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Nuova Cronologia
Che mappa spettacolare!
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Il Bosforo sembra proprio un fiume, il Canale di San Giorgio, come nelle isole Britanniche. Molto più convincente l'idea di Fomenko dei toponimi che da Bisanzio vengono trasferiti al nord dalla dinastia degli Angeli, Angli...
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Segnalo "Ma quale lingua si parlava davvero a Roma? Il mistero del latino - Leandro Sperduti"
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La carta di Al-Idrisi è del 1154. C'è il faro di Alessandria (al-Iskanderia) ma non c'è ne' Il Cairo né Al-Fusṭāṭ.
Sempre wikipedia sostiene che: Nonostante al-Qāhira sia il nome ufficiale della città, Il Cairo viene chiamata semplicemente con il nome Egitto, Miṣr.
Sulla carta Misr sembra il nome della regione, appunto Egitto, ma non corrisponde a un punto che indichi una città.
Strano che Al-Idrisi non fosse a conoscenza di una città che si presume esistesse da duecento anni.
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Devo aver perso ancora qualche decimo...
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www.raremaps.com/gallery/detail/62150/de...rica-insula-bertelli
www.raremaps.com/gallery/detail/32597/de...rica-insula-bertelli
www.stolenhistory.org/threads/i566-and-a...do-berteli-maps.880/
... e quante volte scambia levante e ponente. Cos'è successo? Il cartografo ripeteva di continuo quel particolare errore? O forse le mappe sono state prodotte da qualcuno che non conosceva bene la lingua e la terminologia?
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La scritta ISLANDA è stata probabilmente ritoccata da ICELAND.
Bertelli ci deve delle spiegazioni...:question:
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L’IMPORTANTE RICERCA SULL’ALMAGESTO DELL’ASTRONOMO ROBERT NEWTON E DEL SUO LIBRO INTITOLATO "IL CRIMINE DI CLAUDIO TOLOMEO"
Di tanto in tanto confronteremo i nostri risultati con quelli della fondamentale ricerca scientifica di Robert Newton sull’Almagesto di Tolomeo ([614]). Un ritratto di Robert Newton si può vedere in fig. 0.31.
Robert Newton (1919-1991) è stato un importante scienziato Americano. Citiamo alcuni fatti su di lui dal necrologio ufficiale del 5 Giugno 1991 (morì il 2 Giugno 1991 a Silver Spring, MD, USA). "Fu uno scienziato di rinomanza internazionale per la sua ricerca riguardo alla forma e al movimento della terra... Fu uno specialista di balistica, fisica elettronica, meccaniche celesti e calcolo delle traiettorie satellitari. La sua carriera iniziò nel Dipartimento dello Spazio APL nel 1957, dove fu messo a capo della ricerca sul moto satellitare... A lui si deve un fondamentale contributo ai più grandi sviluppi sulla precisione nella navigazione... Era a capo del programma di esplorazione spaziale e sviluppatore degli aspetti analitici del laboratorio di navigazione satellitare... Fu l’architetto capo del Sistema di Navigazione Satellitare di Transito della Marina, che fu sviluppato nel laboratorio nel 1960. Questi sistema di navigazione è ancora utilizzato da più di 50.000 imbarcazioni e sottomarini privati, commerciali e militari. . . La sua ricerca sul moto satellitare ha reso possibile calcolare la forma della Terra con grande precisione, e ha permesso più precise misurazioni. . . R. Newton fu membro del Comitato Direttivo Ad Hoc sullo Sviluppo Spaziale e divenne il capo del Gruppo di Esplorazione dello Spazio APL nel 1959... Alla fine degli anni 1970 si occupò di ricerca sugli antichi registri relativi alle eclissi lunari e solari... Questa ricerca gli diede motivo di dubitare delle informazioni contenute nell’opera principale del famoso astronomo Claudio Tolomeo e di accusarlo di frode nel suo libro, "Il Crimine di Claudio Tolomeo"... Tra le altre cose, R. Newton fu Professore di Fisica nell’Università Tulane e nell’Università del Tennessee, ha lavorato per il Laboratorio Telefonico Bell… e ha sviluppato la balistica dei missili al Laboratorio di Balistica di Allegany, Cumberland".
Crediamo sia assolutamente appropriato parlare del nostro atteggiamento riguardo il famoso libro di Robert Newton -"Il Crimine di Claudio Tolomeo" ([614]), poiché è stato piuttosto discusso tra gli autori di moderni lavori sulla storia dell’astronomia. I. A. Klimishin, per esempio, scrive quanto segue sul libro di Newton in [395]: "Ciò che incontriamo qui è il tentativo di provare come praticamente l’intero corpo delle osservazioni di Tolomeo, che costituisce il fondamento della teoria solare Tolemaica, del moto lunare, solare e planetario si in realtà una frode" ( [395], pag. 56). I. A. Klimishin non controbatte le conclusioni di Robert Newton con argomentazioni astronomiche o statistiche verosimili, optando per l’abbandono totale della discussione del problema e accontentandosi della seguente affermazione: "Inoltre la ragione principale della fama universale di Tolomeo è stata la sua teoria del moto planetario, che ha reso possibile calcolare le posizioni dei pianeti per dozzine di anni nel futuro, nientemeno!" ( [395], pag. 56). Comunque, il valore del modello Tolemaico non può in alcun modo gettare una luce sulla storia della compilazione del catalogo stellare dell’Almagesto o rivelare qualcosa sulle origini dell’Almagesto in generale. Simili affermazioni di disaccordo con le conclusioni di Robert Newton (che non contengono alcuna contro-argomentazione di sostanza) sono state espresse da altri specialisti della storia dell’astronomia, come Gingerich ([1153]).
In realtà, il libro di Robert Newton riassume la sua fondamentale ricerca sull'Almagesto con l’aiuto di metodi astronomici, matematici e statistici. Contiene un vasto corpo di materiale statistico e molte profonde conclusioni che riassumono il lavoro di molti anni del lavoro di Robert Newton. Questi risultati chiariscono la natura delle difficoltà associate all’interpretazione dei dati astronomici contenuti nell’Almagesto. Bisogna sottolineare come Robert Newton non avesse alcun dubbio sulla veridicità della datazione consensuale dell’Almagesto (che cade nel periodo tra il II secolo a.c. e il II secolo d.c.). Robert Newton non era uno storico, e doveva riferirsi alla versione Scaligeriana della storia, utilizzando quella cornice cronologica per la sua ricerca. I principali corollari di Robert Newton possono essere formulati come segue:
1) L’ambiente astronomico che corrisponde all’inizio dell’era d.c. (calcolata con l’aiuto della teoria moderna) è in conflitto col “materiale di osservazione” incluso nell’Almagesto di Tolomeo.
2) La versione sopravvissuta dell’Almagesto non contiene nessun dato originale di osservazione astronomica – i dati dell’Almagesto sono il prodotto finale della conversione e dei calcoli fatti da qualcuno che puntava a far sì che i dati dell’iniziale osservazione corrispondessero a un’altra epoca storica. Inoltre, anche una parte sostanziale delle “osservazioni” incluse nell’Almagesto risulta da calcoli teorici più tardi inclusi ex post nell’Almagesto come “osservazioni degli antichi”.
3) L’Almagesto non può essere stato compilato nel 137 d.c., che è l’epoca in cui la storia consensuale data la vita dell’ “antico” Tolomeo.
4) Conseguentemente, l’Almagesto fu compilato in qualche altra epoca e richiede una nuova datazione. Robert Newton stesso ha fatto l’ipotesi che l’Almagesto dovesse avere un’altra datazione, o uno slittamento indietro nel tempo che lo posizionasse cioè nell’epoca di Ipparco – circa il II secolo a.c. Comunque, questo non modifica nessuno dei problemi fondamentali scoperti da Robert Newton.
5) Robert Newton inizialmente aderiva all’ipotesi consensuale che l’Almagesto contenesse le affermazioni di Tolomeo sul fatto che lui solo avesse condotto le osservazioni – presumibilmente all’inizio del regno di Antonino Pio, un imperatore Romano. La datazione Scaligeriana del suo regno è 138-161 d.c. Robert Newton arriva quindi all’implicita conclusione che Tolomeo mentisse. In realtà, abbiamo a che fare col problema di quanto davvero le informazioni contenute nell’Almagesto implichino che Tolomeo portasse avanti le sue osservazioni stellari da sé stesso durante il regno di Antonino Pio.
In altre parole, Robert Newton è dell’opinione che lo stesso Tolomeo (o qualcuno che agiva per suo conto) sia un truffatore, vedendo come i dati dell’Almagesto siano presentati come risultato di vere osservazioni astronomiche quando in realtà devono la loro esistenza a conversioni e calcoli teorici.
Da serio e rinomato scienziato che si confronta con la necessità di esprimere un certo numero di accuse inequivocabili contro Tolomeo o i suoi editori, Robert Newton restò incerto sulla forma migliore da dare alla pubblicazione dei suoi risultati scientifici. Alla fine, questa è la motivazione che espresse in una lettera privata a A. T. Fomenko, che si occupava della storia della creazione e pubblicazione del suo libro ([614]) nel 1977 (R. Newton e A. T. Fomenko si scambiarono alcune lettere sui problemi della cronologia storica negli anni 1980). Comunque, Robert Newton considerò alla fine la sua scoperta sulla situazione dell’Almagesto abbastanza importante per obbedire al suo dovere di scienziato e persino di utilizzare le sue accuse come titoli di alcuni dei paragrafi del suo libro ([614]). Citiamone alcuni, poiché già da soli dicono parecchio.
"5:4. Le presunte osservazioni degli equinozi e dei solstizi di Tolomeo.
5:5. Il solstizio inventato del 431 a.c. (il solstizio di Metone).
5:6. Le osservazioni di Tolomeo puntavano a stimare l’angolo di declinazione dell’eclittica e la latitudine di Alessandria.
6:6. Quattro triadi di eclissi inventate.
6:7. La prova della frode.
6:8. Il colpevole.
7:4. Calcoli e errori di calcolo fraudolenti.
10:5. La falsificazione dei dati.
11:5. Dati falsificati riguardanti Venere.
11:6. Dati falsificati riguardanti i pianeti esterni" ([614], pagine 3-5).
Proprio nelle prime righe della sua introduzione a [614], Robert Newton dice quanto segue. "Questo libro racconta la storia di un certo crimine contro la scienza. Non mi sto riferendo a una qualche attività criminale attentamente pianificata, e nemmeno al tipo di crimine commesso con l’aiuto di alcuni strumenti come microfoni nascosti, messaggi cifrati su microfilm, e così via. Mi sto riferendo al crimine commesso da uno scienziato contro gli studiosi suoi pari e gli apprendisti come un tradimento della integrità professionale ed etica – un crimine che ha per sempre privato l’umanità di certe importanti informazioni che riguardavano i più cruciali campi dell’astronomia e della storia.
Ho dimostrato che il crimine in questione è stato davvero commesso in quattro miei lavori già pubblicati… Quando ho iniziato il mio lavoro su questo libro, il mio obiettivo era quello di raccogliere materiali sparsi in diverse pubblicazioni in un singolo libro… Comunque, nel momento in cui ho scritto i primi tre libri, ho scoperto la prova che dimostra come il crimine in questione abbia radici molo più profonde di quanto mi aspettassi inizialmente. Il lavoro presente è perciò una collezione di vecchie e nuove prove che testimoniano la commissione del crimine in questione" ([614], pag. 10).
Robert Newton conclude il suo libro così:
"Questa è la summa finale dei risultati. Tutte le osservazioni che Tolomeo utilizza nel 'Syntax' [l’Almagesto – Aut.] si sono rivelate fraudolente, poiché la loro veridicità è stata messa alla prova. Molte delle osservazioni ascritte ad altri astronomi sono anch’esse parte della frode di Tolomeo. C’è una quantità di dati teorici errati in questo lavoro, e si rivela anche una mancanza di comprensione da parte dell’autore... I suoi modelli della Luna e di Mercurio contraddicono le più elementari osservazioni e devono essere considerati un fallimento. La stessa esistenza della 'Syntax' causa la perdita di molti lavori autentici scritti dagli astronomi Greci – siamo finiti con l’eredità di un un singolo modello solitario, e non sappiamo nemmeno se questo contributo alla scienza astronomica possa davvero essere attribuito a Tolomeo. Mi riferisco al modello dell'equante, utilizzato per Venere e i pianeti esterni. Tolomeo sminuisce grandemente il suo valore per una impropria applicazione del modello in questione. È perfettamente chiaro che nessuna affermazione fatta da Tolomeo può essere accettata senza verifica, a meno che non sia confermata da altri autori che non siano stati condizionati dall’influenza di Tolomeo. Tutte le ricerche basate sulla 'Syntax' devono iniziare di nuovo da zero, sia quelle storiche che quelle astronomiche.
Non sono a conoscenza di altre opinioni possibili; tuttavia, posso dare un singolo giudizio finale: la 'Syntax' si è rivelata un danno per l’astronomia più di qualunque altro libro scritto precedentemente e, se questo lavoro non fosse mai esistito, la scienza astronomica ne avrebbe grandemente beneficiato.
Perciò, Tolomeo non è in alcun modo il più grande astronomo dell’antichità, ma persino una figura più ambigua: è l’imbroglione più di successo di tutta la storia della scienza" ([614], pagine 367-368).
Un certo numero di altri scienziati sono piuttosto scettici sul ruolo giocato da Tolomeo nella storia della scienza. In particolare, A. Berry riporta quanto segue: "C’è una grande quantità di controversie per quanto concerne le opinioni degli astronomi sui meriti di Tolomeo. Nel Medio Evo, la sua autorità astronomica era considerata decisiva... i critici moderni hanno scoperto che i lavori di Tolomeo erano largamente basati su quelli di Ipparco (in realtà, Tolomeo no ha mai fatto segreto di questo), e che i risultati delle sue proprie osservazioni, se non proprio fraudolento, sono perlomeno largamente al di sotto dello standard" ([65], pag. 72).
