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di Gennaro Carotenuto
Leggi il rapporto Chilcot (si consiglia almeno la copertura del Guardian), dal nome del presidente della commissione d’inchiesta britannica sulla guerra in Iraq, e il sapore è doppiamente amaro. Amaro innanzitutto perché l’instabilità del mondo attuale, una regione intera nel caos geopolitico, centinaia di migliaia di morti, milioni di rifugiati, la spada di Damocle del terrorismo islamista, dipende in larga misura da quella guerra criminale, le conseguenze della quale sono pagate ancora oggi innanzitutto dagli iracheni, ai quali non è mai stata “esportata la democrazia” promessa, ma solo lutti e distruzioni.
Tony Blair, il criminale di guerra, continua a blaterare parole senza senso, affermandosi convinto che il mondo sia comunque più sicuro che ai tempi di Saddam Hussein (sic) e dicendosi “in buona fede”. Buona fede? La realtà documentale del rapporto Chilcot è che lui stesso prese parte attiva nel fabbricare rapporti falsi, manipolare prove, truccare fotografie e orchestrare una colossale campagna internazionale che avallasse quella guerra. Giova ricordare che prima di rendersi colpevole di quei crimini di guerra, nel proprio curriculum Blair aveva l’avere con metodi analoghi scalato e completamente disarticolato il partito laburista, il suo partito, rendendolo funzionale al modello economico vigente che quella guerra volle, e totalmente innocuo nel difendere gli interessi dei propri elettori. Giova ricordare che non tutti scelsero come Blair di seguire Bush “sarò con te qualunque cosa accada”; Germania e Francia si sottrassero dignitosamente a quella guerra criminale.
Per anni la stampa ha raccontato che lo scudo missilistico che veniva costruito ai confini della Russia avesse una funzione difensiva nei confronti dell'Iran. Oggi è evidente che questa fosse una gigantesca panzana. Lo scorso 21 giugno Vladimir Putin ne ha chiesto conto ad un gruppo di giornalisti occidentali.
Pensate se un giorno ci fosse una guerra fra USA e Russia: quante persone tornerebbero indietro a vedere questo video, dicendo "Putin ci aveva avvisato"?
Fonte Pandora TV
Come è stato suggerito da molti, è improbabile che non ci sia una correlazione fra la recente politica estera turca e il clamoroso attentato all'aeroporto di Istanbul.
Il problema è che questa correlazione può essere letta in modi molto diversi fra di loro.
Il primo, detto in soldoni, è che Erdogan sia stato semplicemente "punito" dagli americani per aver chinato la testa di fronte a Putin. Dopo aver ripetutamente sostenuto che l'abbattimento del jet russo era sato un atto di legittima difesa, dovuto ad una chiara provocazione da parte dei russi, tre giorni fa Erdogan ha offerto a Putin le scuse ufficiali da parte della Turchia. E Putin naturalmente le ha accettate. In altre parole, Erdogan si sarebbe rifiutato di continuare a svolgere il ruolo di "cagnaccio" contro la Russia per conto degli americani, perchè gli stava costando troppo in termini economici. Da quando c'è stata la frattura con Putin, infatti, il turismo russo in Turchia è crollato del 92%, e la stessa percentuale complessiva del traffico turistico verso la Turchia (dal resto del mondo) è crollata del 35% nell'arco di un solo anno [1].
Ma c'è un altro elemento che fa probabilmente parte dell'equazione, anche se in questi giorni è passato sotto traccia: il ritrovato accordo con Netanyahu, che ha preceduto di poche ore quello con Putin, dopo sei anni di prolungato confronto a muso duro fra Turchia e Israele.
Quando le cose complicate diventano improvvisamente semplici:
Daniele Ganser è uno storico/ricercatore svizzero che appartiene al 9/11 Truth Movement. Denuncia da tempo gli attentati false flag nel mondo. Fra i suoi lavori, segnaliamo il libro "Gli eserciti segreti della NATO - Operazione Gladio e terrorismo in Europa occidentale".
