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Nuova Cronologia
- mart.vassallo
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Ho capito che voi venite qua per passare il tempo e divertirvi, ma anche io vengo qua per passare il tempo e divertirmi. Non tollero chi ha un diploma e vuole , come il Pyter spacciarsi per laureato ed archeologo, quando (e lo dissi in un pvt lo scorso anno) non possiede nemmeno una piccola laurea di base, ergo non ha alcun diritto di giudizio sul nostro operato.
Tutto qua
Mi cacciasse pure il Mazzucco, non è di mio interesse il restare, ma finché vi resto mi diverto come voglio
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Oltre a non dimostrarti intelligente,non dimostri neanche di essere saggio.
"Leggi non per contraddire e confutare, né per credere e dare per scontato, ma per soppesare e considerare."
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- orsoinpiedi
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..."L'eminenza che ancora non capisce come mai non si trovano resti della battaglia di Canne"
Forse perché si cerca nel posto sbagliato.Personalmente cercherei nella zona del Fortone,precisamente in località Ischia Rotonda,anche se oggi l'area della battaglia è pressoché coperta dall'acqua del lago Occhito.L'unica zona che ben corrisponde alla topologia dei luoghi descritti dagli storici,in particolare da Polibio, anziché Tito Livio.
P.s credo importante,nella definizione della località della battaglia,studiare attentamente la disposizione delle legioni romane,che nel caso della battaglia contro l'esercito di Annibale,decisamente inferiore,hanno assunto.Annibale ha vinto perché ha scelto il campo di battaglia,e Isola Rotonda gli dava un grande vantaggio tattico.
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Se così fosse non si comprende perchè mai i Romani, ma soprattutto i Cartaginesi, non abbiano dato pubblicità al fatto: per gli uni quelle esplosioni erano attribuite a soprannaturalità, per gli altri conveniva tacere visto che era psicologicamente importante che i Romani attribuissero a loro simili poteri... da qualche parte avevo pure letto che i Romani descrissero più volte la distruzione di rocce intere davanti al loro cammino, distruzioni avvenute mediante fuoco. Se si fosse trattato di terremoto, c'è da chiedersi come mai risparmiò i Cartaginesi... è poi da notare che in ogni battaglia che videro partecipare i Dioscuri vi fosse anche un corso d'acqua o lago (vedi la battaglia del lago Trasimeno, lago Regillo, di Canne-Ofanto). Coincidenza o binomio UFO-acqua?
Vanno ricordati anche i prodigiosi miracoli e le incredibili guarigioni che questi due SEMIDEI attuavano con la conoscenza di materie e scienze IMPOSSIBILI per quei tempi. Coincidenze che portano interrogativi, anche nel rispetto dei famosi scritti di Orazio ed Ossequente. Rispetto per loro ma anche per la nostrana enciclopedia Treccani nella quale si legge che: "secondo certe leggende, durante la battaglia di Canne, si videro i Dioscuri che incitavano Annibale". Per questa "strana" sconfitta Romana, di fatto la leggenda parla della comparsa dei Dioscuri a Canne, è stata tramandate oralmente, perchè non vi sono, che io sappia, testimonianze scritte. Non è però da escludersi che con opportune ricerche in antiche biblioteche, si possa realmente trovare un tale raro documento di chi fu testimone oculare.
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Mmmmmh... potrebbe essere un'allegoria astronomica che si riferisce al segno dei Gemelli.
Oppure può essere che CASTORE e POLLUCE fossero termini che indicavano qualcosa.
"to cast" in inglese significa "lanciare" , "POL" è una radice che compare in termini che hanno a che fare con l'acqua o i liquidi, come "polla" o l'inglese "pool" o il russo "bolotnyye".
Quindi può essere che "polluce" si riferisse a delle imbarcazioni e che "castore" si riferisse ad un'arma da lancio.
Il motivo per cui comparivano solo nelle battaglie avvenute in prossimità di fiumi e laghi forse è che si trattava di catapulte o cannoni caricati su imbarcazioni perché troppo ingombranti per poter essere trasportati e manovrati a terra.
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"la battaglia di canne per certi versi si rivelò strana, l'esercito di Annibale, molto inferiore di numero riuscì a CIRCONDARE quello romano e praticamente a sterminarlo. Un pò strano"
Vero,se prendi canne come campo di battaglia,dove l'esercito romano poteva schierarsi in tutta la sua ampiezza.76000 romani contro 40000/45000 cartaginesi.Ovvio che in ampiezza,considerando 16 le legioni romane(due erano a protezione dei due campi base),era impossibile per i cartaginesi accerchiare i romani.Allora è necessario trovare un altra zona adatta come campo di battaglia,dove il numero stesso dei romani impediva loro gli usuali movimenti in battaglia,lo scambio frequente ,nelle prime linee ,di truppe fresche.Ritengo che Annibale abbia cercato una piccola piana circondata da avvallamenti e collinette,trovandolo presso quello che oggi è il lago Occhito.
Mi scuso,ma lo scrivere sul cellulare non mi è facile.
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Non avremo prove schiaccianti della loro esistenza, ma la letteratura greca riferisce ampiamente la loro leggenda, Omero per primo ne narrò le vicende dedicando loro un inno, riferito ai marinai in pericolo che li invocavano sacrificando a poppa degli agnelli bianchi, vedendoli così apparire all'istante: "lanciandosi dall'etere su pallide ali a sedare i turbini dell'uragano"... Alceo dedicò loro un altro inno: "corrono la Terra e i mari su rapidi cavalli e saltano da lontano girando luminosi sulle navi nelle notti avverse"... (qui c'è qualcuno che ci vedono dei dischi volanti). Riassumendo si può dire che erano invocati specialmente in momenti di estrema difficoltà, in mare e in battaglia. Arrivavano in soccorso velocemente e velocemente se ne dipartivano. Furono perciò per molti secoli ritenuti "divinità protettrici". I naviganti li associavano ai fuochi di Sant'Elmo, ovvero i fuochi di Castore e Polluce.
Un saluto
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- orsoinpiedi
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Per quanto concerne l'uso di esplosivi,o polvere nera,nella battaglia di Canne,lasciami dissentire.Non pensi che i Romani avrebbero fatto di tutto per capirne il segreto?Eppure i Romani non hanno mai avuto gli esplosivi.
Ricordiamo che la prima testimonianza scritta sulla composizione della polvere fu Qing Xuzi nel IX secolo d.C.
Curioso è il fatto di come inizialmente, da testi Taoisti,la prima formula della polvere da sparo fu ottenuta come sottoprodotto delle sperimentazioni cinese per la ricerca di medicinali.
Un fatto che ha cambiato il mondo.
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horselover ha scritto: le divinità dell'antica grecia erano estremamente capricciose
Già già. Anche gli dei, si sa, sono delle voltagabbana... Probabilmente erano venuti a conoscenza che le vergini Vestali che accudivano il tempio a loro dedicato, non erano più tali... Da qui l'incazzatura...
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IL PROBLEMA DEI SECOLI BUI
di Anatoly Fomenko
Libro 4 della serie “History: Fiction or Science?”
