di Marco Cedolin
Gli studenti sono tornati in piazza un po’ in tutta Italia, da Milano a Torino, a Genova, a Firenze, a Roma, a Macerata, partecipando allo sciopero generale dei settori della conoscenza proclamato dalla CGIL. All’Università La Sapienza di Roma si è vissuta una mattinata di tensione fra i giovani che intendevano uscire in corteo dalla cittadella universitaria e le forze dell’ordine decise ad impedire un’azione che avrebbe violato il nuovo protocollo creato per limitare i percorsi dei cortei, varato recentemente dalla giunta Alemanno, in accordo proprio con le organizzazioni sindacali. La tensione è sfociata poi in alcuni scontri fra la polizia e gli studenti, molti dei quali sono rimasti contusi nel corso delle cariche.
A parte gli scontri alla Sapienza, che si sarebbero certo potuti evitare interpretando il protocollo in modo meno rigido, la sensazione lasciata da questa giornata in cui la protesta studentesca è tornata a fare parlare di sé, è quella di un’Onda molto ridimensionata tanto nella partecipazione quanto nelle prospettive, rispetto al movimento che lo scorso autunno riempiva le piazze al grido di “né rossi né neri ma liberi pensieri”. Dopo gli incidenti di Piazza Navona dello scorso Ottobre, creati ad arte dai molti che temevano gli effetti di una protesta forte ed unitaria del mondo studentesco affrancata dal controllo dei partiti politici, …
Parte Prima: A mean, lean, debunking machine
Per definizione, il debunker è una persona che si dedica sistematicamente a smontare qualunque teoria, ipotesi o forma di pensiero che vada contro la cultura imperante, contro il governo, contro le istituzioni, contro il modo di pensare corrente, contro il quieto vivere, insomma contro lo status quo in generale.
Il debunker “non ama le rivoluzioni”, sta bene nel suo brodo, e va in grande agitazione appena sente che c’è in giro qualcuno che rischia di obbligarlo a cambiare il confortevole arredamento del suo cervello.
Il debunker infatti assomiglia molto a quelle famigliole piccolo-borghesi che ci hanno messo più di un anno, dopo litigate furibonde, per decidere se il televisore al plasma andasse di fianco al caminetto, sotto la finestra, oppure fra la poltrona bella e il divanone a 3 posti. Una volta presa quella decisione, che li ha portati più di una volta sull’orlo del divorzio, non ne vogliono più sapere di spostarlo, nemmeno se viene la piena che si porta via il divano, la poltrona e pure la parete che c’è dietro. Moriranno in piedi, se devono morire, ma con il televisore al suo posto.
In realtà quella che abbiamo descritto è la classica “persona perbene”, quella che ha trovato il suo posticino nella società, e a questo punto è interessata solamente a mantenerlo. Non a caso costoro si chiamano anche “conservatori” (* vedi nota a fine articolo), nel senso che gli sta bene quello che hanno, e cercano in tutti i modi di conservarlo. (Dal che si deduce che il “progressista” sia invece uno che ha troppo poco, e che spera nel “progresso” – cioè in un domani migliore – per vedersi assegnare qualcosa anche lui).
Naturalmente, al mondo tutto è relativo: “conservatore” è Dick Cheney, che non ha nessuna voglia di perdere i quaranta milioni di dollari al mese che gli entrano con i titoli delle società petrolifere, e “conservatore“ è il doganiere svizzero che lavora al valico di Chiasso, che non ha nessuna voglia di perdere il suo villino color giallo-diarrea in cemento armato, con doppio garage, tavernetta e vista panoramica sul ponte dell’autostrada.
Ognuno conserva quello che può.
Tutto questo però non significa che i conservatori siano gente noiosa, anzi. Anche i doganieri svizzeri ogni tanto escono a far bisboccia con i loro amici, e a volte stanno fuori fino alle 10 di sera, …
A sei anni dalla legalizzazione della prostituzione in Nuova Zelanda, l’esperimento sembra aver dato risultati largamente positivi.
Mentre sul finire del secolo scorso l’Europa invertiva sorprendentemente la marcia, e vedeva paesi “avanzati” come la Norvegia e la Svezia proibire di fatto il mercato del sesso, la Nuova Zelanda del 2003 stupiva il mondo, equiparando l’attività delle case chiuse ad una qualunque altra attività commerciale, riconosciuta e regolamentata dallo stato fin nel minimo particolare.
Oggi la prostituta neozelandese è protetta da un contratto di lavoro alto 50 pagine, che specifica esattamente quali siano i suoi diritti, e quali siano gli obblighi nell'ambito della pratica professionale. Primi fra tutti l’obbligo per il cliente di utilizzare il preservativo in qualunque attività di tipo sessuale, l’imposizione di stretti controlli di tipo sanitario, e soprattutto il diritto della prostituta di rifiutare un cliente, se non le va, senza per questo dover subire minacce, ricatti o violenze di alcun tipo.