Perciò. Robert Newton ha provato la necessità di ridatare l’Almagesto – sia astronomicamente che matematicamente. Questo ci porta alla seguente domanda – a quale epoca appartiene realmente l’Almagesto? Come abbiamo detto precedentemente, lo stesso Robert Newton suggerisce di spostarlo indietro nel tempo – all’epoca di Ipparco. Altri punti di vista sono comunque accettabili; ne discuteremo in dettaglio più avanti. Ad ogni modo, Robert Newton non discute il problema della datazione né vi si riferisce. È possibile trovare un’epoca storica che potrebbe essere più adatta per l’Almagesto e risolvere realmente il problema posto da Robert Newton, come anche dai primi ricercatori, non importa quanto distanti dalla datazione Scaligeriana dell’Almagesto? Come vedremo più avanti, il suggerimento di Robert Newton per mitigare la controversia spostando l’Almagesto indietro nel tempo (cioè nell’epoca di Ipparco) non ci porta da nessuna parte. Questo è il motivo per cui dobbiamo fare l’ovvia domanda se ci possano essere da considerare ulteriori slittamenti della data dell’Almagesto, eventualmente, che arrivino a periodi più lunghi che 200 o 300 anni. Questa nostra richiesta è perfettamente giustificata dal punto di vista astronomico e matematico, e trovare una risposta corretta non è roba da poco dal punto di vista di una ricerca indipendente.
Le pubblicazioni di R. Newton furono seguite da quelle di Dennis Rowlins ( [1365] ), nelle quali egli utilizza un metodo indipendente per provare che le longitudini stellari contenute nel catalogo di Tolomeo sono state ricalcolate e alterate da qualcuno. In altre parole, D. Rowlins afferma che le longitudini stellari che troviamo nel catalogo di Tolomeo potrebbero non essere state osservate nell’epoca del 137 d.c. I risultati della ricerca condotta da Robert Newton e Dennis Rowlins si possono trovare in [1119] e [1120].
Inoltre, lavori simili come [1119], [1120] e [1182] indicano il problema della diminuzione della brillantezza delle stelle più meridionali del catalogo dell’Almagesto. Il fatto è che le stelle che non si elevano sufficientemente in alto sull’orizzonte perdono gran parte della loro luminosità, dovuto al fatto che la linea visibile a occhio nudo si avvicina alla superficie terrestre. Come risultato, i raggi viaggiano più a lungo nell’atmosfera che nel caso delle stelle più lontane dall'orizzonte. Questo è il motivo per cui le stelle meridionali appaiono più flebili all’osservatore di quanto siano in realtà. La nostra analisi sulla luminosità delle stelle meridionali dell’Almagesto ha rivelato che le osservazioni di queste stelle erano state fatte da qualche parte nel lontano sud. In particolare, queste considerazioni escludono la possibilità che Tolomeo abbia fatto queste osservazioni nelle vicinanze dell’isola di Rodi, che dovrebbe essere la localizzazione consensuale del suo punto di osservazione ([1182]). Alessandria in Egitto appare più probabile – ma tuttavia troviamo che anche Alessandria non soddisfa completamente le disposizioni dei dati dell’Almagesto. La luminosità stimata delle stelle meridionali implica una latitudine ancora più australe.
Dobbiamo anche notare che le coordinate delle stelle in questione sono misurate in modo molto scadente, con discrepanze di diversi gradi, come si può vedere più avanti. Se l’Almagesto è davvero un prodotto del tardo Medio Evo, questa circostanza è facilmente spiegabile. Evidentemente, le stelle australi sono state aggiunte al catalogo di Tolomeo come risultato di osservazioni fatte da qualche parte nel lontano Sud - probabilmente, India, e non Alessandria, o sul ponte di una nave che attraversava l’Atlantico del Sud. La luminosità delle stelle era misurata correttamente, sebbene, senza le coordinate corrispondenti. Questo può essere spiegato dalle possibili imperfezioni dei punti di osservazione meridionale, o per un accordo grossolano con i dati di altre osservazioni. Infine, se le stelle meridionali fossero state davvero osservate da un vascello, la scarsa precisione del risultato finale sarebbe ancor meno misteriosa.
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Da dove viene il termine NERO?
Cosa c'è in natura caratterizzato dal colore nero? A parte l'ombra ed il buio, le cose concrete di colore nero con cui gli antichi avevano quotidianamente a che fare erano i prodotti della COMBUSTIONE: carbonella, erba bruciata, fumo. Quindi possiamo intuire che il termine NERO significasse in origine "BRUCIATO".
L'imperatore romano Nero (Nerone, in italiano) è appunto famoso a causa del grande incendio di Roma dell'anno 64. Questa coincidenza potrebbe significare che a quell'epoca il termine "nero" non si era ancora sganciato dal suo significato originario, che quindi gli uomini dell'epoca parlassero una lingua sconosciuta e che Nero non fosse il vero nome dell'imperatore.
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È probabile che 1000 anni fa nessuno utilizzasse una lingua comprensibile oggi mancando la stampa e quindi la possibilità di standardizzare il linguaggio.
archive.org/stream/AnatolyFomenkoBooks/H...4#page/n413/mode/2up
Alfabeto russo prima del XVII secolo. l'iscrizione poco leggibile sulla campana della chiesa di Zvenigorod viene dichiarata un "crittogramma"
I lettori abituati alla versione Scaligeriana della storia penseranno che la scrittura Russa prima del XVII secolo fosse strettamente legata al Cirillico utilizzato oggi, con differenze arginali che non presenterebbero grossi problemi per gli specialisti. Ci vengono presentati grossi volumi che vengono presumibilmente datati al XI-XII secolo, Cronache russe risalenti a XV e così via - tutte perfettamente leggibili, con forse giusto un paio di passaggi oscuri qua e là. Ci viene detto che la scrittura Russa non ha subito drastici cambiamenti dal XI e fino al XVIII secolo.
Comunque non è così. Come vedremo più avanti, i Russi hanno usato una scrittura che ci è completamente incomprensibile oggi. Ci sono stati molti alfabeti simili in Russia, alcuni di loro sono stati usati occasionalmente nel XVII secolo. Oggi richiederebbero di essere decifrati, ma questo non sempre riesce. In più, anche nei casi in cui gli studiosi incontrano la ben nota scrittura Cirillica in fonti precedenti al XVII secolo, hanno difficoltà ad interpretarlo. Sopra abbiamo citato il caso di un’iscrizione Russa dell’inizio del XVII secolo decifrata da N. Konstantinov ([425]; vedi fig. 3.23). Citeremo un simile esempio più avanti molto indicativo.
Come diremo ai lettori più avanti, la maggior parte delle campane delle chiese Russe sono state fuse di nuovo nell’epoca dei primi Romanov. Alcune furono mutilate, con ogni incisione scalpellata via, sostituita da un’altra, e genericamente rese illeggibili in un modo o nell’altro. Oggi è difficile commentare il contenuto o lo stile delle iscrizioni che troviamo sulle campane di chiesa Russe. Comunque, alcuni di questi artefatti “eretici” o le loro copie sono sopravvissuti fino al XX secolo in assoluto sprezzo del discorso storico dominante. Conosciamo un solo caso di campana di questo tipo; è del XVII secolo, e dev’essere decorata da una copia di un iscrizione ancora più antica (oppure ci dev’essere stata un’altra ragione per l’uso di antichi alfabeti Russi). Ci riferiamo alla famosa Grande Campana di Chiesa del monastero Sawino-Storozhevskiy ([422], pagg. 176-177). La sua distruzione ebbe luogo verso la metà del XX secolo. Mostriamo una vecchia foto della campana in figg. 13.66, 13.67 e 13.68. Si presume sia stata forgiata nel 1668 da Alexander Grigoryev, il costruttore Imperiale di cannoni e campane’. La campana pesava 2125 pud e 30 grivenki (circa 35 tonnellate); la troviamo nello stemma di Zvenigorod. Distrutta nell’ottobre del 1941” ([422], pag. 176). Vediamo uno dei suoi frammenti in fig. 13.69. I resti della campana sono conservati nel Museo di Zvenigorod, situato sulle proprietà del monastero Sawino-Storozhevskiy.
Una copia disegnata dell’iscrizione trovata sulla campana di chiesa di Zvenigorod è riprodotta in fig. 13.70; presa da [808], una pubblicazione del 1929.
La seconda metà dell’iscrizione è resa in diversi alfabeti che sembrano tutti criptici oggi; le iscrizioni nei differenti alfabeti sono separate da segni di qualche tipo – aquile bicefale ecc. Sembra che questi segni appartengano all'alfabeto di cui fanno parte. Le prime righe dell’iscrizione sono state decifrate; comunque le ultime restano un mistero ad oggi, nonostante il fatto che le due righe siano scritte nel familiare Cirillico. . Citiamo la traduzione di questa iscrizione sotto (dopo [808]).
"Per grazia del Signore misericordioso e generoso, e della Beata Vergine Maria, e delle preghiere del reverendo Sava l'Operaio dei Miracoli, e delle promesse e degli ordini di Zar Aleksej, umile servo del Signore, e dell'amore divino e del desiderio sincero di forgiare questa campana per la casa di Nostra Signora, possa essere elogiata in questo suo giorno, per il resto dei giorni".
Va detto che la traduzione di cui sopra suggerita da M. N. Speranskiy in [808] contiene una sostanziale distorsione del testo originale. Molte delle parole sono in realtà tradotte correttamente; comunque, alcune di loro sono state sostituite da parole che aggiustano la traduzione per evitar sollevamenti di sopracciglia. Alcune delle parole che troviamo nel testo originale sono drasticamente differenti da quelle che vediamo nella trascrizione citata sopra. Alcune delle parole sono nomi e alcuni di questi nomi appartengono a divinità per noi misteriose oggi. M. N. Speranskiy ha deciso di sostituirle con qualcosa di più familiare (vedi dettagli seguenti). Questo appare essere un approccio alla “traduzione” degli antichi testi molto caratteristico degli storici in generale, e non è assolutamente la prima volta. La posizione degli storici potrebbe essere formulata così: gli antichi testi non dovrebbero essere tradotti interamente rimanendo fedeli all’originale; l’opzione di tradurre parola per parola è fuori discussione. I lettori devono essere protetti da eresie e “pericolosi” fatti. La traduzione deve essere pulita e standard per non provocare problemi con nessuno. Questa è chiaramente la chiave a una scienza storica che non crea problemi.
Altri storici “traducono” l’iscrizione della campana di Zvenigorod in modo differente. Consideriamo la “traduzione” fatta da Alexander Ouspenskiy nel 1904. Scrive quanto segue: “La più grande campana . . . fu donata dallo Zar Alexei Mikhailovich. Ci sono due iscrizioni su di essa; quella in fondo (tre righe) comprende 425 simboli crittografici che si traducono così: "Per grazia del Signore misericordioso e generoso, e della Beata Vergine Maria, e delle preghiere del reverendo Sava l'Operaio dei Miracoli, e delle promesse e degli ordini di Zar Aleksej, umile servo del Signore, e dell'amore divino e del desiderio sincero di realizzare questa campana per la casa di Nostra Signora, possa essere elogiata in questo giorno sacro, per il resto dei giorni, e anche in onore del reverendo Sava, l'operaio dei Miracoli, a Zvenigorod, conosciuto anche come Storozhevskiy".
L’iscrizione superiore comprende 6 righe. In Slavo, e indica la data in cui la campana è stata forgiata: “Questa campana fu forgiata nel ... nel 7176 anno dalla Genesi, è l’anno 1667 Natività del Figlio del Signore, il 25 di settembre . . . La campana è stata realizzata dal costruttore di campane Alexander Grigoriev”.
Troviamo anche la famiglia reale dei patriarchi Ortodossi (Paisius di Alessndria, Macario di Antiochia e loasaph di Mosca e dell’intera Russia), che viveva in quell’epoca” ([943], pag. 80).
V. A. Kondrashina, uno storico moderno, suggerisce anche un’altra traduzione dell’iscrizione. Questo è quanto scrive: “È molto notevole che la prima e la seconda campana fossero decorate con il seguente pittogramma scritto dallo Zar, così come la traduzione: “un profondo inchino dallo Zar Alexei, umile peccatore, servo del Signore e della Beata Vergine Maria, insieme alla Zarina e alla loro progenie. Firmato dalla mano stessa dello Zar, sovrano di Russia e maestro di molte arti e scienze, in 12 alfabeti, maggio 7161 (1652)”. Non sappiamo se questo abbia un profondo significato sacrale, o sia da considerare lo scherzo di un uomo colto” ([294], pag. 1 17).
Va notato che gli storici sono dell’opinione che la famosa campana di chiesa di Zvenigorod sia stata forgiata in due copie, la prima datata al presunto anno 1652 e considerata perduta ( [294] , pag. 116). La seconda campana forgiata nel 1668; rimasta a Zvenigorod fino al giorno della sua distruzione nel 1941. Questa è la campana riprodotta nella foto in fig. 13.66. Uno non può fare a meno di chiedersi come possa il “crittogramma” dello Zar Alexei citato da V. A. Kondrashina stare nell’iscrizione della campana di Zvenigorod, considerato che la “traduzione” di Alexander Ouspenskiy non menziona nulla del genere.