5.4. La tendenziosa distorsione dell’immagine dell’Atene medievale nei “lavori di restauro” del XIX-XX secolo
Volgiamo ora la nostra attenzione al momento in cui nel XIX secolo Gli Europei ottennero una dura e definitiva vittoria sugli Ottomani, e arrivarono sul territorio Greco in generale e in particolare ad Atene. Ci si potrebbe chiedere che cosa trovarono, per esempio, sull’Acropoli di Atene. Videro la cosa più ovvia del mondo. Praticamente Atene (incluso l’Acropoli) era piena di costruzioni Ottomane, torri e templi. Molte erano state danneggiate durante le guerre Ottomane del XVII-XVIII secolo. Per esempio, oggi ci viene raccontato che “quando scoppiò la guerra tra Venezia e l’impero Ottomano, una proiettile di cannone colpì il Partenone, dove i Turchi tenevano le loro munizioni. Queste esplosero, e molte delle sculture di Fidia furono distrutte” ([198], pag. 19). Comunque, non sono esclusivamente gli Ottomani a essere ritenuti responsabili per la maggior parte delle distruzioni che avvennero sul territorio della Grecia. Lord Elgin, per esempio e il pittore italiano Lusieri, che era a capo della Commissione Internazionale per il restauro di Atene molto si lamentarono pubblicamente poiché “lo stato delle statue sopravvissute era veramente deplorevole… ciò era dovuto alla guarnigione Turca dell’Acropoli; alcune delle statue erano state ridotte a pezzetti per la produzione di proiettili [? – A. F.]. Il Partenone rimase in gran parte in quelle condizioni persino dopo l’esplosione del 1687, e fu battezzato “l’antico tempio dell’idolo” dai Turchi, che periodicamente lo saccheggiarono in cerca di piombo” ([198], pag. 19). Questo significa che i saggi e generosi Europeo Occidentali erano fuori strada nel tentativo di preservare gli “antichi” capolavori Greci per la posterità – capolavori che, come di può capire, erano stati creati lì dagli Ottomani nel periodo “Mongolo” del XIV-XVI secolo. Fig. 7.36. Ritratto di Lord Elgin. Gli storici moderni dicono quanto segue dell’immagine: “La postura casual del giovane lord così sicuro di sé che si è permesso di rivendicare per sé i più grandi tesori della Grecia – in primo luogo, le sculture del Partenone e alcune altre costruzioni dell’Acropoli - e inviarle via nave in Inghilterra. Sua Eccellenza si ammalò gravemente un po’ di tempo dopo, e si coprì di piaghe (probabilmente risultato del trattamento della sifilide con l’utilizzo del mercurio e perse quasi completamente il naso. Appariva così malconcio che faceva davvero pietà” ([198], pag. 19). Le accuse moderne agli Ottomani per la totale distruzione della Grecia difficilmente possono essere interamente giustificate. Alcune delle distruzioni possono essere state naturalmente causate durante la conquista Ottomano = Ataman del XV-XVI secolo; comunque, gran parte venne distrutto durante la “guerra di liberazione” contro gli Ottomani nel XVII-XVIII secolo. Come sappiamo già, il famoso Partenone, per esempio, fu distrutto dai Veneziani, e non dagli Ottomani (vedi sopra e in [198], pagg. 15-16). Consideriamo ora la preservazione dell’antica eredità del passato nell’interpretazione degli Europei Occidentali civilizzati del XIX secolo. Dando un occhiata all’Acropoli, per esempio, hanno sostenuto con assoluta certezza che alcune delle costruzioni erano senza dubbio “Greche antiche” – e le altre orribili, barbariche Ottomane. Oggi non abbiamo alcuna conoscenza di come i nobili signori e i graziosi artisti separassero l’ “antichità” dal Medio Evo. Molto probabilmente, il loro ragionamento era piuttosto semplice. Ogni cosa che portasse segni visibili di Cristianità o Islam veniva considerato una distorsione della città di Atene classica. Torri, campanili, minareti, croci Cristiane, mezzelune Ottomane, iscrizioni Slave e Arabiche, sepolcri “irregolari”, ecc. erano chiaramente “imitazioni”. Ogni altra cosa veniva senz’altro dichiarata “antica”. Dopo la separazione tra costruzioni “incontaminate” da quelle “corrotte”, iniziò subito la seconda fase. Le costruzioni che potevano essere definite Greche d’autorità, senza prezzo, sarebbero naturalmente state preservate per la posterità e sarebbero servite come attrazione turistica per le genti del mondo. Per quanto riguarda le assurde e brutte costruzioni Ottomane – dovevano essere immediatamente rase al suolo per non rovinare la raffinata forma classica dell’antichità restaurata. Nel XIX secolo, un ondata delle nobili distruzioni fatte passare come “restauri” investì l’intera Acropoli. Tra l’altro, “Heinrich Schliemann, lo scopritore di Troia, era tra i numerosi restauratori [di Atene – A. F.]... Egli finanziò la demolizione della torre di 21 metri costruita sul sito dei Propilei nel Medio Evo poiché pensò che la torre incrinasse l’armonioso contorno dell’intera Acropoli” ([198], pag. 99). Daremo un resoconto dettagliato della “vera” scoperta di Troia da parte di Schliemann, e racconteremo al lettore che cosa in realtà avesse disseppellito, in Chron2. E così successe che le costruzioni Ottomane, torri ed altre costruzioni furono distrutte su larga scala, con zelo, e con la consapevolezza di totale impunità, principalmente ad Atene. Alcune delle più rare fotografie che riflettono lo stato dell’Acropoli nel XIX secolo esistono ancora, e possono mostrarci lo stadio finale di questo “restauro scientifico”. In fig. 7.37 vediamo una panoramica fotografica dei dintorni del Partenone nel 1869. Il commento dato dagli storici è il seguente: “Nella fotografia panoramica fatta da Stillman nel 1869 possiamo vedere il Partenone nell’Acropoli con ancora una piccola parte delle abitazioni Turche che avevano coperto i resti antichi da cima a fondo, che vengono rimosse. Il restauro del tempio e la liquidazione metodica di strati di terreno non è ancora iniziata” ([198], pag. 34). Fig. 7.37. Una rara fotografia dei dintorni del Partenone datata al 1869. Viene riportato come questo territorio fosse stato già “parzialmente ripulito” dalla costruzioni Ottomane ([198], pag. 34). Comunque, si può ancora osservare l’ultima torre Ottomana a destra. Ripreso da [198], pagg. 34-35. Fig. 7.38. Un ingrandimento di una foto del 1869. Si vede in lontananza una torre medievale a destra del Partenone. Oggi non c’è più, poiché i restauratori Occidentali Europei sono stati abbastanza lungimiranti da cancellarla. Ripreso da [198], pag. 35. Come si può comprendere oggi, parecchio era già stato demolito e perciò non poteva più essere fotografato. Comunque, possiamo vedere un’alta torre Ottomana in questa vecchia foto, alla destra del Partenone. Oggi non esiste più. I restauratori l’hanno distrutta dopo il 1869 per mantenere il paesaggio classico con la sua armonia di linee, così almeno ci viene detto oggi. Le altre volgari fortificazioni Ottomane sono state distrutte, qv sotto. Un’altra fotografia di valore degli anni intorno al 1860 si può vedere nella fig. 7.39. Gli storici commentano come segue: “le fondamenta del piccolo tempio do Atena Nike (a destra in alto nella foto) vennero disseppellite solo nel 1835, quando fu distrutto il bastione Turco. La torre quadrata medievale dietro il tempio sarebbe stata demolita nel 1875, per ricostruire l’antica immagine di questa parte della città” ([198], pag. 38). Fig. 7.39. Una rara fotografia datata agli anni intorno al 1860. Questa parte della Acropoli deve le sue condizioni alla distruzione del bastione Ottomano = Ataman che un tempo stava lì ([198], pag. 38). Si vedono le fondamenta del tempio di Atena Nike e la torre medievale dietro di esso, la cui distruzione avvenne poco dopo. Non c’è traccia della torre Ottomana oggi. Ripreso da [198], pagg. 38-39. Fig. 7.40. Un ingrandimento di una vecchia foto degli anni 1860. È chiaramente visibile che la torre medievale Ottomana e le “antiche” fondamenta del tempio di Atena Nike hanno lo stesso tipo di muratura e sono costruiti con lo stesso tipo di pietra. Queste costruzioni ovviamente appartengono alla stessa epoca. Preso da [198], pag. 39. Comunque, l’ingrandimento di un frammento della fotografia che si può vedere in fig. 7.40 rende chiaro come la muratura della torre medievale sia identica a quella delle fondamenta dell’ “antico” tempio. Si ha l’idea che tutto questo sia stato costruito intorno allo stesso periodo dagli stessi costruttori con materiali da costruzione simili – intorno al XV-XVI secolo. E allora perché distruggere la torre Ottomana e lasciare intatte le fondamenta del vicino tempio? Si potrebbe pensare che andasse tirato giù allo stesso modo, essendo altrettanto medievale della torre. Evidentemente, l’unica ragione di ciò è la presenza di alcune colonne sulla fondazione medievale, che sono semplicemente state dichiarate “antiche” con un ipse dixit. Inoltre, la demolizione della torre Ottomana era una necessità assoluta poiché la vicinanza alle “antiche” fondamenta con identica muratura metteva in pericolo la storia Scaligeriana. Qualsiasi osservatore non affetto da pregiudizi avrebbe avuto il diritto di chiedere agli storici sulla differenza tra le costruzioni medievali e quelle antiche, e questi non avrebbero avuto nulla da rispondere. Dopo la distruzione di tutte le costruzioni che erano ovviamente medievali, di indizi Cristiani, o Ottomani, quelli rimanenti non avrebbero più potuto essere confrontati con nulla. Tutte le domande pericolose sarebbero divenute impossibili quando i detriti delle costruzioni e delle fortificazioni Ottomane fossero stati portati via. Le vecchie fotografie di queste parti non sono disponibili per molti. I restauratori Tedeschi, Francesi e Inglesi ([198]) erano perciò certi della loro impunità, e non avrebbero dovuto preoccuparsi delle domande di qualcuno che chiedesse le ragioni del fatto che costruzioni “antiche” e medievali fossero fatte degli stessi materiali e in maniera simile. Alcuni anni dopo le guide Ateniesi avrebbero rassicurato i turisti sul fatto che la “città era sempre stata così”. Non è difficile capire le guide, questo è quello che gli avevano detto gli storici. La scala dei “lavori di restauro” in Atene è stata realmente impressionante. Nelle figg. 7.41 e 7.42 si può vedere un’altra rara foto dell’anno 1865. Il commento degli storici è il seguente: “in questa foto dell’Acropoli fatta nel 1865 si possono osservare le irregolari escavazioni che vanno dalla cima al fondo dopo che le costruzioni Turche sono state tirate giù e portate via. I Propilei e la torre medievale che non sono stati ancora demoliti stanno sulla sinistra” ([198], pag. 40). In fig. 7.43 vediamo un ingrandimento del frammento fotografico che mostra la costruzione medievale Ottomana abbattuta poco dopo. Fig. 7.41. Una rara foto dell’Acropoli nel 1865. Si vede il risultato della demolizione di un gran numero di costruzioni Ottomane. Grandi pile di pietre e ghiaia scivolano lungo le pareti della fortezza. Si vede la torre medievale, ancora in piedi, sulla sinistra. Preso da [198], pagg. 40-41. Fig. 7.42. Un ingrandimento di una foto datata 1865. Vediamo i Propilei, e vicino una fortificazione Ottomana, insieme a cumuli di ghiaia delle costruzioni demolite dagli amorevoli restauratori. Preso da [198], pag. 40. Fig. 7.43. Un ingrandimento di una foto datata 1865. La torre medievale Ottomana chiaramente apparteneva allo stesso gruppo di costruzioni dei Propilei. Tuttavia non è sopravvissuta. Presa da [198], pag. 40. Abbiamo anche una foto dell’Acropoli Ateniese presa nel 1896 durante i Giochi Olimpici di Atene (vedi fig. 7.44). Si vede ancora la torre Ottomana, più alta del Partenone. Questo significa che c’erano diversi resti di costruzioni Ottomane nell’Acropoli verso la fine del XIX secolo, e anche piuttosto imponenti. Fig. 7.44. Un’immagine del 1896 con disegnata la successivamente demolita torre Ottomana sull’Acropoli. Era più alta del Partenone. Preso da [340], pag. 40. Fig. 7.45. Una vista dall’alto dell’Acropoli moderna. Si può chiaramente vedere che le “antiche” costruzioni lasciate intatte dai restauratori sono una minoranza dell’intero gruppo architettonico che occupava l’intera cima della rocca in epoca Ottomana. Evidentemente la maggioranza delle costruzioni era chiaramente troppo Cristiana e datata al XV-XVI secolo. È questo il motivo per cui è stata demolita in modo da “restaurare l’antico panorama”. Preso da [198], pagg. 100-101. In fig. 7.45 possiamo veder una moderna veduta a volo d’uccello dell’Acropoli. È chiaramente visibile che l’intera superficie della rocca era un tempo occupata da costruzioni di qualche tipo. Rimangono ancora solo i resti delle fondamenta. I “restauratori” del XIX secolo non hanno lasciato che poche costruzioni intatte – quelle che loro hanno deciso fossero “antiche” – cioè, il Partenone, i Propilei e alcune altre. Il resto, la parte chiaramente predominante delle costruzioni non li soddisfaceva – molto probabilmente per la loro indiscutibile origine medievale o Ottomana. é stata distrutte con nonchalance e portata via. I contorni del panorama sono così diventati armonici, secondo la franca e in qualche modo cinica affermazione fatta da Schliemann ([198], pag. 99). I resti delle fondamenta furono, con una certa preveggenza, lasciati intatti, poiché queste pietre silenziose non possono più dire alcunché a nessuno e anch’esse furono dichiarate immediatamente “davvero molto antiche”. I turisti rispettosi hanno cominciato a visitarle fin dalla fine del XIX secolo. Gli sarebbe stato detto che il grande Platone si sedeva e meditava “proprio su questa pietra”, e indicato dove il leggendario Demostene avrebbe indirizzato le sue ispirate orazioni stando su una pietra vicina. I turisti in posa avrebbero poi scattato innumerevoli fotografie. Il tendenzioso “restauro” di Atene continuò anche nel XX secolo. “L'Acropoli prese la sua forma moderna così famosa nel mondo dopo che l’ingegnere Greco Nikolaos Balanos incominciò a lavorare qui alla fine del XIX inizio del XX secolo ” ([198], pag. 99). Fece una gran mole di lavoro; comunque, sappiamo che la sua “ricostruzione” del Partenone, per esempio, aveva veramente poco a che vedere con l’immagine originale del tempio. “Grazie a Balanos, il Partenone riguadagnò la sua forma primigenia dal 1933, per quanto fosse possibile al tempo, e cominciò a sembrare nel modo in cui presumibilmente era 250 anni fa, sebbene le opinioni degli scienziati si polarizzarono sul fatto che questo risultato fosse lodevole. Già nel 1922, Anastasios Orlandos, assistente personale di Balanos, protestò contro la ricostruzione del colonnato… e cessò pubblicamente ogni collaborazione col suo superiore. Altri hanno accusato Balanos di voler costruire [e non ricostruire – A. F.] una prova grandiosa della gloria dell’Atene Pericleiana, senza curarsi troppo delle informazioni riguardo la forma del tempio. Quello che Balanos ha fatto veramente è stato utilizzare i primi pezzi di marmo trovati per la ricostruzione senza curarsi particolarmente della collocazione originale delle pietre. Inoltre, se la forma dei frammenti non lo soddisfaceva, Balanos li tagliava della forma che preferiva in modo che corrispondessero al piano generale” ([198], pag. 104). Come possiamo vedere, Balanos praticamente ricostruì i frammenti sopravvissuti del Partenone in un modo nuovo, guidato dal suo soggettivo concetto di “antichità”. Vi sono sufficienti prove della evidentemente tendenziosa ricostruzione dell’Acropoli da parte di Balanos, che aveva basato il suo lavoro sulla cronologia Scaligeriana. Per fare un esempio, pensò fosse una caricatura ricostruire le parti del Partenone che gli storici avevano considerato una moschea Mussulmana ([198]). Tutto appare chiaro. La cronologia Scaligeriana considera un crimine pensare che il Partenone fosse stato originariamente un tempio Cristiano, e fosse susseguentemente stato trasformato in moschea. Tutte le prove citate sopra che il Partenone fosse stato utilizzato come tempio Cristiano o Islamico vengono definite il risultato della sua “barbarica ricostruzione nel Medio Evo” dagli storici moderni. Comunque, oggi possiamo vedere dei cambiamenti in meglio. Un paio di anni fa, l’importante architetto Manolis Korres, che ha preso in carico il restauro del Partenone, ha dichiarato la sua idea di ricostruire la “moschea del Partenone”. Ovviamente ha trovato immediata e forte opposizione da parte degli storici. Si dice che “siano iniziati grandi