In fondo si tratta di un accordo commerciale come qualunque altro, per cui è evidente che ambedue i contraenti debbano essere d’accordo.
Ma soprattutto, da quando c’è stata questa innovazione, ...
di Marco Cedolin
La notizia viene riportata all’interno di un articolo della Stampa nella sezione cronaca di Torino e riguarda il traffico merci fra Italia e Francia ai valichi piemontesi e valdostani, ma la situazione risulta essere molto simile un po’ dappertutto in Italia, dal momento che secondo un’analisi della Fita Cna datata 23 gennaio 2009, sarebbero oltre 10.000 le aziende di autotrasporto destinate a chiudere i battenti entro la fine dell’anno.
La diminuzione dei traffici merci è iniziata nel 2001 con il deteriorarsi della situazione economica, ma nell’ultimo anno ha raggiunto livelli davvero imponenti. Al valico del Frejus, in Valle di Susa, i transiti dei mezzi pesanti sono diminuiti del 25%, al tunnel del Monte Bianco di circa il 20% ed a Ventimiglia del 16%. A causa di questa enorme riduzione dei transiti merci ai valichi di frontiera, il traffico risulta essere diminuito del 13,1% anche sulla tangenziale di Torino e sull’autostrada Torino – Aosta, secondo i dati diffusi dall’Ativa che gestisce entrambe le tratte.
La notizia resterà con tutta probabilità relegata nel novero della cronaca locale, ...
“Signore e Signori, come potete vedere…” Il trucco lo conosciamo molto bene. Ce lo ha insegnato Paolo Attivissimo, il sois-disant cacciatore di bufale, fin dal giorno in cui fu pizzicato ad approfittarsi della fiducia dei suoi lettori, “mandando a vedere” prove inesistenti.
In quel caso il nostro eroe si proponeva di smontare una diceria contro la portaerei americana Lincoln, fatta oggetto di una strepitosa barzelletta (che trovate nell’articolo), che sembrava essere nata da un evento reale. In altre parole, se la barzelletta fosse vera, gli americani risultavano essere effettivamente dei cretini a tutto tondo. “Non fia mai”, avrà pensato il nobile (che per qualche motivo si ritrova sempre a difendere le portaerei americane), mentre partiva lancia in resta per smontare al più presto questo terribile sospetto. Per farlo, Attivissimo segnalava pagine su pagine di storia della marina americana, che “mostravano chiaramente” come la Lincoln in quel periodo non si trovasse nemmeno nelle acque in cui la barzelletta era ambientata. Il lettore a quel punto, impressionato dalla sua grande serietà investigativa, non solo accettava che la barzelletta non avesse fondamento, ma applaudiva sonoramente il suo donchisciotte informatico.
Chi invece si fosse preso la briga di leggere fino in fondo le pagine segnalate da Attivissimo – come fece il sottoscritto – avrebbe scoperto che non dimostravano assolutamente nulla di quanto sostenuto. Non c’era modo, da quelle pagine, di stabilire dove si trovasse la portaerei in quel periodo. Si era trattato di un banalissimo bluff, basato sul fatto che spesso basta dire “come potete vedere”, e la gente ci crede a occhi chiusi.
Il cacciatore di bufale in realtà era il primo a rifilare bufale al suo pubblico.
Facciamo attenzione, perchè questo non è un semplice giochino di parole, ma la denuncia di un sofisticatissimo trucco che sta nascosto all’interno del trucco: se il direttore dell’F.B.I. si batte tutti i giorni in prima linea "contro la perversione sessuale", chi andrebbe mai a immaginare che proprio lui sia omosessuale? Bene, leggete la biografia di Edgar J. Hoover, direttore dell’F.B.I. per quasi 30 anni, e scoprirete cosa facesse nel suo tempo libero.
E’ proprio nell’ammantarsi di una certa autorità, con scopi “nobili” e disinteressati, che i prestigiatori dell’informazione riescono a raggiungere il massimo dell’efficacia. Quando il CICAP si presenta come ente incaricato della ”verifica del paranormale”, ...
[size=medium][color=CC0000]AGGIORNAMENTO: [/color][/size] Su Wikipedia non ci sono responsabili!(Vedi qui). La versione italiana della nota enciclopedia in mano ai pirati dell'informazione.
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Nota: Partendo dal caso Wikipedia, l’articolo rappresenta anche un piccolo corso accelerato di controdebunking, che suggeriamo di leggere con attenzione a tutti coloro che si dibattono fra “verità” contrastanti. Nessuno ha la verità in tasca, ma il metodo per scovarla esiste.Il più grande repositorio di informazione inquinato dai veleni dei debunkers. Tutti nel nome di Attivissimo.
