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Nuova Cronologia
IL PROBLEMA DEI SECOLI BUI
di Anatoly Fomenko
Libro 4 della serie “History: Fiction or Science?”
2. L’ “antico” storico Tacito e il ben noto scrittore del Rinascimento Poggio Bracciolini
Oggi si considera che il famoso “antico” storico Romano Tacito sia vissuto nel I Secolo D.C. ([833], Volume 2, pagg. 203, 211). Il suo lavoro più famoso è la “Storia”. Nella cronologia Scaligeriana, i libri di Tacito scomparvero alla vista per un lungo periodo, dimenticati, e riapparvero solo nel XIV-XV secolo D.C. Questo è ciò che ci dice la storia Scaligeriana: “Gli autori Medievali del XI-XIII secolo non mostravano di conoscere Tacito, egli è solo conosciuto attraverso Orosio… Nel XIV secolo Tacito è più conosciuto. Il manoscritto di Montecassino era stato utilizzato da Paolino da Venezia (in 1331-1334)… e più tardi da Boccaccio… quindi… arrivò al ben noto umanista Fiorentino Niccolo Niccoli, ed è conservato attualmente a Firenze, nella Libreria Medicea… La nostra tradizione degli ultimi libri degli Annali e della Storia risale per la maggior parte a questo manoscritto. Solo il manoscritto Italiano del 1475 attualmente conservato a Leida deve aver avuto qualche altra fonte. Negli anni intorno al 1420, gli umanisti Italiani iniziarono a cercare i manoscritti di Tacito in Germania. La storia di questa ricerca rimane poco chiara a causa del fatto che i possessori dei testi appena ritrovati spesso nascondevano i propri acquisti, soprattutto se fatti in modo illegale. Nel 1425 l'importante umanista e segretario Papale Poggio Bracciolini ricevette un inventario di un certo numero di manoscritti che contenevano diversi lavori minori di Tacito da un monaco dell’Abbazia di Hersfeld… Che il manoscritto fosse realmente arrivato da Hesfeld o da Fulda, o se Poggio lo avesse realmente ricevuto, come anche la possibile data di questo fatto – tutto ciò rimane un mistero. Nel 1455 il manoscritto o la sua copia erano già a Roma, e costituirono la base per il manoscritto che ha raggiunto i giorni nostri”. ([833], Volume 2, pag. 241).
Ci viene perciò detto:
1. Secondo la cronologia Scaligeriana, Tacito è vissuto nel presunto I secolo D.C., presumibilmente intorno agli anni 58-117 D.C. ([797], pag. 1304).
2. Comunque, la sua Storia non era conosciuta nel Medio Evo.
3. La biografia della Storia di Tacito che abbiamo a nostra disposizione può essere tracciata indietro nel tempo solo fino al XIV-XV secolo A.D.
4. Nulla si conosce del destino della Storia prima del XIV secolo. Da cui l’ipotesi che i libri di Tacito possano essere stati medievali come origine e che si riferissero a reali eventi medievali del X-XIV secolo D.C. Comunque, potrebbero essere stati modificati nel XVI-XVII secolo.
Questo riepilogo potrebbe essere sufficiente. Comunque, segnaliamo un fatto interessante. Il racconto accademico del destino dei libri di Tacito che abbiamo citato da [833] è scritto in modo modesto e neutrale e non contiene nulla che possa sorprenderci. Eccetto il bizzarro intervallo di un millennio e mezzo tra il momento della sua scrittura e la sua apparizione nel XV secolo D.C. Questo arido testo in realtà nasconde alcune circostanze piuttosto particolari che offuscano l’intera storia della scoperta dei libri scritti dall’ “antico” Tacito. Gli storici moderni non amano ricordare questi fatti, perché portano a un certo numero di opache questioni e a seri dubbi sulla correttezza delle datazioni degli eventi descritti nei libri di Tacito. Diamo un resoconto di ciò che realmente è accaduto nel XV secolo. Studieremo la storia di come la famosa Storia di Cornelio Tacito è stata scoperta secondo i seguenti lavori: [1195], [1379], e [21]. Verso la fine del XIX secolo il perito Francese Hochart e il perito Inglese Ross dichiararono indipendentemente che la Storia di Cornelio Tacito era stata in realtà scritta nel XV secolo dal famoso umanista del Rinascimento Poggio Bracciolini. In altre parole accusarono Bracciolini di un falso premeditato. La pubblicazione dei lavori di Hochart e Ross provocò inizialmente un grande scandalo all’interno della comunità degli storici. Comunque, i loro oppositori furono costretti a lasciar perdere la discussione, poiché non avevano nulla di sostanzioso da contrapporre alle prove di Hochart e Ross; preferirono lasciar cadere la cosa. Questo è un metodo comune in questi casi. Il commento moderno a [833] ne è un esempio perfetto, perché non cita la ricerca di Hochart e Ross in nessun modo. L’analisi portata avanti da Hochart e Ross era veramente importante. Dichiariamo subito che oggi, possedendo informazioni che erano sconosciute a Hochart e Ross, dovremmo dire che non siamo d’accordo sulla conclusione che la Storia di Tacito sia un falso. I fatti che abbiamo scoperto e la nuova concezione della cronologia abbreviata suggeriscono che fosse basata su un originale andato perduto – che stava, comunque, descrivendo eventi medievali e non una distante epoca antidiluviana. Comunque, questo testo ci ha raggiunto in un edizione più recente, probabilmente redatta nel XVI-XVII secolo. Hochart e Ross scoprirono chiare tracce che provavano che la Storia di Tacito fosse Medievale all’origine. Hochart e Ross si sbagliavano solo su una cosa – cioè l’interpretazione dei loro propri risultati. Essendo assolutamente inconsapevoli della falsità della cronologia di Scaligero-Petavio, essi considerarono che i fatti scoperti dimostrassero che la Storia fosse un falso; comunque, dal nostro punto di vista gli stessi fatti possono indicare che la Storia di Tacito sia un testo storico genuino che descrive eventi reali del XIV-XV secolo D.C. Comunque, potrebbe essere passata sotto la supervisione di faziosi “interessati editori” del XVI-XVII secolo. Consideriamo l’atmosfera Rinascimentale in cui “vennero alla luce” questi “antichi” manoscritti. Poggio Bracciolini viene considerato uno degli scrittori più spettacolari del Rinascimento del XV Secolo. È l’autore di trattati storici e morali di alta fascia. “Per quanto concerne problemi teologici… può parlare con un linguaggio che sarebbe stato considerato da ognuno quello stesso dei Sacri Padri se non fosse stato per la firma di Bracciolini” ([21], pagg. 358-363). È l’autore della guida allo studio storico dei monumenti Romani e della famosa Storia di Firenze, un libro che assomiglia alla cronaca di Tacito. “Questo brillante copista è stato in assoluto un talento universale del suo secolo. I critici lo paragonano ai più grandi autori del Rinascimento… molti pensarono che fosse possibile definire la prima metà del XV secolo Italiano l’ “Età di Poggio”… Firenze costruì mentre era ancora in vita una statua in suo onore realizzata da Donatello… Un modo di vivere piuttosto dispendioso costava finanziariamente a Poggio Bracciolini parecchio… e lo metteva in una continua ricerca di soldi. La ricerca, la preparazione, la copia e correzione di antichi autori erano per lui una fonte addizionale di introiti. Nel XV secolo … questa era un’attività piuttosto lucrativa. Con l’aiuto dello scienziato ed editore Niccolo Niccoli (1363-1437)… Poggio Bracciolini fondò uno studio che lo occupò per la correzione di antichi testi, con un gran numero di collaboratori molto istruiti, ma la maggior parte già macchiati di infamia… I primi ritrovamenti furono fatti da Poggio Bracciolini e Bartolomeo da Montepulciano nell’epoca del concilio di Nicea… in una desolata e umida torre del monastero di San Gallo… “ in una desolata e umida torre dove un prigioniero no sarebbe sopravvissuto tre giorni” riuscirono a trovare una pila di manoscritti antichi – i lavori di Quintiliano, Valerio Flacco, Asconio Pediano, Nonio Marcello, Probo, e altri. La scoperta fece molta impressione – diede inizio a un’intera epoca letteraria”. ([21], pagg. 358-366). Un po’ dopo Bracciolini “scoprì” frammenti “da Petronio” e le Bucoliche di Calpurnio. Le circostanze di questo ritrovamento restano nebulose. A parte gli originali, Bracciolini commerciava con le copie, che vendeva per grosse somme di danaro. Per esempio, avendo venduto una copia di Tito Livio ad Alfonso d’Aragona, Poggio fece abbastanza soldi da comprarsi una villa a Firenze. “Fece pagare al Duca d’Este cento ducati (1200 franchi) per le lettere di San Girolamo, e con grande irritazione… I clienti di Poggio erano i Medici, gli Sforza, i D’Este, le famiglie aristocratiche Inglesi, i Duchi di Borgogna, i cardinali Orsini e Colonna, gente ricca come Bartolomeo di Bardi, università, le quali… incominciarono a tirar su biblioteche, o si impegnavano ad allargare il loro deposito di libri antichi”. ([21], pagg 