Nuova Cronologia

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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko



Capitolo 1

Cronache Russe e la versione Milleriano-Romanoviana della storia Russa


1 . I primi tentativi di scrivere la storia della Russia antica
V. O. Klyuchevskiy ha fornito una buona panoramica dei tentativi di scrivere la storia Russa. ([396], pagg. 187-1966). I fatti che racconta non sono noti a un pubblico molto vasto, eppure sono davvero molto interessanti. Li citeremo qui secondo il resoconto di Klyuchevskiy.

1.1. Il XVI-XVII secolo e l’editto di Aleksey Mikhailovich
Si sa che le origini della storia Russa risalgono al XVIII secolo, e che sono state scritte da Tatishchev, Miller e Schlezer. Cosa si sapeva prima della Russia di Kiev? Praticamente niente. Tuttavia, si sa che i Russi hanno dimostrato interesse per la loro storia antica già nel secolo XVI.

Secondo V. O. Klyuchevskiy, "l'idea iniziale di studiare la nostra storia collettivamente precede Schlezer di molti anni. . . il secolo XVI è particolarmente importante in questo senso, perché è stato il culmine della cronografica. . . moltissime cronache individuali sono state compilate in lavori approfonditi e completi con tabelle dettagliate di contenuti e tavole genealogiche dei governanti Russi e lituani... Stiamo iniziando a vedere segni di critica storica nella narrativa cronografica, si cerca di farla corrispondere a un piano metodico e persino di introdurre alcune idee politiche ben note. . . Viene compilata una gigantesca raccolta di cronache, a partire dalla leggenda di Vladimir Monomakh incoronato imperatore Bizantino" ([396], pag. 188).

Evidentemente, la versione della storia Russa che inizia con Vladimir Monomakh è stata creata in questo periodo. Prenderemo in considerazione il processo di creazione nei capitoli a seguire; nel frattempo, dobbiamo solo notare che la Russia di Kiev, o la storia Russa prima di Vladimir Monomakh, sembra essere stata esclusa da questa versione.

A ciò è seguito un periodo di inattività che si è concluso intorno alla metà del XVII secolo, quando "il 3 novembre 1657 re Aleksey Mikhailovich ha dato l'ordine di creare un ufficio speciale noto come Ufficio Cronache e di nominare un impiegato di nome Koudryavtsev per "annotare gli ordini e i ranghi reali, a partire dal Grande Re Fyodor Ivanovich", in altre parole, l'impiegato doveva continuare il libro delle banche (Stepennaya Kniga), finito al regno di Ivan il Terribile. Il capo del nuovo ufficio avrebbe dovuto essere assistito da due scrivani e sei funzionari minori...

Questa "Commissione storica", per mancanza di una parola migliore, aveva dovuto affrontare molti problemi persino nell'istituirsi; quando finalmente questo è avvenuto, gli storici si sono spostati in una squallida baracca di legno, che hanno dovuto condividere con i detenuti e le loro guardie. Si nota un certo contrasto con l'editto reale. Non sono stati nominati i funzionari minori; l'Ufficio di Presidenza dell'Ambasciata si è inoltre fermamente rifiutato di fornire alla commissione qualsiasi documento. La ricerca delle fonti è stata un compito davvero arduo. . . [Koudryavtsev] si rivolgeva a un ufficio dopo l'altro, ricevendo sempre la risposta che non c'erano libri disponibili tranne la regolare documentazione materiale, nonostante in seguito siano stati trovati alcuni documenti e manoscritti molto utili. . .

Verso la fine del 1658 lo stesso Zar aveva segnalato all’attenzione del suo storico un importante archivio di documenti storici, la Biblioteca Patriarcale. Koudryavtsev ha preso in mano il catalogo della biblioteca e ha indicato i manoscritti di cui aveva bisogno. Comunque. . . l'ordine reale è rimasto ancora una volta insoddisfatto. . . l'ufficio Patriarcale ha risposto che non c'erano "registri disponibili" con le informazioni sui patriarchi, metropoliti e vescovi del regno di Fyodor Ivanovich e così via. Nessuno degli altri uffici si è preso la briga di dare alcuna risposta a Koudryavtsev nonostante le sue numerose relazioni.

Quando Koudryavtsev fu sollevato dal suo ufficio all'inizio del 1659, non c'erano frutti del suo lavoro storiografico di 16 mesi da nessuna parte. Il suo successore ha sottolineato che "l'Ufficio di Presidenza non ha nemmeno iniziato a rispettare l'ordine reale". Persino il vecchio libro di ranghi, che l'ufficio avrebbe dovuto continuare, era scomparso, e nessuno dei funzionari aveva idea di dove fosse finito o cosa potesse esserci scritto nei nuovi capitoli. Tuttavia, neanche il secondo impiegato è riuscito a portare a termine il lavoro" ([396], pagg. 189-190).

Tutto ciò ci porta alle seguenti ovvie conclusioni:

1) I primi documenti di ordini reali per "dare inizio alla scrittura di cronache storiche" risalgono alla metà del XVII secolo - il regno di Aleksey Mikhailovich Romanov.

2) Le persone responsabili dell'esecuzione di questo ordine non sono riuscite a trovare documenti che riguardassero neanche l'ultimo secolo della storia Russa.

3) La scomparsa del famoso Libro dei Ranghi è molto strana.

4) Le condizioni di lavoro create per questa prima commissione storica misteriosamente non corrispondevano allo status di quest'ultima. L'editto reale è stato di fatto sabotato!

Sembra che V. O. Klyuchevskiy abbia ragione osservando che "né le menti dei Moscoviti, né i documenti che avevano a disposizione in quell'epoca. . . fossero pronti per un compito come questo" ( [396], pag. 190). L'implicazione è che i documenti sono apparsi in seguito. Sono stati fabbricati più tardi, forse? In questo caso, non è sorprendente che Koudryavtsev non abbia mai trovato nulla. L'editto di Aleksey Mikhailovich deve essere servito come incentivo alla creazione di documenti, per cui questi sono "emersi" alla fine del XVII secolo. Klyuchevskiy ci dice direttamente che "in seguito sono stati trovati alcuni documenti e manoscritti molto utili" ([396], pagine 189-190).

Ovviamente, Klyuchevskiy sembra riferirsi alle fonti che risalgono esclusivamente alla fine del XVI - inizio del XVII secolo, ossia ai documenti dell'epoca che ha preceduto immediatamente il regno di Aleksey Mikhailovich. La conclusione è che questi documenti sono apparsi già dopo Aleksey Mikhailovich. In questo caso, è logico supporre che, se la Commissione non avesse trovato alcun documento del secolo XVI, la situazione delle epoche precedenti fosse ancora peggiore. Ci si potrebbe chiedere se la "grande raccolta di cronache" con le rappresentazioni di eventi storici iniziati con il regno di Vladimir Monomakh fosse realmente esistita nell'epoca di Koudryavtsev, allo stesso modo il "Libro degli Zar" che descrive l'epoca di Ivan il Terribile. Potrebbero essere state scritte, o almeno fortemente modificate, già dopo il tempo di Koudryavtsev?

evidentemente, siamo abbastanza fortunati da essere inciampati proprio nel periodo in cui sono state create le più "antiche" cronache Russe. Anche la famosa "Povest Vremennyh Let" ("Cronaca degli Anni Passati") è probabilmente stata creata qualche tempo dopo, qv più avanti. Al giorno d'oggi è estremamente difficile dire su quali reali prove storiche si basino tutte queste cronache "antiche". Tali prove devono essere esistite nell'epoca di cui ci occupiamo attualmente, ma la maggior parte di esse deve essere oggi scomparsa. Oggi l'unico mezzo per studiare la storia pre-Romanoviana è il prisma distorto delle cronache che sono state scritte o modificate già dopo l'epoca di Koudryavtsev.

Dobbiamo dire subito al lettore che alcuni documenti antichi del secolo XXVI sono comunque arrivati alla nostra epoca, contratti, libri stampati, fonti ecclesiastiche, ecc. Ma il loro studio dettagliato rivela un quadro completamente diverso della storia Russa che quella che viene insegnata nelle scuole di oggi. Quest'ultimo deve la sua esistenza all'editto di Aleksey Mikhailovich e alle opere degli storici del XVIII secolo - Tatishchev, Bayer, Miller e Schlezer. Ne discuteremo in dettaglio più avanti.

1.2. Il XVIII secolo: Miller
Dopo averci parlato dell'impiegato Koudryavtsev, Klyuchevskiy salta Tatishchev e continua raccontandoci di Miller, la cui ricerca storica è iniziata nell'epoca di Yelizaveta Petrovna. Chiediamoci perché Klyuchevskiy non parli di Tatishchev. Dopo tutto, quest'ultimo aveva vissuto nell'epoca di Pietro il Grande – cioè prima di Elizaveta Petrovna. È risaputo che Tatishchev è stato il primo storico Russo. Perché' Klyuchevskiy dovrebbe decidere di ometterlo? Sembra che abbia fatto bene a farlo.

La questione è che il libro di Tatishchev intitolato Storia Russa dai primi giorni allo Zar Mikhail è stato pubblicato per la prima volta dopo la morte di Tatishchev – proprio da Miller! Pertanto, la prima versione della storia Russa è stata resa pubblica da Miller, un tedesco, qv più avanti.

Citiamo un altro passaggio di Klyuchevskiy: "Viaggiamo verso l'epoca dell'imperatrice Elizaveta e nei primi anni del suo regno. Fu allora che Gerhard Friedrich Miller, scienziato straniero, fu coinvolto in una laboriosa ricerca sulla storia Russa, lavorando per l'Accademia delle scienze. Ha passato quasi dieci anni viaggiando in Siberia e studiando archivi locali. Ha coperto più di trentamila verst e portato un'enorme quantità di documenti copiati a San Pietroburgo nel 1743" ([396], pagina 191). Miller è conosciuto come uno dei fondatori della scuola storica Russa, insieme a Bayer e Schlezer.

Riassumiamo:

1) Miller è stato il primo ad aver pubblicato la versione completa della storia Russa nella forma che ci è nota oggi.

2) È molto strano che Miller porti dei documenti storici "dalla Siberia" - non i documenti stessi, ma delle copie scritte a mano che si era fatto. Questo significa che non ha trovato nessuna vecchia cronaca da nessuna parte a Mosca o a San Pietroburgo - o, in generale, nella Russia centrale. Non si tratta forse di una replica dello scenario con l'editto di Aleksey Mikhailovich, quando il suo impiegato non riusciva a trovare fonti storiche da nessuna parte nella capitale?

3) A partire da Miller, la versione consensuale della storia Russa è rimasta praticamente immutabile. Pertanto, i rendiconti successivi effettuate da Karamzin, Solovyov, Klyuchevskiy e da altri non ci interessano molto a questo riguardo. In realtà, stavano tutti lavorando sui materiali di Miller.

1.3. Brevi corollari


La versione consensuale dell'antica storia Russa è stata creata a metà del XVIII secolo e si basa su fonti scritte o modificate alla fine del XVII - inizio del XVIII secolo. A quanto pare, il periodo tra la fine del XVII secolo e la metà dello XVIII è proprio l'epoca in cui è stata creata la versione moderna della storia Russa. In altre parole, la storia Russa nella sua forma attuale è venuta in esistenza nell'epoca di Pietro il Grande, Anna Ioannovna e Elizaveta Petrovna. Dopo la pubblicazione della storia di Karamzin, questa versione è diventata largamente nota (solo pochi la conoscevano prima di allora). Alla fine è stato introdotta nel corso scolastico di storia.

La nostra analisi dimostra che questa versione della storia Russa è errata. Per ulteriori informazioni, vedere i capitoli seguenti.


2. La versione consensuale della storia Russa e la sua genesi

La ragione per cui tutti i fondatori della scuola storica Russa sono stranieri

Sopra abbiamo seguito il racconto di Klyuchevskiy sui primi passi della creazione della storia Russa. Ricordiamo al lettore i seguenti fatti:

1) Il secolo XVI è stato la primavera della storia. Le cronache dell'epoca a quanto pare cominciano con la leggenda di Vladimir Monomakh incoronato imperatore Bizantino.

2) Ricordate che il 3 novembre 1657 Aleksey Mikhailovich ordinò all'impiegato Koudryavtsev di continuare il Libro dei Ranghi, improvvisamente interrotto col regno di Ivan il Terribile. Koudryavtsev non è riuscito a soddisfare l'ordine reale, non riuscendo a trovare alcuna fonte adeguata né nella biblioteca reale né nella biblioteca patriarcale. Non era nemmeno riuscito a trovare lo stesso Libro dei Ranghi che in teoria avrebbe dovuto continuare.

In questo caso, come può essere vero che nel 1672 "l'Ufficio dell'Ambasciata avesse preparato il "Grande Libro dello Stato, o le Radici dei Sovrani Russi" (noto anche come il Libro Titolare, qv in [473], pag. 8)? Questo libro conteneva ritratti di Gran Principi e Zar, a partire da Ryurik e terminando con Aleksey Mikhailovich, tutti in sequenza cronologica. Consideriamo la cosa con maggiore attenzione. Non è stato possibile trovare documenti risalenti a un secolo prima, eppure il libro conteneva un ritratto di Ryurik, presumibilmente di ottocento anni fa.

Questo è lo stesso periodo in cui un gran numero di libri genealogici privati sono stati verificati ed elaborati ( [473], pagina 8). e compilati in un'unica fonte ufficiale, il "Libro Reale della Genealogia". La versione ufficiale Romanoviana della storia Russa sembra essere stata creata nello stesso periodo; questo sembra spiegare il fatto che la sua prima versione stampata, la cosiddetta "sinossi", sia uscita nel 1674.

In seguito è arrivata la pubblicazione del "Libro di Velluto", che conteneva gli alberi genealogici dei Boiardi e dell'aristocrazia Russa ([473], pag. 8). Ciò coincide con il periodo in cui i libri sono stati ampiamente confiscati per "correzioni", a seguito delle riforme del Patriarca Nikon.

La confisca dei libri è continuata sotto Pietro il Grande. Occorre prestare attenzione al seguente fatto importante: il 16 febbraio 1722 "Pietro il Grande rivolse a tutte le chiese e monasteri il seguente decreto. Essi dovevano "inviare tutte le cronache e i materiali cronografici in loro possesso al Sinodo Moscovita, sia su carta che su pergamena"; è stato proibito trattenere qualsiasi cosa. È stato anche promesso che questi materiali sarebbero stati restituiti dopo la copia. Contemporaneamente, il Sinodo ricevette l'ordine di inviare rappresentanti da tutte le parti, per studiare e raccogliere queste cronache" ([979], pag. 58). Questa deve essere stata un'altra purga delle biblioteche Russe intrapresa dai Romanov, il cui obiettivo era la distruzione di tutte le fonti storiche Russe. Ci si potrebbe chiedere se Pietro abbia davvero mantenuto la promessa di "restituire gli originali manoscritti" ai monasteri lontani accontentandosi delle copie. A nostro avviso, si tratta di un'ipotesi alquanto dubbia.

Fig. 1.1. V. T. Tatishchev. Incisione di A. Osipov, il XVIII secolo. Tratto da [331], volume 1, pagina 359.
Cfr. anche pagina 64.

È risaputo che la versione consensuale "scientifica" della storia Russa può essere ricondotta a Tatishchev, Schlezer, Miller e Bayer, che avevano vissuto tutti nella seconda metà del XVIII secolo. Daremo un breve resoconto delle loro biografie.

Tatishchev, Vassily Nikitich - 1686-1750, storico Russo e funzionario statale. Nel 1720-1722 e nel 1734-1737 aveva gestito le fabbriche di proprietà dello Stato nella regione degli Urali; a ciò era seguito il periodo del suo governatorato in Astrakhan, 1741-1745 ([797], pag. 1303). Tuttavia, la natura esatta dei suoi scritti, o il fatto stesso della sua autorevolezza, rimangono una questione della massima oscurità, qv qui sotto e anche nel [832] e nel [979], il ritratto di Tatishchev può essere visto nella fig. 1.1.

Bayer, Gottlieb Siegfried - 1694-1738, storico e filologo tedesco, membro dell'Accademia di San Pietroburgo nel 1725-1738, "autore della teoria pseudo-scientifica Normanna" ( [797], pag. 100). Nonostante il suo soggiorno di 12 anni in Russia, non ha mai imparato la lingua Russa ( [979] , pagina 4). V. O. Klyuchevskiy ha scritto quanto segue su Bayer e Miller: "Gli studiosi accademici stranieri sono stati costretti ad affrontare la questione [Varangiana - Aut]. . . la loro familiarità con la lingua Russa e. . . le sue fonti storiche erano povere o inesistenti... Bayer. . . non era a conoscenza del fatto che. . . la Sinossi non è mai stata realmente una cronaca" ([396], pag. 120).

Spieghiamo che la Sinossi è la prima versione pubblicata della storia Romanoviana della Russia. Non ha niente in comune con una cronaca, ed è stato compilata per servire da libro di testo della storia Russa. Il fatto che Bayer non riuscisse a distinguerlo da una cronaca ci dice molto sulla sua familiarità con le fonti storiche Russe.

Miller, Gerhard Friedrich - 1705-1783. Storico tedesco. Arrivato in Russia nel 1725. Miller aveva "collezionato un gran numero di documenti copiati [ci si chiede quale sia il destino degli originali - Aut. ] sulla storia Russa (i cosiddetti portafogli Miller)" - cfr. [797], pag. 803.

Schlezer, Augustus Ludwig - 1735-1800. Storico e filologo tedesco. In servizio in Russia tra il 1761 e il 1767. Nel 1769 è diventato membro onorario dell’Accademia delle scienze di San Pietroburgo, essendo tornato in Germania nel 1768 ([797], pagina 1511). è stato il primo ricercatore dell’originale della più antica cronaca Russa, la Radzivilovskaya Letopis, o la famosa Vremennyh Let ([715], volume 2, pagina 7; vedi sotto).

Va detto che è opportuno escludere Tatishchev dalla lista dei primi storici Russi perché la sua storia, presumibilmente scritta prima di Miller, è scomparsa. I progetti di Tatishchev pubblicati da Miller rimangono l’unico materiale scritto con il nome di Tatishchev che abbiamo a nostra disposizione. Cfr. più avanti e in [832],

Nonostante tutto ciò, già nel XX secolo, dopo la rivoluzione del 1917, gli storici avevano trovato una serie di manoscritti negli archivi privati, che suggerivano fossero versioni della "vera" storia di Tatishchev. Tuttavia, gli storici stessi ammettono che queste copie hanno scritture diverse. Tatishchev le ha probabilmente "editate", e forse ha scritto alcuni passaggi minori ([832], volume 1, pagine 59-70).

La creazione della storia di Tatishchev e le ragioni per cui non l’ha pubblicata sono documentate nelle memorie di Schlezer ( [979]); cfr. anche [832]. Siamo informati dei seguenti elementi: "V. N. Tatishchev. . . aveva ricevuto una copia di Nestor dall’archivio privato di Pietro stesso nel 1719 [una copia della cronaca Radzivilovskaya prodotta per Pietro il Grande a Konigsberg - Aut.], che aveva immediatamente copiato per sé. . . nel 1720. . . Tatishchev è stato mandato in Siberia. . . dove ha trovato una vecchia copia di Nestor in possesso di un vecchio credente. Era sbalordito dalla scoperta che questa copia era completamente diversa da quella precedente. Pensava che ci fosse un solo Nestor e un'unica cronaca" ([979], pagg. 52-53).

Questa opinione, in seguito “dimostratasi la verità”, dato che oggi tutto ciò che possediamo è solo un testo unico che descrive la storia dell'antica Russia – la Povest Vremennyh Let. Altre fonti, tra cui i vecchi originali, sarebbero state evidentemente distrutte o occultate.

Continuiamo con le citazioni:

"Tatishchev riuscì a raccogliere dieci copie. Le ha utilizzate, insieme ad altre versioni di cui è venuto a conoscenza, per compilare l'undicesimo... nel 1739 l'ha portata da Astrakan a San Pietroburgo. . . Ha mostrato il manoscritto ad alcune persone; tuttavia, invece di incoraggiamenti e sostegno, si è scontrato con bizzarre obiezioni e ha ricevuto consigli di tenersi lontano da questa iniziativa" ([979], pagg. 52-53).

Poco dopo, Tatishchev fu sospettato di essere un libero pensatore ed un eretico. Ci viene detto che "è stato abbastanza disattento da esprimere una serie di audaci considerazioni, che lo avrebbero portato a un sospetto ancora più pericoloso di eresia politica. Questo è senza dubbio il motivo per cui il frutto dei suoi due decenni di lavoro non è stato pubblicato nel 1740" ( [979], pagina 54). Tatishchev ha cercato di far pubblicare il suo lavoro in Inghilterra in seguito, ma senza alcun risultato ([979], pagina 54).

Così, il lavoro di Tatishchev è stato perso e successivamente pubblicato da Miller seguendo manoscritti non identificati. Si presume che Miller abbia pubblicato questa opera perduta scritta da Tatishchev utilizzando le "bozze" di quest'ultimo ([832], Volume l, pagina 54).

"Miller parla della. . . “copia scadente" a sua disposizione. . . e si lamenta di non essere in grado di correggere le numerose "sviste" che la cronaca presumibilmente conteneva. . . Nella sua prefazione al primo volume Miller dice anche delle sue correzioni al testo di Tatishchev. . . Tutte le successive critiche di Miller non sono state altro che ripetizioni di quanto scritto nella prefazione, dal momento che i suoi critici non si sono mai imbattuti nei manoscritti usati da Miller, né in altri manoscritti della Storia di Tatishchev; anche i primi [presumibilmente utilizzati da Miller - Aut.] sono scomparsi a tutt’oggi" ([832], volume 1, pagina 56).

Inoltre, in [832] troviamo il parere di G. P. Boutkov, "il famoso accademico e autore della Difesa delle Cronache Russe" sull’argomento. Secondo Boutkov, la storia di Tatishchev "non è stata affatto pubblicata in accordo all’originale, ma piuttosto da una copia di pessima qualità. . . Inoltre, "quando questa copia è stata pubblicata, tutte le opinioni dell'autore che sembravano troppo libertarie [a Miller] sono state omesse dalla pubblicazione, oltre a tante altre lacune". Boutkov è giunto alla conclusione che era "impossibile dire dove esattamente dove Tatishchev si fosse fermato cronologicamente, quali parti dei testi avesse scritto o non scritto, e di chi fossero le colpe per molte "incoerenze e discrepanze" tra il testo effettivo e il commento" ([832], volume 1, pagina 56). In altre parole, i commenti di Tatishchev alla pubblicazione di Miller contraddicono il testo.

Inoltre, la pubblicazione del lavoro di Tatishchev da parte di Miller non contiene per qualche motivo la prima parte della sua opera, quella che descrive la storia Russa prima di Ryurik. "Il testo di Tatishchev della prima parte di La Storia Russa è stato omesso dal manoscritto del 1746, dove viene sostituito. . . da un breve resoconto del contenuto di questa parte" ([832], volume 1, pagina 59).

Non si può fare a meno di sottolineare che Tatishchev ha trovato la Povest Vremennyh, tutto fuorché credibile – almeno nella sua prima parte. I manoscritti che gli sono stati attribuiti (quelli degli archivi privati del XX secolo) ci dicono esplicitamente che "il monaco Nestor non sapeva molto dei vecchi Principi Russi" ([832], volume 1, pagina 108). Le informazioni che ha trovato attendibili provengono dai manoscritti e da racconti popolari dichiarati assurdi dagli storici moderni. Evidentemente, Tatishchev era riuscito a capire molto di più della storia Russa di quanto "avrebbe dovuto" Il suo libro è stato evidentemente distrutto e l'autore dichiarato un eretico; e, tuttavia, il suo nome è stato usato cinicamente dopo la sua morte.

Il moderno commentatore scrive quanto segue nel suo tentativo di trovare qualche "giustificazione" per Tatishchev: "Possiamo davvero incolpare uno storico che ha vissuto nella prima parte del XVIII secolo per aver creduto alla Cronaca di Ioakimovskaya, quando anche ai nostri giorni ci sono autori che parlano dei racconti favolosi di Artynov di Rostov alla ricerca di un riflesso di eventi reali che risalgono fin quasi ai tempi della Russia di Kiev?" ( [832] , Volume 1, pagina 51).

Infine, vorrei sottolineare un dettaglio vivido che rende i nostri sospetti ancora più validi e che dimostra quanto rapidamente la situazione dei materiali storici Russi possa essere cambiata nel XVIII secolo. Si scopre che "Tatishchev ha usato proprio i materiali che non sono sopravvissuti fino ai giorni nostri" ( [832], Volume 1, pagina 53). Questo lo rende stranamente diverso da Karamzin. Evidentemente, "quasi tutta l'opera di Karamzin si basa su fonti che abbiamo ancora nei nostri archivi, con l'unica eccezione del Troitskaya Letopis, scritto su pergamena" ([832], volume 1, pagina 53).

Come ha fatto Tatishchev a scegliere le stesse fonti del suo lavoro che sarebbero scomparse "misteriosamente" poco dopo?

Ecco una possibile spiegazione. Evidentemente, Tatishchev ha utilizzato le fonti del XIV-XVI secolo, che riguardano la storia della Siberia e della regione Volga, nonché "gli archivi di Kazan e Astrakhan che non hanno raggiunto i nostri giorni" ([832], Volume l, pagina 53).

Siamo del parere che questi archivi siano stati semplicemente distrutti nel XVIII secolo, già dopo Tatishchev. Come sappiamo oggi, le fonti del secolo XIV-XVI provenienti dalla regione del Volga e dalla Siberia devono aver raccontato la vera storia della Russia dell’Orda. Anche dopo le prime epurazioni degli archivi da parte dei Romanov, alcune informazioni dovevano essere rimaste lì.

Gli archivi contraddicevano la storia Scaligeriana e Romanoviana e sono stati quindi completamente distrutti.

Passiamo ora alla figura del professore di storia e storico ufficiale dell'Accademia delle scienze di San Pietroburgo - G. F. Miller, che aveva ricevuto un ordine di scrivere la storia della Russia. Non è riuscito a trovare fonti storiche nelle capitali e ha dovuto intraprendere un viaggio attraverso la Russia provinciale nel 1733-1743. Il suo itinerario conduce in Siberia, il che significa che le cronache su cui si basa la storia Russa di oggi sono state presumibilmente "portate" da quelle parti. Tuttavia, è comunemente noto che esse possiedono caratteristiche intrinseche distintive del sudovest Russo.

Dopo il suo ritorno dalla Siberia, Miller ha ottenuto la posizione di storico. Tuttavia, quando è entrato in servizio, ha dovuto giurare di non rivelare quelle che oggi chiameremmo informazioni riservate. Ecco cosa ci dice Schlezer: "Miller parlava di segreti di Stato, che dovevano essere resi noti a qualcuno coinvolto nella creazione della storiografia Russa; tuttavia, tale persona avrebbe dovuto entrare nel servizio pubblico per tutta la vita. . . All'epoca non ero a conoscenza del fatto che Miller aveva fatto quest’errore. . . negandosi. . . l’opportunità di dimettersi" ([979], pag. 76).
A. L. Schlezer era stato assunto da Miller come insegnante privato per i suoi figli e invitato a partecipare alla ricerca storica e geografica di Miller. Questo è ciò che Schlezer scrive sull'archivio delle cronache Russe che Miller aveva a disposizione nelle sue memorie: La cronaca di Kiev di Padre Feodosiy e la cronaca anonima del XIII secolo. . . sarebbe di grande utilità se fossero pubblicati. . . poiché. . . [esse] descrivono la storia dei più importanti sovrani e principi, e ci informano anche delle grandi acquisizioni di terreni nei tempi antichi" ( [979], pag. 46).

Schlezer si è rifiutato di prestare il giuramento di non divulgazione e non ha quindi avuto accesso agli archivi di Miller. Le cronache pubblicate da Schlezer sono state trovate da quest'ultimo negli archivi dell'Accademia delle scienze.

Tutto ciò significa che il concepimento della storia Russa a cui siamo abituati oggigiorno è di origine molto tarda. A parte questo, si scopre che la versione moderna della storia Russa è stata creata esclusivamente da stranieri. Gli storici moderni usano demagogicamente il nome di Tatishchev, il primo storico Russo, per "difendersi" poiché - dopotutto, era il primo Russo, no? Il fatto che il lavoro di Tatishchev sia stato di fatto perso e poi ricostruito da Miller da manoscritti non identificati è menzionato molto raramente.

L'atmosfera della scuola storica Romanoviano - Milleriana è stata ben fotografata da S. M. Stroyev, che ha scritto che "questi volumi tradiscono segni di innumerevoli sforzi, tutti a perseguire lo stesso obiettivo: provare, convalidare, confermare e diffondere le stesse postulazioni e le stesse ipotesi – solo lavori collettivi e prolungati di molti scienziati che hanno lavorato in questo campo possono far sembrare queste ipotesi come un tipo di verità soddisfacente per ricercatori e lettori. . . le obiezioni non sono smontate da contro argomentazioni, ma vengono sepolte sotto una pila di nomi, presumendo che il rispetto per l’autorità di detti nomi garantirà il silenzio" ([774], pagg. 3-4).
La nostra analisi della storia Russa, che ha scoperto gli errori più gravi nella versione di Bayer/Miller/Schlezer, ci conduce a tutt’altra opinione sull'intero loro "lavoro scientifico". Quest'ultimo si spiega in parte con il fatto che la Russia sia stata influenzata in quell'epoca da un dominio proveniente dall'estero, istigato dai Romanov, il che significa che la distorsione della vera storia Russa nella versione di Schlezer/Miller/Bayer può essere facilmente spiegata come uno degli obiettivi ideologici più importanti degli stessi Romanov come dinastia. I professori tedeschi hanno semplicemente eseguito l'ordine, in modo abbastanza coscienzioso. Se gli ordini fossero stati diversi, avrebbero scritto qualcos'altro.

E' perfettamente giusto interrogarsi sugli storici Russi e su dove si trovassero a quell'epoca. Perché la storia Russa è stata scritta da stranieri? Esistono altri paesi europei in cui la storia dello Stato è stata scritta esclusivamente da stranieri?

La risposta suggerita più comunemente è ben nota - la scienza Russa si presume che si trovasse in uno stato rudimentale a quell'epoca, quindi bisognava affidarsi agli illuminati tedeschi. Noi abbiamo un'opinione diversa. E 'molto probabile che dopo la debacle di Tatishchev, i Romanov abbiano deciso che gli stranieri avrebbero gestito meglio i segreti dello Stato che interessavano la storia Russa, essendo più obbedienti, non conoscendo la lingua e non legati emotivamente alla storia Russa.

M. V. Lomonosov era uno dei principali oppositori di Miller. Egli sosteneva che gli Slavi avevano una storia, che era lunga quanto quella di qualsiasi altra nazione, e sosteneva la sua affermazione con varie fonti. Nella sua Breve Cronaca, ha scritto quanto segue basandosi sulle opere degli autori "antichi": "All'inizio del sesto secolo dopo Cristo il nome degli Slavi si era diffuso dappertutto; non solo la Tracia, la Macedonia, l'Istria e la Dalmazia temevano la potenza di questa nazione, ma essi avevano avuto un ruolo importante nel declino stesso dell'impero romano" ([493], pag. 53).

All'inizio del XIX secolo è emersa una nuova scuola "scettica" di storici Russi. Era guidata dal professor M. T. Kachenovskiy. L’essenza delle questioni controverse è stata ben riassunta nella prefazione del libro di P. Boutkov, intitolato in modo eloquente La Difesa della Cronaca di Nestor dalla Diffamazione degli Scettici ([109]).

Secondo gli scettici, le antiche cronache Russe erano "un mix eclettico di fatti e miti reali basati su lontane ripercussioni di eventi storici ritrovati nei racconti popolari, oltre a falsità, apocrifi non autorizzati, e la sovrapposizione di eventi stranieri alla Russia. In altre parole, gli scettici vogliono che noi pensiamo a Ryurik, Askold, Dir e Oleg come a dei miti, e anche che limitiamo ciò che sappiamo di Igor, Olga, Svyatoslav, Vladimir e Yaroslav a ciò che gli stranieri ci dicono di questi sovrani, rifiutando contemporaneamente di datare l'epoca della nostra migrazione Slava settentrionale e la fondazione di Novgorod a un periodo precedente la metà del XII secolo" ([109], pagine ii-iii).

Proseguendo, possiamo anche dire che la ricostruzione della storia Russa che suggeriamo fornisce una spiegazione perfetta del fatto che gli scettici Russi che avevano criticato la versione della storia Milleriano - Romanoviana insistevano sul fatto che gli Slavi fossero un'antica nazione, citando da una parte fonti "antiche" come prova, e dall’altra resistendo aspramente all'arbitraria età extra attribuita alla storia Russa. Questa contraddizione deriva da grandi slittamenti cronologici inerenti all'intero edificio della storia Scaligeriana; scompare completamente non appena spostiamo la storia "antica" nel Medioevo, come nella nostra ricostruzione.

Concludiamo l'attuale paragrafo con un'altra citazione, che dimostra che la distruzione deliberata delle vecchie fonti Russe è continuata anche nel XVIII e persino nel XIX secolo. Ci riferiamo all'archivio manoscritto del monastero Spaso-Yaroslavskiy. ronaca"Tra i manoscritti custoditi nella biblioteca del monastero c'erano. . . tre cronache di carattere laico, vale a dire opere storiche: due Paleias e il famoso Spaso-Yaroslavskiy Khronograph. Tutti... scomparsi dalla biblioteca Spasskaya a metà dello XVIII e nel XIX secolo" ([400], pag. 76).


3. La cronaca Radzivilovskaya di Konigsberg come fonte principale della Povest Vremennyh Let

3.1. L’origine delle copie delle cronache più importanti
La versione moderna dell'antica storia Russa si basava inizialmente su un'unica cronaca, la Radzivilovskaya Letopis. Questo è ciò che gli storici stessi ci dicono in modo molto semplice, chiamando questa copia la più antica cronaca Russa ([716], pagina 3).

Passiamo ora alla fondamentale edizione multilingue intitolata La raccolta completa delle cronache Russe pubblicata dall'Unione delle scienze dell'Unione Sovietica. In prefazione al suo 38esimo volume lo storico Y. S. Lourie ci informa del fatto che "la Radzivilovskaya Letopis è la cronaca più antica ad aver raggiunto il nostro tempo" ([716], pagina 3).

Dobbiamo subito notare che questa cronaca assomiglia a un normale libro scritto a mano, con pagine fatte di carta e un legante del XVIII secolo, qv in [716] e [715], oltre alla fig. 1.2. Questa non è una pergamena arcaica come quella con cui gli artisti spesso ritraggono i cronisti Russi. Sappiamo quanto segue sulla cronaca della Radzivilovskaya (secondo [716], pagine 3-4):

1) Si presume che la copia della cronaca di cui disponiamo oggi sia la più antica ad aver raggiunto i nostri giorni, qv in [7 16] , pagina 3. Risale al presunto XV secolo. Si presume che la cronaca descriva eventi storici che si sono verificati in Russia fin dai primi giorni e fino al presunto anno 1206, che è l’anno in cui si conclude improvvisamente.

2) è proprio la storia della Radzivilovskaya su cui si basa l'intero concetto moderno della storia della Russia di Kiev. Questo concetto è nato nel XVIII secolo.

3) La cronaca Radzivilovskaya viene conosciuta e introdotta nella circolazione scientifica all'inizio del XVIII secolo. Il seguente passaggio è disponibile in [716], pagina 4: "Nel 1713 Pietro ordinò una copia della cronaca Radzivilovskaya completa di miniature mentre passava per Konigsberg. Questa fu la copia usata da V. N. Tatishchev quando iniziò la sua ricerca sulle cronache Russe, così anche per M. V. Lomonosov. L’originale fu portato a San Pietroburgo dopo che l’esercito Russo aveva preso Konigsberg dopo sette anni di guerra e fu consegnato alla biblioteca dell’Accademia delle scienze nel 1761 ([716], pag. 4).

Fig. 1.2. La Cronaca Radzivilovskaya: una visione generale. Vediamo un libro tipico del XVII - inizio del XVIII secolo. Tratto da [715].

4) Solo una delle copie della cronaca è datata al XV secolo - questa è la Radzivilovskaya Letopis che ci è nota oggi.

5) Vi sono altre copie della stessa cronaca esistente, ma tutte risalgono al XVIII secolo, essendo sostanzialmente più recenti nelle loro origini. Gli storici presumono siano copie del XV secolo della Radzivilovskaya Letopis.

Dobbiamo subito notare che le copie intermedie della cronaca Radzivilovskaya non ci hanno raggiunto per qualche motivo - dove sono le copie fatte nel secolo XVI-XVII?

3.2. La numerazione delle pagine della cronaca e la filigrana "testa di toro"
Studiamo la copia della cronaca di Radzivilovskaya che risale al presunto XV secolo. A tal fine, ci rivolgeremo alla descrizione del manoscritto che figura nella raccolta completa delle Cronache Russe ( [716] ). Si scopre che questa copia ha segni distintivi che tradiscono un'origine più recente, ovvero il XVIII secolo. Pertanto, la "copia più antica" della Povest Vremennyh che abbiamo a nostra disposizione è stata realizzata nello stesso periodo delle cosiddette "copie", ovvero delle copie che sono state fatte intorno alla stessa epoca, il secolo XVIII.

Guardate attentamente come sono numerate le pagine della cronaca. Vediamo due tipi di numeri contemporaneamente: arabo e Slavo ecclesiastico. Si presume che quest'ultimo sia stato l'originale che precede la numerazione araba di parecchio. È scritto che "si trova la vecchia cifra cirillica nell'angolo inferiore destro di ogni pagina" ([716], pagina 3).

Inoltre, si presume che la numerazione in Slavonico Ecclesiastica fosse stata già presente nella cronaca dalla sua manifattura - nulla di straordinario al riguardo, in quanto una cronologia pubblicata dovrebbe contenere la numerazione delle pagine.

Tuttavia, ci troviamo subito di fronte al seguente sorprendente commento del commentatore moderno: "La numerazione in Slavonico Ecclesiastica fu fatta dopo la perdita di due pagine della cronaca.. Inoltre, alcune pagine alla fine del libro sono state messe nell’ordine sbagliato prima della numerazione ([716], pagina 3; anche [715]). Lo stesso vale per la numerazione araba ([715]). Pertanto, entrambe le cifre sono state introdotte dopo che il libro era già stato rilegato - altrimenti le pagine fuori luogo sarebbero state ripristinate nel luogo corretto prima della rilegatura. Poiché la cronaca ha questo formato, deve essere stata rilegata una sola volta, quando è stata creata.

Inoltre, apprendiamo che "le prime tre pagine della cronaca sono contrassegnate dalle lettere romane a, b e c" ([716], pag. 3) e che queste pagine sono datate al XVIII secolo dalle filigrane che contengono (ibid). Questo significa che l'intero manoscritto è stato scritto e rilegato nel XVIII secolo? È possibile che il manoscritto sia stato creato poco prima che fosse mostrato a Pietro, e proprio a questo scopo - per maggiori informazioni su questo punto si veda di seguito. Nella figura 1.3 si può vedere la pagina a. È la prima pagina del cronaca. A proposito, inizia con una prefazione in tedesco.

Le altre pagine della cronaca sono databili al XV secolo per via delle filigrane; gli storici lo giustificano con l’ipotesi che la filigrana "testa di toro" risale al XV secolo. Tuttavia, la "datazione da filigrana", così come la datazione paleografica, non può essere considerata un metodo di datazione indipendente, poiché dipende completamente dalla cronologia delle fonti utilizzate per il riferimento e dall'identificazione di vecchi stili di scrittura e filigrane. Qualsiasi modifica della cronologia originale inciderà immediatamente sull'intero sistema di datazioni paleografiche o basate su filigrane.

Fig. 1.3. La prima pagina della Cronaca Radzivilovskaya - presumibilmente la "cronaca più antica della Russia". È molto probabile che sia stato scritta a Konigsberg nel XVII-XVIII secolo. Nelle prime pagine della cronaca vediamo una prefazione, abbastanza sorprendentemente, in tedesco. Tratto da da [715],

In altre parole, al fine di datare fonti scritte dallo stile grafico e/o dalle filigrane, è necessario disporre di materiali di riferimento che presumibilmente contengono i dati corretti. I nuovi testi rinvenuti sono datati dalle filigrane che contengono, che li legano ai materiali di riferimento utilizzati per datazioni passate. Se questi si rivelano errati, è probabile che anche gli altri dati siano errati.

Inoltre, è possibile che nel XVIII secolo siano state utilizzate scorte di carta del XVI secolo per creare manoscritti che "sembrerebbero vecchi". In più, la filigrana "testa di toro" trovata sui fogli della cronaca e le relative variazioni potrebbero essere state utilizzate dalla fabbrica che ha prodotto la carta nel XVI, nel XVII e nel XVIII secolo - soprattutto considerando come gli storici datano le prime tre pagine del XVIII secolo utilizzando lo stesso principio generale - il metodo della filigrana.

N. A. Morozov aveva giustamente affermato che la copia della Radzivilovskaya Letopis, voluta da Pietro il Grande, costituiva la base per tutte le altre copie della Povest Vremennyh Let. Scrive che "dopo lo scoppio della guerra settennale, la nostra Accademia delle Scienze ha acquistato l'originale Konigsberg nel 1760 e l'ha pubblicato sei anni dopo a San Pietroburgo - nel 1767... è questa la vera origine delle cronache Russe, e se qualcuno volesse dirmi che il manoscritto di Nikon esisteva prima di Pietro, chiederò la prova di questa dichiarazione" ([547]).


4. Frammenti contraffatti della Radzivilovskaya Letopis – la copia che servì come base per la Povest Vremennyh Let

4.1. Pubblicazioni della Radzivilovskaya Letopis
Gli storici scrivono che la "Radzivilovskaya Letopis è una delle fonti cronografiche più importanti dell'epoca pre-Mongolica. . . questa cronaca è la più antica ad essere sopravvissuta fino al nostro giorno; il suo testo termina con l'inizio del XIII secolo" ([716], pag. 3).

Veniamo a conoscenza della seguente importante circostanza: La "Radzivilovskaya Letopis non è venuta alla luce come pubblicazione accademica fino al 1989 ([716], pagina 3). Vi erano solo due edizioni precedenti; solo uno di loro seguiva l'originale. La prima "edizione del 1767, preparata in base ad una copia [non la stessa Radzivilovskaya Letopis, ma piuttosto una copia della stessa - Aut .] . . . conteneva numerose omissioni, aggiunte arbitrarie, modifiche testuali, ecc. . . nel 1902, la copia principale della cronaca. . . è stata pubblicata. . . con l’uso del metodo fotomeccanico [ma senza trascrizione]" ([716], pagina 3).

Nel 1989 è stato pubblicato il 38esimo volume della collezione completa delle Cronache Russe, che conteneva la Radzivilovskaya Letopis.

4.2. Storia della copia conosciuta come Radzivilovskaya Letopis
In base alla panoramica storica delle informazioni che abbiamo sulla copia nota come Cronaca Radzivilovskaya, pubblicata nel [715] Volume 2, pagine 5-6, lo studio di questa copia iniziò nel 1711, quando "Pietro aveva fatto una breve visita alla biblioteca reale di Konigsberg e aveva ordinato di fare una copia della Radzivilovskaya per la sua biblioteca privata. Ricevette la copia nel 1711" ([715], volume 2, pag. 6).

Tuttavia, gli storici ci dicono che le origini della copia possono presumibilmente essere ricondotte alla metà del XVII secolo; però, ogni menzione della cronaca che preceda il presunto anno 1711 si basa su considerazioni di natura indiretta, come risulta evidente dalla descrizione che viene data in [715], tutte queste informazioni potrebbero riflettere solo il desiderio dei moderni ricercatori di tracciare la storia del famoso manoscritto il più indietro possibile - pur confessando la loro incapacità ad andare oltre la metà del secolo XVII ([7] 15], Volume 2, pagina 5).

In seguito, nel 1758, durante la guerra dei sette anni con la Prussia (1756-1763), Konigsberg fu nuovamente conquistata dai Russi. La Radzivilovskaya Letopis fu portato in Russia e consegnata alla biblioteca dell’Accademia delle Scienze, dove è rimasta fino al giorno d’oggi ([715], volume 2, pagina 3).

"Quando l’originale divenne proprietà della biblioteca dell’Accademia nel 1761 ... il suo studio fu condotto da A. L. Schlezer, professore di storia appena arrivato dalla Germania" ([715], volume 2, pagine 6-7). L’ha preparata per la pubblicazione, che si è svolta a Gottingen nel 1802-1809, tradotta in tedesco con le sue annotazioni ([715], volume 2, pagina 7).

L'edizione Russa era presumibilmente in preparazione, ma non è mai stata pubblicata. "Era rimasta incompleta e fu distrutta nell'incendio di 1812" ( [715] , volume 2, pagina 7). Questo sembra piuttosto strano - la distruzione è stata semplicemente attribuita ai "malvagi invasori francesi".

Poi apprendiamo che, per qualche strana ragione, "l'originale della Cronaca Radzivilovskaya è entrato in possesso privato di N. M. Mouravyov, il consigliere segreto.. nel 1814, dopo la morte di Mouravyov, la cronaca fu Tratto da A. N. Olenin, il famoso archeologo e direttore della Biblioteca Pubblica Imperiale, che si è rifiutato di restituirla all'Accademia delle Scienze nonostante le richieste di quest'ultima" ([715], Volume 2, pagina 7).

Sarebbe interessante sapere perché Olenin si è rifiutato di restituire il manoscritto. Questa storia è piuttosto astrusa; il manoscritto era già stato preparato per la pubblicazione "a opera di A. I. Yermolayev, custode della Biblioteca pubblica" ([715], volume 2, pagina 7). Invece di pubblicarla, Olenin ha chiesto all'Accademia delle Scienze 3.000 rubli, presumibilmente per rendere l'edizione più costosa. La sua richiesta è stata accolta – e gli è stato consegnato il denaro. Tuttavia, ha continuato a tenersi il manoscritto. Questa pubblicazione non ha mai avuto luogo.

Non sappiamo nulla di come il manoscritto sia stato restituito alla biblioteca dell'Accademia delle Scienze [715]. Ciò nonostante, si tratta di un momento molto importante - dopotutto, la cronaca in questione è la più antica cronaca Russa conosciuta, e mai pubblicata.

A parte questo, ci troviamo di fronte a una questione molto importante, ovvero il destino della cronaca nel periodo in cui è stata tenuta in collezioni private. Di seguito forniremo la nostra ipotetica ricostruzione.

4.3. Descrizione della cronaca
Passiamo ora alla descrizione accademica della Cronaca Radzivilovskaya. Apprendiamo quanto segue: "Il manoscritto è composto da 32 sezioni, 28 delle quali contengono 8 pagine, con altre due sezioni di 6 pagine (pagine 1-6 e 242-247), una di 10 pagine (pagine 232-241) e una di 4 pagine (pagine 248-251)" ([716], 4).

Questa descrizione accademica della cronaca dà l'impressione iniziale di essere precisa e pare darci un'idea di quali sezioni costituiscano il manoscritto. Dovrebbe raccontarci delle pagine che comprendono una sezione, ognuna delle quali è una pagina, o un singolo foglio di carta. Diversi di questi fogli formano una sezione e diverse sezioni si sommano in un libro. Di norma, in ogni sezione è presente un numero uguale di fogli - in questo caso il numero standard è di quattro fogli o otto pagine. Dopo aver studiato la struttura delle sezioni di cui è composta la Radzivilovskaya Chronicle, A. A. Shakhmatov ci dice: "è ovvio che ogni sezione deve contenere otto pagine" ([967], pagina 4).

Tuttavia, come abbiamo visto, a causa di un errore nella rilegatura della cronaca, alcune pagine sono finite in sezioni diverse; di conseguenza, alla fine del libro ci sono sezioni di 4, 6 e 10 pagine.