Fonte Pandora TV
Consigliamo vivamente di guardare questo documentario fino in fondo. La parola magica è JSOC. (Ricordarsi di attivare i sottotitoli ITA- grazie a El Flaco/SRT per i sottotitoli).
Daoud è molto contento della promozione appena ricevuta. Agente di polizia in un villaggio vicino Gardez, nella provincia di Paktia, Afghanistan sud-orientale, Mohammed Daoud Sharabuddin invita allora amici e parenti a casa sua per festeggiare.
di Piero Cammerinesi
Daoud – la cui etnia è Tagika, a differenza di quella Pashtun cui appartiene la maggioranza dei Talebani - ha una vera passione per gli americani, ha partecipato a molti loro corsi di addestramento e la sua casa è piena di fotografie che lo ritraggono insieme a militari USA. Un membro della sua famiglia è un procuratore del governo locale appoggiato dagli USA e un altro addirittura un dirigente della vicina Università.
È il 12 Febbraio 2010 e una ventina di persone tra amici e famigliari di Daoud stanno facendo festa, con balli e canti, quando, verso le 3.30 di mattina, si sentono dei rumori all’esterno e Daoud, insieme a Sediqullah, il figlio quindicenne, escono fuori armati temendo un attacco da parte dei Talebani.
Da quel momento una festa di famiglia si trasforma in una mattanza.
Mediaticamente parlando, tutti noi oggi viviamo in due universi paralleli.
Nel primo ci sono le notizie mainstream, che girano in un certo modo, che sanno sempre indicarci con certezza dove stia il bene e dove stia il male, e che non ci obbligano mai a ragionare con la nostra testa. Ci pensano loro, i giornalisti del mainstream, a dirci quotidianamente a che cosa dobbiamo credere. Prendiamo ad esempio la notizia pubblicata oggi dall'Ansa, intitolata: "Siria, gas sarin contro Isis a Damasco". Il breve articolo recita: "Poco più di una settimana fa, il regime di Bashar Assad ha impiegato armi chimiche contro l'Isis ad est di Damasco nonostante l'accordo del 2013 sul loro smantellamento. Lo riferisce Haaretz aggiungendo che il regime ha usato probabilmente il gas sarin dopo che i militanti dello Stato Islamico hanno attaccato due basi dell'aviazione siriana considerate risorse militari vitali."
In sintesi, "Bashar Assad ha impiegato armi chimiche", e "lo riferisce Haaretz". Nessun dubbio sulla vicenda: la fonte è sicuramente attendibile, e quindi il fatto è confermato.
Poi però andiamo a farci un giretto dalle parti di Global Research - sito altrettanto autorevole, per chi segue l'informazione alternativa - e troviamo un articolo intitolato: "Seymour Hersh: Hillary Clinton ha approvato la consegna di gas sarin libico ai ribelli siriani" [...]
Ricordate il tormentone dei media occidentali che "Assad usa le armi chimiche contro il suo popolo"? E' andato avanti per mesi, l'anno scorso, finchè è intervenuto Putin che ha definitivamente staccato la spina a questo fastidioso mantra mediatico.
Ora invece salta fuori che sono stati proprio i famosi "ribelli moderati" (quelli finanziati da Washington e supportati dalla Turchia) ad usare armi chimiche proibite, nei giorni scorsi, contro le milizie curde che combattono ad Aleppo.
Lo ha riconosciuto lo stesso gruppo Jaysh al-Islam, dicendo che "durante gli scontri uno dei capi delle nostre brigate ha usato armi che sono proibite in questo tipo di confronti", senza specificare però di quali "armi proibite" si trattasse.
Sorprendente resa dei conti in Siria: "Ribelli sostenuti dal Pentagono combattono ribelli sostenuti dalla CIA"
(Intervista di Russia Today a Ray McGovern)
Non era mai successo che i soldati americani sparassero ai nostri agenti della C.I.A. e viceversa, ma a quanto pare è quello che sta succedendo nel nord della Siria, secondo quello che ha raccontato l'ex-agente della C.I.A. Ray McGovern a RT.