L’iscrizione della campana di Zvenigorod ha causato grandi controversie e confusione. Secondo V. A. Kondrashina, “non sappiamo nulla del destino toccato alla... prima campana di questo calibro, forgiata durante il regno dello Zar Alexei Mikhailovich. La seconda campana, del peso di 35 tonnellate e che ha reso famoso il nome del monastero Savvino-Storozhevskiy, in Russia e all’estero, apparve molto più tardi, nel 1668. Comunque noi non sappiamo il significato dell’iscrizione che adornava la prima campana; il suo autore non è altri che lo Zar Alexei Mikhailovich, e abbiamo una copia sopravvissuta che fu trovata nella sua cancelleria:
"Per grazia del Signore onnipotente e generoso, della Beata Vergine Maria, e delle preghiere del reverendo Sava, l'Operaio dei Miracoli, e delle promesse e degli ordini di Zar Aleksej, umile servo del Signore, e dell'amore divino e del desiderio sincero di forgiare questa campana per la casa di Nostra Signora, possa essere elogiata in questo suo giorno, il più benedetto, e anche in onore del reverendo Sava, l'operaio dei Miracoli, a Zvenigorod, conosciuto anche come Storozhevskiy, sotto il buon Archimandrita Hermogen e Velyamin Gorskin, del reverendo cellarium …" I nomi di tutti i monaci del convento erano elencati sotto (uno specialista della regola, sette reverendi anziani, un portatore di coppa, 23 preti, 18 diaconi e 10 semplici monaci. Lo Zar scrisse quanto segue per eliminare tutti i possibili dubbi concernenti la sua autorità: “Facsimile dell’originale a mano dello Zar”» ([294], pag. 116).
La situazione reale è molto probabilmente la seguente. Gli storici suggeriscono che un certo testo trovato nell’archivio della cancelleria reale sia la “traduzione” dell’iscrizione della campana di Zvenigorod. La datazione di questa “traduzione del crittogramma” non è chiara – potrebbe essere stata fatta dallo staff della cancelleria nell’epoca in cui gli alfabeti Russi del XVI-XVII secolo erano già stati abbondantemente dimenticati. L’interpretazione dell’iscrizione poteva già essere piuttosto problematica; perciò la “traduzione” in questione è probabilmente un’approssimazione del testo originale. Vi devono essere stati diversi tentativi di interpretazione; le traduzioni risultanti devono essere state diverse le une dalle altre. Alcune di loro hanno raggiunto la nostra epoca, e possono essere percepite come iscrizioni di due diverse campane. La leggenda delle due campane da chiesa di Zvenigorod con due iscrizioni simili, una delle quali contiene una lista dei membri della famiglia reale mentre l’altra quella dei monaci del convento devono probabilmente la loro esistenza a questo fatto.
Si ha l’impressione che gli storici di oggi siano riluttanti a decifrare l’originale dell’iscrizione della campana di Zvenigorod, e ricorrano a citazioni delle varie e approssimate “traduzioni” che sono state fatte nel XVIII-XIX secolo.
Perciò abbiamo deciso di tentare la nostra lettura dell’iscrizione della campana di Zvenigorod. Non abbiamo tentato di decifrare tutto. Comunque viene fuori che una parte dell’iscrizione citata da N. M. Speranskiy contiene un certo numero di nomi o altre parole che non possono essere tradotte oggi, che lui ha sostituito con parole più “standard”. Alcune di queste parole e nomi contengono lettere che non sono ripetute da nessuna parte del testo e perciò non possono essere lette. Siamo così giunti a questa traduzione, dove le lettere sconosciute sono sostituite da punti interrogativi. La parola”stemma” è correlata con simboli di separazione, poiché molti di loro ricordano stemmi nella forma (l’aquila bicefala incoronata nella quarta linea dalla cima e alla fine del testo, qv in fig. 13.70). Alcune delle lettere che abbiamo fuso in un unico simbolo sono rese come lettere singole tra parentesi. Il simbolo Slavo titlo viene trascritto con la tilde. L’ordine delle righe corrisponde a quello dato da N. M. Speranskiy. Bisogna ricordare che la lettera ъ stava per il suono O.
In fig. 13.71 vediamo l’originale del testo, con i moderni equivalenti Cirillici delle lettere indicati sotto. Fate attenzione a come M. N. Speranskiy e i suoi predecessori hanno tentato di trasformare questo sopra in un testo più morbido. Le ultime due righe sono piuttosto curiose poiché sono rese nel tradizionale corsivo medievale Cirillico; comunque, ogni lettera sembra venir utilizzata con un significato completamente diverso, come se l’ordine delle lettere nell’alfabeto fosse diverso da quello presente. M. N. Speranskiy non si è preoccupato di tradurre questa parte; al contrario, citiamo la nostra traduzione di questa prima metà, che fu tradotta da M. N. Polyakov, un collega matematico laureato al Dipartimento di Matematica e Meccanica MSU. La seconda parte rimane oggi illeggibile. Vediamo con molto interessante un riferimento a un certo “Dio Vavo, l’Operaio dei Miracoli”. È possibile che “Vavo” fosse usato in vece di “Sava”. La prima riga contiene una formula simile: “Il nostro Signore, il generoso Dio Gogro”. La presenza di simili nomi in un antico testo religioso Russo, che usa peraltro formule Ortodosse perfettamente standard non può non far sollevare il sopracciglio. Potrebbe essere questa la ragione per cui M. N. Speranskiy e i suoi predecessori hanno distorto la traduzione, rimpiazzando il “Dio Gogro” con la parola “Bgog”, che ovviamente si legge come “hog”, la parola Russa per “Dio” senza indicare nomi? Come risultato chi legge rimane inconsapevole del fatto che alcune formule usate dalla Chiesa Ortodossa Russa del XVI-XVII secolo fossero molto diverse dai loro moderni equivalenti, riferendosi a differenti dei con nomi diversi.
Gli storici normalmente evitano di parlare dell’antica tradizione di riferirsi ai santi Russi come a dei; comunque ci sono delle eccezioni. Per esempio, G. A. Mokeyev, l'autore del libro intitolato Mozhaysk, la Città Santa Russa ([536]), che si occupa della famosa antica figura Russa di San Nikola l'Operaio dei Miracoli, o "Nikola di Mozhaysk", intitola uno dei capitoli "Il Dio russo". Si scopre che gli stranieri si riferivano a S. Nicola in questa maniera, mentre I Russi lo chiamavano semplicemente Dio. G. A. Mokeyev ci dice quanto segue: “Il concetto di salvatore includeva anche questa figura [S. Nicola - Aut.] ... È per questa ragione che gli autori stranieri ricordavano che ‘I Cristiani Ortodossi Russi adoravano Nicola… come un dio’ (Zinoviy di Oten). Espatriati stranieri che vivevano in Russia lo chiamavano ‘Nikola il Dio Russo’. Testi Ecclesiastici Russi si riferiscono a S. Nicola come ‘S. Nikola il nostro possente dio’, chiamandolo anche ‘Il Dio del Mare’, ‘Il Dio dei Battellieri’ e persino ‘il Dio di tutti’ . . . si può anche ricordare lo slogan ‘Nicola è con Noi’, che ricorda il famoso ‘Dio è con Noi’ ” ([536], pag. 12).
La spiegazione di G. A. Mokeyev è che “I Russi si riferivano alle icone come dei” ([536], pag. 12). Comunque questa spiegazione non cambia molto. Non si può ignorare il fatto che a molti dei santi Russi ci si sia riferiti come a dei prima del XVII secolo, incluso “Il Dio del Mare” Nicola (l’”antico” Poseidone potrebbe essere un suo riflesso), “Il Dio Animale” Vlasiy (o Veles, qv in [532], pag. 120), gli dei Gogr e Vav (Sava) come menzionato nella campana di Zvenigorod, e altri “Dei Russi”.
Immediatamente ci si ricorda che la Bibbia si riferisce a molti dei Siriani e Assiri quando parla dell’Assiria (Russia, o l’ Orda). Per esempio: “A quel tempo il re Ahaz mandò a chiedere soccorso ai re dell’Assiria per aiutarlo. . . offrì sacrifici agli dei di Damasco che l’avevano sconfitto: e disse, poiché gli dei del re di Siria aiutano quelli, io offrirò loro dei sacrifici, così aiuteranno anche me . . . E stabilì degli alti luoghi in ognuna delle città di Giuda per offrire dei profumi ad altri Dei” (2 Cronache 28:16, 28:23 e 28:25).
La Bibbia si riferisce ovviamente alla Russia, o Orda, del XV-XVI secolo (vedi Chron6), citando gli dei Russi (o dei Siriani nella terminologia Biblica). Vediamo che i santi della Russia erano adorati come dei fino al XVII secolo.
L’identità dello Zar Russo (“yar”) Alexei menzionato nella campana di Zvenigorod rimane ancora incerta. Potrebbe essere lo Zar Alexei Mikhailovich, come ipotizzano gli storici ([425], [808], [294], [422] e [943]). Comunque, se l’iscrizione sulla campana forgiata nel 1668 è realmente una copia della scritta di una antica campana, è possibile che il riferimento iniziale sia a un differente Zar Alexei. Gli storici non lo accettano, poiché credono che ci sia stato un solo Zar in Russia con quel nome dopo l’ascensione dei Romanov al potere, un rappresentante della loro dinastia. Abbiamo invece testimoniato l’opposto – ricordiamo che Stepan Razin era un capo militare al servizio di un certo Zar Alexei, qv in Chron4, Capitolo 9. Questo Zar era evidentemente un contemporaneo di Alexei Mikhailovich, con capitale in Astrakhan. È possibile che la campana di Zvenigorod sia stata forgiata dallo Zar Alexei dell’Orda in Astrakhan, finendo in un secondo momento a Zvenigorod. Ad ogni modo la scritta merita un attento studio. Comunque, i sapienti storici fanno una traduzione falsa e dimenticano immediatamente l’originale. Evidentemente, trovano molto più divertente fare supposizioni meno rischiose su pezzi di betulla in maniera pensosa e metodica datando arbitrariamente quei frammenti ai “primi tempi di Novgorod” a dispetto del fatto che molto probabilmente sono stati scritti nel XVI-XVIII secolo, quando la carta era ancora un lusso.
Tiriamo le somme. L’iscrizione sulla campana di Zvenigorod non è per niente un crittogramma, ma piuttosto un’iscrizione regolare che uno può aspettarsi di trovare su una campana da chiesa, fatta per essere letta e capita da chiunque – niente che assomigli a un crittogramma insomma. Lo stesso si può dire del libro decifrato da N. Konstantinov ([425]) citato sopra. Anche questa iscrizione non contiene nessun “segreto” messaggio.. Sottolineiamo questo perché gli storici moderni hanno inventato una teoria molto utile per trattare testi Russi di questo tipo, cioè la “teoria del crittogramma”. Si dice che i Russi abbiano sempre usato il familiare Cirillico anche nei tempi andati, come oggi. Le prove dell’opposto sono spiegate dalla teoria che in nostri antenati fossero “proni ai crittogrammi”. Per quanto ne sappiamo non c’è un solo esempio di crittogramma decifrato che vada oltre i confini di un testo regolare che si sa a priori non contenere alcun segreto. Gli esempi qui citati sono tipici. È perfettamente ovvio che la scrittura sulla campana di Zvenigorod non abbia nulla a che edere coi crittogrammi – non c’è nulla di segreto o di straordinario nel messaggio.
La posizione degli storici è facile da capire – se ammettono l’esistenza di un altro alfabeto in Russia prima del XVII secolo, ci troveremmo immediatamente di fronte a una questione fondamentale: che farne dei numerosi “antichi” testi che si dice siano datati al XI-XV secolo che vengono mostrati a noi come prove a supporto della versione Scaligeriana della storia? Perché non contengono nessuno dei segni peculiari che vediamo? Gli storici hanno deciso di dichiarare tutti questi resti di antichi alfabeti Russi “crittogrammi” - enigmatici e di scarso interesse per un acuto ricercatore. I falsi del XVII-XVIII secolo furono dichiarati “autentici testi in Russo antico”, per la gioia di tutti.
Comunque diventa perfettamente ovvio che questi antichi testi Russi “illeggibili” o difficilmente leggibili richiedono uno studio più approfondito. È lì e non nelle contraffazioni del tempo dei Romanov (a volte molto audaci), che possiamo scoprire le più vivide e più pericolose informazioni veraci circa gli eventi storici del XI-XVI secolo. Filologi e ricercatori dell’antica scrittura Russa hanno un enorme campo di lavoro qui.
Concludiamo con l’osservazione che i moderni storici tengono le labbra serrate e rimangono vaghi quando sono costretti a menzionare la campana di Zvenigorod – evidentemente devono cercare di attrarre ricercatori indipendenti per timore che scoprano le stranezze sopra ricordate. È molto interessante che i materiali di due conferenze scientifiche tenute nel 600° anniversario del monastero Storozhevskiy nel 1997 e 1998 non contengano un singolo riferimento alla campana di Zvenigorod, il più famoso reperto della città ([688]). Questo è molto strano – le conferenze si sono occupate sulla storia dello stesso monastero che ha ospitato la campana di Zvenigorod per circa 300 anni – troviamo questa stessa campana sullo stemma di Zvenigorod ([422], pag. 176; vedi fig. 13.72). Gli stessi storici riportano come questa campana abbia reso famoso il monastero in tutta la Russia e anche all’estero ([294], pag. 116). Come è possibile che la conferenza dell’anniversario, con nient’altro che la storia del monastero in agenda abbia potuto evitare di dire una singola parola sulla campana e sulle scritte che la decorano. Come possono gli storici essere così riluttanti a studiare gli alfabeti usati in Russia prima del XVI-XVII secolo? Hanno degli scheletri negli armadi?
