La verità sul caso Aldrin-Sibrel (Video all’interno)
Lo ha detto lui per primo, cercando di prevenire la inevitabile valanga di battute che sarebbe conseguita a questa sua infelice dichiarazione: “Lo so che la cosa può essere interpretata male, ma in questo momento io sento sulle mie chiappe il calore delle chiappe di Aldrin. Questo è un momento da non dimenticare”.
Chi parla è Paolo Attivissimo, il padre del debunking all’italiana, dopo essersi seduto sulla sedia occupata fino a poco prima da Buzz Aldrin, in una conferenza stampa tenutasi a Roma nei giorni scorsi.
L’occasione era quella del lanciamento del libro di Aldrin “Magnificent desolation”, una sorta di riflessione di Aldrin sull’esperienza nello spazio, e su quanto gli è accaduto in seguito nella sua vita. (Nello spazio ovviamente Aldrin c’è stato. E’ su quanto si sia allontanato dalla terra che verte casomai la diatriba).
Naturalmente Attivissimo ha approfittato dell’occasione per incontrare quello che ritiene un vero e proprio eroe, "un uomo che ha fatto la storia", almeno a giudicare da quanto lui stesso ha scritto sul suo blog: Averlo davanti a me, a pochi metri, non mi sembra vero: no, in realtà non mi sembra possibile. Confesso che mi sono sentito come un bambino che scopre che Babbo Natale esiste davvero in carne e ossa ed è pure simpatico (e, ciliegina sulla torta, è anche un geek).
Nello stesso articolo, Attivissimo si esibisce inizialmente nel solito pedante elenco di “imprecisioni” altrui, …
Ci risiamo. Attentati dal sapore “internazionale”, grande confusione sui particolari, e totale mancanza di rivendicazione. Le caratteristiche, ormai canoniche, del nuovo terrorismo mondiale si ripresentano puntuali anche a Jakarta, e possiamo quindi già affermare che anche questo caso verrà archiviato come il classico “duplice attentato sanguinario, portato a termine da fazioni terroristiche probabilmente legate ad Al-Queda, che hanno causato la morte di X civili (per ora siamo a otto), e danni per x milioni di dollari”.
Con un differenza, volendo, rispetto ai casi precedenti, che suggerisce un ulteriore affinamento delle armi psicologiche - le vere armi con cui si combatte, da sempre, la battaglia del cosiddetto "terrorismo". Il sangue e le bombe sono solo un fastidioso corollario.
Ma parliamo prima dei tre componenti canonici: internazionalità, confusione dei particolari e assenza di rivendicazione.
Internazionalità: già come a Bombay, e prima ancora in Egitto (*), sono stati scelti come obiettivo degli alberghi internazionali. Si può quindi dedurre che l’intento sia quello di coinvolgere emotivamente, a livello planetario, il maggior numero di persone. Se la bomba scoppia in un quartiere povero di una qualunque città asiatica “saiamechecazzomenefrega”, pensa il cittadino medio occidentale, ”saranno sicuramente delle menate fra di loro”, e così l’episodio non lo memorizza nemmeno. Se invece c’è andato di mezzo, ad esempio, il Ritz di Jakarta, a) “cazzo allora vuole dire che ce l’hanno con noi occidentali, b) “non sarà mica che la prossima volta tocca all’Hilton della mia città?" ...
“Scusa Mazzucco ma non hai capito niente.”
“Spiacente Massimo ma non e' come la vedi tu”
“Anche io non sono d'accordo.”
“Non sono esattamente d'accordo”
“Stavolta ai un po toppato come dice qualcunaltro,”
“Andiamo, Massimo, va bene sentirlo dire dai farlocchi che popolano la Rete…”
“Secondo me Massimo è andato in ferie e sta scrivendo il suo domestico al posto suo.”
“Mazzucco, mi spiace dirtelo, visto che ti stimo quasi alla follia, ma ...”
“Max, leggiti con calma gli interventi di tutti, poi capisci meglio lo spirito di Grillo....”
“Articolo che non condivido.”