dibattiti sull’idea di Korres di mantenere le tracce di alcuni dei cambiamenti fatti nel Partenone nei secoli. Per esempio, l’idea di rendere parzialmente visibile la moschea Mussulmana eretta all’interno del tempio” ([198], pag. 102). Per quanto ne sappiamo, i tentativi di Korres di far apparire il Partenone nel modo in cui era nel XIV-XVI secolo, almeno parzialmente, al momento non hanno portato a nulla. Concluderemo con un esempio minore ma molto istruttivo, che dimostra chiaramente come molti dei moderni “restauratori” vanno trattati con cautela. In fig. 7.46 possiamo vedere la famosa composizione che mostra Laocoonte che “fu trovata vicino a Roma durante il Rinascimento” ([198], pag. 12). Si suppone sia una copia in marmo del presunto I secolo D.C. fatta su un originale presumibilmente datato al II secolo A.C. tempi antidiluviani, insomma. Nonostante ciò, lo stile e la qualità della composizione ricorda molto, per esempio, i lavori di Michelangelo; cioè, assomiglia molto a lavori d’arte creati nell’epoca rinascimentale. Fig. 7.46. Una ricostruzione della statua del Laocoonte datata presumibilmente al XVI secolo. La mano destra di tutte e tre le statue è sollevata. Questo è molto probabilmente un originale fatto nel XVI secolo, e non una ricostruzione di qualche tipo. Preso da [198], pag. 13. Si ritiene che la composizione che mostra Laocoonte sia una ricostruzione del XVI secolo ([198], pag. 13). Comunque, è stata molto probabilmente realizzata semplicemente nel XVI secolo. Facciamo attenzione al fatto che le tre mani destre di tutte e tre le statue sono sollevate. Questo può avere qualche significato – religioso, per esempio. È difficile dire qualunque cosa di certo al giorno d’oggi. Comunque, il fatto più interessante riguarda ciò che osserviamo in fig 7.47, la quale mostra un’altra fotografia della stessa composizione che è già stata “restaurata” nel 1960 ([198], pag. 12). Fig. 7.47. Una “ricostruzione” del 1960 della statua di Laocoonte. I moderni restauratori hanno rotto tutte e tre le braccia alzate. La più grande ha solo qualche frammento invece del braccio che era stato d’autorità dichiarato “copia esatta dell’antico originale”. Preso da [198], pag. 12. Ciò che si vede è che i moderni restauratori hanno rotto il braccio destro di tutte e tre le statue per qualche ragione. Due di loro hanno adesso degli inutili moncherini. Come la statua centrale, la più grande, che ha un frammento curvo dopo lunghe considerazioni scientifiche. Gli storici affermano che questo fosse il frammento che cercavano tanto, rimasto seppellito nel sottosuolo per così tanti secoli. Si suppone sia stato trovato nelle “stanze dei depositi Vaticani” ([198], pag. 11). Gli storici moderni sono riusciti finalmente a riconoscerlo tra migliaia e migliaia di frammenti simili senza la minima ombra di dubbio, e l’hanno con sicurezza riconosciuto come il braccio destro perso di Laocoonte – molto più concordante del braccio che aveva posseduto per tre secoli, fin dal XVI secolo. Il braccio che non concordava è stato tagliato senza esitazione, come anche mezzo serpente, vedi figg. 7.46 e 7.47. I pezzi tagliati sono stati probabilmente buttati via come spazzatura inutile e al loro posto è stato messo il frammento congruo. Ovviamente, bisognava scrivere un articolo per dare basi scientifiche per questa assoluta necessità di miglioramento. Tuttavia, gli storici hanno involontariamente dimostrato che per far corrispondere il frammento ritrovato hanno dovuto danneggiare la vera statua di Laocoonte. Il commento recita: “il braccio disteso è stato sostituito dal frammento genuino appena ritrovato… c’è voluto un inserto di marmo per far combaciare i pezzi” ([198], pag. 13). Per quanto ci riguarda, è molto difficile riconoscere in questo una ricerca scientifica.
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6. Strano paralleli nella storia delle religioni Scaligeriana
6.1. La Cristianità Medievale e il suo riflesso nell’ “antichità pagana” Scaligeriana
Diamo ora un breve resoconto della situazione per quanto riguarda la storia delle antiche Religioni. Oggi siamo convinti che ogni epoca possedesse suoi propri culti religiosi individuali, separati da centinaia e anche migliaia di anni. Gli storici ed etnografi del XIX secolo hanno fatto una grande quantità di studi comparativi riguardo a religioni globali e culti. È stato scoperto che certe religioni separate da secoli e anche millenni nella cronologia Scaligeriana hanno un gran numero di “parallelismi” tra di loro, o anche coincidenze, tanto più sorprendenti in quanto complete. Questo fatto indiscutibile ha prodotto un gran numero di teorie che ipotizzavano influenze, naturalizzazioni, infiltrazioni, ecc. Comunque, tutte queste speculazioni contemporanee sono basate solo sulla cronologia Scaligeriana. Un cambiamento cronologico porterà a una revisione del punto di vista prevalente sulla genesi e formazione delle religioni. Citeremo solo alcuni esempi tipici di parallelismi per spiegare l’effetto particolare delle “religioni duplicate” che osserviamo. Questo effetto è molto probabilmente figlio degli slittamenti Scaligeriani. Il cosiddetto “monumento Celtico” scoperto nel 1771 è oggi considerato essere l’effige di qualche dio dei boschi pagano Gallico pre-Cristiano ([966], Vol. 2, p. 465; vedi fig. 7.48). Comunque, ciò che vediamo sulla testa della divinità è una incisione che chiaramente dice ESUS. Che dovrebbe molto semplicemente stare per “Jesus.” Comunque, la pressione della cronologia Scaligeriana ha fatto affermare agli storici che questo fosse “un Gesù totalmente differente”. Solo un dio pre-Cristiano che aveva lo stesso nome, nulla più. Vedi anche [544], Volume 5, pag. 683. Fig. 7.48. Un monumento “Celtico” trovato sotto il solaio del coro di Notre Dame de Paris nel 1771 esposto oggi al Cluny Museum. Si può vedere la seminascosta e pur visibile iscrizione che dice ESUS, o Jesus. Comunque, gli archeologi considerano questa divinità un dio dei boschi pagano Gallico, pre-Cristiano e “molto antico”. Preso da [966], pag. 465. Arthur Drews, in importante specialista in storia comparativa delle religioni era solito affermare che praticamene tutte i presunti culti religiosi pre-Cristiani siano praticamente identici e paralleli (e , secondo la nostra ricostruzione, semplicemente rilessi tardi, ripercussioni, modificazioni) al culto Cristiano di Gesù Cristo ([259] e [260]). Scrisse che aveva “attribuito… grande significato ai paralleli mitologici tra la Cristianità e il paganesimo. Chiunque non veda le relazioni comunemente conosciute tra la storia della Resurrezione descritta nei Vangeli e i riti della religione di Atti-Adone-Osiride ecc., chiunque affermi che “non c’è nulla che assomigli minimamente” al seppellimento e alla resurrezione nei miti di Atti e Adone, chiunque cerchi di provare che la morte di Gesù sia stata diversa dal modo in cui i suoi cugini dell’Asia Minore erano morti… chiunque non riconosca Maria Maddalena e le altre Marie che vegliano intorno alla croce e alla tomba del Salvatore in quelle Indiane, Asiatiche ed Egiziane divinità madri chiamate Maia, Mariamme, Marithale… Marianne… Mandane, la madre di Ciro il “Messia”, la “Grande Madre” di Pessinunt, la Semiramide in lutto, Mariam, Merris, Myrrah, Myra (Mera) e Maya… dovrebbe ‘davvero tenersi lontano dai problemi della storia religiosa’ [per come la vede Weis].” ([259], pag. 150) A. Drews cita molti paralleli spettacolari che identificano la sacra famiglia di Gesù Cristo con altre “sacre famiglie” di dei Asiatici che si presume siano precedenti la nuova era di parecchi secoli. Se saltiamo fuori dalla cronologia Scaligeriana, vedremo che tutti questi paralleli indicano la simultaneità di questi culti, le cui differenze sono semplicemente la conseguenza delle caratteristiche etniche della loro localizzazione. Probabilmente tutte puntano alla medesima fonte comune – cioè sono un riflesso della vita e degli atti di Gesù Cristo nel XII secolo D.C. Gli storici del XIX-XX secolo, che hanno scoperto questi paralleli, sono rimasti legati alla cronologia sbagliata Scaligeriana, e hanno dovuto rovesciare il tutto. Come