Andiamo avanti. La voluminosa pubblicazione dedicata alla storia del monastero Sawino-Storozhevskiy non ha trovato lo spazio per una copia del disegno dell’iscrizione che adorna la campana di Zvenigorod da nessuna parte nelle sue duecento pagine per qualche strano motivo. Tutto ciò che vediamo è una vecchia fotografia della campana, e anche piuttosto piccola ( [688] , pag. 176), e una più recente in cui vediamo il frammento della campana esibito nel museo del monastero. Non c’è una copia del disegno dell’iscrizione sulla campana da nessuna parte in [294], [422], [943] e [688], tutte pubblicazioni vendute all’interno delle proprietà del monastero nel 1999. Come è possibile? Ricordiamo che la campana ha reso famoso il monastero in Russia e all’estero (vedi [294], pag. 116), la troviamo persino nello stemma di Zvenigorod.
A proposito, chi ha distrutto la campana nel 1941, e in che circostanze esattamente? Non una parola su questo in [294], [422], [943] o [688]. Ci sono altri frammenti della campana a parte quello del museo? Silenzio sepolcrale. L’unico altro frammento della campana che abbiamo visto nella nostra visita al monastero nel 1999 è stato un frammento del batacchio vicino alla torre della campana (vedi fig. 13.73). Non ci sono antichi caratteri su di esso. Bisogna sottolineare come Zvenigorod non sia stata conquistata dall’esercito Tedesco nella seconda guerra mondiale, e che nessun proiettile sia caduto sul monastero in cui la campana è rimasta appesa fino al 1941 ([422], pag. 187). Perciò la distruzione di questa reliquia inestimabile non può essere attribuita ai Nazisti. “Un reggimento dell’Esercito Sovietico era alloggiato nel monastero Sawino-Storozhevskiy durante la Seconda Guerra Mondiale” ([422], pag. 190). Comunque sembra poco probabile che l’esercito Sovietico abbia distrutto l’enorme campana di 35 tonnellate. Dopo tutto il rame non ha nulla a che vedere coi cannoni moderni – fatti di acciaio.
Il libro Antica Zvenigorod ([581]) offre la seguente versione della scomparsa della campana: “Un tentativo di rimuovere la campana per metterla al sicuro fu fatto nel 1941, mentre l’esercito Nazista si avvicinava alla città – comunque la campana si ruppe (il museo di Zvenigorod ha solo dei frammenti a sua disposizione)” ([581], pag. 186). Facciamo che sia andata così e supponiamo che gli storici e gli archeologi abbiano in effetti pianificato di rimuovere la campana e portarla in un luogo sicuro ma, accidentalmente l’abbiano rotta. Si può supporre che scienziati attenti avrebbero chiesto ai distratti operai di raccogliere ogni singolo pezzo della campana, caricarli su camion procurati per il caso specifico e spedirli da qualche parte per metterli al sicuro. Perché dopo la guerra non sono stati esposti tutti i frammenti? Anche una campana mutilata può essere di valore; e forse alcuni di loro avrebbero potuto essere rimessi assieme. Tutto quello che vediamo è un singolo frammento della campana, qv in fig. 13.69. Dov’è il resto? Se non c’è traccia oggi dei singoli frammenti, chi li ha distrutti e come?
Insomma, chi ha rotto la campana? Può essere che sia stata distrutta non appena le circostanze lo abbiano permesso, guerra distruzione e quant’altro? Qualcuno l’ha fatta cadere dalla torre? Chi è stato? Magari le stesse parti che hanno a lungo desiderato che questo unico reperto Russo fosse distrutto poiché rifiutava sfacciatamente di inserirsi nella storia Scaligeriana e Romanoviana, magari approfittando dell’occasione per far sparire un testimone scomodo della vera storia Russa dell’epoca dell’Orda?
Segnaliamo un altro strano fatto riguardo alla campana di Zvenigorod che ci è stato segnalato da V. N. Smolyakov. Sopra riproduciamo l’antico stemma di Zvenigorod con una campana (vedi fig. 13.72). Il libro intitolato Gli Stemmi dell'Impero Russo [162]) contiene una riproduzione dello stemma a pag. 1781, e un altro vicino ad esso, una versione più recente approvata dalla corte reale nel 1883. I due sono radicalmente differenti – la descrizione dell’antico stemma (la versione del 1781) dice che la grande campana è fatta di rame e ha delle scritte in un “alfabeto sconosciuto” su di essa. Mentre nella versione del 1883, approvata dalla corte reale e altri, non c’è traccia dei“segreti alfabeti”. All’improvviso i commentatori cominciarono a riferirsi a “argento” invece che rame: “Una campana d’argento con decorazioni dorate su scudo azzurro” ([162], pag. 56). Nessuna parola sulle lettere misteriose. Ci si può chiedere perché i Romanov abbiano voluto sostituire la campana di rame dello stemma di Zvenigorod per una d’argento, re già che c’erano rimuovendo l’iscrizione “illeggibile”?
Un’altra domanda a cui uno si sente obbligato a questo proposito è se la campana distrutta nel 1941 sia davvero la stessa Grande Campana di Zvenigorod che conosciamo dalle cronache medievali. Dopo tutto, si presume che due simili campane siano state fatte in Zvenigorod. È possibile che la prima, la Grande Campana di Zvenigorod forgiata nel presunto anno 1652, il cui destino “rimane sconosciuto”, sia stata distrutta dai Romanov, che non l’accettavano per qualche ragione. La campana distrutta venne subito dichiarata scomparsa. Un’altra campana fu portata per sostituirla nel presunto anno 1668; questa è la campana che venne distrutta nel 1941. L’“alfabeto segreto” deve essere stato “meno pericoloso” - si può pensare che esistessero certamente altre campane simili con “misteriosi alfabeti” nel XVII-XVIII secolo, così sarebbe stato possibile sostituirne una con un’altra. Comunque, anche questa “meno pericolosa” campana venne distrutta nel 1941, appena si presentò una possibilità adeguata.
V. N. Smolyakov suggerì la seguente idea sul “crittogramma” sulla campana che è parte del vecchio stemma di Zvenigorod (che equivale a una singola parola, qv in 13.72) nella lettera che ci scrisse: “Ho deciso di tentare una traduzione dell’iscrizione usando l’“Alfabeto di Volanskiy’. Daremo una descrizione dettagliata della tabella di Volanskiy, che suggerisce di interpretare le antiche lettere Etrusche come caratteri Cirillici antichi, in Chron5: “Tutte le lettere possono essere identificate con certezza, ad eccezione della seconda che può essere letta sia come LA o AL. Nel secondo caso la parola sarebbe DALDOVKHOM, con un suono perfettamente Slavo. La parola può essere separata in due - DALDOV (cf. daldonit, che si può tradurre come ‘suonare’ or ‘battere’ - vedi il dizionario di V. Dahl, Volume 1, pag. 414) e KHOM, o KHAN - Zar. Sono dell’opinione che l’iscrizione dica “Lo Zar (Khan) delle Campane”. È ovvio che un’affidabile traduzione di una simile breve iscrizione sia un compito piuttosto difficile; comunque la versione riportata è altamente plausibile.
Segnaliamo un altro fatto interessante. Il museo del monastero Sawino-Storozhevskiy in Zvenigorod mette in mostra diversi armamenti di un antico guerriero Russo. Vediamo uno scudo Russo coperto di iscrizioni Arabe (vedi figg. 13.75 e 13.76). Spieghiamo questo fatto sopra, nella prima sezione del presente capitolo.
7. La scrittura Europea prima del XVII secolo, i cosiddetti “crittogrammi Europei”
Tracce di antichi alfabeti che devono essere stati utilizzati prima del XVII-XVIII secolo possono essere trovati anche in Europa. Simili reperti sono normalmente dichiarati illeggibili o crittogrammi, esattamente come la campana di Zvenigorod. La scrittura Etrusca è l’esempio più famoso; lo studieremo attentamente in Chron5. Comunque, a parte gli “illeggibili” testi Etruschi ci sono anche altre “misteriose iscrizioni”.
Consideriamo la scrittura sul fianco sinistro di una delle porte di ingresso della famosa cattedrale Spagnola di Santiago de Compostela visitata da A. T. Fomenko e T. N. Fomenko nel 2000 (vedi fig. 13.77).La nostra copia disegnata della scrittura è riportata in fig. 13.78. Oggi si suppone che stia per la data di fondazione della cattedrale: “Inscritta sul lato sinistro della porta [Platerias Doorway - Aut. ] ... troviamo la data della fondazione della cattedrale, che è ancora un pomo della discordia per gli scienziati moderni. Alcuni di loro sono convinti che si legga 1112 (o 1072 del calendario moderno), altri suggeriscono 1116 (1078) o anche 1141 (1103). All'inizio del XII secolo essa era interpretata come
‘ano 1078’...” ([1059], pag. 38).
È difficile stimare la correttezza dell’interpretazione suggerita dagli storici moderni. Può essere stato scritto in un alfabeto dimenticato o quasi dimenticato che era stato utilizzato nell'Europa occidentale fino al secolo XVI-XVIII (compreso); occorre condurre ulteriori ricerche in questo settore. Nella figura 13.78 (a, b, c, d, e e f) si vedono fotografie della stessa iscrizione che sono state fatte nel 2002. è ovvio che la scritta è stata "restaurata". Nella figura 13.78g vediamo la testa di una chimera, un dettaglio dell'opera d'arte della cattedrale.
Un altro esempio è il seguente. Numerosi strani segni sono stati scoperti sulle pietre nella cattedrale di San Lorenzo a Norimberga, in Germania. La scoperta di questi segni nella torre settentrionale della cattedrale, ad esempio, è avvenuta nel 1908 ([1417], pag.. Ne riproduciamo alcuni nelle figg. 13.79 e 13.80. Gli storici scrivono quanto segue: "Questi segni sulle pietre sono stati lasciati nel corso dei restauri del XVI secolo" ([1417], pag.. Si dice inoltre che gli scienziati siano impegnati a studiare i segni, ma il libro ([1417]) non indica nulla che assomigli a una traduzione. Alcuni di essi sono considerati segni particolari di corporazioni dei clan che lavoravano la pietra nel secolo XIV-XVI ( [ 1422] pag. 40).
Questa interpretazione è ovviamente possibile, ma non risolve la questione generale. I misteriosi segni del clan possono essere lettere di un alfabeto dimenticato che è stato usato almeno fino al XVI secolo; in questo caso possono essere le iniziali degli artigiani che hanno realizzato i lavori di restauro.
Si scopre che i testi canonici cristiani non sono stati scritti solo in slavo, greco e latino, ma anche in arabo, qv nella fig. 13.81.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
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Quindi possiamo intuire che il termine NERO significasse in origine "BRUCIATO".
L'imperatore romano Nero (Nerone, in italiano) è appunto famoso a causa del grande incendio di Roma dell'anno 64. Questa coincidenza potrebbe significare che a quell'epoca il termine "nero" non si era ancora sganciato dal suo significato originario, che quindi gli uomini dell'epoca parlassero una lingua sconosciuta e che Nero non fosse il vero nome dell'imperatore.
A questo punto anche la VIA FLAMINIA e i suoi importanti snodi NARNI e FULGINIUM potrebbero avere lo stesso etimo, così come il vicino fiume Nera (in latino "NAR"), l'odierna Terni (INTERAMNA NAHARS) e San Giovanni PROFIAMMA.
Secondo me questa strada venne ottenuta bruciando la foresta, da cui il nome (secondo la storia convenzionale invece il nome viene dal console che la fece costruire).
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Se "Nerone" viene dall'incendio del 64, "Tiberio" potrebbe venire dall'esondazione del Tevere dell'anno 15 (Tiberio regna dal 14).
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
ricordo anche le altre scritte incomprensibili chronologia.org/dc/dcboard.php?az=show_m...&mesg_id=59335&page=
Davvero, il cirillico... e chi lo capisce?
Per non parlare del cinese...
ma come scrivono questi?.... :laugh:
Se "Nerone" viene dall'incendio del 64, "Tiberio" potrebbe venire dall'esondazione del Tevere dell'anno 15 (Tiberio regna dal 14).
Certo la strada che hai preso è affascinante ma è più facile impallinarti che con Fomenko... :wink:
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sono link ad immagini, cliccate il testo sottolineato!Italo ha scritto:
Davvero, il cirillico... e chi lo capisce?
Per non parlare del cinese...
ma come scrivono questi?.... :laugh:
allora speriamo che non mi veda MarforioCerto la strada che hai preso è affascinante ma è più facile impallinarti che con Fomenko... :wink:
Dovevo scriverla nel topic della storia nascosta, ma là non c'è più nessuno :blank: Ma se riesco a portare avanti in discorso, alla fine mi ricongiungerò col tema della cronologia. Sono finito a parlare di Nerone perché stavo approfondendo questo translate.google.it/translate?hl=it&sl=r...ron.html&prev=search
… secondo cui Ottaviano Augusto corrisponderebbe ai primi tre Ottoni, Tiberio ad Enrico il Santo, Caligola a Corrado il Salico e Claudio ad Enrico il Nero. Volevo vedere se Enrico il Nero potesse corrispondere a Nerone ("Nerone" era anche uno dei nomi del precedente imperatore Claudio) e se Enrico il Santo (detto anche Claudius, cioè "lo zoppo") potesse corrispondere a Claudio, ("Claudio" era anche uno dei nomi di del precedente imperatore Tiberio).
Cesare
Ottaviano
Tiberio
Caligola
Claudio
Nerone
Ottone il Grande
Ottone II
Ottone III
Enrico il Santo (o "lo zoppo")
Corrado il Salico
Enrico il Nero
Enrico IV (quello di Canossa)
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
453 – caduta di Costantinopoli, 476 – fine dell’Impero d’Occidente;
753 – fondazione di Roma, 776 – prima Olimpiade;
754 – fondazione dello Stato Pontificio, 776 - Carlo Magno conquista l'Italia e dona territori al Papa.