In Internet abbondano ormai le pagine che tentano in tutti i modi di screditare il mio operato – come quello di molti altri con posizioni simili alle mie - al punto che da tempo non vado nemmeno più a guardarle, quando me le segnalano. Non solo sono tutte uguali, ma ritengo che chi vuole sapere come stiano davvero le cose può venire su luogocomune, confrontare le opposte tesi, e farsi la sua opinione personale, mentre chi si fida di quello che gli raccontano i debunkers si merita serenamente di essere ingannato.
In tutto questo sono però rimasto stupefatto nel trovare su Wikipedia una plateale accusa di “falso” e di “manipolazione”, nei miei confronti, che non solo è tutta da dimostrare, ma che non è nemmeno documentata nè articolata. (Sia chiaro, mi avrebbe stupito nello stesso modo una pari accusa rivolta a chiunque altro).
La frase a cui mi riferisco è questa: “Nel gennaio 2009, Mazzucco pubblica un video con una sua intervista a una paziente dell'ex medico Simoncini, intitolando l'articolo "''Cura il cancro per email''". Analizzando il video si scoprirà, durante la discussione, trattarsi di un falso: una guarigione dovuta a terapie tradizionali, spacciata per prova della cura con il bicarbonato. Mazzucco, nonostante l'evidente manipolazione, non ha mai corretto, giustificato o cambiato le conclusioni della sua intervista”.
Praticamente, è come se io scrivessi sul muro del comune “Mario è un ladro e un truffatore”, e i dipendenti comunali lasciassero la scritta in bella vista, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Signori miei, se questa è un’enciclopedia – en kuklos paideia significa “sapienza universale” – Berlusconi è alto 1,90, le rane volano a Mach-3, e il mio babbo è Michael Jackson.
Avevo già pubblicato un articolo, in tempi non sospetti, contro questo falso repositorio della verità, dove chiunque può scrivere quello che vuole, obbligando poi i diretti interessati a dedicare ore infinite per far correggere in qualche modo queste tristi condensazioni di gas intestinale. E ora non posso che confermare il mio giudizio, in negativo: poichè Internet è diventato ormai il referente universale per l’informazione, il fenomeno di Wikipedia al suo interno rappresenta un vero e proprio cancro, che accoglie e nutre indiscriminatamente verità e bugie, ...
Ecco la trascrizione completa del filmato, per chi non avesse la possibilità di vederlo, o volesse far circolare il testo via e-mail.
CANCRO IERI E OGGI
NARRATORE
20 mila persone muoiono di cancro ogni giorno. Questo si traduce in 8 milioni di vittime circa ogni anno, mezzo milione delle quali sono americani. Nel frattempo, oltre un milione di americani riceve ogni anno una nuova diagnosi di cancro.
Queste persone piombano improvvisamente in un tunnel oscuro, che cambierà radicalmente la loro vita per molti anni a venire. Di fronte a una sequenza apparentemente infinita di esami medici, controlli, seconde opinioni, ricette, medicinali, ...
Ogni giorno 20.000 persone muoiono di cancro nel mondo. Questo equivale a circa 8.000.000 di morti per cancro ogni anno. Mezzo milione di questi sono americani. Nel frattempo, sono più di un milione gli americani a cui viene diagnosticato un nuovo tumore ogni anno.
Da qualunque lato la si voglia guardare, la situazione è oggettivamente sconfortante.
Mentre la scienza in generale, e la medicina in particolare, hanno fatto passi da gigante negli ultimi 50 anni, la lotta contro il cancro è rimasta inspiegabilmente al palo: nonostante i miliardi di dollari investiti nella ricerca, con centinaia di laboratori superspecializzati che hanno perseguito le strade più diverse e impensabili, la causa della malattia rimane ancora sconosciuta, mentre i rimedi disponibili sono gli stessi che si usavano 50 anni fa: chirurgia, radioterapia e chemioterapia. La prima risolve solo una minoranza dei casi, mentre la seconda e la terza sono addirittura cancerogene loro stesse.
Nel frattempo, le statistiche sono peggiorate: mentre il cancro negli anni ‘50 era la seconda causa di morte in America, oggi è diventato la prima: attualmente un americano su quattro muore di cancro.
L’unico sollievo, statisticamente parlando, viene dalla prevenzione, che ha tratto grandi vantaggi ...
di Marco Cedolin
Il governo continua ad interpretare in maniera molto singolare la crisi economica, sia per quanto concerne le sue reali dimensioni (Berlusconi e Tremonti quasi ogni giorno si prodigano per minimizzarne la portata), sia per quanto riguarda gli interventi attraverso i quali tentare di arginarne le conseguenze.
