ottima domanda, vorrei sentire la risposta del primo ministro. E' una domanda che intendo fargli anch'io, fra poco".
I due leader mondiali con le capigliature più ridicole del mondo si trovano a fronteggiarsi in un improbabile braccio di ferro di fronte al mondo intero.
Da una parte un paese insignificante dal punto di vista politico, fatto tutto di retorica e di propaganda, dall'altra la più grande potenza militare del pianeta, che viene ora sfidata a duello dal topolino nordcoreano.
Il problema è che la più grande potenza del mondo dispone di migliaia di bombe atomiche, ma non può permettersi ovviamente di usarle. Mentre il topolino ne avrà al massimo cinque o sei, ma non vede l'ora di sganciane una da qualche parte, per mostrare al mondo che anche loro contano qualcosa.
Non se ne può più. Ormai viviamo sotto un flusso di menzogne continue, avallate dai nostri giornalistucoli da quattro soldi, e non riusciamo più a liberarcene.
L'ultima è di oggi: non solo sarebbero stati i siriani a perpetrare l'attacco chimico di Idlib, ma si sarebbero pure fatti intercettare nella preparazione di suddetto attacco. Dall'ANSA di oggi leggiamo: "Militari e intelligence Usa hanno intercettato comunicazioni di militari siriani ed esperti circa la preparazione per l'attacco con armi chimiche compiuto a Idlib la scorsa settimana."
Quindi, non solo Assad sarebbe così stupido da tirarsi addosso le ire del mondo con un attacco chimico assolutamente inutile, quando già stava vincendo la guerra con i mezzi convenzionali, ma i suoi militari sono così stupidi da farsi pure intercettare nella preparazione di tale attacco.
Ma quale sarebbe la fonte di questa notizia? Sempre l'Ansa ci dice: "Lo ha riferito una fonte ufficiale americana alla Cnn". Anche La Stampa offre una versione simile: "È quanto riferisce alla Cnn un alto funzionario Usa".
Ovvero: "Signora maestra, un mio amico mi ha detto che Mascheroni scoreggia in classe". Siamo a questo livello, dal punto di vista della credibilità.
Finalmente ci sono riusciti. Laddove avevano fallito i "ribelli moderati" finanziati direttamente dagli USA, laddove aveva fallito l'ISIS finanziata dai sauditi per conto degli USA, è bastato far esplodere qualche bomba con agenti chimichi per giustificare quello che gli Stati Uniti sognano di fare ormai da 5 anni: attaccare direttamente la Siria. Per ora si tratta solo di un bombardamento limitato ad una base militare, ma la storia ci insegna che il termine "escalation" esiste proprio per ciò che significa letteralmente: una crescita, in termini di scala, di qualcosa che da piccolo diventa grande.
Quello che invece la storia non ci insegna, a quanto pare, è come le stesse bugie continuino a funzionare, nonostante ogni volta vengano smascherate come tali. La storia delle armi chimiche (WMD) di Saddam Hussein, usata per invadere l'Iraq, si è rivelata platealmente falsa. L'accusa allo stesso Assad di aver usato armi chimiche, due anni fa, si era rivelata falsa. E per quanto in questo caso anche la logica andasse contro una scelta del genere (Assad sarebbe stato un pazzo ad usare armi chimiche in questo momento), bastano le foto di alcuni bambini con la maschera ad ossigeno per giustificare agli occhi degli occidentali l'aggressione unilaterale da parte degli USA ad una nazione sovrana.
Qualcuno si è lamentato che su LC non discutiamo più di cose importanti, come l'attacco di gas nervino in Siria, "perchè ormai il sito ha sposato ciecamente la propaganda di Putin". Di seguito riportiamo un articolo di Maurizio Blondet, che a sua volta cita un interessante intervento di Mauro Bottarelli. C'è ottimo materiale per la discussione, con un invito in particolar modo a chi sostiene che siamo "vittime della propaganda russa" a confutare le tesi sostenute dai due giornalisti.
SIRIA: STESSE MENZOGNE DEL 2013. CI RIPROVANO CON L’INTERVENTO?
di Maurizio Blondet
Cosa vogliono fare adesso? L’intervento diretto occidentale in Siria? Con la scusa dei gas nervini, già ci provarono nel 2013: accusarono Assad, aveva “superato la linea rossa” gridò Obama, Francia Gran Bretagna e Usa scaldavano i motori, Erdogan era pronto, i sauditi anche, la NATO pure. Poi la geniale proposta di Putin e Assad: consegnare sotto controllo Onu le riserve di gas nervini (che del resto servono solo come deterrente, ossia a dissuadere un attacco della potenza atomica vicina, Israele).
Il momento opportuno passò.
Dopo, le inchieste hanno dimostrato che non fu Assad ad usare il sarin, ma erano stati i terroristi anti-Assad, probabilmente il gas era stato fornito dai servizi turchi di Erdogan. Lo appurò Carla del Ponte, la giurista svizzera allora nella Commissione Onu per la violazione dei diritti umani:
L'ultimo documentario di John Pilger è non solo schoccante (per quel che riguarda la storia di Bikini) ma altamente istruttivo per quel che riguarda i rapporti fra USA e Cina, passati e presenti. Ci sono moltissime cose che non sappiamo, dal punto di vista storico, compreso il fatto che nel 62 è stato sfiorato un attacco nucleare alla Cina, in partenza proprio dalle basi americane in Giappone. E la situazione oggi non è certo più rosea di allora.
Ricordatevi di attivare i sottotitoli in italiano (CC)
Fonte: Pandora TV
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