Una utente del sito
mi ha scritto questa lettera. La condivido con voi (con il suo consenso) perchè luogocomune è anche questo: aiutarsi a vicenda.
Carissimo Massimo, sono una madre disperata, mi rivolgo a te per cercare aiuto nel senso che forse, tra le tue infinite conoscenze, puoi fornirmi un nominativo utile.
Sono la mamma di una ragazza che sta terminando il suo percorso di laurea magistrale. E' sempre stata una bambina sui generis, con una spiccata personalità maschile, nei gusti, nei giochi, negli interessi. Questo è arrivato a tutti noi in modo molto chiaro e nessuno ha mai cercato di cambiare la sua personalità. Ma è sempre stata una bambina e una ragazza felice, non si può fingere così bene a certe età.
Succede che l’anno scorso si trasferisce fuori sede per frequentare la magistrale e che, tra le cose di cui mi racconta del nuovo ateneo, mi parla di un percorso offerto agli iscritti di 10 sedute di psicoterapia e che lei pensava di approfittarne. Non ne abbiamo più parlato ma ho poi scoperto che l'autunno scorso ha iniziato effettivamente questo percorso.
Nei mesi successivi ho cominciato a notare un lento ma costante cambiamento, fisico ed emotivo, si è incupita e un po’ alla volta ha trasformato la sua immagine esteriore: niente più trucco, solo capelli raccolti, via gli orecchini, abbigliamento tipicamente maschile. All’inizio non ci ho fatto molto caso ma negli ultimi mesi questa sua “trascuratezza” apparente è peggiorata. Due settimane fa, di fronte ad un mio ennesimo tentativo di capire dove stesse il problema, è scoppiata la bomba.
Mi ha letteralmente buttato addosso che lei è un ragazzo dentro, che questa cosa l’ha sempre saputa, che ha finto in tutti questi anni un’accettazione di sé solo per noi, perché sapeva che questo ci rendeva orgogliosi di lei e per paura di perdere il nostro amore. Mi ha parlato di disforia di genere, di cura ormonale, di operazioni per l’asportazione del seno. Della sua sofferenza interiore e dell’amore dichiarato proprio il giorno prima alla migliore amica di sempre.
Io sono rimasta gelata da tutto quello che mi ha detto in mezz’ora, mi è crollato il mondo addosso, ho registrato le sue parole senza ascoltarle veramente in quel momento ma ho reagito prontamente con un abbraccio di rassicurazione, con baci e parole di conforto, ripetendole che nulla avrebbe cambiato il nostro rapporto o il bene che le volessi.
Ma poi è arrivata per me l’onda di tzunami. Nei giorni seguenti sono scesa all’inferno, non capivo più chi fossi, cosa fossi, un senso di estraneità nei confronti anche della mia casa, piena di fotografie di quella ragazza che era uscita qualche giorno prima dalla porta di casa per non farvi più ritorno, sostituita dal fratello che non ho mai saputo di aver partorito. Mi sono sentita come se dovessi elaborare un lutto, la perdita di una figlia e della mia identità come donna e madre. Possibile che non mi fossi mai resa conto di questa sofferenza immensa? Ma dov’ero? Chi sono stata in tutti questi anni?? Il tutto senza poter parlare con nessuno, soprattutto con suo padre, che non so come mai potrebbe accettare questa rivelazione, senza un’opportuna preparazione, foss’anche solo mia, per reggere poi il suo smarrimento.
Ho passato tutti gli stati dell’essere interiore: la paura, i pensieri, la disperazione, l’accettazione ed il rifiuto e infine la rabbia.
Rabbia perché è inaccettabile che con un percorso di 10 sedute un “professionista” della psiche le abbia prospettato un’etichetta di disforia di genere con le soluzioni chimiche e chirurgiche del caso con così tanta semplicità.
Ho provato a rivolgermi anch'io ad un psicoterapeuta (mai fatto in vita mia e mai sentita l’esigenza di farlo), in cerca di conforto, sperando mi dicesse che il mondo non è crollato. Invece, la risposta che ho ricevuto è che, se così fosse, io posso solo accompagnarla in questo percorso. Mi sono cadute le braccia…
Ma come può essere tutto così semplice? Se davvero di disforia si tratta, a questa consapevolezza si dovrebbe arrivare dopo anni di terapia, soprattutto prima di suggerire certe soluzioni estreme. Per i nostri ragazzi confusi oggi basta aprire il web e fare qualche ricerca per convincersi che sì, si è nati sbagliati ma che la soluzione è a portata di mano. Ho fatto la stessa cosa, ho provato a navigare in internet cercando soluzioni ed è semplicissimo purtroppo, youtube è pieno di video girati da ragazzi che si sono affidati ai farmaci, che raccontano la loro “felicità” ritrovata ma il web comincia anche a riempirsi di storie al contrario, di ragazzi pentiti, rovinati a vita ma non è facile accedere a questi video, sono piuttosto nascosti, come sempre quando si tratta di confutare le ideologie di sistema.
Il sistema spinge in modo univoco verso questa direzione, è una strategia pianificata, inumana, devastante. Rivedo la stessa situazione che abbiamo vissuto durante la pandemia, hanno deciso che anche in questa circostanza va applicato un protocollo e i danni su questi ragazzi, sulla loro psiche e sul loro corpo li vedremo solo tra 5/10/15 anni, cioè sul lungo termine, come avviene ed avverrà per i vaccini. Negli ultimi 10 anni le diagnosi di disforia sono aumentate del 5.200% nelle ragazze e del 4.000% nei ragazzi. Tutto normale??
Io non posso pensare di lasciarla andare per questa strada, quella della macelleria e di Big Pharma, senza fare un tentativo. Sono fortemente convinta che il lavoro di un bravo psicoterapeuta sia cercare un equilibrio tra le parti intime del sé profondo che sicuramente nel caso di mia figlia esistono entrambe e lottano per emergere. La soluzione non può stare semplicemente nel sostituire il rossetto con la barba, nello schiacciare una personalità a favore dell’altra, che un giorno sicuramente riemergerà in qualche forma, e cosa succederà allora?
Se poi risultasse che le cose stanno effettivamente così, che la sua felicità dipende veramente dall’immagine che le rende lo specchio e che non passerà la vita futura a sopprimere una componente del suo essere, lo accetterò. Non è la mia accettazione il problema, io posso accettare tutto. Ma non posso accettare la facilità della soluzione senza aver prima percorso tutta la strada necessaria.
Sono alla disperata ricerca di uno psicoterapeuta su Milano che operi davvero in scienza e coscienza, che abbia un’altra visione dell’animo umano e del mondo, quella visione che condividiamo su questo sito in tanti ambiti della società, senza la ricetta degli ormoni e del chirurgo pronta nel cassetto. Sono davvero disperata...
STELLA70





Fosse stata la Toscana, sarebbe stato meglio.
Non so dire se di rimbalzo, tramite per esempio l'ospedale di Careggi, c'è modo di arrivare ad uno psicologo/psichiatra di Milano.