risultato hanno interpretato i paralleli come “tardo Cristiani” pescando pesantemente dai presunti “vari culti” e non producendo alcunché di originale o degno di attenzione. In fig. 7.49 possiamo vedere una foto del presunto Re Mesopotamico Assiro-Babilonese Ashur-Nazareh-Khabal, che si presume sia vissuto 930 anni prima della nascita di Cristo ([508], vedi anche [544], Volume 4, pag. 673). Comunque, quello che ha sul petto è semplicemente una croce Cristiana, molto simile a quella indossata oggi dagli eparchi Ortodossi. Questo è molto probabilmente un re medievale. Fig. 7.49. Il presunto re Mesopotamico Assiro-Babilonese Ashur-Nazareh-Khabal vissuto si presume nel 930 A.C. preso da [508]; vedi anche [544], Volume 4, pag. 673, ill. 139. Comunque, l’ “antico re Assiro” ha una croce Cristiana sul petto. Molto simile a quella indossata dai moderni eparchi ortodossi. In fig. 7.50 vediamo un antica immagine della “estremamente antica” divinità Fenicia Astarte ([508] e [544], Volume 4, pag. 673). Che ha uno scettro con una croce Cristiana nelle sue mani. É solo la cronologia Scaligeriana che impedisce agli esperti di storia delle religioni di identificare questa come un’effige medievale Cristiana Fig. 7.50. La presunta antica divinità Fenicia Astarte ([508] e [544], Volume 4, pag. 673, ill. 140). Ha uno scettro tra le mani con una croce Cristiana. In fig. 7.51 vediamo la presunta “antica” statuetta Gallica dell’ “antico” dio dei Franchi Giove. Comunque, il suo vestito è tutto coperto dalle consuete croci Cristiane ([508], [544], Volume 4, pag. 674). Fig. 7.51. Un presunta antica statuetta Gallica dell’ “antico” Dio dei Franchi Giove. Tutto il suo vestito è tuttavia coperto da croci Cristiane. Vedi [508] e [544], Volume 4, pag. 674, ill. 141. In fig. 7.52 vediamo un’ “antica” effige Egiziana della dea Isis che allatta al seno suo Figlio che ha una croce ansata Cristiana nella sua mano ([544], Volume 4, pag. 675). È difficile liberarsi dell'impressione che questa sia in realtà una rappresentazione medievale della Vergine Maria con suo figlio Gesù Cristo – con una datazione sbagliata per via della storia Scaligeriana e trasferita nell “antico” passato”. Fig. 7.52. L’ “antica” divinità Egiziana Isis che allatta al seno il figlio cil quale tiene una croce Cristiana nella mano. Preso da [544], Volume 4, pag. 675, ill. 143. In fig. 7.53 citiamo l’anagramma molto popolare nel medioevo del nome di Gesù Cristo nelle catacombe Romane ([544], Volume 4, pag. 675, ill. 144). L’anagramma 8 è chiaramente una croce ansata. Vediamo queste in grande abbondanza negli “antichi” disegni Egiziani e sculture, che vengono datate oggi come precedenti la nuova era di secoli e persino millenni. Croci ansate erano indossate come gioielli, come oggi, o tenute in mano. La croce Cristiana medievale era anche a volte interpretata some simbolo di una chiave. Fig. 7.53. Anagrammi medievali del nome di Gesù Cristo dalla catacombe Romane. Preso da [544], Volume 4, pag. 675, ill. 144. In fig. 7.54 segnaliamo una tabella estremamente interessante che mostra differenti forme delle croci Cristiane medievali ([1427], pag. 5). L’ “antica” croce ansata Egiziana è la numero 20. È da notare anche la croce a T (numero 3), e la croce biforcata (numero 5). Incontreremo ripetutamente queste piuttosto antiche versioni della croce Cristiana in futuro. Segnaliamo anche la numero 25, che è praticamente la mezzaluna Ottomana con una stella cruciforme. Fig. 7.54. Segnaliamo l’antica croce a forma di T (numero 3 nella tabella) come anche la croce biforcata (numero 5). L’ “antica” croce ansata Egiziana è la numero 20. Preso da [1427], pag. 5. Forme di croce: 1) Croce Greca; 2) Croce Latina (Alta croce); 3) Croce Tau, Croce di S. Antonio; 4) Croce di S. Pietro; 5) Croce biforcata; 6) Croce di S. Andrea (Decusse); 7) Croce Sprag; Croce Ripetuta, Croce Tedesca; 9) Croce a bracci; 10) Doppia croce, croce patriarcale, croce di Lotario; 11) Croce Ortodossa, o croce di Lazzaro; 12) Croce papale; 13) Croce a zampa; 14) Croce di bastoni; 15) Croce a trifoglio; 16) Croce a giglio; 17) Croce a diamante; 18) Croce circolare; 19) Croce ad aureola; 20) Croce a maniglia; 21) Croce Copta; 22) Croce a ruota, Ruota solare; 23) Croce Celtica; 24) Orbe; 25) Croce ad ancora; 26) Croce a gradini; 27) Croce di Gerusalemme; 28) Monogramma di Cristo; 29) Croce ad angolo, o croce a gamma; 30) Croce ad angolo; 31) Croce Rossa; 32) Croce di ferro; 33) Croce equilaterale; 34) Croce di Malta; 35) Svastica; 36) Croce uncinata. In fig. 7.55 vediamo la stampa di un “antico” sigillo Siriano presumibilmente datato al secondo millennio prima di Cristo ([533], Volume 1, pag. 457). Al suo centro si può chiaramente vedere la croce ansata Cristiana, il cui anello potrebbe essere stato utilizzato per indossarlo come pendente. Fig. 7.55. Una copia di un sigillo Siriano presumibilmente datato alla metà del secondo millennio prima di Cristo, Berlino, Museo del Medio Oriente. Preso da [533], Volume 1, pag. 457. Al centro del sigillo vediamo una croce ansata con un anello che facilita il suo uso come pendente. In fig 7.56 si vede una “antica” statuetta trovata a Hissarlyk, Asia Minore, che ritrae la divinità Maia ([544], Volume 4, pag. 676, ill. 145). Questa è molto probabilmente la Vergine Maria rappresentata come madre del futuro Gesù Cristo. La croce Cristiana è disegnata qui come svastica. Fig. 7.56. Un disegno medievale rappresentante evidentemente la Vergine Maria futura madre di Cristo considerata oggi un’effige dell’ “antica” divinità Maia. Preso da [544], Volume 4, p. 675, ill. 145. In fig. 7.57 vediamo un frammento di una statuetta di ottone dell’ “antico” Budda. Comunque, quello che vediamo sul suo petto è un gammadion Cristiano. Museo Russo di Etnografia e museo di Gimet in Francia ([544], Volume 4, pag. 677, ill. 146). Fig. 7.57. Una statuetta di ottone dell’ “antico” Budda con un gammadion Cristiano sul petto. Preso da [544], Volume 4, pag. 677, ill. 146. In fig. 7.58 c’è una sorprendente “antica” immagine del presunto “antico” Bellerofonte che combatte con una chimera ([508] e [544], Volume 4, pag. 687, ill. 150). Questo è semplicemente il medievale S. Giorgio che combatte il drago! Solo l’effetto ipnotico della cronologia Scaligeriana ha impedito agli amanti della “grande antichità” di riconoscerlo. Fig. 7.58 un’antica immagine del Classico Bellerofonte che combatte con un’ “antica” chimera. Questa immagine è virtualmente identica alle numerose rappresentazioni medievali di S. Giorgio che trafigge il dragone. Preso da [508] e [544], Volume 4, pag. 687, ill. 150. Molti dei presunti simboli Cristiani sono collegati alle cosiddette chiavi di S. Pietro che si suppone vengano utilizzate per aprire i Cancelli Perlati ([259]). Ricordiamo al lettore che la chiave è solo un’altra forma della croce ansata Cristiana medievale (vedi fig. 7.53, anagramma . Comunque, si scopre che la “antica mitologia classica” è anche piena di divinità il cui attributo primario è sia una chiave che una croce a forma di chiave – cioè, la croce ansata medievale. Così l’ “antico” Elios Greco, l’ “antico” Plutone Romano, l’ ”antico” Serapis Egiziano e l’ “antica” regina infernale Ecate ([259], pag. 58). Dupuis e Volnay segnalano l’identità di fatto dell’apostolo Pietro de dell' “antico” Dio Romano Giano. In fig. 7.59 vediamo le presunte “antiche” effigi di varie divinità “antiche” con bambini. Sono l’”antica” Giunone Romana con Marte (secondo Malver), l’indiana Devas con piccolo Krishnu (secondo Jeremias), Demetra con Bacco, o semplicemente “D-Mother,” o “Deo-Mater,” o Madre di Dio (Malver). E ancora vediamo l’ “antica” Diana con una croce sulla testa, e la mezzaluna Ottomana con una stella cruciforme vicino. Poi arriva l’ “antica” divinità Egiziana Athyr, o Hathor, col piccolo Osiride (Jeremias). Infine, vediamo la cosiddetta “Nostra Signora di Salisbury” (secondo M. Brocas). Vedi [544], Volume 3, pag. 631, ill. 101. Fig. 7.59. “Antiche” effigi di divinità con bambini; quello che vediamo sono probabilmente diverse rappresentazioni medievali della Vergine Maria con Cristo bambino. Preso da [544], Volume 3, pag. 631, ill. 101.