La prima parte del libro sta da sola; anche se si tratta di sole 6 pagine anziché di 8, cioè sottodimensionata, non si vedono sezioni sovradimensionate nei pressi; è seguita da sezioni standard di otto pagine che costituiscono la maggior parte del libro. Dove sono i due fogli mancanti della prima sezione?


4.4. Storia di una contraffazione. La misteriosa pagina “extra” nella Povest Vremennyh Let ....
Facciamo molta attenzione alla seguente strana circostanza. Secondo la descrizione accademica, il manoscritto è composto da sezioni, ognuna delle quali ha un numero pari di pagine 4, 6 o 10, qv sopra.

Pertanto, il numero totale delle pagine della cronaca deve essere pari. Tuttavia, la prima pagina è numerata 1, e l'ultima 251 - qui si parla di numeri arabi, che non contengono spazi vuoti o problemi. Il libro contiene un numero dispari di pagine; dalla fotocopia della cronaca ([715]) risulta piuttosto evidente.

L'implicazione di quanto sopra è che una delle sezioni contiene una strana pagina "extra", che potrebbe essere stata messa in ritardo - O, in alternativa, che una delle pagine si è persa, mentre l'altra parte del foglio è rimasta. In questo caso, dovremmo trovare un vuoto nella narrazione, sicuramente visibile, a meno che la pagina persa non sia stata la prima o l'ultima del libro, ad esempio la prefazione o il sommario.

E così constatiamo che la Radzivilovskaya Letopis contiene omissioni o inserti. Perché la descrizione accademica non ci dice niente di questo? Questa descrizione si mantiene stranamente silente sulla posizione esatta della pagina dispari, nonché sul fatto che si tratti di una singola pagina di questo tipo (in senso stretto, può esserci una quantità indefinita casuale e indeterminata di tali pagine che non è stata stimata).

Teniamo a sottolineare che questa incompletezza della descrizione la priva di utilità pratica, poiché è abbastanza facile capire che la posizione della pagina dispari influirà sulla distribuzione di altre pagine tra i fogli, non è chiaro quali numeri di pagina segnino la fine di una sezione e l’inizio di un’altra, ecc. Se la descrizione di una sezione di cronaca non può rispondere a tali domande, diventa piuttosto inutile.

Cercheremo di trovare la posizione della misteriosa strana pagina, e le informazioni scritte su di essa. Il fatto stesso che la descrizione accademica resti silente al riguardo suscita il nostro interesse.

Un semplice calcolo mostra che il foglio dispari deve trovarsi in un punto della prima o della seconda sezione. In effetti, la prima sezione comprende 6 pagine, seguite da 28 sezioni di 8 pagine, la trentesima sezione di 10 pagine, ecc. Sappiamo che il numero della prima pagina della decima sezione è 232. Pertanto, le prime 29 sezioni contengono 231 pagine. Il numero è dispari, il che significa che la pagina dispari deve essere compresa nelle prime 29 sezioni.

Tuttavia, nelle sezioni 3-28 non c'è nulla che possa suscitare il nostro sospetto; ognuno di essi contiene 8 pagine complete, e si trova in buone condizioni. Secondo le fotografie di [715], tutte le pagine sono intere e nessuna di esse si è staccata.

Non è così per le prime due sezioni - quasi tutti i fogli trovati sono divisi in due pagine separate, il che rende questa parte del manoscritto particolarmente sospetta.

Possiamo affermare che la pagina strana stia qui? A quanto pare, si. Fortunatamente, il manoscritto contiene anche resti della vecchia numerazione della sezione oltre ai fogli numerati; questo è comune ai libri antichi: la prima pagina di ogni sezione veniva numerata.

Fig. 1.4. Schema delle modifiche introdotte nella numerazione della prima e della seconda insieme della cronaca Radzivilovskaya. La prima riga indica la cifra araba, la seconda - l'equivalente Slavonico Ecclesiastica - e la terza fa riferimento a tracce di alterazioni che incidono sulla numerazione Slavonico Ecclesiastica. Le cifre in Slavonico Ecclesiastica e in Arabo sono rappresentate dalla parola "niente".

A. A. Shakhmatov scrive che "l'antico conteggio delle sezioni rimane; tuttavia, la maggior parte delle marcature numeriche in Slavonico Ecclesiastica fatte ai margini inferiori sono state tagliate quando il libro è stato rilegato. Il primo segno sopravvissuto è la figura del 5 [la “e” Slavonico Ecclesiastica - Aut.], che si trova a pagina 32 [33 nella numerazione Slavonico Ecclesiastica -Aut.], il secondo, numero 9 [Slavonico Ecclesiastica "phita" -Aut. ] - sulla 64esima edizione [65esima nella numerazione Slavonico Ecclesiastica -Aut.] ecc. È ovvio che ogni sezione è composta da 8 pagine" ([967], pag. 4).

Così, la 33ma pagina della numerazione Slavonico Ecclesiastica cade all'inizio della quinta sezione. La pagina 65 nella numerazione Slavonico Ecclesiastica cade sulla prima pagina della nona sezione e così via. L'implicazione è che ogni sezione, compresa la prima, una volta conteneva otto pagine, e l'ultima pagina di ogni sezione aveva un numero divisibile per otto nella numerazione Slavonico Ecclesiastica.

Passiamo alla cronaca vera e propria. La pagina col numero Slavonico Ecclesiastica 8 è semplicemente assente dalla cronaca. La pagina numero 16 è presente, ma è de facto la quindicesima pagina del manoscritto. Al tempo stesso, il suo numero deve essere l'ultima pagina della seconda sezione o la sedicesima pagina del manoscritto. Di conseguenza, manca una pagina in una delle prime due sezioni.

Tuttavia, secondo la descrizione accademica, la prima sezione contiene esattamente 6 pagine. Si è scoperto che mancano due pagine, ma abbiamo constatato che le prime due sezioni combinate mancano di una pagina; ciò potrebbe significare che due pagine sono state perse e una inserita?

Forse. Ad ogni modo, abbiamo localizzato la parte della cronaca con evidenti segni di alterazioni. Si tratta delle prime due sezioni.

Diamo un'occhiata alla cronaca. Nella fig. 1.4 vediamo un diagramma che si riferisce alla condizione della numerazione Slavonico Ecclesiastica e Araba nelle prime due sezioni della Radzivilovskaya Letopis. La cifra araba è nella prima riga, e la Slavonico Ecclesiastica nella seconda. La terza riga si riferisce a segni di usura che influenzano la numerazione Slavonico Ecclesiastica, o a tracce di cambiamenti in quest'ultima. Se un numero arabo o Slavonico Ecclesiastica non è presente in una pagina, è indicato nella relativa cella.

Dopo aver studiato attentamente la numerazione Slava delle prime due sezioni, si è scoperto che i numeri di tre pagine (10, 11 e 12 nella numerazione Slavonico Ecclesiastica) devono essere stati ritoccati da qualcuno, cioè resi più grandi di un fattore 1. I loro precedenti numeri Slavi erano rispettivamente 9, 10 e 11, qv nella fotocopia di [715].

Nella fig. 1.5 mostriamo come ciò è stato fatto; questo è più evidente dalla pagina con il numero 12 in Slavonico Ecclesiastico, qv nella fig. 1.6. Bisogna scrivere "Bi" per trascrivere il numero 12 nello Slavonico Ecclesiastico; la cronaca in questione era numerata "ai", o 11. Qualcuno aveva disegnato due linee sullo Slavonico Ecclesiastico "a", che per farlo assomigliare a "b". Questo ritocco è stato fatto in modo piuttosto scomposto ed è quindi molto difficile da ignorare ([715]).

Nelle Figg. 1.7-1.10 si vedono i numeri dello Slavonico Ecclesiastico alle pagine 7, 9, 10 (precedentemente 9) e 11 (in precedenza 10). È del tutto ovvio che qualcosa non era del tutto corretto con i numeri delle pagine. devono essere state modificate più volte; si possono vedere chiaramente tracce di ritocco.

Fig. 1.5. Numeri di pagina falsificati nella Cronaca Radzivilovskaya.

Fig. 1.6. Numero Slavonico sull'undicesima pagina della Cronaca Radzivilovskaya. Significa "dodici". Un'ovvia falsificazione. Tratto da [715],

Fig. 1.7. Numero Slavonico sulla settima pagina della Cronaca di Radzivilovskaya. Tratto da [715],

Fig. 1.8. Numero Slavonico sull'ottava pagina della Cronaca di Radzivilovskaya. Significa "nove". Un falso. Tratto da [715].

Fig. 1.9. Numero Slavo sulla nona pagina della Cronaca Radzivilovskaya. Significa "dieci". Un falso. Tratto da [715].

Fig. 1.10. Numero Slavo sulla decima pagina della Cronaca Radzivilovskaya. Significa "undici". Un falso. Tratto da [715].

Sulla prima pagina delle tre, il simbolo Slavonico Ecclesiastico di dieci anni, o "i", è stata ovviamente "fabbricato" a partire dalla figura Slavonico Ecclesiastica di nove che era prima qui - la "phita", che aveva semplicemente perso tutto il suo lato destro. Tuttavia, si possono vedere chiaramente i resti della sua linea orizzontale, qv nella fig. 1.8. Cambiare 10 per 11 nella seconda pagina dei tre non è stato un problema – è bastato semplicemente aggiungere la lettera "a". Ecco perché il numero dello Slavonico Ecclesiastico a pagina 1 sembra a posto.

Vediamo che la cifra Slavonico Ecclesiastica di tre pagine è stata spostata in avanti del valore di uno, facendo posto alla cifra Slavonico Ecclesiastica del nove, che considereremo di seguito.

Tuttavia, in caso di cambiamento numerico ci si aspetta di vedere due pagine con il numero Slavonico Ecclesiastico di 12 - l'originale e quello "convertito" da 11, mentre in realtà abbiamo solo quest'ultimo. Dov'è andata l'altra pagina?

La pagina "extra" con la cifra Slavonico Ecclesiastica originale di dodici è stata probabilmente rimossa; vediamo una lacuna nella narrazione dove era una volta. In effetti, la pagina con il numero 12 dello Slavonico Ecclesiastico inizia con una minuscola lettera (rossa, fatta col cinabro) della nuova frase. Eppure l'ultima frase della pagina precedente (numero 12 dopo le modifiche apportate, e 11 in origine) non è finita – si interrompe all'improvviso.

Naturalmente, la persona che ha strappato la pagina ha cercato di rendere il più possibile invisibile il vuoto nella narrazione; ciò nonostante, era l'impossibilità non notarlo. Ecco perché i moderni commentatori sottolineano questo strano caso. sono costretti a scrivere che la lettera è stata minata per errore: "Il manoscritto. . . contiene una lettera a guida rossa miniata per errore" ( [716], pagina 18, vedere il commento all'inizio della pagina con il numero arabo di 12, o pagina 13 nella numerazione Slavonico Ecclesiastica.

Restiamo ancora qui per un po'. Prima di tutto, ricordiamo ai lettori che sono anch’essi obbligati a studiare la fotocopia [715], che il simbolo di interruzione della scrittura nella cronaca gioca la parte di una virgola moderna. Il moderno punto di arresto completo che segna la fine di una frase assomiglia, nella maggior parte dei casi, a tre punti triangolari. A parte questo, l'inizio di ogni nuova frase è segnato da una lettera rossa (miniata).

Diamo un'occhiata alla pagina 11 in numeri arabi, dove qualcuno ha cambiato il numero dello Slavonico Ecclesiastico che sta per 12.

Il testo alla fine della pagina seguito dalla lacuna a cui facciamo riferimento termina con le parole "il regno di Leon, figlio di Vasilij, che si era anche chiamato Leo, e suo fratello Alessandro, che aveva regnato. . . "[716], pag. 18; anche [715], la pagina con il numero arabo 11, retro. Poi troviamo una virgola.

La pagina successiva (12 in cifre arabe e 13 in Slavonico ecclesiastico) inizia con una lista di date: "Nell’anno tale" ecc.

Chiunque sia stato responsabile della falsificazione deve aver pensato che questo posto fosse conveniente per colmare il vuoto. Ha presunto che le parole "aveva regnato" potevano collegarsi all'inizio della pagina 13 in Slavonico Ecclesiastico, che avrebbe dato una sentenza più o meno corretta - "aveva regnato nell'anno" ecc.

Tuttavia, questo avrebbe richiesto che la prima lettera minuscola fosse stata considerata erroneamente in rosso - e, forse, alterando alcune parti del testo, il che è l'unico modo in cui potrebbe apparire una frase corretta.

Il divario è stato così colmato, anche se in modo grossolano - tuttavia, chi era responsabile della falsificazione non si è preoccupato molto di quale pagina rimuovere; l'unico criterio è stato quello del minimo disturbo alla narrazione, e questo è il motivo per cui questa pagina è stata scelta.

L'obiettivo principale della falsificazione era quello di fare spazio alla pagina col numero 9 in Slavonico Ecclesiastico. La pagina 9 precedente è stata trasformata in pagina 10 per creare spazio, qv qui sotto.

Quindi, sembra che abbiamo trovato il posto nella cronaca dove qualcuno ha messo una pagina in più. È la pagina con il numero 9 in Slavonico Ecclesiastico e il numero arabo 8.

Va notato che questa pagina è immediatamente visibile, poiché i suoi angoli sono i più frastagliati di tutti; è ovviamente una pagina separata e non una delle due parti di un foglio, qv Nelle Figg. 1.11 e 1.12.

Fig. 1.11. L'ottava pagina della cronaca Radzivilovskaya (inserto). Fronte. Tratto da [715], pagina 8, retro.

Troviamo inoltre una nota successiva allegata a uno dei suoi angoli mancanti, che ci dice che la pagina in questione deve essere numerata 9 e non 8; questa nota fa riferimento a un libro uscito nel 1764, che è quindi la prima data in cui la nota può essere stata scritta (cfr. fig. 1.13).

Fig. 1.12. L'ottava pagina della cronaca Radzivilovskaya (inserto). Retro. Tratto da [715], pagina 8, retro.

Passiamo ora alla lettura dell'ottava pagina. Cosa troveremo qui? Perché qualcuno dovrebbe preparare un posto per questa pagina e inserirla nel libro? Era necessario trattarne così tanto?


4.5. Chi avrebbe potuto inserire una pagina con la teoria “Normanna” nella Povest Vremennyh Let?

In questa pagina troviamo niente di meno che la storia dei Varangiani chiamati a governare la Russia - la base della famosa teoria Normanna, in altre parole. In sostanza, gli Slavofili e gli occidentalisti avevano discusso proprio di questa pagina per tutta la durata del XIX secolo. Se rimuoviamo questa pagina dalla cronaca, la teoria Normanna sparirà immediatamente. Ryurik diventerà il primo Principe della Russia - e anche venuto da Rostov.

Tuttavia, la pagina inserita menziona il lago Ladoga, il che indica convenientemente che la prima capitale di Ryurik si trovava da qualche parte nella regione di Pskov, tra le paludi.

Se rimuoviamo questa pagina, vedremo che le radici geografiche di Ryurik e dei suoi fratelli possono essere tracciate nella regione del Volga - ossia Beloozero, Rostov e Novgorod; nessun segno della regione di Pskov. Come spiegheremo nei capitoli da seguire, il nome Novgorod veniva usato per riferirsi a Yaroslavl sul Volga. Il significato di questo verrà reso ancora più chiaro dai capitoli che seguono.

Corollario: inserendo la pagina con il numero 9 in Slavonico Ecclesiastico nel libro (numero arabo 8), il falsificatore ha fornito la base per due contraffazioni fondamentali contemporaneamente.

Prima contraffazione: la presunta convocazione dei Principi dal nord-ovest, che poi divenne la Scandinavia moderna. Ciò è stato fatto chiaramente a beneficio dei Romanov, poiché la loro dinastia proviene dal Nord-Ovest - Pskov e Lituania.

Seconda contraffazione: La Grande Novgorod è stata situata nella regione di Pskov, vicino a Ladoga. Ciò serviva come "convalida" a posteriori di ciò che era ormai un fatto compiuto dell’azione politica - il falso trasferimento della Grande Novgorod sul Volga nella regione di Pskov. Ciò serviva da "base cronografica" per privare Yaroslavl del suo precedente nome, appunto quello di Grande Novgorod.

Appare chiaro il motivo per cui la descrizione accademica della Radzivilovskaya Letopis ( [715]) stranamente non si esprime sulla sezione con la pagina irregolare. È molto probabile che sia la sezione con la pagina "Normanna", o qualche altra pagina strana proprio accanto ad essa - e tracce di falso e mistificazione intorno alla pagina in questione fanno sì che la pagina diventi sospetta.

Fig. 1.13. La scritta incollata all'angolo superiore mancante dell'ottava pagina della Cronaca Radzivilovskaya. Tratto da [715].

Questo fatto criminale deve essere stato reso noto al minor numero possibile di persone nell'epoca Romanoviana – provate a immaginare gli Slavofili del XIX secolo che apprendono del fatto che la famigerata teoria normanna nella sua versione Romanoviana, contro la quale avevano combattuto con grande veemenza, si basava su un'unica pagina sospetta, e probabilmente inserita successivamente. I circoli scientifici sarebbero andati fuori controllo.

Tuttavia, abbiamo già visto che a nessuno "straniero" era stato permesso di accedere all'originale del manoscritto - solo "persone fidate", o a coloro che erano disposti a tacere. E' chiaro il perché.

Sarebbe opportuno ricordare al lettore la strana storia della disputa tra l'Accademia delle Scienze e la A. N. Olenin, l'archeografo e direttore della Biblioteca Pubblica Imperiale che ostinatamente rifiutato di restituire il manoscritto all'Accademia. Sembra che “avrebbe dovuto pubblicarlo", e, secondo A. A. Shakhmatov, "richiese all'Accademia tremila rubli e la richiesta era stata accettata. L’esito dell’impresa di Olenin rimane sconosciuto, così come i motivi per cui la pubblicazione della Cronaca Radzivilovskaya si è fermata. . . Nel 1818, S. Ouvarov, il nuovo presidente della Conferenza, si interrogò su questo... la conferenza rispose che "non poteva essere ritenuta responsabile del ritardo nella pubblicazione, dovuto al fatto che Olenin era molto occupato e coinvolto in numerose questioni" ([967], pagine 15-16).

Così Olenin era troppo occupato e non aveva tempo per spiegazioni - ma prese i soldi, e una grossa somma - tremila rubli. Perché non ha pubblicato nulla? Cosa stava succedendo al manoscritto? Oggi ci rendiamo conto che molto probabilmente le pagine "sbagliate" sono state sostituite da quelle "corrette".
Ultima Modifica 3 Anni 11 Mesi fa da Italo.

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3 Anni 11 Mesi fa #40571 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
La ragione per cui tutti i fondatori della scuola storica Russa sono stranieri
forse è la stessa ragione per cui a fine '700 la nobiltà russa parlava francese

Tutto ciò ci porta alle seguenti ovvie conclusioni:

1) I primi documenti di ordini reali per "dare inizio alla scrittura di cronache storiche" risalgono alla metà del XVII secolo - il regno di Aleksey Mikhailovich Romanov.

2) Le persone responsabili dell'esecuzione di questo ordine non sono riuscite a trovare documenti che riguardassero neanche l'ultimo secolo della storia Russa


Questo mi ricorda un brano scritto nell'ottocento da Leopardi:

" Una dama vecchia, avendo chiesto a un giovane di leggere alcuni suoi versi pieni di parole antiche, e avutili, poco dopo rendendoglieli disse che non gl’intendeva, perché quelle parole non s’usavano al tempo suo. Rispose il giovane: Anzi credea che s’usassero, perché sono molto antiche."
it.wikisource.org/wiki/Pensieri_di_varia..._bella_letteratura/1

Questo mi ha fatto pensare che

1) i contemporanei di Leopardi ritenessero che i termini antichi usati nelle poesie risalissero al tempo dei loro nonni o bisnonni
2) che quindi non avessero accesso a testi più vecchi di un secolo
3) che nel corso del '700 la lingua dovesse aver subito un'evoluzione piuttosto rapida, tanto che i letterati dell'epoca consideravano "antico" il linguaggio dei vecchi di allora, al punto da non distinguerlo dalle forme ancora più arcaiche
4) che i testi precedenti all'ottocento di cui disponiamo oggi non hanno tali caratteristiche

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3 Anni 11 Mesi fa #40572 da Pyter
Risposta da Pyter al topic Nuova Cronologia
Oppure che i testi non siano affatto antichi...

Come può l'acqua memoria serbare se dalle nuvole cade? (poeta del dugento)
Ci sposiamo sessiamo insieme sessista bene perché no (progetto anti gender 2016)

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3 Anni 11 Mesi fa #40573 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Oppure che il giovane intendesse con la sua affermazione insultare malignamente la vecchia.:laugh:

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3 Anni 11 Mesi fa #40574 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Dal contesto, che parla dell'evoluzione della poesia, non mi sembra una barzelletta.

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3 Anni 11 Mesi fa #40576 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
era solo una battuta... adoro Leopardi...

Sono convinto è che prima della scolarizzazione di massa la maggior parte delle persone considerasse antichità qualsiasi cosa andasse indietro di un paio di generazioni. D'altra parte la versione ufficiale dell' 11 settembre, Kennedy o le panzane sulle mascherine sono già storia. Il principio di autorità, suppongo. Figuriamoci per qualcosa che avviene solo un secolo prima. I Romanov hanno approfittato della versione Scaligeriana così come adesso, nel piccolo, i vari governatori di regione, e tutti quelli che ne possono approfittare, approfittano del gioco in corso per avere i cinque minuti di notorietà e guadagnare qualche punto. Direi che prima era più facile silenziare il dissenso. Bruciavi le pergamene e puff.

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3 Anni 10 Mesi fa #40656 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
mais nel '500?
(secondo Magnani in realtà '400)

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3 Anni 10 Mesi fa #40662 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Il 29 giugno Roma celebrava Romolo e Remo. Nel 258 d.C. i cristiani cominciarono a festeggiare S. Pietro e S. Paolo, così come i due gemelli allattati dalla lupa erano considerati i fondatori della Roma cittadina, così per i cristiani i due apostoli erano considerati i fondatori della Roma cristiana.

+1548 (1806 )
- estinzione formale del Sacro Romano Impero
+1550 - Napoleone occupa Roma, inglobandola nell'Impero Francese (1808)


Inoltre, Napoleone abolisce il calendario rivoluzionario il 9-11 1805 (22 fruttidoro, anno XIII).

247 - Celebrazioni dei mille anni dalla fondazione della Città Eterna. Nonostante la difficile situazione politica e militare, Filippo l'Arabo, imperatore, indice 100 giorni di festività imponenti e fastosissime, con stragi di fiere in tutte le principali arene dell'Impero. Infatti da Roma a Verona, da Pozzuoli a Leptis Magna in tutte le principali colonie negli anfiteatri 100 e più giorni di grandiose festività portano l'unità e lo splendore dell'Impero ad un fascino raggiunto solamente nel beatissimum saeculum.
+1553 - mille anni dalla fondazione dell'Impero Carolingio con l'incoronazione di Carlo Magno, chiamato in seguito Sacro Romano Impero

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3 Anni 10 Mesi fa #40667 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko


4.6. Come la teoria Normanna venne detronizzata e dichiarata antiscientifica
Come abbiamo già detto, l'autore della "teoria scientifica Normanna" è Bayer ([797], pag. 100). Oggi comprendiamo che questa "teoria" era basata su una palese interpretazione erronea, favorita da una falsificazione ad arte di fatti storici reali. Il vero Principe Russo (o Khan) si chiamava Ryurik, conosciuto anche come il Gran Principe Georgiy Danilovich secondo la nostra ricostruzione, il cui doppio è Genghis Khan - il fondatore del ciclopico Grande Impero “Mongolo” e il primo ad unire i numerosi principati Russi, il quale fu dichiarato straniero e nativo della moderna Scandinavia. (Dimostriamo in "Le Origini della Russia come Orda" che l'immagine di Ryurik incorpora dati relativi al Re di Troia Enea, fuggito dalla città in fiamme di Troia (o Zar-grad) all'inizio del XIII secolo e giunto in Russia).

La Grande Novgorod = Yaroslavl, che una volta era stata la capitale di Ryurik (o meglio del suo fratello e successore Ivan Kalita = Batu-Khan), è stata spostata (sulle mappe) nella selvaggia regione paludosa di Pskov, vicino alla Scandinavia - la presunta "patria" di Ryurik.

La trama generale di questa "teoria" deve essere stata inventata dai primi Romanov. Tuttavia, per trasformare questa teoria politica in una teoria "scientifica", bisognava ricorrere a qualcuno che la provasse attraverso "antichi documenti".

Un tale scienziato è stato trovato. Potrebbe essere stato Bayer, che è ciò che ci dice l'Enciclopedia ([797], pagina 100). Tuttavia la creazione della "base scientifica" per questa teoria, o l'inserimento della "pagina normanna", va accreditata a Schlezer, che aveva lavorato con la vera Radzivilovskaya Letopis, o uno dei suoi predecessori.

La scienza accademica Romanoviana ha difeso la teoria Normanna per molti anni a seguire - Miller, Karamzin, Solovyov, Klyuchevskiy, ecc., con gli sforzi di Lomonosov di respingere la teoria da tempo dimenticata ([493]). Dopo la caduta dei Romanov, però, la necessità di mantenere in vita la "teoria" è diventata obsoleta e la si è trasformata da "scientifica" a "antiscientifica" senza troppa pubblicità. Sembra che gli storici Russi abbiano guardato con imparzialità la cronaca e abbiano scoperto che la pagina con la "teoria normanna" era in realtà un inserimento successivo.

In generale, l'intera sezione in questione risulta essere costituita prevalentemente da frammenti sovrapposti - l'accademico B. A. Rybakov ha perfettamente ragione nel segnalare che "non si può fare a meno di notare la mancanza di una correlazione tematica e persino grammaticale tra certi frammenti [quelli in cui Rybakov aveva diviso la prima sezione - Aut.].. Ognuno di questi frammenti non è in grado di dimostrare alcun tipo di connessione logica con il frammento precedente, né ogni frammento costituisce di per sé un insieme finito. Anche la terminologia eclettica attira immediatamente l’attenzione" ([753], pagg. 129-130).

B. A. Rybakov ha trovato lacune, anacronismi e slittamenti nella prima sezione ([753], pagina 120). Non c'è stata occasione di discutere apertamente di questo ai tempi dei Romanov.

Tuttavia, i "metodi di lavoro" utilizzati dai fondatori della scienza storica Russa convocati dai Romanov dalla Germania nel XVIII secolo (inserti arbitrari e così via) vengono solitamente omessi dai testi dei commentatori moderni. Non si tratta solo della "teoria normanna" - l'intera fondazione della storia Russa è stata plasmata in un modo pro-Romanoviano da questi "padri fondatori" tedeschi; il loro coinvolgimento nelle numerose falsificazioni getta inevitabilmente un'ombra di sospetto sull'intero loro lavoro, ossia sulle basi della storia Russa stessa.

Oggi possiamo facilmente capire le vere ragioni per cui la pubblicazione della Radzivilovskaya Letopis è stata ritardata in questo modo strano e per così tanto tempo; la prima edizione del 1767 non si basava sull’originale, ma piuttosto sulla copia fatta per Pietro il Grande nel 1716 ([967], pagina 14). Secondo A. A. Shakhmatov, questa edizione rendeva conto anche dei segni a matita sulla copia di Pietro; sostiene che non si trattava di un’edizione scientifica, poiché quest’ultimo aveva a priori permesso numerose correzioni, considerevoli inserzioni, ecc. ([967], pagine 13-14).

La successiva pubblicazione è avvenuta solo nel 1902! Era una replica fotomeccanica del manoscritto, già sufficientemente dettagliata per la scoperta delle contraffazioni di cui sopra. Tuttavia, l'interesse pubblico per la "teoria Normanna" e per la storia Russa in generale era a quel tempo diminuito, e a nessuno importava cercare vecchi manoscritti per smentire la versione di Miller, che era già diventata consensuale e sostenuta dalla voluminosa pubblicazione accademica di Solovyov, Klyuchevskiy e altri "specialisti nel campo della storia Russa".

Sono passati altri 87 anni. La Radzivilovskaya Letopis è stata finalmente pubblicata nella Raccolta Completa delle Cronache Russe. Questo accadeva nel 1989, quando la storia Russa aveva superato da parecchio tempo i disordini e le dispute con gli Slavofili. La teoria normanna è stata dichiarata antiscientifica - almeno in Russia. Niente più ostacoli alla pubblicazione.

L'edizione del 1989 è uscita senza suscitare alcuna polemica e nel 1995 è stata pubblicata un'eccellente fotocopia a colori della cronaca ( [715] ). Questo può essere visto come un evento importante nella vita accademica; oggi tutti possono constatare che la Radzivilovskaya Letopis contiene fenomeni ancora più affascinanti dell’inserto con la "pagina normanna". Ne discuteremo a breve.

4.7. Dopo aver messo una pagina nella cronaca, il falsario ha preparato lo spazio per un altra, da trovarsi presto e "fortunosamente". La pagina di cronologia della Radzivilovskaya Letopis
C'è una nota particolare allegata a uno degli angoli mancanti della "pagina Normanna" ([715]). Secondo diversi commenti imbarazzati, la calligrafia risale a una delle tre seguenti epoche:

alla fine del XVIII secolo ([716], pagina 15, commento "x-x"),

il XIX secolo ([715], volume 2, pag. 22),

il XX secolo ( [715], volume 2, pagina 22).

La nota riporta quanto segue: "questo spazio è preceduto da una pagina mancante" ( [715], Volume 2, pagina 22). La nota fa un ulteriore riferimento all'edizione del 1767, che "conteneva [secondo gli storici stessi - Aut.] numerose lacune, addendum arbitrari, correzioni, ecc." ([716], pag. 3).

E così abbiamo un anonimo commentatore abbastanza gentile da raccontarci di un'intera pagina che manca dal libro. Esaminiamo il testo della Radzivilovskaya Letopis ([715] ) e vediamo cosa possiamo trovare lì. Stranamente, non c'è nessuna lacuna nella narrazione; la pagina precedente termina con un punto di arresto esplicito, che viene trascritto come tre punti triangolari nella cronaca. L'ultima frase di questa pagina è completa.

Per quanto riguarda la pagina successiva, inizia con una lettera minuscola rossa, che segna una nuova frase. Questa frase può essere considerata come continuazione di quella precedente - non c'è alcuna differenza di alcun tipo nella narrazione. Vedete voi stessi - qui sotto vengono citati sia la fine della pagina che l'inizio della pagina successiva.

"Hanno trovato i khazari che abitavano su queste colline, e i khazari hanno detto: "Dovete pagarci un tributo". I Poliani ci hanno riflettuto, e ogni casa ha consegnato una spada. Nel vedere questo, i Bulgari si sono resi conto che non potevano offrire resistenza e implorarono di essere battezzati, arrendendosi ai Greci. Il re battezzò il loro Principe e tutta la loro nobiltà, e fece pace con i Bulgari" ([715], volume 2, pagine 22-23).

Dov'è il buco nella storia? Non si vedono pagine mancanti da nessuna parte - quello che abbiamo davanti a noi è un testo coerente. Tuttavia, una certa mano compiaciuta scrive che presumibilmente alcune pagine sono mancanti in questa parte del libro. Questa pagina è stata poi "finalmente ritrovata", per gentile concessione di Schlezer e della sua scuola "scientifica". Il suo contenuto è stato incluso in tutte le edizioni della Povest Vremennyh Let da allora, la fotocopia ( [715]) costituisce l’unica eccezione. Lo troviamo anche nell'edizione accademica ([716]). Che cosa vediamo in questa pagina?

Non vediamo nient'altro che l'intera cronologia dell'antica storia Russa e il modo in cui essa si rapporta alla cronologia globale, ed è per questo che chiamiamo quella "scoperta successivamente" la "pagina della cronologia".

La pagina contiene in particolare le seguenti informazioni: "Nell'anno 6360 dell'ottava indizione cominciò il regno di Mikhail, e la terra divenne nota come terra Russa. Ne siamo al corrente, visto che l'esercito Russo era giunto a Zar-Grad sotto questo sovrano, perché [il nome dell'autore che ci si aspetta di trovare qui è per qualche ragione assente - Aut.] lo scrive nella sua cronaca greca; cominciamo dunque da ora usando i seguenti numeri:

2242 anni passati tra Adamo e il Diluvio;

1082 anni tra il Diluvio e Abramo;

430 anni tra Abramo e l'esodo di Mosè;

601 anni tra Mosè e David;

448 anni tra Davide e l’inizio del regno di Salomone e la cattività di Gerusalemme;

318 anni tra la prigionia e Alessandro;

333 anni tra Alessandro e la Natività di Cristo;

318 anni tra la Natività e Costantino;

altri 452 anni tra Costantino e questo Mikhail,

sono passati 29 anni tra il primo anno del regno di Mikhail e il primo anno di Oleg, il Principe Russo;

31 anni tra il primo anno di Oleg, che ha governato a Kiev, e il primo anno di Igor;

83 anni tra il primo anno di Igor e il primo anno di Svyatoslav;

28 anni tra il primo anno di Svyatoslav e il primo anno di Yaropolk;

Yaropolk ha regnato per otto anni;

Vladimir ha regnato per 27 anni;

Yaroslav ha governato per quarant'anni;

tra Svyatoslav e Yaroslav ci sono 85 anni;

sono passati altri 60 anni tra la morte di Yaroslav e Svyatopolk" ([716], pag. 15).

Ciò che vediamo qui è l'intera cronologia della Russia di Kiev in relazione alla sua cronologia di Bisanzio e Roma.

Se si rimuove questa pagina, la cronologia Russa della Povest Vremennyh Let viene sospesa nel nulla, perdendo le sue connessioni con la storia Scaligeriana globale. Ciò lascia spazio a qualsiasi tipo di interpretazione, ad esempio versioni diverse di lettura delle date riportate nella cronaca.

I falsari erano perfettamente consapevoli dell'importanza di questa pagina "mancante" per qualcuno che deve affrontare il compito di creare la cronologia della storia Russa. Essa è stata pertanto trattata con molta più attenzione che non la "pagina normanna"; quest’ultima deve essere stato inserita nel libro in modo piuttosto avventato, con il compito di lasciare ai Romanov la testa o la coda dell’origine da Ryurik.

Per quanto riguarda la cronologia, il compito si è rivelato molto più serio; questo diventa sempre più ovvio oggi. Il problema in questione era quello di falsificare la storia globale, e non solo quella della Russia. A quanto pare, Schlezer e i suoi colleghi del XVIII secolo ne erano ben consapevoli, ricordando quanto era costato introdurre la cronologia e la concezione di storia Scaligeriana, sapendo che era arbitraria, propagandata con forza e ancora recente a quell'epoca.

Non c'era quindi fretta con la "pagina della cronologia" – i falsari hanno semplicemente preparato lo spazio per la pagina, facendo l'astuta segnalazione a margine sulla pagina mancante. L'altra cronaca (la cosiddetta Moskovsko-Akademicheskaya Letopis, o la "Cronaca Accademica di Mosca") potrebbe essere stata prodotta con l'unico scopo di giustificare la pagina "scomparsa". Questa è contenuta al suo interno - forse per impedire a chiunque di dichiararla apocrifa.

4.8. La “Copia Accademica di Mosca” della Povest Vremennyh Let
L’indubbia relazione tra la successiva copia della Povest Vremennyh Let scoperta (la cosiddetta "copia Accademica di Mosca") con quella nota come Radzivilovskaya Letopis è stata menzionata dall'accademico A. A. Shakhmatov. Egli ha scritto che "la somiglianza tra grandi e continue parti dei due mi ha portato all'ipotesi iniziale che la prima parte della Moskovsko-Akademicheskaya Letopis. . . non sia altro che una copia della Radzivilovskaya Letopis" ([967], pag. 44).

Shakhmatov aveva assolutamente ragione. Tuttavia, egli deve essere venuto a conoscenza del pericolo insito in questa posizione ([967], pag. 45). Ciò significherebbe automaticamente che la Radzivilovskaya Letopis era il prototipo della Moskovsko-Akademicheskaya Letopis, e che in quest'ultima erano presenti numerosi errori e "correzioni", come la summenzionata "pagina della cronologia".

L'implicazione è che qualcuno aveva "ritoccato" la Radzivilovskaya Letopis. Quando è successo? Potrebbe essere il XVIII secolo? A quanto pare, Shakhmatov era ben consapevole del fatto che questa presunzione gettava un'ombra di sospetto sulla Moskovsko-Akademicheskaya Letopis - una copia che include falsificazioni più tarde.

Inoltre, si scopre che "la Moskovsko-Akademicheskaya Letopis è in ogni caso sospetta - per esempio, per il fatto che possiede caratteristiche distintive di una copia fatta da un originale illustrato (la cronaca non contiene alcuna illustrazione)" ( [967], pag. 46). L'esempio citato da Shakhmatov implica che le miniature contenute nell'originale illustrato fossero le stesse di quelle contenute nella copia nota come Radzivilovskaya Letopis. Inoltre, apprendiamo che "la Moskovsko-Akademicheskaya Letopis confonde la sequenza degli eventi... esattamente come Radzivilovskaya Letopis" ([967], pag. 46). In altre parole, è stata copiata da quest’ultima - compresi gli errori di impaginazione che si presentano casualmente nel processo di rilegatura!

Allo stesso tempo, la cronaca in questione contiene "molte inserzioni e correzioni".

La nostra opinione è che tutte le successive copie complete della Povest Vremennyh, che ripetono la Radzivilovskaya Letopis quasi parola per parola, risalgano al diciottesimo secolo e non prima - è molto probabile che la loro paternità venga accreditata a Schlezer e ai suoi colleghi.

4.9. Altri segni di falsificazione nella Radzivilovskaya Letopis
Si scopre che le prime otto pagine del manoscritto che riguardano l'inizio della storia Russa - la cronologia, le origini delle tribù Russe, le fondazioni di Novgorod e Kiev, ecc. - non contengono alcuna numerazione, o la indicano in modi assolutamente diversi. Inoltre, queste pagine sono irregolari, il che significa che non si inseriscono nella piegatura della sezione, qv in [715].

Si ha l'impressione che questa parte della cronaca sia stata "corretta" da qualcuno, il che è suggerito anche dalla ricerca di B. A. Rybakov. Tra l'altro, Rybakov basa i suoi corollari esclusivamente sull'analisi del testo, senza menzionare le pagine dispari, né gli spazi numerici. Tuttavia, ciò che egli afferma nella parte introduttiva della cronaca, cioè che si tratti di un assortimento di passaggi strani e mal assemblati di natura frammentaria, è in perfetta corrispondenza con il fatto che la prima parte del manoscritto è effettivamente una raccolta di singole pagine, con chiari segni di correzioni presenti nella numerazione Slavonico Ecclesiastica. Queste cifre sono assenti nella metà dei casi, la QV in [715].

Sembra che la prima parte della cronaca Radzivilovskaya sia stata sottoposta a una pesante correzione nella seconda metà del XVIII secolo, quando la falsificazione della storia Russa era già un fatto compiuto grazie a Miller, Schlezer, Bayer e altri. La versione essenziale della loro teoria "scientifica" era stata strutturata secondo la versione della corte Romanoviana del XVIII secolo (affinché quest'ultima potesse ricevere la convalida "dalle posizioni dell'avanguardia scientifica", per così dire); tuttavia, alcuni dettagli avrebbero in seguito subito modifiche sostanziali. Ecco perché la "fonte originale" doveva essere rivista al termine dell'intero lavoro.

4.10. Qual’è la cronaca servita da originale per la Cronaca Radzivilovskaya, conosciuta anche come la copia di Konigsberg?
Gli stessi storici sostengono che la cronaca Radzivilovskaya sia la copia di un antico originale perduto da molto tempo - miniature e testo:

"Tutti i ricercatori sono concordi sul fatto che gli illustratori del Radzivilovskaya Letopis stavano copiando illustrazioni precedenti" ([715], Volume 2, pagina 5).

Ci viene detto esplicitamente che la copia Konigsberg, o l'attuale Radzivilovskaya Letopis, è stata prodotta all'inizio del XVIII secolo. L’identità dell’originale è per noi del massimo interesse.

La ricerca sulle miniature contenute nel manoscritto ha indotto gli esperti a ritenere che la Radzivilovskaya Letopis sia una copia di una certa cronaca di Smolensk risalente al XV secolo ([715], volume 2, pag. 300). Ciò non contraddice ciò che abbiamo detto sopra - al contrario, rende il quadro generale un po' più chiaro. La nostra ipotesi è la seguente. Nel XV secolo è stata effettivamente scritta qualche cronaca con la descrizioni degli eventi del XV secolo contemporanei alla creazione del manoscritto - in particolare la famosa controversia dell'epoca tra Smolensk, o Russia occidentale = Lituania = l’Orda Bianca = Bielorussia e l’Orda d'Oro = Velikorossiya, o la Grande Russia, il cui centro era rimasto nella regione del Volga. Mosca sarebbe diventata capitale molto più tardi.

Questa cronaca è finita a Konigsberg, dove è servita come prototipo per la Radzivilovskaya Letopis, conosciuta anche come copia di Konigsberg. La copia era naturalmente tutt'altro che esatta. Gli scrivani hanno di proposito introdotto una nuova cronologia, nonché la nuova interpretazione della storia Russa - già compresa dello spirito Romanoviano; i Romanov erano, dopotutto, sovrani della Russia da un secolo a quell'epoca. Se i produttori della copia intendevano davvero accontentare Pietro, dovevano inserire nella cronaca considerazioni politiche di qualche tipo.

L'implicazione è che la Radzivilovskaya Letopis deve essere stato basata sui fatti reali della storia Russa, pesantemente distorti dai correttori del XV secolo.

4.11. Quale città era la capitale dei Poliani = Polacchi: Kiev o Smolensk?
Non bisogna dimenticare che gli stessi storici sono del parere che alcune delle miniature contenute nella cronaca Radzivilovskaya raffigurano Smolensk come il centro (o capitale) - cfr. [715], Volume 2, pag. 300. Uno degli esempi è il seguente: sul retro della quarta pagina si vede "l'avvento delle tribù Slave". . . dalle regioni dell’Alto Volga, della Dvina e della Dnepr; il loro centro si trovava nella città di Smolensk (?)" - [715], Volume 2, pagina 304.

Il punto interrogativo è degli stessi storici, poiché la città di Smolensk non poteva in alcun modo essere una capitale in quel periodo, poiché l'epoca in questione è l'alba stessa della Russia di Kiev. La fondazione di Kiev è ancora in corso, eppure, guarda un po’, abbiamo già una capitale a Smolensk!

Non è l’unica miniatura che attribuisce un’importanza eccessiva a Smolensk, secondo i moderni commentatori, che sono molto irritati da questo fatto ([715], Volume 2, pagina 300).

Al contrario, non c'è nulla di sorprendente in questo. Come vedremo in seguito, Smolensk era stata davvero la capitale dell’Orda Bianca. Per questo motivo una delle miniature la disegna insieme a Novgorod e Kiev - le rispettive capitali dell’Orda d'Oro e dell’Orda Blu ([715], Volume 2, pagina 300).

La Polonia (o la tribù dei Poliani) faceva parte proprio di questa Orda Bianca del XV secolo, motivo per cui la Radzivilovskaya Letopis è finita a Konigsberg. Il manoscritto è stato quindi scritto dalla posizione dei Poliani, o Polacchi.

Per quanto riguarda l’Orda d'Oro, si chiama Bulgaria, o Volgaria, "regione del fiume Volga"; l'intero inizio della cronaca è legato alla lotta tra i Poliani e i Bulgari. Il testo ci dice che i Poliani provengono da Kiev; tuttavia, le miniature tradiscono le loro origini di Smolensk. È possibile che, quando il testo è stato modificato per la Radzivilovskaya Letopis, molti riferimenti a Smolensk siano stati sostituiti da quelli a Kiev; tuttavia, le indicazioni più succinte che si trovano nelle miniature sono passate inosservate, e la necessità di modificare alcune illustrazioni non è venuta in mente agli editori. Oggi i ricercatori notano le discrepanze tra il testo e le illustrazioni e scuotono la testa nella confusione.


4.12. L'arrivo di Pietro il Grande a Konigsberg
È possibile che la Radzivilovskaya Letopis sia stato preparata specificamente per l'arrivo di Pietro il Grande, che l’aveva vista prima, a Konigsberg nel 1711. In seguito si è trasformata nella fonte primaria di conoscenza della storia Russa.

In generale, il manoscritto presenta segni distinti di incompiutezza nella scrittura evidentemente per via di una una scadenza molto ravvicinata ( [715] ). I contorni delle cifre sono spesso lasciati con un riempimento incompleto dei colori; quelli che non lo sono sembrano comunque abbastanza goffi. Gli stessi storici menzionano la presenza di "correzioni grossolane nella maggior parte delle miniature" ([715], volume 2, pagina 5). Ciò è particolarmente evidente rispetto alle eccellenti miniature della Litsevoy Svod. Le due scuole d'arte sono ovviamente molto diverse l'una dall'altra.

A quanto pare, oltre alla scadenza ravvicinata, gli artisti Konigsberg erano costretti dalla necessità di copiare uno stile alieno e per loro poco familiare.

La natura incompleta della Radzivilovskaya Letopis è particolarmente evidente nel fatto che le lettere miniate rosse mancano in ogni singola pagina successiva alla pagina 107, con l’unica eccezione di pagina 118 ([716], pag. 4). Si ha l’impressione che le fasi finali della fabbricazione della cronaca siano state fortemente influenzate dal fattore di fretta, e la cronaca sia rimasta incompiuta per qualche ragione. Il lavoro è stato interrotto quando andava a pieno regime e non è mai ripreso. Anche le lettere miniate sono state omesse, figuriamoci i segni di grosse correzioni nelle miniature.

Siamo del parere che ciò sia facilmente spiegabile. Gli artisti di Konigsberg si sono affrettati per avere la cronaca pronta per l’arrivo di Pietro a Konigsberg. Tali situazioni di solito implicano un lavoro frenetico. Pietro si stava avvicinando alla città, e le miniature sembravano ancora piuttosto grezze; qualche irato funzionario ha ordinato agli artisti di sbrigarsi a dipingere le lettere maiuscole di colore rosso almeno all'inizio della cronaca, dato che queste dovevano essere presentate immediatamente a Pietro, e la mancanza di lettere miniate sarebbe stata troppo evidente.

Gli artisti sono arrivati solo fino alla 107ma pagina; la miniatura è rimasta incompleta e grossolana, probabilmente rilegata immediatamente, senza che nessuno si accorgesse del fatto che la carta utilizzata nel processo aveva un nuovo tipo di filigrane; tradendo la sua origine del XVIII secolo. La cronaca deve essere stata consegnata a Pietro circa mezz’ora dopo il suo completamento.

La cronaca ha attirato l’attenzione di Pietro e ha subito acceso il suo interesse, così ne ha chiesto una copia. L'originale non era più utile a nessuno e la fabbricazione della copia era diventata una nuova priorità. E così è stata abbandonata.

Non si poteva prevedere che la guerra con la Russia sarebbe cominciata dopo 50 anni, che questo avrebbe portato alla conquista di Konigsberg, e che l'inestimabile "antico" originale sarebbe diventato un trofeo Russo? Se i falsari di Konigsberg lo avessero previsto, avrebbero sicuramente dipinto in rosso tutte le maiuscole.

4.13. Breve sintesi della nostra analisi sulla cronaca di Radzivilovskaya
Siamo pertanto del parere che la storia della "più antica" Cronaca Radzivilovskaya sia la seguente. Fu prodotta a Konigsberg all'inizio del XVIII secolo, evidentemente in preparazione dell'arrivo di Pietro il Grande. Una cronaca veramente antica del XV-XVI secolo deve essere stata utilizzata come prototipo; tuttavia, questa copia antica doveva aver subito una trasformazione sostanziale prima di diventare la Cronaca Radzivilovskaya. Il vecchio originale è stato poi distrutto.