-ZR-
Per trasformare una roccia in paradiso ci sono voluti miliardi di anni.
premetto che ovviamente non conosco sua figlia e che quello che le dirò è solo frutto di un’ipotesi personale, che spero le risulti rispettosa com’è nelle mie intenzioni. Leggendo quello che dice della ragazza – la personalità maschile, l’amore dichiarato all’amica – mi viene il dubbio che sua figlia possa essere semplicemente omosessuale. Ora, nonostante quello che può sostenere un rozzo buon senso – paradossalmente concordante, in questo caso, con le ideologie alla moda – una lesbica non è un uomo mancato; è semplicemente una donna che prova attrazione verso le altre donne e che spesso presenta alcuni atteggiamenti tipicamente maschili. È un caso completamente diverso da quello di una transgender, cioè di una donna che prova un profondo, perdurante e ineliminabile disagio a vivere in un corpo femminile e che vorrebbe con tutte le sue forze cambiarlo nel corpo di un uomo – caso quest’ultimo che, per quello che riesco a capire, non pare essere quello di sua figlia.
Ho notato talvolta che alcune persone sono insofferenti di fronte a queste distinzioni, come se si trattasse soltanto di un grosso complicato imbroglio. Eppure non solo sono distinzioni che corrispondono a realtà precise e diverse (e risalenti alla notte dei tempi), ma è anche vitale farle. È facile capire che c’è un’enorme differenza tra tagliarsi i capelli alla maschietta e farsi crescere la barba, o tra avere una relazione con un’altra donna e operarsi ai genitali: le implicazioni sono diversissime, non solo per la ragazza ma anche per i suoi cari. La inviterei quindi a vagliare con attenzione eventuali psicoterapeuti: alcuni, legati in genere ad ambienti cattolici tradizionalisti, propongono terapie ‘di conversione’ che cercano di ricondurre il paziente all’eterosessualità e che non sembrano avere quasi nessuna efficacia duratura. Soprattutto, se davvero sua figlia è omosessuale, confondere i due ambiti potrebbe suscitare una resistenza fortissima e finire per confermare la ragazza nei suoi propositi.
Vorrei suggerirle infine una possibile strada alternativa o complementare alla psicoterapia. Molte donne omosessuali rifiutano la confusione con il fenomeno transgender. Un’organizzazione storica, ArciLesbica, ha preso posizione proprio in questo senso; qui può scaricare un volumetto gratuito da loro edito sull’argomento (se ne occupa in particolare il capitolo 4). Alcuni concetti possono risultare sulle prime un po’ ostici, ma nel complesso il testo è leggibile. Le potrebbe fornire una base da cui partire per un dialogo con sua figlia. Potrebbe anche cercare di contattare le autrici (trova i nomi in fondo al libro) per riceverne consigli mirati. E se sua figlia è omosessuale, forse accostarsi a questo tipo di associazionismo potrebbe fornire alla ragazza dei modelli di ruolo (nella persona di giovani della sua stessa età) e mostrarle che si può vivere serenamente una condizione come la sua senza ricorrere a pratiche mediche devastanti e pensate per situazioni molto diverse.
(non potrà procreare, non avrà la densità ossea e la forza di un uomo) se vuol sentirsi uomo davvero, potrà farlo solo interiormente (cercando l'ideale di uomo che vorrebbe essere) ma che alla fine potrebbe accorgersi che non era veramente quello che voleva.
Il problema maggiore e che nella sua testa l'autorità dello psicoterapeuta, probabilmente è al di sopra di tutto, starà alla sua apertura mentale capire che non dovrebbe essere così.
Del resto i nostri figli rimangono tali qualsiasi cosa facciano.
per capire se questa visione metafisica spirituale terapeutica ti possa essere di aiuto nel tuo difficile momento.
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Dal racconto mi sembra che manchi una parte sostanziale, la storia e i dettagli di queste 10 sedute.
Partirei da un'analisi la più approfondita possibile di questo "percorso".
Viviamo nel mondo delle etichette (no-vax, pro-Putin, etc.), e pur provando istintiva repulsione per questo modo comodo di ingabbiare qualsiasi cosa, dobbiamo capirne il perverso meccanismo, attraverso il quale a sua figlia è stata prospettata e poi inculcata l'etichetta della disforia di genere.
Tutto può essere... che questa disforia esista davvero, fosse latente, e magicamente, in 10 sedute, immagino di un paio d'ore l'una al max, in un arco di tempo di immagino 3 mesi al max, il genio professionale del psicoterapeuta in carico del "percorso" (altra etichetta) abbia con inoppugnabile certezza identificato il problema esistenziale di sua figlia... ma, nel caso (che io ritengo estremamente più probabile) che invece, a 20 anni suonati, un genitore conosca un po' meglio la figlia di quanto lo possa fare un genio della psicanalisi (a proposito, le credenziali del/la psicoxxxx in questione sono un importante elemento di analisi) e veda (e viva) la cosa come un'etichetta che la figlia s'è appiccicata addosso, che le costerà scelte definitive, quello che farei io è analizzare bene le modalità di etichettatura.
Possibilmente insieme a sua figlia.
Se di un'etichetta si tratta, bisogna capire com'è stata appiccicata, per sapere come fare a toglierla.
Il racconto è raccapricciante, e insieme molto umano, desidero manifestarle tutta la solidarietà possibile attraverso un mezzo asettico com'è il computer.
Anch'io potrei dire di essere nel corpo sbagliato perché non è quello di Brad Pitt.
Quello che esiste è la realtà e la "disforia di genere" (che non esiste) è semplicemente un'invenzione per ribellarsi alla realtà (e così indirettamente a Dio).
Il miglior terapeuta è Gesù, consiglio innanzitutto di rivolgersi a lui, e questo lo dico alla madre, perché si intuisce facilmente che la figlia non sia disposta ad ascoltarlo.
Gesù è vivo, presente, ascolta e anche interviene.
Tante volte succede che Dio apra una via dove sembra non ci sia (come opera non so, ma una nuova via vedrò).
Non è difficile avvertirne i limiti (qui sarebbe opportuno distinguere i limiti oggettivi da quelli conseguenti alla cultura nella quale ci troviamo) e immaginare qualche via per illudersi di liberarsi.
Pare che vivere male il proprio genere e rigettarlo sia divenuto un apparentemente percorribile tentativo di fuga liberatoria, aiutato dalla piega che ha preso la cultura.
(Quando ero ragazzo c'era una ragazzina, figlia di contadini, che occasionalmente giocava anche a calcio con noi e scalza per giunta, con un'energia che ricordo ancora, ma a quel tempo la cultura corrente non forniva supporti a questo genere di inclinazioni, e dopo un po' di anni l'ho rivista sposata, non sembrava soffrirne.)
PS - Bisogna tener presente che i legami propri della nostra particolare istituzione famigliare portano a sofferenze inimmaginabili in questi e in molti altri frangenti.
Sono molto in linea con quanto espresso da #8 khalid
Avendo pienamente compresa la tua angoscia (specie nel passaggio in cui citi e descrivi la sensazione di aver perso tua figlia, o meglio, di aver subito una sorta di sostituzione di persona), vorrei aggiungere delle personalissime considerazioni senza peli sulla lingua (come se stessi parlando di mia figlia), pur nella consapevolezza di quanto sia delicata e importante la situazione in cui ti trovi.