A proposito dello Stato Pontificio, la data della sua istituzione è sospettosamente simile a quella della fondazione di Roma. Convertendo 753 da ottale a decimale, otteniamo 419. La differenza tra queste due date è di 335 anni. Pressappoco è lo stesso scarto che c’è tra l’anno 0 e la fondazione di Costantinopoli nel 330! Quindi possiamo identificare la fondazione di Costantinopoli nell’anno 24 del regno di Costantino (29 se fosse il 335) con un’ipotetica fondazione di Roma nell’anno 27 di Augusto, l’anno 0.
Infatti, dai parallelismi di Fomenko risulta che l’imperatore in carica nell’anno 0, Ottaviano Augusto, corrisponde proprio a Costantino. Il doppione storico, secondo Fomenko, inizia nel 270 con Aureliano, copia di Silla, e termina nel 526 con la morte di Teodorico il Grande, copia di Caracalla; sono quindi 256 anni da togliere alla vera cronologia. In questo modo, dopo il termine nel 235 della dinastia dei Severi, il periodo di anarchia militare dura solo fino al 270 e poi si passa direttamente ai goti.
Quindi:
DINASTIA GIULIO-CLAUDIA - composta da fratelli, figli o mariti delle donne della casata di Cesare
I TRE IMPERATORI FLAVI - Vespasiano e i suoi due figli Tito e Domiziano
DINASTIA DI MARZIA – viene chiamata dinastia degli imperatori adottivi, in realtà si trattava dei fratelli, figli e mariti delle discendenti di Marzia, sorella o cugina della moglie dell’imperatore Tito, membri dell’antica gens Marzia, a cui apparteneva uno dei sette re, Anco Marzio
DINASTIA DEI SEVERI – figli o mariti delle discendenti di Giulio Bassiano, sacerdote del dio Sole
ANARCHIA MILITARE – da Massimino il Trace a Quintillo, fino al 270, che in base otto diventa 517
GOTI – dal 526 (perché Teodorico, che regnò fino al 526, è compreso nel doppione), che in base dieci diventa 277, sette anni dopo Quintillo
LONGOBARDI – durante questo periodo fu fondato lo Stato Pontifico nel 419 alias 754
CARLO MAGNO - il suo regno fu caratterizzato da continue guerre contro diversi popoli e le leggende parlano di una "disfatta di Roncisvalle"
A questo punto, l’anno 453 (806 in base otto) potrebbe essere il 1453, anno della caduta di Costantinopoli, e quindi la cattività avignonese del XIV secolo corrisponderebbe al periodo dei sovrani longobardi, che infatti sono noti per essere sempre stati ostili al papato!
I longobardi avrebbero conquistato l’Italia nel 568, che da ottale a decimale diventa 303, e nel 1303 Filippo il Bello fa arrestare papa Bonifacio. Nel 565 l'imperatore bizantino fa deporre e sequestrare il patriarca di Costantinopoli Eutichio, il cui nome significa “buona sorte” esattamente come Bonifacio!
it.wikipedia.org/wiki/Eutichio
it.wikipedia.org/wiki/Bonifacio_(nome)
Ed Eutichio venne deposto dal vescovo Giovanni III, che aveva lo stesso nome del papa in carica!
Eutichio in seguito fu "reintegrato sul suo seggio patriarcale a furor di popolo”.
Bonifacio venne fatto catturare dal re Filippo il Bello, ma “Le numerose ingiurie inferte al papa |…| indussero la città di Anagni a rivoltarsi contro i congiurati e a prendere le difese del papa concittadino. Vi fu pertanto un'inversione di rotta da parte della borghesia di Anagni che mise in fuga i congiurati e liberò il papa”.
Nel sistema ottale D è uguale a CCCC, quindi Eutichio può essere un doppione anche di Martirio di Antiochia, datato al quinto secolo it.wikipedia.org/wiki/Martirio_di_Antiochia
Nel sesto secolo, a Giovanni VIII succede Benedetto I e così, nel tredicesimo secolo, a Bonifacio succede Benedetto XI. A Benedetto I successe Pelagio e a Benedetto XI, Clemente. Clemente trasferì la sede papale in Francia, Pelagio chiese aiuto ai franchi.
Clemente si chiamava Bertrand de Got, quindi portava il nome dei dominatori precedenti ai longobardi!
Riassumendo:
decimo e undicesimo secolo - nascita dell’Impero, fondazione di Costantinopoli
1100 - età dell’oro dell’Impero, eventi evangelici, crociate
1200 - dinastia dei Severi, anarchia militare e goti, architettura gotica
1300 - longobardi, cattività avignonese, peste nera, buio medioevo
1400 - fondazione dello Stato Pontificio, Carlo Magno, conquista ottomana e trasferimento dei romani e delle loro cronache ad ovest
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Nomit ha scritto:
sono link ad immagini, cliccate il testo sottolineato!Italo ha scritto:
Davvero, il cirillico... e chi lo capisce?
Per non parlare del cinese...
ma come scrivono questi?.... :laugh:
allora speriamo che non mi veda MarforioCerto la strada che hai preso è affascinante ma è più facile impallinarti che con Fomenko... :wink:
Dovevo scriverla nel topic della storia nascosta, ma là non c'è più nessuno :blank: Ma se riesco a portare avanti in discorso, alla fine mi ricongiungerò col tema della cronologia. Sono finito a parlare di Nerone perché stavo approfondendo questo translate.google.it/translate?hl=it&sl=r...ron.html&prev=search
… secondo cui Ottaviano Augusto corrisponderebbe ai primi tre Ottoni, Tiberio ad Enrico il Santo, Caligola a Corrado il Salico e Claudio ad Enrico il Nero. Volevo vedere se Enrico il Nero potesse corrispondere a Nerone ("Nerone" era anche uno dei nomi del precedente imperatore Claudio) e se Enrico il Santo (detto anche Claudius, cioè "lo zoppo") potesse corrispondere a Claudio, ("Claudio" era anche uno dei nomi di del precedente imperatore Tiberio).
Cesare
Ottaviano
Tiberio
Caligola
Claudio
Nerone
Ottone il Grande
Ottone II
Ottone III
Enrico il Santo (o "lo zoppo")
Corrado il Salico
Enrico il Nero
Enrico IV (quello di Canossa)
è fantastoria irrazionale, senza le dovute prove archeologiche e stratigrafiche. Se poi Lei non ha studiato storia romana non vedo come possa parlare di ciò
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
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è un'ipotesi, lo stesso Fomenko ne ha parlatoLeda1966 ha scritto:
Se notate fra la medaglistica papale, nel 1806 venne coniata la medaglia straordinaria di Pio VII sui restauri del Colosseo. Quindi per voi, essendoci stati dei restauri nel 1806 (anche nel 1806) non furono restauri ma bensì stavano costruendo l'Anfiteatro Flavio?
allora non le piacerà neanche quello che sto per scrivereLeda1966 ha scritto:
è fantastoria irrazionale, senza le dovute prove archeologiche e stratigrafiche. Se poi Lei non ha studiato storia romana non vedo come possa parlare di ciò
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piacerà? Indifferente, Lei non è un archeologo quindi non sa nulla e la sua "cultura" è solo marginale, quindi nulla
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il tono con cui entri nella discussione è tipico di chi ha un grosso problema di riconoscimento.
C'è qualcosa che non va in famiglia? Con gli amici?
Sei sicuro di non aver nulla di meglio da fare?
Sto cercando di laurearmi in 14 scienze superiori ma mi devi dare anche il tempo santoiddio.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
oops! già fulminato...
1a parte dell'articolo: "Yom HaShoah, o il Giorno del Ricordo dell’Olocausto, secondo la Cronologia X-185"
Basato sulla Nuova Cronologia di Fomenko e Nosovskiy
chronologia.org/en/articles/marfull/2010...remembrance_day.html
Andreu Marfull Pujadas
20 Gennaio 2020
Dal 1959, lo Yom HaShoah, o il Giorno del Ricordo dell’Olocausto, viene commemorato in Israele. Viene celebrato ogni 27 del mese di Nissan (il primo mese del calendario Ebreo corrente). Dal 2005, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso di celebrare il Giorno di Commemorazione Internazionale in ricordo delle vittime dell’Olocausto, ma il 27 Gennaio, il primo mese del calendario Gregoriano Cristiano. Come si può vedere, da conflitti multipli irrisolti o scarsamente risolti, persino dopo la dichiarazione di indipendenza dello Stato di Israele nel 1948, le ferite sono in via di guarigione, ma c’è ancora una lunga strada per arrivare a capire la magnitudine della tragedia. La tragedia è molto più grande di quanto rifletta il senso comune, a causa della manipolazione della storia del popolo Ebraico, cioè, o sacri testi e la storia ufficiale che li pone in un mitico, irreale passato. E tutta questa grande distorsione impatta direttamente sulle radici dei poteri Europei e Vaticani. Niente è come sembra, fino a limiti insospettabili, quando la vera storia viene ricostruita. E in questa storia non c’è buono o cattivo, c’è semplicemente una grande umanità, più tragica, crudele e sconvolgente, come anche razionale, a cui bisogna riferirsi, piaccia o meno.
È necessario rifare la storia , e conoscere cosa accadde realmente. Qui viene portata avanti una ricostruzione, risultato di una investigazione sincera. Chi volesse conoscerla dovrebbe prima leggerla, e poi valutarla. Se questo non venisse fatto, l’incompresa coscienza storica ufficiale non permetterebbe di tollerarla, quindi, incomincia.
Nel diciannovesimo secolo appare il Sionismo politico, e nel ventesimo lo Stato di Israele. È vero. Ma ne’ il Regno di Israele fu smantellato duemila anni fa, ne’ dovrebbero essere considerate le sue origini duemila anni prima di Cristo. Questo non è successo così. L’Israele Ebraica fu un progetto che ebbe origine nel quindicesimo secolo, con il più grande sviluppo a Occidente, ma che so spegne nel diciassettesimo secolo, e lo fa scomparire dalla coscienza collettiva nel diciottesimo secolo. Per questa ragione, il Sionismo vien fatto rinascere nel diciannovesimo secolo e lo stato di Israele appare nel ventesimo.
Non c’è stato Regno di Israele, ma di un singolo Dio, che fu stabilito nel quindicesimo secolo nella forma di un impero nel quale la Casa di Salomone, o Giovanni il Presbitero d’India regnarono. Precedentemente, il popolo Ebreo non era consapevole di essere Ebreo, come è oggi, nello stesso modo in cui tutte le nazioni Cristiane stanno appena iniziando ad esistere in quanto tali. L’espulsione degli Ebrei Sefarditi dalla Spagna non ha luogo nel quindicesimo secolo, ne’ le famose dispute teologiche tra gli Ebrei, i Maomettani e i Cristiani avvengono nel tredicesimo secolo. Le dispute incominciano nel diciassettesimo secolo, e non c’è nessuna espulsione degli Ebrei. Una crisi geopolitica su larga scala ha luogo tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, che ricompone i poteri e la visione mondiale stabilita fino a quel momento, nella quale gli Ebrei sono una parte fondamentale, specialmente nell’orbita Cristiana, Turca ed Egiziana. Ma ogni cosa cambia,e con il cambiamento ogni cosa acquista un altro significato. Viene concepito Il progetto di evangelizzazione Cristiana, in un processo a cui partecipa il potere Ebraico, ma non tutto, e si crea un conflitto senza precedenti che per avere effetto, nel diciottesimo secolo, porta alla necessità di trasformare la storia, i suoi calendari e e tutta la documentazione ufficiale. Anche i sacri testi, che sono già stati trasformati in un’epopea dilatata nel tempo e spediti nel passato, mutano. L’ultimo episodio è un rinnovato Nuovo Testamento, e la profezia della Rivelazione, che mette il punto finale. Nell’Apocalisse, viene lasciato il testimone di questa grande manipolazione, e le sue ragioni vengono impostate, come descritto qui.
Questa è la vera storia a cui bisogna ritornare.
Attraverso l’analisi astronomica, statistica e storica, e metodi alternativi di datazione rispetto a quelli comunemente utilizzati, la Nuova Cronologia di Fomenko e Nosovskiy ha sviluppato le fondamenta di una ricostruzione integrale della mappa cronologica ufficiale, che permette di dare un nuovo significato alla costruzione storica e, in più, esplora la logica delle sue origini e delle successive manipolazioni fino ad apparire come la vediamo oggi. Il suo lavoro identifica testi molteplici e prove che indicano che ci sono ragioni di dubitare su rigore e la veridicità della mappa cronologica ufficiale sino al diciassettesimo secolo (e in alcuni casi fino al diciottesimo e diciannovesimo secolo), portando dubbi su tutta la storia scritta fino ad allora. Come risultato di questo lavoro, si conclude che la storia veramente documentata è molto più corta, quindi che è stata dilatata artificialmente. La storia della civilizzazione umana ha solo mille anni, e i sacri testi delle grandi religioni si riferiscono a eventi che hanno avuto luogo in questo spazio temporale.
A un semplice sguardo si possono vedere parte delle prove che Fomenko e Nosovskiy hanno decifrato, sebbene la riflessione critica su certi anacronismi storici, ai quali la linea X-185 viene aggiunta incorporando nuovi elementi, tutti relativi al testo Biblico e al popolo Ebreo, che fioriscono nell’immaginario del Medio Evo. Di fatto, la logica delle riflessioni che emergono dalle loro stesse contraddizioni dovrebbe essere sufficiente, ma esse non riescono a entrare nella coscienza scientifica a causa della logica della storicità consensuale, che la ragione umana accetta senza metterne in questione la fragilità, e, conseguentemente, non viene introdotta nella coscienza collettiva.