363-366). Diamo adesso un’occhiata alla storia della scoperta dei libri di Tacito. Le copie principali dei libri di Tacito – le cosiddette Prima e Seconda Copia Medicea – sono conservate a Firenze, in un deposito di libri che ha Poggio tra i suoi fondatori. Secondo la Cronologia Scaligeriana, queste copie sono prototipi di tutte le altre antiche copie di Tacito. La prima edizione a stampa di Tacito si suppone sia stata fatta nel presunto anno 1470, basata sulla Seconda Copia Medicea o una copia di questa che si presume fosse conservata nella libreria di San Marco a Venezia. “Comunque è scomparsa, o forse non stava lì” ([21], pagg. 366-368). “Le due Copie Medicee… contengono i lavori storici completi di Tacito che hanno raggiunto i gironi nostri” ([21], pagg. 366-368). La Cronologia Scaligeriana è dell’opinione che Tacito sia nato tra il 55 e il 57 D.C. “L’anno della morte di Tacito è sconosciuto” ([833], Volume 2, pagg. 203, 211). Perciò, si presume che Tacito sia vissuto nel I secolo D.C. Dopo di ciò, il suo nome scompare per molti secoli, fino all’epoca del Rinascimento ([833]). Hochart e Ross hanno raccolto tutti i riferimenti a Tacito fatti prima della scoperta di Poggio nel XV secolo. Si scopre che ci sono ben pochi riferimenti, e sono tutti abbastanza vaghi e generici da poter anche riferirsi a gente che non aveva nulla in comune con l’autore della Storia. Così, persino nella Cronologia Scaligeriana non ci sono informazioni reali a riguardo di Tacito – l’autore della Storia – che precedano il XV secolo. Come avvenne realmente la “scoperta di Tacito”? “Nel novembre del 1425 Poggio fece sapere a Niccoli a Firenze da Roma che “un certo monaco” gli aveva offerto un lotto di antichi manoscritti… che includeva “diversi lavori di Tacito a noi sconosciuti” ([21], pag 382). Niccoli concorda immediatamente per l’affare. Comunque, l’acquisto reale prende diversi mesi per qualche ragione. “Poggio procrastina, con scuse diverse… Dà una risposta piuttosto contorta a Niccoli che semplicemente significa che non ha ancora ricevuto il libro di Tacito… Per quanto riguarda il monaco, Poggio mente platealmente e sembra confuso: il monaco si presume sia un suo amico, ma per qualche ragione non va a visitare Poggio quando arriva a Roma… i libri stavano a Hersfeld, ma andavano messi insieme a Norimberga, etc.”([21], pag. 382). Niccoli chiede il catalogo “scoperto” da Poggio, e appare piuttosto irritato. Si scopre che “non ci sono lavori di Tacito nel catalogo”! “Questa strana trafila di incomprensioni che appaiono chiaramente artificiali segnano gli anni 1427 e 1428” ([21]). Infine Poggio certifica a Niccoli nel 1428 che il misterioso monaco era di nuovo arrivato a Roma – ma senza alcun libro! “La quasi quinquennale procrastinazione ha portato alla situazione in cui la scoperta di Poggio viene resa pubblica prima di essere stata realmente fatta, e molti strani pettegolezzi la circondano. L’ultimo riguarda l’ansia di Niccoli, al quale Poggio rispose: “Conosco tutte le canzoni che si cantano a questo proposito.. perciò questo è quello che farò: appena arriva Cornelio Tacito, lo nasconderò alla vista degli estranei.” Si potrebbe pensare – come segnala giustamente Hochart – che la più naturale protezione del manoscritto da feroci dicerie sarebbe stata quella di renderla pubblica per gli scienziati, spiegando tutti i modi, significati, e segreti della sua apparizione. Poggio, al contrario, promette di nuovo di comportarsi in modo falso…” ([21], pagg. 374-382). Hochart e Ross hanno scoperto che “in una molto più tarda edizione della lettera a Niccoli, Poggio, avendo perso traccia delle date riguardo alla sua corrispondenza relativa a Tacito degli anni 1425-1429, per qualche ragione falsifica le date del 28 dicembre 1427 e del 5 giugno 1428 in due delle lettere rese pubbliche” ([21], pagg. 374-382). In queste lettere Poggio chiede a Niccoli di mandargli (?!) un altra copia di Tacito che si presume fosse già in possesso di Niccoli. Confrontando le date della corrispondenza e il testo delle lettere, Hochart afferma che la misteriosa “seconda copia” non era altro che la Prima Copia Medicea che sarebbe stata presumibilmente scoperta molti anni dopo! Hochart è dell’opinione che “le date delle lettere sono contraffatte, sono state composte post factum dopo che Niccoli aveva reso pubblico Tacito per validare la reputazione della prima… copia [la cosiddetta Seconda Medicea – A. F.] che era entrata nella collezione di diverse biblioteche palatine, e preparare il percorso per la seconda copia” ([21], pagg. 374-382). Gli storici contemporanei sono dell’opinione che queste due copie siano state scoperte nell’ordine inverso. Amphitheatrov, che spesso citiamo qui, scrive quanto segue: “Studiando la storia delle origini della Prima Copia Medicea [la seconda ad essere scoperta – A. F.]… non si può non notare la ripetizione della leggenda che aveva inghiottito la copia di Niccolo Niccoli 80 anni prima… un monastero settentrionale appare di nuovo, come anche misteriosi, innominati monaci. Un cenobita Tedesco porta i primi cinque capitoli degli Annali a Papa Leone X. Il Papa è deliziato, e presumibilmente designa il monaco come editore del lavoro. Il cenobita rifiuta, definendosi semi-illetterato. Si vede chiaramente risorgere la leggenda del procacciatore della Seconda Copia Medicea [la prima ad essere stata scoperta – A. F.] e il monaco di Hersfeld… la leggenda indica Arcimboldi come intermediario in questo affare… comunque, Arcimboldi non accenna a questo in nessun modo, a dispetto del fatto che si suppone abbia ricevuto 500 zecchini da Leone X per il pagamento – che ammontano a 6000 franchi, una vera fortuna considerato il costo del danaro [questo rende la cronologia irrilevante! – A. F.]. Tutti questi misteriosi monaci senza nome, origine e residenza sono gli esecutori del sistema di falsificazione iniziato da Poggio Bracciolini secondo Hochart. Nessuno li vede e nessuno sa nulla di loro, tuttavia oggi uno di loro porta una una decade perduta di Tito Livio dalla Svezia alla Danimarca, domani un altro viene da Corbea o Fulda con un lavoro di Tacito, ecc. – arrivano sempre dal Nord che è molto lontano e difficile da raggiungere, e portano sempre proprio le merci cercate e che il mercato del libro del secolo richiede a gran voce” ([21], pagg. 374-382). Lo studio della corrispondenza di Poggio porta a più forti sospetti. Gli autori delle lettere si dimenticano di parlare dei ritrovamenti, o si danno reciproche versioni esclusive. “Bayle ci racconta [già nel XVIII secolo – A. F.] che il Papa Leone X voleva trovare così tanto i capitoli mancanti di Tacito che promise un’indulgenza per i peccati come anche potere e soldi. È sorprendente che venissero trovati rapidamente? [la Cronologia ha poca rilevanza a questo proposito – A. F.]. Entrambe le parti del codice di Tacito sono di origine ugualmente misteriosa. Hochart assume che la relazione tra misteri e leggende che le circonda indica una comune origine e famiglia, cioè che sono state entrambe fabbricate nello studio Romano del Fiorentino Poggio Bracciolini”. ([21], pagg. 374-382). Hochart e Ross forniscono informazioni che parlano inequivocabilmente della tendenza di Poggio per la falsificazione. Per Poggio il Latino è una madre lingua. “Egli non scrive in altro linguaggio che il Latino, e come lo fa! La sua flessibilità imitativa lo fa il Prosper Mérimée del XV secolo … quando il lettore lo chiede, Poggio diventa Seneca, Petronio e Tito Livio; può scrivere come chiunque, un vero camaleonte della parola e dello spirito” ([21], pag. 385). L’analisi dei libri di Tacito mostra grosse discrepanze tra il loro contenuto (per quanto concerne la storia e la geografia dell’ “antica” Roma) e la versione consensuale Scaligeriana dell’ “antica” storia Romana. “Un lungo elenco di contraddizioni viene citato da Gaston Boissier… Avendo elencato un gran numero di errori [sono stati realmente errori? – A. F.] che non avrebbero potuto essere stati fatti da un Romano del I secolo [secondo gli storici Scaligeriano – A. F.], Hochart sottolinea quelli che escludono che l’autore sia un appartenente alle tradizioni e alla Weltanschauung del XV secolo”. ([21], pagg. 387-390). Questo è un momento importante. Per Hochart, Ross, Gaston Boissier e altri critici di Tacito tutto questo significa che la Storia è un falso. Essendo cresciuti nella Storia Scaligeriana e certi del fatto che “il reale Tacito” debba essere vissuto nel I secolo D.C. non possono interpretare i reperti storici del XV secolo trovati nel testo della Storia di Tacito in un modo diverso. Per noi, non c’è contraddizione. È sufficiente supporre quanto segue: la “Storia” di Tacito si riferisce a eventi reali del XIII-XV secolo D.C. Tacito, essendo un autore del XV secolo, naturalmente “aderisce alle tradizioni e alla Weltanschauung del XV secolo”; perciò, le “mancanze”riscontrate dagli storici diventano la prova del fatto che la Storia di Tacitò è genuina, ma alla condizione che trasferiamo il periodo di tempo dale i coperto nel Medio Evo. Allo stesso tempo, Hochart e Ross hanno trovato alcune circostanze estremamente particolari nel disseppellimento della Storia di Tacito. Loro li considerano prove di una falsificazione; il nostro parere è che essi indichino una modifica tendenziosa del reale testo della Storia da parte di Poggio Bracciolini. Comunque, è possibile che Tacito fosse il nom de plume utilizzato da Poggio Bracciolini. Egli avrebbe potuto realmente descrivere gli “antichi” eventi Romani che erano avvenuti nel XIII-XV secolo D.C. avendo letto di loro in qualche documento originale su cui aveva potuto mettere le mani. Date un’occhiata voi stessi:
“Il suo [di Poggio – A. F.] soggiorno a Londra fu segnato da speranze grandemente frustrate sulla generosità di Beaufort... Nel 1422... Piero Lamberteschi gli offre un progetto su qualche lavoro storico che si presume basato su fonti Greche e realizzato nel massimo segreto nel periodo di tre anni, per il quale Poggio avrebbe ricevuto una parcella di 500 ducati d’oro. “Fà che lui mi paghi seicento e ci sto” – scrive Poggio, lasciando che Niccoli si curi della faccenda. “L’incarico che mi offre mi piace molto, e spero di produrre qualcosa che valga la pena di leggere.” Un mese dopo scrive: “se vedo… che Piero conferma nei fatti le sue promesse, non studierò solo il Sarmaziano ma anche lo Scita... tieni segreti i progetti di cui ti parlo. Se davvero andrò in Ungheria, dovrà essere un segreto per pochi amici”. In giugno: “Stai certo che ho sufficiente tempo… scriverò qualcosa che ti piacerà… Quando mi confronto con gli antichi, ho fiducia in me stesso. Se ci arrivo, non perderò la faccia davanti a nessuno...” La sua successiva locazione rimane un mistero. Secondo Corniani, ha realmente vissuto in Ungheria per qualche motivo. Tonneli ci dice che sia andato direttamente a Firenze. Se il suo misterioso affare con Lamberteschi raggiunse lo scopo resta anch’esso un enigma. Il nome di Lamberteschi scompare dalla corrispondenza di Poggio, il che viene spiegato da Hochart col fatto che lo stesso Poggio era l’editore della sua raccolta di lettere. Anche se l’affare è caduto e non ha portato a nulla, quale possibile residuo ha lasciato quest’episodio? Il seguente: “Lamberteschi offriva a Poggio la creazione di qualche lavoro storico segreto. La segretezza era pianificata perché fosse sufficiente a far lavorare Poggio in Ungheria mentre ognuno pensava che fosse in Inghilterra. Per questo lavoro avrebbe studiato gli autori Greci... confrontandosi con gli antichi storici, che egli da una parte temeva e con cui dall’altra voleva misurarsi. E infine, tutte le richieste di segreto a cui era pronto ad attenersi dimostrano che l’affare, sebbene letterario e scientifico, era un affare torbido”. ([21], pagg. 393 ff).
Lamberteschi poteva affrontare Poggio con una simile proposta, poiché l’altro era già stato colto con le mani nel sacco a realizzare un falso. Parecchi anni prima, Poggio aveva pubblicato i Commentari di Q. Asconio Pediano attraverso Niccoli. “L’originale di questi Commentari non era stato visto da nessuno, e tutte le copie erano state fatte da Niccoli da un’altra copia che Poggio gli aveva spedito da Costanza. Era stato un grande successo, a dispetto del fatto che... il mondo della scienza presto comprese che qualcosa non tornava... Il successo del falso Asconio Pediano era stato seguito da un’intera serie di falsi che portavano il nome dello stesso falso autore, ma erano tutti troppo rozzi, e immediatamente vennero riconosciuti come falsi. Poggio era... semplicemente più scaltro degli altri… Prima del coinvolgimento nell’affare di Tacito, cerca di vendere qualche sorprendente copia di Tito Livio a Cosimo dei Medici e a Lionello D’Este – ancora in un’atmosfera di mistero, con un lontano monastero su qualche isola del Mare del Nord, monaci Svedesi e cose simili. É improbabile che si parli di qualche opera reale falsificata, ma la copia di un falso può invece essere stata fatta. È noto che Poggio sia stato un maestro di scrittura Lombardiana, che è quella in cui è scritto il manoscritto con cui cercava di stuzzicare i principi... comunque, qualcosa andò storto, e la preziosa copia svanì senza lasciar traccia... È significativo che in questo periodo il normalmente prolifico Poggio non abbia scritto alcunché… comunque passa parecchio tempo a studiare – sistematicamente e in modo unidirezionale, evidentemente allenandosi per qualche importante lavoro di grande responsabilità riguardante il periodo Imperiale della storia Romana. Niccoli a malapena riesce a mandargli i lavori richiesti: Ammiano Marcellino, Plutarco, la Geografia di Tolomeo, ecc”. ([21], pagg. 394 e ff). Hochart è dell’opinione che Poggio abbia incominciato il falso da solo, ma sia stato presto costretto ad ingaggiare anche Niccoli. Devono aver fabbricato prima la cosiddetta Seconda Copia Medicea, trattenendo la Prima sperando di “pelare il pollo due volte.” Comunque, il mercato era già disorientato da da un gran numero di falsi scoperti. Poggio si astenne da rischiare la seconda volta. La Prima Copia dev’essere entrata in circolazione attraverso suo figlio Giovanni Francesco dopo che aveva fatto fuori la fortuna di suo padre. A parte i lavori citati, l’associazione Poggio-Niccoli aveva messo in circolazione i seguenti testi “Classici”: Il completo Quintiliano, alcuni trattati di Cicerone, sette dei suoi discorsi, Lucrezio, Petronio, Plauto, Tertulliano, alcuni testi di Marcellino, Calpurnio Seculo, ecc. Il mercato andò in agitazione alla scoperta di Tacito. Nel 1455 “Enoch D’Ascoli trovò il Dialogo degli Oratori di Tacito, la Biografia di Agricola, e Germania (ancora un monastero del Nord), il cui linguaggio e carattere sono significativamente diversi dagli Annali e dalla Storia... Le Facezie ascritte a Tacito apparvero sul mercato, e ci volle del tempo perché l’impostura si mostrasse” ([21], pagg. 350-351). Ripetiamo – Hochart e Ross insistevano sul fatto che la Storia di Tacito fosse un falso esclusivamente perché erano convinti della correttezza della Cronologia Scaligeriana. Rigettandola e trasferendo “antichi” eventi Romani nel XIII-XV secolo D.C. cambia completamente il nostro atteggiamento anche su eventi come il misterioso coinvolgimento di Poggio nella scoperta dei libri di Tacito. Infine, citiamo un’antica miniatura da Historiarum ab Urbe condita di Tito Livio pubblicato in Italia nel presunto XV secolo ([1485], pag. 264). La miniatura è nella prima pagina del libro. L’iscrizione sottostante recita “Titi Livii...” Quello che vediamo nella miniatura è un tipico interno della casa di uno scrittore che lavora su un libro. L’artista deve aver cercato di disegnare l’autore dell’opera, cioè, Tito Livio. Comunque, gli storici istruiti preferiscono assicurarci che non è l’ “antico” Tito Livio, ma, piuttosto, un anonimo umanista che scrive un qualche libro. Gli storici moderni commentano astutamente che “In cima alla prima pagina del testo si vede uno scrittore che finisce il suo lavoro... Il disegno mostra uno scienziato umanista nel suo studio” ([1485], pag. 264). Comunque, molto probabilmente, il disegno rappresenta l’autore del libro, ovvero lo scrittore medievale Tito Livio. Potrebbe essere stato contemporaneo di Poggio, o lo stesso Poggio Bracciolini, che era dopo tutto uno scienziato umanista. Si può notare da questo che le pagine di questi libri dell’ “antico” Tito Livio e altri “autori Classici” sono attraversati dal simbolismo medievale, croci Cristiane e stemmi, per esempio. I commentatori moderni naturalmente hanno notato questo fenomeno da lungo tempo. Per esempio, la corrente edizione del libro di Tito Livio viene commentata a proposito nel modo seguente: “All’inizio del Libro 21... si vede uno stemma con croce e angeli” ([1485], pag. 265). Comunque, oggi i commentatori preferiscono assicurarci che tutti questi retaggi tardo medievali siano stati introdotti negli “antichi” libri dagli artisti solo per far piacere ai possessori di libri medievali. La vera spiegazione è molto probabilmente diversa e anche più naturale – cioè, che gli artisti medievali Cristiani utilizzavano simboli medievali per illustrare un libro medievale di un autore tardo medievale che descriveva eventi medievali contemporanei.