La manipolazione sociale, la propaganda, con il bene placido e la complicità della comunità scientifica politica globalista, e per fini tutt'altro che nobili, è riuscita a convincere i più giovani che cambiare sesso è possibile, si può.
Li ha convinti che cambiare sesso è più semplice di quanto si pensi. Che sia come cambiare casa, auto, compagnia telefonica ecc.
E' una menzogna.
La superficialità e la cinica con la quale questa pletora di criminali affronta (e "risolve") tali problematiche esistenziali fa accapponare la pelle.
Cambiare nome, sottoporsi ad un'operazione chirurgica, vestirsi da uomo, non vuol dire cambiare sesso, neanche lontanamente. Trattasi fondamentalmente di pratiche illusorie e fallimentari dato che alterare o manipolare la determinazione biologica di genere, definita al momento del concepimento, semplicemente NON si può.
Qualsiasi cosa tu faccia nella vita non cambierà mai il sesso assegnato, non cambierà mai l'apparato genitale, non sostituirà mai l'utero con la prostata, non sostituirà mai le ovaie con gli spermatozoi.
L'unico aspetto certo/reale da prendere in considerazione è quello che, nel caso in cui si scelga di proseguire ed affidarsi a questi criminali (non saprei come altro definirli), non si può più tornare indietro dato che stiamo parlando di "pratiche" IRREVERSIBILI. Qualsiasi ripensamento, pentimento, lo si pagherà caro.
La menzogna, sistematica e martellante (e portata avanti in nome della scienza -consenziente- necessaria ai fini di acquisire credibilità), emerge sia nelle promesse che nelle premesse, promettendo l'impossibile con delle premesse fallaci.
Riguardo l'identità di genere sono molto scettico in quanto è un concetto introdotto da relativamente poco tempo (anni 60) ed è puramente di natura psicologica più che biologica.
Inoltre -e cosa più importante- francamente non ne comprendo la necessità. Chi o cosa stabilisce le differenze -e soprattutto- i limiti (e/o presunte differenze/peculiarità) tra omosessualità e identità di genere?
Davvero è sufficiente dire durante una seduta "mi sento uomo" per accantonare l'omosessualità e parlare di identità di genere? Secondo me assolutamente no.
Fossi in te starei molto vicino a mia figlia e la sosterrei con tutte le forze, cercando tuttavia di metterla in guardia dalle menzogne e dalle trappole, e da tutte quelle scelte delle quali si potrebbe pentire.
Anch'io, come Khalid ad esempio, parlerei di omosessualità cercando, con discrezione e tatto, di dissuaderla dall'assumere farmaci o sottoporsi ad interventi chirurgici.
Mi concentrerei soprattutto nell'aiutarla ad accettare la sua femminilità, il suo corpo, consigliandole di consultare altri specialisti se necessario.
Si può amare un'altra donna anche senza dover ricorrere a pratiche inutili e invasive.
Ma se necessario, le starei vicino in ogni caso. E' sempre lei, anche se sembra "suo fratello" (come tu hai scritto), e niente potrà mai sostituirla.
mi spiace per lo smarrimento/shock che questa mamma sta passando.
La ragazza è ormai grande e dovrebbe sapere "chi è" e "cosa vuole".
Non credo ci sia molto da fare per opporsi.
Se lei (la ragazza) è contenta e sicura di quello che vuole fare, è già una gran botta di fortuna!! ... in tal caso il disagio riguarderebbe solo i genitori e non lei!! (da genitore sarei felice quantomeno un po' confortato da questo!).
Certo: poi c'è sempre il rischio pentimento (come teme la mamma), eh... lo so... che vuoi farci... a questo non c'è soluzione...
Alcune scelte sono irreversibili.
Si spera che la ragazza sia matura abbastanza da sapere quello che vuole fare.
Ovviamente consultarsi con piscologi bravi, oggettivi e onesti (che vi auguro di trovare) è l'unica via percorribile che vedo, per farla arrivare ad una scelta consapevole, quanto più possibile scevra da rimpianti / rimorsi.
Mia madre soffriva nel vedermi così maschiaccio, mio padre aveva una figlia maschiaccia che collaborava con lui nelle varie riparazioni, gli teneva la borsa degli attrezzi, gli passava la giusta chiave, conosceva il nome di ogni attrezzo e soprattutto lo sapeva usare. Mio padre era l'ingegnere e io ero la figlia dell'ingegnere, se non c'era lui, c'ero io a farne degnamente le veci.
Se fossi stata ragazzina in questo periodo sarei stata una candidata perfetta per il cambiamento di genere, grazie a Dio allora non se ne parlava proprio (ho 70 anni) e molto probabilmente sarei stata davvero convinta a fare questo salto perchè viene prospettato come una cosa naturale quando invece non lo è per niente. Consideravo una grossa ingiustizia essere nata in un corpo femminile. Lentamente, dall'adolescenza in poi ho cominciato a capire che essere femmina era l'altra faccia dell'essere umano e non cambiava niente se io non volevo cambiasse niente, ero una ragazza forte di fisico e di mente, e tra l'altro anche bella, con le mie convinzioni che dovevo far rispettare. In fondo toccava a me farmi rispettare senza dare niente per scontato.
Con il tempo mi sono innamorata perdutamente di un uomo che ha sempre rispettato la mia mente e a quei tempi non era scontato, mi sono sposata e ho fatto dei figli accettando pienamente di essere 'femmina' ma con carattere. Tutto questo per dire che si può essere volitive e mascoline pur restando nel nostro corpo femminile, rispettarci e farci rispettare per quello che siamo. Chiedi a tua figlia di mettere del tempo tra lei e la sua eventuale decisione di cambiare genere, tu sei disposta ad accettare qualunque sua decisione (e come potresti fare altrimenti...) ma essendo una decisione così invasiva e senza via di ritorno, chiedile di aspettare per lasciar sedimentare tutte le notizie apprese, tutti i sentimenti contrastanti che al momento la agitano per lasciar emergere le sue vere convinzioni.
Ti auguro ogni bene
chapeau
avessi vent'anni di più ti avrei sposato io...trovarle adesso delle donne del genere.
le auguro il meglio
Dio ti benedica e ti sostenga, e ti guidi nel percorso migliore per il bene di tua figlia.
Grazie Massimo per la tua disponibilità e sensibilità; anche un servizio come questo può rivelarsi di enorme utilità per la comunità! Dio ti benedica!
1 - Io ho una grande diffidenza verso la psichiatria in generale. Concordo con Karl Krauss (contemporaneo di Freud) il quale diceva: “La psichiatria è una malattia travestita da cura”.
Ovvio che, teoricamente, un bravo psichiatra potrà sempre aiutare. Ma per “bravo” io intendo uno che sappia aiutare il paziente a CAPIRE SOLAMENTE il problema, senza necessariamente mostrargli le soluzioni. Le soluzioni devono SEMPRE e SOLTANTO arrivare da dentro. Tutto ciò che arriva da fuori, sotto forma più o meno leggera di “indicazione”, “suggerimento”, o tanto peggio “terapia”, non solo non serve a niente, ma rischia addirittura di essere controproducente.