I "Nestor" di Konigsberg del XVIII secolo aderivano per la maggior parte alla versione Romanoviana dell’antica storia Russa, così come veniva riportata nella sinossi ufficiale che risale alla metà del XVII secolo. Il loro obiettivo era stato quello di creare - o meglio, di falsificare la fonte originale mancante, la cronaca presumibilmente antica che avrebbe confermato la versione Romanoviana della storia Russa. Pietro aveva approvato la cronaca di Konigsberg, e la Cronaca Radzivilovskaya è nota da allora come la "cronaca Russa più antica". La fonte originale che sarebbe servita da fondamento per l'intero edificio della storia Russa era finalmente entrata in vigore.

Tuttavia, le fondamenta della storia Romanoviana non si limitano alla cronaca in questione; i Romanoviani hanno invitato professori stranieri di storia a rendere la loro versione "conforme agli standard internazionali" - Bayer, Schlezer, Miller e altri. Quest'ultimo ha eseguito il compito e ha scritto con cura la versione "cosmetica" della storia Romanoviana che avrebbe soddisfatto i dettami della scienza storica di quell'epoca. La versione della “corte” Romanoviana era stata trasformata in "scientifica".

Evidentemente, quando i professori tedeschi si avvicinavano al completamento del loro lavoro, decisero consapevolmente di "correggere" la fonte originale, e quindi alcune pagine vennero inserite nella cronaca, e altre ne furono rimosse. Un'attenzione particolare è stata naturalmente dedicata alle pagine "Normanna" e a quella "cronologica". Evidentemente, queste pagine dovevano essere riscritte o addirittura scritte da zero per poter corrispondere alla nuova versione; insomma un processo equivalente a mettere lo strato finale di vernice sul prodotto.

Tuttavia, numerosi segni di correzioni sono rimasti nella Radzivilovskaya Letopis; ciò avrebbe potuto portare a molte domande indesiderate. L'originale doveva quindi essere tenuto lontano dagli occhi indiscreti. La sua pubblicazione è avvenuta un secolo dopo, quando tutti si erano ormai dimenticati del tabù.

5. Altre cronache che descrivono le epoche prima del XIII secolo
A parte Radzivilovskaya Letopis, abbiamo a disposizione diverse altre copie di antiche cronache Russe. Le seguenti sono considerati le più importanti:

Lavrentyevskaya Letopis,

Ipatyevskaya Letopis,

la Cronaca Accademica di Mosca (nota anche come "copia Troitse-Sergievskiy"),

la Novgorodskaya Letopis,

la Cronografia di Pereyaslavl-Suzdalskiy, nota anche come Cronografo dell'Archivio o cronografo giudaico.

Ci sono molte altre cronache la cui prima parte descrive la Russia di Kiev, o descrive il periodo storico prima del presunto XIII secolo. Tuttavia, si è scoperto che tutte le copie che ci sono note oggi, che contengono all'inizio descrizioni di questa epoca sono, in altre parole, varianti della Povest Vremennyh Let o della Radzivilovskaya Letopis.

La N. A. Morozov ha effettuato un confronto dettagliato delle copie esistenti della Povest Vremennyh Let ([547]). Tutte queste copie si sono rivelate praticamente identiche, cosa che era già nota in precedenza. Tuttavia Morozov è giunto a una conclusione che ci sentiamo obbligati a citare:

"A parte piccole correzioni stilistiche. . . il testo principale è praticamente lo stesso, nonostante le tre copie siano state "scoperte" a grande distanza l'una dall'altra: la Radzivilovskaya Letopis è stata trovata a Konigsberg, la Lavrentyevskaya Letopis presumibilmente a Suzdal, e la copia Troitse-Sergievskiy è stata trovata nella provincia di Mosca. Se tutte sono copie dello stesso originale precedente all'invenzione della macchina da stampa, bisogna pensare che quell'originale era comune all’intero territorio tra Konigsberg e la provincia di Vladimir, o addirittura a un territorio più vasto, il che rende un mistero il fatto che le copie superstiti, distanti per territorio e in relazione l'una con l'altra, non contengano sostanzialmente alterazioni testuali più grandi. Si deve pertanto concludere che sia lo scrittore anonimo responsabile della cronaca Troitse-Sergievskiy che Lavrentiy, il monaco di Suzdal usavano l'edizione popolare del 1767; così, i testi risalgono alla fine del XVIII secolo, poco prima della loro scoperta da parte dei laboriosi ricercatori di antiche cronache come Moussin-Pushkin. . . questo spiega il fatto che nessuna di loro si ferma al 1206, come nel caso della Radzivilovskaya Letopis, ma vanno avanti a parlare della cronologia degli eventi. . . e così scopriamo che l'ulteriore sequenza di eventi in una delle copie non si ripete in nessuna delle altre. . . non una sola parola comune, che è abbastanza normale per le registrazioni indipendenti di uno stesso evento" ([547]).

Sopra citiamo un’altra osservazione a favore dell’opinione di Morozov - a quanto pare, tutte le copie della Povest Vremennyh Let, che oggi ci sono note, sono state scritte sullo stesso tipo di carta con identica filigrana - la "testa di toro" e relative varianti. Sembra che siano uscite tutte dallo stesso laboratorio. Potrebbe essere quello di Konigsberg?

Arriviamo alle tre seguenti conclusioni.

1) Al giorno d'oggi disponiamo di un solo testo che descrive gli eventi dell'antica storia Russa prima del 1206. Ricordiamo al lettore che questa antica epoca della storia della Russia è nota come quella della Russia di Kiev. Nella versione Millleriana, l'antico Kiev ha perso la sua posizione di capitale dopo che Batu-Khan l'aveva conquistata nel 1238.

2) Questo testo è disponibile in copie che difficilmente precedono il XVIII secolo, che è il momento in cui sono venute alla luce. L'importante è che le fonti Russe precedenti a questo periodo non contengono alcun riferimento alla Povest Vremennyh Let ; evidentemente, questo testo era ancora sconosciuto all'inizio del XVII secolo.

3) Tutte le copie della Povest Vremennyh Let , evidentemente sono state scritte nello stesso periodo (fine XVII o XVIII secolo) e oltretutto nella stessa zona geografica.

6. Il tasso di pubblicazione delle cronache Russe resta lo stesso nel corso del tempo.

La pubblicazione della Raccolta Completa delle Cronache Russe era già cominciata nel 1841 ([797], pag. 1028). Sono stati pubblicati 24 volumi nel corso degli 80 anni passati tra il 1841 e il 1921. È seguita una pausa di 27 anni; poi, nel 1949, la pubblicazione era ripresa. L'ultimo volume della serie fino ad oggi è il 39esimo. Fantastica velocità di pubblicazione, vero?

Nonostante la pubblicazione sia in corso da oltre 150 anni, molte cronache Russe non sono ancora state pubblicate – per esempio, la Karamzinskaya Letopis di Novgorod, qv in [634], pagina 540.

La grandiosa raccolta di cronache, nota come Litsevoy Letopisniy Svod, di solito datata al XVI secolo, è stata pubblicata solo nel 2006. Il suo volume ammonta a 9000 pagine. Si estende tra la Genesi e il 1567 ([797], pag. 718). In particolare, contiene sedicimila eccellenti miniature, molte delle quali vengono spesso riprodotte. Ci sono molti riferimenti alla Litsevoy Svod - ma non una sola edizione completa esiste prima del 2006! Le illustrazioni erano disponibili al pubblico, ma non il testo.

L'edizione in facsimile della Litsevoy Svod era stata pubblicata dalla casa editrice Akteon di Mosca perché se ne parlava estesamente da parte di un gran numero di persone. Si è trattato di un evento di primaria importanza.

A proposito, la Radzivilovskaya Letopis, probabilmente la più antica, è stata pubblicata nel 1989 nel 38esimo volume della Raccolta Completa. Ricordate che la pubblicazione della serie è iniziata nel 1841!

Quale potrebbe essere la ragione di una così bizzarra procrastinazione nella pubblicazione delle cronache Russe? A giudicare dalla velocità di pubblicazione della Raccolta completa, dovremo aspettare fino all'anno 3000 per vedere le copie stampate di tutte le altre cronache Russe che non sono ancora state pubblicate.

Parliamo di un'altra cosa a proposito della Litsevoy Svod. Di seguito dimostreremo che alcune delle cronache Russe presumibilmente "antiche" sono state create molto probabilmente nel XVIII secolo. Questo fatto ci fa riconsiderare la Litsevoy Svod, vista nel contesto di altre cronache Russe. Essa può essere stata creata nel XVII secolo, essendo così la prima versione della storia Russa scritta su ordine dei Romanov. In questo caso è una delle prime cronache ad essere sopravvissuta fino ai giorni nostri, piuttosto che una delle più recenti – vedi capitoli 8 e 9.


7. Lo schema tradizionale della storia antica Russa
In questa sezione ricorderemo al lettore la cronologia e i principali punti di riferimento dell'antica storia Russa nella versione suggerita da Miller e dai suoi colleghi. Citeremo i loro dati qui; i nostri dati, come indicato nei capitoli a seguire, saranno sostanzialmente diversi.

7.1. Il primo periodo: dai tempi immemorabili fino al centro della IX secolo d.c.

La Povest Vremennyh Let inizia con una breve sezione che dà conto della storia Biblica, a partire dal diluvio e termina con l'imperatore Bizantino Michele. Oggi questo imperatore dovrebbe regnare a metà del IX secolo d.c. Questa breve parte introduttiva della cronaca non ci fornisce quasi nessuna informazione sulla storia della Russia.

7.2. Il secondo periodo: dalla metà del IX secolo fino alla metà della XII - Russia di Kiev, a partire da Ryurik e fino a Yuri Dolgoroukiy (di Rostov)
Questa è l'epoca dei Gran Principi che hanno governato la Russia di Kiev, qv nella Cronaca Radzivilovskaya ([716]). Le durate dei regni sono indicate tra parentesi, con diverse opzioni per i regni in comune. Occorre inoltre notare che in alcuni casi le diverse cronologie indicano diverse durate di regno; riferiremo esplicitamente di tutti questi casi scoperti nel corso delle nostre ricerche; cfr. anche il lavoro di N. M. Karamzin ([362]).

Siamo del parere che l'esistenza di numerose discrepanze tra le varie fonti - vale a dire, diverse durate del regno, talvolta anche nomi diversi specificati da varie cronache, lacune nelle sequenze dinastiche e una generale mancanza di consenso nelle descrizioni delle rivolte e dei disordini civili – ci dice che ci stiamo occupando principalmente di documenti autentici e antichi. Nel secolo XVII-XVIII sono stati naturalmente oggetto di una pesante correzione, ma si tratta comunque di eventi storici reali. Se la storia Russa fosse stata una mera fantasia di Miller e dei suoi colleghi, l'avrebbero razionalizzata e avrebbero evitato delle discrepanze così ovvie. Tutto questo lascia una sola speranza: possiamo ricostruire la vera storia Russa dalle cronache disponibili fino ad oggi.

Ryurik, 862-879, ha regnato per 17 anni a Novgorod il Grande (Velikiy Novgorod).

Igor, 879-945 o 912-945, ha regnato per 66 o 33 anni a Kiev dall'882.

Oleg, 879-912, regnò per 33 anni, capitale a Kiev.

Olga, 945-955 o 945-969, ha regnato per 10 o 24 anni a Kiev.

Svyatoslav, 945-972 o 964-972, ha regnato per 27 o 8 anni a Kiev. Ha trasferito la capitale a Pereyaslavl. Segnaliamo la lacuna nella cronaca che si estende tra gli anni 955-964; non è chiaro se si trattasse del regno di Olga o Svyatoslav. Da qui le diverse durate del regno.

Oleg II nel 1972, regnava per un anno, capitale nel paese di Drevlyane (Ovrouch?).

Yaropolk, 972-980, ha regnato per 8 anni a Kiev. Principe di Velikiy Novgorod prima del 980.

Boris nel 1015, regnò per un anno, capitale a Murom.

Gleb nel 1015, regnò per un anno, capitale a Vladimir.

Svyatopolk, 1015-1019, ha regnato per 4 anni a Kiev.

Yaroslav (= Georgiy) il saggio, 1019-1054, ha regnato per 35 anni. Principe di Velikiy Novgorod prima del 1019 si è trasferito a Kiev in seguito.

Mstislav Khrabriy (il Coraggioso) nel 1035 ha regnato per un anno a Tmutarakan. Va detto che secondo le fonti del XVI secolo descritte nel [ 183], volume 2, pagina 28, Tmutarakan era un altro nome di Astrakhan. Alcuni storici stanno ancora cercando di trovare il famoso Tmutarakan - questi sforzi sono del tutto inutili, poiché i dotti studiosi stanno cercando nel posto sbagliato.

Izyaslav (= Dmitriy), 1054-1078, ha regnato per 24 anni a Kiev.

Vsevolod, 1078-1093, ha regnato per 14 anni a Kiev. Originariamente Principe di Pereyaslavl; il suo regno è stato preceduto da quello del fratello Izyaslav, considerato un periodo di intrighi e lotte. Gli anni del regno di Vsevolod avrebbero potuto quindi essere contati a partire dalla data della morte di Yaroslav. In questo caso, il suo regno copre il periodo di 39 anni compreso tra il 1054 e il 1093.

Svyatopolk ( = Mikhail), 1093-1113, ha regnato per 20 anni a Kiev.

Vladimir Monomakh, 1113-1125, ha regnato per 12 anni; in alternativa, 1093-1 125, nel qual caso la sua durata di regno è di 32 anni. Capitale a Kiev.

Mstislav, 1 125-1132, ha regnato per 7 anni a Kiev.

Yaropolk, 1132-1139, ha regnato per 7 anni a Kiev.

Vsevolod, 1 139-1146, regnò per 7 anni, capitale a Kiev.

Igor nel 1 146, regnò per un anno, capitale a Kiev.

Izyaslav, 1 1461 1 55, ha regnato per 8 anni a Kiev.

Youri ( = Georgiy) Dolgoroukiy, a partire dalla morte del padre nel 1125 o con il 1148, l'anno in cui è stato incoronato Gran Principe a Kiev ([716], pagina 17). In alternativa, avrebbe potuto arrivare al potere nel 1155, alla fine del regno di Izyaslav, e regnare fino al 1157. Otteniamo tre versioni del suo regno: 30 anni, 9 anni o 2 anni. La versione principale è quella di nove anni: a partire dall'inizio del suo regno a Kiev e fino alla fine del suo regno. La capitale è inizialmente Rostov e poi Kiev; poi viene trasferito a Suzdal.

Andrei Bogolyubskiy, 1157-1174, ha regnato per 17 anni, o 1169-1174 e un regno quinquennale, di conseguenza. Qui il 1169 è l'anno in cui Andrei conquistò Kiev; la sua capitale era a Suzdal o Vladimir. Si presume che la capitale sia stata trasferita altrove da Kiev durante il suo regno.

Commento. Fino alla conquista di Kiev da parte di Andrei, la città era stata la capitale dei seguenti Gran Principi, che possono essere considerati suoi co-governanti:

Izyaslav Dadidovich, 1157-1159, ha regnato per due anni, capitale Kiev.

Rostislav Mikhail, 1159-1167, ha regnato per 8 anni a Kiev.

Mstislav Izyaslavich, 1167-1169, ha regnato per due anni, capitale Kiev.

Questa epoca ci è nota solo nella versione della Povest Vremennyh Let. Oggi Kiev (la moderna città sul Dnepr) si considera sia stata la capitale la dello Stato. L'epoca della Russia di Kiev finisce con il trasferimento della capitale prima a Suzdal, e poi a Vladimir - sotto Youri Dolgoroukiy e Andrei Bogolyubskiy. Ciò avviene a metà del presunto XII secolo. Le circostanze del trasferimento del capitale da Kiev a Vladimir sono descritte in modo diverso in varie cronache, con diverse date specificate per tali eventi. Il trasferimento viene accreditato a Youri Dolgoroukiy in alcuni casi e a Andrei Bogolyubskiy in altri. Anche Youri Dolgoroukiy avrebbe fondato Mosca nel presunto anno 1147.

7.3. Il terzo periodo: la Russia di Vladimir e Suzdal, a partire da metà del XII secolo e fino alla conquista di Batu-Khan nel 1237

Mikhail, 1174-1176, ha regnato per 2 anni, capitale a Vladimir.

Vsevolod "Bolshoye Gnezdo" ("Il Grande Nido"), 1176-1212, ha regnato per 36 anni, capitale a Vladimir.

Georgiy, 1212-1216, ha regnato per 4 anni nelle capitali di Vladimir e Suzdal.

Mstislav di Novgorod, regnava dal 1212 secondo [362], volume 1, pagina 87, e fino al 1219, qv in [362], volume 1, pagina 103. La sua durata di regno è quindi pari a 7 anni.

Costantino, 1212-1219, ha regnato per 7 anni a Yaroslavl e Rostov prima del 1216, Vladimir e Suzdal dopo.

Youri (= Georgiy), 1219-1237, ha regnato per 18 anni ([36], pagina 30). Capitale a Vladimir.

Batu-Khan. Nel 1237 Batu-Khan sconfigge Youri, che muore sul campo di battaglia. Questo evento segna la fine dell'epoca di Vladimir e Suzdal in Russia.

Ancora una volta, l’inizio di questa epopea è noto solo nella versione della Povest Vremennyh Let, la sequenza degli eventi che vi si riferiscono termina con il 1206 – cioè alcuni anni prima dell’invasione di Batu-Khan. L'ultimo anno coperto dalle cronache è in prossimità della caduta di Costantinopoli nel 1204; tuttavia, questo famoso evento è assente nella Povest Vremennyh Let per qualche ragione. Questa omissione è davvero strana, in quanto questa cronaca presta molta attenzione agli eventi Bizantini. Torneremo su questo più tardi.

La fine del terzo periodo è caratterizzata dalla ben nota "collazione" di due diversi gruppi di cronache Russe. Alcune di loro terminano qui il racconto, mentre altre cominciano solo da questa epoca. Ci sono alcune cronache che formalmente non si interrompono a questo punto - per esempio la Arkhangelogorodskiy Letopisets; tuttavia, alcune delle cronache manifestano un cambiamento cronologico qui, qv più avanti. Ad esempio, la Letopisets di Oustyuzhskiy di Lev Vologdin, compilata nel 1765, è sopravvissuta nella sua forma originale; ci sono anche 22 copie di questa cronaca conservate negli archivi di Mosca, San Pietroburgo, Kiev e Oustyug Velikiy ([36], pag. 8). Tutte le edizioni (l'originale e le copie) contengono datazioni d.c. "sbagliate" per l'intero intervallo compreso tra il 1267 e il 1398. Il tasso di spostamento cronologico accumulato, è pari a cento anni nel 1398 - ossia, la cronaca si riferisce a 1398 invece del 1299, che è la data "corretta". Quest'anno riguarda un ampio frammento di testo; in seguito, la cronaca salta al 1415, e lo spostamento cronologico scompare. Così, secondo la cronologia Romanoviana del manoscritto, quest'ultimo contiene un vuoto tra il 1299 e il 1415. A quanto pare, Lev Vologdin, sacerdote della cattedrale di Uspenskaya a Velikiy Oustyug, conosceva ancora poco la cronologia consensuale della storia Russa "lucidata" da Miller a San Pietroburgo.

Il fatto che il vuoto nella cronaca di Vologdin sia centenario ha una spiegazione che sarà dettagliata qui di seguito.


7.4. Il quarto periodo: Il giogo dei Tartari e dei Mongoli, a partire dalla battaglia del Sit nel 1238 e fino all’ "Opposizione dell’Ougra" del 1481 , che oggi è considerata la "fine ufficiale del Grande Giogo"

Batu-Khan dal 1238 in avanti.

Yaroslav Vsevolodovich, 1238-1248, ha regnato per 10 anni a Vladimir. Veniva da Novgorod ([36], pag. 70). Secondo [362], il suo regno copre gli anni tra il 1238 e il 1247, pari a 8 anni. Secondo [145], aveva regnato nel 1237-1247 (complessivamente 10 anni).

Svyatoslav Vsevolodovich, 1248-1249, ha regnato per un anno a Vladimir ( [36]). Tuttavia, secondo [145], l'anno del suo regno era stato 1247-1248.

Alessandro Yaroslavich di Novgorod e Kiev (= Alessandro Nevskiy), 1247-1263, ha regnato per 16 anni ([362], pagg. 41-58). Viene chiamato Principe di Kiev [145], pagina 165. Ha governato a Suzdal tra il 1252 e il 1262, dopo la cattura di Suzdal da parte di Nevruy, qv qui sotto.

Lacuna o Nevruy Saltan, 1252-1259, ha regnato per 7 anni ([36]).

Alessandro Vassilyevich di Novgorod, 1259-1264, ha regnato per 5 anni ([36], pagina 70). Questo personaggio potrebbe essere un duplicato di Alessandro Nevskiy per quanto ne sappiamo, nel qual caso l'alias di Yaroslav "Vassily" sta davvero per "Basileus", o "Re". Si scopre che l'Arkhangelogorodskiy Letopisets non menziona affatto Alessandro Yaroslavich (Nevskiy!), raccontandoci invece di Alessandro Vassilyevich – che deve essere la stessa persona di Alessandro Nevskiy. Quest'ultimo è considerato un figliastro di Batu-Khan; l'Arkhangelogorodskiy Letopisets, d'altro canto, fa riferimento ad Alessandro Nevskiy come figlio effettivo di Batu-Khan, che abbiamo già identificato come Yaroslav, qv qui sotto. Altre fonti collegano i regni di Nevruy e Alessandro, suggerendo che quest'ultimo abbia sempre regnato a Suzdal.

"Nevruy" potrebbe essere il nome "Tartaro" di Nevskiy? Per esempio, abbiamo scoperto che Batu-Khan era semplicemente il nome "Tartaro" di Yaroslav. La Vologodskiy Letopisets, per esempio, ci racconta che Alessandro Nevruy viene dall’Orda quando si riferisce agli eventi del 1294. Secondo il testo, questo Alessandro Nevruy (Nevskiy?) aveva presieduto il Consiglio dei Principi ed era responsabile della divisione dei principati. Si noti che i nomi NEV-ruy e NEV-skiy differiscono solo nei suffissi; ricordate anche che Nevruy era conosciuto come "Saltan", o semplicemente come "Sultano"! Il successivo evento menzionato in [145] dopo l'assemblea dei Principi del 1294 guidata da Alessandro Nevruy è la morte di "Fyodor, il Gran Principe di Yaroslavl e Smolensk" nel 1299. Questo Principe deve essere l'ennesimo doppio di Alessandro Nevruy, dal momento che l'assemblea non ha nominato altri principi. Fëdor, il Gran Principe di Yaroslavl e Smolensk, è un noto Principe canonizzato come santo, qv nei libri di salmi Russi ortodossi il 19 settembre e 5 marzo (vecchio stile). Questo deve essere un altro riflesso di Alessandro Nevskiy.

Mikhail Khrabriy (Il Coraggioso) di Kostroma, 1249-1250, ha regnato per un anno ([36]), capitale di Vladimir.

Andrei di Suzdal, 1250-1252, ha regnato per due anni ( [36]), capitale a Vladimir.

Yaroslav di Tver, 1263-1272, ha regnato per 9 anni secondo [362] . La sua capitale era a Vladimir. Un'altra versione del suo regno è 1264-1267 (cfr. [36]).

Mikhail Yaroslavich, 1267-1272, ha regnato per 5 anni secondo [36] . Alcune delle altre cronache non lo menzionano affatto.

Vassily I di Kostroma con i suoi figli Boris e Gleb ([36], pag. 70). Realizzato nel 1272-1277 per un totale di 5 anni secondo [36] e [145], o nel 1272-1276 secondo [362] - cioè 4 anni. Capitale a Vladimir.

Dmitriy di Pereyaslavl, 12761294, ha regnato per 18 anni secondo [362], o 1277-1293 secondo [145]. Per quanto riguarda [36], la fine del regno è completamente omessa. Capitale a Vladimir. A proposito, la Vologodskiy Letopisets lo chiama "Pereyaslavskiy", o un nativo di Pereyaslavl, così come Nevskiy! Cfr. [ 145], pag. 165.

Andrei Gorodetskiy, 1294-1304, ha regnato per 10 anni secondo [362], con capitale a Vladimir. In [145] viene chiamato "Novgorodskiy", che significa "nativo di Novgorod", e la sua durata di regno è specificata come un solo anno, 1293-1294. Più tardi [145] cita Andrei Gorodetskiy di Suzdal e Novgorod; la nuova durata del regno che ci dà la cronaca è 1302-1304. La fine del regno di Andrei è del tutto assente da [36], che menziona Ivan Kalita come il prossimo Gran Principe ad essere succeduto ad Andrei nel 1328.

Mikhail Svyatoi (Il Santo), Principe di Tver e Vladimir, 1304-1319, ha regnato per 6 anni secondo [362] . Non troviamo traccia di questo personaggio né nel [36] né nel [145], Capitale in Vladimir.
Youri di Mosca (Moskovskiy), genero di Uzbek-Khan, 1319-1325, ha regnato per 6 anni secondo [362], In [145] il titolo di Gran Principe è menzionato solo indirettamente, a causa della morte del figlio. Non c’è durata del regno; la capitale è a Vladimir. In [36] Youri non si chiama Gran Principe.

Dmitriy di Vladimir "Occhi Terribili" ("Groznye Ochi"), 1325-1326, ha regnato per un anno secondo [362] con capitale a Vladimir. Non menzionato come Gran Principe in [36] e scomparso da [145].

Alessandro, 1326-1328, ha regnato per due anni con capitale a Vladimir, secondo [362], Omettendo da entrambi [36] e [145],

Il titolo di Gran Principe passa ai Principi Moscoviti, a partire da Ivan I Kalita.

Ivan Danilovich Kalita il 1st1328-1 340 ha regnato per 12 anni secondo [362] e [36]. In [145] troviamo due datazioni che segnano il possibile inizio del suo regno - 1322 e 1328. L'inizio del suo regno come Gran Principe è indicato come 1328 la seconda volta. La capitale è a Mosca. In realtà, il nome Kalita è molto probabilmente un derivato di "Caliph" o "Khalif", un titolo ben noto. Tenete a mente la flessione di T e Ph (phita).

Simeon Gordiy (Il Fiero), 1340-1353, ha regnato per 13 anni secondo [362], [36] e [145]. Capitale a Mosca.

Ivan II Krotkiy (o Krasniy) –"Il Modesto" o "Il Rosso", 1353-1359, ha regnato per 6 anni secondo [36] e [362], o per 5 anni secondo [145], tra 1354 e 1359. Capitale a Mosca.

Dmitriy di Suzdal, 1359-1363, ha regnato per 4 anni secondo [362], o nel 1360-1362 secondo [36] e [145]. Capitale a Mosca.

Dmitriy Ivanovich Donskoi, 1 3631389, ha regnato per 26 anni conformemente a [362], o nel 1362-1389 secondo [36] e [145]. Capitale a Mosca.

Vassily I Dmitrievich, 1389-1425, ha regnato per 36 anni secondo [362], [36] e [145] con capitale a Mosca.

Youri Dmitrievich, 1425-1434, ha regnato per 9 anni secondo [365], o nel 1425-1435 secondo [36]. Un'altra versione, riportata in [145] indica la fine del suo regno al 1431 o 1434, qv in [145], pagg. 169-170. Capitale a Mosca.

Vassily II Tyomniy (Il Cieco), 1425-1462 secondo [36] e [362]. [145] non specifica la fine del suo regno, la data dell’ultima menzione è 1450; in alternativa, il suo secondo regno cominciò nel 1447 o nel 1448. La durata del regno è quindi pari a 37 o 14 anni. La capitale è a Mosca. Sia [145] che [365] specificano il suo regno come 1450-1462.

Dmitriy Shemyaka il Cross-Eyed ("Kosoi"), 14461450, ha regnato per quattro anni conformemente a [362] e [36] . Capitale a Mosca. Secondo [145] e [362], il suo regno si estende tra il 1445 e il 1450.

Formalmente, l'indipendenza della Russia dall'Orda inizia con il regno del successivo sovrano, Ivan III. Finisce il "Grande Giogo" dei Mongoli e dei Tartari. Questa datazione è però arbitraria.

L'epoca tra Ivan Kalita e Ivan III è un periodo molto speciale nella storia Russa, di cui discuteremo in dettaglio qui di seguito.

Si presume che la Russia abbia perso l'indipendenza in questa epoca, trasformandosi in "Mongolo-Tartaria" agli occhi degli stranieri.

Saltiamo avanti e condividiamo il nostro parere secondo cui questa stessa epoca apre il periodo più importante dell'intera storia della Russia (Orda); le epoche precedenti sono con tutta probabilità rappresentazioni fantasma del XIV-XVI secolo e sono per lo più oscurate da una tenebra impenetrabile. Non possiamo praticamente dire nulla sulla storia reale della Russia prima del XIII secolo.


7.5. Quinto periodo: La Russia di Mosca inizia con Ivan III e finisce con i Grandi Disordini, ovvero la salita al trono dei Romanov nel 1613
Ivan III Vassilyevich il Grande, 1462-1505 (secondo [362]). Ma il suo regno de facto è iniziato nel 1452, il che rende la durata del regno di 43 o 53 anni. Il 1481 segna l'indipendenza formale dall'Orda, che ci dà la durata del regno di 24 anni. Mosca è la capitale. È menzionato per la prima volta come Gran Principe nel 1452 (secondo [36] e [ 145] ); [36] risale al 1507, anno in cui finì il suo regno. Suo figlio e suo consovrano è Ivan Ivanovich Molodoi (il Giovane), 1471-149019 anni ([794], pag. 158). Mosca è la capitale.

Vassily III, conosciuto anche come Ivan = Varlaam = Gavriil ([161], pag. 68; cfr. anche la cronologia [145], pag. 173). Ha regnato per 28 anni tra il 1505 e il 1533 secondo [362]. La capitale è a Mosca. Secondo [36] e [145], ha regnato nel 1507-1534.

Youri Ivanovich, 1533, ha regnato per un anno secondo [775] e [776]. La capitale è Mosca.

Yelena Glinskaya + Ivan Ovchina, 1533-1538, hanno regnato per 5 anni secondo [775] con capitale a Mosca.

Il Semiboiarshchina, o il regno dei Sette Boiardi (Consiglio dei Guardiani) - 1538-1547, per un totale di 9 anni secondo [775]. Mosca è la capitale.

Ivan IV il Terribile (Grozniy), 1533-1584, ha regnato per 51 anni secondo [775]; capitale a Mosca.

Simeon Beckboulatovich, 1575-1576, ha regnato per un anno secondo [775] con capitale a Mosca. Il presunto "co-sovrano" di Ivan il Terribile.

Fyodor Ioannovich, 1584-1598, ha regnato per 14 anni secondo [362], Capitale a Mosca.

Boris Fyodorovich Godunov, 1598-1605, ha regnato per 7 anni secondo [362]. Capitale a Mosca.
Fyodor Borisovich, 1605, ha regnato per un anno secondo [362]. Capitale a Mosca.

Dmitriy Ivanovich, o il cosiddetto "Falso Dmitriy" (Lzhedmitriy), 1605-1610, ha regnato per 5 anni con capitale a Mosca prima, e poi a Tushino. È stato presumibilmente ucciso nel 1606; tuttavia, nello stesso anno in cui Dmitriy torna al potere - gli storici sono del parere che questo seconda Dmitriy fosse una persona diversa ([362], volume 12, pagina 15). Tuttavia, i suoi parenti - la moglie, i suoi genitori e molti altri che conoscevano Dmitriy lo riconobbero come lo stesso vecchio Dmitriy Ivanovich (cfr. [362]); anche [183], volume 2, pagina 131 e [436], pagine 362-363). Ecco perché indichiamo che il regno di Dmitriy si conclude con il suo omicidio nel 1610; si può anche considerare questo periodo come "la somma dei due Dmitriy".

Vassily Shouyskiy, 1606-1610, ha regnato per 4 anni secondo [362], Capitale a Mosca.

I Grandi Disordini, 1610-1613, durati tre anni.

Secondo la nostra ipotesi, l'epoca tra Ivan III e i Grandi Disordini è la fonte primaria di tutti i duplicati fantasma della storia Russa, risalenti alle epoche precedenti al XIV secolo. Tutte le epoche in questione e un approssimativo schema dei doppioni cronologici della storia Russa si possono vedere nelle illustrazioni all'inizio del prossimo capitolo.


7.6. Sesto periodo: la dinastia dei Romanov
Quello che abbiamo qui è un cambiamento radicale di dinastia. la nuova dinastia dei Romanov arriva al potere. Il primo re della dinastia è Mikhail Romanov, 1613-1645. Ci asterremo dall'elencare gli altri Romanov qui presenti, poiché la storia Russa dell'epoca Romanoviana è già al di là della nostra preoccupazione; è l'epoca in cui è stata creata la versione consensuale dell'antica storia Russa.

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CAPITOLO 2

I due slittamenti cronologici inerenti alla storia della Russia


1. Uno schema generale del parallelismo

Nel presente capitolo, ci riferiremo al parallelismo statistico tra le dinastie dei governanti Russi che abbiamo scoperto nel corso della nostra ricerca, grazie all'applicazione dei metodi di analisi delle antiche dinastie che abbiamo già ampiamente utilizzato, qv in Chroni e Chron 2 .

La versione consensuale Romanoviano-Milleriana del "Manuale di storia Russa" è rappresentata schematicamente nella fig. 2.1. Nella fig. 2.2 si vede la reale costruzione di questo "libro di testo" svelato dalle nostre ricerche e il principale slittamento cronologico presente in esso, mentre la fig. 2.3 rappresenta uno schema molto generale di cronologia Russa nella nostra ricostruzione. Nella fig. 2.4 vediamo lo schema del parallelismo di 400 anni insito nella storia Russa come illustrato di seguito. Il risultato empirico-statistico formale della nostra ricerca viene presentato nelle figg. 2.1-2.6.

1 ) Il periodo tra il 1300 e il 1600 è stato l'originale della storia antica e medievale della Russia.

2) Il periodo compreso tra la metà del IX e l'inizio del XIII secolo è un duplicato fantasma del precedente.

3) Il periodo compreso tra 1200 e 1600 è una "somma" delle due cronache, la prima delle quali è l'originale che si estende tra il 1300 e il 1600, e il secondo - proprio lo stesso originale, ma spostato indietro di circa 100 anni. La sovrapposizione delle due cronache ci dà la cronaca dal 1200 al 1600 estesa di 100 anni.

L'intero periodo compreso tra il 1327 e il 1600 è definito "la Russia di Mosca" nel moderno manuale di testo; tuttavia, secondo la nostra ricostruzione, questo nome si applica solo alla fine di questa epoca. Abbiamo scoperto che il periodo del XV-XVI secolo contiene gli originali di tutte e tre le epoche in cui la storia Russa è divisa oggi:

l’antica Russia di Kiev,

l’antica Russia di Vladimir,

la Russia Medievale di Mosca.

Di seguito riportiamo le tabelle comparative degli eventi per i parallelismi dinastici scoperti all’interno della storia della Russia. Va detto che gli eventi elencati qui di seguito sono correlati alla versione consensuale Milleriana opposta alla nostra ricostruzione; tuttavia, occasionalmente facciamo riferimento ai risultati descritti nei successivi capitoli della parte 1, che ci aspettiamo i lettori già conoscano per una comprensione più approfondita delle tabelle e del loro contenuto.

2. Una breve descrizione dello slittamento di 100 anni nella stora Russa


a = storia Russa del XIV secolo.
■ b = storia Russa del XIII secolo.

1a. Il XIV secolo. Takhta-Khan, 1291-1313, ha regnato per 22 anni, e Daniele di Mosca, 1281-1303, ha regnato per 22 anni.
■ 1b Il XIII secolo. Genghis-Khan, nei presunti anni 1205-1227, ha regnato per 22 anni, e Vsevolod Bolshoye Gnezdo, nei presunti anni 1176-1212, ha regnato per 36 anni.

1.1a. Il XIV secolo. Daniele di Mosca è il fondatore della dinastia Moscovita. Il suo regno è stato seguito dal conflitto tra i principi di Mosca e Tver.
■ 1.1b. Il XIII secolo. Vsevolod Bolshoye Gnezdo è il fondatore di una dinastia, in cui si sono succeduti i suoi figli e la loro prole. Il suo stesso nome si traduce come "Il Grande Nido" e si riferisce alla fondazione della dinastia Vladimir-Suzdal.

2a. Il XIV secolo. Uzbek-Khan, 1312-1340, ha regnato per 28 anni, e Michele, 1304-1319, ha regnato per 15 anni. Poi abbiamo Youri, 1319-1328, con una durata di regno di nove anni, seguito da Ivan I Kalita, o Caliph (Khalif), che aveva regnato per 12 anni tra il 1328 e il 1340.
■ 2b. Il XIII secolo. Batu-Khan (il nome Batu si riferisce alle forme dialettali della parola Russa per "padre" - batya e batka), 1227-1255, ha regnato per 18 anni, e Costantino, 1212-1219, ha regnato per 7 anni. In seguito vediamo il regno di 18 anni di Youri nei presunti anni 12191237, seguito dal regno di 8 anni di Yaroslav Vsevolodovich (1238-1246).

2.1a. Il XIV secolo. A differenza dei suoi predecessori, Uzbek-Khan ha lasciato un segno significativo nella storia Russa, essendo diventato parente di Youri il Moscovita (quest'ultimo era suo genero). Si presume che Uzbek-Khan sia stato molto influenzato da Ivan Kalita (Caliph), che è rimasto nell’Orda per tutto il tempo; un'altra presunzione è che il potere dei principi Moscoviti fosse interamente basato sul potenziale militare dell'Orda, che è l'unica ragione per cui hanno potuto unirsi per conquistare l'intera Russia ([435], pagine 189-1990).
■ 2.1b. Il XIII secolo. Batu-Khan conquista la Russia, che segna l'inizio del regime Tartaro in Russia. I Tartari avevano presumibilmente governato delegando i Gran Principi di Vladimir. Batu-Khan ha fatto principe Yaroslav Vsevolodovich, e ne divenne parente, quando Alessandro Nevskiy, figlio di Yaroslav, è diventato figlio adottivo di Batu-Khan. Batu-Khan aveva aiutato i principi di Vladimir a conquistare l'intera Russia; in precedenza esistevano anche altri principi indipendenti e anche principati. Il titolo di Gran Principe di Kiev cessò di esistere in quel periodo. La dinastia dei principi di Kiev si è conclusa con la conquista di Kiev da parte di Batu-Khan.

2.2a. Il XIV secolo. Questa è la fine della dinastia di Vladimir-Suzdal di Yaroslav Vsevolodovich, figlio di Vsevolod Bolshoye Gnezdo, e anche l'inizio della nuova dinastia moscovita.
■ 2.2b. Il XIII secolo. Questo periodo segna la fine della dinastia di Kiev di Yaroslav il Saggio, che è anche la fine della Russia di Kiev. Poi abbiamo il periodo Vladimir-Suzdal e il "Giogo dei Tartari e dei Mongoli".

3a. Il XIV secolo. Chanibek-Khan, 1341-1357, ha regnato per 16 anni, e Simeone Gordiy ("il Fiero"), 1340-1353, ha regnato per 13 anni.

■ 3b. Il XIII secolo. Berke-Khan, nei presunti anni 1255-1266, ha regnato per 11 anni, e Alessandro Nevskiy, nei presunti anni 12521263, ha regnato per 11 anni.

3.1a. Il XIV secolo. Il regno di Simeone è il momento del conflitto tra Pskov e i tedeschi di Livonia. Il principe Aleksandr Vsevolodovich (le cui "origini rimangono sconosciute", secondo Karamzin, qv in [362], volume 4, pagina 157), appare nello stesso tempo a Pskov. Questo principe ha sconfitto i tedeschi e ha distrutto l'intero sud-est della Livonia. Ciò è avvenuto nel 1342; vediamo un buon parallelismo con le azioni di Alessandro Nevskiy.
■ 3.1b. Il XIII secolo. Si presume che l'atto più famoso di Alessandro Nevskiy sia la sconfitta dei cavalieri Livonesi sul lago Choudskoye nel presunto anno 1242. I Livonesi sono considerati un ordine militare tedesco. Alessandro si era schierato contro i Livoniani di Pskov, qv in [435], pagine 162-164. Ricordate che Alessandro Nevskiy è un discendente di Vsevolod Bolshoye Gnezdo (per la precisione suo nipote), e può quindi essere chiamato "Vsevolodovich", o "discendente di Vsevolod". Quello che vediamo è una manifestazione del cambiamento cronologico che in questo caso è uguale a 100 anni.

3.2a. Il XIV secolo. Dopo questa vittoria, il principe Alessandro lascia Pskov. "Gli abitabti di Pskov lo implorarono di tornare, ma senza risultato. . . i loro appelli al governo di Novgorod affinché fornisse loro un governante locale e un esercito furono vani" ([362], volume 4, pag. 157).
■ 3.2b. Il XIII secolo. Poco dopo la vittoria il rapporto tra la popolazione di Novgorod e Alessandro si deteriora, e quest’ultimo si sposta a Pereyaslavl ([435], pag. 163). Tuttavia, i Tedeschi, i Lettoni e gli Estoni avevano preso l’abitudine di saccheggiare lebre di Novgorod e gli abitanti della città furono costretti a chiedere il ritorno di Alessandro. Cosa tutt'altro che facile: inizialmente gli era stato assegnato il Principe Andrei, e infine sono riusciti a convincere Alessandro a ritornare ([435], pagina 164).

3.3a. Il XIV secolo. La controversia tra Simeone e Novgorod. Gli abitanti di Novgorod avevano incatenato Simeone dichiarando che la città avrebbe dovuto eleggere i principi in modo autonomo e non tollerare governanti alieni. Simeone reagì preparando il suo esercito alla battaglia. Anche gli abitanti della città hanno fatto una chiamata alle armi, e il conflitto militare è stato evitato per un pelo. Tuttavia, il popolo si ribellò, appoggiò Simeone e fece bandire alcuni dei boiardi, e ne uccise altri molto importanti ([362], Volume 4, pagine 155-156). La disputa era finita, e Simeone sciolse l'esercito.
■ 3.3b. Il XIII secolo. La controversia tra Alessandro Nevskiy e la città di Novgorod rientra tra i suoi episodi biografici più importanti; i cittadini hanno bandito suo figlio Vasily in modo umiliante, e la situazione si stava avvicinando alla fase di un conflitto armato. Alessandro aveva tentato di prendere Novgorod con la forza, ma la città è poi capitolata, avendo degradato il vicereggente Ananiya nel 1255 ([362], volume 4, pagine 45-47).

Commento.
In generale, il regno di Simeone è stato caratterizzato da guerre organizzate contro Novgorod e Pskov dagli Svedesi e dai Tedeschi, secondo N. A. Karamzin ([362]). Questo è molto simile a come viene descritto il rispettivo periodo nella biografia di Alessandro Nevskiy. Sotto Simeone, l'azione militare si svolge in Livonia. In entrambi i casi gli abitanti di Novgorod e Pskov chiedono aiuto a un Gran Principe, con il quale talvolta si scontrano. Simeone abbandona Novgorod più volte ([362], Volume 4, pagine 162-163). Vediamo anche diversi riferimenti ai cavalieri Livonici e all’Ordine ([362], volume 4, pagine 163 e 158). Il regno di Alessandro Nevskiy è segnato da eventi simili e famoso principalmente per le sue guerre con l'ordine Livoniano e le dispute con Novgorod. Le relazioni tra l’Orda e Alessandro, come per Simeone, sono descritte con le stesse parole; entrambi i cavalieri erano conosciuti come pilastri del potere del Khan e come frequentatori dell’Orda dove erano considerati figure di grande autorità.

4a. Il XIV secolo. Il coinvolgimento del 1359-1381. In questi 22 anni avevano regnato 25 khan.
■ 4b. Il XIII secolo. Mentutenir-Khan (forse Mengutimur-Khan), i presunti anni 12661291, ha regnato per 25 anni. Disordini e lotte tra i figli di Alessandro Nevskiy nel 1281-1328 (secondo [649], pagine 18-19, 32-34 e 53), che equivale a 47 anni, o, in alternativa, nel 1299-1328, 29 anni in totale a incominciare con la morte di Fyodor, Gran Principe di Yaroslavl e Smolensk, ebminati con Ivan Kalita.

5a. Il XIV secolo. Tokhtamysh-Khan, 1381-1395, ha regnato per 14 anni; nel suo regno vediamo Mamai il signore della guerra e Dmitriy Donskoi (1363-1389), che aveva regnato per 26 anni. TokhtamyshKhan ha sconfitto Mamai nel 1381.
■ 5b. Takhta-Khan, i presunti anni 1291-1313, ha regnato per 22 anni e Nogai il leader militare, sconfitto dal Khan nel presunto anno 1299. Takhta-Khan è accompagnato da Dmitriy di Pereyaslavl, 1276-1295.

Commento.
Oltre ai parallelismi tra eventi, vediamo una netta somiglianza nel suono dei nomi
Takhta-mysh = Takhta,
Mamai = Nogai,
Dmitriy del Don (o Donskoi) = Dmitriy di Pereyaslavl (o Pereyaslavskiy).

5.1a. Il XIV secolo. Mamai è il "guardiano" dei khan; lui era il sovrano de facto che poteva concedere il trono ai khan. Tokhtamysh-Khan ha sconfitto Mamai.
■ 5.1b. Il XIII secolo. Nogai è il fiduciario del piccolo Takhta-Khan. Quando Takhta crebbe, distRusse Nogai. Nogai aveva anche il potere di concedere il trono ai khan, rendendo "il loro potere sempre più nominale" ([362], vol. 4, capitoli 5-6).

5.2a. Il XIV secolo. Mamai è un leader militare di alto rango ([216], pag. 159).
■ 5.2b. Il XIII secolo. Anche Nogai è un leader militare di primo piano ([216], pag. 137).

5.3a. Il XIV secolo. Mamai usurpa il potere ([216], pag. 159).
■ 5.3b. Il XIII secolo. Anche Nogai usurpa il potere ([216], pag. 137).

5.4a. Il XIV secolo. Mamai diventa il leader di un "partito politico pro-occidentale" nell’Orda ([216], pagina 159).
■ 5.4b. Il XIII secolo. Il Nogai governa la parte Occidentale dell’Orda ([216], pag. 137).

5.5a. Il XIV secolo. L’esercito di Mamai era composto da Oseti, Cherkesi, Polovtsy e nativi delle steppe vicino al Mar Nero e alla Crimea del Nord, qv nel [216], pagine 160-165.
■ 5.5b. Il XIII secolo. Il contingente principale dell’esercito di Nogai è caratterizzato dai nativi delle steppe adiacenti al Mar Nero e alla Crimea del Nord, cfr. [216], pag. 137.

5.6a. Il XIV secolo. Mamai è sconfitto dalle truppe Russe che hanno combattuto a fianco dei Tartari provenienti dalla Siberia e dalla regione del Volga ([216], pagine 162-163).
■ 5.6b. Il XIII secolo. Nogai è sconfitto dai Tartari della regione del Volga sostenuti dall’esercito Russo, nonché i Tartari della Siberia e dell’Asia centrale ([216], pag. 138).

5.7a. Il XIV secolo. Tokhtamysh-Khan ha sconfitto Mamai in alleanza con Dmitriy Donskoi, un principe Russo.
■ 5.7b. Il XIII secolo. Takhta-Khan sconfigge Nogai in alleanza con Andrei Aleksandrovich, principe Russo ([216], pag. 137).

3. Uno slittamento di 400 anni nella storia Russa e il risultante parallelismo dinastico
Il secondo cambiamento cronologico inerente alla storia Russa è di circa 410 anni e comprende i due seguenti periodi:

1) L'epoca tra il 1945 e il 1174, o la cosiddetta Russia di Kiev - che inizia con il Gran Principe Svyatoslavbmina con il trasferimento della capitale sotto Andrei Bogolyubskiy.