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Poggio Bracciolini - Lettera da Costanza - Quintiliano liberto - "Poiché non c’è dubbio che quell’uomo splendido, accurato, elegante, pieno di qualità, pieno di arguzia, non avrebbe più potuto sopportare quel turpe carcere, lo squallore del luogo, la crudeltà dei custodi. Era infatti triste e sordido come solevano essere i condannati a morte, con la barba squallida e i capelli pieni di polvere, sicché con l’aspetto medesimo e con l’abito mostrava di essere destinato a un’ingiusta condanna. Sembrava tendere le mani, implorare la fede dei Quiriti, che lo proteggessero da un ingiusto giudizio; e indegnamente colui che una volta col suo soccorso, con la sua eloquenza, aveva salvato tanti, soffriva ora, senza trovare neppur un difensore che avesse pietà della sua sventura, che si adoperasse per la sua salvezza, che gli impedisse di venire trascinato a un ingiusto supplizio"
… sta parlando del libro di Quintiliano o di Quintiliano stesso? Quintiliano in vita si preoccupava della decadenza dell'arte oratoria, esattamente come Bracciolini.
Riguardo a Tacito:
De origine et situ Germanorum - Il manoscritto, che aveva ricevuto vari interessamenti, da parte di Niccolò V e di Enea Silvio Piccolomini, futuro Pio II (all'epoca dell'interessamento ancora cardinale), fu probabilmente tradotto a Roma per iniziativa di Niccolò V e di Poggio Bracciolini suo segretario, i quali incaricarono Alberto Enoch di Ascoli di ricondurvelo nel 1455 a seguito di una missione in Germania.[4] Fu questi che smembrò il codice in tre apografi per rivenderlo e ricavarvi un guadagno più cospicuo (e stante anche il rifiuto della curia romana di acquisirlo).[3] Alla morte di Enoch, l'allora governatore delle Marche (e futuro arcivescovo di Milano) Stefano Nardini tentò di ottenerlo su incarico di Carlo De Medici, ma senza riuscirci.[3] Lo stesso fece il cardinale Piccolomini, senza che la sua ricerca avesse successo.
Il codice di Hersfeld, che successivamente andò disperso e perduto, finì nelle mani di un altro umanista, Stefano Guarnieri di Osimo, il quale, dal momento che il manoscritto necessitava di interventi di restauro, operò delle integrazioni e delle ricopiature in minuscola umanistica, forse a partire da uno dei tre apografi frutto dello smembramento del Codex Hersfeldensis realizzato da Enoch.[4] Il manoscritto di Guarnieri (nel quale si trovò inserito un quaternione in scrittura carolina dell'Agricola, risalente all'antigrafo del secolo IX, ancora conservato)[5] fu ritrovato nel 1902 a Jesi
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PS forse tu Nomit puoi rispondere a questa mia domanda: come mai ho letti qua diversi commenti contrari alla Massoneria ?
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Erano la stessa persona Cristo e Andronico I, Settimio Severo ed Enrico il Grande, Augusto e Traiano, Traiano e Carlo V, ma non Quintiliano e Poggio Bracciolini!
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Nomit ha scritto: No no, io non dico che Quintiliano e Bracciolini fossero la stessa persona! Solo che Quintiliano si occupava della stessa materia di cui si occupavano gli umanisti al tempo del suo ritrovamento.
Erano la stessa persona Cristo e Andronico I, Settimio Severo ed Enrico il Grande, Augusto e Traiano, Traiano e Carlo V, ma non Quintiliano e Poggio Bracciolini!
Va bene, però le prove che il Messia (per voi) fosse Andronico I dove sono?
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Punto 1: la storia a quanto pare, secondo i vostri luminari è stata falsificata:
A: a che pro? Visto che la gente ignora ancora adesso, figuriamoci secoli fa quando al popolino ignorante non fregava niente se ci fossero stati i Romani, gli Egizi e compagnia bella
B: quando si falsifica vi sono le prove, e la scienza manda a puttane tutte le vostre fantasticherie
C: vi sono innumerevoli prove archeologiche a testimonianza delle antichità: prove in stratigrafia intatta, prove in analisi di laboratorio (fisica e chimica), prove fossili in stratigrafie geologiche intatte e databili con l'Uranio Torio Piombo ed il Rubidio Stronzio
Punto 2: qualora la storia fosse stata realmente falsificata:
A: ci sarebbe un complotto stile NWO, quindi non vi permetterebbero di scrivere ciò in un forum in rete.
B: li "sbugiardate" ma a quanto pare siete ancora vivi; quindi non sapete nessuna "verità"
C:le falsificazioni lasciano prove e qualora un documento medievale fosse stato falsificato nel XIX secolo, questo si noterebbe oggi attraverso le analisi con Spettroscopia di Raman e Fluorescenza X
la monetazione imperiale romana trovata in stratigrafia archeologica intatta manda a puttane le vostre fantasticherie
Punto 3: le fonti:
A: le fonti alle quali fate affidamento non hanno nulla a che vedere con gli studi accademici di archeologia, che si divide in più di 20 branche, ciascuna quindi con una propria specializzazione, master e PhD
B: fate valenza sui commenti di alcuni utenti che non hanno nemmeno la Triennale e su "studi" effettuati da sedicenti archeologi che, in realtà, altro non sono che scrittori e ricercatori fai da te, quindi delle nullità
C: voi non avete mai visto un documento originale, non perché essi non esistano, ma perché non avete nemmeno una cultura di base per potervi avvicinare agli stessi (nemmeno chi ha la Triennale può lavorarci sopra -giustamente-)
il 99% di voi non ha conclusi o non è mai arrivato a studi accademici quindi non avete alcun diritto di giudizio, visto che non discernete il giusto dal falso. Fate appello alla vostra "razionalità" quando la stessa è seriamente compromessa da uno status mentale fideista e complottista
Punto 4: ciarlatani:
A: la maggioranza dei personaggi da voi citati sono ciarlatani: matematici, quindi non archeologi (un matematico); editori quindi non archeologi; scrittori ed archeologi fai da te, ergo non archeologi, quindi scevri di ogni dottorato di ricerca.
B: voi credete anche agli UFO a quanto pare, quindi ciò la dice lunga...ma su di voi
C: a parlare siano solo persone competenti: voi non avete accesso a nulla
Punto 5: Massoneria:
A: voi non sapete niente della stessa. Entrate in Loggia e poi potete parlare
B: la vedete come rea di ogni malefatta umana e notate in resti archeologici dei "marchi" , quando non sapete niente della Massoneria e di come essa usi i suoi simboli: come, quando e la cagione dell'usanza degli stessi
C: non serve leggere due o 20 libri. Conta essere in seno alla ricerca. Quindi fatela finita con le stronzate inerenti alla "Luce" dei "Fratelli"
dovete ringraziare la Massoneria se l'Italia è una nazione e se vi è libera divulgazione scientifica al di fuori delle sale ecclesiastiche
Tanto so che risponderete a tono, ma ovviamente le risposte di persone che non hanno specializzazioni accademiche sono nullità, come chi nel 2020 non le detiene .
Buona giornata illusi
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Se volete divertirvi ok, sono con voi.
Una domanda: se non credete nell'Antichità, gli "antichi" per voi chi sono? I bisnonni contadini alpigiana o dei borghi appenninici, vestiti come negli ultimi dell'800 ? Come se stessimo vedendo un presepe in stile rurale contadino. Visto che che una volta nei borghi e cittadine italiane si viveva così -e non vi è alcun mistero- suppongo che per voi (quando dico "voi" parlo solo di chi crede in determinate dietrologie) gli "antichi" fossero loro. I nostri bisnonni praticamente
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horselover ha scritto: ma perchè ti mischi con noi ignoranti, vai a discutere coi tuoi pari e lasciaci in pace
ma se un forum è pubblico allora può intervenire chiunque. Allora fatelo a caste chiuse no?