2 - Per STELLA70 avrei questo messaggio: da quello che ho capito, una parte del tuo problema (la tua angoscia) deriva dal fatto che tu non abbia ancora accettato completamente la diversità di tua figlia. Una cosa è accettarla a livello razionale, ben altra è accettarla con il cuore, convinti che ogni percorso di ogni singolo essere umano sia sacro e necessario, anche se magari non combacia con le nostre aspettative.
Andate qui: luogocomune.net/messages?task=save
e mettete "stella70" nel campo del destinatario (quello in rosso).
Grazie
"psicologìa" e "psichiatrìa" sono due cose diverse.
Pubblico due video dello Youtuber Tweener (con cui mi trovo molto d'accordo nelle posizioni e nelle idee che espone - in generale - nei suoi video)... Spero possiate trovare spunti interessanti per aiutarvi nel vostro caso:
suggerirei a tua figlia di VALUTARE BENE tutte le conseguenze di una qualsiasi decisione e di non affidarsi al primo strizzacervelli che passa.
Anche se ogni maggiorenne ha acquisito il diritto di decidere in completa autonomia di cosa fare del proprio corpo, anche se certe decisioni possono risultare discutibili, purché non coinvolgano altre persone queste decisioni possono e soprattutto devono essere prese liberamente.
Purtroppo in questo periodo ho notato una certa leggerezza nell'affrontare certe questioni ma quì non si tratta di cambiare colore ai capelli.
Un operazione chirurgica di questo tipo è come i diamanti: per sempre.
Non si torna più indietro e le conseguenze, in caso di ripensamenti, possono essere ancora più traumatiche.
EDIT: ricordo che in passato un "semplice" (tra virgolette) intervento di mastoplastica o rinoplastica (o addirittura un semplice tatuaggio in certi casi) veniva sempre messo in discussione dai chirurghi evidenziando tutti gli eventuali rischi, sia fisici che psicologici, e ora si parla allegramente di cambio di sesso come se si dovesse cambiare l'automobile.
Prima di affrontare un "passo" del genere tua figlia dovrebbe pensarci sopra MOLTO BENE, tenendo sempre a mente che è un "strada a senso unico".
Ora tua figlia è, suppongo, disorientata ma soprattutto influenzata da degli strizzacervelli dal bisturi facile (si lo so che il bisturi è uno strumento da chirurghi, ma serve a rendere l'idea), ma ricordale che un "domani" potrebbe sviluppare il desiderio materno di mettere al mondo dei figli e a quel punto il trauma di averlo potuto fare ed esserselo negato con le proprie mani potrebbe portare a conseguenze tragiche (scusa la schiettezza), mentre lo strizza cervelli se ne torna a casa tranquillo a fare la sua solita vita con un conto corrente più gonfio della tua parcella.
Come ti è stato detto da altri, probabilmente tua figlia è solo omosessuale e sta vivendo un momento di disagio temporaneo.
La stragrande maggioranza degli omosessuali conduce una vita in armonia con il proprio corpo senza la impellente necessità di cambiarlo.
Cerca di convincerla a prendere tempo valutando bene tutte le possibili conseguenze di entrambe le decisioni, ma soprattutto senza farsi influenzare dagli strizzacervelli dal bisturi facile.
Il tempo dicono, "cura tutti i mali".
Quindi non posso che accodarmi a quanto già detto sopra, ad esempio da SAM#17, e ringraziare oldhen per la bella testimonianza.
Non so davvero cosa farei io al posto di Stella70, quindi non riesco a dare consigli. Credo solo che non penserei mai che non ci sia niente da fare per opporsi. Qualcosa, anche il solo dialogo, è sempre possibile.
I miei 2 cents li metto segnalando la bravissima Elisa Boscarol, che con il suo canale youtube e telegram "Il Mondo Nuovo 2.0", si è dedicata da anni a sviscerare il problema da tutti i punti di vista: teorici, legali, sociali, ecc. in una crociata dove riesce a smascherare l'ideologia woke e a metterne in pieno risalto le contraddizioni.
Uno dei video recenti riguarda proprio una mamma che è riuscita a salvare sua figlia.
Questa mamma ha anche fondato l'associazione GenerAzioneD. Sul sito si può trovare materiale informativo e si può -tramite i contatti- avere un confronto e l'aiuto di una comunità di supporto.
Sugli psicologi ho più che un sospetto che seguano, come la scuola del resto, una agenda e delle linee guida precise. Non mi affiderei quindi al primo che capita. Potresti chiedere alla mamma del video a quale struttura si è affidata lei.
io concordo con tutti i commenti che puntano sull'idea che uno possa avere un corpo femminile e vivere la sua vita come meglio crede. Se si sente un uomo dentro, che problema c'é? Se la viva da uomo. Oggi é piú facile che in altre epoche, almeno in Occidente.
Poi, anch'io vorrei sapere cosa é successo in quelle 10 sedute. Ma capisco che lo psicoterapeuta possa soltanto avere tirato fuori un disagio doloroso ma celato, ed essere favorevole a certe soluzioni a cui io non sono.
Quello che veramente mi stupisce é che una persona, per apparire di sesso diverso da quello che é sia disposta a privarsi del piacere del sesso. Io lo trovo assurdo. La vita é sua, ma io batterei su quel tasto. Poi intendiamoci, magari quelle cure ti rendono asessuato, ma anche lí, le relazioni sociali si ammantano di ipocrisia. Boh...
Concordo con quanto ha detto #7 Zepelin_22,
anch'io ho conosciuto alcune ragazze che si dichiaravano attratte dalle altre ragazze e che, col tempo, hanno cambiato idea, si sono sposate e hanno avuto figli; una aveva seguito una terapia freudiana per anni (oltre 10, se non ricordo male). L'unico consiglio spassionato che vi - a te e tua figlia - posso dare è possibilmente non fate azioni irreversibili (assunzione di farmaci-veleno, interventi chirurgici; si possono vivere le proprie tendenze senza: per anni una coppia di donne, spagnole, catalane, sono venute a trovarmi ospiti mie e di mia moglie; erano due donne assolutamente normali, stavano bene assieme, si volevano bene e tanto bastava);
un'altra era stata adottata da mio amico, era stata abusata quando aveva 4, 5 anni e poi abbandonata; era omosessuale o le facevano schifo i "maschi" ? non vado oltre perché è una storia tristissima, drammatica: anche le donne l'hanno brutalizzata;
chiudo con quello che insegnano nelle scuole, rimango nel vago il più possibile per le ragioni che potete facilmente immaginare: mi si presenta una ragazzina - 12, 13 anni - e mi chiede spiegazioni su quanto le avevano spiegato (e lei aveva capito, bisogna essere onesti) in classe: le avevano parlato dell'androgino; era terrorizzata perché pensava di essere nata imperfetta, in lei non vedeva niente che le ricordasse l'androgino: lei, bella, perfetta, solare, era stata trasformata in un essere incompleto pieno di paure.
***
E' un problema ormai molto diffuso. Vivo in un paese non molto grande (18.000 mila abitanti circa) di provincia e da quanto si sente e vede il cambiamento di sesso ormai è una cosa piuttosto diffusa. Personalmente ne conosco 2 che hanno attuato lo sconvolgimento.
E' chiaro che dal mondo medico non possiamo aspettarci sostegno, almeno quello collegato al sistema. Anche se è la solita questione, attingere dal solito relatore da fastidio, ma Malanga è probabile che ci possa venire in aiuto.