2) L'epoca tra il 1363 e il 1598. Denominata "Russia di Mosca"; inizia con il Gran Principe Dmitriy Donskoi e finisce con lo Zar Fyodor Ivanovich.
Per i casi in cui ci siano diverse varianti del re di un unico regno, citiamo solo quello che corrisponde al parallelismo il migliore. Tuttavia, queste varianti sono poche e in generale tutte piuttosto vicine tra loro. Inoltre, omettiamo i riferimenti alle fonti qui presenti, in quanto tutte erano già indicate sopra. Gli aspetti formali dei nostri metodi empirico-statistici utilizzati nella scoperta di parallelismi dinastici e i principi di confronto applicati a questi ultimi sono descritti in ChronI e Chron2. Una rappresentazione grafica dimostrativa del parallelismo dinastico qui discusso è riportata nella fig. 2.4.

Bisogna tenere presente che le tabelle comparative ivi menzionate fanno riferimento ai risultati relativi ai capitoli che seguono; contengono i nostri brevi commenti su alcuni episodi che includono il parallelismo, e le indicazioni delle coincidenze più interessanti nella descrizione degli eventi storici che tradizionalmente si è abituati a considerare separati l'uno dall'altro da diversi secoli, ma che nonostante ciò si duplicano, come mostrato dai nostri metodi matematici.

Si dice che l'inizio della dinastia della Russa di Kiev, con la quale comprendiamo l'epoca di Ryurik, Olga e Oleg, sia precedente al 945. La successiva serie di fondatori dinastici (Ivan Kalita, Simeone il Fiero e Ivan l'Umile (o il Rosso), arriva prima del 1363. L'inizio del XIV secolo deve quindi essere la vera colonna portante della storia Russa. Ci riferiamo a Georgiy Danilovich, seguito da Ivan Danilovich Kalita, suo fratello (1318 o 1328-1340). Ivan Kalita = Caliph = Khalif è il doppio di Batu-Khan, conosciuto anche come Uzbek-Khan, Yaroslav Vsevolodovich e Yaroslav il Saggio. Era conosciuto anche come Georgiy Yaroslav, qv nella lettera al re Svedese scritta da "Ivan ilbribile" ([639], pag. 136).

a = Russia di Kiev.
■ b = Russia di Mosca.

1a. La Russia di Kiev. I leggendari fondatori della dinastia Ryurik, Oleg e Olga. I presunti anni 862-955.
■ lb Russia-Orda. I fondatori della vera dinastia - Georgiy Danilovich, suo fratello Ivan Kalita = Caliph o Khalif, Simeone il Fiero e Ivan l'Umile (o il Modesto) nei presunti anni 1318-1359.

Commento a 1b C'è un altro slittamento intrinseco alla storia della Russia – centenario, qv sopra. Sovrappone i fondatori della vera dinastia (vedi 1b) all'inizio della Grande invasione = Mongola". La sovrapposizione è costruita nel modo seguente:

a) Yaroslav Vsevolodovich, alias Batu-Khan, 12381248 = Ivan Kalita (Caliph), alias UzbekKhan, 13281340.

b) Alessandro Nevskiy, 1252-1263 = Simeone il Fiero ("Gordiy"), 134

c) Yaroslav di Tver, 12621272 = Ivan il Modesto (“Krotkiy”), 1353-1359.

d) Vassily I di Kostroma, 1272-1276 = Dmitriy di Suzdal, 1359-1363.

e) Dmitriy I di Pereyaslavl, 1276-1294 = Dmitriy Donskoi, 1363-1389.

2a. La Russia di Kiev. Svyatoslav, 945-972, ha regnato per 27 anni.
■ 2b. Russia-Orda. Dmitriy Donskoi, 1363-1389, ha regnato per 26 anni. Le loro durate di regno sono in buona corrispondenza.

2.1a. La Russia di Kiev. Il trasferimento del capitale a Pereyaslavl nel 1969.
■ 2.1b. Russia-Orda. Pereyaslavl è stata presa da Holgerd, mentre Dmitriy getta le basi del Cremlino di Mosca e delle sue mura nel 1368. Questa data corrisponde al vero fondamento di Mosca nella nostra ricostruzione. Tuttavia, Mosca non è ancora una capitale a questo punto, e il Cremlino non sarà costruito fino al XVI secolo - vedi sotto (Chron4, Capitolo 6) e in Chron6.

3a. La Russia di Kiev. Vladimir, 980-1015, ha regnato per 35 anni.
■3b. Russia-Orda. Vassily I, 1389-1425, ha regnato per 36 anni. Le loro durate di regno corrispondono molto bene.

3.1a. La Russia di Kiev. Il famoso battesimo della Russia nel 1989.
■3.1b. Russia-Orda. Il regno di Vasily I conosciuto come il periodo del cosiddetto Grande Scisma (1378-1415), che è stato il momento in cui quasi ogni paese del mondo si è trovato di fronte alla "scelta della fede".

Commento al punto 3.1. Secondo la nostra ricostruzione, il XV secolo è stato il periodo della discordia religiosa e dello sgretolamento confessionale nei paesi dell'Europa e dell'Asia. L'usanza di battezzare le spose in una confessione diversa risale proprio a questa epoca, così come le dispute religiose in generale e l'uso della parola latinstvo (letteralmente "latinario", che si riferisce alle inclinazioni Unioniste della popolazione ortodossa nell'Occidente della Russia - Lituania in particolare). Le cronache Russe non contengono alcun ricordo precedente di sostanziali contese religiose, il che è stato debitamente annotato da N. A. Morozov ( [547] ).

L'unione del 1439, che aveva temporaneamente unito la Chiesa Bizantina alla controparte Romana, avrebbe portato alla rottura dei rapporti tra Costantinopoli e Russia; quest’ultima si era rifiutata di riconoscere l'unione. Si presume che la Chiesa Russa sia diventata indipendente in quel periodo, qui sotto. Guardate Chron6 per la nostra disamina sulla leggenda sul "battesimo nell'Dnepr" e sul suo possibile originale.

4a. La Russia di Kiev. Svyatopolk, 1015-1019, ha regnato per 4 anni.
■ 4b. Russia-Orda. Youri Dmitrievich, 1425-1431, ha regnato per 6 anni con intermissioni. C'è una buona corrispondenza tra le durate di regno dei due.

4.1a. La Russia di Kiev. La lotta per il potere e la morte di Svyatopolk, presumibilmente un usurpatore.
■ 4.1b. Russia-Orda. Youri Dmitrievich era stato costretto a lottare per il potere per tutta la sua vita; è stato deposto diverse volte, ma ha continuato a tornare. Era il presunto usurpatore del potere ai tempi di Vassily I.

5a. La Russia di Kiev. Yaroslav il Saggio, 1019-1054, ha regnato per 35 anni.
■ 5b. Russia-Orda. Vassily II il Cieco (Tyomniy), 1425-1462, regnò per 37 anni. Le loro durate di regno sono in buona corrispondenza tra loro.

5.1a. La Russia di Kiev. Nel presunto anno 1037 Yaroslav fondò l'arcidiocesi Russa, indipendente da Costantinopoli. Questo è di fatto l'inizio della storia della Chiesa Russa; Le cronache ci lasciano con l'impressione che "c'è stata un'assenza di eventi" prima di questo ([372]). Questo è il tempo degli arcidiaconi Russi (metropoliti), presumibilmente Greci prima d'allora.
■ 5.1b Russia-Orda. Nel 1448 il metropolita Russo Iona è nominato senza il consenso di Costantinopoli; tali nomine erano state fino ad allora prerogativa di quest'ultima. La Chiesa Russa interrompe tutti i legami con la Chiesa Unionista o Costantinopoli; si presume che la prima sia stata indipendente da quest’ultima da allora ([372]).

5.2a. La Russia di Kiev. Nel 1097, Vassilko, principe di bebovl, è stato accecato nel corso della guerra fratricida tra i bambini di Yaroslav.
■ 5.2b. Russia-Orda. Vassily II il Cieco (Tyomniy) fu accecato. Abbiamo un parallelismo molto evidente tra i nomi (Vassilij= Vassilko), così come gli eventi (entrambi sono stati accecati). Per maggiori informazioni, consultate il seguente sito.

5.3a. La Russia di Kiev. Il nome è Vassilko. È stato accecato.
■ 5.3b. Russia-Orda. Il nome e' Vassily. È stato accecato.

5.4a. La Russia di Kiev. Vassilko è presumibilmente un principe.
■ 5.4b. Russia-Orda. Vassily e' presumibilmente una gran Principe.

5.5a. La Russia di Kiev. La cospirazione contro Vassilko è stata ideata da Svyatopolk, il gran principe di Kiev.
■ 5.5b. Russia-Orda. Il capo del complotto contro Vassily è Boris, il Gran Principe di Tver.

5.6a. La Russia di Kiev. L'accecamento è stato preceduto dal Consiglio dei principi "dove hanno firmato una tregua" ([632], pagina 248). Entrambi i principi hanno baciato una croce per dimostrare la loro buona fede.
■ 5.6b. Russia-Orda. Vassily ricorda al congiurato sulla tregua recente e il bacio della croce prima dell'accecamento: "Perché abbiamo entrambi baciato la Santa Croce. . . e giurato fratellanza. . . e che, in realtà, avremmo vigilato sul proprio fratello" ([635], pag. 508).

5.7a. La Russia di Kiev. Abbiamo qui un complotto guidato da David, Principe di Vladimir.
■ 5.7b. Russia-Orda. Ancora una trama, guidata dal Principe Dmitriy Shemyaka.

5.8a. La Russia di Kiev. Svyatopolk, il Gran Principe di Kiev, non partecipa alle azioni del complotto, come viene sottolineato nella cronaca.
■ 5.8b. Russia-Orda. Boris, il Gran Principe di Tver e il capo della cospirazione non partecipano al complotto che si sviluppa ([635], pag. 504).

5.9a. La Russia di Kiev. Svyatopolk si pente e alla fine si impegna a combattere contro David ([632], pag. 260).
■ 5.9b. Russia-Orda. Non è altri che Boris di Tver che in seguito aiuta VassilijII a riconquistare il suo trono a Mosca ([635]).

5.10a. La Russia di Kiev. Vassilko è accusato di voler privare Svyatopolk del suo trono ([632], pag. 248).
■ 5,10b. ft Russia-Orda. Vassily II è accusato del complotto per diventare il principe di Tver ([635], pag. 504).

5.11a. La Russia di Kiev. Nonostante il complotto sia guidato dallo stesso Principe Svyatopolk, i cospiratori "tremano terrorizzati" ([632], pag. 250). E' un po' strano. a quanto pare, il Gran Principe deve capeggiare un complotto solo per detronizzare un insignificante "Principe Vassilko".
■ 5,11b. Russia-Orda. La cospirazione si rivela come un complotto contro il monarca stesso. I cospiratori cercano di scagionarsi: "Il principe Ivan gli ha detto: "Sire, se desideriamo il vostro male, che questo ricada su noi stessi, ma lo stiamo facendo per la Cristianità e per il tributo che dovete pagare ai Tartari, che verrà ridotto. . . dopo aver visto questo" ([635], pag. 509).

Commento. Per qualche ragione, le cronache sono tutt'altro che eloquenti quando si parla do Terebovl, la città dove Vassilko aveva governato. L'unica volta che vediamo questa città menzionata in una cronaca è nella leggenda sull'accecamento del principe Vassilko. Se questa città è stata davvero così importante, perché nessuna cronaca ne parla in un altro contesto? D’altro canto, sappiamo che la storia di Vassilko il Terebovliano è un fantasma duplicato di eventi reali che riguardano un tentato colpo di stato a Tver. La "città di Terebovl" potrebbe essere un riferimento corrotto alla città di Tver registrato nelle cronache in questa forma? I suoni B e V spesso si trasformano l'un l'altro nel corso della flessione, nel qual caso la radice non vocalizzata del nome è praticamente la stessa - TRB contro TVR.

5.12a. La Russia di Kiev. Prima dell’accecamento, Vassilko era andato in un monastero per confessarsi; in seguito è stato portato a Kiev e accecato ([632], pagina 250)
■ 5,12b. Russia-Orda. Vassily II è stato catturato nel Monastero di Troitskiy, dove era venuto a pregare nell'ossario di San Sergio. È stato portato a Mosca e poi accecato ([635], pagine 508-510).

5.13a. La Russia di Kiev. Vassilko è stato avvertito, ma si è rifiutato di credere all’avvertimento, dicendo: "Come potrebbero volermi uccidere? Abbiamo baciato insieme la croce e fatto pace; cho rompe il giuramento va contro la croce e contro tutti noi" ([632], pag. 250).
■ 5,13b. Russia-Orda. Vassily II ha ricevuto un avvertimento sul complotto in preparazione, ma si è rifiutato di crederci: "Vogliono confonderci. Ho baciato la croce insieme ai miei fratelli; come può essere vero?" ([635], pag. 506).

5.14a. La Russia di Kiev. I cospiratori del Principe avevano lasciato la residenza del principe per non partecipare all'accecamento vero e proprio, che è stato realizzato dai servi di Vassilko ([632], pag. 250).
■ 5,14b. Russia-Orda. Il Principe Ivan di Mozhaysk rapitore di VassilijII, aveva anche lasciato la chiesa per non partecipare all’accecamento prima che i servi mettessero le mani su Vassily ([635], pag. 508).

5.15a. La Russia di Kiev. Vassilko è stato incarcerato e accecato il giorno successivo dopo un lungo consiglio ([632], pagina 152). Poi è stato trasferito a Vladimir per la sua successiva prigionia.
■ 5,15b. Russia-Orda. Vassily II è stato portato a Mosca il lunedì e accecato il mercoledì ([635], pag. 511); in seguito, fu mandato in prigione a Ouglich.

5.16a. La Russia di Kiev. L'accecamento di Vassilko provoca disordini civili; tuttavia, la guerra si arresta appena iniziata ([632], pag. 254).
■ 5,16b. Russia-Orda. Una guerra comincia dopo l’accecamento di Vassilij II; tuttavia, non si evolve in una guerra su vasta scala e si conclude in breve ([635], pagine 513-514).

5.17a. La Russia di Kiev. La cronaca contiene un resoconto dettagliato di come Svyatopolk e David hanno conferito con Vassilko accecato nel tentativo di stroncare la guerra sul nascere. Hanno promesso a Vassilko la libertà di assistenza, oltre a un nuovo dominio come sovrano - Tuttavia, il dominio in questione non è la città di Terebovl, come viene enfatizzato nella cronaca ([632], pag. 258).
■ 5,17b. Russia-Orda. Il principe Shemyaka ha preso la decisione di liberare Vassily II e di dargli il nuovo dominio di Vologda([635], pag. 514). È chiaro che Shemyaka non aveva alcuna intenzione di far tornare Vassilijal suo legittimo ex dominio di Mosca, dal momento che aveva preso il trono per se stesso; tuttavia, il riflesso fantasma di questo episodio nella storia della Russia di Kiev sembra piuttosto strano - infatti, quale potrebbe essere stato il problema nel lasciare che Vassilko tornasse al suo vecchio dominio insignificante per fermare la guerra?

5.18a. La Russia di Kiev. Inizia una guerra.
■ 5,18b. Russia-Orda. Anche qui abbiamo l'inizio di una guerra.

5.19a. La Russia di Kiev. David si dimostra incapace di resistere e fugge senza combattere.
■ 5,19b Russia-Orda. Shemyaka è fuggito dal campo di battaglia non appena la guerra è cominciata.

5.20a. La Russia di Kiev. L'assedio di Vsevolozh e il massacro dei suoi abitanti. David non è in città. Poi lo vediamo sotto assedio a Vladimir.
■ 5,20 ft Russia-Orda. La cattura di Mosca e la punizione dei boiardi ritenuti responsabili. I cospiratori sono assenti da Mosca. Poi arriva l'assedio di Ouglich.

5.21a. La Russia di Kiev. Il Gran Principe Svyatopolk ha cacciato David in Polonia ([632], pag. 260).
■ 5,21b Russia-Orda. Shemyaka è fuggito a Galich, verso la frontiera polacca ([36], pag. 88).

5.22a. La Russia di Kiev. Guerre contro David. David torna a Vladimir un paio di volte, ma alla fine muore a Dorogobouzh ([632], pagine 262-265).
■ 5,22 b Russia-Orda. Shemyaka governa Oustyug Per un po', ma le truppe di VassilijII lo cacciano via. Morto a Novgorod, presumibilmente avvelenato.

5.23a. La Russia di Kiev. La storia dell’accecamento di Vassilko è considerata un racconto apocrifo indipendente introdotto nella Povest Vremennyh Let (pagina 448).
■ 5,23 b Russia-Orda. C'è un lavoro letterario separato esistente intitolato Storia del accecamento di VassilijII.

5.24a. La Russia di Kiev. Il testo narrativo in questione è accreditato a un certo Vassiliy ([632], pag. 448).
■ 5,24b Russia-Orda. Si suppone che la Storia sia stata dettata dallo stesso Vassilij II ([635], pag. 593).

6a. La Russia di Kiev. Vsevolod, 1054-1093, ha regnato per 39 anni.
■ 6b Russia-Orda. Ivan III, 1462-1505, ha regnato per 43 anni. Vediamo le due durate del regno essere in buona corrispondenza tra loro.

6.1a. La Russia di Kiev. Vsevolod era sposato con una principessa greca; la prima menzione del famoso "Cappello Monomaco" è associata al suo regno; presumibilmente l'ha ricevuto dal re dei greci "come riscatto", secondo la leggenda. Oggi la leggenda in questione è naturalmente considerata "errata", in quanto non vi sarebbero state campagne su larga scala contro Costantinopoli nel regno di Vsevolod. L'imperatore greco che gli aveva dato il cappello si chiamava Costantino Monomaco, da qui il nome.
■ 6.1b. Russia-Orda. Ivan III è sposato con Sofia Palaiologa, la principessa greca. Introduce attributi del potere reale come la sfera e il cappello Monomaco. Questo cappello è dipinto sulla testa del metropolita Iona, come viene rappresentato in un'icona; lo distingue dal resto dei Metropoliti Moscoviti. Nel 1453 Costantinopoli cade nelle mani degli Ottomani, o degli Ataman, le cui truppe partirono dalla Russia (per maggiori dettagli, vedere Chron5). La leggenda del "riscatto", così come riportata sopra, diventa immediatamente comprensibile.

7a. La Russia di Kiev. Vladimir Monomaco, 10931 125, ha regnato per 32 anni. è stato battezzato Vassilij ([632], pag. 392).
■ 7b. Russia-Orda. Vassilij III, 1505-1533, ha regnato per 28 anni. Notate la coincidenza dei nomi e la buona corrispondenza tra le durate del regno.

7.1a. La Russia di Kiev. Vladimir Monomaco era figlio di una principessa greca, come viene enfatizzato dal suo soprannome. Vladimir Monomaco è stato ritratto cpn indosso il cappello Monomaco e tenendo in mano un globo reale; era chiamato "Zar".
■ 7.1b. Russia-Orda. Vassily III è figlio di una principessa greca che indossava il Cappello Monomaco e viene spesso ritratta con esso.

8a. La Russia di Kiev. I due fratelli Mstislav e Yaropolk, 1125-1139, hanno regnato per 14 anni.
■ 8b. Russia-Orda. Il regno dei Sette boiardi (Semiboyarshchina), 1533-1547, è durato 14 anni. Vediamo una buona corrispondenza nelle durate del regno.

9a. La Russia di Kiev. Vsevolod, 1139-1146, ha regnato per 7 anni.
■ 9b. Russia-Orda. Ivan IV, 1547-1553, è morto nel 1557, ha regnato per 6 o 10 anni. Questa è la prima parte del periodo conosciuto come il regno del "Terribile Re" (cfr. capitolo 8 per i dettagli). Le durate di questi regni sono abbastanza simili.

10a. La Russia di Kiev. Izyaslav, 1146-1155, ha regnato per 9 anni.
■ 10b. Russia-Orda. Dmitriy, un neonato, 1553-1563, ha regnato per 10 anni. Questa è la seconda parte del periodo conosciuto come il regno del "Terribile Re". Le durate del regno sono in correlazione tra di loro.

11a. La Russia di Kiev. Youri Dolgoroukiy, 1148-1157, ha regnato per 9 anni,
11b. Russia-Orda. Ivan, un adolescente, insieme agli Zakharyin, agli Youriev e all'orrore dell’oprichnina del 1563-1572, regna per un totale di 9 anni. Questa è la terza parte del periodo conosciuto come il regno del "Terribile Re". Le durate del regno sono in buona corrispondenza.

12a. La Russia di Kiev. Izyaslav Davydovich + Mstislav Izyaslavich, 1157-1169, hanno regnato per 12 anni a Kiev. È seguito un periodo di disordini civili, che hanno segnato la fine di Kiev come capitale. Questa coppia di governanti (padre e figlio) sembra avere una breve dinastia separata.

■ 12b. Russia-Orda. Simeon-Ivan, 1572-1584, ha regnato per 12 anni. Questa è la quarta e ultima parte del periodo conosciuto come il regno del "Terribile Re", e notiamo una buona corrispondenza tra le durate del regno.

13a. La Russia di Kiev. Andrei Bogolyubskiy, 11571174, ha regnato per 17 anni. La fine della Russia di Kiev.
■ 13b. Russia-Orda. Fyodor Ioannovich (Ivanovich), 1484-1498, ha regnato per 14 anni. Il suo regno è stato seguito dalla famosa guerra cvile del secolo XVI. Questa è la fine della dinastia Yaroslavichi (i discendenti di Yaroslav). Le durate del regno sono in buona concomitanza. Ma è qui che finisce il parallelismo biografico. Come dimostriamo nel "Re degli slavi", la biografia di Andrei Bogolyubskiy, o Andronico Comneno, imperatore di Costantinopoli, è servita come base per la resa evangelica della vita di Cristo.

Commento. Lo slittamento di date qui è pari a 350 anni e non a 400; ciononostante, l'accecamento del Principe Vassilko di terebovl è un evidente duplicato dell'accecamento del Gran Principe Vassilij II. Tenete presente che la cronaca presta molta attenzione a questo evento per qualche motivo, nonostante il principe Vassilko di Terebovl non sia per nulla famoso per nessuna azione. Inoltre, anche la Povest Vremennyh Let interrompe qui la sua breve narrazione annuale, e dedica all'"accecamento di Vassilko" quattro pagine e diciannove illustrazioni ([716], pagine 95-99). Questo testo narrativo sembra così strano nella sua capacità di passaggio da una cronaca che si presume sia addirittura un inserimento apocrifo di un personaggio letterario. D'altro canto, l'accecamento di VassilijII si è riflesso anche in moltissime fonti Russe come un evento di grande importanza - c'è persino un'opera letteraria indipendente intitolata Storia dell'accecamento di VassilijII ( [635] , pagg. 504-521).

Il nostro movimento in avanti sulla linea storica della Russia di Mosca ci ha portato all'epoca in cui il potere dello Stato è stato preso dai Romanovs. Facciamo un salto avanti e mettiamo in sintonia la nostra ricostruzione di questa epoca.

Fyodor è stato sostituito da Boris Godunov; gli storici del XVII secolo lo descrivono come un vecchio e esperto politico che aveva avuto una grande influenza anche nel tempo della morte di Ivan il Terribile. Si presume che egli sia stato di fatto il sovrano del paese per conto di Fyodor Ioannovich nei 14 anni del suo regno. La nostra analisi dimostra anche che la biografia di Godunov è stata seriamente distorta dai Romanovs, qv in Chron4, capitolo 9.

Secondo la nostra ricostruzione, Czar Boris ("Godunov") era stato un uomo molto giovane - a chilometri dalla sua immagine romanica del "vecchio e stagionato politico", che appartiene a un prototipo completamente diverso, cioè il suo zio materno di nome Dmitriy Godunov. Secondo la nostra ricostruzione, quest'ultima era il fratello di Irina Godunova, la moglie di Czar Fyodor Ioannovich. La regina Irina era quindi la madre di Boris "Godunov", e non sua sorella, il che rende Boris Fyodorovich "Godunov" il candidato più probabile per il figlio legittimo ed erede del precedente Zar, Fyodor Ivanovich. Ciò significa che era morto in un'età molto più precoce di quella che si suppone per i sostenitori della storia Milleriana-romanana. A proposito, questo spiega lo strano fatto che il suo erede, Fyodor Borisovich, fosse ancora un bambino custodito dalla madre al momento della morte di Boris.

E 'risaputo che nel regno di Boris "Godunov" è iniziata una grande rivolta civile. Dmitriy Godunov, vecchio ed esperto in questioni di corte, era sucuramente già morto allora; secondo la nostra ricostruzione, all'epoca il trono era occupato dal giovane re Boris "Godunov". Questo è il momento in cui vediamo l'avvento di un altro concorrente al titolo reale - Il Principe Dmitriy, il cosiddetto"Falso Dmitriy" ( Lzhe - Dmitriy).

Gli storici Romanoviani lo hanno dichiarato un impostore che non aveva avuto alcun rapporto con la famiglia reale; tuttavia, la nostra ricostruzione rende probabile che sia stato figlio di uno degli zar precedenti - vale a dire, Ivan Ivanovich, quindi legittimo ricorrente. La nostra ipotesi fa di Zar Ivan Ivanovich uno dei tanti zar che sono stati riuniti in un'unica figura di "Ivan il terribile" dagli storici Romanoviani più tardi, qv in Chron4, capitolo 8. Il futuro "Falso Dmitriy" è stata allevato nella famiglia degli Zakharyins-Romanovs, che erano i sovrani durante questo periodo. Ivan Ivanovich è stato successivamente detronizzato e ha accompagnato lo Zar Ivan-Simeone; la sua morte risale al 1581, qv a Chron4, capitolo 8.

Gli altri eventi si sono manifestati nel modo seguente. Il Principe Dmitriy = "il falso Dmitriy" aveva tentato di conquistare il trono; tentativo riuscito. Anche se Dmitriy aveva subito una sconfitta in un confronto militare aperto, aveva probabilmente alleati a Mosca, dato che Czar Boris "Godunov" era stato enidentemente avvelenato (è morto mentre si alzava dal tavolo). Pertanto, la salita al trono di Dmitriy è il risultato di una cospirazione dei boiardi. I boiardi avevano ucciso il neonato monarca Fyodor Borisovich e sua madre, facendo entrare Dmitriy a Mosca. Siamo d'accordo con la versione standard per la maggior parte in questo caso particolare.

Si presume che circa un anno dopo la sua morte Dmitrij sia stato ucciso a causa di un'altra cospirazione di boiardi organizzata da Vassily Shouyskiy, che si fa Zar.

Siamo tuttavia del parere che Dmitriy sia riuscito a sopravvivere; la sua riapparizione è stata considerata l'avvento di un'altro "falso Dmitrij" dagli storici moderni - il cosiddetto "Ladro di Tushino", dal nome della sua residenza reale. Tra l'altro, alcuni dei più illustri boiardi erano stati membri della sua corte. Alla fine è stato ucciso.

Gli Zakharyin-Romanov avevano inizialmente sostenuto Dmitriy, ma lo hanno tradito dopo il suo primo insediamento, dichiarando il loro sostegno a Shouyskiy. Filarete Nikitich Romanov è stato scelto Patriarca nel campo dell'"impostore", nonostante il fatto che a Mosca vi fosse già stato un patriarca vivente di nome Iov. Dopo la morte di Dmitriy, la guerra civile si è inasprita ulteriormente; le truppe polacche sono rimaste a Mosca per molto tempo.

Quando finalmente i polacchi furono cacciati, i Romanov riuscirono a proclamare zar Mikhail Romanov. Le circostanze di queste elezioni sono davvero molto oscure, così come l'intero regno di questo sovrano. Basta ricordare che Filarete è stato fatto Patriarca due volte, la seconda volta già dopo l'elezione di Mikhail. Qualcuno deve aver cercato di nascondere la sua alleanza con Dmitriy, ma senza risultato in quanto la prima elezione patriarcale di Filarete è un fatto noto ( [372] ).

È facile capire perché i Romanovs siano diventati sostenitori della versione sul principe Dmitriy come impostore" quando sono saliti al potere, nonostante fossero stati inizialmente tra i suoi sostenitori. Potrebbero essere addirittura gli autori di questa versione! I sostenitori di Czar Boris ("Godunov") potrebbero aver accusato Dmitriy di essere stato un "prete rinnegato", o qualcuno che aveva dato dei voti monastici e li ha infranti – ciò, secondo loro, avrebbe invalidato le rivendicazioni di una persona al trono. Non avrebbero avuto alcuna ragione di dubitare del suo essere principe; è risaputo che la madre di Dmitriy, Maria Nagaya, ha confessato più volte la sua maternità, con molte persone presenti. Si presume che abbia anche dernunciato l'omicidio di Dmitriy; tuttavia, le sue vere parole testimoniano il contrario ( [372] ). Tuttavia, dichiarare Dmitriy un impostore era vitale per i Romanovs, poiché il figlio di quattro anni di Dmitriy era ancora vivo quando Mikhail Romanov è stato eletto, erede legittimo al trono, a differenza dei Romanov.

D'altro canto, i sostenitori di Boris "Godunov" difficilmente avrebbero tratto vantaggio dall'aver seminato questa voce, visto che Boris era stato un sovrano perfettamente legittimo e un erede al trono senza alcuna ragione di accusare Dmitriy di essere un impostore. Dopo essere saliti al potere, i Romanov hanno iniziato a usare il nome di Godunov per riferirsi a Boris (il nome da nubile di sua madre). Gli attribuirono anche una manovra politica, ovvero diffondere la voce che Dmitriy era stata definita impostore dallo stesso Boris. Hanno inoltre rimosso tutti i possibili ostacoli al trono, dopo aver eliminato il giovane figlio dell'"impostore Dmitriy" e, forse, lo stesso Zar Dmitriy Ivanovich, qv a Chron4, capitolo 9.

Nonostante il principe di quattro anni fosse stato davvero l'erede legittimo al trono, è stato impiccato sui Cancelli Spasskiye; la sua morte è stata quindi resa nota al pubblico ([183], volume 2). pagina 159; anche [436], pagina 778).

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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko

Capitolo 3

La nostra ipotesi

1. La Russia e l’Orda

1.1. Diversi punti di vista

Ricordiamo al lettore che vi sono due punti di vista diversi che riguardano le interazioni tra la Russia e l'Orda.
Il primo è stato introdotto dagli storici del XVIII secolo (Miller, Bayer e Schlezer); e questa è proprio la versione che si insegna oggi nelle scuole. Secondo questa versione, l'intero Stato della Russia, popolato in origine dagli Slavi, è caduto nelle mani di invasori stranieri (i Mongoli e i Tartari) nella prima metà del XIII secolo; presumibilmente provenienti dalle steppe lontane dove si trova oggigiorno la Mongolia. Ricordiamo subito ai lettori che lo stato della Mongolia si è formato alla fine del XX secolo. Il suo livello di sviluppo tecnico - militare resta ancora molto basso anche oggi. Non sé certo un argomento solido, ma ai nostri giorni è quasi impossibile immaginare che questo paese sia stato uno dei più potenti aggressori del Medioevo, un impero che aveva conquistato "metà del mondo", la cui influenza era arrivata fino all'Egitto e all'Europa occidentale. Si può solo supporre che questo potente impero si sia degradato in un modo strano. La storia Scaligeriana ci offre molti esempi analoghi: Il regno di Babilonia cadde nell'oblio, il declino dell'impero romano, l'Europa medievale scivola nella barbarie e nell'ignoranza nel Medioevo e così via.

Ma c'è un altro punto di vista. La questione è che la teoria consensuale sulla conquista della Mongolia e il giogo Mongolo non è sostenuta da nessuna fonte Russa, il che non preclude a nessuno di insegnarlo nelle scuole e di farvi riferimento in sostegno alle cronache Russe. Alcuni storici erano dell'opinione che la Russia e l’Orda fossero due stati indipendenti che coesistevano nello stesso periodo come imperi equivalenti come potere, il cui equilibrio di forze sarebbe cambiato in un senso o nell’altro nel corso del tempo. Il famoso storico L. N. Gumilev, ad esempio, scriveva questo ([211]).

Troviamo inutile citare qui l’argomentazione di Gumilev: i lettori interessati possono studiare da soli le sue opere. Dobbiamo tuttavia constatare che siamo fortemente in disaccordo con la sua cosiddetta "teoria della passionarietà". La sua opinione è che questa misteriosa passionarietà si traduca in una ripetizione ciclica di eventi storici. Tuttavia, questa "ricorrenza ciclica" è di natura fantasma e risulta dagli errori inerenti alla cronologia Scaligeriana. Tuttavia, bisogna riconoscere a Gumilev il merito di essere stato il primo a dichiarare apertamente che la teoria del giogo Mongolo e Tartaro in Russia nella sua versione consensuale milleriana non si basa su alcuna informazione documentale, dal momento che né la Russia né fonti storiche straniere lo confermano in alcun modo. In particolare, Gumilev ha fatto un’osservazione molto ragionevole in una delle sue conferenze pubbliche tenuta nell’URSS come Istituto Kurchatov dell’energia atomica e alla presenza di uno degli autori nei primi anni '80, vale a dire che l’intera teoria del giogo Mongolo e Tartaro in Russia risale al XVIII secolo; i suoi autori sono stranieri (Bayer, Miller e Schlezer) e adattarono la loro teoria alle teorie popolari sulle presunte "origini servili dei Russi".

Anche “La Storia dei Cosacchi” di A. A. Gordeyev ([183]) può essere considerato un importante contributo all’analisi delle relazioni tra la Russia e l’Orda. Gordeyev ha dimostrato che i predecessori dei Cosacchi Russi erano stati una volta parte dell'esercito "Tartaro e Mongolo", basando le sue ricerche sulle descrizioni della Mongolia in Europa Occidentale e su diverse fonti Russe.

Il nostro studio sulle fonti storiche, sia Russe che straniere, ci ha portato alla conclusione che Gumilev e Gordeyev erano sulla strada giusta; tuttavia, non sono riusciti a comprendere la questione nella sua interezza.


1.2. La nostra ipotesi formulata in breve

La chiave dei misteri della storia Russa è il semplice fatto che la Mongolia medievale e la Russia erano in realtà lo stesso Stato. In particolare, ci riferiamo alla nostra seguente ipotesi.

1) La Mongolia medievale era uno stato multinazionale i cui confini erano stati fin dal principio uguali a quelli dell'Impero Russo. La Russia non è mai stata conquistata da nessun invasore straniero. La popolazione originaria della Russia era composta dagli stessi gruppi etnici che si trovano nel suo territorio oggi - Russi, Tartari, ecc.

2) Il nome stesso "Mongolia" (o "Mogolia") è probabilmente derivato dalla parola Russa "molti" ( mnogo ), che è anche collegata a parole Russe come mnogo, moshch, mog e mnozhestvo ("molti", "potere", una forma del verbo al passato di “potere” e "moltitudine", rispettivamente). In alternativa, può essere un derivato del termine greco “megalion”, o "il grande", secondo N. M. Karamzin e diversi altri autori; tuttavia, è anche possibile che la parola megalion provenga dalla parola Slava mnogo. Non troviamo i nomi "Mongolia" o "Mogolia" in alcuna fonte storica Russa - tuttavia, secondo le stesse fonti spesso si parla della "Grande Russia". È noto che gli stranieri hanno usato la parola "Mongolia" per riferirsi alla Russia. Siamo dell'opinione che questo nome sia solo un traduzione della parola Russa per “grande”
I linguisti considerano il termine "Velikorossiya" (o "Velikaya Rossiya") una copia carbone della formula greca "Mega Rossiya". Il Dizionario Etimologico della Lingua Russa di M. Fasmer, ad esempio, ci dice che il termine "Grande Russia" è stato coniato dal patriarcato di Costantinopoli ([866], volume 1, pagina 289). Tuttavia, l'origine della parola potrebbe essere anche Russa. Ad ogni modo, ciò che vediamo è che il vecchio nome Greco per la Russia iniziava con la parola "Mega" - un possibile derivato dalle parole Russe mog, moshch e mnogo come sopra menzionato. Potrebbero essersi trasformati in "Mogolia" e poi in "Mongolia" nel corso del tempo.
3) Il cosiddetto "giogo dei Tartari e dei Mongoli" è una definizione sbagliata di un periodo specifico della storia Russa in cui l'intera popolazione del paese era divisa in due strati primari - la popolazione civile governata dai Principi e l'Orda (o l'esercito regolare) governata da comandanti militari (Russi, Tartari, ecc.). L'Orda ubbidiva al potere dello Zar, o del Khan, che era anche il capo dello Stato. Nel corso di tale periodo, vi erano pertanto due amministrazioni attive in Russia: militare (all'interno dell'Orda) e civile (locale).

4) E' noto che la Russia pagava un tributo all’Orda - un decimo di tutte le proprietà e un decimo di tutta la popolazione. Oggi si presume così che la posizione di dipendenza della Russia sotto il giogo dei Tartari sia dimostrata. Siamo del parere che questo tributo debba in realtà essere invece chiamato una tassa pagata dal popolo per mantenere un esercito regolare, detto Orda, unito al reclutamento obbligatorio di giovani. I Cosacchi sarebbero stati scelti durante l'infanzia e non sarebbero mai più tornati a casa; il reclutamento era proprio il "tributo di sangue" che i Russi avrebbero pagato ai Tartari. Questa pratica esisteva anche in Turchia fino al XVII secolo, una cosa ben diversa dal "tributo versato al conquistatore da una nazione schiavizzata". L'impero era solito mantenere un esercito in questo modo; Il rifiuto di pagare avrebbe comportato naturalmente una spedizione punitiva verso le regioni ribelli. Queste spedizioni sono ciò che gli storici oggi presentano come "raid Tartari"; a volte, ovviamente, si arrivava ad eccessi ed esecuzioni violente.

5) La cosiddetta "conquista della Russia da parte dei Mongoli e dei Tartari" è di natura fantasiosa. Nessuno ha conquistato la Russia - il fenomeno noto con il nome di "giogo" era un processo interno che implicava il consolidamento dei principati Russi e l'organizzazione del potere dei Khan (Zar). Discuteremo di questa "conquista", o unificazione, della Russia avvenuta nel XIV secolo.

6) I resti dell'esercito regolare Russo (Orda) sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, ancora conosciuti sotto il nome di Cosacchi. L'opinione di alcuni storici secondo cui le truppe Cosacche erano servi fuggiti o deportati nella regione di Don nel secolo XVI-XVII semplicemente non regge. Nel XVII secolo i Cosacchi vivevano in tutta la Russia - le fonti che risalgono all'epoca in questione menzionano i Cosacchi delle regioni di Yaik, Don, Volga ( [ 183] , Volume 2, pagine 53 e 80), poi Terek, Dnepr, Zaporozhye Meshchera ([183], Volume 2, pagina 76), Pskov ([84], pagina 73), Ryazan ([362], volume 5, capitolo 4, pagina 230; anche [363], volume 5, pag. 215), nonché Cosacchi delle città, residenti in città ([183] e [436]). Si trovano anche menzioni di Cosacchi dell’Orda, della regione di Azov, delle Steppe Nogai ecc. ([362], volume 5, pagina 231).

Dobbiamo informare il lettore che, secondo il “Dizionario e Manuale di Cosacco” ([347], vedi sotto "I Cosacchi di Zaporozhye"), i Cosacchi del Dnepr o Cosacchi di Zaporozhye erano noti come Cosacchi dell’Orda prima del XVI secolo. Inoltre, "la Zaporozhye Inferiore era nota come lo yurt (patria) dei Cosacchi di Crimea" ( [347], pag. 257). Ciò conferma ancora una volta la nostra ipotesi che i Cosacchi (il cui vero nome potrebbe derivare dalla parola Russa "skakat", "cavalcare") fossero l'esercito regolare dell’Orda Mongola. Inoltre, la parola yurt si traduce come "dimora", "patria" ecc.; I Cosacchi usavano spesso la parola nei nomi dei loro insediamenti e accampamenti. la parola Mongola yurt può essere un possibile derivato di "Orda" o "rod" ("Orda" o "clan" o "genere", rispettivamente); e' un termine Cosacco. Si riconosce questa cosa in frasi come "i Cosacchi di Zaporozhye non hanno permesso che la loro ex yurt tra ol Dnepr e il Bug cadesse nelle mani dei Turchi. . . a quanto pare, il governatorato della Crimea non ha ritenuto che la rottura dei rapporti ufficiali con i suoi Cosacchi nell’Orda fosse una ragione sufficiente per privarli del loro vecchio yurt" ([347], pag. 256).

Potremmo anche fare una ricerca sui Cosacchi menzionati da N. Karamzin. A tal fine sarebbe opportuno utilizzare l’indice dei nomi compilato da P. M. Stroyev ( [362] , Volume 4, pag. 323). Troviamo quanto segue:

Cosacchi del Dnepr, i Circassi di Kanev, i Cosacchi della Piccola Russia, di Zaporozhye, del Don, Volga, Meshchera, di Gorodetsk (noto anche come Kasimovtsy), dell’Orda, della regione di Azov, delle Steppei Nogai, di Terek, di Yaik e di Perekop ([347], pag. 4), Belgorod {ibid) e delle città. Al giorno d'oggi ci sono dei Tartari nel Nogai e nelle regioni del Kasim - Karamzin avrebbe potuto chiamarli Cosacchi? Evidentemente, le due parole erano, in generale, sinonimi nel Medioevo.

Sembra che "fino alla fine del secolo XVI i Cosacchi di Zaporozhye non avessero ancora avuto alcuna ragione per essere ostili verso i loro vicini e alleati del passato. I Cosacchi avevano lasciato i Khan, poiché questi ultimi erano sotto l'influenza Turca. Le due parti avevano inizialmente coesistito pacificamente; i Cosacchi avrebbero addirittura partecipato alla competizione tra i partiti politici alla corte di Crimea. . . tuttavia, l'influenza dei Turchi sui Khan era diventata troppo grande, e la precedente parentela con i Cosacchi era stata dimenticata. . . i Cosacchi avevano sempre più difficoltà col passare degli anni a trattare con i Khan; tuttavia, la cessazione definitiva dei rapporti sarebbe arrivata solo molto più tardi" ([347], pag. 256).

7) La dinastia reale di Ivan Kalita (Caliph) regnante nel secolo XIV-XVI è la dinastia degli Zar Khan dell’Orda, e può pertanto essere chiamata dinastia dell’Orda. Si tratta del termine utilizzato dagli autori del presente libro; dobbiamo però ribadire che si trattava di una dinastia Russa e non straniera.

8) L'unico periodo dell’Orda nella storia della Russia si estende nel XIII-XVI secolo, fino ai Grandi Disordini dell'inizio del XVII secolo. L'ultimo sovrano di questa dinastia era stato lo Zar-Khan Boris "Godunov".

9) I Grandi Disordini e la guerra civile dell'inizio del XVII secolo si sono conclusi con l'ascensione di una dinastia nuova - i Romanov, provenienti dall'Occidente della Russia - presumibilmente da Pskov. La vecchia dinastia era stata sconfitta nella guerra civile del XVII secolo; questo significa la fine dell'epoca dell’Orda. Tuttavia, fino al XVIII secolo, alcuni resti dell’Orda esistevano come Stati indipendenti. L'ultimo fu conquistato dai Romanov nella guerra con "Pougachev". Una nuova era è iniziata nel XVII secolo; quella che l'aveva preceduta è stata dichiarata "il celebre giogo dei Mongoli e dei Tartari". La storia Scaligeriano-Milleriana trasferisce erroneamente questo cambiamento di epoca alla fine del XV secolo.

10) La nuova dinastia dei Romanov doveva rafforzare la sua autorità, poiché altri discendenti della vecchia dinastia dell’Orda ancora esistevano e reclamavano il trono. Tra loro devono esserci stati i Khan della Crimea e gli altri discendenti sopravvissuti degli Zar dell’Orda dei clan Cosacchi. La dinastia Romanoviana si trovava pertanto di fronte alla necessità di presentare il Khan come nemici storici della Russia; ciò ha portato alla creazione di una teoria storica sull'opposizione militare tra la Russia e l’Orda, o tra i Russi e i Tartari. I Romanov e i loro docili storici hanno dichiarato la dinastia dell’Orda degli Zar Russi aliena e "Tartara". Ciò ha cambiato l'intero concetto dell’epoca dell’Orda nella storia Russa antica; i Romanov vi hanno impiantato la "figura del nemico" - un nemico che doveva essere schiacciato. Così, pur non avendo alterato fatti storici, hanno fortemente distorto il ruolo dell'Orda nella storia Russa.

11) I Tartari sono naturalmente uno dei gruppi etnici che vive in Russia, così come oggi. Tuttavia, la contrapposizione dei Russi e dei Tartari come due forze opposte, quest'ultima vincitrice e la prima, il partito sconfitto, è un'"invenzione" di storici più tardi introdotta nel XVII-XVIII secolo. Sono loro che hanno distorto la storia Russa e inventato lo scenario della "Russia Slava" conquistata dall' "Orda Tartara".

12) La famosa Orda Bianca può essere identificata come la Russia bianca o la BieloRussia. A proposito, questo nome implicava un territorio molto più grande di quello della moderna BieloRussia; l'intera Moscovia era nota come la Russia Bianca nel XV-XVI secolo, per esempio ( [758], pag. 64). Questo potrebbe essere il motivo per cui lo Zar di Mosca era stato chiamato Zar Bianco. La regione del Volga era il dominio del Orda d'Oro; era nota anche come Siberia in quei giorni, da cui il nome di Simbirsk, una città sul Volga. La terza Orda più importante era nota come Orda Blu; tra i suoi territori c'erano l'Ucraina moderna e la Crimea. La toponimia del nome potrebbe avere a che fare con le "acque blu", cfr. il nome del fiume Sinyukha ("Il blu"), tributario del Bug Meridionale ([347], pag. 257).

13) La distorsione della vecchia storia Russa ha portato a diversi cambiamenti geografici che riguardano una serie di noti nomi medievali. In particolare, la Mongolia ha percorso un lungo cammino verso l'est e le popolazioni che abitano il territorio in questione sono state "designate come Mongoli". Gli storici restano convinti che i Mongoli moderni discendano proprio dagli stessi Mongoli che avevano conquistato l'intera Europa e l'Egitto nel Medioevo. Tuttavia, per quel che ne sappiamo, non c'era nessuna storia antica trovata in Mongolia che menzionasse la campagna di espansione del Grande Batu-Khan e la sua conquista di un territorio chiamato Russia nel lontano Occidente. Il nome della Siberia avrebbe seguito la Mongolia ad est.

I lettori devono abituarsi all’insolito concetto secondo cui i nomi geografici si spostavano da un posto all’altro nel Medioevo; questo processo si é fermato solo con l'invenzione della carta stampata e la produzione di massa di libri e mappe uniformi, che naturalmente portarono alla "solidificazione" dei nomi utilizzati per nazioni, città, fiumi e montagne. Questo processo si è concluso più o meno nel XVII-XVIII secolo, quando i prototipi dei manuali di testo moderni furono pubblicati.

Ci fermeremo qui per un po'. Abbiamo dato gli elementi chiave della nostra ipotesi sul fatto che la Mongolia e la Russia dell’Orda fossero uno Stato unico nel XIII-XVI secolo. Passiamo ora ai documenti.

2. LE ORIGINI DEI MONGOLI E DEI TARTARI

2.1. Composizione etnica delle truppe Mongole

I documenti occidentali contengono indicazioni dirette sul fatto che il nome "Tartari" una volta venisse utilizzato per riferirsi ai Russi. Ad esempio: "I documenti di Roussillon menzionano spesso i "Tartari Bianchi" accanto ai "Tartari Gialli". I nomi dei "Tartari Bianchi" (Loukiya, Marfa, Maria, Katerina e così via) tradiscono le loro origini Slave" ([674], pagina 40).

Scopriamo che prima ancora della "conquista" della Russia, "le truppe Mongole comprendevano un certo numero di Russi guidati dal loro capo Plaskinya" ([183], volume 1, pagina 22).

"Rashed ad-Din fa riferimento al fatto che l'esercito di Tokhta-Khan aveva incluso "Reggimenti Russi, Circassi, Kipchakani, Majariani e altri". Lo stesso autore ci dice che è stato un cavaliere Russo dell’esercito di Tokhta-Khan a ferire Nogai nella battaglia del 1300. . . Al-Omari, l'autore arabo, riferisce che "i sultani di questo paese hanno eserciti di Circassi, Russi e Yass" ([674], pagg. 40-41).