Gli interventi operati fino a questo momento sono stati tutti di carattere prettamente difensivo. Qualche miliardo sotto forma di contributo alla rottamazione, destinato a sostenere la moribonda industria automobilistica (senza nessun tentativo di favorire eventuali riconversioni industriali che potessero porre rimedio all’ormai irreversibile declino dell’auto) incassando l’approvazione della Fiat e dei sindacati.
Una cifra di circa 9 miliardi di euro destinata a sostenere gli ammortizzatori sociali, leggasi cassa integrazione, incrementata nello scorso mese di febbraio del 553%. Altrettanti miliardi per la costituzione di un fondo a favore delle imprese, nel tentativo di dare una risposta alle richieste di Confindustria.
Circa 18 miliardi destinati ai cantieri delle grandi infrastrutture, ...
Sarebbe stato bello poter dire che Intersos aveva le mani pulite, e che ha sbagliato il Guardian a sollevare sospetti su di loro. Invece i responsabili di Intersos sembrano molto più interessati a far cadere il silenzio sulla vicenda (hanno fatto oscurare il nostro video da youtube), che a chiarire la situazione una volta per tutte. Nel frattempo continuano a fingersi “sdegnati” per l’accaduto, e accusano il Guardian di avere mentito nei loro confronti.
Ricordate la telefonata fra la responsabile di Intersos, Monica Matarazzo, e il giornalista del Guardian Clancy Chassy, che chiedeva lumi sulla presunta scomparsa di un milione di dollari (dal budget di 1,9 milioni), destinato all’ospedale di Kabul? Questo è lo scambio preciso, che trovate al minuto 5:20 del filmato:
M.M. - Posso dirle con certezza che il nostro contratto con UNOPS era di 900.000.
C.C. – Non era quindi di 1.900.000 dollari?
M.M. - No, in nessun modo, assolutamente no. I soldi sono scomparsi durante i passaggi precedenti, non nella costruzione dell’ospedale. E’ una vergogna per la comunità internazionale che esista un ospedale del genere.
(Scarica il filmato in alta definizione su Arcoiris TV)
A giudicare dalla conversazione, la Signora Matarazzo sembra sapere molto bene di cosa stesse parlando. Invece pare che si sia sbagliata, e che Intersos abbia regolarmente incassato il milione e 900.000 dollari destinato alla costruzione dell’ospedale.
Ricostruiamo brevemente la vicenda, per chi non l’avesse seguita dall’inizio.
Il 19 febbraio il Guardian pubblica il documentario che vedete più sopra, nel quale denuncia le condizioni disastrose di un ospedale di Kabul costruito con i soldi delle Nazioni Unite. Il budget iniziale di 1,9 milioni di dollari era stato affidato dalla UNOPS (braccio operativo dell’ONU) alla ONG italiana Intersos, …
Il Corriere della Sera ha pubblicato questa notizia, che riportiamo integralmente, corredata da alcuni commenti.
L’Italia si ritira da Durban
ROMA - Anche l'Italia, seguendo l’esempio degli Stati Uniti e del Canada, boicotterà la conferenza Onu «Durban II» sul razzismo prevista a Ginevra dal 20 al 25 aprile, contestando le «frasi aggressive e antisemite» contenute nella bozza di dichiarazione finale. Lo ha annunciato il ministro degli Esteri Franco Frattini dopo un incontro bilaterale con la collega israeliana Tzipi Livni a margine del Consiglio Esteri Nato a Bruxelles.
Perchè lo ha annunciato dopo un incontro con Tzipi Livni? Forse Frattini non conosce l’inglese, e si è fatto tradurre da lei la “bozza di dichiarazione”?
«La delegazione italiana non parteciperà al seguito dei lavori di Durban II» ha detto Frattini, spiegando che la decisione potrà essere revocata se il testo - che attualmente contiene «almeno due parti inaccettabili» - verrà modificato. Secondo il titolare della Farnesina, anche Danimarca, Francia, Olanda e Belgio sono pronti a ritirare le proprie delegazioni.
Chiunque deve essere pronto a ritirare le proprie delegazioni, in qualunque momento e in qualunque situazione: si chiama diplomazia internazionale. Ma perchè annunciarlo in anticipo, se il fatto non è avvenuto? E infatti:
Il premier Francois Fillon ha detto che la Francia «non accetterà che lo Stato d'Israele sia stigmatizzato, che la sua politica venga calunniata, e se necessario si ritirerà».
Se necessario, quindi, lo annunceremo.
PLAUSO DI ISRAELE - Un portavoce del ministero degli esteri a Gerusalemme, Andy David, ha detto che Israele «si rallegra di questa decisione dell'Italia che si è resa conto che da questa conferenza nulla di positivo potrà emergere».
Questo Frattini non lo ha detto. Come mai il nostro Ministro degli Esteri permette che gli vengano messe in bocca frasi arbitrarie, ...
Leggi tutto: E' ancora un'onda anomala?