Dobbiamo cercare di partire dal punto di vista che molti non sanno chi siano e che se esiste un parassitaggio dobbiamo eliminarlo. L' abbiamo sentito da lui in tutte le salse... il TCT può venirci in aiuto per rimettere a posto Spirito e Anima (maschile-femmibile) al loro posto. Se è vero che nei casi da lui trattati in ipnosi si verificava l' immedato riequilibrio della personalità, non vedo perché non si debba provare. Potrebbe essere anche un modo per validare il test. Il punto critico è che deve essere la ragazza a volerlo fare. Tutto ciò che è imposto dall' esterno non funziona, lo percepiamo ogni giorno su noi stessi. Se non si fa lo sforzo personale ad aprire la mente, non potremo attuare quei passi per diventare persone "consapevoli" per usare le sue parole.
Grazie per l' attenzione e buona continuazione.
La mamma non dovrebbe né assecondarla né contrastarla, ma considerare la circostanza neutrale, con distacco per quanto faticoso. La ragazza non gli appartiene, è adulta, può e deve prendere autonomamente le proprie decisioni.
La figlia è infelice e lo sarebbe comunque, anche se facesse trattamento ormonale e operazioni chirurgiche.
Ad attanagliarla sono malesseri spirituali, non fisici. Li vediamo ogni santo giorno personaggi televisivi sfigurati dalla chirurgia; anime in pena in cerca di un senso.
Il suo compito, o la sua missione se vogliamo, è volerle bene. E, magari con astuzia (no pressioni, no persuasione), convogliare la sua attenzione verso lo stoicismo; è un cammino che potrebbero fare insieme. Aiuterebbe entrambe a lenire le rispettive sofferenze.
Comprendere cosa è sotto il proprio controllo e cosa non lo è, è una resa nobile al corso dell'acqua.
La mia esperienza personale racconta di un cuginetto coetaneo con cui da ragazzetti montavamo e smontavamo motorini, con le mani piene di grasso e la fronte sudata; poi ha cambiato sesso, ha le tette ed è anche abbastanza gnocca, e mi cazzia, tra le mie risate, quando le do involontariamente del lui, ma sembra felice. I genitori, all'interno del parentado, sono stati gli ultimi ad accettare il cambio ma ora anche mia zia, la mamma, mi cazzia quando la chiamo col vecchio nome!
Scusandomi ancora per "l'entrata a gamba tesa", auguro a te e alla tua creatura ogni bene.
P. S.
Oldhen, bel post, grazie.
www.generazioned.org/chi-siamo
sperando che possa trovare supporto e orientamento
... perché non parlarne anche con la sua amica del cuore, per capire cosa ne pensa? Quali sono le loro aspettative di coppia?...
... questo lato sentimentale può avere un grande peso sulla decisione finale...
... è l'elemento terzo che non è stato ancora valutato in questa situazione, ma potrebbe dare un contributo importante...
... per esperienza di persone a me vicine, posso dire che prendere un po' di tempo per essere davvero sicuri di ciò che si vuole prima di intervenire medicalmente è una condizione fondamentale...
... del resto questi percorsi sono sempre molto lunghi nel procedere, anche quando la decisione viene presa...
Risponde una persona preparatissima che può metterla in contatto con i professionisti che cerca la signora
Chapeau anche da parte mia
Vedete, di tutte le cose che mia figlia mi ha detto in quella mezz’ora, una sola mi terrorizza in modo assoluto e continua ad andare in loop nel mio cervello: la transizione medica. Non riesco a staccare il pensiero da questo.
Non mi fa alcun problema al mondo accettare che mia figlia sia omossessuale, lesbica, fluida, binaria, non binaria o qualsiasi diavolo di definizione (di cui non conosco il significato) si applichi in queste situazioni. Non mi interessa perché appunto sono “etichette”.
La sua personalità è spiccatamente maschile ma anche la componente femminile che viene dalla sua biologia è innegabile.
Non sarà mai solo una delle due cose perché racchiude in sé entrambe le componenti. Finora ha sempre avuto relazioni con maschi, l’amica è la prima relazione con una persona del suo stesso sesso. Le ho chiesto se è attratta dalle donne e mi ha risposto: non particolarmente, ma che è innamorata della sua amica. E io questa cosa l’avevo già intuita anni fa, gliel’ho chiesto almeno un paio di volte negli anni, senza giudizio, ma ha sempre negato. Eppure io l’avevo capito subito, prima di lei pare. Istinto materno?
La cupezza e l’infelicità sono arrivate nell’ultimo anno, a seguito di questo percorso che sicuramente lei ha cercato perché sentiva inquietudine dentro di sé, ma dal cercare aiuto perché si vuol far chiarezza a uscirsene con la prospettiva di un cambio di genere c’è una bella differenza! Certamente ha navigato molto in solitudine sui social e si è fatta una sua visione della sua situazione, poi è andata dallo psicologo per averne conferma. Evidentemente lo psicoterapeuta ha messo questa eventualità tra le possibili, non voglio pensare che veramente le abbia fatto una diagnosi in questo senso.
Ma durante una tempesta ci attaccheremmo anche allo squalo, pur di non affogare.
Purtroppo l’evento è recente e abbiamo avuto poco tempo per parlare tra di noi in modo approfondito e tranquillo. Ma va bene così perché anch’io devo raccogliere emozioni e pensieri.
Ma al di là di come si sono effettivamente svolti gli eventi, che può essere utile per chiarire i dettagli, la sostanza non cambia. Lei ha in mente questa transizione, mi ha chiesto di poter iniziare un percorso di psicoterapia assieme ma come faccio ad affidare mia figlia e ad affidare me stessa se NON MI FIDO?
Io sono terrorizzata dal potere che questi professionisti hanno sulla mente dei nostri ragazzi. Rivivo il periodo covid e le sue follie, non mi fido più della classe “medica” e delle sue soluzioni spicce. Abbiamo visto i danni psichici (e fisici) che ne sono emersi. Ma davvero pensiamo che accompagnare questi ragazzi ad essere quello che non sono (e che non saranno mai) sia la cosa giusta? Ma questo non è il fallimento della psicoterapia?
Credo fortemente che si possa affrontare la vita assecondando la personalità che ci viene più consona senza stravolgimenti fisici irreversibili. Ci si deve poter dare la possibilità di ripensarci, forse, un giorno. Credere che davvero solo l’immagine che ti rende lo specchio può farti felice denota una grande fragilità che andrebbe affrontata, non soffocata. Non so come spiegarmi... è un grido che emerge dal profondo della mia anima… ed è questa la cosa che non accetto.
Io stessa sono tutt’altra persona oggi rispetto a quella che ero 30 anni fa. Ci sono milioni di scelte che col senno di poi non farei più, ci sono tante cose nella mia persona che avrei voluto cambiare, ci sono tante cose nel mondo che vorrei cambiare. La vita cambia e ci cambia. Ma oggi noi siamo quelli che siamo perché abbiamo affrontato il nostro percorso di crescita, senza scorciatoie inutili e pericolose.