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Nel 1356 la sede papale non si trovava più a Roma da molti anni. L'imperatore Carlo IV emanò un atto che in inglese si chiama "the Golden bull" , per trasferire l'incoronazione dell'imperatore da Roma alla Germania. Nel 1367 papa Urbano V riportò la sede a Roma, ma in seguito alla fredda accoglienza ricevuta e allo scarso appoggio da parte dell'imperatore, nel 1370 decise di tornare in Francia. Nel 1377 il pontefice successivo ritrasferì definitivamente la sede a Roma.
Mosè e gli israeliti trascorrono 40 anni nel deserto prima di aver accesso alla Terra Promessa. Poco prima di potervi accedere, Mosè muore.
Egidio Albornoz fu il cardinale incaricato da papa Urbano V di ripristinare il potere pontificio in Italia. Trascorse in Italia 14 anni alla guida di un esercito di mercenari fino all'arrivo del papa, ma morì poco prima che quest'ultimo potesse finalmente entrare a Roma.
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Franciscus Donders fu uno dei più importanti oculisti degli anni '50 e '60 del XIX secolo.
Auguste Mariette fu un importante egittologo che negli anni '60 del XIX secolo liberò dalla sabbia il tempio di Dendera. Il tempio è famoso per lo zodiaco raffigurato su un pavimento.
(ufficialmente però lo zodiaco di Dendera era noto già prima di quell'epoca)
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di Anatoly Fomenko
Libro 4 della serie “History: Fiction or Science?”
3. Il culto Cristiano Medievale Europeo e le “antiche” celebrazioni Bacchiche
Secondo la nostra ricostruzione, l’ “antico” culto pagano Dionisiaco (Bacchico) era prevalente in Europa nel Medio Evo, cioè nel XIII-XVI secolo, e non nella “distante antichità”. Questo può essere stato una delle forme della Cristianità Europea Occidentale. Si può trovare conferma a questa teoria nelle fonti originali che hanno raggiunto i nostri giorni? Sì, ed anche una significativa conferma. N. A. Morozov nella sua analisi della storia ecclesiastica ha prestato attenzione alla pratica ben conosciuta anche se negata, apertamente Bacchica, nelle cerimonie Cristiane medievali in Italia e Francia, dove le liturgie spesso si trasformavano in orge, i conventi diventavano case di piacere, ecc. Che ci dice la storia Scaligeriana dei monasteri medievali nell’Europa Occidentali? Prendiamo il libro di Alessandro Paradisis intitolato La Vita e Attività di Balthazar Cossa (Papa Giovanni XXIII) ([645]). “Niente rimane della reclusione e della devozione delle prime cerimonie della Cristianità, la decadenza della chiesa e della sua morale raggiunsero proporzioni grandiose... L’abbigliamento delle monache non aveva nulla di severo, anzi, serviva a mettere il evidenza la loro bellezza naturale e leggiadria... Praticamente tutti i monasteri Italiani [secondo Rodocanachi] permettevano l’accesso a visitatori maschi... come i monasteri Veneziani – Casanova non è l’unica fonte di informazioni a questo proposito; St. Didier scrive che “nulla attraeva tanto interesse a Venezia quanto i monasteri”. Anche i nobili ne erano frequenti visitatori. Poiché tutte le monache erano magnifiche e avevano le gambe lunghe, nessuna di loro rimaneva senza amanti. La cura del signore rispetto alla morale si manifestava nell’aiutare le monache a trovare modi molto elaborati per incontrare i loro amanti e a fornirgli i necessari alibi. Durante il Carnevale Veneziano (che poteva durare laggiù quasi sei mesi), i conventi diventavano sale da ballo piene di uomini mascherati... I vestiti erano limitati, stretti alla vita, con grandi scollature che mostravano i corpi bianchi e voluttuosi delle monache.” (vedi Rodocanachi (E.), La femme Italienne, avant, pendant et après la Renaissance, Parigi, 1922.) Charles Louis Pölnitz scrive che le monache Veneziane si facevano i boccoli, indossavano abiti corti che a stento coprivano le gambe formose, e che il loro petto era coperto solo quando cantavano nel coro della chiesa. Gli indumenti indossati dalle monache Romane non erano proprio casti; per quanto riguarda le monache Fiorentine, il priore di un convento di frati che aveva visitato Firenze scrive che assomigliavano alle ninfe mitiche piuttosto che a “spose di Cristo” (vedi Pizzichi, Viaggio per l’alta Italia. Firenze, 1820). C’erano anche teatri e molti monasteri dove era permesso fare spettacoli, comunque, solo le monache potevano prendervi parte. Anche le monache di Genova non erano particolarmente conosciute per la continenza. Uno degli editti papali affermava in modo preoccupato che “le sorelle del convento di S. Filippo e S. Giacomo girano per le strade di Genova, praticando ogni scurrilità gli detti l’immaginazione” ([645], pagg. 160-162). Alla fine la chiesa incominciò a reprimere queste forme Bacchiche del culto Cristiano Occidentale. “La dissolutezza delle monache nel convento Bolognese di Giovanni Battista era stato così grande che le autorità erano state costrette a disperdere le monache e chiudere il convento. Le monache del convento di S. Leonardo vennero date in custodia al convento di S. Lorenzo che era noto per i suoi regolamenti austeri e rigidi, conosciuto come “il tormento delle monache”... La quantità di monache perseguitate dalla giustizia cresceva ogni giorno. Ogni convento Bolognese aveva un soprannome: “il convento delle bambole’” “il convento delle linguacciute,” “il convento delle Maddalene addolorate,” “il convento delle ragazzotte,” “il monastero delle Messaline,” ecc. (vedi Frati (Lodov.), La vita private di Bologna nel Medio Evo, Firenze, 1898)… L’importante umanista Giovanni Pontano racconta che a Valencia gli Spagnoli avevano accesso libero ai conventi, ed era difficile distinguere tra i tabernacoli consacrati e le case di malaffare. Settenbrie, che ha studiato l’ultima raccolta dei lavori di Masuccio, scrive che il Libro Il Matrimonio tra Frati e Monache era stato tolto dalla circolazione, ed era entrato nella lista dei libri proibiti dalla Chiesa Cattolica, mentre un anatema era stato lanciato al suo autore” ([645], pagg. 162-164). Fermiamoci un momento a pensare. Una domanda sorge naturale, cioè, cosa fosse l’essenza del culto Cristiano nell’Europa Occidentale prima dell’introduzione delle rigide sanzioni del XVI-XVII secolo. Assomigliava alla moderna Cristianità? Oggi ci viene spesso detto che il clero medievale passava spesso il tempo facendo baccanali. Abbiamo tutti sentito della presunta libidine di molti monaci medievali che si dice avessero corrotto gli ideali originali, intrinsecamente puri. Uno studio senza pregiudizi di documenti medievali mostra che questo culto Cristiano medievale era praticamente identico con quello che noi consideriamo il culto Bacchico, Dionisiaco. N. A. Morozov cita una gran quantità di dati che mostrano, per esempio, la prostituzione ufficiale come parte integrante della liturgia Occidentale Cristiano-Medievale. Un altro esempio è il culto dell’amore prevalente in un certo numero di templi medievali che si trovano sul territorio dell’India moderna. Di conseguenza, esiste la possibilità per una linea che contraddice il punto di vista moderno, che interpreta le chiare tracce di rituali Bacchici in quelli Cristiani del Medio Evo come una corruzione della Cristianità archetipica. Questi “antichi resti” che persistono nel Medio Evo ci appaiono oggi strani poiché contraddicono la cronologia Scaligeriana. Una modifica di quest’ultima e il dislocamento dell’ “antichità” nel Medio Evo elimina l’apparente contraddizione. La storia Scaligeriana contiene molte tracce delle liturgie medievali Bacchico-Cristiane. Secondo gli esperti di storia delle religioni, i Cristiani Europei Occidentali del Medio Evo avevano (vedi, ad esempio, l’articolo in [544]) rituali religiosi che includevano congregazioni notturne chiamate “agape” o “notti d’amore.” A dispetto degli sforzi dei commentatori tardo medievali e moderni di convincerci che queste “cene d’amore” Cristiane e riguardavano semplicemente “cameratesche libagioni” e “cordialità platoniche,” il significato iniziale della parola “agape” rivela qualcosa di completamente differente. Come puntualmente rileva N. A. Morozov, la parola Greca corretta per amore fraterno è “philia,” laddove “agape” viene soltanto utilizzata per l’amore erotico. Perciò l’ “agape” era molto probabilmente il modo in cui i Cristiani si riferivano ai baccanali Europei Occidentali del culto Dionisiaco con tutti i loro attributi orgiastici – attributi considerati oggi “estremamente antichi”. Quello che la cronologia Scaligeriana ci presenta come un’eccezione deve essere stata la regola