Sarebbe stato bello poter dire che Intersos aveva le mani pulite, e che ha sbagliato il Guardian a sollevare sospetti su di loro. Invece i responsabili di Intersos sembrano molto più interessati a far cadere il silenzio sulla vicenda (hanno fatto oscurare il nostro video da youtube), che a chiarire la situazione una volta per tutte. Nel frattempo continuano a fingersi “sdegnati” per l’accaduto, e accusano il Guardian di avere mentito nei loro confronti.
Ricordate la telefonata fra la responsabile di Intersos, Monica Matarazzo, e il giornalista del Guardian Clancy Chassy, che chiedeva lumi sulla presunta scomparsa di un milione di dollari (dal budget di 1,9 milioni), destinato all’ospedale di Kabul? Questo è lo scambio preciso, che trovate al minuto 5:20 del filmato:
M.M. - Posso dirle con certezza che il nostro contratto con UNOPS era di 900.000.
C.C. – Non era quindi di 1.900.000 dollari?
M.M. - No, in nessun modo, assolutamente no. I soldi sono scomparsi durante i passaggi precedenti, non nella costruzione dell’ospedale. E’ una vergogna per la comunità internazionale che esista un ospedale del genere.
(Scarica il filmato in alta definizione su Arcoiris TV)
A giudicare dalla conversazione, la Signora Matarazzo sembra sapere molto bene di cosa stesse parlando. Invece pare che si sia sbagliata, e che Intersos abbia regolarmente incassato il milione e 900.000 dollari destinato alla costruzione dell’ospedale.
Ricostruiamo brevemente la vicenda, per chi non l’avesse seguita dall’inizio.
Il 19 febbraio il Guardian pubblica il documentario che vedete più sopra, nel quale denuncia le condizioni disastrose di un ospedale di Kabul costruito con i soldi delle Nazioni Unite. Il budget iniziale di 1,9 milioni di dollari era stato affidato dalla UNOPS (braccio operativo dell’ONU) alla ONG italiana Intersos, … … che a sua volta aveva sub-appaltato i lavori ai locali costruttori afghani. Le condizioni disastrose dell’ospedale sono state attribuite dal ministro afghano della salute ad una “corruzione sistematica” che parte dalle stesse Nazioni Unite, e arriva all’ultimo esecutore materiale dei lavori, scremando ad ogni passaggio il denaro destinato alle opere pubbliche.
Nel caso particolare, pare che l’ammanco fra la cifra stanziata e quella effettivamente utilizzata fosse di circa 1 milione di dollari. Nella telefonata con Chassy la signora Matarazzo sostiene che INTERSOS abbia ricevuto solo 900.000 dollari, e afferma che i soldi mancanti siano scomparsi prima di arrivare alle loro casse.
Poi però lo stesso Chassy racconta che la Signora Matarazzo lo ha richiamato, il giorno seguente, dicendo di essersi sbagliata. La cosa mi è stata confermata dalla seconda lettera dei legali di Intersos, che ho ricevuto ieri, e che così recita:
“Quest'ultima [Matarazzo], responsabile di INTERSOS a Kabul solo negli anni 2007 e 2008 (quindi quattro anni dopo la consegna dell'ospedale da parte di INTERSOS) dapprima conferma che l'importo ricevuto è di Euro 900.000 ma - non avendo alcuna informazione diretta dei fatti - si informa presso la sede di Roma e richiama il giornalista Chassay, affermando di avergli fornito un'informazione inesatta e chiarendo che l'importo ricevuto (ed impiegato) da INTERSOS è di Euro 1.930.000.”
Avremmo quindi una “responsabile di Intersos” che denuncia apertamente – e pure sdegnatamente – il furto di un milione di dollari da parte di entità sconosciute, quando a) non aveva alcuna informazione diretta sui fatti, e b) i dollari sarebbero arrivati tutti tranquillamente a destinazione.
Roba da "Malato Immaginario", insomma.
Se le cose stessero così, infatti, saremmo obbligati a dedurre che la Signora Matarazzo sia dotata, come minimo, di una fantasia eccezionale, poichè chiunque altro al suo posto sarebbe semplicemente caduto dalle nuvole, invece di mettersi ad accusare altri di furti mai avvenuti.
Provate a pensarci: se voi aveste la coscienza a posto con i soldi ricevuti e spesi, e vi arrivasse la telefonata di un giornalista sconosciuto che cerca le tracce di un milione di dollari scomparsi, voi cosa gli rispondete? “Non so nemmeno di cosa stia parlando”, oppure “li ha rubati qualcun altro, a noi hanno dato solo le briciole”?
Ma anche volendo concedere che si sia trattato di un errore in buona fede, restano comunque degli ostacoli notevoli da superare, per poter accettare la loro versione dei fatti.
Se è vero infatti che tutti i soldi sono stati utilizzati per lo scopo previsto, come è possibile spendere un milione e novecentomila dollari - con il potere d’aquisto del dollaro nel terzo mondo, oltretutto - per costruire (*) un ospedale che non ha nemmeno il riscaldamento? Perchè è facile accusare gli afghani di “non aver fatto bene la manutenzione”, un pò più difficile è accusarli di essersi mangiato un intero impianto di riscaldamento.
Si torna quindi alla domanda iniziale, posta dal Guardian, che rimane per ora irrisolta.
INTERSOS ha detto, nei suoi “sdegnati” comunicati stampa, che sul loro sito è disponibile tutta la documentazione che li scagiona, e che dimostra che a mentire sia stato il Guardian. Questa documentazione però non si trova.
Quando ho fatto notare il problema ai legali di Intersos, mi sono state indicate le stesse pagine del sito su cui non si trovava già nulla in partenza. In compenso questa volta i legali hanno pensato bene di aggiungere la seguente frase: “Ove Lei ritenesse di dover procedere ad un approfondimento ulteriore, non dovrà far altro che contattare INTERSOS e fissare un appuntamento presso la sede, ove potrà prendere diretta visione di tutta la documentazione attestante ogni singola spesa.”
Forse gli uffici legali di Intersos non hanno capito che non è a me che debbono quelle risposte, ma a tutti i cittadini italiani che hanno contribuito in qualche misura a finanziare l’ospedale di Kabul. Se quindi esiste questa “documentazione attestante ogni singola spesa”, è nel loro interesse metterla in rete al più presto, a disposizione di tutti.
Fino a quel giorno, noi continueremo a postare in homepage il video del Guardian, una volta al mese, sperando che prima o poi qualche giornalista dei quotidiani nazionali si accorga della vicenda, e voglia dare il suo contributo al nostro tentativo di fare chiarezza su un episodio che infanga in modo inaccettabile l’immagine dell’Italia nel mondo.
Anche perchè nel frattempo la stessa notizia
ha già attraversato l’Atlantico.
Massimo Mazzucco
L’articolo originale
La prima risposta di Intersos