Devo cercare un terapeuta di cui fidarmi e per questo chiedevo il vostro aiuto, vorrei tanto che fosse una persona alla Citro, alla Meluzzi, insomma quel genere di terapeuta che ha il dono sincero di guardarti dentro e di invitarti a fare altrettanto, perché solo dall’accettazione profonda del proprio essere potrà esserci la pace. Ed infine una persona che almeno intuisce le storture di questa società e che non si conforma ai suoi dettami in modo dogmatico. So che è dura… ma devo impegnarmi in questa ricerca. Grazie per tutti i vostri suggerimenti!
Poi sicuramente l'elemento tempo è fondamentale per tutti. Sono emozioni che mi sono piuvute addosso all'improvviso e anch'io ho bisogno di farle sedimentare per ridimensionarle. La disperazione deriva sicuramente dal fatto che non ero preparata.
Non avete idea di quanto bene mi abbia fatto fare con voi queste riflessioni.
Luogocomune è davvero una grande famiglia. Davvero, grazie!!
Portala in un reparto maternità di un ospedale qualsiasi e quando sarà davanti a una madre con in braccio il proprio frugoletto che si allatta al seno le potrai dire:
"Vedi, tutto questo, un giorno, NON sarà tuo."
Una lesbica con tutti i genitali al loro posto potrà ancora avere figli propri, sangue del suo sangue.
Un uomo "artificiale" NO.
Scusa la schiettezza.
"Purtroppo è una tragedia già vista
Qui un po' di materiale:
youtu.be/ZR7K8-5te9M?si=lv5ufMJi0x3CfAzd
youtu.be/npmQqwA6PKw?si=LcsyzHzJrYe7CwDa
Ma volendo di storie di detransitioners ce ne sono a bizzeffe.
Qui, anche , può trovare aiuto e conforto.
Mi raccomando: faccia sempre sentire molto amata la ragazza, ma faccia capire che non condivide il suo percorso : è un'illusione che le fa solo male.
E poi PREGHIAMO.
Se serve ulteriore materiale mi scriva."
Le sono vicina e l'abbraccio, spero tutto si risolva per il meglio
Comunque più saprà e meglio sarà; ogni informazione potrebbe farle cambiare idea. Ad esempio leggo che uomo trans (da donna a uomo) sarà dotato di micro pene(da 1 a 3-4 cm); misure del genere annichilirebbe chiunque, anche chi ha il clitoride. Deve essere consapevole che non sarà mai un vero uomo e che deve lavorare per essere felice con quello che ha.
Anche il semplice trattamento ormonale è in parte irreversibile (tono voce, peli, ecc.)
Comunque è proprio vero, ogni famiglia porta una croce; la mia vicina ha un padre depresso da sempre, un'altra famiglia del quartiere è stata e continua a essere falcidiata dai tumori al cervello e così via. La sofferenza pare essere una costante.
#10 Tianos 06-11-2025 07:16
ti auguro tutto il bene possibile
Chi è in difficoltà sulla tavola vede solo una tazza di caffè amaro. Questi "professionisti" a mio parere dovrebbero fare solo una cosa: apparecchiare la tavola con decine di pietanze e lasciare che sia il disperato a scegliere il piatto che preferisce. Ma psichiatri e psicologi, questa è la mia impressione, vogliono costringere il disperato a mangiare la pietanza che piace a loro.
I "professionisti" non sono affidabilissimi, chi ti vuole bene spesso non ha i mezzi e come i "professionisti" ti indica la strada da percorrere. Sono fermamente convinto che solo i libri, la lettura di biografie e saggistica, possono tirarti fuori dal pantano. Sono la panacea.
la fai un po' facile ... a mio figlio alcuni pazienti lo hanno aggredito già tre volte, due volte è finito al pronto soccorso e non è mingherlino. Sapessi con che velocità le famiglie li scaricano affidano alle strutture sanitarie !
#40 Stella70
hai tutta la mia comprensione; anch'io non mi fido; ogni volta che mi sono serviti hanno tradito le mie aspettative; ma tuo figlio ... ? spero che sia migliore di quelli che ho incontrato io.
Scavano ma non ti danno gli strumenti per gestire la macerie. Se possono seppelliscono nuovamente.
Paparozzi, io la vedo diversamente.E vorrei ricordare di non confondere psichiatri con psicologi: i primi sono medici e possono prescrivere farmaci, i secondi no. Io parlavo proprio degli psicologi, di tutta quella categoria che campa vendendo parole e diagnosi a chi è già fragile. Lo so che certi casi sono duri, ma non per questo dobbiamo santificare una professione che spesso fa più danni che bene. Troppa teoria, troppi titoli, poca realtà. L’empatia non si impara nei libri. Conosco gente laureata in psicologia che se vede una persona piangere cambia marciapiede, zero empatia, la consapevolezza di un pesce rosso. E poi vogliono insegnare agli altri a “gestire le emozioni”? Dai, siamo seri. Per come la vedo, prima di dare a qualcuno la possibilità di iscriversi a psicologia, bisognerebbe fargli fare un percorso, un test vero, che misuri la sua sensibilità, la sua capacità di capire l’altro, se non sei adatto non puoi iscriverti. Perché senza empatia, quella laurea diventa solo carta, e chi la usa male può fare più male che bene
In ogni caso anche nell'ipotesi che per errore "ti abbiano dato il corpo sbagliato" non ho mai capito per quale motivo un problema mentale debba avere una soluzione chirurgica.
Per quanto riguarda la questione di "sentirsi uomo o donna" è chiaramente legato alla percezione, come tutti hanno sperimentato la percezione può essere molto sbagliata.
Non siamo fatti con lo stampino.
10 sedute bastano e avanzano x manipolare una persona in buona fede e instillarle problemi inesistenti.
Lavaggio del cervello.
Senza scomodare Bibiano la psicologia oggi è una mostruosità.
Indottrinamento e ideologizzazione.
Al servizio del sistema.
Da evitare come la peste.
Il mutamento di sesso è un percorso irreversibile oltre che assurdo.
La direzione dovrebbe essere quella di accettare e ritrovare sé stessi non di alienarsi da sé stessi.
Follia.
Ma lo scopo è la distruzione dell'identità dell'individuo, lo sappiamo.
Quindi tutto torna.
Molti che hanno devastato il proprio fisico e mente si accorgono di aver fatto, anzi di essere stati indotti a fare una cazzata e finiscono per suicidarsi.
aggiungo i miei 2 cent e chissà che tutti insieme arriviamo al milione
Sono in profonda compassione con quello che provi, mi riflette tutte le volte che sono stato in confusione e con un senso di impotenza.
La confusione e il senso di impotenza non aiutano, anzi si sommano al problema che in qualche modo vorresti risolvere.
So da dove arrivano, almeno quando si tratta di me: dal senso di responsabilità che penso di avere nella situazione, ma lo vivo come una colpa. Come se fosse stato in mio potere di agire in modo diverso e di conseguenza le persone vicino a me non avrebbero sofferto.
Le cose hanno cominciato a cambiare quando ho capito la cosa più semplice: non esiste la colpa. E' vero che se avessi agito in modo diverso le cose sarebbe andate diversamente, ma è soprattutto vero che in quel momento non era possibile un agire diverso perché c'era quel Mirco lì con tutte e solo le possibilità di quel momento lì e non altre.
Come dici anche tu, tante cose le avresti fatte diversamente con il senno di poi. Del senno di poi sono piene le fosse, dicono.