Si sa che i principi Russi accompagnati dalle loro truppe facevano parte, niente meno, che dell’esercito del Tartari ([674], pag. 42). "A. N. Nasonov era del parere che già nei primi anni del Grande Giogo, i darougi ("leader delle truppe Mongole") avessero reclutato Russi tra le fila della popolazione governata da un locale baskak (governatore generale)" ([674], pag. 42).

Sottolineiamo l'ovvia somiglianza tra le parole "darougi" e "drougi" o "drouzhinniki" - così erano chiamate le truppe d'elite dei Principi nell'esercito Russo. Essi erano ovviamente responsabili del reclutamento di nuovi soldati - il che li rende facilmente identificabili come il darougi "Mongolo".

Gli storici sono del parere che la partecipazione dei Russi all'esercito del Tartaro fosse obbligatoria - ma ammettono ancora che "il servizio obbligatorio nell'esercito del Tartari deve essere avvenuto nella fase iniziale; inoltre, i Russi hanno partecipato come mercenari" ([674], pag. 43).

Ibn-Batouta ci dice che "c'erano molti Russi a Saray Berk" ([674], pagina 45). Inoltre, "i Russi costituivano la maggioranza del personale militare e della forza lavoro dell’Orda d’Oro in generale" ( [ 183] , volume 1, pagina 39).

Riflettiamo per un momento e immaginiamo quanto sia insensata l'intera situazione. I vincitori Mongoli sostengono i loro "schiavi Russi", che servono nell'esercito degli invasori senza alcun tipo di scrupolo, e "costituiscono la sua maggioranza". RicOrdate che i Russi erano stati presumibilmente sconfitti in una battaglia aperta. Anche nella storia Scaligeriana non vediamo esempi di padroni che armano schiavi; il partito vittorioso, al contrario, sottrarrebbe tutte le armi del nemico sconfitto. In tutti i casi noti di ex nemici che servono nell'esercito dei loro conquistatori, i primi sono una minoranza inconsistente, ovviamente considerata inaffidabile.

Cosa sappiamo della composizione delle truppe di Batu-Khan? Citiamo:

"L’esercito di Batu-Khan è stato descritto nei ricordi del re Ungherese e nella sua lettera al Papa. . . Il re aveva scritto quanto segue: "Quando l'intera terra dell'Ungheria veniva devastata dopo l'invasione dei Mongoli, ogni sorta di tribù infedeli si radunò intorno come lupi attorno a un gregge di pecore - Russi, Brodniki dall'est [una tribù Slava della regione Azov], Bulgari e altri eretici del Sud" ([183], volume 1, pagina 31 ).

Facciamo una semplice domanda: dove sono i Mongoli? Il re cita esclusivamente le tribù Slave: i Russi, i Brodniki e i Bulgari. Se traduciamo la parola "Mongolo" dalla missiva del Re, finiremo per tradurre con l’invasione delle "grandi tribù (Mongole = Megalion) dall’Oriente", come menzionato sopra. Per questo raccomandiamo ai lettori, quando la incontrano, di tradurre la parola "Mongolo" con "Grande", il che ci lascerà un testo ragionevole e comprensibile senza menzionare gli invasori lontani da terre lontane vicino al confine Cinese. A proposito, nessuno dei documenti contiene un solo riferimento alla Cina.

"I confini [della Mongolia - Aut] dovevano essere sorvegliati contro Polonia, Lituania e Ungheria in Occidente. Batu-Khan aveva fondato insediamenti militari per l'osservazione e la protezione delle frontiere; in passato i coloni erano residenti di principati Russi. . . Questi insediamenti avevano protetto l'intero territorio dell’Orda dall'Occidente. Altre colonie militari erano state fondate nei vicini Uluse Mongoli (principati) del Grande Khan e del Khan dell'Asia centrale; erano situati lungo le rive del Terek e dello Yaik. . . tra i coloni Greci c'erano Russi, tribù del Caucaso settentrionale, Circassi di Pyatigorsk e Alaniani. . . La linea di difesa più forte. . . doveva essere costruita sulla riva ovest del Don... e nei principati nordoccidentali, il cosiddetto Chervonniy Yar. . . questa regione era diventata la nuova patria di grandi gruppi etnici Russi. . . C'erano linee di comunicazione postale tra Saray, la capitale, e province lontane in ogni direzione, la cui lunghezza raggiungeva migliaia e migliaia di chilometri. . . c'erano yamy [stazioni di corriere] ogni 25 verst [1 verst = 3500 ft.]. . . su ogni fiume c'erano navi e traghetti, gestiti dai Russi. . . i Mongoli non avevano storici propri" ([183], volume 1, pagine 41-42). La parola yama ha dato alla luce la parola yamshchik (corriere). Questo sistema di comunicazione postale era esistito fino alla fine del XIX secolo, ed è diventato obsoleto solo con l'introduzione di ferrovie.

Si può quindi vedere che i Russi occupavano posizioni chiave ovunque nell’Orda d'Oro, o nello Stato Mongolo, controllando strade e comunicazioni. Dov'erano i Mongoli? A dare ordini, come ci dicono gli storici? In tal caso, perché non sono stati rovesciati dai loro schiavi armati, che costituivano anche la maggioranza dell'esercito Mongolo, strade controllate, traghetti e così via? Sembra davvero molto strano. Non avrebbe più senso supporre che la descrizione in questione riguardi la situazione in Russia, che non è stata mai conquistata da nessun invasore?

Giovanni da Pian del Carpine non cita un solo governatore Mongolo nel resoconto della sua visita a Kiev, presumibilmente conquistata di recente dai Mongoli. Vladimir Yeikovich è rimasto comandante militare locale, posizione che aveva occupato prima della conquista di Batu-Khan ([183], volume 1, pagina 42). I primi Tartari furono visti da Carpini quando aveva già passato Kanev. Apprendiamo anche di Russi che occupano posizioni di potere; I Mongoli si trasformano in apparizioni effimere che nessuno vede mai.

2.2. Quanti Mongoli c'erano? Mongoli visti dai contemporanei. L'abbigliamento nell'epoca in studio

I libri di storia della Mongolia e della Russia utilizzati nelle scuole cercano di convincerci che i Mongoli e i Tartari erano popoli nomadi selvaggi senza alcuna alfabetizzazione, sciamati nell'intera Russia e arrivati con i cavalli da qualche parte vicino al confine Cinese. Si presume che fossero"tanti e tanti". D'altro canto, gli storici moderni segnalano cose che contraddicono totalmente questo punto di vista. I Tartari e i Mongoli occupano solo le massime cariche di governo nel loro esercito; inoltre sono "pochi" - la maggioranza è Russa, qv sopra. Non è chiaro come un pugno di selvaggi su cavalli possa aver conquistato grandi paesi civilizzati fino all'Egitto e aver reso gli abitanti di questi paesi parte del loro esercito.

Passiamo ai registri lasciati dai contemporanei dei Mongoli. Gordeyev offre una buona panoramica dei riferimenti ai Mongoli provenienti da fonti occidentali in [183],

"Nel 1252-1253 William Rubricus, inviato di Luigi IX, passava per la Crimea accompagnato dal suo entourage, mentre tornava da Costantinopoli. Aveva visitato il campo di Batu-Khan e poi era andato in Mongolia. Ha registrato le seguenti impressioni sulla regione del Don Inferiore: "Gli insediamenti Russi permeano l'intera Tartaria; i Russi si sono mescolati con i Tartari e hanno preso le loro usanze, indumenti e stili di vita. . . Il tipo di copricapo indossato dalle donne locali è simile a quello che indossano le francesi; gli orli delle vesti sono decorati con con pellicce- ermellino, scoiattolo e lontra. Gli uomini indossano kaftani e altri indumenti corti, con cappelli di pelliccia di pecora sulla testa; ... tutte le comunicazioni in questo vasto paese sono servite dai Russi, che si trovano ad ogni traghetto fluviale" ([183], volume 1, pagine 52-53).

Dobbiamo far presente al lettore che Rubricus ha visitato la Russia appena 15 anni dopo la conquista dei Mongoli. I Russi non sono stati un po' troppo veloci nel mescolarsi con i Mongoli e adottare il loro modo di vestirsi, che hanno conservato fino all'inizio del XX secolo, così come le usanze e lo stile di vita in generale? Non pare che questo "abito Tartaro" fosse molto diverso da quello che indossavano gli occidentali. Secondo Rubricus, che proveniva dall'Europa Occidentale, "le donne Russe indossano gioielli sulla loro testa, proprio come le nostre, e adornano gli orli dei loro vestiti con ermellino e altri tipi di pelliccia" ([363], volume 5, capitolo 4, commento 400). N. M. Karamzin ci dice direttamente che "i viaggiatori del XIII secolo non riuscivano nemmeno a distinguere tra gli abiti indossati in Russia e quelli indossati in Occidente" ([363], volume 5, capitolo 4, pagina 210).

Fig. 3.1. Prigionieri Russi catturati dall'Orda. Vecchia miniatura di una cronaca ungherese del 1488. Si può notare immediatamente che i Mongoli che conducono i prigionieri dell'Orda indossano cappelli da Cosacco. Hanno anche visi Slavi e lunghe barbe. Inoltre, indossano anche abiti Russi - lunghi kaftani, stivali e così via. I prigionieri indossano abiti dell'Europa occidentale - vestiti lunghi al ginocchio, scarpe, ecc.; non vediamo barbe sui loro volti. Se questa miniatura fosse stata dipinta oggi, i Mongoli sarebbero stati raffigurati come tipici Asiatici, e i Russi sembrerebbero proprio come i "Mongoli" di questa miniatura. Tuttavia, il vecchio artista non conosceva ancora la versione Romanoviana del "giogo Tartaro e Mongolo" in Russia, e disegnava semplicemente quello che vedeva in realtà. Tratto da [89], dopo pagina 128.

3. LA "CONQUISTA TARTARA E MONGOLA" E LA CHIESA ORTODOSSA

Come abbiamo detto nell'introduzione, gli storici riportano quanto segue:
"All’alba dell’esistenza dell’Orda, nel quartier generale del Khan è stata costruita una chiesa Ortodossa. Con la fondazione degli insediamenti militari, le chiese Ortodosse sono state costruite ovunque, in tutto il territorio governato dall'Orda, con il clero nominato a questo scopo e il Metropolita Cirillo trasferito a Kiev da Novgorod, completando così il ripristino della gerarchia ecclesiastica PanRussa. . . I principi Russi erano suddivisi in grandi principi, principi e vice-principi; c'era anche il principe Ulus [Urus = Russia]? - Aut.] , il Principe dell’Orda, il Principe Tartaro, il Principe delle Strade e il Principe del Popolo. . . Il Metropolita aveva ricevuto molti privilegi dai Mongoli - mentre il potere di un principe era limitato al suo principato, quello del Metropolita era riconosciuto in ogni principato Russo, comprese le tribù che vivono nelle steppe, o i domini reali degli Ulus nomadi" ([183], volume 1, pagina 37).

Il commento è il seguente: tali azioni da parte degli invasori Mongoli, pagani fino al nocciolo, secondo la storia Scaligeriana-Milleriana, sono davvero bizzarre. La posizione della Chiesa Ortodossa è ancora più difficile da capire, perché ha sempre esortato il popolo a resistere agli invasori, fatto noto per il periodo storico. I Mongoli sono l'unica eccezione - hanno ricevuto il sostegno della Chiesa Ortodossa fin dall'inizio della conquista. Il Metropolita Cirillo si unisce a Batu-Khan nella parte occupata di Kiev da Novgorod, che a quel tempo non era nemmeno stata conquistata, secondo gli storici. I nostri oppositori ci racconteranno sicuramente della corruzione che regnava nella chiesa Russa, e che tutta la nazione, i principi, la gente comune e tutto il resto, sono stati comprati o spezzati. In sostanza, questo è il nucleo del concetto introdotto dagli storici del XVIII secolo e condiviso dai loro successori. Noi pensiamo che questo sia altamente improbabile.
Fig. 3.2. Un guerriero Mongolo come immaginato dagli storici di oggi che ricostruiscono l'immagine da materiali grafici Cinesi. Vecchia miniatura Cinese; tratto da [89], inserito dopo pagina 128.

Suggeriamo un approccio diverso alla storia Russa. è sufficiente tradurre la parola "Mongolo" come "Grande" - questo elimina istantaneamente tutte le assurdità, lasciandoci con la realtà normalissima di uno stato normale (e grande).

L'ipotesi dei Mongoli originari dei confini della lontana Cina appare piuttosto tardiva. L'autore medievale Ungherese della miniatura che si vede nella fig. 3.1, ad esempio, disegna i Mongoli che portano i prigionieri dell'Orda come personaggi Slavi vestiti da Russi, mentre i loro rapiti sembrano decisamente Europei. I conquistatori "Mongoli" sono stati disegnati "alla moda Cinese" solo dall'introduzione della teoria sul "giogo Mongolo e Tartaro" (qv nel disegno del XVIII secolo mostrato nella fig. 3.2).

Secondo N. Karamzin, "la supremazia di Tartari ha portato alla... aumento del potere del clero Russo, alla moltiplicazione dei monasteri e dei terreni della chiesa - questi non pagavano tasse né al Principe, né all'Orda, e fiorivano" ( [363] , volume 5, capitolo 4, pagina 208; anche [362], volume 5, capitolo 4, pagina 223). Inoltre, "solo alcuni dei monasteri esistenti fino a oggi sono stati fondati prima o dopo i Tartari; la maggior parte di essi è databile alla stessa epoca" ([363], volume 5, capitolo 4).

Vediamo che la maggior parte dei monasteri Russi è stata fondata nell'epoca della conquista "Mongola". Ciò è comprensibile; molti Cosacchi prenderanno i voti dopo il licenziamento dal servizio militare. Questo era consuetudine fino al XVII secolo ([183]). Poiché i Cosacchi erano la potenza militare dell'Orda, la costruzione di molti monasteri nell'epoca dell'Orda è perfettamente naturale anche dal punto di vista dello Stato; i veterani avevano bisogno e meritavano il riposo. I monasteri erano pertanto molto ricchi ed esentati dalle imposte ( [363] , volume 5, colonne 208-2009; anche [362], volume 5, capitolo 4, colonna 223). Avevano persino il diritto ad un commercio esentasse (ibid).

Fig. 3.3. Una vecchia incisione tedesca del 1671 raffigurante Stepan Timofeyevich Razin con un turbante cerimoniale. La tradizione di indossare un turbante era condivisa da Russia e Turchia. incisione dell'allegato alla "Hamburger Zeitung" del 1671. Tratto da [550], pagina 134.

Fig. 3.4. Un frammento di incisione del 1671. Turban sulla testa di S. T. Razin. Tratto da [550], pagina 134.

4. I COSACCHI E L’ORDA

4.1. I Cosacchi erano l'esercito regolare della Russia (Orda)

Ribadiamo: i Cosacchi costituivano la forza armata dell'Orda, o il "Grande Impero Mongolo". Come abbiamo dimostrato in questa sede, è proprio per questo che i Cosacchi hanno vissuto in tutto il paese e non solo nei paesi confinanti; questo ha cominciato ad accadere solo dal XVIII secolo in avanti. Man mano che la politica civile cambiava, le terre dei Cosacchi in prossimità dei confine dell'impero avevano mantenuto il loro carattere militare iniziale. Da qui la geografia di confine degli insediamenti Cosacchi, che segnavano i confini dell'impero Russo nel XIX-XX secolo. Come i Cosacchi che vivevano nel paese questi hanno perso successivamente la propria cultura marziale o si sono mescolati con gli abitanti degli insediamenti di confine. Questo processo deve aver avuto inizio nel periodo dei Grandi Disordini e delle guerre del XVI-XVIII secolo, in particolare - quelle contro Razin e Pougachov, quando fu deposto il potere della dinastia dell’Orda, il cui potere dipendeva dalle truppe Cosacche. Tuttavia, alcuni rappresentanti della vecchia dinastiadell’Orda erano rimasti tra i Cosacchi, e reclamavano il trono.

Le guerre con Razin e Pougachov erano state davvero dei tentativi di restaurare l'ex dinastia dell’Orda in Russia (vedi Chron4, Capitolo 12 per maggiori informazioni sulla guerra con Pougachov). I documenti di cui disponiamo oggi implicano che Stepan Timofeyevich Razin sia stata probabilmente una persona di nobile nascita e non un semplice Cosacco. Il fatto stesso che il nome scritto nei documenti contenga un patronimico con un "vich" è un indizio di per sé – questa modalità era riservato alle persone più eminenti di quell'epoca. Esistono prove documentali straniere che si riferiscono a Razin come re di Astrakhan e Kazan ([101], pag. 329). Nei Fig. 3.3, 3.4 e 3.5 si vede un'incisione tedesca del 1671 che raffigura Razin. Ha nientemeno che un turbante sulla testa (vedi Fig. 3.4). E questo non è affatto un errore da parte dell'artista o una moda dei "semplici Cosacchi" – I grandi principi Russi e i loro uomini di corte indossavano anche i turbanti, qv nei due incisioni medievali nei Fig. 3.6, 3.7 e 3.8 che illustrano l'accoglienza di inviati stranieri in Russia. Vediamo il Gran Principe e il suo entourage con grandi turbanti - allo stesso modo dei sultani Turchi e dei loro servitori (vedi fig. 3.9, per esempio).

Fig. 3.5. Iscrizione tedesca sotto l'incisione del 1671 raffigurante S. T. Razin. Tratto da [550], pagina 134.

Fig. 3.6. L'accoglienza di un inviato straniero in Russia. Vecchia incisione di un'edizione di "Note sulla Moscovia” di S. Herberstein " che risalgono presumibilmente al 1576 (in realtà, questa edizione del libro è più probabilmente del XVII secolo). Prestate attenzione ai vestiti indossati dal funzionario Russo, soprattutto all'enorme turbante con una piuma sulla testa. Sullo sfondo a sinistra vediamo guerrieri Cosacchi Russi che indossano cappelli con piume o turbanti. Tratto da [161], pagina 50.

Figura 3.7. Un'altra vecchia incisione di "Note sulla Moscovia" di Herberstein, presumibilmente datata 1576. Vediamo il Grande Principe della Russia ricevere doni. Siede su un palco e ha un turbante sulla testa. Vediamo che anche il boiardo alla sua sinistra indossa un turbante. Possiamo vedere che i turbanti erano stati un tempo un comune copricapo Russo. tuttavia, i Turchi sono riusciti a mantenere l’usanza più a lingo: Tratto da [161], pagina 354.

Fig. 3.8. Ingrandimento di un frammento dell'incisione precedente. Turban sulla testa del Grande Principe Russo. Tratto da [161], pagina 354.

Figura 3.9. Una cerimonia alla quale ha partecipato Sultan Selim III. Il sultano e il suo entourage indossano tutti dei grandi turbanti. I turbanti indossati da alcuni degli aristocratici Ottomani assomigliano agli alti copricapi dei boiari Russi. Tratto da [1465], pagina 29.

Fig. 3. 10. Una vecchia mappa di Mosca tratta da un raro libro pubblicato da Alain Malais a Parigi nel 1683. L'artista medievale ha messo sull'incisione la parola "Moscou" proprio sopra la città. Vediamo un panorama di Mosca visto dall'altra parte del fiume Moskva. I due frammenti j raffigurano al centro parti del Cremlino nei pressi delle cattedrali di Nikolskiy e Arkhangelkiy ( [ 105] ). In basso vediamo moscoviti che indossano turbanti. Tratto da [105],


Fig. 3.11. Un'immagine ravvicinata dei moscoviti medievali che indossano turbanti e lunghi kaftani Russi; sono armati di scimitarre, archi e moschetti. presa a partire da [105],

Fig. 3.12. Frammento di una vecchia icona Russa del XVI secolo intitolata "Ksenia e la sua agiografia". L'icona è stata offerta al monastero Troitse-Sergiev dalla principessa Kilikia Ushakova e risale al 1551. Vediamo tre giovani nobili che indossano i vestiti dei principi Russi; le loro teste sono ricoperte di turbanti con piume. Questa è l'ennesima prova del fatto che i turbanti venivano indossati in Russia molto tempo fa - l'usanza ha cessato di esistere solo nel XVII secolo. Tratto da [48], illustrazione 239.

Fig. 3.13. Particolare di un frammento dell'icona. Giovani Russi con turbanti. Tratto da [48], illustrazione 239.

Tutti i Russi rappresentavano l'incisione del secolo XVII come si vedeva nei Fig. 3.10 e 3.11 indossano turbanti sulla testa. L'immagine è tratta da una "rara edizione francese intitolata "Descrizione dell'universo con diversi schemi del mondo" ( [ 105] ). Vediamo un vecchio piano di Mosca con alcuni moscoviti disegnati sotto - sei di loro in tutto, tutti con turbanti.

Altri Russi con turbanti nelle Figg. 3.12 e 3.13.

A quanto pare, i turbanti erano di moda nella Russia dell’Orda e furono adottati nella Turchia Orientale - e in altri paesi; tuttavia, i Russi devono essersene dimenticati (o aver dimenticato dopo le riforme Romanoviane), a differenza dei paesi dell'est. Bisogna sottolineare che la parola Russa per il turbante è chalma, e deriva dalla parola Russa chelo ("fronte") - un nome logico per un copricapo.

Sembra che i resti militari dell’Orda, o i Cosacchi, siano stati in parte respinti verso i confini dell'impero dopo le rotte militari del XVII secolo e del XVIII come non grati fomentatori di disordini. Le riforme militari di Pietro il Grande devono essere servite allo stesso scopo - ossia l'introduzione dell’obbligo di leva e la riforma dell'esercito.

Se apriamo il “Bogdan Khmelnitskiy” di Kostomarov ([437]), vedremo che i Cosacchi hanno combattuto a fianco dei Tartari, ed esclusivamente dei Tartari, poiché questi ultimi sono menzionati in tutto il libro come alleati dei primi, i due fanno parte dello stesso esercito. Inoltre, i Cosacchi e i Tartari erano presenti anche tra le truppe Polacche; si ha l'impressione che l'intera Ucraina fosse piena di Tartari alla metà del XVII secolo. Secondo la nostra ipotesi, i Tartari erano i Cosacchi venuti dal Sud della Russia e da altri paesi per aiutare i loro confratelli di Zaporozhye.

Rileviamo tuttavia che la parola "Tartaro" non è presente nei documenti ufficiali del XVII secolo, come citato da Kostomarov; tuttavia, vediamo che la parola Orda viene usata in modo gratuito. Ciò implica che i resti dell’ "Orda Mongola e Tartara" Russa erano ancora attivi nel territorio della Russia nel XVII secolo. Se si studia il "Belozertsovskiy Traktat", un patto firmato tra i polacchi e i Cosacchi citati da Kostomarov nel [437], pagine 545-548, nel testo vedremo la parola Orda - senza alcun riferimento ai Tartari. È perfettamente chiaro che qualsiasi storico associa l'Orda ai Tartari — tuttavia, potrebbe darsi che le persone in questione fossero di fatto Cosacchi, poiché Orda in Russo si traduce come "esercito" ed è un derivato della vecchia parola Russa per "esercito", ossia "rat".

Va inoltre sottolineato che il libro di Kostomarov lascia l’impressione che tutti i Tartari parlino un eccellente Russo (o che, tutti gli Ucraini, i Russi e i Polacchi parlassero fluentemente il Tartaro). Nessun traduttore di alcun tipo viene menzionato da nessuna parte.

Potremmo incontrare una contro-argomentazione del tipo "come possono i documenti storici chiamare Tartari i Russi, quando è noto che esiste una nazione con quel nome anche oggi?" - Se la parola fosse stata usata per riferirsi ai Russi in generale e ai Cosacchi in particolare, come ha cambiato significato, e quando è successo?

La chiave di tutto ciò è data dal "Cronaca degli inviati Grigoriy Mikoulin, Nobleman, Ivan Zinoviev, Clerk, e dalla loro Legazione in Inghilterra. 1600, maggio 1314 giugno 1601" pubblicato dal principe M. A. Obolenskiy in [759].Questa cronaca contiene un resoconto dettagliato della legazione inviata in Inghilterra dallo Zar Boris nel 1601-1602. In particolare, cita il seguente dialogo tra l'inviato Russo Grigoriy Mikoulin e l'ambasciatore Scozzese a Londra:

"L'ambasciatore scozzese - Aut.] ha chiesto a Grigoriy: ‘Come sta il vostro Gran Principe e come sono i suoi rapporti con i Tartari?’ Grigoriy e Ivashko [variante diminutiva del nome Ivan] ha risposto: ‘Di quali Tartari parlate? Sua Maesta' Imperiale ha molti uomini al suo servizio – molti Re stranieri e Principi, e ci sono molti Tartari, dal regno di Kazan e Astrakhan e Siberia, come anche Orde di Cosacchi, Kolmats e molte altre Orde - i Nagai oltre il Volga e altri provenienti dalle terre di Kaziy, tutti suoi servi" ([7] 59], volume IV, pagina 31).

Si vede chiaramente che all'inizio del XVII secolo l'inviato Russo non riusciva nemmeno a capire lo straniero che gli chiedeva delle interazioni tra Tartari e Mosca. Lo Scozzese usa il termine come per una nazione estranea allo stato dei Moscoviti, come viene utilizzato oggi; tuttavia, l'ambasciatore Russo lo usa per riferirsi ai sudditi dello Zar Russo, nominando diverse nazioni o comunità che comprendevano la Moscovia. Inoltre, cita esplicitamente i Cosacchi tra i Tartari, e chiama le loro truppe Orde - eserciti, in altre parole per riferirsi a loro, usa una vecchia parola Russa.

Al contrario, quando l'inviato Russo parla della Crimea, che è chiamata terra "Tartara" dagli storici moderni, non menziona alcun Tartaro. A quanto pare, i Tartari erano per lui sudditi Russi. Cito un altro passaggio del suo dialogo con lo Scozzese in cui l'inviato Russo gli parla della guerra con la Crimea: "Il nostro grande monarca, Zar e Gran Principe Boris Fyodorovich, sovrano di tutta la Russia, aveva invocato la benevolenza del Signore e aveva schierato contro di lui [il re di Crimea - Aut.] le sue Orde reali di Russi e di Tartari, e anche contro molti uomini di altri paesi" ([759], Volume IV, pagina 32).

Ancora una volta vediamo i Russi e i Tartari menzionati come soggetti dello Zar Russo; anche nelle sue truppe c'erano stranieri, ma questo termine non è usato per i Tartari. Gli abitanti della Crimea non erano Tartari per l'ambasciatore Russo.

Il significato moderno del termine Tartaro deve quindi risalire alla tradizione dell'Europa occidentale; nella Russia del XVII secolo il termine "Cosacchi", i Calmucchi e i Tartari del Volga (nel significato moderno della parola) era inteso come comunità militari. Tutti loro vivevano nel territorio Russo; tuttavia, nel XVII secolo, gli europei hanno iniziato a usare il termine esclusivamente per i Musulmani, erroneamente. Questo può essere stato fatto intenzionalmente, quando la storia Russa in generale è stata distorta sotto il primo Romanov. Storici tedeschi della fine del XIX secolo scrivono che: "Le origini dei Cosacchi sono Tartare, come il nome e l’organizzazione... i Cosacchi Circassi erano così noti che ‘Circasso’ è diventato sinonimo di ‘Cosacco’ ([336], volume 5, pag. 543).

4.2. Perché i governanti Moscoviti venivano accompagnati nelle campagne militari dai "Tartari" piuttosto che dagli eserciti.
I Tartari della Polonia e della Lituania

L'Europa medievale ha spesso utilizzato la formula: "Il tale sovrano Moscovitai ha dato il via a una certa campagna accompagnato dai suoi Tartari".

Cito il seguente brano tratto da un libro del XVI secolo scritto da Sigismund Herberstein: "Nel 1527 si sono messi in contatto con i loro Tartari (?) (mit den Tartaren angezogen), il che ha portato alla famosa battaglia di Kanev (?) (bei Carionen) in Lituania" ( [ 161], pag. 78). I punti interrogativi sono stati messi dai moderni commentatori, ovviamente infuriati.

Un altro esempio simile è il seguente. Una tabella cronologica medievale Tedesca pubblicata nel 1725 a Braunschweig (Deutsche Chronologische Tabellen). Braunschweig, Berleget von Friedrich Wilhelm Mener, 1725) ci parla di Ivan il Terribile:

"Iohannes Basilowiz, Erzersiel mit denen Tartarn, und brachte an sein Reich Casan und Astracan" (Tabelle cronologiche, 1533, pag. 159). La traduzione è la seguente: Ivan Vassilyevich aveva conquistato Kazan e Astrakhan accompagnato dai suoi Tartari.

I commentatori moderni sono piuttosto nervosi per questa strana usanza dei governanti Musulmani accompagnati da misteriosi Tartari invece che dall’esercito. La nostra opinione è che i Tartari fossero proprio l'esercito Cosacco (o Orda) degli Zar Moscoviti. Questo rende le cose immediatamente molto più logiche.

Parliamo di un libro piuttosto curioso dal titolo “I Tartari della Polonia e della Lituania (successori dell'Orda d'Oro)” ([206]). Si tratta di una raccolta di fatti interessanti che riguardano il grande coinvolgimento dei Tartari nella vita della Polonia e della Lituania - non solo nel XVI secolo, ma anche nel XVII-XIX. È significativo che "all'inizio del XIX secolo Tadeusz Czacki, uno dei più importanti storici Polacchi, abbia scoperto un richiamo di qualche tipo nell'archivio, dove i Tartari Polacchi e Lituani contraddistinguono i rappresentanti della Iagiellonia dal nome del "Khan Bianco" ( [2006], pag. 17). Inoltre: "Fino alla metà del XIX secolo, la popolazione di Tartari che viveva in Polonia e Lituania poteva essere divisa in tre categorie. . . il primo gruppo privilegiato era costituito dalla prole dei sultani e delle murzas dell'Orda. Il titolo del sultano era stato portato dai membri di due soli clan dei Tartari a Rzecz Pospolita - gli Ostrynski e i Punski. Il più anziano rappresentante di ciascun clan portava il titolo di Zarevich (normalmente indossato dall'erede al trono); altri clan Tartari erano discendenti delle murzas, e i loro capi portavano il titolo di Principe. Tra i clan principeschi più distinti possiamo citare Assanczukovicz, Bargynski, Juszynskis, Kadyszevicz, Koryzki, Kryczinski, Lostaiski, Lovczycki, Smolski, Szyrinski, Talkovski, Taraszvycki, gli Ulani e gli Zavicki. . . tutti erano pari come diritti alla nobiltà regnante" ([206], pag. 19).

Ci si potrebbe chiedere quale fosse la lingua parlata dai Tartari in Polonia e Lituania. Si scopre che i Tartari "coesistevano pacificamente con i Cristiani. Parlavano Russo e Polacco e si vestono proprio come la popolazione locale. I matrimoni con i cristiani sono piuttosto comuni" ([206], pag. 28). Inoltre: "Le moschee con mezzaluna di stagno e d'oro non erano niente di straordinario nelle regioni orientali di Rzecz Pospolita. . . alcune di esse assomigliavano a chiese di villaggio" ([206], pag. 61). "Un'altra usanza interessante e dimenticata è l'uso di gonfaloni reggimentali Tartari per la decorazione delle moschee... i Tartari hanno usato fonti di conoscenza religiosa scritte che ci sono note come qitab e chamails scritte a mano... i qitab erano scritti in arabo, ma i testi erano in Polacco o in Bielorusso" ([206], pag. 72). "Dopo la deposizione dei Romanov, viene costituito a Pietroburgo il comitato dei Tartari Polacchi, Lituani, Bielorussi e Ucraini" ([206], pag. 87).

Citeremo alcune vecchie illustrazioni tratte da [206], nella fig. 3.14 vediamo alcuni soldati di un reggimento Tartaro Polacco come apparivano nella prima metà del XVIII secolo.

Nella fig. 3.15 vediamo i soldati di un reggimento Tartaro risalenti all'epoca di Stanislaw August (fine XVIII secolo).

Nella fig. 3.16 vediamo il copricapo di un soldato Tartaro Polacco dell'epoca Napoleonica. Questo copricapo (con una mezzaluna e una stella) era indossato dai "soldati del reggimento Tartaro nell'esercito di Napoleone [sic!]! - Aut.]" ([206], pag. 45). Nella fig. 3.17 vediamo gli stemmi (i cosiddetti tamgas) dei Tartari Lituani.

Nella fig. 3.18 si vede l'emblema nazionale Polacco-Lituano della città di Leliw come era nel XVI secolo. Vediamo due mezzaluna con stelle - una più grande sotto e una più piccola sopra. L’emblema è citato nella prefazione del libro di Michalonis Lituanus intitolato "Sui costumi dei Tartari, dei lituani e dei moscoviti" ( [487] ).

5. LA REALE IDENTITÀ DELL’ORDA
L'Orda è la vecchia parola che una volta era utilizzata per l’esercito Russo. Questo spiega l'esistenza di passaggi come "Tal Principe lasciato l'Orda per il trono", o "Tal Principe aveva servito lo Zar nell'Orda, e poi è tornato a governare il suo dominio dopo la morte del padre" - oggi diremmo "Tal nobile aveva servito il re nell'esercito e poi è tornato a governare il suo patrimonio".

Nel XIX secolo non esistevano domini o feudi; tuttavia, agli inizi la progenie del principe serviva nell'esercito (l'Orda) e poi tornava ai propri feudi.

L'Europa occidentale aveva una simile tradizione di mandare i giovani nobili a servire il re fino alla morte dei loro padri, dai quali avrebbero ereditato le loro antiche proprietà.

Un altro esempio è il seguente.

Un testamento attribuito a Ivan Kalita ci racconta quanto segue: "Non sapendo quale destino il Signore possa prepararmi nell'Orda alla quale sono diretto, lascio il presente testamento... Lascio la città di Mosca ai miei figli in caso di morte" ([362], volume 4, pagine 9-10).

Il significato del testamento è perfettamente chiaro. Ivan stava preparando una lunga campagna militare e scrive un testamento. Gli storici stanno cercando di convincerci che simili testamenti sono stati scritti ogni volta che i principi si preparavano a visitare il "Feroce Khan dell'Orda", che presumibilmente poteva giustiziarli a capriccio.

E' davvero molto strano - un sovrano avrebbe naturalmente il diritto di giustiziare un suo suddito; tuttavia, questa pratica di scrivere testamenti prima di andare a visitare il monarca non esisteva in nessun altro paese. Eppure ci viene detto che questi testamenti venivano scritti in continuazione, nonostante l'esecuzione di un principe fosse tutt'altro che un evento comune nell'Orda.

Offriamo una spiegazione semplice. Questi testamenti erano stati scritti prima delle campagne militari da persone che erano ovviamente a conoscenza del rischio di essere uccise sul campo di battaglia; tali testamenti sono molto comuni.

6. SULLA CONQUISTA DELLA SIBERIA
L’opinione consensuale è che la Siberia è stata per la prima volta conquistata dai Russi nel XVI secolo a seguito della campagna di Yermak. Era presumibilmente abitata da altri gruppi etnici prima di allora. Si dice che l'influenza di Mosca abbia raggiunto gli Urali e la Siberia intorno allo stesso periodo. Tuttavia, ciò è falso. Il governatorato di Mosca era riconosciuto in Siberia molto prima della campagna di Yermak - vedi le prove qui sotto. La campagna di Yermak è stata in realtà il risultato di una rivoluzione di palazzo e del rifiuto di rendere omaggio a Mosca da parte del nuovo Khan. Pertanto, questa campagna è probabilmente stata una spedizione punitiva finalizzata al ripristino dell'ordine in questa parte dell'Impero. Gli abitanti della Siberia si chiamavano Ostyaki - il nome è ancora usato per distinguere la popolazione Russa della Siberia.

Infatti: "nel XII secolo l'Asia orientale e centrale era popolata da tribù indipendenti, che si definivano "Orde Cosacche". La più importante di queste Orde era insediata vicino allle sorgenti dello Yenissey, tra il lago Baikal a Oriente e l'Angara in Occidente. Le cronache Cinesi chiamano questa Orda "Khakassy"; I ricercatori europei ritengono il termine sinonimo della parola "Cosacco". Secondo le testimonianze lasciate dai loro contemporanei, i Khakassy appartenevano alla razza Indo-Iraniana (Caucasica) ed erano biondi, alti, dagli occhi azzurri o verdi, coraggiosi e orgogliosi. Indossavano orecchini" (Richter, storico tedesco del 1763-1825, Joachim e Essays sulla Mongolia; cfr. [183], volume 1, pagina 16).

Si scopre che i Russi abitavano nel Regno di Siberia prima della sua conquista da parte di Yermak. "Il regno Siberiano era governato dai discendenti del Khan Mongolo. . . i Russi avevano raggiunto il fiume Ob già nel XV secolo e avevano preteso un tributo dalla popolazione locale. I Principi Muscoviti erano stati riconosciuti come governanti. Nel 1553 Yedigey, Re della Siberia, aveva mandato due funzionari a Mosca con regali e promesse di rendere omaggio allo Zar. . . ma nel 1553 Kouchoum lo uccise e si proclamò monarca della Siberia e di tutte le terre adiacenti ai fiumi Irtysh e Tobol, così come i domini dei Tartari e degli Ostyaki. Kouchoum aveva in un primo tempo reso omaggio allo Zar Moscovita. . . ma quando le sue terre giunsero a Perm, iniziò a manifestare ostilità nei confronti di Mosca e a saccheggiare le terre intorno a Perm" ([183], volume 2, pagina 59).

Gli Stroganov avevano fatto un appello perché fosse inviata una spedizione punitiva di Yermak per trattare con i ribelli ( [ 183] , Volume 2, pagina 53). Quindi Yermak non può essere accreditato come "il primo conquistatore della Siberia" - era stata Russa molto prima del suo tempo. La campagna di Yermak è descritta in modo più dettagliato nel nostro libro intitolato "La conquista dell’America di Yermak cioè Cortez e l’ammutinamento della Riforma visto dagli “antichi” Greci”.

7. UN'OSSERVAZIONE GENERALE RELATIVA ALLA PAROLA "COSACCO"

Aggiungiamo quanto segue all'origine della parola Cosacco (la radice della parola è "guz" o "kaz"). O. Suleimanov menziona nel suo libro “Az e Ya” ([823]) che la parola Cosacco (Coss-ack) si traduce come "oca bianca" o "cigno bianco" dal Turco. Potremmo aggiungere che il nome potrebbe essere stato usato per riferirsi a persone che danno da mangiare alle oche bianche (oca = guz?). Tenete presente che l'oca bianca rimane un ben noto simbolo popolare, utilizzato da molti popoli Germanici, che si incontra in ornamenti, vetrine e stemmi. Questo potrebbe indicare una relazione storica tra i Cosacchi e i Tedeschi? Si possono notare delle somiglianze nell'autodisciplina, nell'amore per l'ordine e nella capacità militare caratteristica di entrambe le nazioni.

Inoltre, i Cosacchi sono cavalleria militare, in altre parole. È possibile che la parola Cosacco sia collegata alla parola Russa "skakat" (o "skok") che si traduce come "cavalcare" o "galoppare”. Si trovano negozi che si chiamano "Ross und Reiter" in Germania ancora oggi; vendono accessori per cavalcature e strigliatura. La parola "Ross" è la vecchia parola tedesca "cavallo"; quella moderna comunemente usata è "Pferd".

Si pensa istantaneamente all'associazione tra le parole "Ross" e "Russo". I Russi = persone su cavalli, cavalieri o Cosacchi!

Si potrebbe anche parlare dei Prussiani in questo contesto, oltre a una moltitudine di dettagli - somiglianze tra l'abito di una donna Cosacca e l'abito popolare delle donne Tedesche con i suoi volant. Le camicette sono confezionate su misura, ritagliate e decorate con una baschina o con un dettaglio simile. Le canzoni Cosacche assomigliano spesso a canzoni popolari Tedesche nel senso melodico; in alcune parti della Germania ci sono persone che assomigliano ai Cosacchi, persone grandi con sopracciglia pronunciate.

Tutto ciò potrebbe implicare una parentela storica e il risultato delle interazioni tra l'Orda e l'Europa Occidentale nel Medioevo. Una ricerca su questa possibile parentela ci sarebbe di grande utilità.

8. NOMI TARTARI E NOMI RUSSI NELL’ANTICA RUSSIA

8.1. Nomi e soprannomi Tartari
I lettori potrebbero essere del parere che i nomi usati nella Russia medievale fossero gli stessi di oggi. I moderni nomi Russi sono per la maggior parte di origine Greca o Biblica: Ivan, Maria, Alessandro, Tatiana ecc. Questi sono i cosiddetti nomi Cristiani presenti nel canone Ortodosso utilizzati per il battesimo. Questi stessi nomi sono stati usati nella vita quotidiana e nella documentazione ufficiale sin dal XVIII secolo. Tuttavia, non è sempre stato così.

Si scopre che le persone avevano degli pseudonimi diversi dai nomi Cristiani citati sopra prima del XVII secolo, sia nei documenti ufficiali che nella vita quotidiana. Molti di questi nomi erano di origine Tartara, o piuttosto suonano Tartari (nel senso moderno della parola) oggi. Eppure proprio questi nomi Tartari sono stati abitualmente dati al popolo Russo nel Medioevo. La famosa opera di Y. P. Kamovich, intitolata Patrimonial Names and Titles in Russia ( [367] ), ci dice quanto segue: "A Mosca i nomi dei Cristiani sono spesso sostituiti da altri nomi Cristiani e Tartari, come boulat, Mourat, Akhmat, ecc. questi alias si sarebbero trasformati in seguito in semipatronimici per poi divenire cognomi di persone le cui origini erano puramente Russe" ([367], pagina 51).

Gordeyev riporta quanto segue: "Tra i Cosacchi del Don c'erano molti Tartari etnici. Molti dei loro ataman viventi nell'epoca di Vasilij III erano conosciuti con nomi Mongoli e Tartari. Secondo lo storico S. Solovyov, c'era una percentuale particolarmente alta di ataman con nomi Tartari nella cavalleria. . . Con l’inizio del regno di Ivan Vassilyevich, i nomi dei famosi ataman (della cavalleria e della fanteria) diventano puramente Slavi - Fyodorov, Zabolotskiy, Yanov, Cherkashin, Yermak Timofeyevich ecc." ([183], volume 2, pagine 5-6).

Ovviamente è possibile che alcuni dei Cosacchi fossero di etnia Tartara. Eppure ci è stato detto che anche i Russi di etnia Tartara avevano nomi "Tartari". Se così fosse a Mosca, potrebbe essere vero anche per gli ataman dei Don? Vediamo i nomi Tartari sparire da Mosca verso la fine del secolo XVI. Lo stesso sembra accadere nella regione del Don; l'usanza moderna di usare nomi Cristiani come nomi di battesimo deve risalire a questa epoca.

Per esempio, "Yermak" è un nome oltre che un alias; una volta era considerato Russo, qv sopra, ma oggi si potrebbe scambiare per un nome Tartaro. Tuttavia, è probabile che sia un derivato del nome Herman (il nome Cristiano di Yermak). Il nome può avere varie varianti - Herman, Yerman e Yermak ( [ 183] , volume 2, pagina 62). Non vi è una chiara linea di confine tra i soprannomi din Tartaro e quelli Russi; questo è stato notato da N. A. Morozov che scrive: "Gli estratti dell’opuscolo di Chechoulin sono piuttosto interessanti. . . Si basano su diversi testimonianze di archivio. L'unico nome storico moderno che vediamo qui è Yaroslav. . . le altre denominazioni storiche sono limitate a Mamay e Yermak. Le altre vecchie denominazioni Russe sono costituite da nomi di animali (rispettivamente Kobyla, Koshka, Kot, Lisitsa e Moukha - i nomi si traducono in nomi di fiumi quali Volga, Dunai (Danube) e Pechora. . . analogamente ai numeri ( Perviy ; Vtoroi, Desyatiy - "il primo", "il secondo" e "il decimo"). . . gli unici nomi ecclesiastici che troviamo sono Dyak ("diacono"), Krestina (variante del nome Cristina) e papà ("papa"); inoltre, non esiste un solo nome Greco da nessuna parte!" ([547]).

Siamo obbligati ad aggiungere che molti dei sopracitati nomi e soprannomi suonano puramente Tartari, e sono utilizzati con la stessa frequenza almeno dei nomi Russi - per esempio Murza, Saltanko, Tatarinko, Sutorma, Yepancha, Vandysh, Smoga, Sougonyai, Saltyr, Souleisha, Soumgour, Sounboul, Tashlyk Temir, Tenbyak, Toursoulok, Shaban, Koudiyar, Mourad, Nevruy (!) - vedi sopra) ecc. Ribadiamo che Batu deve essere una forma della parola batya (padre) - anche i leader dei Cosacchi erano chiamati batka, ecc. Mamay è molto probabilmente un derivato della parola mamin ("madre"). Il nome è stato utilizzato in particolare dai Cosacchi di Zaporozhye. Nella fig. 3.19 vediamo un'antica immagine intitolata "La breve sosta di Mamay il Cosacco" ( [ 169], tra le pagine 240 e 241). Sfortunatamente, non siamo stati in grado di interpretare le lettere minuscole sotto l'immagine. Un altro antico ritratto di Mamay il Cosacco si vede nella fig. 3.20, accompagnato dal seguente commento: "Il modello del del Cosacco Ucraino Mamay e del Buddha Gautama dall'India. In mezzo vediamo un bramino Indiano, i cui orecchini e capelli assomigliano a quelli dei Cosacchi Ucraini del XIX-VIII secolo" ([975], pagina 737).

Fig. 3.21. Lo stemma della famiglia Karamzin (a cui apparteneva N. M. Karamzin, il famoso storico). Vediamo una mezzaluna con una croce, o una stella, in basso. Presa da [53], tra le pagine 160 e 161.

Si deve anche citare Il libro di N. A.Baskakov intitolato “I nomi Russi di origine Turca” ([53]), che dimostra come molti dei nomi e dei cognomi Russi siano di origine Turca. Baskakov fa riferimento al cognome dello storico N. M. Karamzin "deriva molto chiaramente dalla lingua Tartara di Crimea o, forse, dalla lingua Turca, cioè "qara mirsa", qara è la parola "nero", e "mirsa" il titolo di un nobile. . . Lo stemma di Karamzin tradisce anche le origini Orientali del nome - enfatizzate dalla mezzaluna d’argento fissata su uno sfondo blu, rivolto verso il basso, con due spade d’oro incrociate sopra di esso [sotto, in effetti - Aut.] queste sono caratteristiche di persone le cui origini sono Orientali ([53], pagina 178). Lo stemma dei Karamzin si trova nella fig. 3.21. Vediamo la mezzaluna Ottomana accanto a una croce Cristiana (o stella) formata da due spade.

Quindi, vediamo che un nome "Tartaro" non significa necessariamente che il suo proprietario fosse un Tartaro. Inoltre, molti Russi avrebbero potuto avere dei soprannomi Tartari nel Medioevo. Molti di questi soprannomi non hanno alcun significato né in Russo né nella lingua Tartara moderna (non possono essere tradotti adeguatamente, in altre parole). La questione dei nomi Tartari e Russi, del loro significato e delle loro origini è molto controversa; non stiamo assolutamente suggerendo di aver trovato qualcosa che assomigli a una spiegazione esaustiva. Dobbiamo solo sottolineare che i Russi hanno spesso usato soprannomi che suonano Tartari al giorno d'oggi; si sa bene anche che in Russo ci sono molte parole Turche.

Gli storici moderni potrebbero attribuire questo aspetto alla conquista Mongola. La nostra ipotesi è diversa. L'influenza Turca si spiega con il fatto che la popolazione del Grande Impero Mongolo era composta da Russi e da cittadini di origine Turca, che per secoli si erano mescolati e vivevano fianco a fianco. Ne siamo testimoni oggi; le due lingue hanno ovviamente prese in prestito molto l'una dall'altra. Diciamo però che i decreti ufficiali che hanno raggiunto la nostra epoca sono scritti esclusivamente in Russo o in Slavo.

