Il paradosso dei paradossi si è verificato ieri a Baghdad: il governo iracheno ha messo all’asta alcuni fra i più grandi pozzi petroliferi del paese, e nessuno li ha voluti comprare.
Convenuti da ogni parte del mondo, i rappresentanti delle diverse compagnie petrolifere si sono ritrovati in un hotel di Baghdad, pronti a catturare quelli che sembrano essere gli ultimi giacimenti disponibili di grandi dimensioni, ma nell’urna delle offerte alla fine è caduta una sola busta: una joint-venture BP-CMPC (la compagnia petrolifera nazionale cinese) ha acquistato i pozzi di Rumalia, che contengono una stima di circa 44 miliardi di barili. Ma l’offerta della Exxon per i pozzi di West Qurna è andata a vuoto, e la stessa fine hanno fatto tutte le altre le offerte estere per i pozzi di Zubair e Missan.
A sentire i rappresentanti delle compagnie petrolifere, sembra che il governo iracheno sia disposto a pagare percentuali troppo basse agli investitori stranieri. Ma forse sono gli stranieri che sono abituati a portarsi a casa il petrolio altrui per poco o nulla, e ora si ritrovano a fare i conti con un paese che ha finalmente preso coscienza del suo enorme potenziale economico.
Bisogna dire che si prova una profonda amarezza, nel vedere la Exxon degli invasori costretta a partecipare ad un’asta qualunque, … … per avere quello che non è riuscita ad avere dopo aver causato oltre un milione di morti nel paese.
Ora, è evidente che la realtà di queste trattative debba essere molto più complessa di come ci appare dall’esterno: ci sono di mezzo alleanze economiche trasversali e tradimenti politici internazionali, cordate finanziarie e nazionalismi irrisolti, e solo con il tempo si potranno valutare in pieno le conseguenze storiche di questa tragica guerra. Ma di certo dall’avventura irachena si può già trarre una conclusione: bisogna stare attenti, prima di dire che si va in giro per il mondo ad “esportare democrazia”, perchè insieme alla democrazia di solito arriva anche il libero mercato, e questo rende leggermente più difficile continuare a fare i colonialisti sotto mentite spoglie.
Massimo Mazzucco