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IL PROBLEMA DEI SECOLI BUI
di Anatoly Fomenko
Libro 4 della serie “History: Fiction or Science?”
6.2. Cristianità Medievale e l’ “antico” Mitraismo
A. Drews fornisce un’illustrazione per [259] che rappresenta l’ “antico” dio Mitra in una cosiddetta “Icona Mitraica”, q.v. in fig. 7.60. La testa di Mitra ha un’aureola con raggi solari – esattamente come le aureole nelle icone di Cristo. L’aureola è ovviamente di origine Cristiana. Non riuscendo a comprendere l’errore profondo nella cronologia Scaligeriana, Drews fa il seguente cauto commento: “Difficilmente è una coincidenza che molte icone Cristiane ricordino questa effige. C’è un cerchio, o aureola, intorno alla testa della divinità.”
Fig. 7.60. “Antica” effige del dio Mitra. Vediamo un’aureola e raggi solari intorno alla testa, proprio come quelle che si osservano nelle icone medievali di Gesù Cristo. Preso da [533], Volume 2, pag. 154.
A questo commento replichiamo che non è Cristo che rassomiglia all’ “antico” Mitra, ma piuttosto che il Mitraismo era una forma del culto Cristiano dopo l’XI secolo D.C. Come sappiamo, la storia Scaligeriana considera Mitra un “antico” dio Ariano dall’Oriente, e susseguentemente un’ ”antica” divinità Persiana, il cui culto si era diffuso in tutta l’Asia Minore ([966], Volume 2, pag. 416). Una delle effigi dell’ “estremamente antico” Mitra si può vedere in fig. 7.61. Mitra viene mostrato qui mentre uccide un toro. È possibile che i combattimenti di tori, ancora popolari in Spagna e parte della Francia, sia il riflesso di questo soggetto archetipico – probabilmente anch’esso Mitraico, ma chiaramente di origine Cristiana, e riflesso in molte icone Ortodosse. Osserviamo l’icona della Trinità Ortodossa in fig. 7.63. Lo sfondo di questa icona è identico all’ “antico” basso rilievo che rappresenta Mitra che uccide il toro.
Fig. 7.61. Un effige dell’ “antico” dio Ariano e Persiano Mitra mentre uccide un toro. Preso da [966], Volume 2, pag. 416.
Fig. 7.62. L’icona Russa della “La Sacra Trinità” della prima metà del XVII secolo. Davanti vediamo l’ “antico” Mitra che uccide un toro, che rende questo soggetto Cristiano e Ortodosso (questo tema è spesso collegato oggi ad Abramo). Preso da [647], pag. 36.
Fig. 7.63. Un ingrandimento del frammento dell’icona della Santa Trinità Ortodossa con Mitra che uccide il toro. Preso da [647], p. 36.
A. Drews dice quanto segue sui forti ed estesi paralleli tra l’ “antico” Mitraismo e la Cristianità Medievale: “Il principale santuario Romano di Mitra era nel Vaticano, sul sito della Cattedrale di San Pietro. È lì che veniva adorato, insieme a Attis, che era riconosciuto ufficialmente persino prima… Mitra, o Attis, era chiamato Pater, Padre. Il Sommo Sacerdote di questa divinità era chiamato anch'esso “Padre”; il Papa Romano viene ancora chiamato Santo Padre. Quest’ultimo indossa una tiara, o mitra, sulla testa che è il copricapo di Mitra, o Attis… e le scarpe rosse (red soldier shoes - ? ndt) dei sacerdoti di Mitra, che tengono sia le chiavi del “Dio Pietra” [o San Pietro – A. F.], e hanno “il potere di obbligare e quello di permettere”… . Il Papa Cattolico equivale al Pater, il Papa del culto Mitraico. Questo Papa pagano risiedeva in Vaticano, adorava il sole come salvatore, e Cibele come la vergine Madre di Dio, normalmente rappresentata seduta con un bimbo in grembo – il suo doppio Cristiano è la Vergine Maria.” ([259], pag. 69) Come la Cristianità medievale, l’ “antico” Mitraismo aveva il concetto del purgatorio; i due riti avevano in comune anche l’uso dell’aspersorio, e il segno della croce ([259], pag. 70). Il cerimonialismo Ecclesiale e le forme dell’ufficio pubblico della chiesa sono simili – la liturgia veniva letta in una lingua morta che le masse non comprendevano, entrambi i servizi utilizzavano l’ostia (o altro pane), paramenti, cappelli episcopali, etc. Questo parallelismo venne scoperto dall’importante scienziato J. Robertson ([1371] e [259], pagg. 70-71). Scriveva che “Le divinità del salvatore orientali sono tutti fratelli di Gesù Cristo” ([1371] e [544], Volume 4, pag. 695). N. A. Koun ci dice anche che “l’offerta Mitraica è praticamente simile all’Eucaristia Cristiana… i Cristiani, come anche i Mitraisti, consideravano la Domenica un Giorno Sacro, e celebravano... il Natale nella tradizione Cristiana, il 25 Dicembre, come il giorno in cui la loro “invincibile” divinità era nata” ([454] e [544], Volume 4, pagg. 701-703). Alcuni monumenti che rappresentano una segreta Cena del Signore Mitraica hanno raggiunto i nostri giorni. Possiamo vedere pane da cerimonia con croci Cristiane in queste “antiche” rappresentazioni ([259], pag. 3). La famosa Cathedra Petri, o la Cattedra di San Pietro in Vaticano, sembrano anch’esse appartenere al culto Mitraico. Concludiamo che l’ “antico” culto di Mitra era praticamente identico al culto medievale di Gesù Cristo, e l’intervallo di diversi secoli che li separa è semplicemente un simulacro della cronologia Scaligeriana. “Il concetto di Mitra che arriva in Europa dall’Asia e non viceversa è basato sul fatto che troviamo un gruppo significativo di tracce di questo culto nei Veda, dove Mitra è una delle figure chiave” ([544], Volume 4, pag. 704). Questo implica che i famosi Veda, scoperti relativamente di recente, datino alla fine del Medio Evo e non a qualche ipotetica età antidiluviana. Il Mitraismo è presente anche nello Zoroastrismo, o religione di Zoroastro, che si presume sia stata quella prevalente nell’ “antica” Persia prima della sua conquista da parte di Alessandro il Grande. Si suppone che sia anche scomparsa improvvisamente per un periodo di sei secoli (!) per poi “rinascere” sotto i Sassanidi nel presunto IV secolo D.C. ([544], Volume 4, pagg. 715-716). Tutto questo porta alla conclusione che lo Zoroastrismo è anch'esso medievale nelle sue origini, datando al XI secolo D.C. al massimo. J. Frazer dice, sull’argomento dell’ “antico” Attis: “Attis… era stato lo stesso per la Frigia che Adone per la Siria… la tradizione e il culto delle due divinità era così simile che gli antichi spesso identificavano l’uno con l’altro” ([917], pag. 19). L’ “antica” religione Greca ha ancora echi dei vari attributi di Gesù Cristo. In particolare, esperti di storia delle religioni segnalano che “la figura del salvatore morente e risorto veniva incarnata da Dioniso e Bacco” ([743], pag. 41).