8.2. Lo "strano" effetto della conquista della Mongolia sulla cultura Russa

In che modo l'invasione dei Tartari e dei Mongoli ha influenzato la lingua Russa? E' chiaro che un'Orda di barbari che presumibilmente ha invaso il paese distorcerebbe e sconvolgerebbe la purezza della lingua Russa, renderebbe la popolazione più ignorante nel suo insieme, distruggendo città, biblioteche, monasteri, antichi volumi e tutto il resto, saccheggiando a più non posso. Gli storici sono convinti che l'invasione dei Tartari abbia impedito lo sviluppo della cultura Russa di secoli.

Vediamo se è così. Uno dei migliori indicatori che si può usare per stimare il livello culturale in generale è l'uso standard di un acrolect per una lingua scritta: Latino classico corretto, Latino corretto, Latino barbarico e così via. I tempi in cui il Latino classico veniva comunemente usato per scrivere sono considerati l'età d'oro della cultura quando furono create le opere classiche immortali. L'uso di dialetti Latini volgari o regionali è ovviamente un segno del declino della cultura. Vediamo se questo criterio si applica all'antica Russia "nell'epoca del giogo Mongolo" tra il XIII e il XV secolo - trent'anni sono un periodo abbastanza lungo, dopotutto. Cosa vediamo?

Secondo N. M. Karamzin, "la nostra lingua è diventata molto più raffinata nel XIII-XV secolo" ( [ 363 ] , volume 5, capitolo 4, pagina 224). Egli prosegue dicendo che sotto i Tartari e i Mongoli "gli scrittori hanno seguito con più decisione i canoni grammaticali dei libri ecclesiastici o dell’Antico Serbo (al contrario del volgare Russo). . . non solo nella coniugazione e declinazione, ma anche nella pronuncia" ( [363] , volume 5, capitolo 4, pagina 224. Così vediamo il corretto Latino nascere in Occidente, e lo Slavonico Ecclesiastico nella sua forma classica in Oriente. Se dobbiamo applicare alla Russia gli stessi standard che applichiamo all'Occidente, l'invasione Mongola segna l'età d'oro della cultura Russa. Questi Mongoli erano piuttosto strani invasori, vero?

8.3. Nomi Russi e Tartari illustrati dall'albero genealogico di Verderevskiy
Troviamo prove interessanti dei nomi comunemente usati dai Tartari nell'Orda prima del loro battesimo nell’ "Albero Genealogico Verderevskiy" compilato nel 1686, qv nel "Archivio Almanacchi del Ministero della Giustizia di Mosca" pubblicato nel 1913 (pagine 5758). Ci racconta come Oleg Ivanovich, il Grande Principe di Ryazan, avesse "convocato il Tartaro Solokhmir dalla Grande Orda accompagnato da un esercito di uomini armati". Questa Solokhmir fu battezzata e sposò la figlia del Gran Principe, fondando la famosa famiglia di boiardi Russi dei Verderevskiy. Il suo nome Cristiano era Ivan. Anche i nomi cristiani dei suoi figli sembrano familiari a un orecchio Slavo: "Ivan Miroslavich [il nuovo nome del Tartaro battezzato – Aut.] aveva un figlio chiamato Grigoriy. . . Grigoriy Ivanovich Solokhmirov aveva quattro figli: Grigoriy e Mikhailo, conosciuto anche come Aboumailo, Ivan, alias Kanchey, e Konstantin, alias Divnoi".

Tutto questo è davvero affascinante. Un pagano Tartaro appena arrivato dalla Grande Orda è conosciuto con un nome puramente Russo (Solokhmir), così come suo padre Tartaro Miroslav. Ancora più interessante - questo personaggio è battezzato e ha ricevuto un nome Cristiano dal canone ecclesiastico, come anche la sua prole. Tuttavia, come abbiamo già detto, i nomi Cristiani non erano utilizzati quotidianamente; per questo i bambini riceveranno anche degli alias al battesimo. Gli alias dei nomi boiardi presso la corte di un principe Russo di Ryazan sono Aboumailo, Kanchey e Divnoi; i primi due sembrano "puramente Tartari" al giorno d'oggi, mentre il terzo è puro Slavo.

Come si può arrivare ad una conclusione ragionevole sulle "origini Turche" delle persone menzionate nelle cronache Russe con nomi come Kanchei, Aboumailo ecc.? Come è finito un Miroslav nella Grande Orda? La nostra conclusione è la seguente. C'erano molti Slavi nelle Orda, i cui nomi erano sia Slavi che pagani. I loro "nomi Tartari" sono solo alias per uso quotidiano.

E' chiaro il motivo per cui la Chiesa Slava è stata introdotta nell'epoca dell'Orda - quest'ultima era governata dai Russi che vivevano in un impero multinazionale insieme ai Tartari e alle altre nazioni, come avviene oggi.

Un altro interessante dettaglio è il seguente. Alcune delle cronache usano la parola "poganye" per riferirsi ai Tartari - pagani, in altre parole. Non c'è nulla di sorprendente in questo fatto. È possibile che il termine sia stato usato per riferirsi ai Russi che non erano battezzati; ce n’erano parecchi nei primi giorni dell'Orda.

A proposito, alcune fonti Svedesi ci dicono che, nell'epoca delle guerre tra Russia e Svezia (XVIII secolo), "i Cosacchi Russi erano di norma dei buoni tiratori, armati di armi con fucili a lunga canna detti "Turchi" ([987:1], pag. 22).
Ultima Modifica 3 Anni 10 Mesi fa da Italo.

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3 Anni 10 Mesi fa #40851 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Dalla morte di Andronico I (1185) all'adozione del calendario gregoriano (1582) passano 397 anni.
Contandoli col sistema ottale proposto da Stepanenko (V=4, X=8, L=32, C=64, D=256) si ottiene il numero DCCXVI, che letto in base dieci diventa 716. Nell'anno 716 a urbe condita (38 a.C.) Augusto proclama l'inizio dell' "ERA ISPANICA".

Da wikipedia:
"L'Era ispanica o Era dei Cesari è il computo degli anni che si utilizzò nella penisola iberica a partire dal V e fino al XIV secolo. I documenti dell'epoca visigotica e quasi tutti quelli della Reconquista adottano questo stile di datazione. Parte dall'anno 38 a.C., in cui Augusto pacificò la Spagna romana" .

E' facile scambiare "era dei cesari" con "era di Cesare", e il calendario istituito da Giulio Cesare risaliva ad 8 anni prima. L'8 è anche l'anno in cui sempre Ottaviano Augusto rimaneggia il calendario giuliano per aggiustare il casino che avevano combinato negli anni precedenti coi bisestili. Queste due date, +8 e -38, sono separate da 45 anni (perché lo 0 non si conta) e 1582+45 fa 1627.

Ciò significa che se l'intervento sul calendario del -38 è un duplicato dell'intervento sul calendario del +8, anche nel 1627 dovremmo trovare un intervento sul calendario. E in effetti troviamo la pubblicazione dell'opera De doctrina temporum di Dyonisus Petavius.

Ma nel sistema ottale, 45 si scrive LXVI, che in decimale si legge 66. Aggiungendo 66 all'anno 716 otteniamo il 782, cioè il 29 d.C. . Nel 30 lo storico Velleio Patercolo pubblica Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo, storia di Roma fino all'imperatore Tiberio. Quindi anche qui capitiamo nell'anno di pubblicazione di un'opera di cronologia.

Supponendo che quello del 1627 sia un evento-fantasma e che la storia sia spostata indietro di 1552 anni, come suggerisce la differenza tra l'eruzione del 1631 e quella del 79, otteniamo che Patercolo/Petavius pubblicò la sua opera proprio nel 1582 (1552+30). Ed è quasi la stessa data dell'opera di Scaligero De emendatione temporum (1583).

Invece dall'adozione del calendario giuliano (46 a.C.) all'anno 8 d.C. trascorrono 53 anni.
53 anni prima del 1582 era 1529, anno in cui terminò la guerra tra Francia, Spagna e S.R.I. , con la definitiva imposizione del dominio spagnolo in Italia.
Ricordo che, secondo Svetonio, Augusto si esprimeva in spagnolo, per esempio chiamava lo sgabello col termine spagnolo dell'epoca "dureta" (oggi "taburete", post 37684 )

Quindi l'imperatore Ottaviano Augusto istituì un calendario denominato "era spagnola" riferendosi ad un evento avvenuto 53 anni prima ed in seguito questo evento fu spostato per errore di 45 anni.
Infatti 45 anni è anche la differenza tra l'istituzione del calendario giuliano e l'anno 0!

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3 Anni 10 Mesi fa #40874 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Nel 1582 morì la santa spagnola Teresa d'Avila, proprio il primo giorno di entrata in vigore del nuovo calendario (15 ottobre, che sarebbe stato il 5). AVIL significa "anno" in lingua etrusca.
"TER" invece è la radice indoeuropea di "tre". Per chi obbietterà che l'etrusco non è indoeuropeo, rimando a questo libro www.latolfa.com/tolfa2000-7/pagine/scrit...er/introduzione.html
...in particolare a pagina 3:

"Contrariamente a quanto pensava lo Skutsch, si é visto sopra che il tema numerale indogermanico "tri" nella lingua etrusca esiste. Ma è da ritenere certo che i vocaboli etruschi sopra citati che lo "contengono" significhino "tre" (o numeri con il tre)? La risposta a tale domanda appare insita nella seguente frase della Col. XII della "Mummia di Zagabria" nella quale può leggersi addirittura una enumerazione; - tale frase va interpretata come segue:
(liber linteus zagrabiensis col. XII, cpv. 1 e segg., da T. L. E. di M. Pallottino, cit.):
......... THUNKH ULEM MUTH HILAR TUNE ETERTIC CATHRE KHIM ENAKH UNKHVA
= (a) tunica olim mutato hilari tunicae ex ter dicto, quater, quinque aenea acta uncia (usura).
......dalla tunica d'una volta, passato ad una elegante tunica, per tre, quat­tro, cinque misure di bronzo prese in prestito all'uno per cento (d'interes­se: "uncia usura" = 1% int. (cfr. appendice. trad. della Mummia di Zagabria).
In tale frase il vocabolo TER appare certamente connesso, per struttura, col tema numerale indoeuropeo "tri" ed il suo valore di tre appare provato dall'evidenza costituita dalla successione di CATHRE é di KHIM il cui significato di "quater" e di "quinque" appare chiaro al di sopra di ogni dubbio."


Come ho scritto sopra, la data fomenkiana della distruzione di Pompei ed Ercolano (1631) meno la data ufficiale (79) fa 1552. Il 1582 quindi è l'anno 30, e quindi TERESA AVILA potrebbe aver significato "trentesimo anno".

Inoltre, Teresa d'Avila veniva chiamata anche Teresa di Gesù, e quindi "i trent'anni di Gesù" !

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3 Anni 10 Mesi fa #40978 da Italo
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko

Capitolo 3

9. LA VERA IDENTITÀ DELLA LINGUA MONGOLA

9.1. Quanti testi Mongoli esistono?
Qual è in realtà la lingua Mongola? Ci è stato detto che il gigantesco impero Mongolo non ha lasciato quasi mai fonti scritte in lingua "Mongola" nei secoli della sua esistenza. Questo è quello che O. M. Kovalevskiy, professore dell'Università di Kazan, ha scritto alla fine del XIX secolo: "Gli artefatti Mongoli di natura grafica sono più che scarsissimi - gli unici che ci sono noti sono l'iscrizione su una pietra che presumibilmente risale all'epoca di Genghis-Khan e le lettere dei re Persiani Argoun e Ouldzeitu al re Francese. . . più tardi interpretati da Schmitt nell'opuscolo pubblicato a San Pietroburgo nel 1824. . . Ci sono più manoscritti in Europa in lingua Tartara con lettere Mongole - la traduzione del romanzo Persiano di Bakhtiyar-Name, per esempio. Questo scritti non erano stati identificati a lungo e quindi non avevano un nome; alcuni specialisti degli studi orientali hanno suggerito di usare i nomi Turchi Orientali e Uiguri. . . chiunque conosca gli Uiguri del Turkestan li scambierà per Turchi. . . ma nei tempi passati avrebbero potuto essere una tribù Mongola?" ([759], volume 1, pagine 21-23).

Alla fine cosa vediamo?

1) Il ciclopico Impero Mongolo non ha lasciato dietro di sé documenti scritti, a parte una scritta in pietra, due lettere e un romanzo. Non molto ad ogni modo; inoltre, il romanzo è in realtà nella lingua Tartara - l'unica cosa "Mongola" è il tipo di scrittura usata secondo ciò che ci dicono gli storici.

2) Questi pochi testi sono stati tradotti e decifrati da un'unica persona - un certo Schmitt.

3) i "discendenti dei conquistatori Mongoli" che sono sopravvissuti fino al nostro giorno sono Turchi. Gli storici moderni sono gli unici a sapere con certezza che questi Turchi sono stati Mongoli; gli stessi Turchi hanno un'opinione diversa.

9.2. In che lingua erano scritti i due yarlyk del famoso Khan (decreti, documenti che certificavano i diritti dei principi sui rispettivi domini)?
Chiunque conosca la storia Russa ricorderà che i Khan Mongoli avevano emanato molti decreti noti come yarlyk, e ogni cronaca suggerisce che ce ne devono essere una moltitudine in giro. Questi sono presumibilmente gli autentici documenti scritti del grande Impero Mongolo. Ricordiamo tutto ciò che sappiamo di loro oggi. Si presume che siano sopravvissuti moltissimi documenti dall'epoca del "Grande Giogo Mongolo" in Russia, tutti scritti in Russo, patti tra principi, testamenti, ecc. Si potrebbe pensare che debbano esserci altrettanti testi Mongoli, dato che i decreti emanati in Mongolia provenivano dallo stesso governo dell'Impero e quindi dovevano essere conservati con particolare attenzione. Cosa abbiamo in realtà? due o tre decreti al massimo; scoperti nel XIX secolo in archivi privati di singoli storici e non in archivi di alcun tipo.

Il famoso yarlyk di Tokhtamysh, per esempio, è stato trovato nel 1834 "tra i documenti che erano custoditi nell'Archivio della Corona di Cracovia e successivamente scoperti in possesso di Naruszevic, lo storico polacco" ([759], volume 1, pagine 4-5). Ci vuole sempre uno storico per prendere in prestito dei documenti dall'archivio di stato senza preoccuparsi di restituirli, vero? Il Principe M. A. Obolenskiy ha scritto quanto segue su questo yarlyk: "E '[il decreto di Tokhtamysh - Aut] che ci permette di risolvere la questione [sic!] - Aut.] sulle lettere e la lingua utilizzate nei yarlyk inviati dai Khan ai principi Russi. . . si tratta del secondo decreto di questo tipo noto fino ad oggi" (ibid, pagina 28). Si scopre anche che questo yarlyk è scritto in "strani caratteri Mongoli, in grande quantità; sono del tutto diversi dal yarlyk di TimurKuduk risalente al 1397 che è già stato pubblicato da Hammer" (ibid).

Riassumiamo. Rimangono in vita solo due yarlyk "Mongoli", gli altri datano ad epoche successive. Questi ultimi (emessi dal Khan di Crimea) sono stati scritti in Russo, Tartaro, Italiano, Arabo, ecc. Per quanto riguarda i due yarlyk "Mongoli" (che devono risalire allo stesso tempo, visto come si presume che Tokhtamysh e TimurKuduk siano stati contemporanei), vediamo che sono stati scritti in due testi manifestamente diversi. E 'davvero strano - è molto improbabile che le lettere dell'ipotetica lingua "Mongola" possano essere così drasticamente cambiate in un decennio. Di solito questo processo richiede secoli.

Entrambi i documenti "Mongoli" sono stati trovati in Occidente. Dove sono le loro controparti degli archivi Russi? La domanda è stata posta dal principe Obolenskiy dopo la scoperta del già citato yarlyk: "La fortunata scoperta del testo di Tokhtamysh mi ha spinto ad applicare ogni sforzo alla scoperta di altri yarlyk originali rilasciati dai Khan dell'Orda d'Oro, vincendo così la frustrante censura dei nostri storici e degli studiosi orientali sulla presenza di tali originali nel principale archivio dell'Ufficio degli Esteri di Mosca. Ma ahimè, l'unico risultato di queste ricerche è stata la convinzione ancora più profonda che tutti gli altri originali, forse ancora più interessanti. . . devono essere finito tra le fiamme" (ibid).

Se vogliamo riassumere quanto sopra, presentiamo i seguenti le seguenti domande:

1) Negli archivi ufficiali Russi non c'è traccia di un solo yarlyk Mongolo.

2) I due o tre yarlyk a nostra disposizione sono stati trovati in Occidente in circostanze particolari - in archivi privati di storici e non in archivi, e oltretutto con diversi tipi di scrittura. Questo ci porta a presupporre che abbiamo a che fare con dei falsi, da cui i diversi caratteri – poiché i falsari non hanno sincronizzato le loro azioni.

A proposito, esiste una versione Russa dello yarlyk di Tokhtamysh: "in cui vi sono discrepanze tra lo yarlyk in Tartaro e il relativo decreto in Russo. . . tuttavia, si può anche essere certi che la versione Russa sia nata nella cancelleria di Tokhtamysh" (ibid, pagina 3-4).

E' davvero incredibile che lo "yarlyk Mongolo di Tokhtamysh" sia scritto su carta con lo stesso tipo di filigrana con la "testa di toro", proprio come le copie della Povest Vremennyh Let che gli storici moderni fanno presumere antiche (come dimostrato sopra, è molto probabile che siano state prodotte a Konigsberg intorno al XVII secolo). Ciò significa che lo yarlyk di Tokhtamysh risale alla stessa epoca e potrebbe provenire dallo stesso laboratorio. Ciò spiega perché questo documento è stato trovato nell'archivio privato di Naruszevic e non nella cancelleria dello Stato.

Le pagine dei "yarlyk Mongoli" sono numerate con numeri arabi: "L'inverso della seconda pagina. . . riporta la figura di due, cioè "pagina due" (ibid, pagina 14). Le note sul retro della prima pagina sono in latino e la grafia "deve risalire al XVI o al XVII secolo" (ibid, pagina 10).

La nostra ipotesi è la seguente. Questo "famoso yarlyk Mongolo" è stato scritto nel XVIII secolo. La sua versione Russa potrebbe averla in qualche modo preceduta, ed è servita come originale per il suo "antico prototipo Mongolo".

A differenza di questi due "yarlyk Mongoli" estremamente discutibili, gli autentici yarlyk di Tartaro risalenti all'epoca del Khan di Crimea appaiono completamente diversi (la lettera inviata dal Khan di Crimea Gazi-Girey a Boris Fyodorovich Godunov nel 1588-1589, per esempio). Quest 'ultimo ha un sigillo ufficiale e note formali sul verso ("tradotte nell'anno 7099"), ecc. (cfr. ibid, pagina 46). La missiva è impostata in una scrittura araba standard e facilmente leggibile. Alcune missive del Khan di Crimea erano in italiano - come quella inviato da Mengli-Girey a Sigismondo I, re di Polonia.

D'altro canto, ci sono molti documenti che possono essere datati all'epoca del cosiddetto "Grande Giogo" - tutti in Russo, come le missive dei Gran Principi, Principi ordinari, testamenti e registrazioni ecclesiastiche. Esiste pertanto un "archivio Mongolo"; tuttavia, questo archivio è in Russo - non sorprende, visto che l'impero "Mongolo" è il Grande Impero Russo, la cui lingua ufficiale era ovviamente Russa.

Va notato che tutti questi documenti esistono come copie del XVII-XVIII secolo, con l'introduzione delle correzioni Romanoviane. I veri documenti dell'epoca pre-Romanoviana sono stati scovati e sollecitamente distrutti dagli impiegati che lavoravano per i Romanov. Al giorno d'oggi non ci sono quasi più documenti di questo tipo.

Gli apologeti della versione Milleriana si oppongono alla supposizione che al declino dell'Orda sia seguita la distruzione di tutti i documenti Mongoli, dopo il quale i Mongoli si sono immediatamente trasformati in Turchi e hanno dimenticato le loro origini. In tal caso, occorrerebbe interrogarsi sulle prove dell’esistenza reale del "Grande Giogo" nella forma pretesa dalla versione consensuale. La teoria Romanoviana della conquista "Mongola" è molto grave in quanto a conseguenze; dovrebbe ovviamente basarsi su silide basi di prove scientifiche. Non è così. Questa teoria deve essere stata introdotta per opera degli storici del XVIII secolo. Nessuno aveva conoscenza del "Giogo Mongolo" in precedenza. È improbabile che le poche cronache contenenti questa teoria precedano il XVII-XVIII secolo, qv sopra. Occorrerebbe una documentazione ufficiale come prova di teorie fondamentali come questa, provata, firmata e sigillata, piuttosto che cronache di carattere letterario, facilmente copiate e modificate tendenziosamente. Inoltre, alcune delle tracce scoperte ci raccontano dei tentativi di fabbricazione dei documenti ufficiali.

9.3. Sulla questione delle lettere Russe e Tartare
E' risaputo che le vecchie monete Russe spesso contengono scritte con strani caratteri, che oggi ci sembra molto poco familiari. Queste iscrizioni sono spesso dichiarate "Tartare", con l'implicazione che i principi Russi fossero costretti a scrivere nella lingua dei conquistatori. Nessuno dei ricercatori è in grado di leggere questi scritti "Tartari", e per questo vengono dichiarati privi di significato. La situazione con gli antichi sigilli Russi è la stessa: si trovano scritte non familiari e frasi non identificabili (cfr. [794], pagine 149-150, ad esempio, e le illustrazioni ivi citate).

Fig. 3.22. Le scritte sulla campana di Zvenigorod. Datate al XVI-XVII secolo. Tratto da [808],

Fig. 3.23. Caratteri Russi scoperta in un antico libro. Risale al XVII secolo, e l'alfabeto usato ci colpisce come strano al giorno d'oggi. La tabella per la conversione dei simboli delle lettere in caratteri Cirillici è stata compilata da N. Konstantinov. Tratto a partire da [425],

"Nel 1929 M. N. Speranskiy, un noto linguista Russo, aveva pubblicato una misteriosa iscrizione - nove righe di testo che aveva scoperto sull’ultima pagina di un libro del XVII secolo. Lo scienziato aveva considerato l’iscrizione "ompossibile da decifrare", in quanto contenente lettere Cirilliche con simboli non identificabili" ([425]). Evidentemente, "ci sono segni misteriosi nel codice usato per i documenti diplomatici Russi, così come nell'iscrizione di 425 simboli sulla campana di Zvenigorod, forgiata sotto Aleksey Mikhailovich nel XVII secolo, i crittogrammi di Novgorod del secolo XIV e la scrittura segreta dei Serbi. . . Particolarmente degne di nota sono le combinazioni parallele di misteriosi monogrammi e scrittura Greca sulle monete risalenti ad un'epoca precedente. . . molte di queste iscrizioni sono state trovate tra le rovine delle antiche colonie Greche della regione del Mar Nero. . . Gli scavi hanno dimostrato che in tutti questi centri sono stati utilizzati due scritture, una Greca e l'altra che sfida l'identificazione" ( [425] ). Un buon esempio di questo tipo di scrittura si può vedere nella fig. 3.22 - è la famosa scritta della campana di Zvenigorod; ne discuteremo a lungo nel Chron4, capitolo 13.

Ergo, la lingua "Tartara" in questo caso non è rilevante; In altri testi antichi si possono trovare segni misteriosi accanto ai caratteri Cirillici noti, oltre a quelli del Russo - Greco, Serbo, Cipriano, ecc. Questo alfabeto misterioso spesso dominante proporzionalmente sul testo Cirillico – circa il 77 per cento nell'iscrizione sopra menzionata tratta da un libro del XVII secolo, in cui i caratteri Cirillici sono una minoranza del 23 per cento ([425]). Le vecchie monete e i sigilli Russi hanno un rapporto analogo tra le due scritture.

Il lettore potrebbe pensare che questi caratteri siano un sistema di crittografia di qualche tipo. Gli storici e gli archeologi sono dello stesso parere - i segni non sono Cirillici, quindi dovrebbero essere uno script segreto ( [425] ). Ma come si può usare una scrittura segreta sulle monete? Sarebbero monete molto strane, utilizzate dal grande pubblico, che non ci si può aspettare conosca la scrittura crittografica.

Il fatto più sorprendente è che l'interpretazione di questi "caratteri segreti" spesso si dimostra un compito facile. Per esempio, l'iscrizione nel libro considerata "perfettamente indecifrabile" dal famoso linguista M. N. Speranskiy è stata tradotta da due dilettanti indipendenti ([425]). Entrambi hanno ottenuto lo stesso risultato, il che non sorprende, visto che non c'era un codice usato per questa iscrizione - solo un alfabeto diverso. L'autore scrive quanto segue: "questo libro appartiene al principe Mikhail Fyodorovich Boryatinskiy" ([425]). Cfr. fig. 3.23.

Vediamo che la scrittura Cirillica è stata adottata da Russi, Greci, Serbi, ecc. relativamente di recente, visto che nel XVII secolo era ancora utilizzato un altro alfabeto (sui sigilli e sulle monete, per incisioni sulle campane e persino nelle iscrizioni sui libri).

Così, le misteriose lettere "Tartare" dell'Orda d'Oro trovate sulle monete Russe si rivelano altre versioni di lettere Russe note. Una tabella di corrispondenza per alcune di essei è disponibile in [425]. Per maggiori informazioni si rimanda alla sezione degli allegati intitolata "L'alfabetizzazione Russa prima del XVII secolo".

9.4. Storia dei Mongoli e cronologia della sua creazione
La teoria del "Grande Giogo dei Tartari e dei Mongoli" ha portato a molte false supposizioni. Ci sentiamo quindi costretti a raccontare ai lettori la nascita della "teoria Tartara e Mongola".

La storia dei Mongoli e della conquista Mongola nella sua versione consensuale non è precedente al XVIII secolo ed era ancora in formazione nel XIX-XX secolo.

"Nel 1826 l'Accademia Russa delle scienze si era rivolta agli scienziati Russi e dell'Europa occidentale con l'offerta di una borsa di studio di 100 chervontsi per l'autore di una opera scientifica sulle conseguenze della conquista della Mongola, da realizzare entro tre tre anni. Il lavoro che rispettava la scadenza fu rifiutato ... sei anni dopo il primo fallimento, l'Accademia delle Scienze ha fatto un'altra proposta simile. . . formulando l'obiettivo come "la necessità di scrivere la storia ... della cosiddetta Orda d'Oro. . . utilizzando cronache provenienti dall'Oriente, dall'antica Russia, dalla Polonia, dall'Ungheria ecc.". . . In risposta ha ricevuto una gigantesca opera, scritta da Hammer-Purgstall, un tedesco specialista di studi orientali. L'Accademia si è dichiarata inpossibilitata ad assegnargli un premio. Dopo il secondo "fallimento", l'Accademia cessò le offerte. . . la storiografia stessa dell'Orda d'Oro, [secondo B. Grekov e A. Yakoubovskiy, che ha scritto questo articolo nel 1937 - Aut.] che non era ancora stato scritta, sarebbe stato di grande utilità, e l'incapacità accademica di approfondire abbastanza la questione è di per sé rivelatrice. . . Nessuno specialista Russo in studi orientali ha scritto un'opera completa sulla storia dell'Orda d'Oro fino ad oggi, scientifica o popolare" ([197], pagine 3-5).

L. N. Gumilev ha scritto che "sebbene il problema dell’ascesa e del declino dell’impero di Genghis-Khan sia stato studiato da molti storici, nessuno è riuscito a risolverlo in modo soddisfacente" ([212], pag. 293).

Abbiamo due fonti del XIII secolo sulla storia Mongola che si presumono autentiche, una delle quali è La Storia Segreta dei Mongoli. Tuttavia, gli specialisti di spicco "V. V. Barthold e G. E. Grumm-Grzymajlo sollevano la questione del quanto ci si possa fidare di questa fonte" ([212], pag. 294).

La seconda fonte è il Libro d'Oro; si basa sulle opere raccolte di Rashed ad-Din, lo storico arabo. Comunque, I. Berezin, il primo traduttore Russo di questa opera a metà del XIX secolo, ci dice: "Le tre copie della storia dei Mongoli che avevo a disposizione appartenevano all'Accademia delle scienze di San Pietroburgo, la Biblioteca Pubblica di San Pietroburgo, e la terza copia parziale, una volta, uta al nostro ex inviato in Persia. La migliore di queste copie è quella della Biblioteca pubblica; sfortunatamente, i nomi delle persone sono spesso lasciati senza segni diacritici [utilizzati per le vocalizzazioni - Aut.] e talvolta del tutto assenti" ([724], pagine XII-XIII).

Berezin ammette di essere stato costretto a inserire nomi arbitrariamente, guidato dalla sua "conoscenza" delle vere coordinate cronologiche e geografiche e delle loro epoche ([724], pagina XV).

Anche la storia del successivo periodo storico (l'Orda d'Oro e il suo Khan) contiene molti passaggi poco chiari. V. V. Grigoryev, famoso specialista di studi Mongoli che ha vissuto nel XIX secolo, ha scritto che "la storia dei Khan che avevano governato nell'Orda d'Oro dimostra una strana scarsità di nomi e eventi; nonostante abbiano distrutto i testi letterari più importanti. . . hanno anche cancellato quasi tutte le tracce dell’esistenza dell’Orda. Le città che un tempo fiorivano dominate dai Khan ora giacciono in rovina... per quanto riguarda la famosa Saray, che era stata la capitale nell’Orda - non conosciamo nemmeno le rovine a cui attribuire questo nome" ([202], pagina 3).

Grigoryev ci dice inoltre che "le nostre cronache avrebbero il diritto di contenere indicazioni concrete sull’epoca della fondazione di Saray, ma ancora frustrano le nostre speranze, perché, quando ci raccontano dei Principi e dei loro viaggi all’Orda, non specificano in alcun modo la posizione dell’Orda, semplicemente affermando che "Un tale Principe è andato nell’Orda", o "è tornato dall’Orda" ( 202], pagg. 30-31).

Capitolo 3

9. LA VERA IDENTITÀ DELLA LINGUA MONGOLA

9.1. Quanti testi Mongoli esistono?

Qual è in realtà la lingua Mongola? Ci è stato detto che il gigantesco impero Mongolo non ha lasciato quasi mai fonti scritte in lingua "Mongola" nei secoli della sua esistenza. Questo è quello che O. M. Kovalevskiy, professore dell'Università di Kazan, ha scritto alla fine del XIX secolo: "Gli artefatti Mongoli di natura grafica sono più che scarsissimi - gli unici che ci sono noti sono l'iscrizione su una pietra che presumibilmente risale all'epoca di Genghis-Khan e le lettere dei re Persiani Argoun e Ouldzeitu al re Francese. . . più tardi interpretati da Schmitt nell'opuscolo pubblicato a San Pietroburgo nel 1824. . . Ci sono più manoscritti in Europa in lingua Tartara con lettere Mongole - la traduzione del romanzo Persiano di Bakhtiyar-Name, per esempio. Questo scritti non erano stati identificati a lungo e quindi non avevano un nome; alcuni specialisti degli studi orientali hanno suggerito di usare i nomi Turchi Orientali e Uiguri. . . chiunque conosca gli Uiguri del Turkestan li scambierà per Turchi. . . ma nei tempi passati avrebbero potuto essere una tribù Mongola?" ([759], volume 1, pagine 21-23).

Alla fine cosa vediamo?

1) Il ciclopico Impero Mongolo non ha lasciato dietro di sé documenti scritti, a parte una scritta in pietra, due lettere e un romanzo. Non molto ad ogni modo; inoltre, il romanzo è in realtà nella lingua Tartara - l'unica cosa "Mongola" è il tipo di scrittura usata secondo ciò che ci dicono gli storici.

2) Questi pochi testi sono stati tradotti e decifrati da un'unica persona - un certo Schmitt.

3) i "discendenti dei conquistatori Mongoli" che sono sopravvissuti fino al nostro giorno sono Turchi. Gli storici moderni sono gli unici a sapere con certezza che questi Turchi sono stati Mongoli; gli stessi Turchi hanno un'opinione diversa.

9.2. In che lingua erano scritti i due yarlyk del famoso Khan (decreti, documenti che certificavano i diritti dei principi sui rispettivi domini)?
Chiunque conosca la storia Russa ricorderà che i Khan Mongoli avevano emanato molti decreti noti come yarlyk, e ogni cronaca suggerisce che ce ne devono essere una moltitudine in giro. Questi sono presumibilmente gli autentici documenti scritti del grande Impero Mongolo. Ricordiamo tutto ciò che sappiamo di loro oggi. Si presume che siano sopravvissuti moltissimi documenti dall'epoca del "Grande Giogo Mongolo" in Russia, tutti scritti in Russo, patti tra principi, testamenti, ecc. Si potrebbe pensare che debbano esserci altrettanti testi Mongoli, dato che i decreti emanati in Mongolia provenivano dallo stesso governo dell'Impero e quindi dovevano essere conservati con particolare attenzione. Cosa abbiamo in realtà? due o tre decreti al massimo; scoperti nel XIX secolo in archivi privati di singoli storici e non in archivi di alcun tipo.

Il famoso yarlyk di Tokhtamysh, per esempio, è stato trovato nel 1834 "tra i documenti che erano custoditi nell'Archivio della Corona di Cracovia e successivamente scoperti in possesso di Naruszevic, lo storico polacco" ([759], volume 1, pagine 4-5). Ci vuole sempre uno storico per prendere in prestito dei documenti dall'archivio di stato senza preoccuparsi di restituirli, vero? Il Principe M. A. Obolenskiy ha scritto quanto segue su questo yarlyk: "E '[il decreto di Tokhtamysh - Aut] che ci permette di risolvere la questione [sic!] - Aut.] sulle lettere e la lingua utilizzate nei yarlyk inviati dai Khan ai principi Russi. . . si tratta del secondo decreto di questo tipo noto fino ad oggi" (ibid, pagina 28). Si scopre anche che questo yarlyk è scritto in "strani caratteri Mongoli, in grande quantità; sono del tutto diversi dal yarlyk di TimurKuduk risalente al 1397 che è già stato pubblicato da Hammer" (ibid).

Riassumiamo. Rimangono in vita solo due yarlyk "Mongoli", gli altri datano ad epoche successive. Questi ultimi (emessi dal Khan di Crimea) sono stati scritti in Russo, Tartaro, Italiano, Arabo, ecc. Per quanto riguarda i due yarlyk "Mongoli" (che devono risalire allo stesso tempo, visto come si presume che Tokhtamysh e TimurKuduk siano stati contemporanei), vediamo che sono stati scritti in due testi manifestamente diversi. E 'davvero strano - è molto improbabile che le lettere dell'ipotetica lingua "Mongola" possano essere così drasticamente cambiate in un decennio. Di solito questo processo richiede secoli.

Entrambi i documenti "Mongoli" sono stati trovati in Occidente. Dove sono le loro controparti degli archivi Russi? La domanda è stata posta dal principe Obolenskiy dopo la scoperta del già citato yarlyk: "La fortunata scoperta del testo di Tokhtamysh mi ha spinto ad applicare ogni sforzo alla scoperta di altri yarlyk originali rilasciati dai Khan dell'Orda d'Oro, vincendo così la frustrante censura dei nostri storici e degli studiosi orientali sulla presenza di tali originali nel principale archivio dell'Ufficio degli Esteri di Mosca. Ma ahimè, l'unico risultato di queste ricerche è stata la convinzione ancora più profonda che tutti gli altri originali, forse ancora più interessanti. . . devono essere finito tra le fiamme" (ibid).

Se vogliamo riassumere quanto sopra, presentiamo i seguenti le seguenti domande:

1) Negli archivi ufficiali Russi non c'è traccia di un solo yarlyk Mongolo.

2) I due o tre yarlyk a nostra disposizione sono stati trovati in Occidente in circostanze particolari - in archivi privati di storici e non in archivi, e oltretutto con diversi tipi di scrittura. Questo ci porta a presupporre che abbiamo a che fare con dei falsi, da cui i diversi caratteri – poiché i falsari non hanno sincronizzato le loro azioni.

A proposito, esiste una versione Russa dello yarlyk di Tokhtamysh: "in cui vi sono discrepanze tra lo yarlyk in Tartaro e il relativo decreto in Russo. . . tuttavia, si può anche essere certi che la versione Russa sia nata nella cancelleria di Tokhtamysh" (ibid, pagina 3-4).

E' davvero incredibile che lo "yarlyk Mongolo di Tokhtamysh" sia scritto su carta con lo stesso tipo di filigrana con la "testa di toro", proprio come le copie della Povest Vremennyh Let che gli storici moderni fanno presumere antiche (come dimostrato sopra, è molto probabile che siano state prodotte a Konigsberg intorno al XVII secolo). Ciò significa che lo yarlyk di Tokhtamysh risale alla stessa epoca e potrebbe provenire dallo stesso laboratorio. Ciò spiega perché questo documento è stato trovato nell'archivio privato di Naruszevic e non nella cancelleria dello Stato.

Le pagine dei "yarlyk Mongoli" sono numerate con numeri arabi: "L'inverso della seconda pagina. . . riporta la figura di due, cioè "pagina due" (ibid, pagina 14). Le note sul retro della prima pagina sono in latino e la grafia "deve risalire al XVI o al XVII secolo" (ibid, pagina 10).

La nostra ipotesi è la seguente. Questo "famoso yarlyk Mongolo" è stato scritto nel XVIII secolo. La sua versione Russa potrebbe averla in qualche modo preceduta, ed è servita come originale per il suo "antico prototipo Mongolo".

A differenza di questi due "yarlyk Mongoli" estremamente discutibili, gli autentici yarlyk di Tartaro risalenti all'epoca del Khan di Crimea appaiono completamente diversi (la lettera inviata dal Khan di Crimea Gazi-Girey a Boris Fyodorovich Godunov nel 1588-1589, per esempio). Quest 'ultimo ha un sigillo ufficiale e note formali sul verso ("tradotte nell'anno 7099"), ecc. (cfr. ibid, pagina 46). La missiva è impostata in una scrittura araba standard e facilmente leggibile. Alcune missive del Khan di Crimea erano in italiano - come quella inviato da Mengli-Girey a Sigismondo I, re di Polonia.

D'altro canto, ci sono molti documenti che possono essere datati all'epoca del cosiddetto "Grande Giogo" - tutti in Russo, come le missive dei Gran Principi, Principi ordinari, testamenti e registrazioni ecclesiastiche. Esiste pertanto un "archivio Mongolo"; tuttavia, questo archivio è in Russo - non sorprende, visto che l'impero "Mongolo" è il Grande Impero Russo, la cui lingua ufficiale era ovviamente Russa.

Va notato che tutti questi documenti esistono come copie del XVII-XVIII secolo, con l'introduzione delle correzioni Romanoviane. I veri documenti dell'epoca pre-Romanoviana sono stati scovati e sollecitamente distrutti dagli impiegati che lavoravano per i Romanov. Al giorno d'oggi non ci sono quasi più documenti di questo tipo.

Gli apologeti della versione Milleriana si oppongono alla supposizione che al declino dell'Orda sia seguita la distruzione di tutti i documenti Mongoli, dopo il quale i Mongoli si sono immediatamente trasformati in Turchi e hanno dimenticato le loro origini. In tal caso, occorrerebbe interrogarsi sulle prove dell’esistenza reale del "Grande Giogo" nella forma pretesa dalla versione consensuale. La teoria Romanoviana della conquista "Mongola" è molto grave in quanto a conseguenze; dovrebbe ovviamente basarsi su silide basi di prove scientifiche. Non è così. Questa teoria deve essere stata introdotta per opera degli storici del XVIII secolo. Nessuno aveva conoscenza del "Giogo Mongolo" in precedenza. È improbabile che le poche cronache contenenti questa teoria precedano il XVII-XVIII secolo, qv sopra. Occorrerebbe una documentazione ufficiale come prova di teorie fondamentali come questa, provata, firmata e sigillata, piuttosto che cronache di carattere letterario, facilmente copiate e modificate tendenziosamente. Inoltre, alcune delle tracce scoperte ci raccontano dei tentativi di fabbricazione dei documenti ufficiali.

9.3. Sulla questione delle lettere Russe e Tartare
E' risaputo che le vecchie monete Russe spesso contengono scritte con strani caratteri, che oggi ci sembra molto poco familiari. Queste iscrizioni sono spesso dichiarate "Tartare", con l'implicazione che i principi Russi fossero costretti a scrivere nella lingua dei conquistatori. Nessuno dei ricercatori è in grado di leggere questi scritti "Tartari", e per questo vengono dichiarati privi di significato. La situazione con gli antichi sigilli Russi è la stessa: si trovano scritte non familiari e frasi non identificabili (cfr. [794], pagine 149-150, ad esempio, e le illustrazioni ivi citate).

Fig. 3.22. Le scritte sulla campana di Zvenigorod. Datate al XVI-XVII secolo. Tratto da [808],

Fig. 3.23. Caratteri Russi scoperta in un antico libro. Risale al XVII secolo, e l'alfabeto usato ci colpisce come strano al giorno d'oggi. La tabella per la conversione dei simboli delle lettere in caratteri Cirillici è stata compilata da N. Konstantinov. Tratto a partire da [425],

"Nel 1929 M. N. Speranskiy, un noto linguista Russo, aveva pubblicato una misteriosa iscrizione - nove righe di testo che aveva scoperto sull’ultima pagina di un libro del XVII secolo. Lo scienziato aveva considerato l’iscrizione "ompossibile da decifrare", in quanto contenente lettere Cirilliche con simboli non identificabili" ([425]). Evidentemente, "ci sono segni misteriosi nel codice usato per i documenti diplomatici Russi, così come nell'iscrizione di 425 simboli sulla campana di Zvenigorod, forgiata sotto Aleksey Mikhailovich nel XVII secolo, i crittogrammi di Novgorod del secolo XIV e la scrittura segreta dei Serbi. . . Particolarmente degne di nota sono le combinazioni parallele di misteriosi monogrammi e scrittura Greca sulle monete risalenti ad un'epoca precedente. . . molte di queste iscrizioni sono state trovate tra le rovine delle antiche colonie Greche della regione del Mar Nero. . . Gli scavi hanno dimostrato che in tutti questi centri sono stati utilizzati due scritture, una Greca e l'altra che sfida l'identificazione" ( [425] ). Un buon esempio di questo tipo di scrittura si può vedere nella fig. 3.22 - è la famosa scritta della campana di Zvenigorod; ne discuteremo a lungo nel Chron4, capitolo 13.

Ergo, la lingua "Tartara" in questo caso non è rilevante; In altri testi antichi si possono trovare segni misteriosi accanto ai caratteri Cirillici noti, oltre a quelli del Russo - Greco, Serbo, Cipriano, ecc. Questo alfabeto misterioso spesso dominante proporzionalmente sul testo Cirillico – circa il 77 per cento nell'iscrizione sopra menzionata tratta da un libro del XVII secolo, in cui i caratteri Cirillici sono una minoranza del 23 per cento ([425]). Le vecchie monete e i sigilli Russi hanno un rapporto analogo tra le due scritture.

Il lettore potrebbe pensare che questi caratteri siano un sistema di crittografia di qualche tipo. Gli storici e gli archeologi sono dello stesso parere - i segni non sono Cirillici, quindi dovrebbero essere uno script segreto ( [425] ). Ma come si può usare una scrittura segreta sulle monete? Sarebbero monete molto strane, utilizzate dal grande pubblico, che non ci si può aspettare conosca la scrittura crittografica.

Il fatto più sorprendente è che l'interpretazione di questi "caratteri segreti" spesso si dimostra un compito facile. Per esempio, l'iscrizione nel libro considerata "perfettamente indecifrabile" dal famoso linguista M. N. Speranskiy è stata tradotta da due dilettanti indipendenti ([425]). Entrambi hanno ottenuto lo stesso risultato, il che non sorprende, visto che non c'era un codice usato per questa iscrizione - solo un alfabeto diverso. L'autore scrive quanto segue: "questo libro appartiene al principe Mikhail Fyodorovich Boryatinskiy" ([425]). Cfr. fig. 3.23.

Vediamo che la scrittura Cirillica è stata adottata da Russi, Greci, Serbi, ecc. relativamente di recente, visto che nel XVII secolo era ancora utilizzato un altro alfabeto (sui sigilli e sulle monete, per incisioni sulle campane e persino nelle iscrizioni sui libri).

Così, le misteriose lettere "Tartare" dell'Orda d'Oro trovate sulle monete Russe si rivelano altre versioni di lettere Russe note. Una tabella di corrispondenza per alcune di essei è disponibile in [425]. Per maggiori informazioni si rimanda alla sezione degli allegati intitolata "L'alfabetizzazione Russa prima del XVII secolo".

9.4. Storia dei Mongoli e cronologia della sua creazione
La teoria del "Grande Giogo dei Tartari e dei Mongoli" ha portato a molte false supposizioni. Ci sentiamo quindi costretti a raccontare ai lettori la nascita della "teoria Tartara e Mongola".

La storia dei Mongoli e della conquista Mongola nella sua versione consensuale non è precedente al XVIII secolo ed era ancora in formazione nel XIX-XX secolo.

"Nel 1826 l'Accademia Russa delle scienze si era rivolta agli scienziati Russi e dell'Europa occidentale con l'offerta di una borsa di studio di 100 chervontsi per l'autore di una opera scientifica sulle conseguenze della conquista della Mongola, da realizzare entro tre tre anni. Il lavoro che rispettava la scadenza fu rifiutato ... sei anni dopo il primo fallimento, l'Accademia delle Scienze ha fatto un'altra proposta simile. . . formulando l'obiettivo come "la necessità di scrivere la storia ... della cosiddetta Orda d'Oro. . . utilizzando cronache provenienti dall'Oriente, dall'antica Russia, dalla Polonia, dall'Ungheria ecc.". . . In risposta ha ricevuto una gigantesca opera, scritta da Hammer-Purgstall, un tedesco specialista di studi orientali. L'Accademia si è dichiarata inpossibilitata ad assegnargli un premio. Dopo il secondo "fallimento", l'Accademia cessò le offerte. . . la storiografia stessa dell'Orda d'Oro, [secondo B. Grekov e A. Yakoubovskiy, che ha scritto questo articolo nel 1937 - Aut.] che non era ancora stato scritta, sarebbe stato di grande utilità, e l'incapacità accademica di approfondire abbastanza la questione è di per sé rivelatrice. . . Nessuno specialista Russo in studi orientali ha scritto un'opera completa sulla storia dell'Orda d'Oro fino ad oggi, scientifica o popolare" ([197], pagine 3-5).

L. N. Gumilev ha scritto che "sebbene il problema dell’ascesa e del declino dell’impero di Genghis-Khan sia stato studiato da molti storici, nessuno è riuscito a risolverlo in modo soddisfacente" ([212], pag. 293).

Abbiamo due fonti del XIII secolo sulla storia Mongola che si presumono autentiche, una delle quali è La Storia Segreta dei Mongoli. Tuttavia, gli specialisti di spicco "V. V. Barthold e G. E. Grumm-Grzymajlo sollevano la questione del quanto ci si possa fidare di questa fonte" ([212], pag. 294).

La seconda fonte è il Libro d'Oro; si basa sulle opere raccolte di Rashed ad-Din, lo storico arabo. Comunque, I. Berezin, il primo traduttore Russo di questa opera a metà del XIX secolo, ci dice: "Le tre copie della storia dei Mongoli che avevo a disposizione appartenevano all'Accademia delle scienze di San Pietroburgo, la Biblioteca Pubblica di San Pietroburgo, e la terza copia parziale, una volta, uta al nostro ex inviato in Persia. La migliore di queste copie è quella della Biblioteca pubblica; sfortunatamente, i nomi delle persone sono spesso lasciati senza segni diacritici [utilizzati per le vocalizzazioni - Aut.] e talvolta del tutto assenti" ([724], pagine XII-XIII).

Berezin ammette di essere stato costretto a inserire nomi arbitrariamente, guidato dalla sua "conoscenza" delle vere coordinate cronologiche e geografiche e delle loro epoche ([724], pagina XV).