per la chiesa Cristiana dell’Europa Occidentale nel Medio Evo. Per esempio, i numerosi riferimenti alla “lascivia Papale ed Episcopale” semplicemente indica quanto fosse diffuso il baccanale Cristiano nel Medio Evo. Questo potrebbe essere stato il risultato di una distorsione dei riti strettamente Cristiani del XII secolo. Ricordiamo che i baccanali pagani erano descritti dall’ “antico” Tito Livio nel famoso Storia della Città. E i paralleli dinastici che abbiano scoperto collegano l’ “antica” Roma di Tito Livio all’epoca del XI-XIII secolo, e parzialmente anche agli Asburgo (Nuova Città, o Nov-Gorod?) epoca del XIV-XVI secolo. Evidentemente, si presentò la necessità di contenere il culto Bacchico. N. A. Morozov propone l’ipotesi che la pratica Cristiano-Bacchica di orge religiose Dionisiache nelle chiese Occidentali possa aver causato una vasta propagazione di malattie veneree nei paesi dell’Europa Occidentale ([544], Volume 5). Non discuteremo l’attendibilità dell’ipotesi, poiché va al di là del nostro lavoro. È comunque possibile che la chiesa Occidentale Europea del XV-XVI secolo in seguito sia tornata all’originale, ascetico e in qualche modo austero stile della Cristianità del XII secolo per mitigare gli effetti negativi delle conseguenze dei riti Bacchici. Questa può essere una delle ragioni principali per la riforma religiosa, come anche per i rigidi editti di celibato. Questa riforma fu più tardi arbitrariamente localizzata nel XI secolo D.C. e ascritta a “Papa Gregorio VII,” o “Papa Ildebrando” (“Ablaze as Gold” “Illuminato d’Oro”), il quale, secondo la nostra ricostruzione, è un riflesso del Gesù Cristo del XII secolo. Ci sono molti eventi di quella che oggi conosciamo come “biografia di Ildebrando” che si possono considerare appartenenti a periodi più recenti del XIV-XVI secolo. Naturalmente, eliminare l’ “antico” rito Bacchico o Dionisiaco fu tutt’altro che facile a causa della sua grande capacità di attrazione e nonostante le conseguenze sociali (malattie veneree, ecc.). Oggi “Papa Ildebrando” è proprio la persona che si dice abbia dato grande rilievo a questo problema durante la riforma religiosa del presunto XI secolo, che è il periodo di tempo associato con i rigidi editti sull’espulsione di quei religiosi che continuavano la loro vita matrimoniale. Questa decisione causò un putiferio, poiché quasi tutto il clero Romano era sposato. Come segnalò N. A. Morozov: “Il risvolto naturale dell’esistenza umana fu sconfitto in questo tragico conflitto matrimoniale, e un rigido ascetismo monastico trionfò per l’influenza del Vangelo secondo Matteo – il reale editto sul celibato deve essere stato causato da una larga diffusione di malattie veneree tra i religiosi e tra i laici, poiché è difficile spiegare e giustificare una simile innovazione.” ([544], Volume 5). L’opposizione venne distrutta, sebbene dopo anni di lotta. La necessità di distruggere il culto orgiastico Cristiano comportò la creazione dell’Inquisizione per l’avvio di una linea dura di riforme sia nella vita clericale che secolare nell’Europa Occidentale. Dovremmo segnalare che nella Chiesa Ortodossa Orientale e in particolare in Russia non c’è mai stata questa evidente diffusione di pratiche Bacchiche. Questo è il motivo per cui non c’era Inquisizione nella Chiesa Ortodossa. La transizione verso una forma di culto più ristretta nella chiesa Occidentale può essere stata causata dagli effetti sociali negativi delle liturgie Bacchiche. Comunque, N. A. Morozov insisteva nel considerare la Chiesa Ortodossa come erede della Chiesa Latina Occidentale. Consideriamo questo un altro suo grave errore. La ragione di questo ci è chiara oggi: N. A. Morozov erroneamente considerava la chiesa Occidentale in generale molto più antica della chiesa Ortodossa, e della chiesa Russa in particolare, poiché, secondo la visione Scaligeriana, la formazione della Chiesa Ortodossa in Russia avvenne solo nel X-XI secolo, mentre era opinione di Morozov che la chiesa Occidentale si fosse formata nel IV-V secolo D.C. Comunque, oggi cominciamo a capire che sia la Chiesa Occidentale che quella Ortodossa – quella Russa in particolare, sono comparse simultaneamente – nel XII-XIII secolo, qv nella nuova cronologia statistica riportata in Chron1, Capitolo 6. Evidentemente, la chiesa Ortodossa e quella Latina avevano la stessa origine, ed erano state sviluppate in modi completamente diversi. Lo stesso nome di Chiesa Ortodossa (cioè conservatrice, o antica) indica la possibilità che le pratiche Ortodosse fossero più vicine al proto-culto del XII secolo di quelle della liturgia Latino-Cattolica. Le descrizioni medievali dei turpi “sabba diabolici” nell’Europa Occidentale devono essersi basati sui medesimi Baccanali dell’ “agape” ricordati sopra, ma questi erano già stati dichiarati “una creazione del demonio”. Ricordiamo al lettore che dissoluti eccessi orgiastici erano stati una caratteristica notevole degli agape o Sabba (secondo la storia Scaligeriana). Ovviamente, la nuova chiesa Occidentale Europea convenientemente attribuì la responsabilità dell’agape (o sabba, o Baccanali) al “demonio” per coprire tutti i ricordi del recente passato Bacchico Cristiano nella congregazione. La storia della stessa popolazione fu così spietatamente estirpata e attribuita ad una “religione differente”, o addirittura “al diavolo”. In seguito, fu ulteriormente spostata in un’epoca antidiluviana chiamata antichità”. La storia del culto Bacchico Cristiano nell’Europa Occidentale dev’essere stata piuttosto lunga. Faremo un paio di citazioni dall’opera piuttosto rara di Champfleury intitolata Historie de la Caricature au Moyen Age ([1064]). La caricature normalmente riflette la realtà leggendo in modo iperbolico alcuni aspetti per metterli in luce. Champfleury scrive: “Le cattedrali medievali e i monasteri ospitavano strani tipi di intrattenimento [visto dal punto di osservazione della visione consensuale del Medio Evo e dell’epoca del Rinascimento – A. F.] durante grandi feste in chiesa nel Medio Evo e nell’epoca del Rinascimento. Non è solo il clero comune che prende parte alle danze e a i canti, specialmente durante il Natale e la Pasqua, ma persino i dignitari dei vertici ecclesiastici. I monaci dei conventi ballavano con le monache dei conventi vicini, e i vescovi si univano alla baldoria.” ([1064], pag. 53. Citato in [544], Volume 5) Champfleury procede citando l’esempio più sobrio, presentandolo come una caricatura [!], è l’illustrazione di una cena di monaci insieme alle “loro fidanzate” da una Bibbia del XIV secolo (che è un fatto che riteniamo opportuno sottolineare). Ma com’è possibile che questa “caricatura”, se è davvero questo, sia finita nella Bibbia, un libro sacro? Le Sacre Scritture sono difficilmente il luogo per scherzi e battute, specialmente considerando il fatto che le altre miniature di questa edizione della Bibbia non danno l’impressione che l’illustratore sia un giocherellone. La miniatura disegna uno scenario tipicamente Bacchico: un monaco e una monaca sono appassionatamente abbracciati in primo piano, e la stessa cosa viene fatta da un più vasto gruppo sullo sfondo. Simili lavori medievali sono osservabili sui capitelli della Cattedrale di Strasburgo. Un orso porta un aspersorio, un lupo lo segue con una croce, seguiti da una lepre che porta una torcia ecc. Soggetti Bacchico-Cristiani” medievali si possono ancora vedere in alcuni templi dell’Europa Occidentale. Per esempio, le oscene (nel senso moderno) immagini sulla cupola del portale di Notre Dame a Parigi, Francia, e quelle dei capitelli della Cattedrale di Magdeburgo. Una donna nuda che cavalca, una scimmia che suona la chitarra. Una “caricatura” Olandese del culto medievale Cristiano si può vedere nella History of the Papacy di S. G. Lozinsky, per esempio. Una folla di parrocchiani si precipitano in chiesa dietro a un prete mentre la folla in piazza si dà alla gioia sfrenata davanti alla chiesa. La quantità di queste “caricature” nei manoscritti medievali che hanno raggiunto i nostri giorni è piuttosto grande. Tra l'altro, Papa Pio II, per dirne una, fu l’autore di “numerosi poemi erotici e una commedia estremamente oscena intitolata Crisi” ([492], Volume 1, pag. 156). Sarebbe opportuno ricordare al lettore il “Cantico dei Cantici”, parte del canone Biblico con espliciti riferimenti e descrizioni erotiche in abbondanza. Naturalmente, i teologi dei nostri tempi li interpretano con prudenza come “allegorie”. Champfleury nel suo tentativo per far corrispondere la vita monastica dell’Europa Occidentale del XIII-XVI secolo alla