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"Midrash (ebr. מדרש; plurale midrashim) è un metodo di esegesi biblica seguito dalla tradizione ebraica"
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IL PROBLEMA DEI SECOLI BUI
di Anatoly Fomenko
Libro 4 della serie “History: Fiction or Science?”
6.3. Riferimenti a Gesù Cristo contenuti in “antichi” reperti Egiziani
L’antico Egitto viene considerato un “classico paese di passaggio”. La Mesopotamia, la Persia e l’India hanno tutte croci Cristiane simili. Come abbiamo già segnalato, molti “antichi” dei Egiziani sono rappresentati in disegni e bassorilievi mentre impugnano il glifo medievale di Cristo – una croce ansata ([259]). Così le divinità Re-Horakhty (fig. 7.64), Tefnut, la dea dell’umidità e della rugiada (fig. 7.65), e i leoni divini Shu e Tefnut (fig. 7.66). In fig. 7.67 possiamo vedere un’effige del dio Egizio Osiride che giace circondato da croci ansate Cristiane. L’ “antica” statua del faraone (fig. 7.68, sulla destra) è particolarmente impressionante. C’è un’estesa croce Cristiano Ortodossa sul retro del suo trono, vedi fig. 7.69. L’ “antica” statua è in mostra al Metropolitan museum di New York.
Fig. 7.64. Le “Antiche” divinità Egiziane Re-Horakhty e Hathor con croci Cristiane nelle loro mani. Preso da [486], pag. 119.
Fig. 7.65. L’ “antica” divinità Egiziana Tefnut con una croce ansata Cristiana in mano. Preso da [486], pag. 119.
Fig. 7.66. Le “Antiche” divinità leonine Shu e Tefnut con una croce ansata Cristiana tra di loro. Preso da [486], pag. 19.
Fig. 7.67. “Antica” effige Egiziana del dio Osiris che giace circondato da croci ansate Cristiane. Preso da [533], Volume 1, pag. 425.
Fig. 7.68. Scultura di “Antico” Faraone Egiziano in mostra al Metropolitan Museum di New York. Si può chiaramente vedere una larga croce Cristiano Ortodossa sul retro del trono del Faraone. Immagine scattata da A. T. Fomenko nel 1995.
Fig. 7.69. Un ingrandimento del retro del trono del Faraone. New York, Metropolitan Museum.
N. V. Rumyantsev a compilato una tabella che include 32 differenti versioni della Croce Cristiana. Queste croci erano in particolare numerose nell’intera “antica” regione Mediterranea, e vengono spesso datate a epoche ipotetiche A.C. L’evidente unità del simbolo è così sorprendente che solo questo, confermato da una gran mole di dati, basta a mettere in discussione la verosimiglianza delle datazioni Scaligeriane di tutti questi “antichi” culti. Si scopre che il culto di Iside era anche eccezionalmente simile al culto Cristiano medievale, poiché “venivano svolte messe al mattino, pomeriggio,e messe serali che erano estremamente simili a quelle Cattoliche e anche a volte a quelle della liturgia Ortodossa” ([259], pag. 71). L’esperto in storia delle religioni N. V. Rumyantsev non mette in dubbio la cronologia Scaligeriana che arbitrariamente sposta il culto di Iside, Osiride e Serapide in una distante era, ma nonostante ciò è costretto a osservare che “questa somiglianza tra la liturgia Egiziana e quella Cristiana è troppo grande e troppo sbalorditiva per essere una coincidenza” ([259], pag. 72). Segnaliamo anche che il nome del famoso dio Egiziano Osiride molto probabilmente origina da “Esu-Re,” o Gesù il Re. Così commenta N. V. Rumyantsev una delle “antiche” rappresentazioni Egiziane che si riferiscono chiaramente a eventi evangelici: “Questo è Osiride che risorge dai morti dopo essere stato sepolto per tre giorni. Viene ritratto nel momento della sua resurrezione, mentre esce dalla bara... Vicino a lui vediamo sua madre e sua sorella… Iside” ([743], pag. 10). Un’altra divinità Egiziana porge una croce al resuscitato Osiride. “La resurrezione di Osiride… avviene dopo il terzo giorno dalla sua morte. Questa festività dovrebbe finire con il “montaggio del palo di Osiride”. Il palo verrebbe elevato con l’aiuto di speciali macchinari… e montato verticalmente” ([743], pagg. 10-11). Questa “morte di Osiride al palo” è probabilmente un riflesso della crocifissione di Cristo. Ci occuperemo di questo in dettaglio più avanti. C’è una donna in piedi vicino a Osiride che risorge – proprio come la Cristiana Vergine Maria e Maria Maddalena che vengono spesso rappresentate con l’olio santo presso la bara di Cristo. In figg. 7.70, 7.71 e 7.72 vediamo cinque “antichi” bassorilievi Egiziani che ritraggono differenti momenti della nascita del Faraone Amenemope ([576] e [544], Volume 6). Questi si suppone sia avvenuta nel 1500 A.C., un millennio e mezzo prima della nascita di Cristo. N. V. Rumyantsev scrive: “Nella prima immagine vediamo un messaggero divino in piedi davanti alla regina vergine Met-em-ve [Maria? – A. F.] che dà l’Annunciazione della nascita di suo figlio [vedi fig. 7.70 – A. F.].
Fig. 7.70. Un’ “antica” immagine Egiziana che utilizza il soggetto evangelico della nascita di Cristo. L’Annunciazione. Preso da [576], pag. 81.
Fig. 7.71. Un’ “antica” immagine Egiziana che utilizza il soggetto evangelico della nascita di Cristo. L’Immacolata Concezione. Preso da [576], pag. 81.
Fig. 7.72. Un’ “antica” immagine Egiziana che utilizza il soggetto evangelico della nascita di Cristo. La nascita di Cristo e i Saggi dall’Est che portano doni.
Nella seconda immagine vediamo la spiegazione della discendenza del faraone: la sua Madre vergine e Amon il dio solare che si tengono in un abbraccio d’amore. La terza immagine elabora il significato della precedente e fornisce dettagli dell’Immacolata Concezione dal seme divino. Questa idea viene trasmessa attraverso la croce che viene tenuta vicino al naso di Met-em-ve [l’autore fa riferimento alla polisemia della parola Russa dukh, che significa sia “respiro” che “spirito” che “spettro”, ed esprime il pensiero che la croce simbolizzi l’immacolata concezione con la percezione olfattiva dello Spirito Santo], e la rotondità del suo ventre [vedi fig. 7.71 – A. F.]… i sacerdoti Egiziani potevano perciò scrivere le prime pagine della biografia del sovrano divino sulla parete del loro tempio.” ([743], pag. 130) Commentando questa sorprendente, ma non certo unica, serie di bassorilievi Cristiani ed Evangelici dell' “antico” Egitto, J. Robertson, l’importante esperto di storia delle religioni, scrisse che “l’analogia più esatta del mito Egiziano della nascita reale divina è quella con l’Annunciazione Cristiana” (citato in [743], pag. 130). Abbiamo appena analizzato tre dei cinque bassorilievi. Che dire degli altri due? “Tre di questi cinque soggetti raccontano vari momenti della sua nascita [di Amenemope], l’Annunciazione, il rapporto tra gli amanti… e il suo risultato – l’immacolata concezione… . Nella quarta illustrazione vediamo la reale nascita della divinità reale, e il quinto mostra l’adorazione del bimbo da parte dei Magi [esattamente nel modo rappresentato dal Vangelo, qv in fig. 7.72 – A. F.]. Le tre figure umane genuflesse [o i magi evangelici accompagnati da un re anch’esso in ginocchio, vedi Chron6 – A. F.] danno le benedizioni e portano doni [al piccolo Cristo? – A. F.] , e ci sono degli dei vicino a loro che fanno altrettanto… Consideriamo non necessari ulteriori precisazioni per queste immagini.” ([743], pag. 149) Gli storici segnalano che “essi (i soggetti evangelici dell’Annunciazione e dell’Immacolata Concezione – A. F.) hanno una grande somiglianza a simili soggetti pertinenti le biografie di altri famosi mitici salvatori del passato – per gli Ebrei… Sansone, il Babilonese e Fenicio Tammuz, o Adone, o l’Indiano… Buddha” ([743], pag. 132). Anche “la crismazione Egiziana, o il battesimo del faraone da parte dei re Horus e Thoth… che versano acqua benedetta sul re, rappresentato come una sequenza di croci qui… con lo stesso re che tiene un’altra croce nella sua mano” ([743], pag. 198). Una simile “antica” rappresentazione Egiziana si può vedere in Fig. 7.73.