La Nuova Cronologia di Fomenko e Nosovskiy, col contributo della linea X-185, aiuta a comprenderla. L’esodo, la diaspora, il genocidio e la ricostruzione di Israele sono il filo di Arianna della Cronologia X-185.
Questa è la contro-storia dell’Olocausto dell’Apocalisse e della lotta del popolo di Dio, la grande Israele:
La ricostruzione del vero Regno di Israele
Come viene decifrato dalla Cronologia X-185, il responso sul potere Ebreo risiede sul significato dell’Arca dell’Alleanza stabilita tra Dio e l’Umanità, dopo una guerra faticosa (o grande diluvio) nel Tempio eretto in nome della saggezza che dava il benvenuto alla “sacra pace” di un nuovo ordine, corrispondente al volere di Dio, profetizzato “su molte genti, nazioni, lingue e re" (Rivelazione, cap. 10).
Sommariamente:
• Israele non era uno stato vicino al Sinai, e nemmeno il popolo Ebreo venne schiavizzato dal Faraone. Per questa ragione, non ci sono tracce archeologiche ragionevoli della sua esistenza nella Terra Santa o in Egitto. Israele, in origine si riferiva al mondo intero, e si trattava del progetto di stabilire la legge di un potere comune al servizio di un unico Dio. Era la conseguenza di un patto, dopo una lotta nella quale un nuovo ordine venne imposto, e col quale venne stabilito il controllo dell’Egitto da parte di forze straniere, che da parte loro ne riconobbero l’autorità. Il patto fu l’Arca dell’Alleanza di cui narra l’Apocalisse, e il Tempio di Salomone, della saggezza, fu il suo risultato. In questo modo, il Tempio divenne il progetto di un ideale messianico che formò la personalità della comunità Ebraica, che venne chiamata dall’Egitto per avvalorare la Legge di Dio oltre il Nilo. Il popolo Ebreo era il popolo schiavo di Dio, che custodiva e valorizzava l’Arca, la cui immagine principale è il popolo Ebraico. Per questa ragione, gli Ebrei sono considerati discendenti di uno dei dodici figli di Israele, chiamato Giacobbe, che, a sua volta, è nipote di Abramo. Cioè, essi erano i protagonisti, e quelli principali, secondo la Bibbia scritta da loro, ma non gli unici. Ed erano protagonisti perché collegarono la loro stirpe a quella dei re dell’Egitto, dopo averla unita a quella dei grandi khan Caucasici e Persiani.
• Il popolo Ebraico è originario dell’Egitto e dell’Anatolia, e delle terre dalle quali si insediò in Europa, e sono genti del Caucaso, dalle terre della Georgia e dell’Armenia. Cioè, il Mar Nero, da dove arriva l’espansione Ashkenazi , e l’Ovest, da dove arriva l’espansione Sefardita (la Penisola Iberica), sebbene questa dominazione (a cui ci si riferisce usualmente come Giudaismo Castigliano e Portoghese) debba essere intesa fino alla Provenza, essendo questa la sua area di influenza, e incorporando la tradizione Ebraica provenzale, Catalana e di Grenada.
• L’Egitto interviene, dopo aver creato un espanso imperialismo culturale e monumentale per terra e per mare, ma mantiene la sua tradizione fino al diciannovesimo secolo, per via della sua autorità, che non viene messa in questione. Sul Nilo viene costruita la città di Dio, o il suo cancello, chiamato Babilonia, e da lì il popolo Ebreo deve predicare la nuova legge dei Dio. Alessandria, la legge dell’Uomo, è la sua altra grande città. Il popolo Ebraico vive realmente là, come esercito, con l’identità storica ufficiale di Mamelucchi, dal Mar Nero. Ma, in realtà, viene da lì e anche dal'India Persiana, da dove arrivano gli zingari. Essi sono una casta militare Mamelucca, lasciata senza comando che è costretta a cercare rifugio in Europa quando i Turchi intervengono in Egitto alla fine del reale diciassettesimo secolo, non all’inizio del sedicesimo o tardo quindicesimo secolo ufficiale. Per questa ragione, la stigmatizzazione degli zingari incomincia nel diciottesimo secolo, non prima, e da allora essi diventano un popolo incompreso, senza una nazione.
• Al momento, la vera storia è cancellata e i calendari sono invece dilatati, per esaltare l’autorità di Dio, da parte delle diverse scuole spirituali. La storia che racconta quest’era, dello sviluppo Ebraico in Europa, è quella che corrisponde ufficialmente ai secoli che vanno dal tredicesimo al quindicesimo secolo ufficiali, nel cuore del medio Evo, sebbene corrispondano in realtà ai secoli dal quindicesimo al diciassettesimo, perché vi erano stati aggiunti 185 anni finti tra il quindicesimo e il diciassettesimo secolo. Per questa ragione, tra le altre cose, ci sono lacune documentali tra le discendenze Ebraiche Ispanico-Provenzali del quattordicesimo e quindicesimo secolo e quelle del diciassettesimo. D’altra parte, l’intera presenza Ebraica documentata prima del tredicesimo secolo è il risultato di una manipolazione di documenti su larga scala e riguarda tutta la documentazione esistente.
• Attraverso il quindicesimo e diciassettesimo secolo (cioè, gli ufficiali tredicesimo e quattordicesimo secolo) è l’era in cui regna il Tempio di Salomone, risultato di questa Alleanza globale, i cui principali eserciti costituiscono due grandi blocchi, l’Est e l’Ovest, che sono governati dai due principali imperatori (di Grecia e Damasco), che continuano a essere vassalli di un grande khan sacerdote, il Presbitero Giovanni dell’India stabilitosi nell’Egitto del sud, e custode dell’Arca. La Casa Imperiale d’Etiopia, della Casa di Salomone che si era stabilita lì dall'anno ufficiale 1270, è il reale lignaggio del Presbitero. Per questa ragione, si dice che nel Medio Evo ufficale essi sono confusi, secondo gli storici correnti, che non accettano che sia lo stesso lignaggio, poiché la storia è stata manipolata. A un certo punto, il potere del Presbitero viene eliminato, e consegnato al Papa di Roma.
• Il patto di questa alleanza include accordi matrimoniali. Uno di questi viene consumato in Provenza e diventa il mito Provenzale di Maria Maddalena In questo modo nasce in Europa l’impero con un grande lignaggio, e la sua legge viene imposta, nel nome dell’ordine e della pace di Dio, creando d’altra parte il suo esercito: L’Ordine del Tempio di Salomone. E tutto questo va mano nella mano con le origini delle suole spirituali nel mondo, e l’inizio dei templi popolari. Prima, i templi erano riservati ai grandi poteri imperiali.
• Ma il Tempio di Salomone implode nel reale diciassettesimo secolo, poiché non è capace di stabilire la volontà di Dio, poiché i re hanno creato diversi profeti e tutti loro hanno cercato di appoggiarsi alla forza degli eserciti. In questo scenario, avviene un cambio nella visione globale del mondo. Israele, lo sforzo di Dio, si spezza, e con esso cade il tempio che lo ha visto nascere Invece, emergono il Vaticano e il Cristo Messianico, dall’Europa, e scelgono di costruire un altro passato. Per questa ragione, in seguito il culto simbolico dell’Ordine del Tempio di Salomone appare a fianco della Massoneria, che a sua volta afferma di discendere dalla tradizione Egiziana. Per la stesa ragione, accanto alla stigmatizzazione degli zingari avviene l’equivalente stigmatizzazione degli Ebrei, a cui tocca di essere considerati una comunità che deve scomparire. È allora che il primo grande esodo Ebraico involontario e la sua vera diaspora ha luogo, insieme alla sua prima e grande adozione di altre tradizioni spirituali, per sopravvivere.
• Il diciottesimo secolo è il secolo della ricostruzione della storia, come è arrivata fino a noi, in un lavoro condotto dalla Società di Gesù, e il diciannovesimo secolo è quello della revisione e consolidamento. Il Sionismo Politico appare allora, quando i Giudaismo si rende conto della necessità di essere una nazione, in un mondo concepito come un ordine diseguale tra stati che persistono nella loro vocazione imperiale, in culi la lotta per la Legge di Dio prende altre forme, autoritarie, straordinarie e coloniali.
• Dopo la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, il punto di vista coloniale imperiale viene decostruito, dopo l’olocausto di Ebrei e Zingari, e quello di altri popoli, quali gli Armeni e le numerose nazioni relegate a un ruolo scomodo da da quelli che aspirano a dominare il mondo a loro immagine e somiglianza. Nel 1945 nascono le Nazioni Unite e nel 1948 viene fondato lo stato di Israele. La grande comunità Ebraica viene trasformata in un popolo unito in uno stato, il nuovo Israele. Prende il diritto storico che hanno scritto e stabilito, e ricostruisce, in questo modo, il valore sacro della nuova terra di Israele, mentre ritornano nel posto in cui era stato eretto il tempio di Salomone, secondo la Bibbia: Gerusalemme, con la visione di restaurar l’ordine e la pace che era stata fondata intorno a lui.
E più ampiamente , a riguardo dell’Occitania:
Ufficialmente, l’Occitania era il punto di incontro tra l’espansione Araba e quella Cristiana all’Ovest, nella quale il popolo o comunità Ebraica compare in modo confuso, senza un alleato militare e un esercito sacerdotale associati con un impero o nazione. Questo inizio si intende tra l’ottavo e il nono secolo dopo Cristo. In modo non ufficiale, si erano stabiliti poteri provenienti dall’Est, e con loro la comunità del popolo Ebraico, dall’Egitto, che era stato beneficiato da un patto di alleanza che includeva tolleranza religiosa e il permesso di uno sviluppo economico e la nascita di una scienza (l’Arca con le Tavole della Legge). Essi erano gli Esilarchi di Babilonia. Gli Ebrei erano stati mandati lì, guidati da Musa Ibn Nusair (Musa significa Mosé,ed era il comandante generale degli eserciti dell’Egitto) per stabilire l’ordine del Sigillo di Salomone e la Legge di Dio, che essi dovevano adorare e proteggere da altri culti o devozioni. Ispirati da questa missione, gli Ebrei adottarono la propria identità da questa. Perfino gli storici Arabi e Cristiani riconoscono che Musa portò con sé le Tavole di Salomone, essendo questo un episodio che l’accademia di storia ha fatto diventare un anacronismo, trasformandolo in tavolo (tavolo con gambe),di Salomone, che si dice egli nascose a Toledo. Le equivalenze sono molteplici, ed è anche in questo periodo che la Maria Maddalena Provenzale viene messa in queste terre, assimilandola a un altro patto: un matrimonio che rappresenta un alleanza per la gloria della vera Cristianità. L’alleanza fu fatta, condotta da Mosé e rappresentò la nascita del popolo di Israele, in Occitania.
Certamente, i sacri testi (che sono la nuova creazione di una realtà spedita nel passato) ci dice qualcos’altro, e ci porta in un passato molto più remoto, essendo realmente più vicino a quell’occupazione Saracena dell’Iberia che viene raccontata. Ma questi fatti, secondo la X-185, devono esser compresi nell’immaginario ufficiale del tredicesimo secolo, quando metà del mondo viene riorganizzata, specialmente all’Est. Questo patto di alleanza avrebbe dovuto essere portato avanti dalla potenza Ebraica, che avrebbe dovuto stabilirsi all’Ovest dalle vicinanze della Natolia (o Anatolia), il Mar Nero e l’Egitto, essendo parte della creazione del Tempio di Salomone, della saggezza, che avrebbe lanciato un ponte tra l’Est e l’Ovest, dopo l’occupazione dell’Asia da parte dei Tartari e dei Mongoli e la sua intrusione nel centro d’Europa. L’Arca avrebbe simbolizzato questo nuovo Tempio, e da allora sarebbe stata conservata in Etiopia, nell’Alto Egitto, creato per la sua protezione la figura del Presbitero Giovanni d’India, che sarebbe i realtà stata la nuova Casa Imperiale d’Etiopia, discendente del re Salomone e della regina di Saba, nell’anno ufficiale 1270.
Secondo questa ricostruzione, l’Arca della saggezza della pace sarebbe stato un processo che sarebbe stato imposto nel quindicesimo secolo, essendo uno scenario storico che avrebbe dovuto essere capito nel contesto del tredicesimo secolo ufficiale. Questo scenario ha coinciso con:
• l’occupazione dell’Egitto e delle Terra Santa da parte dei Mamelucchi (anno ufficiale 1250),
• Occupazione Mongola di Baghdad (anno ufficiale 1258),
• l’alleanza tra l'impero di Nicea e la Repubblica di Genova e Costantinopoli (anno ufficiale 1260),
• la nascita del lignaggio della Casa di Salomone in Etiopia (anno ufficiale 1270) e
• il progetto papale di Avignone (anno ufficiale 1271).
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
Questa affermazione capita proprio fagiolo. Jean Hardouin scriveva proprio nel diciottesimo secolo che la storia sarebbe stata falsificata da un individuo chiamato Severo Arcontius.Il diciottesimo secolo è il secolo della ricostruzione della storia, come è arrivata fino a noi, in un lavoro condotto dalla Società di Gesù, e il diciannovesimo secolo è quello della revisione e consolidamento
“Severo” era il cognome di una dinastia di imperatori romani: Settimio, Geta, Caracalla, Eliogabalo e Alessandro, più le loro influenti madri, mogli e sorelle, Giulia Domna, Giulia Mesa, Giulia Soemia e Giulia Mamea.
La morte dell’imperatore Commodo pose fine alla dinastia degli Antonini ed il successivo imperatore fu il primo della nuova dinastia dei Severi. A Settimio Severo, acclamato dalle sue truppe, vennero opposti 3 rivali: Clodio Albino, Pescennio Nigro e Didio Giuliano. L’imperatore dovette affrontare delle battaglie coi loro eserciti nei primi anni di regno. Didio Giuliano, nominato imperatore dal senato, dichiarò Settimio Severo nemico pubblico.