Anche la storia del successivo periodo storico (l'Orda d'Oro e il suo Khan) contiene molti passaggi poco chiari. V. V. Grigoryev, famoso specialista di studi Mongoli che ha vissuto nel XIX secolo, ha scritto che "la storia dei Khan che avevano governato nell'Orda d'Oro dimostra una strana scarsità di nomi e eventi; nonostante abbiano distrutto i testi letterari più importanti. . . hanno anche cancellato quasi tutte le tracce dell’esistenza dell’Orda. Le città che un tempo fiorivano dominate dai Khan ora giacciono in rovina... per quanto riguarda la famosa Saray, che era stata la capitale nell’Orda - non conosciamo nemmeno le rovine a cui attribuire questo nome" ([202], pagina 3).

Grigoryev ci dice inoltre che "le nostre cronache avrebbero il diritto di contenere indicazioni concrete sull’epoca della fondazione di Saray, ma ancora frustrano le nostre speranze, perché, quando ci raccontano dei Principi e dei loro viaggi all’Orda, non specificano in alcun modo la posizione dell’Orda, semplicemente affermando che "Un tale Principe è andato nell’Orda", o "è tornato dall’Orda" ( 202], pagg. 30-31).

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3 Anni 10 Mesi fa #40979 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
comodo strumento per confrontare i personaggi delle varie epoche storiche ybogdanov.github.io/history-timeline/

Martin Luther portrait, side view, 1525, by Albrecht Altdorfer www.istockphoto.com/it/vettoriale/martin...1148237151-310032982
... "DML" ...
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3 Anni 10 Mesi fa #41010 da demartini315
Risposta da demartini315 al topic Nuova Cronologia

Nomit ha scritto: comodo strumento per confrontare i personaggi delle varie epoche storiche ybogdanov.github.io/history-timeline/

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Grazie Nomit mi serviva una robina agile e snella che va avanti per 375 pagine

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3 Anni 10 Mesi fa - 3 Anni 10 Mesi fa #41016 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko

Capitolo 3


10. GOG E MAGOG. PRINCIPE CAPO DI ROSH, MESHECH E TUBAL.

Russia-Orda e Russia di Mosca nelle pagine della Bibbia

Il libro di Ezechiele contiene un passaggio che è ancora considerato molto controverso. La traduzione sinodale della Chiesa ortodossa Russa è la seguente: «Figlio dell'uomo, volgiti verso Gog nel paese di Magòg, principe capo di Mesech e Tubal, e profetizza contro di lui. Annunzierai: Dice il Signore Dio: Eccomi contro di te Gog, principe capo di Mesech e Tubal,. . . quando Gog giungerà nel paese d'Israele (Ezechiele 38:2-3, 38:18 e segg.). Rosh è citato anche nel Libro della Genesi (46, 21), così anche l'Orda (come Ard - cfr Genesis 46, 21). Gog e Magog sono anche menzionati nel Libro della Rivelazione (20, 7).

Fig. 3.25. Una copia tradotta del frammento della Bibbia di Ostrog (Ezechiele 38:2-3) che fa riferimento al Principe Russo di M. I. Grinchouk (MSU) per una migliore leggibilità.

Secondo alcuni cronisti medievali, Gog e Magog erano i nomi dei Goti e dei Mongoli (gli Ungheresi del XIII secolo si erano convinti dell'identità Tartara di queste due nazioni Bibliche, qv in [517], pagina 174). N. M. Karamzin riferisce che alcuni storici hanno usato i nomi Gog e Magog per riferirsi ai Kazari ([362], Annotazione 90 al volume 1). Cosacchi, in altre parole, qv qui sotto.

D'altro canto, i Bizantini medievali erano certi che questo passaggio di Ezechiele si riferisse ai Russi, scrivendo "Principe di Ross" invece di "Rosh" - Leone Diacono, per esempio, descrivendo la campagna del Grande Principe Svyatoslav contro Bisanzio alla fine del presunto X secolo, scrive sui Russi quanto segue: "Molti possono testimoniare il fatto che queste persone sono coraggiose, militarmente potenti, e che attaccano tutte le tribù vicine; il divino Ezechiele li cita quando dice "Qui mando contro Gog e Magog, principe di Ross" ([465], pagina 79). Leone dice "Ross" invece di "Rosh". Lo stesso testo nella celebre Bibbia di Ostrog (qv nei Figg. 3.24 e 3.25) contiene nientemeno la formula "Principe dei Rossi"!

La nostra ricostruzione offre una spiegazione molto semplice.

1) La parola "Rosh" o "Ros" (anche "Rash" e "Ras") è utilizzata per riferirsi alla Russia.

2) I nomi Gog e Magog (così come Mgog, Goog e Mgoog) si applicano alle stesse nazioni dei Russi e dei Tartari che avevano fondato l'impero di Magog (il Grande Impero).

3) Il nome Meshech (MHCH o MSKH) significa Mosokh - personalità leggendaria; secondo molti autori medievali, la città di Mosca ha ricevuto il suo nome proprio dopo questo Mosokh.

4) La parola Tubal (TBL o TVL) è un riferimento alla regione Tobol nella Siberia occidentale, che rimane un importante centro di cultura Cosacco. Lo si incontra anche nella versione autorizzata: "Gog, la terra di Magog, il principe di Meshech e Tubal (Ezechiele 38:2), e anche "O Gog, principe di Meshech e Tubal (Ezechiele 38:3). Gog si chiama "Principe Capo" di Meshech e Tubal, o Tobol - il titolo è identico a quello del Grande Principe!

Non si può non notare la circostanza seguente. Come si vede, il nome di Rosh è assente dalla versione autorizzata della Bibbia pubblicata dalla British and Foreign Bible Society (cfr. traduzione sinodale Russa).

Qual è il problema? Sembra che il traduttore politicamente corretto della Bibbia si sia sentito a disagio per la presenza di questa parola pericolosa nel contesto Biblico. Avendo compreso il suo significato, il nostro interprete ha deciso di lasciar fuori i "Russi" dal testo canonico della Bibbia in modo da evitare che i pii Bretannici del XIX secolo ponessero domande indesiderate sulle attività dei Russi molto tempo prima di Cristo.

Ricordiamo che, nonostante la lodevole vigilanza sul nome di Rosh, il traduttore ha lasciato l’altrettanto pericolosa parola Tubal nel testo, cosa che non sorprende affatto - i traduttori del XIX secolo non sapevano nulla della Siberia Russa. Diversamente, questo nome non avrebbe mai superato la loro censura.

È tuttavia possibile che il T-Bal biblico faccia riferimento a T-BAL, o T utilizzato come articolo definito prima del termine Bal, o "bianco" (Babilonia) - forse un riferimento alla Russia Bianca, o a Bielorussia; il nome Baltic deve avere la stessa radice.

Il passo tratto dal libro di Diacono che abbiamo citato in precedenza (dove usa il termine "Ross" invece di "Rosh" fa infuriare i commentatori moderni; scrivono quanto segue: "la parola Rosh è inserita nel testo a causa dell'errore contenuto nella traduzione Greca; tuttavia, i Bizantini l'hanno sempre interpretato come il nome di una nazione, e l'avevano usato per riferirsi a un certo numero di popoli barbarici del quinto secolo e seguenti... quando i Ross hanno fatto la loro comparsa nella storia nel IX secolo, la mentalità escatologica dei Bizantini li ha immediatamente collegati al Biblico "Rosh"... La prima volta che vediamo il testo di Ezechiele applicato ai Russi è nell’agiografia di Vassily Novy: "Verrà una nazione barbara, con il nome di Ros, Og e Mog" (Il Nuovo Basilio, pagg. 88-89) ... Anche il testo Biblico viene in questo caso distorto, così come nell'opera di Leone Diacono. . . così è stata coniata la parola Russia (Rossiya). Per quanto riguarda Gog e Magog, sono stati chiamati nazioni nel Libro delle Rivelazioni (20:7-8). Da Eusebio sono associati a tribù ostili. L'opinione più diffusa li aveva identificati come Sciti, che davano più validità al parallelo scolastico con la Russia" ( [465], pagine 21 1-212).

Il passaggio della Bibbia Slava di Ostrog citato in precedenza, dove questo riferimento è più che esplicito ("Principe dei Rossi", o Principe Russo) non è mai menzionato dagli storici - è molto improbabile che non abbiano nulla da dire al riguardo.

Il nome Magog è stato usato anche nella forma Mog, o Mogol, che è anche il nome usato dai primi adepti della scienza storica per i Mongoli. Questa è un'altra indicazione che il termine veniva usato per lo Stato Russo (Ross), conosciuto anche come l'Impero dei Mongoli e dei Tartari e Megalion (Il Grande). Cfr. le parole Russe mog, moshch ecc. ("potenza" e suoi derivati), come sopra indicato.

evidentemente, la famosa Assiria (descritta anche nella Bibbia), o Siria (Ashur), è identificata anche come Russia (Orda) in diverse cronache. Le letture non vocalizzate (Aramaiche o Arabe) trasformano la Siria in Ross, e Assiria (o Ashur) in Russia.

L'identificazione Russa dell'Assira biblica era stata ricordata anche nel XVIII secolo, durante le guerre tra Svezia e Russia. Peter Englund, uno storico Svedese moderno che aveva studiato gli antichi documenti Svedesi del XVIII secolo e li ha utilizzati come base per il suo libro “Poltava. Come è morto un esercito” ([987:1]), riporta quanto segue: I preti come Westerman erano stati costretti a proclamare da ogni pulpito e in ogni campo di battaglia che gli Svedesi erano la nazione scelta e lo strumento del Signore che li sosteneva. Non si trattava di una semplice manovra tesa a impressionare la gente; lo stesso Re era certo che questa fosse la verità. Allo stesso modo dei figli di Israele, i guerrieri Svedesi erano stati mandati sulla terra per punire gli eretici e i peccatori.. Bizzarri trucchi con le parole sono stati citati come prova; uno dei sacerdoti si è rivolto a uno squadrone dicendo che gli Svedesi erano gli Israeliti del loro tempo, dal momento che se si leggesse al contrario Assur (Assiria, o il nemico di Israele), si otterrebbe.. Russa!" ([987:1]), pagine 19-20.

Gli storici moderni commentano questa antica testimonianza in modo ironico, qv nell'articolo di Azarov intitolato "La battaglia di Poltava agli occhi degli Svedesi", Literaturnaya Rossiya, 11.07.1997, n. 28 (1796), pag. 14. Al giorno d'oggi i commentatori trattano queste notizie come aneddoti che ci raccontano dell'orrenda ignoranza scolastica degli Svedesi, con un uso gratuito di punti di sospensione e punti esclamativi.

Peter Englund ci assicura che i riferimenti Assiri sono il risultato dei "giochi di parole" del sacerdote - tuttavia, è possibile che le truppe Svedesi abbiano resuscitato un vecchio slogan della Riforma del XVI secolo, che si rifà alla frase "Distruggiamo gli Assiri!", perché il ricordo dell'Assiria Biblica come Russia doveva essere ancora fresco nell'Europa Occidentale. Riteniamo improbabile che i sacerdoti Svedesi impartissero lezioni linguistiche ai soldati che stavano per combattere e forse morire. È stato più tardi che gli storici del XVIII-XIX secolo hanno iniziato ad attribuire le proprie teorie linguistiche ai personaggi del XVIII secolo per giustificare la cronologia Scaligeriana appena falsificata.

A proposito, la parola finlandese suuri significa anche "grande" - è quindi possibile che il Grande Impero avesse avuto diversi nomi "esterni": Il Grande = Megalion = Mongolia, così come Suuri = Assur = Assiria.

Torniamo a quello che dicevamo all'inizio di questa sezione e chiediamoci la data in cui il libro Biblico di Ezechiele è stato creato - potrebbe essere stata un'epoca precedente alla nuova era di un paio di secoli, come la storia Scaligeriana cerca di convincerci? Come si è già capito, le parole di Leone Diacono implicano che non avrebbe potuto essere stato scritto prima dell'XI secolo della nuova era. Altrimenti bisognerebbe ammettere che la questione dell'invasione Russa dal Nord fosse discussa con grande interesse diversi secoli prima di Cristo.

11. La vera posizione della Grande Novgorod

11.1. Cosa sappiamo della città di Novgorod (La Grande)

La Grande Novgorod ha svolto un ruolo importante nella storia della Russia di Kiev, come della Russia nel periodo Vladimir Suzdal. Molti rinomati Gran Principi sono nati a Novgorod. Per motivi di convenienza, per il momento utilizzeremo la formula "Novgorod storica" o "Novgorod delle cronache" per evitare per il momento una localizzazione geografica esplicita; il fatto è che la città identificata come sua discendente oggi, Novgorod sul Volkhov, è molto improbabile che abbia nulla a che fare con il suo storico nome. La chiameremo quindi "Novgorod-sul-Volkhov", o "Novgorod moderna", qui di seguito tratteremo delle sue origini.

Fig. 3.26-3.27. La nostra ricostruzione della geografia della Russia nel Medioevo. La Grande Novgorod come descritta nelle cronache identificata come la Russia di Vladimir e Suzdal col suo centro a Yaroslavl sul Volga. Era nota come "Corte di Yaroslav" di Novgorod the Great. Le frecce indicano i trasferimenti della capitale Russa nel XVI secolo.

Ryurik, il primo Gran Principe della Russia, è presumibilmente originario di Novgorod. Pertanto, la dinastia dominante proviene da Novgorod; personaggi come Vladimir il Santo, Yaroslav il Grande, Yaroslav Vsevolodovich, Alessandro Nevskiy, ecc. hanno tutti preso il titolo di "Gran Principe di Novgorod", mentre i Principi di Mosca hanno conservato il titolo di "Gran Principe di Novgorod e Vladimir" fino al secolo XVI. L'arcivescovo della Novgorod storica occupava una posizione particolare nella gerarchia ecclesiastica Russa - era l'unico ad indossare una cappa bianca (ancora indossata dai patriarchi Russi) fino alla metà del secolo XVI; a partire dal XVII secolo, tuttavia, non c’è alcun arcivescovo a Novgorod-sul-Volkhov.

La storica, o Novgorod delle cronache, occupa la posizione della vecchia capitale Russa nella storia Russa del XVII secolo. In primo luogo, era nota come centro commerciale e un importante porto fluviale. La Russia commerciava con con l'Europa attraverso La Grande Novgorod, che si trovava all'incrocio di importanti rotte commerciali. Tuttavia, gli scavi in atto da molti anni nella moderna Novgorod dimostrano chiaramente che Novgorod-sul-Volkhov non è mai stata un importante centro commerciale. Ci si chiede quale potesse essere la natura delle rotte commerciali che si sono intersecate qui. Sarebbe difficile trovare un'altra città la cui ubicazione sia altrettanto scomoda per il commercio; essa è lontana da ogni via commerciale medievale nota e la sua posizione geografica era senza speranza dal punto di vista commerciale.

La veče di Novgorod, o l'assemblea, è piuttosto famosa nella storia. Si riuniva nella cosiddetta Corte di Yaroslav a Novgorod. Le cronache di Novgorod ci raccontano di persone di Novgorod che prendono decisioni "riunendo una veče presso presso la Corte di Yaroslav" ([8], volume 1; anche [759], pag. 59). Nel secolo XVI Ivan il Terribile era rimasto alla Corte di Yaroslav durante la sua visita a Novgorod ([775], pag. 474). Gli storici ritengono che Ivan abbia anche pensato di trasferire la capitale a Novgorod. Stranamente, gli storici moderni non sono ancora riusciti a trovare nemmeno una traccia di questo famoso luogo nella moderna Novgorod. Grandi Principi avevano visitato Novgorod costantemente, nella Russia di Kiev e in quella di Vladimir-Suzdal. È noto che la città era collegata a Mosca da "La Grande Strada" ([776], pag. 13). Proviamo a considerare la possibile ubicazione di questa strada, supponendo che la Novgorod delle cronache sia la città sul fiume Volkhov. È ancora circondata da paludi e da un terreno impraticabile, qv nelle mappe della Russia Europea presentate nelle Figg. 3.26 e 3.27.

Nel 1259, per esempio, i fratelli Vasilkovich celebrarono l'arrivo di Alessandro Nevskiy a Rostov in viaggio da Novgorod a Vladimir (CCRC, volume 1, pagine 203 e 226); anche volume 15, pagina 401). "In strada" significa che Rostov si trova tra Novgorod e Vladimir. Niente di strano, parrebbe, a dispetto del fatto che Alessandro abbia dovuto fare una deviazione, piuttosto notevole, a giudicare dalla carta.

Tuttavia, apprendiamo anche che il Grande Principe Vassily Vassilyevich era stato sconfitto dal Principe Youri sotto Rostov nel 1434, fuggendo poi nella Grande Novgorod, e continuando la fuga verso Kostroma e Nizhniy Novgorod (Bassa Novgorod) - vedi [36], pagina 85. Poco dopo (lo stesso anno), il principe Vassily Yourievich "Kossoi" ("Lo Strabico") aveva "viaggiato [da Mosca – Aut.] verso La Grande Novgorod, e quindi per Kostroma, iniziando a radunare le sue truppe" ([36], pagina 85).

Scopriamo quindi che La Grande Novgorod si trovava tra Mosca e Kostroma, e anche tra Kostroma e Rostov. Un’ occhiata alla mappa ci dice che chiunque decidesse di andare da Mosca a Kostroma attraverso la moderna Novgorod sarebbe oggi considerato a dir poco eccentrico. Gli storici stanno cercando di convincerci che il principe Vassily Vassilyevich, sconfitto nei pressi di Rostov, avesse coperto 500 chilometri di paludi da Rostov a Novgorod, e poi fossse tornato indietro, sempre attraverso le paludi, per raggiungere al più presto Kostroma.

Può darsi che abbia visitato Novgorod per circostanze particolari - ma come possiamo spiegare che qualche mese dopo il suo nemico prende la stessa assurda strada per andare da Mosca a Kostroma il più presto possibile? Anche oggi, la distanza tra Mosca e Novgorod-sul-Volkhov sarebbe impossibile da coprire senza la ferrovia e l'autostrada che li collega. C'è una strada di 120 chilometri tra Rostov e Kostroma, abbastanza consistente anche nel Medioevo. Un'altra via medievale famosa collega Mosca e Kostroma; la sua lunghezza è pari a circa 270 km. Lungo il tragitto ci sono diverse città conosciute: Sergiev Posad, Pereyaslavl Zalesskiy, Rostov e Yaroslavl. La distanza tra Mosca e Novgorod-sul-Volkhov è pari a circa 500 chilometri, la maggior parte del terreno è costituito da paludi. Nel Medioevo non esistevano strade moderne riempite di terra con una superficie dura; quindi, il principe che scappa fa una gigantesca deviazione attraverso le paludi settentrionali (mille chilometri, non meno), e poi fa la ste4ssa cosa tornando indietro, invece di usare una strada decente. Non sarebbe stato più facile raggiungere Kostroma direttamente da Mosca via Yaroslavl?

Tutto ciò rende ovviamente molto sospetto il fatto che sia corretto identificare la storica Grande Novgorod come la moderna città sul fiume Volkhov, che chiaramente non soddisfa le condizioni specificate nelle antiche cronache.

11.2. La nostra ipotesi su Yaroslavl come la storica Grande Novgorod

11.2.1. Perché l'identificazione tradizionale della vecchia capitale Russa (La Grande Novgorod) come la moderna città di Novgorod sul Volkhov è considerata dubbia

Una volta identificata la città storica Grande Novgorod come Yaroslavl e non Novgorod-sul-Volkhov, elimineremo una delle più grandi contraddizioni della storia Russa. Si presume che i Grandi Principi di Kiev, Vladimir e Mosca si siano recati costantemente a Novgorod e che il Grande Principato di Kiev e poi Mosca sia stato costantemente in contatto con Novgorod.

Si presume così l'esistenza di strade e antiche città tra Mosca e la Novgorod delle cronache.

Tuttavia, non è così; Novgorod-sul-Volkhov è una città completamente isolata. Non esistono vecchi centri storici né nella direzione di Mosca (distante circa 500 km) né di Kiev (distante più di 1000 km). C'è un gran numero di antichi monasteri a Novgorod-sul-Volkhov, il che non sorprende affatto - i monasteri sono stati spesso costruiti in luoghi remoti e desolati, e la città moderna di Novgorod era esattamente questo nei giorni andati, un luogo remoto e desolato. Le città Russe storicamente più vicine (tranne Pskov) sono Vologda, Yaroslavl e Tver; tuttavia, sono tutti distanti almeno 500 chilometri.

Gli storici considerano Novgorod uno dei più importanti centri commerciali del Medioevo attivo prima della fondazione di San Pietroburgo, ma non ci dicono nulla del porto marittimo che utilizzava per commerciare con l'Europa. Yaroslavl, per esempio, era situata al crocevia della Dvina settentrionale e della Volga, entrambe vie navigabili, e commerciava con l'Europa attraverso Archangelsk e Kholmogory, mentre Pskov aveva scambi via Ivangorod e Narva. E la Novgorod moderna sul fiume Volkhov?

11.2.2. Yaroslavl come antico centro commerciale.

La fiera di Molozhskaya

Yaroslavl è il più grande centro commerciale del Volga. "La posizione di Yaroslavl, collocata tra Mosca e il Mar Bianco, e proprio accanto alla rotta del Volga. Nella seconda parte del XVI secolo, c'era stata una residenza di delegati Inglesi per il commercio in città, e molti beni esteri venivano comprati e venduti... Yaroslavl svolgeva un ruolo importante nel commercio estero Russo, e i suoi grandi magazzini avevano reso la città un centro commerciale di importanza capitale. . . All'inizio del XVIII secolo la rotta commerciale primaria fu spostata a San Pietroburgo da Archangelsk, e Yaroslavl ha cessato di rivestire importanza in materia di commercio estero… tuttavia, essa è rimasta un importante centro commerciale nazionale" ([994], pagg. 16, 17 e 24). Un intero capitolo del libro ([94]) che tratta della storia di Yaroslavl nel XVII secolo è intitolato "Il terzo più importante centro commerciale del paese".

Secondo N. M. Karamzin, il periodo do vivace commercio con i Tedeschi era iniziato con Ivan Kalita. Gli storici ritengono che la figura chiave di questo commercio sia stata la città moderna nota come Novgorod, affermando che "Novgorod era stata alleata della Lega Anseatica e aveva inviato i prodotti Tedeschi a Mosca e in altre regioni del paese". Ci si chiede come e dove Novgorod abbia acquistato i prodotti Tedeschi prima di inviarli a Mosca. Evidentemente, Karamzin si riferisce al fatto che il mercato principale del paese si trovava nei pressi di Yaroslavl, sull’estuario del Mologa ([362], volume 4, pag. 149).

Il Diacono Timofei Kamenevich-Rvovskiy, storico del XVII secolo, scrive quanto segue nel suo saggio intitolato “Sulle antichità Russe”: "Nella foce del glorioso fiume Mologa ci sono state grandi fiere fin da tempi immemorabili, anche prima del grande e terribile re Vasiliyevich Tyomniy ["Il cieco"]

. . . Molti commercianti stranieri venivano a commerciare - da Germania, Polonia, Lituania, Grecia e Roma, come anche dalla Persia e altre terre, a quanto si dice -" ([362], volume 4, commento 323).

Si apprende anche che la quantità di navi raccolte nell'estuario del Mologa era così grande che le persone potevano attraversare l'estuario, e anche il fiume Volga stesso, addirittura, senza un ponte, spostandosi da una nave all'altra. Il mercato si trovava nel campo di Molozhskiy: "grande e bella, sette per sette verste (1 versta = 1066,52 metri). Il Tesoro del Gran Principe raccoglieva 180 e più pood d’argento [ 1 pood = 16,38 kg - Transl.] solo in tasse" ([362], Volume 4, pag. 323). Il famoso antico mercato Russo deve essere stato qui fino al secolo XVI, se la sua memoria era così fresca e vivida nel XVII secolo. Questa dev'essere stata la famosa "fiera di Novgorod", da cui i beni sarebbero arrivati in tutte le altre città Russe.

Il Diacono Timofei prosegue riportando la frammentazione dell'enorme mercato storico in diversi mercati più piccoli – vale a dire, la famosa Fiera di Yaroslav (Yaroslavskaya) ha dato vita alle successive più importanti fiere del secolo XVI, conosciute come Arkhangelskaya, Svinskaya, Zheltovodskaya (alias Makaryevskaya), nei pressi di Nizhniy Novgorod , da prendere debitamente in considerazione), Yekhonskaya, Tikhvinskaya di Novgorod (!), ecc.

Pertanto, la Fiera di Yaroslavl non è stata solo la prima e la più importante; può anche essere considerata la progenitrice di tutte le fiere e i mercati Russi, compresa la fiera di Tikhvinskaya nei pressi di Novgorod-sul-Volkhov - una mera scheggia della più antica e più grande fiera Russa di Yaroslavl.

11.2.3. Novgofod e Holmgrad
È risaputo che gli Scandinavi che avevano commerciato con la Novgorod delle cronache la chiamavano Holmgrad (qv in [758], per esempio). Questo nome si associa istantaneamente a Kholmogory, nei pressi di Archangelsk. Le vecchie fonti fanno riferimento specificamente a Kholmogory e non a Archangelsk come un vecchio porto sul Mar Bianco, il punto iniziale della famosa rotta commerciale della Dvina Settentrionale, che aveva mantenuto la sua importanza per il commercio fino alla fondazione di San Pietroburgo. Yaroslavl si trovava all'incrocio tra la Dvina Settentrionale e le rotte commerciali del Volga; pertanto, i commercianti che commerciavano attraverso il porto di Kholmogory provenivano da Yaroslavl, qv sopra nella sezione 11.2.2. Ricordate che la rotta commerciale nord della Dvina che conduceva dal Mar Bianco a Vladimir, Suzdal e Mosca passava attraverso Arkhangelsk (Kholmogory), poi Velikiy Oustyug e Vologda, avvicinandosi al Volga proprio accanto a Yaroslavl; la grande fiera era proprio qui, sull'estuario del Mologa. Pertanto, gli Scandinavi associavano i commercianti Russi al nome Kholmogory, che era il porto marittimo più vicino sulla strada per Yaroslavl. Per quanto riguarda Novgorod-sul-Volkhov, è fuori da tutte le possibili vie di scambio e nel Medioevo non avrebbe potuto commerciare con nessuno.

11.2.4. La corte di Yaroslav come corte di un Gran Principe

Non c’è bisogno di cercare troppo a lungo per trovare la corte di Yaroslav a Yaroslavl - è evidentemente il famoso Cremlino di Yaroslavl. A proposito, gli storici moderni sono dell'opinione che il termine "Cremlino", utilizzato da tutti, compresi gli abitanti di Yaroslavl, sia "sbagliato", e che si debba chiamarlo "monastero", dal momento che "nessun principe ne ha mai occupato i locali" - questo è ciò che insegnano nelle scuole di Yaroslavl di oggi. Dobbiamo notare che il Cremlino di Yaroslavl è fatto di pietra bianca, proprio come si suppone lo sia stato la sua controparte a Mosca. La parola "corte" veniva evidentemente utilizzata per riferirsi alla corte del principe, o Cremlino.

11.2.5. Come Nizhniy Novgorod ha ricevuto il suo nome
Una volta che restituiamo il vero nome di Grande Novgorod a Yaroslavl, capiamo immediatamente perché Nizhniy Novgorod si chiama "Nizhniy", o "Bassa" - si trova effettivamente più in basso rispetto al Volga che a Yaroslavl, qv sulla mappa.

11.2.6. La regione di Yaroslavl come dominio del Gran Principe
La consueta pratica dinastica medievale faceva sì che le vecchie capitali divenissero residenze dei secondi figli dei governanti. In effetti, Sigismund Herberstein scrisse nel XVI secolo che "la città e la fortezza di Yaroslavl sulle rive del Volga si trovano a 12 miglia da Rostov, proprio lungo la strada per Mosca. Come per Rostov. . . anche questo territorio era di proprietà ereditaria dei due figli (o fratelli) dei governanti" ([161], pag. 154). Questa è un'altra prova indiretta che Yaroslavl era la vecchia capitale dello Stato. In effetti, si sa che prima del secolo XVI, sotto Ivan Kalita e i suoi successori, l'intera regione di Yaroslavl, Rostov e Kostroma non era di proprietà ereditaria, ma piuttosto considerata dominio del Gran Principe, o area della capitale. Apparteneva al Gran Principe regnante. Quando N. M. Karamzin ci racconta del testamento di Ivan Kalita, fa notare che "non c’è una sola parola né su Vladimir, Kostroma, Pereyaslavl né su qualsiasi altra città che appartenesse a chiunque fosse stato chiamato Gran Principe" ([362], Volume 4, Capitolo 9, pagina 151). Le città nominate da Karamzin delineano la regione di Yaroslavl e Rostov. Ivan III aveva già menzionato Yaroslavl come suo dominio ([759], pag. 62). Poi questa regione è diventata dominio dei due figli del sovrano, poiché la capitale era stata trasferita a Mosca. Non dimenticate che, secondo la nostra ipotesi, Mosca è diventata capitale solo nel XVI secolo.

11.2.7. "Gospodin Velikiy Novgorod" ("Signore Grande Novgorod") come agglomerato di città nella regione di Yaroslavl
La nostra ipotesi è la seguente. Il termine "Signore Grande Novgorod", o "Gospodin Velikiy Novgorod" era utilizzato per riferirsi a un intero agglomerato urbano e non solo a Yaroslavl - la regione in questione era stata una grande preminenza fino al trasferimento della capitale a Mosca; quest 'ultimo è avvenuto, secondo la nostra ipotesi nel secolo XVI.

Il Grande Principato, o l'agglomerato di città che avevano costituito la capitale Russa tra Ivan Kalita (Caliph) e Ivan III, era costituito dalle seguenti città e dai loro dintorni: Yaroslavl, Rostov, Kostroma, Pereyaslavl, Mologa, Vladimir e Suzdal ([362], volume 4, capitolo 9, pagina 15; anche [362], volume 5, capitolo 1, pagina 21).

È noto che fonti Scandinave chiamavano La Grande Novgorod "terra delle città" ( [523], pag. 47), in altre parole la consideravano un agglomerato di città; per una discussione più approfondita sulla questione, consultare Chron5. Fonti Russe ci raccontano anche di “end” indipendenti di Novgorod, che talvolta si sono scontrate tra di loro. Tutti questi “end” erano indipendenti l'uno dall'altro, e ognuno aveva un leader e un sigillo proprio. L'intera regione di Novgorod era condivisa tra di loro; occorre inoltre notare che tutti i documenti ufficiali di Novgorod erano muniti di più sigilli, uno per ogni “end” - ce ne sono otto su uno dei più vecchi editti di Novgorod ([8], volume 1; anche [759], pag. 59). I rappresentanti degli “end” interessati si riunivano per discutere e risolvere questioni importanti; questi incontri erano conosciuti come veche, e ce n’erano almeno due – quello alla "Corte di Yaroslav" di cui sopra, qv, e quello della "Veche di Sophia". Si presume che il primo sia stato il più importante. A quanto pare, i rappresentanti di tutte le città che erano state parte del dominio del Gran Principe si riunivano a Yaroslavl ed emettevano editti dalla città "Signore Grande Novgorod".

La "Veche di Sophia" deve aver avuto luogo a Vologda, che si trova vicino a Yaroslavl. La gigantesca cattedrale di Sophia esiste ancora a Vologda ([85]). Essa è datata dal XVI secolo e deve essere la famosa cattedrale di Sofia della Grande Novgorod. E' molto probabile che sia stata ricostruita nel XVII secolo.

11.2.8. La famosa icona di Novgorod e l'icona di Yaroslavl
La famosa icona Russa chiamata "Il Segno Donato alla Nostra Signora di Novgorod" è di solito associata alla storica Grande Novgorod. È una rappresentazione molto caratteristica di Nostra Signora con le mani alzate, con un cerchio sul petto. Vediamo Gesù bambino nel cerchio; anche le sue mani sono alzate verso l'alto. La disposizione di entrambi i personaggi è diversa da tutte le altre icone. Si scopre che c'è un'altra versione di questa icona, a tutta lunghezza, l'Icona di Yaroslavl, conosciuta anche come "Nostra Signora della Grande Panhagia", qv nella fig. 3.28, [142], pag. 11 e anche [255]. Non c'è un nome sull'icona vera e propria: il nome deve essere un'invenzione successiva, perché le fonti ecclesiastiche non ci dicono nulla del genere. Questa deve essere una versione della stessa icona del "Segno", che era venerata in Russia - c'è stata anche una speciale festa ecclesiastica in suo onore. L'ovvia relazione tra le due icone ha portato all'introduzione di un nome diverso, altrimenti la cronaca di Novgorod sarebbe stata misteriosamente associata a Yaroslavl.

La famosa Scuola d’arte storica della Grande Novgorod è molto vicina a quella di Mosca, il che è perfettamente naturale e spiegabile con la vicinanza geografica delle due città. La Novgorod moderna sulla Volkhov è a una grande distanza da Mosca, ma piuttosto vicina a Pskov. Lo stile dell'iconografia prevalente a Pskov è notevolmente diverso dal precedente; non bisogna stupirsi del fatto che le antiche chiese di Novgorod-sul-Volkhov siano decorate in stile Pskov e non assomigliino a quelle della Grande Novgorod e Mosca. Novgorod-sul-Volkhov era una città satellite di Pskov; vediamo altre indicazioni che ci indicano che la storica Grande Novgorod non ha nulla in comune con la città moderna di Novgorod-sul-Volkhov; inoltre occorre tener conto della distanza tra le due.
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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

Capitolo 3


12. LA FALSIFICAZIONE DELLA STORIA E DELL'ARCHEOLOGIA DI NOVGOROD-SUL-VOLKHOV

12.1. La vera cronologia implicita nella "sezioni di livello" del manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov

Le informazioni raccolte nella presente sezione si basano sulle osservazioni relative alla dendrocronologia di Novgorod effettuate da Y. A. Yeliseyev.

Ci è stato detto che Novgorod-sul-Volkhov, che gli storici identificano come la Grande Novgorod descritta nelle cronache, possiede un unico mezzo di datazione assoluta – i diversi strati dei manto stradale di Novgorod presumibilmente antichi. Tutti gli oggetti che si trovano in questi strati sono fiduciosamente datati dagli storici e dagli archeologi moderni con un tasso di precisione di 10-15 anni ([993]); inoltre, le date in questione sono presentate come indipendenti dalla storia Russa consensuale secondo Scaligero e Miller. La dendrocronologia di Novgorod-sul-Volkhov è considerata la prova indipendente della versione Romanoviana della storia Russa. Nella fig. 3.29 presentiamo la fotografia di uno scavo con tutti i 28 strati di vecchio manto stradale visibili di Novgorod; sono in ottime condizioni. Pertanto, 28 è il numero massimo di strati di pavimentazione presenti nella città ([993], pagina 16). L’ accademico V. L. Yanin ci racconta che "nei 550 anni trascorsi della formazione di questo antico strato di resti. . . vediamo. . . 28 strati di pavimentazione - un gigantesco cumulo di pini in condizioni eccellenti" ([993], pag. 16). V. L. Yanin scrive inoltre che "i tronchi di [presumibilmente - Aut.] 800 anni... possono ancora essere utilizzati a fini di costruzione" ([993], pag. 15).

Fig. 3.28. L'icona di Yaroslavl conosciuta come "Nostra Signora di Yaroslavl, la Grande Panhagia" o "l’Horanta di Yaroslavl". Dalla Cattedrale di Spaso-Preobrazhenskiy del Monastero Spasskiy, negli anni 1320 ([142], pag. 11). La città di Yaroslavl. Tratto da [142], pagina 11.

Figura 3.29. Fotografia di uno scavo in cui si possono vedere tutti i 28 strati delle vecchie pavimentazioni stradali di "Novgorod" Volkhov. Tratto da [993], pagina 21.

Fig. 3.30. Documento #109 su corteccia di betulla di Novgorod-sul-Volkhov. Arbitrariamente risalente al presunto XII secolo; in realtà, i documenti risalgono al secolo XVI-XVII. Sottolineiamo l'utilizzo dei due punti nella punteggiatura. Tratto da [993], pagina 172.

Perché Yanin si riferisce a 550 anni prima? La questione è che gli intervalli di tempo tra gli strati di pavimentazione possono essere stimati confrontando la distribuzione annuale della larghezza dell'anello. Il concetto è sufficientemente semplice e chiaro. Non abbiamo controllato l'applicazione pratica di questo metodo - tuttavia, anche supponendo che questa stima sia corretta, ci si trova immediatamente di fronte al seguente problema.

Le strade di Novgorod-sul-Volkhov devono essere state pavimentate con legno fino al XX secolo con l'introduzione dell'asfalto; non si vede perché gli abitanti della città dovessero smettere di utilizzare questo sistema per trovarsi a sguazzare nel fango. I manto stradale di Novgorod è fatto di tipici tronchi che erano un elemento sine qua non della vita umana nelle zone paludose. Ciò ci offre un’ottima occasione per stimare la data delle fondazioni della moderna Novgorod. Una sottrazione di 550 anni da una data arbitraria del XX secolo come il 1940 ci lascerà approssimativamente al 1400.

Come può essere vero? Consideriamo la questione dal punto di vista di uno storico Scaligeriano, che insiste sulle fondazione della Novgorod delle cronache nel X secolo d.C., e sull'identificazione della città come la moderna Novgorod-sul-Volkhov (e non la Yaroslavl sul Volga che implica la nostra ricostruzione). L'implicazione è che la costruzione delle strade di tronchi dovrebbe coincidere da queste parti con la fondazione di un qualsiasi tipo di insediamento; anche gli storici sono d'accordo. La condizione ideale dello strato più basso fa sì che sia il primo; se ci fossero stati quelli precedenti e se si fossero decomposti completamente, lo strato più basso sarebbe stato semidecomposto. Non vediamo niente del genere. Pertanto, gli strati presenti ci dicono che il primo insediamento di queste paludi deve essere datato al XV secolo e non al X.

I "dendrocronologi" guidati dall’Accademico V. L. Yanin suggeriscono di spostare la cronologia di Novgorod indietro di 500 anni, e sostengono che tutti gli strati del manto stradale devono essere datati all'epoca del XV secolo ([993], pagina 16). Cito da V.L. Yanin:

Così, la formazione del più antico manto stradale avvenne tra la metà del X secolo e la fine del XV; il processo ha richiesto 28 strati di pavimentazione ed è durato più di 550 anni" ( [993], pag. 16). In altre parole, ci viene detto che lo strato più alto dei manto stradale di Novgorod risale al XV secolo. In questo caso, cosa è successo ai numerosi strati di tronchi asfaltati nei successivi 500 anni (il XV-XX secolo)? Si dice che questi siano "marciti e si siano completamente decomposti", il che appare estremamente bizzarro. Il manto stradale "antico" rimane intatto, mentre quello più recente (dal secolo XVI in poi) è scomparso senza lasciare traccia.

Yanin ci dice che "la materia organica rimane in ottime condizioni a causa dell'elevata umidità prevalente negli strati inferiori del terreno di Novgorod" ([993], pagina 16). In altre parole, le paludi preservano la materia organica dal degrado; questo è un fatto ampiamente noto. Dal momento che la città di "Novgorod" sul Volkhov è stata fondata tra le paludi, non ci sono stati problemi per quanto riguarda la conservazione del materiale organico - tuttavia, bisogna chiedersi per quali ragioni questo processo si sia tinterrotto nel XV secolo. Yanin scrive che "non c'è materia organica negli strati più recenti che abbia raggiunto i giorni nostri (la seconda metà del XV secolo e così via)" ([93], pagina 46). Quale cataclisma ha colpito la regione di Volkhov nel XVI secolo e perché la conservazione della materia organica si sia stata fermata? Gli "archeologi di Volkhov" non sanno darci risposte comprensibili. In altre parole, si vede che tutte le scoperte dell'area di Volkhov sono arbitrariamente datate all’epoca del XV secolo. Ciò ha portato a uno strano vuoto nell'"archeologia e cronologia della regione di Volkhov" – un vuoto di 400 anni, non meno. Questo vuoto ha cancellato ogni evento storico che si è svolto in questa regione tra il XV e il XX secolo.

Gli archeologi hanno evidentemente notato questa lacuna cronologica e si sono allarmati. Yanin cita un vuoto di 400 anni nella dendrocronologia della regione di Volkhov nella nuova edizione del suo libro ([993] ). Afferma che il gap è stato colmato, ma non si preoccupa di divulgare dettagli o spiegare come è stato fatto.

Ritorniamo alla questione di trovare una data assoluta per gli strati di pavimentazione della regione di Volkhov. Perché sono stati datati al X-XVsecolo? Il libro di Yanin contiene la seguente risposta: "Abbiamo per prima cosa. . . cercato di costruire una scala dendrocronologica relativa. . . e poi arrivare ai dati assoluti. Abbiamo studiato i tronchi delle fondazioni delle chiese di Novgorod; le date in cui sono state create ci sono note da cronache" ( [993] , pag. 20). Yanin ripete questa affermazione nella riedizione del suo libro del 1998.

Tutto diventa perfettamente chiaro - Yanin ci dice esplicitamente che l'intera dendrocronologia di Novgorod-sul-Volkhov si basa sulla cronologia Scaligeriano-Milleriana delle cronache Russe, che sono state usate come fonte per le date di costruzione di diverse chiese. I tronchi delle loro fondazioni sono stati perciò ipso facto "datati", e la datazione degli strati di pavimentazione è stata calcolata di conseguenza. Tuttavia, già sappiamo che le cronache in questione sono falsificazioni o edizioni del XVII-XVIII secolo, qv nel Chron4, capitolo 1. La datazione "dendrocronologica" indipendente degli oggetti scavi nella regione di Novgorod-sul-Volkhov è quindi fuori questione.

V. L. Yanin sembra esserne al corrente, visto che nell'edizione del 1965 del suo libro troviamo il seguente passaggio: "B. A. Kolchin sta raccogliendo campioni di tronchi risalenti al XVI, XVII e XVIII secolo per completare la scala e farla arrivare all’oggi, per poi tornare indietro per confrontare i dati per una certezza assoluta" ([993], pagine 20-21).

Sfortunatamente, l'edizione del 1998 non parla molto dei dettagli di questa "verifica" - sarebbe molto interessante scoprire come B. A. Kolchin è riuscito a colmare il divario di 400 anni nella dendrocronologia di "Novgorod".

L'importante circostanza che tutta la storia e la cronologia di Novgorod-sul-Volkhov si basino solo sulle cronache, o su fonti scritte, è riconosciuta dagli stessi storici. M. Karger, storico, ci dice "Questi rapporti. . . sono restati l’unica fonte per la ricostruzione dell’antica storia della città fino a poco tempo fa" ([365], pagina 8).

La nostra ricostruzione della vera cronologia di Novgorod-sul-Volkhov è la seguente. Un qualche tipo di insediamento fu stabilito qui nel XV secolo, forse più tardi. Nel XVII secolo, durante la guerra con la Svezia, qui si è dovuto costruire una piccola fortezza. A causa del carattere paludoso del terreno, le strade hanno richiesto una pavimentazione; questi manti stradali di legno sono affondati e sono stati necessari nuovi strati di tavole. Questa attività deve essere proseguita fino al XX secolo, poiché non si vede altro motivo per la sua interruzione se non l'avvento dell'asfalto; gli ultimi strati di pavimentazione devono pertanto risalire allo XIX o addirittura al XX secolo ([365], pagina 8). Non dimenticate che gli "scavi di Novgorod" sono iniziati solo nel XX secolo ([365] , pag. 8). Ci si potrebbe chiedere per quale motivo gli archeologi del XIX secolo non abbiano avuto la brillante idea di scavare il famoso "antico manto stradale della GrandeNovgorod"; è possibile che questo manto stradale fosse ancora stati utilizzato attivamente nel XIX secolo? Lo strato superiore della pavimentazione del XV secolo era ancora palesemente visibile a tutti nel XIX secolo e considerato recente; datarlo al XV secolo sarebbe stato quindi impossibile.

Gli scavi dei famosi manti stradali sono iniziati solo nel 1951, nei luoghi delle costruzioni distrutte nella guerra del 1941-1945. Yanin riporta quanto segue:

"Nel 1951, quando gli archeologi stavano stimando le coordinate dei futuri scavi, il territorio era una terra desolata ricoperta di bardana e cespugli di sambuco... pezzi di armamenti di calcestruzzo arrugginito si vedevano attraverso le erbacce, tra i detriti di mattoni e malta - i nazisti avevano lasciato 1/250esimo di una città fiorente nel morto territorio. Era il settimo anno dopo la guerra; Novgorod stava lentamente recuperando, sorgendo dalle rovine carbonizzate e ricostruendosi da sola" ([993], pagina 10).

L’accademico V. L. Yanin prosegue dicendo che il "manto stradale" di Novgorod-sul-Volkhov è aumentato di due metri dalla fine del XV secolo ([93], pagina 16). In altre parole, il manto stradale composto da tronchi di legno si trovava alla profondità di circa due metri - questa avrebbe ben potuto essere la pavimentazione del XX secolo prima della guerra, precedenti di una decade gli scavi.

I nostri oppositori possono ricordarci che tra i tronchi di pavimentazione sono stati trovati alcuni documenti "antichi" scritti su corteccia di betulla; si suppone che questi dati risalgano al secolo XI-XV. L'idea che la corteccia di betulla possa essere stata usata per scrivere nel XIX secolo è considerata assurda. Di seguito indicheremo il contenuto dei registri delle cortecce di betulla del "XV secolo"; come vedremo, non contengono nulla che non possa essere stato scritto nel XIX secolo. Per quanto riguarda l'uso recente della corteccia di betulla per scrivere, citiamo da V. L. Yanin stesso: "Molti documenti sulla corteccia di betulla sono sopravvissuti e sono conservati nei musei e negli archivi di oggi - tra cui cronache tarde risalenti al XVII secolo XIX, e interi libri.. nel 1715, i Siberiani usavano un libro fatto di corteccia di betulla per tenere i registri fiscali... L'etnografo S. V. Maksimov, che aveva visto un libro di corteccia di betulla in un insediamento di vecchi credenti sul fiume Mezen, aveva persino espresso il suo fascino per questo materiale scritto, così insolito per noi... è inoltre noto che anche gli Svedesi utilizzavano la corteccia di betulla per scrivere nel XVII-XVIII secolo ([993], pag. 27).

Inoltre: "l'etnografo A. A. Dounin-Gorchavich, che aveva visto i khanty [un'etnia indigena della Russia settentrionale] preparare la corteccia per la scrittura all'inizio di questo secolo [il XX - agosto] riferisce che il materiale viene bollito in acqua per renderlo adatto alla scrittura" ([993], pagina 29).

Uno dei nostri lettori, un ingegnere geologo della regione Komi della Russia (Oukhta) di nome Vitaliy Vassilyevich Kozlov, ci ha inviato informazioni su un libro sulla storia dell'editoria durante la Seconda Guerra Mondiale. La sezione sulle pubblicazioni della guerriglia (giornali, volantini, opuscoli, ecc.) ci racconta dell'uso della corteccia di betulla per la stampa, in particolare da parte dei guerriglieri del Nord-Ovest, dove si trova Novgorod-sul-Volkhov. La corteccia di betulla è stata quindi usata come materiale per la scrittura fino alla metà del XX secolo.

Pertanto, il fatto che siano stati trovati documenti su corteccia di betulla negli strati superiori dei manto stradale di Novgorod non implica necessariamente che questi strati abbiano un’età notevole. Potrebbero risalire allo XIX e anche al XX secolo.

Ci si potrebbe chiedere quali siano le ragioni per usare la corteccia di betulla come materiale di scrittura nel XIX secolo, dopo l'invenzione della carta. Il fatto è che la carta era rimasta molto costosa fino al XX secolo - mentre la corteccia era molto meno costosa, soprattutto nel Nord. Il materiale scritto in questione non era composto da semplici pezzi di corteccia staccati da un albero:

"La corteccia di betulla doveva essere bollita in acqua per renderla più elastica e adatta alla scrittura; I livelli grossolani sarebbero poi stati rimossi. . . Le cortecce di betulla erano generalmente tagliate di forma rettangolare" ( [993], pag. 33). La corteccia di betulla, quindi, potrebbe aver gareggiato con la carta fino al XIX secolo, dato il suo basso costo.