Fig. 7.73. La magica resurrezione di un morto da parte degli “antichi” dei Egiziani. Il morto viene ritratto tra Anubi e un altro dio dal nome non definito. Preso da [486], pag. 66.
In fig. 7.74 vediamo rappresentazioni medievali Copte delle croci Cristiane ([544], Volume 6). Ricordiamo al lettore che i Copti erano i Cristiani Egiziani medievali. È chiaramente visibile come le croci ansate Copte medievali siano assolutamente identiche a quelle “antiche” Egiziane.
Fig. 7.74. Croci Copte medievali. Il disegno è nostro. Preso da [544], Volume 6, pagg. 1048-1049.
In fig. 7.75 si vede un “antico” obelisco Egiziano che è oggi collocato nella Roma Italiana, in Piazza Minerva ([1242], pag. 43). Vediamo una croce Cristiana sulla sua sommità. Oggi gli storici assicurano che questa croce è un aggiunta successiva. Siamo molto scettici su questo. Molto probabilmente gli obelischi, inclusi quelli Egiziani “antichi” , erano costruiti come alti piedistalli con lo specifico scopo di portare sulla cima croci o altri simboli Cristiani. Perciò furono realizzati nel XVI-XVI secolo .
Fig. 7.75. “Antico” obelisco Egiziano in Piazza Minerva a Roma. C’è una croce Cristiana sulla sua sommità. Preso da [1242], pag. 43.
Un simile obelisco Egiziano con croce Cristiana sulla sommità era stato eretto in Piazza San Pietro a Roma ([1242], pag. 43. vedi fig. 7.76). In fig. 7.77 vediamo un antica stampa che rappresenta lo stesso obelisco in Vaticano. Anche qui vediamo una croce Cristiana sulla guglia, qv in fig. 7.78. Comunque, un altra antica stampa datata al 1585 (fig. 7.79) si suppone riproduca lo stesso obelisco Vaticano, ma in modo completamente diverso, come posizione, sebbene si supponga sia disegnato come vicino alla cattedrale di San Pietro anche in questa immagine ([1374], pag. 121). La guglia di questo obelisco Egiziano in Vaticano è incoronato da una grossa sfera, probabilmente un’immagine solare (vedi fig. 7.79). Questo simbolismo è Cristiano poiché ci si riferiva a Gesù Cristo come al “Sole”.
Fig. 7.76. “Antico” obelisco Egiziano in Piazza San Pietro a Roma. Preso da [1242], pag. 42.
Fig. 7.77. Antica stampa rappresentante l’obelisco “Egiziano” in Vaticano con una croce Cristiana sulla guglia. Si presume che la stampa rappresenti una “nuova consacrazione” dell’obelisco. Preso da [1374], pag. 21.
Fig. 7.78. Ingrandimento di un frammento della stampa che rappresenta l’obelisco “Egiziano” con sulla cima la croce Cristiana. Preso da [1374], pag. 21.
Fig. 7.79. Un’immagine medievale rappresentante l’obelisco Vaticano di Piazza San Pietro in Roma che si presume datata al 1585. È diversa da quelle precedenti, poiché la sua guglia è coronata da un globo. Il globo dovrebbe simbolizzare il sole, uno dei simboli di Cristo. Preso da [1374], pag. 121.
È possibile che croci Cristiane o sfere solari siano state tolte da “antichi” obelischi Egiziani nel XVII-XVIII secolo, nella tumultuosa epoca della Riforma, per facilitare la datazione degli stessi a qualche ipotetico “antico” periodo molto prima di Cristo. Inoltre, c’è un obelisco del XVIII secolo di fronte alla facciata dell’ “antico” Pantheon Romano, che data al presunto II secolo D.C. (fig. 7.80). Comunque il suo stile non è diverso da quello degli altri “antichi” obelischi Egiziani che si vedono in altre piazze Romane o in Egitto. Tutti appartengono probabilmente alla stessa epoca e tradizione del XV-XVIII secolo.
Fig. 7.80. Un obelisco del XVIII secolo di fronte alla facciata dell’ “antico” Pantheon presumibilmente costruito nel II secolo D.C. Si può chiaramente vedere come l'obelisco del XVIII secolo rassomigli come stile agli altri “antichi” obelischi Egiziani. Evidentemente, la tradizione recente del XV-XVII secolo di costruire simili obelischi Cristiani esisteva ancora nel XVIII secolo. Preso da [726], pag. 61.
In fig. 7.81 vediamo un’immagine datata presumibilmente al 1650 che mostra un “antico” obelisco Egiziano coperto di geroglifici dacima al fondo. L’obelisco di Pamphilio si può vedere al centro con anche un alectrione o una colomba sulla cima (fig. 7.82). Entrambi sono ben noti simboli cristiani. Lo stesso “antico” simbolismo Egiziano dell’ alectrione si può vedere sulla cima di numerosi templi Cristiani dell’Europa Occidentale. In Chron6 dimostriamo che l’ alectrione viene utilizzato per simbolizzare la mezzaluna Ottomana=Ataman. Inoltre, moderni commentatori assicurano che Kircher, l’autore del libro del XVII secolo da cui proviene questa immagine, interpretava i geroglifici in una “maniera curiosa” ([1374], pag. 123). Sarebbe interessante scoprire cosa esattamente agli storici dei nostri giorni non piace della traduzione di Kircher. Non abbiamo ancora avuto occasione di studiare questo problema.
Fig. 7.81. Un’ “antica” stampa del 1650 che rappresenta “antichi” obelischi Egiziani coperti di geroglifici. L’obelisco di Pamphilio è al centro; si può chiaramente vedere un alectrione o una colomba sulla guglia – un simbolo Cristiano, in altre parole. Si possono ancora vedere simili immagini di volatili sulla cima di molte cattedrali medievali. Come dimostreremo in Chron6, erano solite simbolizzare la mezzaluna Ottomana. Preso da [1374], pag. 123.
Fig. 7.82. Un’immagine ravvicinata di un alectrione o una colomba sulla cima dell “antico” obelisco Egiziano di Pamphilio. L’immagine del volatile è un simbolo Cristiano. Preso da [1374], pag. 123.
In fig. 7.83 vediamo una stampa datata presumibilmente al 1499 che mostra un “antico” obelisco Egiziano montato su un elefante ([1374], pag. 119). Ancora una volta, osserviamo un simbolo solare sferico sulla cima dell’obelisco che rappresenta Gesù Cristo. Questa stampa è presa dal libro di Francesco Colonna che non smette di irritare i commentatori dei giorni nostri. Per esempio, riguardo a questo “antico” obelisco Egiziano dicono: “Questa romantica immagine pseudo-Egiziana era molto popolare nel XVI secolo. Il libro da cui [il disegno] è stato preso in origine viene chiamato Hypnerotomachia, ed è realmente un testo di romantica fantasia scritto in uno strano miscuglio di linguaggi – Italiano, Latino, un confuso Ebraico, e geroglifici di fantasia. Comunque, le illustrazioni sono molto ingegnose; lo stile ascetico veniva considerato realmente Classico da molti studiosi” ([1374], pag. 119).
Fig. 7.83. Un “antico” obelisco Egiziano sormontato da una sfera, la quale probabilmente simbolizza il sole – uno dei più comuni simboli di Gesù Cristo. La stampa presumibilmente data al 1499. Preso da [1374], pag. 119.
In altre parole, a dispetto del fatto che questo antico libro sia scritto in maniera piuttosto rigorosa, gli storici moderni conoscono la natura esatta delle “vere antichità Egiziane” meglio dell’autore medievale. La loro decisione consensuale è di trattare Francesco Colonna in modo paternalistico, cancellando abilmente questo libro dalla circolazione scientifica.
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