Questa è stata la chiave prevalente dei commenti al mio articolo di ieri su Grillo-Buffalo Bill. Per quanto siano stati tutti “buffetti affettuosi”, fatti senza la minima intenzione di offendere, devo dire che se io fossi un “pennarolo” alle prime armi avrei anche potuto pensare di suicidarmi.
Conosco però bene il meccanismo che spesso porta a scegliere di criticare il messaggero invece di affrontare seriamente i contenuti del messaggio, e mi sono ritrovato quindi a dover decidere se davvero avessi preso fischi per fiaschi, o se invece avessi per caso toccato una “vacca sacra” che non andava toccata.
Secondo la maggioranza degli utenti il mio errore di fondo (nel criticare la scelta di Grillo di proporsi come leader dei DS), starebbe nel non aver capito che quella del comico genovese fosse ”solo una geniale provocazione”.
Quando però ho chiesto come mai uno che voglia “solo provocare” si agiti come un dannato …
Alla fine sono riusciti a farlo impazzire. Ora manca soltanto che Grillo chieda di diventare cardinale, e il giro di chiglia che gli hanno fatto fare, con abilità ed astuzia millenarie, sarà stato completo.
Dopo aver dedicato anni ad un progetto alternativo, basato sulla “rivoluzione di Internet”, sulla “politica dal basso”, e sulla “forza della gente”, Beppe Grillo si ritrova a fare la fila davanti alla segreteria del più istituzionale, retrivo ed immobilista dei partiti italiani - il PD - perchè vuole assumerne la guida.
La sua parabola ricorda in qualche modo quella di Buffalo Bill, l’eroe del West che aveva costruito la sua fama come eroe indomito e indipendente, difensore dei neri nel periodo dello schiavismo più estremo, difensore dei pellerossa …
di Marco Cedolin
Finalmente si è chiuso il G8 dell'Aquila, patetica kermesse a metà fra una rivista di gossip e un rotocalco televisivo di propaganda politica.
La congrega di marionette lautamente stipendiata attraverso il denaro pubblico ed impropriamente etichettata come "grandi della terra" da uno stuolo di giornalisti sussiegosi, abituati a suggere la propria mancia dalla stessa fonte, si è profusa durante questi giorni in una rappresentazione tutto sommato mediocre.
Proclami generalisti privi di fondamento, buonismo di facciata dispensato a pioggia, vagonate di banalità spacciate come il risultato di complessi studi analitici, ottimismo fuori luogo sempre presente, al fine di dimostrare all'opinione pubblica che i mestieranti della politica continuano a tenere in pugno la situazione,a prescindere da quanto grave essa sia.
La crisi economica? Uno spauracchio, vero e proprio incidente di percorso, che ormai i "grandi" si sono lasciati alle spalle, per approdare a breve nella verde vallata della ripresa e dello sviluppo.
I mutamenti climatici? Un problema tangibile che fortunatamente i "grandi" ...
di Enrico Galoppini
Cronache dalla colonia-Italia, alla ricerca d'un barlume di dignità e di sovranità.
Che Berlusconi non sia gradito all'Angloamerica e alla GF&ID (Grande Finanza e Industria Decotta, per usare una felice definizione di Gianfranco La Grassa) ormai è un fatto acclarato che solo chi è mosso da faziosità ideologica preconcetta può non riconoscere. Il perché è ben spiegato in varie analisi uscite in questi giorni, di fronte alle quali i solerti "anticonformisti" del massimalismo rivoluzionario parolaio non hanno saputo fare di meglio che lanciare l'accusa di "filo-berlusconismo" (che nella scala gerarchica dell'infamia viene seconda solo a quella di "filo-fascismo").
Che costoro - che pure si considerano "politicamente impegnati" - continuino a scambiare la politica per la prateria nella quale far scorazzare i loro sogni frustrati è un fatto che concerne solo la psichiatria. La politica, in specie quella estera, è questione di rapporti di forza e di sfere d'influenza. Il resto è aria fritta.