La morte del re di Francia Enrico III pose fine alla dinastia Valois ed il successivo imperatore Enrico il Grande cominciò la nuova dinastia dei Borboni. Per poter ascendere al trono, Enrico il Grande dovette affrontare due rivali in un conflitto noto come “la guerra dei tre Enrichi” e un’invasione contemporanea di tre eserciti nella sua provincia; la Lega Cattolica gli oppose un anti-re, suo zio Carlo di Borbone-Vendôme, e venne scomunicato da papa Sisto V.
Settimio Severo accentrò il potere e inaugurò il periodo del dominato, condannò a morte 29 senatori e li sostituì con suoi favoriti, epurò la guardia pretoriana riorganizzandola “con quadri e organici a lui fedeli”, riorganizzò anche l’esercito.
Enrico il Grande era “avverso agli Stati generali, ai parlamenti, a tutto ciò che potesse limitare la volontà del sovrano” e “affiancò ai governatori delle province dei commissari regi”, favorì l’ascesa di una nuova nobiltà proveniente dal corpo dei funzionari, detta “nobiltà di toga”, contrapposta all’antica “nobiltà di spada”, e creò un corpo di guardie personali chiamate carabinieri (che in seguito divennero i moschettieri).
Dopo Settimio Severo, l’impero passò a suo figlio Caracalla.
Durante il suo regno, sua madre Giulia Domna detenne “un potere mai raggiunto prima da una donna all'interno dell'impero”. Caracalla inizialmente regnò insieme al fratello Geta, col quale si trovò in costante conflitto. Ottenne l’autonomia di governo in seguito all’assassinio di Geta. Per poter onorare le crescenti spese militari, coniò una nuova moneta, l’Antoniniano.
Dopo Enrico il Grande, divenne re Luigi il Giusto.
Sua madre Maria De’ Medici resse l’impero fino al quattordicesimo anno di età del re e mantenne una forte influenza anche in seguito. Il fratello, Gastone D’Orleans, rappresentò un ostacolo costante per la sua politica, prese parte a congiure, distribuì libelli antigovernativi e partecipò ad insurrezioni. Luigi ottenne l’autonomia di governo in seguito all’assassinio di Concino, consigliere della madre. Coniò una nuova moneta, il Luigi D’Oro.
Caracalla si sposò all’età di 14 anni con riluttanza. Si rifiutava di dormire e di mangiare con la moglie, dalla quale non ebbe figli. Dopo aver condannato a morte il suocero Plauziano, con l’accusa dell’omicidio di suo padre Settimio, la esiliò a Lipari.
Luigi si era sposato controvoglia, non era riuscito a consumare il matrimonio la prima notte ed evitò contatti con la moglie Anna per molto tempo, sospettandola di aver partecipato ad una congiura. Luigi considerava suo suocero Filippo, re di Spagna, come uno dei peggiori nemici del suo paese e allo scoppio della guerra tra i due stati Anna venne sottoposta ad una stretta sorveglianza. Ebbero figli solo dopo vent’anni di matrimonio.
Dopo la morte di Caracalla, l’Impero venne usurpato da Macrino, non appartenente alla dinastia.
Dopo la morte di Luigi il Giusto, il regno venne amministrato dal cardinale Mazzarino.
Dopo Macrino, salì al potere Eliogabalo. Prese il potere facendo uccidere Macrino. Tentò di introdurre il culto del Dio Sole, di cui portava il nome, e fece costruire un tempio chiamato Elagabalum in cui trasferì le reliquie più sacre della religione romana.
Dopo Luigi il Giusto, salì al potere Luigi XIV, incoronato all’età di 14 anni. Quasi subito fece eliminare Nicolas Fouquet, protetto di Mazzarino. E’ noto come “Il Re Sole”. Fece ampliare la reggia di Versailles è vi fece trasferire la nobiltà, per tenerla lontana dalle questioni politiche.
Nei parallelismi dinastici individuati da Fomenko, Caracalla risulta essere un doppione del re gotico Teodorico, di conseguenza il successivo imperatore Macrino corrisponderebbe ad Atalarico ed Eliogabalo sarebbe Teodato.
Teodato fu rovesciato dagli stessi Goti, che elessero Vitige come suo successore. Raggiunto dai sicari del nuovo re e prima che potesse rifugiarsi a Ravenna, fu scannato sul posto. Procopio di Cesarea lo descrive come un principe avido e codardo e impopolare.
Il nome completo del Re Sole era Luigi Deodato.
Ad Eliogabalo successe Alessandro Severo. Di carattere mite, passò alla storia come esempio di buon imperatore, ma perse il consenso negli ultimi anni di regno. Le redini del suo governo rimasero a lungo in mano alla madre e alla nonna. Alessandro affidò l’amministrazione ad “avvocati ed oratori competenti” e non prendeva mai decisioni senza l’approvazione unanime dei suoi consiglieri. Ritenuto un buon imperatore, non fu però all’altezza dei problemi militari e perse la Cappadocia e la Mesopotamia. Fece costruire l’Acquedotto Alessandrino.
Al Re Sole successe Luigi il Beneamato. Inizialmente amato dal popolo, la sua indecisione ne fece crollare la popolarità. Non si occupò direttamente della politica, affidandosi ai suoi ministri, a cui concesse larga autonomia. Durante il suo regno, la Francia perse il controllo su gran parte del suo impero coloniale. Fece costruire i canali che collegano i fiumi Oise e Somme.
C’è però una seconda sequenza di informazioni riguardo Alessandro Severo che non corrispondono a Luigi il Beneamato, ma di nuovo al capostipite Enrico il Grande: forse dei fogli sono finiti per sbaglio in una cronaca più antica, anche perché la cronologia degli imperatori è molto più breve di quella dei sovrani di Francia.
Alessandro fece migliorare le vie di comunicazione, fece abbattere degli edifici per piantare un bosco intorno alle terme di Nerone e adibì alcuni boschi a fornire legname per il loro funzionamento. Enrico il Grande fece rinforzare e pavimentare le strade principali, protesse i boschi e fece piantare olmi per rifornire di legname le navi. Alessandro Severo fermò le persecuzioni contro i cristiani. Enrico il grande emanò l’Editto di Nantes, col quale riconosceva la libertà di culto. Alessandro Severo fu assassinato da una congiura di soldati. Enrico il Grande fu assassinato da un fanatico cattolico.
Infine, divenne imperatore Massimino il Trace, generale di umili origini. Trascorse il suo regno in guerre continue che finanziò spremendo il popolo con le tasse, si attirò l’ostilità del senato e delle elite, creò un clima di terrore, venne ucciso dai soldati e dopo la morte gli venne tagliata la testa.
Luigi XVI si trovò in una terribile crisi finanziaria causata dalle continue guerre, tentò di imporre nuove tasse al clero e alla nobiltà, si attirò l’odio della borghesia e venne decapitato.
Dopo Luigi XVI, il potere passò a Maximilian de Robespierre, che governò in un clima di terrore e finì nello stesso modo.
Fomenko non si è mai spinto così avanti nella storia coi suoi parallelismi, perché a partire dal diciassettesimo secolo le corrispondenze matematiche spariscono. Anche questa è una somiglianza “letteraria”, non matematica, le durate dei regni infatti non corrispondono per niente.
Se però assumiamo che la reale durata dei regni sia stata quella della cronologia romana e sottraiamo dalla fine del diciottesimo secolo 238 (anno della morte di Massimino il Trace) + 97 (perché Silla salì al potere nel 97 a.C.) arriviamo all’epoca immediatamente successiva alla caduta di Costantinopoli. In particolare, se consideriamo il 1789 come ultimo anno, arriviamo al 1454.
Quindi la cronologia potrebbe essere questa:
1200 – goti
1300 – longobardi
1400 – Carlo Magno, sconfitta dei longobardi, caduta di Costantinopoli, Silla, Pompeo
1500 – dinastia Giulio-claudia
1600 – imperatori adottivi
1700 – dinastia dei Severi e crollo dell’impero in seguito alla rivoluzione francese
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
Basato sulla Nuova Cronologia di Fomenko e Nosovskiy
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L’occupazione dei Mamelucchi rappresenta il ritorno dell’espansione Tartaro/Mongola sulla Terra Santa, da cui proviene il potere originale, dopo aver preso possesso dell’Eurasia, incluso la Cina e l’India Persiana, arrivando con le sue spedizioni fino al Giappone e al continente Americano. Là, in Egitto, viene preso il controllo dell’impero e viene costituito un esercito sacro che è esistito fino al tempo di Napoleone. Due città guidano l’Egitto rinato, Babilonia e Alessandria, e varie città sacre vengono installate nel resto dell’impero. La storia antica ne parla come dell’occupazione Babilonese dell’Egitto, mentre la storia medievale la descrive come l’occupazione dei Mamelucchi (riguardo all’Egitto) e l’incursione Mongola. Dall’altra parte, la storia descrive l'espansione della Cristianità attraverso l’Asia con l’evangelizzazione Nestoriana sotto la guida del Presbitero Giovanni dell'India, creando grandi anacronismi, poiché il Presbitero viene assimilato sia ai Nestoriani che ai Mongoli.
L’occupazione Mongola di Baghdad getta le fondamenta del potere Persiano che si stabilisce da allora, e dura fino a oggi nella forma del potere Sciita Iraniano.
L’alleanza tra i Turchi di Nicea e i Genovesi del 1260 ufficiale (equivalente al reale 1445, secondo la linea X-185) rappresenta il risultato di un trattato di pace che vene simbolizzato nell’Arca dell’Alleanza, come scritto nel Capitolo 11 dell’Apocalisse. In questo libro appare ben cinque volte il numero 1260, e questo capitolo termina con l’apparizione dell’Arca, con un significato speciale. Il 1260 rappresenta l’anno della cancellazione di un libro precedente, che avrebbe dovuto essere la vera storia, nella testimonianza dei due rappresentanti, che secondo l’Apocalisse sono stati convocati. Ci viene detto cioè che l’Arca è un patto tra due corti, che sarebbero state quella Maomettana e quella Cristiana. La prima onorerebbe il nuovo imperatore Mongolo, Maometto, e la seconda un imperatore originale rinato Greco-Egiziano, Cristo. Ed entrambi avrebbero avuto lo stesso lignaggio, (Abramo). Per questa ragione, nel capitolo 11 si parla di resurrezione, essendo il ritorno dell'autorità di Cristo, nato letteralmente nel Capitolo 12, immediatamente dopo l’arrivo dell’Arca “del tempio di Dio”. E questa risurrezione, nella tradizione medievale, appare con l’icona di Maria Maddalena, che è associata con la donna dell’Apocalisse che fa nascere il bimbo che governerà il mondo e risveglierà la furia della “bestia”.
Ma, in realtà, questa icona sarebbe collegata a una principessa Indiana, figlia del Presbitero Giovanni, che avrebbe sposato un gentiluomo Occidentale e sarebbe il simbolo di quest’alleanza e del nuovo Regno di Dio. In questo modo, l’Arca e l’unto, Cristo, associati con Salomone e Maria, si radicano fortemente in Provenza a rappresentare i poteri di Dio e della sua saggezza, e nasce con loro il papato di Avignone, che è il guardiano delle due chiavi di questa testimonianza (l’Arca), e da cui discende il governo dell’Ordine del Tempio di Salomone.
Capito ciò, si comprende perché il lignaggio di Salomone e Saba in Etiopia nasce nel 1270. Lì viene portata l’Arca. Essi sono il potere del Presbitero Giovanni, e i loro seguaci sono i seguaci di Cristo e Maometto, il cui elemento neutrale è (secondo questa logica) il popolo Ebraico, garante del segreto di quest’Arca, responsabile della sua protezione per volere di Dio. Quest’ordine viene mantenuto fino al diciassettesimo secolo, momento in cui diventa il progetto messianico di Cristo. A causa di questo, il popolo Ebraico è soggetto alla stigmatizzazione e viene forzato a Cristianizzarsi, in una persecuzione che include la distruzione dell’autorità Catara (Cristiani Gnostici) e la definitiva mutilazione dei templi politeistici Greco-Romani e Egiziani. Il Presbitero scompare e al suo posto nasce il Papa di Roma, che combina i simboli della doppia chiave dell’Arca (da Avignone) e quelli del Presbitero (la Tripla corona e la Tripla croce). Dall’altra parte, il lignaggio degli imperatori d’Etiopia viene mantenuto e la Chiesa Copta custodisce l’Arca dell’Alleanza in Axum, preservandolo come un anacronismo storico fuori dal senso comune, e ignorata dalle corti sacerdotali Giudeo-Cristiane. Ma il segreto rimane nella distribuzione dei poteri. Per questa ragione, nel 2004, l’imperatore Etiopico detronizzato, Zara Jacob, fondò l’ordine di Santa Maria di Sion in Etiopia, dopo la pubblicazione del famoso romanzo Da Vinci Code do Dan Brown nel 2003, reso pubblico tre anni dopo la morte di Pierre Plantard, che definiva sé stesso come l’ultimo discendente Merovingio di Maria Maddalena, secondo le tesi del Priorato Francese di Sion che sorge dai famosi documenti scoperti a Rennes-le-Château, all’inizio del ventesimo secolo. E, per la stessa ragione, questi imperatori non hanno mai smesso di rappresentare i guardiani dell’Arca. Sua Altezza Imperiale Zara Jacob istituisce l’Ordine Imperiale dell’Arca dell’Alleanza, e in esso dà il significato del suo “sigillo”, prova del suo senso apocalittico (i sigilli del libro della profezia, dove ogni sigillo è un’alleanza con Dio). Dice:
“La leggenda del magnifico sigillo lunare che Salomone ricevette dal cielo è comune nella Cristianità, nel Giudaismo, nell’Islam. Il Sigillo di Salomone, con la sua base sul suolo e i l cui apice raggiunge il cielo, simbolizza l’armonia degli opposti elementi; il suo significato è sia multiplo che multiculturale. Riflette l’ordine cosmico, i cieli, il movimento delle stelle nelle loro sfere e il perpetuo fluire che è stabilito tra cielo e terra, tra l’aria e gli elementi di fuoco. Il Sigillo, perciò, rappresenta la saggezza e il governo sovrumano della grazia divina. Non è improprio chiamare l'esagramma del Sigillo Stella di Davide”. (Escudero y Díaz-Madroñero e Montells Galán, 2007)
La stella di Davide è l’emblema del Sigillo di Salomone, dell’Arca, che diviene l’emblema del Sionismo politico Giudaico, dal Primo Congresso Sionista del 1897. Prima, comunque, la Casa imperiale Etiopica nel 1874 se n’era appropriata quando aveva creato l’Ordine del Sigillo di Salomone, quattro anni dopo la capitolazione del Papa, quando perse il controllo degli Stati Pontifici prima di Re Vittorio Emanuele II di Savoia. Precedentemente, questo sigillo era diffuso nella comunità Araba e tra gli Ebrei Cabalisti, come Sigillo di Salomone, con lo stesso significato dato nel testo precedente. Cioè, un simbolo conteso dal Sionismo Ebraico e dall’Impero Etiopico, connesso a un patto comune, che col nome di “Sionismo” Francese era collegato a Maria Maddalena.