Allora la prima priorità, mi viene da dire, è di buttare la colpa nel cesso. Scusa la crudezza, ma credo proprio che quello sia il suo posto!
Con la lucidità, la seconda è di prendere una buona decisione.
Ecco, la buona decisione non è quella che prendi per tua figlia, è quella che prendi per te. Sono certo che è buona se ti rende serena, qualsiasi cosa voglia fare lei e quali che siano le tue paure. Viva la paura, è l'anima del coraggio!
Qualcuno qui ha detto che tua figlia non ti appartiene e penso che abbia ragione. Di certo ti appartiene il suo amore per lei. Non puoi fisicamente darglielo, ma di sicuro lei lo vede così come vede la tua serenità, allora la sua decisione sarà altrettanto serena.
Ho esperienza di terapia di gruppo, allora mi permetto anche di notare un'altra cosa.
Hai detto che il padre prenderebbe male se sapesse cosa passa con sua figlia. Non faccio fatica a credere che sia proprio così. Ti suggerisco che nelle mie esperienze era chiaro che le persone si sentivano sempre profondamente rispettate quando venivano coinvolte, soprattutto quando si trattava di cose non facili da portare come questa. Sentirsi rispettati non significa prenderla bene, in questa caso molto probabilmente è l'opposto, significa vedersi riconosciuti quello che ci spetta.
Se fai leggere i nostri scritti a tua figlia, penso che tu lo stia facendo, il mio messaggio per lei è proprio questo: rispetta te stessa, in primis, e fallo allo stesso modo con chi ti è vicino.
Vi saluto con un caro abbraccio.
Mirco
Un adolescente, se tiri le briglie ti scappa dalle mani.Se togli importanza alla questione ricapacita per conto suo, perché la ragazza suppongo abbia il cervello sufficientemente arredato per fare un pó di autoanalisi.
Anzi, io addirittura la spiazzerei buttandola sul tragicómico.
"Ciccia, piuttosto che vederti vestita da boscaiolo con le zizze lunghe70 cm sotto un camicione a quadri ti preferisco pure io con la barba"
Anzi, adesso ci sono quelle odiose apps per i cellulari. Simulate entrambe ad essere uomini e fatevi due risate.
Io nella mía época "contro" mettevo la cuffia giamaicana, le scarpe di sicurezza con la punta di ferro da muratore, la maglietta a maniche lunghe sotto quella a maniche corte e mi tagliavo i capelli a ciocche per sembrare un punk. Invece ero solo un minchione di 15 anni. Non vedo sostanziali differenze. Pure io volevo essere quel che non ero. Adesso la moda é quella mlgtbyqwerty dove la M iniziale sta per mignottone( e per tua fortuna tua figlia non é di quelle quindi già un passo in avanti), alla mía época si era o punk o.. tutt'altro.
E comunque consolati. Pensa se la ragazza ti fosse uscita come Salvini.
Lasciale il tempo di leccarsi le ferite, o... Quel che voglia leccare. Dopotutto ha avuto due palle cosí per dirti quel che ti ha detto. Onore al mérito. Fatto questo, chi ha veramente un problema sei tu, non piú lei. Ed infatti sei tu chi chiede aiuto in un forum di cospiranoici col cappello di carta stagnola, non lei.
Passerà. O Passera. Che dir si voglia.
Il peccato originale fu proprio quando l'associazione degli psicologi americani decise di togliere l'omosessualità dall'elenco delle malattie, e lo fece su pressioni della politica.
Ora in teoria la politica è cambiata e si potrebbe cominciare a ragionare in un altro modo.
Quindi l'unico modestissimo consiglio che mi permetto di darti è di riuscire ad evitare ogni intervento irreversibile,il tempo e la vostra vicinanza potrebbero funzionare meglio di qualsiasi terapia.
Un abbraccio.
Dunque vediamo lo schema. Esiste un al di là, necessariamente, poiché prima di nascere, evidentemente, si è già maschi o femmine, e si viene catapultati in un corpo o in un altro da una divinità, che abita questo al di là, particolarmente distratta o dispettosa. Interessante sarebbe chiedersi se in questa esistenza prima dell'esistenza corporea la percentuale di anime maschili e femminili sia 50% e 50%, ma niente ci potrà garantire questa conoscenza. Potremmo fare una statistica dei dopo nati, ma i risultati empirici potrebbero essere falsati da interferenze e preconcetti. Secondo me le percentuali sono del 60% e 40%, ma non saprei dire se sono più le anime maschili o femminili. Comunque sia, oramai la scienzah garantisce al giovine che, appena scopre cos'era prima di nascere, fornirà il vaccino apposito per guarire da tutti i mali e assumere l'identità sessuale giusta, anzi quella giustissima, e questa scienzah infine garantisce la risoluzione definitiva anche del mal di vivere di Montale. E figurarsi un po'!
Figurarsi anche un po' dove è in grado di arrivare l'esorcismo contro il pensiero della morte.
E’ comprensibile, e per certi versi sano, che sua figlia abbia vomitato tutta la sua rabbia per una situazione in cui si sente vittima e dia la colpa ad altri, per primi i genitori.
I genitori si sentono annichiliti e in colpa per una situazione non da loro voluta e si sentono loro stessi vittime.
Ho visto che si ottengono maggiori benefici se si vede la faccenda con una prospettiva comune, è tutto il sistema familiare che è ferito e ha bisogno di capire e di cura.
Forzare il corpo in genere non risolve. E’ opportuno avere un’apertura di mente e di cuore, integrare anche l’aspetto dell’anima e percepire che può esserci una ferita che ha origini ancora prima della nascita o addirittura del concepimento.
Conosco una psicologa che riceve anche a Milano, penso che potrebbe darle delle indicazioni. Se ritiene mi scriva con un messaggio.
Un abbraccio.
concordo quasi in toto con quello che altri utenti del sito hanno scritto. In aggiunta, vorrei includere la seguente considerazione fatta da mio figlio. Una sua amica - circa 22 anni - ha da tempo espresso la volontà di diventare uomo. Pur vestendosi come un ragazzo, la sua voce e i modi di fare tradiscono quelli di una ragazza e quasi nessuno la prende per maschio. Tante volte rivolgendomi a questa persona ho usato pronomi e aggettivi come 'she' o 'hers' - vivamo in Inghilterra - , venendo prontmente redarguito da mio figlio. La persona in questione ama i ragazzi, ma volendo diventare uomo ritiene di essere omosessuale. Insomma, con tutta la mia buona volontà ed empatia, non posso fare a meno di pensare che vi sia un po' di confusione in lei/lui. Da qui, arriviamo alla considerazione di mio figlio: "ma se una donna non è mai stata uomo, e non sa cosa voglia dire essere uomo, come fa a desiderare di essere uomo?" Questo vale ovviamente anche per l'uomo che desidera essere una donna. Non ho risposte. Non dico che le transizioni non siano possibili, ma certamente bisognerebbe considerare tutte le implicazioni.