morale moderna e ai concetti inculcati di vita religiosa e “ideali monastici” dell’epoca, cerca di convincerci che tutti questi fenomeni nell’arte medievale non debbano essere visti come illustrazioni di una realtà contemporanea, ma piuttosto come ammonimenti contro simili azioni ([1064]). Comunque, questo appare molto curioso, poiché l’ “ammonimento” viene rappresentato in modo molto attraente. È possibile concepire qualcuno che cercasse di frenare la dissolutezza pubblica con l’aiuto di rappresentazioni pornografiche? Questo, molto probabilmente, avrebbe l’effetto opposto. Inoltre, se questi fossero stati “ammonimenti”, sarebbe da aspettarsi di vedere rappresentazioni di spiacevoli effetti postumi di simili azioni. Ma non c’è nulla di simile! Simili illustrazioni nella letteratura religiosa hanno senso solo se sono rendiconti di fenomeni quotidiani della vita del clero medievale – eventi considerati da tutti normali, in altre parole. Se il pittore avesse voluto esprimere il suo rimprovero sulla questione, avrebbe mostrato questa giostra in una luce sgradevole, con demoni che trascinavano i peccatori all’inferno, il disgustoso risultato delle malattie, ecc. Invece di questo, molte Bibbie medievali contengono illustrazioni di danze Baccanali che sembrano proprio “antiche”. I capitelli sono inghirlandati con viti, con piccoli angeli che si arrampicano – immagini spinte di presunti cupidi “estremamente antichi” e così via. Ci riferiamo, per esempio, alla nostra personale familiarità con certe antiche Bibbie che si trovano nella Libreria del Planetario di Mosca, o quelle del Museo di Libri Rari della Libreria Nazionale di Stato di Mosca. Secondo Champfleury, fu nel VII secolo D.C., 700 anni dopo la nascita della Cristianità, che il Consiglio di Chalon-sur-Saône proibì alle donne di cantare canzoni oscene nelle chiese ([1064]). Il dato del VII secolo è della cronologia Scaligeriana; secondo i nostri calcoli, tutto questo accade nel XV-XVI secolo, il che coincide col tempo della creazione dell’Inquisizione in Occidente. Gregorio di Tours si lamenta delle mascherate monastiche a Poitiers che avvenivano durante le “feste dei folli”, “feste degli innocenti” e “feste dell’asino”. Champfleury scrive: “fu nel 1212 [data presunta – A. F.] che il Concilio di Parigi proibì alle monache di partecipare alle “convulse celebrazioni” nella seguente forma: ‘Le convulse celebrazioni in cui il fallo viene venerato debbono essere condannate ovunque, e si proibisce specificatamente la partecipazioni di frati e monache’” ([1064], pag. 57, citato in [544], Volume 5, pag. 658). Il bando non sembrò servire a molto, poiché molto tempo dopo, nel presunto anno 1245, il vescovo riformatore Odone riportava, dopo aver visitato i monasteri di Rouen, che là le monache prendevano parte in massa a piaceri proibiti ([1064], pag. 57. Citato in [544], Volume 5, pag. 658). La “festa degli innocenti” ricordava molto alla Chiesa la “festa dei folli,” o festi follorum (probabilmente rinominata da festi phallorum). Evidentemente, l’etichetta “innocenti” si riferiva al popolo incapace di distinguere tra permesso e proibito. Entrambe le feste potrebbero essere state la stessa vecchie agape Cristiana e i Baccanali chiamati diversamente. Secondo Champfleury, esistevano ancora a Besançon fino agli anni 1284-1559 (della cronologia Scaligeriana) fino a che la chiesa riformata li mise fuorilegge anche in quell’area. Re Carlo VII proibisce queste “feste dei matti” religiose di nuovo nel 1430, nella Cattedrale di Troyes ([1064], pag. 58, citato in [544], Volume 5). Si può constatare quanto lavoro sia costato alla chiesa Europea Occidentale estirpare il culto Bacchico-Cristiano così profondamente radicato nel XIII-XV secolo. Champfleury scrive: “Molte volte, studiando le antiche cattedrali e cercando di svelare la ragione segreta per le loro sconce decorazioni, tutte le mie spiegazioni mi sembravano commenti a un libro scritto in un linguaggio a me alieno... Cosa si può dedurre dalla bizzarra scultura che si vede nell’ombra di una colonna in un corridoio sotterraneo della cattedrale medievale a Bourges?” ([1064], citato in [544], Volume 5, pag. 661) La scultura in questione è l’effige di un fondoschiena che esce dalla colonna in una maniera molto erotica, realizzato meticolosamente e con grande efficacia. Come avrebbero potuto i monaci e i parrocchiani di un tempo precedente a quello in cui sarebbe diventata per i turisti un’attrazione dei tempi andati, permettere che questo apparisse nel tempio dove loro dimoravano? Un altro esempio è la scultura in pietra datata presumibilmente al 1100 che adesso è in mostra nel museo della Cattedrale di Santiago de Compostela in Spagna. Vediamo una donna nuda in una posizione molto esplicita. La targa museale ci dice che la scultura stava all’interno proprio di questa cattedrale prima di diventare un oggetto espositivo. Quindi, durante la sua ricostruzione, era stata asportata dal suo luogo originale e portata al museo. Tentativi di spiegare tutte queste sculture medievali (delle quali ben poche sono rimaste) come “caricature” del clero scolpite nella pietra su pareti di templi sacri, semplicemente non ha senso. Champfleury continua chiedendoci: “Può qualcuno pensare a un’invenzione così paradossale da determinare una correlazione tra un così improbabile scherzo e il posto sacro che ospita la scultura? Con che autorità lo scultore ha potuto scolpire simili dettagli e restare impunito?.. Sulle pareti di diversi templi Cristiani troviamo, con grande sorpresa, immagini di genitali umani mostrati in modo accondiscendente tra gli oggetti utilizzati per la liturgia sacra. I lapicidi mostrano grande innocenza nello scolpire simili sculture pornografiche, che rappresentano un’eco del simbolismo Classico... Questo… resti fallici del passato che si trovano nei più oscuri corridoi [dove avvenivano i Baccanali – A. F.] sono particolarmente numerosi nella Gironda. Léo Drouyn, un archeologo di Bordeaux, mi ha mostrato alcuni campioni molto significativi di sfacciate sculture ostentate nelle antiche chiese della sua provincia che egli nasconde nelle profondità dei suoi archivi e cartelle.” ([1064], citato in [544], Volume 5, pag. 661) N. A. Morozov era nel giusto quando indicava come l’eccessiva vergogna ci privi di importanti informazioni scientifiche. Gli storici Scaligeriani, restando silenziosi sul simbolismo genitale Cristiano presente in un certo numero di templi medievali, hanno rallentato il potenziale confronto tra gli artefatti della “Età Classica” e le loro controparti Medievali. Davvero, scrupolosi libri illustrati sul culto fallico potrebbero gettare una luce sulla faccenda e mostrare la Weltanschauung dei devoti medievali del culto Bacchico-Cristiano. Molto probabilmente, tutti i disegni e sculture sono la cosa più lontana da una parodia anti-ecclesiastica, e venivano utilizzati con lo stesso scopo d’invito degli spumeggianti boccali di birra dipinti sulle porte delle bettole Tedesche. Naturalmente, tutto questo ha senso solo nelle epoche precedenti la repressione su larga scala della nuova chiesa Evangelica e dell’Inquisizione del XV-XVI secolo contro il vecchio culto Bacchico-Cristiano Occidentale. Rappresentazioni “Classiche” pornografiche (quelle degli scavi dell’ “antica” Pompei, per esempio) sono direttamente collegate alle equivalenti controparti Cristiane. Di nuovo, l’idea erronea di malintesa “vergogna” impedisce al pubblico scientifico di apprendere di queste estremamente importanti fonti di materiale. V. Klassovsky ci dice: “Le immagini che rappresentano esplicitamente scene erotiche e itifalliche che piacevano tanto agli antichi vengono tenute nascoste sotto chiave... Nelle case delle donne dissolute... qualcuno ha raschiato via gli affreschi osceni con un coltello durante la notte... Tutte le immagini Pompeiane e le sculture che contraddicono l’idea moderna di decenza sono tenute nel reparto segreto del Museo Borbonico dove non è permesso l’accesso ai visitatori che non siano muniti di un permesso speciale degli alti funzionari da esibire all’ingresso. Ottenere un simile permesso con metodi legali è tutt’altro che facile.” ([389], pagg. 75-76) Comunque, nel 1836 un catalogo venne pubblicato contenente incisioni di alcuni reperti da questo reparto segreto ([1278]); questo catalogo è oggi una rarità antiquaria. Ricordiamo anche che, secondo Humphrey Davy, “i pittori Pompeiani e i pittori Italiani dell’epoca Rinascimentale utilizzavano le stesse identiche tinte” (citato in [389], pag. 70). A Pompei sono state trovate case – una