Veniamo alle cose serie, anzi gravi, gravissime accadute in questi giorni in Italia, ...
Rispondo pubblicamente a Vulcan, dopo aver ricordato che non è all’individuo che mi rivolgo, ma alla forma di pensiero che lui rappresenta e condivide, nell’ambito del dibattito in corso. Per quanto nessun altro “vulcan”, per ora, si sia fatto avanti, è infatti ragionevole pensare che non sia lui l’unico ad essersi posto le domande che si è posto.
Il suo gesto, altamente apprezzabile, è reso ancor più onorevole dal fatto che Vulcan abbia poi cercato il confronto diretto con gli “amici di scienza”: “La mia curiosità – ha scritto nei commenti - è di capire quanto possa essere considerato conservatore dal "lettore comune" e quanto invece troppo "avanzato" o imprudente da chi la scienza veramente la pratica.. medici, fisici o biologi che siano”.
Ed è a questa domanda che vorrei rispondere, poichè mette in evidenza, a mio parere, il vero cuore del problema.
Vulcan infatti era partito dal metodo scientifico come oggetto della discussione (domandandosi cosa debba o non debba fare la scienza medica di fronte a un caso come quello di Simoncini), ma inconsapevolmente ha finito per trasformarlo in soggetto, “esterno” al dibattito stesso, nel momento in cui lo ha eletto a parametro di misura per giudicare la sua posizione.
Questo è, a mio parere, un errore che rivela la profondità del danno che è stato fatto, nel corso dell’ultimo secolo, da coloro che hanno abusato del metodo scientifico per farne lo strumento di ben altre finalità.
Caro Vulcan, non è il metodo scientifico che deve decidere quanto un uomo sia nel giusto, ma è l’uomo che deve decidere quanto sia giusto il metodo scientifico. Sei tu che devi sapere se sei nel giusto, …
Continua il percorso di riflessione di un medico che ha saputo leggere nella vicenda di Simoncini - oltre alle potenziali implicazioni del caso specifico - la quintessenza stessa del problema scientifico: da quale punto in poi le presunte certezze possano diventare assiomi inamovibili, e dove invece sia necessario mantenere lo spazio per eventuali correzioni, se non per vere e proprie inversioni di rotta. Inutile dire quanto sia prezioso ed importante il suo esempio rispetto a tutti coloro che, di fronte alla stessa problematica, preferiscono invece rifugiarsi nel comfort delle certezze acquisite, piuttosto che rischiare di rimettersi in discussione (per non parlare di coloro che, forti di queste certezze, si scagliano con violenza contro chi ne ha osato dubitare). Questo naturalmente vale per la medicina come per qualunque altro aspetto della conoscenza umana. (M.M.)Lettera ad un “amico di scienza" – di Sergio Brundu
Quando la prima volta fu presentata su questo sito, nel 2006, la tesi unica del cancro, ponendo al centro la candida e la terapia con bicarbonato, provocò un piccolo terremoto, ed un immediato schieramento su due fronti opposti: le due famose squadre, quella azzurra e quella gialla.
In prima battuta, per chi è abituato a ragionare per schemi legittimi, da lungo tempo consolidati, medico-biologici o scientifici in generale (me compreso), la reazione istintiva fu quella di rigetto. Rigetto per una tesi che disconosce gran parte della conoscenza medica, ribaltando i termini del problema cancro.
Dunque, capisco perfettamente la tua reazione sia in termini razionali che emotivi; in termini razionali so bene quanto la conoscenza scientifica ci possa guidare nelle scelte concettuali e professionali, ...
di Roberto Quaglia
Nessuno si è mai chiesto come saranno le discussioni politiche da bar il giorno in cui l’era di Berlusconi sarà terminata? Non è un problema da poco.
La politica in Italia ormai consiste solo in un litigio permanente fra chi insulta Berlusconi con la stressa passione e costanza con cui le nostre bisnonne ripetevano fino allo sfinimento i loro rosari, e chi invece, non insultando Belusconi, insulta a tempo pieno quelli che insultano Berlusconi. Quando Berlusconi non ci sarà più, come occuperanno il tempo tutti costoro? Azzardo un’ipotesi: continueranno a litigare a proposito di Berlusconi per i decenni a venire, nello stesso spirito in cui ancora adesso si litiga a proposito di Mussolini.