Fra le conseguenze da tenere seriamente in considerazione, come già ribadito nel forum, ci sono quelle chimiche. Sì, alcune sostanze - gli steroidi anabolizzanti, ad esempio - sono in grado di dare al corpo di una donna fattezze da uomo (peluria, voce profonda etc.), ma anche un sacco di problemi di salute. Per rendersi conto dei devastanti effetti collaterali di queste sostanze sintetiche basti considerare cosa è successo alle ex atlete della Germania Est. Molte di loro presero steroidi inconsapevolmente quando erano poco più che bambine, per anni, e il loro corpo cambiò notevolmente. Sì, vinsero tante medaglie alle Olimpiadi, ma a che prezzo? Gli effetti sono irreversibili e molte di loro, a distanza di anni, convivono oggi con numerose malattie. Conosco personalmente alcuni di questi atleti e le loro storie fanno davvero piangere. Ho sviluppato uno studio approfondito su questa questione e, se lo desidera, posso inviarle del materiale interessante. Ritengo opportuno che qualcuno che sta per intraprendere un 'percorso chimico' sia al corrente, oltre che degli eventuali benefici, anche degli effetti collaterali.
Un abbraccio.
Se dovessi venire a conoscenza di qualcuno di bravo , manderò un mail a luogocomune .
Purtroppo ogni giorno ne vedo molti di ragazzi e ragazze in balia della cultura woke.
Come già detto da altri: hai fatto bene a non "reagire male", lì per lì, quando ti è stato comunicato tutto ...
... ma ora, con i giusti modi, devi esprimere a tua figlia le tue preoccupazioni, le tue paure (come stai facendo qui con noi); dirle che può amare chi vuole (donne o uomini) senza necessariamente fare operazioni invasive, pericolose, deturpanti, irreversibili; esporle i rischi di certe operazioni; guardare/leggere/condividere insieme a lei video, testimonianze, articoli che ti hanno colpito (e che pensi possano colpire anche lei), ecc.
Cioè: occorre che tu le faccia capire la tua posizione (pur nel rispetto delle sue scelte)... e cercare di farle capire anche che, l'epoca in cui ci troviamo, non permette di fare "miracoli"; i dottori non brandiscono la "bacchetta magica"! ... il "camuffamento da maschio" che le verrà fornito dalla Scienza sarà comunque "parziale" e certamente non sarà mai equiparabile, nelle sue funzionalità, a un corpo (maschile o femminile che sia) originalmente prodotto dalla Natura (dovendosi oltrettutto sottoporre a trattamenti continui, per il resto della vita, per mantenerlo in quello stato ... come un "malato cronico").
Alcuni soggetti sono rimasti delusi dal fatto di essere diventati totalmente frigidi/impotenti dopo l'operazione, non riuscendo più ad avere orgasmi/piacere/sensibilità, stimolando i nuovi organi genitali "ricostruiti"...
... ne vale la pena????
falla riflettere... esponendole le tue idee...
... come si farebbe con un figlio/a che volesse rifarsi il seno, le labbra, il naso... o che volesse farsi un tatuaggio, tagliarsi la lingua a metà, ecc.
Non mi risulta che i medici assecondino questa loro percezione palesemente errata.
ritocchi per avvicinarsi ai canoni estetici
operazioni per correggere difetti fisici
transizione da un genere ad un altro
modifiche corporee
sono cose diverse che non possono essere messe sullo stesso piano
Credo che l’omosessualità in generale di qualsiasi tipo essa sia è il frutto di un complicatissimo condizionamento mentale in un prolungato periodo di tempo. Gli omosessuali si sottopongono deliberatamente al lavaggio del cervello...‘Sono omosessuale e sono fiero. Sono bello’.
Questa mentalità è alla base del problema degli omosessuali. Si può smettere d’essere omosessuale solo se non si pensa più come un omosessuale e non si hanno più i suoi desideri.
Così come non giustifichiamo e non scusiamo chi ha il vizio del gioco dazzardo per esempio...così non bisogna giustificare il comportamento omosessuale. Va corretto...se lo si vuole ovviamente.
La Parola di Dio mostra che e' possibile cambiare tale mentalita". Il "Proggettista" degli esseri umani conosce meglio di chiunque altro come siamo fatti...dovremmo ascoltare i suoi consigli al riguardo.
L’enfasi con cui gli psicologi del cazzo e gli altri cazzoni da baraccone a seguito, riempiono le proprie vite e quelle degli altri sull’argomento collocazione sessuale, “inserendo giovani vite all’interno di ruoli fingendo l’opposto, cioè fingendo apertura e flessibilità”, va considerata la “vera” degenerata, degenerante, ingannevole deviazione. Alla larga!
Molti docenti sono vittime della propria ignoranza. Psicologi e psichiatri sono, non sempre, ma spesso, e “non a caso”, persone pesantemente irrisolte. Teniamone conto e non sopravvalutIamoli, facciamo bene attenzione a non invaghirci delle loro parole.
Riflettiamo sul fatto che di questi tempi viene considerato normale modificare il proprio corpo come fosse di plastilina, mostrando di fatto un allontanamento da corpo, fisicità, vive emozioni, a mezzo di artifici plasmanti schifosi e/o "fissazioni" “fortemente” dannosi per la salute fisica e psichica. Artifici orrendi, ripugnanti (peraltro anche a livello estetico, ma questo vale per persone che hanno un minimo di senso dell’ironia e del ridicolo). Tali modifiche, fisiche e non, “sposano” rigidamente, un cambiamento “senza ritorno” quando la vita è evoluzione continua. le nostre cellule contengono anche le informazioni dei nostri avi, in un gioco dinamico di esperienze, conflitti e risoluzioni.
Sesso a piacere lo si può fare comunque, dunque perché non “accettare il proprio corpo nella sua dignitosa integrità insieme alle proprie tendenze acquisite o indotte o persino innate? Perchè plasmare schifosamente il corpo come una marionetta di proprietà esclusiva, affidandosi alla criminale big farma, oscurando relazioni ed equilibri presenti in natura? Un nome: abuso. Questa si, è malattia, altro che balle. Il top della perversione!
Eludere la verità, cioè la vita e rifugiarsi nella menzogna mortifera è lo sport principale dell’essere umano.
Per la figlia, mi sembra di capire che il ha trovato la strada ed ora la deve percorrere.
Ci sono delle metodologie che saltando tutto l'investimento teorico, le opinioni ecc. vanno direttamente a dialogare con il subconscio del cliente/paziente rendendo gli eventuali conflitti più chiari ed evitando confusione spesso dovute ad orientamenti di questo momento storico.
Non me ne occupo ma conosco una persona onesta che si muove in questo ambito reperibile a Milano. Se vuoi ti metto in contatto, ci puoi parlare personalmente senza impegno e poi valuti con calma senza problemi o coinvolgimenti. Io abito a Como. Di a tua figlia di non fissarsi su tendenze e ruoli, provare una particolare attrazione per altre persone, in generale, è un fatto normale, soprattutto in una fase di scoperta e crescita. Sono incontri di rappresentazioni...Le fissazioni portano su strade sbagliate e "ingabbiano" nei ruoli. Irrigidiscono inutilmente. Modificare il proprio corpo e i suoi meccanismi naturali in quei modi assurdi è una forma di distanza e disprezzo per sé stessi. Diverso è approfondire il proprio sentire, consentirsi di vedere e di vedersi. Fammi eventualmente sapere. Un abbraccio.