di Marco Cedolin
Finalmente si è chiuso il G8 dell'Aquila, patetica kermesse a metà fra una rivista di gossip e un rotocalco televisivo di propaganda politica.
La congrega di marionette lautamente stipendiata attraverso il denaro pubblico ed impropriamente etichettata come "grandi della terra" da uno
stuolo di giornalisti sussiegosi, abituati a suggere la propria mancia dalla stessa fonte, si è profusa durante questi giorni in una rappresentazione tutto sommato mediocre.
Proclami generalisti privi di fondamento, buonismo di facciata dispensato a pioggia, vagonate di banalità spacciate come il risultato di complessi studi analitici, ottimismo fuori luogo sempre presente, al fine di dimostrare all'opinione pubblica che i mestieranti della politica continuano a tenere in pugno la situazione,a prescindere da quanto grave essa sia.
La crisi economica? Uno
spauracchio, vero e proprio incidente di percorso, che ormai i "grandi" si sono lasciati alle spalle, per approdare a breve nella verde vallata della ripresa e dello sviluppo.
I mutamenti climatici? Un problema tangibile che fortunatamente i "grandi" ... ... dall'alto della propria lungimiranza sono riusciti a risolvere in quel di Coppito, attraverso proclami e proponimenti privi di qualsiasi valenza scientifica ma pregni di buona volontà, che rimetteranno sicuramente a posto le cose entro il 2050.
La fame nel mondo? Una piaga da lenire attraverso l'elargizione di una ventina di miliardi di denaro pubblico a quegli
stessi soggetti che nel tempo hanno contribuito a rendere i paesi africani sempre più poveri e indebitati.
Poco importa se la fame sta iniziando a farsi strada anche nell'ex opulento occidente, dove le fabbriche chiudono, le code alle mense della Caritas s'ingrossano a dismisura e negli USA iniziano a proliferare tendopoli simili a quelle dell'Aquila ma destinate ad ospitare i poveri anziché i terremotati. Così come poco importa se il deterioramento dell'ambiente a livello globale continua a peggiorare in maniera esponenziale, mentre la malattia della biosfera, violentata dalla tecnosfera si fa ogni giorno più grave, infischiandosene delle rappresentazioni teatrali di un manipolo di cantastorie.
Una rappresentazione che nonostante la sua assoluta inutilità, al contribuente italiano è costata parecchio, senza ricevere nulla in cambio. Sempre che non abbiate trovato il modo per entusiasmarvi di fronte al nuovo vestito di Michelle, alla capacità di andare a canestro di Obama, al quadretto commovente costituito da Sarkò e Carlà mano nella mano o ai tanti complimenti che tutti gli ospiti si sono sentiti in dovere di rivolgere al nostro Presidente del Consiglio per l'impeccabile ospitalità, gentilmente offerta da tutti gli italiani che pagano le tasse e continueranno a pagarle fino a quando la crisi economica (quella che ormai ci siamo lasciati alle spalle) non li costringerà a prendere posto anche loro sotto ad una tenda, purtroppo molto meno lussuosa ed accessoriata rispetto a quella di Gheddafi.
Marco Cedolin
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