Italiani brava gente, siamo d’accordo, ma per favore almeno smettiamola di tirarcela da intellettuali che non è più proprio il caso. Le discussioni di politica nel Bel Paese sono ormai indistinguibili nei contenuti dai battibecchi del tifo calcistico. Ragione per cui anziché con il solito testa e croce delle elezioni (non vi siete accorti che le elezioni un po’ le vincono gli uni e un po’ le vincono gli altri, proprio come se se la giocassero a testa e croce? Questo non vi da da pensare? O vi siete lasciati confondere dal fatto che la chiamano “alternanza”, che forse suona bene, ma a sembra che anche alla roulette il rosso e il nero si alternino con discreto successo…) sarebbe paradossalmente più coerente che i nostri politici si giocassero il governo in un regolare incontro di calcio (o per lo meno a calcetto), almeno così saremmo sicuri che davvero vince il migliore. E in caso di parità, sempre meglio la lotteria dei rigori che il testa e croce elettorale.
Amen.
Ecco, in questo articolo io vorrei evitare di scendere a questi livelli, quindi per favore i tifosi in ascolto si astengano dal cercare di stabilire se intendo qui difendere Berlusconi …
In questo momento in America un milione e 600.000 persone stanno fremendo, pregando e implorando per essere fra gli 8.750 nomi estratti che potranno assistere personalmente alla cerimonia pubblica in ricordo di Michael Jackson, che avrà luogo martedì (domani) a Los Angeles.
Tanti sono infatti coloro che si sono iscritti a questa impensabile “lotteria funebre”, sperando di poter raccontare un giorno ai propri nipoti che “quando fu sepolto Michael Jackson io c’ero”.
Ma tutti coloro che non saranno estratti potranno seguire comunque la diretta mondiale in TV, e persino chi non ha la TV potrà vedere la stessa trasmissione attraverso le dozzine di “streams” che si stanno organizzando freneticamente in tutta la rete.
Il record assoluto di audience per un evento televisivo fino ad oggi è detenuto dalla trasmissione dei funerali di Diana, nel 1997, dove pare che sia stata raggiunta la cifra di due miliardi di spettatori. Ma grazie al contributo di Internet, molti prevedono che quel record domani sarà addirittura sorpassato.
Da sei giorni in America le televisioni non parlano d’altro. Non c’è divo, aspirante divo o personalità di qualunque livello ...
Il paradosso dei paradossi si è verificato ieri a Baghdad: il governo iracheno ha messo all’asta alcuni fra i più grandi pozzi petroliferi del paese, e nessuno li ha voluti comprare.
Convenuti da ogni parte del mondo, i rappresentanti delle diverse compagnie petrolifere si sono ritrovati in un hotel di Baghdad, pronti a catturare quelli che sembrano essere gli ultimi giacimenti disponibili di grandi dimensioni, ma nell’urna delle offerte alla fine è caduta una sola busta: una joint-venture BP-CMPC (la compagnia petrolifera nazionale cinese) ha acquistato i pozzi di Rumalia, che contengono una stima di circa 44 miliardi di barili. Ma l’offerta della Exxon per i pozzi di West Qurna è andata a vuoto, e la stessa fine hanno fatto tutte le altre le offerte estere per i pozzi di Zubair e Missan.
A sentire i rappresentanti delle compagnie petrolifere, sembra che il governo iracheno sia disposto a pagare percentuali troppo basse agli investitori stranieri. Ma forse sono gli stranieri che sono abituati a portarsi a casa il petrolio altrui per poco o nulla, e ora si ritrovano a fare i conti con un paese che ha finalmente preso coscienza del suo enorme potenziale economico.
Bisogna dire che si prova una profonda amarezza, nel vedere la Exxon degli invasori costretta a partecipare ad un’asta qualunque, …
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