In febbraio, il gruppo armato dalla C.I.A. chiamato ‘Fursan al Haq’, o "Cavalieri di giustizia", sembra essere stato obbligato a ritirarsi dalle proprie postazioni dalle cosiddette "Forze Siriane Democratiche", sostenute invece dal Pentagono.
Questo rapporto, reso pubblico da una organizzazione di veterani americani, arriva proprio nel mese in cui il presidente Obama ha autorizzato un nuovo piano del Pentagono per addestrare e armare combattenti siriani antigovernativi.
RT: Quanto controllo hanno i militari e l'intelligence americani, sui gruppi che finanziano sul territorio?
Ray McGovern: Iniziamo dalle buone notizie. Le buone notizie sono che grazie all'intervento dei russi e alla reazione intelligente del presidente Obama - nel senso che ora non impone più la priorità di rimuovere Assad e che permette agli iraniani di partecipare ai negoziati - la cessazione delle ostilità per ora regge. Ora, l'aspetto imbarazzante di tutto questo è che quando Putin e Obama hanno detto ai loro rispettivi ministri degli esteri di ridurre la conflittualità, e di assicurarsi che i propri aerei non si scontrassero fra di loro, questo è talmente andato avanti da diventare una vera e propria cooperazione militare attiva in Siria.
di Maurizio Blondet
“Sottolineo che abbiamo l’unanimità, fra i 28, su cinque principi-guida della Unione Europea nella politica verso la Russia”: così Federica Mogherini, alta rappresentante eccetera e vicepresidente della commissione, all’uscita dal Consiglio Affari Esteri. La data della raggiunta “unanimità”: 14 marzo. Siccome il 17 marzo è fissato il vertice dei capi di governo europei, e si sapeva che Renzi e Orban avevano intenzione di opporsi alla proroga automatica delle sanzioni a Mosca, la Mogherini ha prevenuto la mossa dei due governanti e li ha legati alla “Unanimità” espressa in sede segreta da ministri degli esteri. E’ un esempio del golpe quotidiano che è l’esercizio del potere commissariale. Adesso sappiamo a cosa serve la Mogherini.
I “cinque principi” mogheriniani, suppostamente cogenti per gli europei nei rapporti con Mosca sono, una volta tradotti dalla neolingua orwelliana. Prima di sperare nel perdono della Commissione, Putin deve : abbandonare il Donbass al ‘governo’ di Kiev; restituire al detto governo la Crimea con tutti i suoi cittadini russi; accettare di buon grado di perdere il mercato europeo per il suo gas e greggio, mentre la UE cerca fornitori alternativi; chiudere i suoi media come RT e Sputnik che tanto male fanno alle menti europee, bisognose di iniezioni di verità somministrate in forti dosi da Euronews.
Nigel Farage ad alzo zero sulla Turchia: 75 milioni di persone con un prodotto interno loro pro-capite pari alla metà di quello dello Stato membro UE più povero, invaderanno l’Unione Europea. Finiremo per confinare con la Siria, con l’Iraq e con l’Iran. Far entrare la Turchia nell’Unione Europea a ottobre è la cosa più pazzesca, stupida e pericolosa che l’Unione Europea abbia fatto.
Fonte byoblu
Trascrizione:
Nigel Farage: L’Unione Europea ha fatto molti errori durante la mia permanenza qui. Ho visto l’invenzione di una moneta che ha impoverito il Mediterraneo, ho visto l’idealizzazione dell’area Schengen condurre alla libera circolazione dei kalashnikov, e ogni mese e ogni settimana assistiamo al tentativo di creare un unico Stato Europeo, che naturalmente i popoli europei non vogliono. Ma la politica di asilo comune è certamente il punto più basso della politica dell’UE. La cancelliera Merkel ha tolto il tappo a una bottiglia di champagne e ha detto che chiunque poteva entrare. E adesso voi cercate di rimettere il tappo dentro e vi accorgete che non è possibile. Quindi vi siete rivolti a qualcun altro per venire a capo del vostro problema.
Leggi tutto: Fallito colpo di stato in Turchia