delle quali oggi considerata un albergo – con falli di pietra davanti all’entrata. La connessione tra il fallo e il culto Cristiano non è presente solo nei templi Europei Occidentali del Medio Evo. “A Ierapoli c’erano falli giganti scolpiti nel granito, di 180 piedi e oltre; venivano di solito piazzati ai cancelli del tempio” ([389], pag. 122). V. Klassovsky era della ingenua opinione che questi enormi falli servissero “per l’edificazione della parrocchia” [?] ([389], pag. 122). Molto probabilmente, le sculture erano un segnale, o una rappresentazione di qualche tipo. Possiamo tracciare dei parallelismi con una simile effige in pietra del dio indiano Shiva Lingamurti; un simbolo fallico di Shiva-Rudra. Se l’artefatto medievale osceno non è altro che un segnale il cui scopo primario è quello di invitare il pubblico a prendere parte all’intrattenimento Cristiano come veniva praticato nei templi dell’Europa Occidentale fino al XVI secolo – e occasionalmente ancora più tardi – a cosa potevano servire le immagini di streghe, demoni, ecc. che essi incorporavano? Quelle più recenti, con demoni che trascinano i peccatori all’inferno sono fatte per intimidire, naturalmente. Ma quale sarebbe il senso di quelle in cui il diavolo suona la chitarra e donne nude che vanno a cavallo di capre e asini trascinate in un impeto di sensualità? Quale sarebbe il significato delle scimmie di pietra che danzano folli girotondi? Queste sono le immagini di pietra sui capitelli della Cattedrale di Magdeburgo. O, per esempio, il bassorilievo del portale di Notre Dame di Parigi presumibilmente datato al XII secolo, che contiene immagini oscene di donne nude che copulano con asini, capre, e tra loro – un intreccio di corpi umani e demoni che intrattengono maschi e femmine della parrocchia con le loro evoluzioni sessuali. Dovremmo anche ricordare al lettore del culto erotico estremamente ben sviluppato in India. Alcuni dei templi Indiani sono coperti con intricate sculture erotiche dal vertice alla base. Inoltre, cosa può significare la scultura del portale della chiesa di Ploërmel, l’unica chiaramente visibile al pubblico che descrive una giovane moglie che pizzica il naso di suo marito il quale indossa una cuffia da notte? In [544], Volume 5, si trovano argomentazioni a favore della teoria per cui i templi Cristiani dell’Europa Occidentale nel XII-XVI secolo mescolassero alcune peculiarità della liturgia che ci viene presentata nella tarda letteratura Cristiana, con quelle dei bordelli dai quali sarebbe stato difficile distinguerli nel Medioevo. Perciò, l’inizialmente austera Cristianità del XII secolo aveva dato origine al culto orgiastico e Bacchico Cristiano. Dopo la separazione delle chiese dai bordelli (che non accadde in alcune aree dell’India fino al XIX secolo), questi ultimi divennero istituzioni semi-illegali che ricordano i loro corrispettivi moderni. Tutto il suddetto immaginario sulle pareti e sulle entrate dei templi del XII-XV secolo avrebbe potuto sembrare appropriato solo fino a quando templi fossero stati utilizzati come luoghi di intrattenimento dal sapore erotico che onorassero i vivaci “antichi” dei, e dove il calice Eucaristico fosse servito anche come proposta orgiastica. Ben lontani dai luoghi di pia meditazione che riteniamo oggi siano stati. Verrebbe da fare la seguente osservazione a questo proposito: secondo la cronologia Scaligeriana, praticamente tutte le chiese Cristiane medievali Romane si suppone fossero state costruite “sui siti degli antichi templi pagani”. Questi “antichi predecessori” avevano per qualche ragione lo stesso scopo e persino lo stesso nome dei “più recenti” templi Cristiani ([196]). La chiesa medievale di San Dioniso, per esempio, si presume sia stata costruita su “l’antico tempio pagano di Dioniso”, ecc. Dal nostro punto di vista, il quadro è perfettamente chiaro. Quello che vediamo qui è il solito effetto della cronologia Scaligeriana. Avendo dichiarato il suo recente passato Bacchico “fallace” per una qualche ragione obiettiva, la Chiesa Cristiana Occidentale nella sua nuova fase riformata del XV-XVI secolo ha semplicemente ribattezzato tutte le divinità recenti dei Cristiano-Bacchici in nuovi santi Evangelici, occasionalmente persino mantenendo i loro nomi, poiché i parrocchiani erano già abituati a loro. Ci si potrebbe ovviamente chiedere se siamo nel giusto, e i Baccanali siano semplicemente una forma del culto Cristiano medievale del XII-XVI secolo, con i rigidi editti che mettevano fuori legge questo culto introdotti dall’Inquisizione nel XV-XVI secolo che trovano il loro riflesso nell’ “antico” bando dei Baccanali. È realmente così? Ci sono “antichi” documenti che vietano gli “antichi” Baccanali? Ci sono davvero, e corrispondono di tanto in tanto alle loro controparti medievali del XV-XVI secolo parola per parola. Questo è ciò che gli storici ci dicono dell’ “Età Classica”: “La decadenza Greco-Romana che incominciò a permeare le vite di tutte le eredità Romane... nel 186 [il presunto anno 186 D.C. – A. F.) si manifestò con un sintomo allarmante – segreti culti Bacchici... questi culti si sono diffusi in tutta Roma e l’Italia” ([304], Volume 1, pag. 362). Considerando lo slittamento cronologico Romano di circa 1053 anni, otteniamo la data Scaligeriana del 186 D.C. che realmente corrisponde alla data approssimativa del 1239 D.C., poiché 186 + 1053 = 1239. Si arriva quindi alla larga diffusione del rito Bacchico che veramente cade nel XIII secolo D.C., e che ben corrisponde con le informazioni che riguardano il culto orgiastico medievale del XII-XVI secolo. Se questo dovesse realmente rivelarsi una manifestazione dei due slittamenti cronologici di 1383 anni (la somma di 1053 e 330), gli “antichi” eventi ricordati sopra cadrebbero nella metà del XVI secolo, che corrisponde ancora meglio alla nostra ricostruzione. Cosa potrebbe essere realmente accaduto dopo nell’ “antichità”? “Le autorità hanno incominciato un’energica investigazione, e risulta che i membri di questo culto superavano le 7,000 persone. Molti sono stati catturati ed eliminati con rapide e severe esecuzioni… Un gran numero delle donne che hanno preso parte al culto criminale sono state consegnate ai loro familiari per l’esecuzione, e quando nessuno dei parenti si offriva per eseguire la sentenza di morte, sono stati fatti intervenire i pretoriani. Un reperto storico del tempo di grande valore ci viene dato da un importate editto di governo del Senato nella sua edizione originale. Il Senato Romano proibì ogni manifestazione di culto Bacchico sul territorio dello Stato Romano Unito sotto pena di morte… L'editto del Senato che proibiva esplicitamente i Baccanali era stato era stato inciso su una targa di rame e spedito in ogni distretto in modo tale che fosse visibile a tutti nei luoghi pubblici. Una di queste targhe è stata scoperta in un posto piuttosto isolato, l’antico paese di Bruzzano.” ([304], Vol. 1, pp. 362-363) Secondo la nostra ricostruzione, questo antico decreto è una delle proibizioni dell’Inquisizione imperiale dei Baccanali medievali emesso nel XV-XVI secolo, trovato nel 1640, proprio al tempo in cui veniva stabilita la cronologia Scaligeriana. Immediatamente venne dichiarato antico e attribuito al distante passato.
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L'anno in cui vietarono i baccanali fu il 186 AVANTI Cristo.
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Purtroppo [304]. Ieger, Oscar. Global History. Vols. 1-4. St. Petersburg, A. F. Marx, 1894-1904 non è rintracciabile su Internet Archive per verificare la fonte.
Quindi potrebbe essere 1056+186+186=1428?
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- horselover
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non è che non credo nell'antichità, solo non credo che sia così antica come dicono. non ho mai capito come hanno fatto a stabilire l'anno 0. alla chiesa fa comodo darsi 2000 anni di anzianità, le conferisce autorevolezza
Ciao Horse,
non sono un esperto (anzi) ma per datare (se così si può dire) la nascita della Chiesa in quanto comunità, gli storici hanno utilizzato queste fonti non-cristiane di cui conosco a malapena le primi due, ossia Giuseppe Flavio ed il Talmud babilonese (sarebbe più corretto dire che questi testi sono elementi per verificare la storicità di Gesù di Nazareth e non della Chiesa).
it.wikipedia.org/wiki/Fonti_storiche_non_cristiane_su_Ges%C3%B9
Mi sono sempre ripromesso di comprare e leggere il libro di Giancarlo Rinaldi...prima o poi lo farò:
Un saluto.
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