Per questa ragione, l’Avignone papale nacque ufficialmente nell’anno 1271, un anno dopo la Casa imperiale Etiopica. Quest’episodio coincide con l’arrivo del popolo Ebraico in quelle terre, che discende dalle mano dell’Arca dell’Alleanza insieme alla strategia del doppio matrimonio. Ed è qui che Israele acquista la sua prima e principale identità, sebbene discenda da genti Caucasiche. Lì c’è la Georgia. È da qui che viene la gloria di Re Davide della Georgia, che storiografia ufficiale dichiara figlio dei re Giorgio e Elena, e lo collega a Andronico Comneno “Cristo”; facendo la Georgia, d’altra parte, la grande alleata del nipoti di Andronico, Alessio e David, che fondarono l’Impero di Trebisonda, in Anatolia, per conto dell’Impero Romano. In un cero senso, sono loro gli architetti del Sigillo di Salomone, che unirà tutte le religioni di radice Ebraica con la croce rossa della Georgia, che a sua volta è quella di San Giorgio e del Tempio di Salomone.
Nel tredicesimo secolo ufficiale, dopo questo grande patto, la Pace Mongola o Tartara incomincia quella che la storia ufficiale assimila alla Via della Seta. La stella del popolo Ebraico acquista in questo episodio una posizione privilegiata, poiché il suo inizio, assumendo la responsabilità dei conservare il Sigillo di Salomone, l’Arca, come una missione concepita da Dio e nata, come popolo rinnovato, in Occitania.
Il popolo Ebreo, nato da questo legame storico, viene dall’ambiente Georgiano e si espande attraverso la Terra Santa, dall’Egitto al Mar Nero. Il risultato della sacra pace, viene installato nel modulo della comunità in posti strategici come Babilonia del Nilo, conosciuta dagli Arabi come Cairo; in Natolia (Anatolia) e nell’Europa orientale e centrale (gli Ashkenazi); nell’Europa Sud-Occidentale, fino alla Scozia, a incominciare con Narbona, durante una missione conosciuta come l’Esilio Babilonese; nel Nord dell’Africa; e a Gerusalemme, dove viene adorato il primo grande sovrano il quale avrebbe reso possibile la sacra pace dell’Arca di Salomone: Genghis Khan. É il Santo Sepolcro, e il posto dal quale, nel corso del tempo, Cristo e Maometto (echi di Genghis Khan) "ascesero" all’eterna divinità dei cieli.
Il popolo Ebraico, prigioniero (insieme ad altri popoli), cambia identità. La sua compagnia è segnata dalla legge di una missione, concordata nell’Arca dell’Alleanza globale, la cui visione implica lo stabilimento di un ordine, le leggi, di un Dio giusto e benevolente a cui bisogna obbedire, come è scritto nel libro del Deuteronomio della Torah. Per questa ragione, egli è il principale autore di questo progetto di una pace messianica che, come notato precedentemente, non è altro che l’Arca dell’Alleanza di Salomone. Hanno scritto un testo sacro sull’espansione o Esodo dall’Egitto che si estende attraverso il mondo conosciuto. Rappresentano il popolo Egiziano che ricomincia l’espansione della legge di un unico Dio, e crea (o trascende) l’immaginario di Yahweh, il dio che dirige questa epopea. La Torah narra e glorifica, da allora, le tavole di Mosé custodite nell’Arca (di Salomone) e il progetto di pace che trasforma la visione globale, essendo il ponte per lo sviluppo della civilizzazione moderna che il popolo Ebraico non ha mai smesso di condurre. Il Deuteronomio, l’ultimo libro della Torah, riassume quest’episodio, dall’arrivo in Egitto fino alla sua partenza più tardi, sulla strada per la Terra Promessa. Là le leggi di questa missione vengono riportate, il che implica che non ci sarà un ritorno, e stabiliscono in Canaan (che in realtà significa la terra del Khan) il potere dei re scelti da Dio, tra i loro fratelli, per la gloria di Israele.
La storia ufficiale ha situato Canaan (Israele) vicino all’Egitto, oltre il Sinai, migliaia di anni fa. Ma secondo la Nuova Cronologia di Fomenko e Nosovskiy si riferisce a un progetto, destinato ad occupare il mondo intero. Cioè, Israele è un progetto e ha una visione messianica allineata alla legge, che permea il carattere della comunità Ebraica. E i loro re sono parte della stessa gente, che significa che sono collegati intrinsecamente ai poteri monarchici della Terra Santa e di tutta l’Europa. In quale modo? Secondo la linea X-185, da una parte, come popolo sono parte del sacerdozio, nobiltà di servizio civile, intrinsecamente collegata ai poteri imperiali del Grande Egitto. Dall’altra, sono parte del lignaggio di Re David (di Georgia), e, in particolar modo, del lignaggio della Casa Imperiale d’Etiopia, discendente dei re Salomone e dalla regina di Saba, dai quali (in un modo non riconosciuto dalla storiografia ufficiale) trasferiscono il loro lignaggio a tutta l’Europa, a cominciare dalla Provenza (gli Angiò) e continuando attraverso Barcellona e Montpellier (gli Aragonesi). Per questa ragione, il Regno di Gerusalemme, dal tredicesimo secolo ufficiale, viene diviso tra il lignaggio degli Angiò e quello degli Aragonesi, finché viene riunito sotto l’autorità del Re di Spagna, nel diciottesimo secolo ufficiale, sotto il segno di un lignaggio condiviso: Filippo V di Borbone, Duca d’Angiò e Re d’Aragona.
Mosé, l’Arca, la sacra pace e la Torah nascono insieme, nel quindicesimo secolo reale, non prima. Poi arriva il resto dei libri sacri, la Bibbia e il Corano, questi ultimi due intorno all’autorità imperiale associata con i grandi profeti, come anche la Kabbalah e lo Zohar, dalla mano del Giudaismo rabbinico insediato ad Avignone e che si era esteso dall’Ovest, particolarmente in Catalogna e Provenza, fino al Nord Africa. Il suo esercito, in questo caso diretto da un’autorità imperiale, è quello dell’Ordine del Tempio di Salomone, prima di diventare l’Ordine di San Giovanni il Battista. È diretto da Avignone (con base in Sant Geli) e da Rodi (ne Mar Egeo), ed è associato con il garante dell’Arca di Salomone, Giovanni il Presbitero dell’India, installato in Etiopia, che è l’Alto Egitto, e che include i territori della Nubia di oggi.
Da Avignone un implicita e concordata alleanza (Europea) di poteri imperiali e sacerdotali viene creata sotto la protezione di una pace sacra, che benedice anche una Cristianità Gnostica associata alla regalità, come per Krishna e per il Buddha, prima di divenire il Cristo messianico.
Giudaismo, Islam, Cristianità, Buddismo e Induismo, con tutte le loro derivazioni, emergono decisamente dal quindicesimo secolo dopo Cristo, sotto l’idea originale della deità e sacerdozio imperiale Egiziano, che nutre anche l’iconografia politeistica Greco-Romana prima che sia rimpiazzata dalla iconografia corrente Giudaico Cristiana. Emergono in un contesto di pace simbolica, che permette loro di istituzionalizzarsi e diffondersi. Il progetto, nato nell’Egitto Persiano, crea differenti tradizioni spirituali e per un po’ di tempo coesiste sotto l’ideale di iniziazione mistica e il culto di un doppio impero, quello politico e civile e quello spirituale e simbolico, nel quale è imposta la libertà di culto. Ma nel sedicesimo e diciassettesimo secolo reali (il quattordicesimo e quindicesimo ufficiali) entra in crisi, e questo è quando quest’ordine, salomonico, custodito dal Presbitero Giovanni dell’Alto Egitto, viene rimpiazzato da un progetto coloniale sotto l’ideale messianico, ideale Ebraico, di un Cristo, che sta per simbolo universale sotto l’ispirazione dei Maimonidi e il disegno sacerdotale di una nuova Roma, Italiana e Cattolica nel Vaticano, che rimpiazza l’autorità di Avignone. Questa grande intrapresa fa nascere mutazioni multiple e l’immaginario dell’ultimo re di Israele, per attrarre la comunità Ebraica verso un nuovo tempo del popolo di Dio. Per questo inizia la ricostruzione integrale della storia, che trasforma Gesù nel Salvatore, e la Società di Gesù viene armata per questo scopo, insieme a un enorme esercito militare e inquisitoriale. Ogni cosa accadde allora, tra il diciassettesimo e il diciottesimo secolo, ma non è stata capace di riunire la divisione che si era creata. Invece, ha creato lo scenario di un irriconciliabile frattura intorno al nuovo tempio di Gesù, che dura ancora oggi.
Perciò, nel quindicesimo secolo la pace santa del Tempio di Salomone viene creata, ma nel diciassettesimo secolo vacilla. È un episodio che la storia ufficiale riflette nel quindicesimo secolo, con la caduta della Roma dell’est e l’inizio della gloria di quella dell’Ovest, la Roma Italiana che ricostruisce il Vaticano. In questo momento storico, un cambio radicale del potere terreno e simbolico ha luogo, con conseguenze straordinarie, al punto di essere la ragione per il racconto storico ufficiale corrente, che è stato ricostruito dal diciassettesimo secolo e specialmente, attraverso il diciottesimo secolo, completandosi e venendo reinterpretato attraverso il diciannovesimo e ventesimo secolo. Il Cristo Messianico compare. Gesù Cristo diventa l’ultimo re di Israele e il fondatore della chiesa universale con base, questa volta, nella Roma Italiana. L’ultimo re di Israele rappresenta l’arrivo del definitivo Re Dio, dall’altra parte, è un messaggio diretto a terminare il Tempio di Salomone, il quale da allora scollega i re da Dio, rappresentando un nuovo ordine sacro, una nuova legge. Prima di Roma, i quartieri generali principali sono a Babilonia (Cairo), e le succursali sono Alessandria, come anche Costantinopoli e Trebisonda, nel Mar Nero della Natolia, Damasco e altre grandi città Ottomane. Avignone diventa una seconda Babilonia, e Gerusalemme, Mecca e Medina sono posti di adorazione religiosa, come Santiago de Compostela ad Ovest.
In questo modo, l’Ebraismo inizia un secondo esodo, in questo caso involontari, per proteggersi dalla stigmatizzazione di cui è oggetto, e dalla perdita della sua funzione ufficiale, da cui provengono il suo stato e i privilegi. In questo momento, alla Babilonia del Nilo arrivano gli Ottomani, col rischio di una divisione tra Cristiani e Ebrei, e inizia la frattura finale tra le comunità Cristiane e quelle Maomettane. Il Tempio di Salomone si spacca e viene diviso tra i poteri imperiali. A causa del cambiamento di potere, gli Ebrei minacciati si insediarono nel resto d’Europa e del mondo, cercando rifugio in molti dei territori Ortodossi e Ottomani, e molti altri nascondendo il loro credo e addirittura convertendosi ad altre religioni
Da allora, le genti del mondo vengono riorganizzate, alcune di loro vengono occupate e sacrificate e con loro vengono cambiati i rami sacerdotali e il significato religioso, con vari gradi di coesistenza. Ma, con l’indebolimento del Tempio di Salomone, nel diciassettesimo e diciottesimo secolo, il popolo Ebraico, la cui missione era di espandere la volontà di Dio basata sulle leggi che dovevano essere soddisfatte, senza la loro propria nazione, deve cercarsi un rifugio. Col tempo, da una comunità di fedeli che lotta creata da un Dio giusto, sovrano, diventa un popolo unito alla Terra Santa, Gerusalemme, che lo unisce alla sua origine e tradizione, insieme alle comunità Cristiane e Mussulmane o Maomettane. Per questa ragione, e non per altro, l’Europa prende controllo dell’Egitto e della Terra Santa, alleata con gli Ottomani, nel diciannovesimo secolo, e cioè quando emerge con forza il Sionismo politico. Gli eventi della Prima e Seconda Guerra Mondiale, e la seguente fondazione dello Stato di Israele, nel 1948, modellato tra le Nazioni Unite, che appare sotto l’ombrello della nazioni vincenti nella Seconda Grande Guerra, sono parte degli ultimi capitoli di questa epopea.
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