V. L. Yanin ci dice che "tutti i libri e i documenti fatti di corteccia di betulla noti agli scienziati prima del 26 luglio 1951 sono stati scritti con l’inchiostro, senza eccezioni" ( [993], pag. 30). Tuttavia, i famosi documenti su corteccia di betulla di Novgorod-sul-Volkhov vengono graffiati su pezzi di corteccia, senza tracce di inchiostro da nessuna parte. Perche' avrebbero dovuto averne? Il terreno paludoso doveva essere così umido che l'inchiostro sarebbe stato lavato via; gli unici pezzi di corteccia di betulla con sopra del testo sono quelli dove le lettere sono state graffiate. Un tipico documento trovato a Novgorod-sul-Volkhov è riportato nella fig. 3.30.

Torniamo al contenuto degli "antichi" documenti trovati a Novgorod sul-Volkhov. Quasi tutti i documenti citati nel libro di Yanin dal titolo "Ti ho spedito una lettera di corteccia di betulla” sono di natura quotidiana; il loro testo non contiene segni della loro "grande antichità", anche se gli storici moderni cercano di trovarla nel testo dei documenti. Eppure questi "segni" possono ben essere quelli del XIX secolo - come nel caso del Documento n. 288, ad esempio, datato al presunto XIV secolo (la vera datazione è di 400 anni più recente, come stiamo iniziando a capire, e riguarda l'epoca del XVIII-XIX secolo).

Nel documento si legge: "khamu, tre cubetti. . . uno zolotnik [1/96 di una sterlina - Trad.] di filo di seta verde, un altro di seta dorata, e un altro di colore giallo e verde. . . uno zolotnik di candeggina per uno sbiancamento, del sapone Bulgaro per lo stesso sbiancamento e per un altro sbiancamento. . . " ( [993] , pagg. 45-46). Yanin commenta il testo nel modo seguente: "sebbene questa epistola non abbia né un inizio né una fine, si può essere certi che sia stata scritta da qialche ricamatrice. Il tessuto (kham in Russo antico) doveva essere sbiancato con candeggina e sapone" ([993], pag. 46). Ci è stato detto che questo passaggio dimostra innegabilmente la "grande antichità" del documento sulla corteccia di betulla, perché la parola khamovnik significava "tessitore" o "ricamatore" in Russo antico ([223], [224] e [225]). Tuttavia, dato che il documento in questione riguarda il ricamo con la seta, non avrebbe più senso supporre che "khamu" sia in realtà parte della parola "barkhatu" (il caso genitivo di "barkhat la parola Russa "velluto"), con la lettera T scritta nel modo particolare per la Russia, con tre "gambi" in basso - Si può facilmente confondere per la lettera M. La seta veniva più spesso utilizzata per il ricamo del velluto, dopotutto; in generale, tutti gli oggetti menzionati nel testo - velluto, sapone, candeggina e seta colorata, erano comuni nel XIX secolo.

Lo stesso vale per tutti gli altri documenti di Novgorod-sulVolkhov.

Riassumiamo. L'intera situazione sembra davvero strana - appena 50 o 100 anni dopo che i manti stradali in legno cessano di essere utilizzati, storici e archeologi li riscoprono e annunciano che i tronchi sono databili a tempi immemorabili. Ciò è direttamente riconducibile al fatto che la scienza storica manca ancora dei mezzi per un'datazione oggettiva; La cronologia consensuale è quindi un caos totale di dati soggettivi. Ne siamo stati testimoni molte volte; gli scavi a Novgorod-sul-Volkhov sono solo un altro esempio.

12.2. Novgorod-sul-Volkhov era anche noto come "okolotok" (parola Russa utilizzata per un accordo parrocchiale)
Ricordiamo al lettore che, secondo le nostre ricerche, la Grande Novgorod, come descritta nelle cronache, non ha nulla in comune con la città delle paludi della regione di Volkhov, conosciuta con lo stesso nome oggigiorno (a quanto pare, questo orgoglioso nome è stato associato solo alla città in questione nel XVII secolo. È molto probabile che le cronache Russe abbiano usato il nome "Grande Novgorod" per riferirsi all'agglomerato di città situate all’incrocio di Volga e Oka e non solo per una città - in altre parole, l'intera terra nota come "Russia di Vladimir e Suzdal" di oggi. Il centro amministrativo dell'agglomerato, secondo la nostra ricostruzione si trovava nella città di Yaroslavl sul Volga (la famosa "Corte di Yaroslav).

Così, ci si potrebbe chiedere quale fosse il vecchio nome della Novgorod moderna sulla Volkhov - usato prima del XVII secolo, quando questa città venne rinominata "Grande Novgorod". Poichè ciò è avvenuto appena 300 anni fa, abbiamo qualche speranza di ricostruire il vero vecchio nome della città sulla Volkhov con l'aiuto di fonti storiche.

Questa speranza non è vana - è molto facile scoprire il vero nome di "Novgorod" sul Volkhov. Apprendiamo quanto segue dal manuale intitolato La Cittadella di Novgorod ([731]): "Tutto ciò che si trovava al di fuori dell'insediamento iniziale di Novgorod era noto come okolotok. Anche nel XIV-XVI secolo questo nome veniva usato per riferirsi all’intero territorio della cittadella, a parte la Corte del Sovrano. Okolotok era venuto a sostituire il nome originale di Novgorod" ([731], pagina 9).

Con l’espressione “insediamento iniziale” gli autori del libro intendono la cittadella, piuttosto piccola, nel centro della città: "Novgorod (o la sua cittadella, le due cose in realtà sono la stessa) era stato il centro “veche” dell'intera città costruita sul fiume Volkhov. . . la piccola corte principesca copriva inizialmente l'intera città" ([731], pag. 9).

I dettagli dell’ "eroica" storia di Novgorod-sul-Volkhov sono quindi estremamente interessanti: ci è stato detto che il nome di Novgorod veniva usato solo per riferirsi alla piccola cittadella nel centro della città, mentre il resto, a quanto pare, aveva un nome diverso nella "profonda antichità". Nel XVI secolo anche il Cremlino non era conosciuto come Novgorod, ma piuttosto come "okolotok", qv sopra. Esiste la possibilità che la corte del sovrano fosse comunque nota come Novgorod. Gli storici sono pertanto del parere che gli abitanti della città sul fiume Volkhov ricordassero ancora dalle cronache il nome di "Novgorod", e lo utilizzassero unicamente per la corte della città; si ammette anche che la parola "okolotok" veniva usata per il resto della moderna "Novgorod". Ci si potrebbe chiedere perché il nome di "Grande Novgorod" avrebbe dovuto essere dimenticato dagli abitanti della città - un piccolo insediamento militare o monastico sul fiume Volkhov avrebbe ben potuto essere conosciuto un tempo come "Novgorod", dopo tutto, il nome si traduce come "Nuova Città", e l'insediamento era stato appena costruito nel XV secolo. Tuttavia, ci viene detto che non è mai stata conosciuta come "Grande".

Siamo del parere che quanto sopra implichi la mancata esistenza di un nome adeguato per la piccola città sul fiume Volkhov nel secolo XVI, o l'epoca pre-romanoviana - il nome "okolotok" è di natura molto generale e descrittiva. Era ancora in uso relativamente di recente per riferirsi a un gruppo di villaggi, un sobborgo o un insediamento parrocchiale ([224], volume 2, pagina 1717). Il grado di polizia dell'"okolotochniy nadziratel", o "ufficiale responsabile di un okolotok", è esistito in Russia fino al XX secolo (ibid).

La città di Novgorod, sul fiume Volkhov, è stata quindi un recente insediamento di minore importanza nel XVI - XVII secolo, senza nemmeno un nome. Può esserci stato un remoto monastero o un piccolo forte; l'insediamento apparso nei dintorni era noto come "okolotok". Questa parola è probabilmente derivata dalla parola Russa "okolo", che significa "vicino" – "le vicinanze", cioè della cittadella militare, per esempio. Più tardi, nel XVII secolo, quando tutta la storia Russa venne distorta per servire gli interessi della dinastia Romanov, i falsificatori ebbero bisogno di una città Russa che avrebbe svolto la parte della Grande Novgorod come descritto nelle cronache al posto dell'originale Novgorod, o di Yaroslavl. Gli eventi relativi alle cronache sono stati così trasferiti sulle rive paludose del fiume Volkhov nelle fonti cartacee. Le nuove mappe, così come quelle "antiche" prodotte in serie nel XVIII-XIX secolo, hanno adottato la formula "Grande Novgorod".

Gli abitanti locali hanno adottato il nuovo nome senza molti problemi; bisogna pensare che la loro prima conoscenza della presunta grande storia del "Grande Novgorod" sul fiume Volkhov sia avvenuta circa 100-200 anni dopo, quando hanno letto la “Storia” di N. M. Karamzin, dove la localizzazione sul Volkhov della Grande Novgorod è già sufficientemente esplicita. Va detto che Novgorod-sul-Volkhov è diventato ufficialmente la Grande Novgorod alla fine degli anni '90.

Questo spiega la condizione di Novgorod sul-Volkhov nel XVII secolo, abbastanza povera da far raccontare allo storico M. Karger del "destino storico della città che si è trasformata in una remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. . ." ([365], pag. 5). Tutto è perfettamente chiaro: il nuovo insediamento cominciava a insediarsi solo nel XVII secolo; qui c'era una palizzata per la difesa militare. Apprendiamo che "il governo Moscovita cercava di mantenere la capacità difensiva della palizzata di Novgorod" ([365], pagg. 12-13).

12.3. Attrazioni turistiche presentate come la famosa "Corte del Sovrano", dove era insediato l'arcivescovo della Grande Novgorod
La cronaca della Grande Novgorod ci racconta spesso della famosa "Corte del Sovrano", o della residenza dell'arcivescovo di Novgorod. L'arcivescovo era conosciuto come il sovrano di Novgorod e, secondo le cronache, governava su tutta la città. La sua influenza era immensa - non solo a Novgorod, ma in generale anche in Russia, e così la sua ricchezza. C'è rimasto qualcosa della sua corte, che doveva annegare nel lusso e nell'opulenza? Le cronache ci dicono che il territorio della "Corte del Sovrano" ospitava il palazzo dell’arcivescovo e diversi altri edifici. Ne vediamo una traccia da qualche parte nella Novgorod moderna?

La guida di L. A. Rozhdestvenskaya dal titolo La Cittadella di Novgorod ([731]) è abbastanza sicura di sé quando ripete che secondo le cronache: "l’arcivescovo, conosciuto anche come il sovrano, era l’unico signore e padrone della cittadella e della corte, che costituiva il centro di Novgorod nei primi giorni di esistenza della città" ([731], pag. 9). Poi Rozhdestvenskaya salta dalla "storia antica" alle condizioni moderne delle locali:

"La Corte del Sovrano della città di Novgorod è un notevole complesso di costruzioni civili che ospitava servizi amministrativi ed economici. Anche l'arcivescovo di Novgorod viveva qui, conosciuto come il proprietario di un enorme tesoro; anche il Consiglio dei Signori si riuniva nella cittadella, decidendo le politiche interne ed estere della Grande Novgorod" ([731], pag. 24).

Si scopre che gli storici ci mostrano davvero una "Corte del Sovrano" a Novgorod-sul-Volkhov, qv nella fig. 3.31. Bisogna dire che l'edificio che vediamo è del tutto irrilevante - vediamo il muro di una cittadella e un semplice edificio a due piani, che è tutto tranne che antico. Chiediamoci l’età degli edifici che costituiscono l’insieme della presunta "Corte del Sovrano", nonché del loro destino nel secolo XVII-XIX - ricostruzione, ristrutturazioni, uso generale, ecc.

Ciò che apprendiamo è che quasi tutti gli edifici della "Corte del Sovrano" (con l’unica eccezione della "camera sfaccettata") sono stati costruiti nel secolo XVII-XIX ([731], pagg. 24-28) - postdatando di qualche secolo l’epoca della presunta residenza dell’arcivescovo a Novgorod-sul-Volkhov. Siamo del parere che non ci sia mai stato un arcivescovo di Novgorod-sul-Volkhov. Si sa che "dal XVII secolo la cittadella di Novgorod è stata una roccaforte in cui risiedevano leader militari" ([731], pag. 18). I leader militari, attenzione, non gli arcivescovi. Il principale edificio della "Corte del Sovrano" è la cosiddetta "Camera sfaccettata"; ne tratteremo a lungo più avanti.

Inoltre, non vi sono segnali che indichino una precedente residenza di un sovrano, o di un arcivescovo, presso la "Corte del Sovrano". Gli storici non hanno ancora raggiunto alcun consenso nella scelta di un unico edificio della "Corte del Sovrano" e nella sua denominazione a "Palazzo dell’Arcivescovo"; a quanto pare, si tratta di un "serio problema scientifico", e non c'è unanimità tra le fila degli storici. Ad esempio:

Fig. 3.31. La presunta "Corte del Governatore della Grande Novgorod" nella città moderna di Novgorod sul fiume Volkhov, Tratto dal [731], pagg. 64-65, inserto.

Fig. 3.32. Il piccolo edificio all'interno della cittadella della moderna Novgorod sul fiume Volkhov, che svolge la parte della "camera sfaccettata" nella "Corte del Governatore della Grande Novgorod". La costruzione dell'edificio vien fatta risalire al XV secolo. Si tratta tuttavia di una costruzione tipica del XVII-XVIII secolo. Non è chiaro il motivo per cui questo edificio in particolare sia stato datato al XV secolo e chiamato "Camera sfaccettata" - non vediamo alcuna sfaccettatura su di esso, mentre il nome stesso suggerisce che le pareti siano decorate in modo particolare. Tratto da [731], pagine 64-65, inserto.

Fig. 3.33. La Camera Sfaccettata del Cremlino a Mosca. Vediamo la parte anteriore orientale del muro esterno della camera con blocchi di pietra sfaccettati, da cui il nome. Tratto da [191]. 64-65, inserto interno.

Figura 3.34. Ingrandimento di un frammento della parete anteriore della sezione sfaccettata. I blocchi sfaccettati ai i quali deve il proprio nome sono chiaramente visibili. Tratto da [191], inserto interno.

Fig. 3.35. L'interno del banale edificio che si dice essere la "Camera sfaccettata della Grande Novgorod". Presumibilmente datato al XV secolo, tuttavia si tratta di una mera imitazione dello stile del XV secolo, e probabilmente risale al XIX secolo. Tratto da [731], pagine 64-65, inserto.

Fig. 3.36. Fotografia della Sala Cerimoniale della Camera Sfaccettata di Mosca. Tratto da [191], inserto.

Fig. 3.37. Un antica incisione del XVIII secolo che raffigura una festa nella splendida Camera Sfaccettata del Cremlino Moscovita. Tratto da [191], pagina 15.

"Secondo l'architetto V. N. Zakharova, il palazzo dell’arcivescovo è l’edificio tra l’edificio Likhoudov e la Torre Metropolitana. . . poiché quest’ultimo deve trovarsi nelle immediate vicinanze del palazzo" ([731], pag. 28). Vediamo che l’edificio che tradizionalmente era considerato il "Palazzo dell’Arcivescovo" è secondo gli architetti qualcosa di completamente diverso. Persino le moderne guide lo presentano come "ill cosiddetto Palazzo dell’Arcivescovo" ([731], pag. 28).

Gli storici sono eccezionalmente orgogliosi della cosiddetta "Camera Sfaccettata" della cittadella di Novgorod-sul-Volkhov; la guida ([731]) assegna un intero capitolo a questo edificio. L. A. Rozhdestvenskaya scrive:

"La Camera Sfaccettata conosciuta anche come la Camera del Sovrano, è uno degli edifici più straordinari dell’intero complesso della Corte del Sovrano, e l’unica costruzione che ha raggiunto i nostri giorni. Una cronaca di Novgorod del 1433 riporta: "Nello stesso anno Sua Altezza Euphimei ha costruito una camera nella sua corte, con 30 porte. Gli artigiani di Novgorod lavorarono insieme ai loro omologhi Tedeschi" ([731], pag. 33).

Una foto moderna di questo "capolavoro del XV secolo di antica architettura Russa con 30 porte", la cui costruzione richiedeva l'impegno congiunto di artigiani Russi e Tedeschi, è visibile nella fig. 3.32. Ciò che vediamo è una casa molto comune del XVI-XIX secolo - ci sono una grande abbondanza di case simili in molte città Russe. A proposito, vediamo una sola porta sulla fotografia (fig. 3.32). È un mistero come qui si possano costruire 30 porte. Si può presumere un’esagerazione da parte del cronista, o l’inclusione delle porte interne dell’edificio nel numero complessivo. Tuttavia, tale "vanto" sembrerebbe piuttosto strano; vediamo chiaramente che il cronista si riferisce a qualcosa di affascinante. Non c'è nulla di sorprendente in 30 porte interne - quasi ogni grande casa ne avrà tante e anche di più. 30 ingressi, d'altro canto, implicano una grande dimensione dell'edificio e una certa eccentricità della sua architettura. Tutto ciò sembra esistere in realtà; tuttavia, esiste nell'enorme Yaroslavl, la storica Grande Novgorod, che è stata duramente colpita durante il "massacro di Novgorod" del secolo XVI, e non in "una remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. . ." ( [365], pag. 5).

Torniamo nella città sul fiume Volkhov. Da dove ha preso il nome la cosiddetta "Camera Sfaccettata"?

Sappiamo tutti che aspetto abbia la famosa Camera Sfaccettata del Cremlino di Mosca. La sua facciata è formata da blocchi di pietra tetraedri con sfaccettature manifeste, il che rende la Camera piuttosto unica (vedi figg. 3.33 e 3.34). Il nome stesso della Camera deriva da questi blocchi di pietra, come sottolineato anche dagli stessi storici ([191], pagina 8).

Ci sono blocchi sfaccettati da qualche parte nella "Camera Sfaccettata di Novgorod" (fig. 3.32)? Nessuno! I muri sono perfettamente ordinari, lisci e intonacati. Non c'e' traccia di una sfaccettatura da nessuna parte. I nostri oppositori potrebbero dire che qualcuno deve aver asportato le sfaccettature e averle sostituite con lo stucco. Ma quando è successo, e come? Né i documenti né la guida ([731]) ci dicono una sola parola al riguardo.

Siamo del parere che ciò che incontriamo qui non sia che un tentativo di trovare solide basi per la nuova versione Romanoviana della storia Russa, introdotta di recente, e piuttosto goffo. Il concetto era piuttosto semplice - bisognava trovare un piccolo onsediamento sul Volkhov che potesse essere stato un tempo la Grande Novgorod, comemenzionato nelle cronache. Queste ultime specificavano l'esistenza della famosa Camera Sfaccettata nella Grande Novgorod, e così gli storici Romanoviani hanno evidentemente deciso che una certa casa del XVIII secolo poteva servire come famosa Camera Sfaccettata, la targa commemorativa dice "Camera del Sovrano". 1433 d.c." che è laprova principale di tale identificazione (qv nella fig. 3.32). La placca commemorativa assicura la trasformazione di un semplice edificio in una attrazione turistica – e questo da molti anni.

È possibile che l’interno della scialba "Camera Sfaccettata", nell'insediamento di Volkhov, possa sorprenderci con la generosità delle sue decorazioni, togliendoci ogni dubbio che l'improprio edificio che si vede nella fig. 3.32 sia stato una volta la famosa Camera Sfaccettata della Grande Novgorod?

La stessa guida di cui abbiamo parlato ci dice che c'è una famosa storica sala d'attesa nella cosiddetta "Camera Sfaccettata”:

"La Camera deò Sovrano è stata testimone silenziosa di molti eventi storici. Qui sono stati ricevuti gli inviati del Gran Principe di Mosca, come pure i visitatori provenienti da terre lontane; qui è stato letto un decreto reale. Nel 1478 ha sentito l'editto di Ivan III sull'annessione delle terre di Novgorod da parte di Mosca. . . e nel 1570 vide il triste banchetto di Ivan il Terribile" ([731], pagina 34).

Sppiamo com'erano le sale reali del XV-XVI secolo, l'esempio migliore sono gli edifici del Cremlino a Mosca, risalenti allo stesso XV secolo della Camera Sfaccettata della Grande Novgorod degli storici. Qualche storico sostiene addirittura che alcuni frammenti di questa datino al XII secolo ([557], pag. 37); tuttavia, la data sulla targa commemorativa è quella del 1433, qv nella fig. 3.32.

Fig. 3.38. Foto della Camera Sfaccettata del Cremlino. Tratto dagli autori nel 2000.

Prendiamo ora in considerazione la "prima hall" dell'edificio di Novgorod-sul-Volkhov, la cui foto moderna è visibile nella fig. 3.35. L'interno di questa "sala anteriore" è in una corrispondenza molto scarsa con l'architettura del XV-XVI secolo; inoltre, ciò che vediamo qui è la tipica architettura del XVIII-XIX secolo con elementi anacronistici intenzionali. La vera sala di fronte della Facet Chamber a Mosca è rappresentata nella fig. 3.36 per il confronto (fotografia), e nella fig. 3.37 vediamo un'antica incisione del XVIII secolo che raffigura una festa nella Facet Chamber del Cremlino di Mosca.

Si ha l'impressione che la sala principale della "Camera di Sfaccettata della città sul Volkhov" sia stata costruita nel XVIII-XIX secolo, emulando la Camera di Mosca; tuttavia, ciò provoca una forte sproporzione, poiché la camera doveva essere sistemata in un edificio già esistente. Gli architetti Romanoviani ebbero a che fare con soffitti bassi e una colonna centrale la cui cima si allarga in modo troppo drastico, e appare incombente. Le strane strisce sul soffitto sono molto evidenti (cfr. fig. 3.35). Gli storici suggeriscono che questo edificio sia "l'unica reliquia dello stile gotico antico in Russia" ( [557], pagina 22). Non vediamo nulla del genere negli edifici Russi veramente antichi - queste "strisce gotiche" devono imitare i rilievi sfaccettati dell'originale Camera Sfaccettata di Mosca, dove hanno una funzione architettonica reale comune alla vecchia architettura Russa (vedi Figg. 3.36 e 3.38).

E' singolare che il manuale ([731]) dedichi un intero capitolo alla "Camera Sfaccettata" di Novgorod-sul-Volkhov senza pronunciare una sola parola su ricostruzioni o ristrutturazioni dell'edificio, divulgando molti altri dettagli di questo tipo a riguardo di altre costruzioni nella cittadella, e anche meno famose - tutte le opere di ricomparsa realizzate nella XXIX L'VIII-XIX secolo è riportato in modo molto meticoloso, qv in [731], pagine 24-31. È possibile che gli storici evitino deliberatamente l’argomento per non attirare l’attenzione sulla vera data di creazione di questo falso? A quanto pare, non si sono mai avute ristrutturazioni - la camera si trova nella sua attuale condizione sin dalla sua costruzione nel secolo XVIII-XIX; tuttavia, la guida ([ 73 1 ] ) cerca di convincere le persone che la "Camera Sfaccettata" di Novgorod-sul-Volkhov sia stata costruita nel XV secolo ([731], pagina 33) - o anche il XII secolo, secondo [557], pagina 37, e di averci raggiunto nelle sue condizioni iniziali, più o meno. Questo non è vero, e oggi ci è chiaro.

Evidentemente, questo modesto "Salone Gotico" di Novgorod-sul-Volkhov, nelle sue condizioni moderne, è stata preparata per l’esposizione piuttosto di recente - nel XIX secolo, durante i preparativi per le celebrazioni nel 1862 dell’ "Anniversario Millenario della Russia" a Novgorod-sul-Volkhov (una festa molto generosa alla quale partecipò lo stesso Zar Alessandro II, nonché numerosi ospiti da ogni angolo della Russia ([731], pagine 80 e 82) . Ecco quando è stato eretto il monumento grandioso che si vede all'interno della cittadella (ibid). A quanto pare, questo è stato il momento in cui è sorta la prima necessità di mostrare qualcosa di "antico" al pubblico; il risultato è stato di successo.

12.4. Novgorod-sul-Volkhov: stranezze negli strati di pavimentazione
Come abbiamo visto, gli storici sono del parere che il manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov sia cresciuto di soli due metri negli ultimi 400 anni, a partire dalla fine del XV secolo ([993], pagina 16). Tuttavia, è cresciuto due volte più rapidamente negli ultimi 500 anni ( [993] , pag. 1 6). Si apprende che "nel corso dei 550 anni passati tra la metà del X secolo e la fine del XV è cresciuto di 5,5 metri" ([993], pagine 15-16). Questo è davvero bizzarro in quanto la crescita delil manto stradale dipende direttamente dalle attività umane. L’accademico V. L. Yanin descrive in modo piuttosto chiaro il processo di formazione delil manto stradale:

"L'attività umana ha il seguente effetto collaterale, molto importante per l'archeologia: la formazione di un manto stradale in ogni area abitata dall'uomo per un periodo di tempo più o meno prolungato. Qualcuno. . . taglia il legno per costruire una casa, con trucioli di legno che volano in ogni direzione e cadono a terra. Poi le scarpe di qualcuno si strappano e una vecchia suola viene gettata via; poi una casa brucia, e qualcuno pareggia il terreno dell’incendio e crea una nuova dimora. . . ecco come si forma il manto stradale ovunque ci siano esseri umani, anno dopo anno, lentamente ma costantemente. Lo spessore di questo strato dipende dall’intensità dell’attività umana e dalla capacità di conservazione della materia organica del suolo locale" ([993], pag. 15).

Come dovremmo relazionarci con Novgorod-su-Volkhov in questo caso, visto che nei primi 550 anni il manto stradale é cresciuto al ritmo di un metro per secolo, come ha potuto diminuire fino a 50 centimetri nei successivi 400 anni? L'intensità dell'attività umana potrebbe essere scemata così tanto? Sembra davvero molto strano. l'attività umana è invece diventata molto più intensa nelle epoche più recenti. Nel caso in cui la capacità di conservazione del suolo nella regione di Volkhov fosse cambiata drasticamente nel XV secolo, sarebbe senz'altro auspicabile saperne di più in merito.

Tutto ciò implica che la data consensuale delil manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov sia palesemente scorretta. Sembra che l'intera formazione delil manto stradale abbia avuto luogo a velocità costante negli ultimi 400-500 anni, forse con una leggera accelerazione, a partire dal XV secolo, ovvero dalla fondazione dell'insediamento sul fiume Volkhov. La notevole altezza di questo strato è dovuta al fatto che "la materia organica si conserva bene nell’ambiente di Novgorod" e nient'altro, secondo gli archeologi stessi ( [993], pag. 15). Ricordiamo che le paludi conservano la materia organica molto bene, e non la fanno marcire.

Vediamo ora il tasso di crescita del manto stradale intorno alla cattedrale di Santa Sofia nella regione di Volkhov, probabilmente uno degli edifici più antichi della Russia, che "non è mai stato ricostruito dall’XI secolo e ha conservato... la sua forma originale fino ai nostri giorni", come ci viene detto ([731], pagina 53). Si è scoperto che "negli ultimi nove secoli, il manto stradale ha ricoperto due metri della parte inferiore dell’edificio" ([731], pagina 54). In altre parole, il manto stradale che si è formato attorno alla principale cattedrale della regione di Volkhov negli ultimi 900 anni è considerato della stessa altezza dello strato che si è formato nel centro di Novgorod-sul-Volkhov per 400 anni ([993], pagina 16). Anche se ci si dovesse fidare della cronologia consensuale di questo manto stradale, la cattedrale "estremamente antica" di Santa Sofia dovrebbe essere datata al XV secolo e non all'XI.

Siamo del parere che questa cattedrale sia stata costruita ancora più di recente - nel XVII secolo e non nel XV secolo. Di conseguenza, il manto stradale intorno a essa è cresciuto di circa un metro per secolo.

Va detto che la velocità della crescita del manto stradale è stata calcolata dagli archeologi partendo dagli strati di pavimentazione - o almeno concorda con la relativa "dendrocronologia di Novgorod". Infatti, secondo V. L. Yanin:

"il manto stradale di Novgorod non era soggetto a putrefazione ed era cresciuto di un centimetro all'anno nel Medioevo. Era cresciuto di 5, 5 metri tra la metà dello X e la fine del XV secolo. . . così, per la formazione dell'antico manto stradale ci sono voluti 28 strati di pavimentazione e 550 anni" ([993], pagine 15-16). L'altezza degli strati di pavimentazione è quindi pari a 5 metri, e la loro formazione ha impiegato 550 anni - circa un metro per secolo, o un centimetro all'anno, proprio come ci raccontano gli storici.

Possiamo quindi contare circa 500 anni a ritroso dal XX secolo e arrivare al XV secolo come data della fondazione della città. La cattedrale di Santa Sofia deve essere stata costruita nel XVII secolo, perché è stata coperta da uno strato di 2 metri.

Dobbiamo inoltre sottolineare che nella cattedrale sono state trovate tracce durante gli scavi di affreschi scalpellati via:

"Molti frammenti di affreschi scalpellati via sono stati scoperti durante gli scavi del parco della Martiryevskaya. . . Il restauro della cupola è iniziato nel 1944 ... e' venuto fuori che il Pantocrator e la parte superiore dei personaggi degli arcangeli... sono stati dipinti nel secolo XVI il primo su un supporto umido" ([731], pagina 62). Vale a dire che l'intonaco è stato scalpellato via ai primi del XVI secolo, e il supporto umido deve risalire all'incirca alla stessa epoca; pertanto, la cattedrale di Santa Sofia sulla Volkhov reca diversi segni dei lavori di ricostruzione successivi realizzati dai Romanoviani (supporti umidi e affreschi).

Tuttavia, le radicali modifiche del disegno originale non si sono fermate qui. Secondo M. V. Mouravyov:

"Nel 1688 e nel 1692 il pavimento della cattedrale è stato innalzato di 1,62 metri... i tre pilastri rotondi sono stati demoliti, le strette finestre originali si sono allargate e altre finestre aperte su altre pareti. Nel 1837 è stata ricostruita l'intera parete settentrionale; nel 1861 sono state rimosse le piccole lapidi delle persone sepolte nella cattedrale. Infine, nel 1893-1904 la cattedrale ha subito una revisione completa, che ha portato alla sostituzione delle opere originali di maestri italiani con le croste dei decoratori della cooperativa Safronov" ([557], pag. 15).

è rimasto qualcosa della cattedrale originaria del XVI secolo? Si può vedere come anche l'arte del XVIII secolo sia scomparsa senza lasciare traccia.

M. V. Mouravyov ci parla di un'altra circostanza piuttosto curiosa:

"C'erano molti graffiti sui muri interni di Santa Sofia (scritte graffiate sull’intonaco) - alcune in glagolitsa [scrittura pre-Cirillica - Trad]. . . possono essere considerati come una specie di cronaca su pietra del vecchio tempio. . . Questi graffiti sono stati scoperti da I. A. Shlyapkin durante l'ultimo restauro, mentre i nuovi strati di gesso venivano scalpellati via; tuttavia, quando la commissione archeologica ha espresso il desiderio di proseguire lo studio dei graffiti, i muri erano già stati ricoperti di stucco fresco, il che ha privato gli scienziati della maggior parte del materiale di ricerca" ([557], pag. 17).

Pare che in questi giorni, si chiamino "restauro" le attività più strane.

Le informazioni di cui disponiamo sugli "antichi" eventi, presumibilmente accaduti a Novgorod-sul-Volkhov, provengono dalle cronache Russe nella loro edizione e interpretazione del XVII-XVIII secolo ([365]). Mentre cominciamo a capire, gli originali perduti dovevano fare riferimento agli eventi di Yaroslavl. Dopo la riforma Romanoviana del XVII secolo, questi eventi sono stati trasferiti dal Volga alla regione di Volkhov. Nel XIX-XX secolo i confusi storici e archeologi hanno iniziato a fare pellegrinaggi alla "remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. ", come correttamente la chiama M. Karger ([365], pag. 5). Gli eventi descritti nelle cronache hanno finito per essere collegati all’ambiente di Volkhov; alcuni di loro erano abbastanza vaghi da permetterlo, altri no. Ci sono stati dei fallimenti completi, ma le chiese della regione di Volkhov sono ancora ostinatamente identificate erroneamente come "i templi di Novgorod dei giorni andati di cui si parla nelle cronache". Uno degli innumerevoli siti vuoti è stato dichiarato "la piazza dove la famosa Veche di Novgorod si riuniva". Il famigerato massacro di Novgorod è stato associato alla regione di Volkhov invece che a Yaroslavl, e la stanza dove "si è svolto il triste banchetto di Ivan il Terribile" ([731], pagina 34) è stata prontamente trovata e viene ora fotografata da innumerevoli turisti, sbalorditi e creduloni. La lista continua.

Niente di tutto ciò è vero; gli eventi che apprendiamo dalle cronache si sono verificati altrove - a Yaroslavl sul Volga, secondo la nostra ricostruzione. A proposito, il nome stesso Volkhov è una versione leggermente corrotta del nome Volga.

12.5. I documenti sulla corteccia di betulla venivano usati dagli "antichi" Romani, e quindi non possono precedere il XIV secolo

Tutte le considerazioni di cui sopra ci danno una visione nuova sul fatto che i presunti antichi romani abbiano ampiamente utilizzato la corteccia di betulla per la scrittura. Come stiamo cominciando a capire, anche gli "antichi" documenti su betulla Romani devono essere stati scritti nel XVIII secolo e non nella "profonda antichità". La storia della loro scoperta è la seguente.

Fig. 3.39. Uno dei documenti romani scritti su corteccia di betulla, scoperto in Inghilterra e presumibilmente datato a tempi immemorabili. Tali documenti risalgono molto probabilmente all'epoca del XV-XVII secolo; forse sono stati scritti in una dei guarnigioni Russe, acquartierate in ogni parte del gigantesco Grande Impero "Mongolo". Tratto da [726], pagina 127.

Fig. 3.40. Il primo passo di un frammento di un documento "Romano" su corteccia di betulla, datato oggi al II secolo d.c.. Gli storici fanno notare che è scritta in demotico, praticamente identico alla scrittura egiziana e utilizzata in ogni regione dell'Impero ([726], pagina 127). Secondo la nostra ricostruzione, il documento in questione risale all'epoca del Grande = Impero Mongolo, o del XIV secolo XVII. Tratto da [726], pagina 127.

Nel 1973 Robert Burley, archeologo britannico, ha iniziato i suoi scavi nei pressi del famoso muro di Adriano (il muro dell’Orda?), che risale al presunto II secolo d.C. "Ha trovato due sottili frammenti di legno. Burley pensava si trattasse di schegge di legno. . . sono stati accuratamente srotolati con un coltellino, e gli archeologi hanno trovato al loro interno frammenti di messaggi in Latino. Lo stesso Burly ricorda che "stavamo osservando la minuscola missiva e rifiutavamo di credere ai nostri occhi". . . Burley teneva in mano i resti di una lettera scritta con inchiostro e che parlava di indumenti inviati da qualcuno a un soldato che aveva servito a Vindolanda intorno al 102 d.C." ([726], pag. 124).

Sottolineiamo che la lettera era stata scritta con inchiostro; se fosse rimasta sottoterra per due millenni, l'inchiostro sarebbe stato molto probabilmente cancellato al tempo in cui la corteccia di betulla è stata dissotterrata. Pertanto, questi messaggi devono essere molto meno antichi di quanto non sostengano gli archeologi e gli storici inglesi.

"Burley aveva tutte le ragioni per appassionarsi, anche se al momento non l'aveva sospettato. Aveva messo alla luce la più grande riserva di documenti mai trovata nelle province settentrionali dell'Impero Romano. Nei successivi quattro anni Burley e i suoi assistenti sono riusciti a trovare più di duecento documenti o frammenti di documenti con vecchie iscrizioni; nel 1988 ne hanno raccolto più di mille, tra cui duecento pezzi di corteccia con testi latini distinti... La maggior parte di loro erano fatti di betulla o di legno d’ontano da alberi molto giovani, e le iscrizioni erano state fatte con inchiostro e un calamo. Questi pezzi di corteccia appena raccolti erano così elastici che erano stati modellati in rotoli di fibre incrociate, il che equivaleva a sigillare una lettera, e legati con un filo. I pezzi più grandi di corteccia sono 20 per 8 cm. . . Così è stato scoperto il gruppo più antico di documenti storici Britannici; rivelandosi un'unica fonte di informazioni sulle guarnigioni Romane nel Nord-Ovest. Dopo circa 1900 anni di oblio, i Romani si sono scontrati in Gran Bretagna con i loro discendenti attraverso questa raccolta di epistole" ([726], pagg. 124-125).

Secondo la nostra ricostruzione, i documenti in questione sono le epistole in corteccia di betulla utilizzate dalle truppe Cosacche nel XV-XVII secolo, incluse quelle acquartierate sulle isole Britanniche dopo la Grande conquista Mpngola". Alcune cronache le identificavano come truppe Romane, che è il modo in cui sono conosciute alla storia Scaligeriana, che li aveva datati a un'epoca inventata.

Uno di questi documenti è riportato nella fig. 3.39. Gli storici scrivono quanto segue a questo proposito:

"Questa lettera era conservata in uno degli strati più antichi di Vindolanda; è stata scritta su legno con inchiostro. La missiva è un invito alla festa di compleanno inviato alla moglie di un comandante militare dal coniuge di un altro capo delle truppe Romane. . . la scrittura è molto simile alla scrittura demotica (non geroglfica) trovata sui papiri Egiziani della stessa epoca; sembra che l’intero impero abbia utilizzato lo stesso sistema di stenografia" ([726], pag. 127; cfr. anche fig. 3.40).

Tutto è perfettamente chiaro e viene spiegato perfettamente dalla nostra ricostruzione. Vediamo che l'intero Grande Impero Mongolo del XIV-XVI secolo utilizzava lo stesso sistema di stenografia - proprio come dovrebbe fare uno Stato centralizzato, dove la vita delle province imperiali, per quanto distante, è in sincronia con quella del centro, con usanze e principi simili utilizzati nella città sul fiume Volkhov, dalle guarnigioni dell’Orda nella lontana Gran Bretagna come in Egitto in Africa (per ulteriori dettagli, vedere Chron5).

12.6. In re "Datazioni di Novgorod" di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin. Come i succitati accademici datano documenti di corteccia di betulla della fine del XVIII secolo all'XI secolo
Dobbiamo dire qualche parola sull'articolo degli accademici A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin intitolato "Il libro dei salmi di Novgorod dell’XI secolo come libro più antico della Russia" ([290:1]) pubblicato nel "Vestnik Rossiyskoi Akademii Nauk" (la Gazzetta ufficiale dell’Accademia Russa delle Scienze) nel marzo 2001. Questo è l'articolo che apre l’edizione di marzo; siamo grati a A. Y. Ryabtsev per aver attirato la nostra attenzione su questa pubblicazione, poiché contiene passaggi che estremamente bizzarri dal punto di vista della cronologia e dei metodi di datazione.

L'articolo di Zaliznyak e Yanin riguarda scoperte nel campo dell'archeologia di "Novgorod", che hanno avuto risonanza negli ultimi tempi; in primo luogo, un pezzo di corteccia di betulla con un disegno che raffigura Santa Barbara su un lato, qv nella fig. 3.41, e le tre tavolette cerate con iscrizioni graffite in cera che Zaliznyak e Yanin chiamano "Il libro dei salmi di Novgorod" ([290:1], pagine 202-203). Entrambi gli oggetti sono stati scoperti durante gli scavi del 2000 a Novgorod-sul-Volkhov ([290:1]).

La scoperta ha ricevuto una grande pubblicità; il 27 marzo 2001 l'Accademia Russa delle Scienze ha tenuto una lunga sessione del suo Presidium alla presenza di funzionari del governo Russo. L’accademico Y. S. Osipov, Presidente della RAS, ha sottolineato questp ritrovamento nella sua relazione, e l'ha menzionata prima di tuttoil resto parlando dei risultati della storia e dell'archeologia Russa. L'ha definita una stupenda scoperta (vedi il testo del suo rapporto sul giornale "Vestnik", 2001, volume 71, numero 8, pagina 682).

Figura 3.41. Un foglio di corteccia di betulla che raffigura Santa Barbara trovato durante gli scavi a Novgorod sul fiume Volkhov; lo strato in cui è stato scoperto era datato al "primo terzo dell'XI secolo" da V. L. Yanin ( [290; 1 ], pag. 202). Tuttavia, vediamo una data in fondo al foglio - 7282 "da Adamo", che si converte nella cronologia moderna come 1774 D.C., ovvero la fine del XVIII secolo. Fotografia scattata da [290:1], pagina 203.

Ci asterremo dal giudicare il valore di questi risultati per le scienze storiche e linguistiche. La questione che ci interessa è di natura formale. Come sono stati datati gli antichi oggetti con le iscrizioni che Yanin e Zaliznyak hanno citato nel loro articolo? I due autori tentano di datare i ritrovamenti all'inizio dell'XI secolo ([290:1]). Più precisamente, tentano di datare lo strato di terreno sul quale la corteccia di betulla in questione è stata rinvenuta al primo terzo del XI secolo ([290: 1 ] , pag. 202). Per quanto riguarda lo strato in cui sono state trovate le tre tavolette che compongono il "Libro dei salmi", esso è datato al primo trimestre dello stesso XI secolo ([290:1], pag. 203). Così, secondo l'opinione di Zaliznyak e Yanin, entrambi gli oggetti risalgono all'"antica Novgorod" e sono stati realizzati circa mille anni fa. Questo li porta alla conclusione che le due scoperte devono essere nient 'altro che testi Russi veramente antichi. Il "Libro dei salmi", ad esempio, è stato scritto da un rappresentante della "prima generazione di letterati Russi", che "quasi certamente era stata testimone del battesimo della Russia" ([290:1], pagina 206).

Figura 3.42. La datazione della corteccia di betulla sotto Santa Barbara. Un ingrandimento della fotografia (in alto) e una copia disegnata delle cifre (in basso). Vediamo la tipica calligrafia del XVIII secolo e la datazione del 7282 (o 1774 D.C.) in regolari numeri arabi. Nell'angolo in alto a destra vediamo il 7 secondo lo Slavonico Ecclesiastico. La cifra in questione corrisponde alla cosiddetta indicazione, o l'anno ecclesiastico dato secondo un ciclo di 15 anni, a partire da settembre. L'indicazione è in fatti equivalente a 7 nel 1774. L’indicazione aggiunta rende la datazione più ecclesiastica, in un certo senso, perché corrisponde allo stile comune della vecchia letteratura della chiesa Russa. E' abbastanza naturale che la data arcaica dell'indicazione debba essere trascritta nelle antiche cifre Slavoniche e non nel loro moderno arabo equivalente. La fotografia è stata scattata da [290:1], pagina 203 (da vicino).

La "precisione" delle datazioni offerte in [290: 1 ] è impressionante - Zaliznyak e Yanin ritengono che il "Libro dei salmi" debba essere datato "all'epoca tra i primi anni '90 e la fine degli anni '10", offrendo così una datazione con un tasso di precisione di 10 anni; lo stesso vale per circa 15 anni in entrambe le direzioni per la datazione "Novgorod" del pezzo di betulla menzionato in precedenza, datato al "primo terzo del XI secolo" ([290:1], pag. 202).

Abbiamo messo la parola "Novgorod" tra virgolette per una buona ragione - secondo le nostre ricerche, la città della Volkhov conosciuta come Novgorod oggi non ha nulla in comune con la Grande Novgorod che ci è nota dalle cronache Russe. Evidentemente, la moderna "Novgorod" ha ricevuto questo nome solo sotto i primi Romanov nel XVII secolo, nel corso della loro campagna per la falsificazione della antica storia Russa. Nel secolo XVI questa città era conosciuta come "okolotok" (la parola si traduce come "insediamento parrocchiale", qv in [731], pagina 9, e in Chron4, capitolo 3:12.2. Come abbiamo scoperto, la storia di Novgorod-sul-Volkhov difficilmente può essere tracciata più indietro rispetto al secolo scorso. Inoltre, è certamente la storia di un piccolo insediamento e non di una grande città - la roccaforte di Novgorod, conosciuta con il nome di "La Cittadella" o addirittura di "Il Cremlino" oggi è più probabile che sia stata costruita nel XVII secolo e non prima – semplicemente come insediamento fortificato durante la guerra con la Svezia.

Ribadiamo che, secondo i risultati delle nostre ricerche, gli oggetti più antichi trovati negli strati pavimentati di Novgorod sul-Volkhov risalgono al XV-XVI secolo e non prima, dal momento che né la città, né le pavimentazioni esistevano all'epoca. La datazione dell'XI secolo dello strato di pavimentazione più basso offerto da V. L. Yanin ci sembra sbagliato. La datazione corretta è molto più tardi, qv in Chron4, Capitolo 3:12.

Come fanno Zaliznyak e Yanin a datare il primo oggetto (il disegno, la cui fotografia, come citata nel loro articolo, è visibile nella fig. 3.41)?

Il metodo di datazione insistito nell'articolo di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin ([290:1]) si basa sulla datazione dendrocronologica dei vecchi strati di pavimentazione sepolti in profondità nel terreno. Scrivono:

"La stagione 2000 è iniziata con una piacevole sorpresa. Un piccolo pezzo di corteccia di betulla è stato trovato nello strato datato al primo terzo del XI secolo, con schizzi di figure umane graffite su entrambi i lati. Una delle figure può essere identificata come Gesù Cristo. La figura sull'altro lato è accompagnata dall'iscrizione che può essere facilmente letta come "Varvara" (versione Slava della denominazione Barbara) preceduta dalla lettera A in cerchio, che era la consueta abbreviazione della parola greca "sacro". L'immagine di Santa Barbara corrisponde completamente al canone - indossa una corona e tiene in mano la croce di un martire" ([290, 1], pagina 202). Cfr. fig. 3.41.

Pertanto, il pezzo di corteccia di betulla in questione è datato da [290:1] in accordo con la datazione dello strato di suolo in cui è stato scoperto. Gli strati dendrocronologici reali di "Novgorod", a loro volta, dipendono dalla dendrocronologia delle pavimentazioni di legno che sono stati dissotterrate fino al XX secolo. Il gruppo di architetti che avevano condotto gli scavi era guidato per lo più da V. L. Yanin; la sua scala di datazioni "Novgorod" è stata sviluppata piuttosto di recente. Sebbene il concetto di datazione dendrocronologica abbia senso in teoria, il suo utilizzo suggerito da V. L. Yanin in caso della "dendrocronologia di Novgorod" ci sembra discutibile. Abbiamo spiegato la nostra posizione con la massima attenzione ai dettagli nel capitolo 3:12 del Chron4. La corteccia di betulla di cui sopra conferma la fondatezza dei nostri dubbi.

Il fatto è che il pezzo di corteccia in questione contiene una datazione piuttosto esplicita, ben visibile e in ottime condizioni. Ergo, abbiamo un'ottima occasione per verificare le datazioni dendrocronologiche di V. L. Yanin. La data del disegno corrisponde all’XI secolo d.C. o alla datazione di Yanin dello strato pavimentato in cui è stato trovato? Se la risposta è positiva, la dendrocronologia di "Novgorod" riceve almeno una certa validazione; altrimenti i risultati di Yanin contraddicono le informazioni contenute nei ritrovamenti stessi. In quest'ultimo caso sarebbe anche molto interessante conoscere quale sia questa datazione e se essa differisca da quella suggerita da Yanin riguardo al rispettivo strato di suolo in modo drastico (il presunto XI secolo a.d.)

A proposito, la presenza reale di una data sotto il disegno di Santa Barbara non è contestata da nessuno dei due autori: "Un altro particolare degno di nota è che troviamo una data graffiata sulla tavoletta sotto il disegno di Santa Barbara" ([290:1], pagina 203). L'interpretazione di tale data da parte di Yanin e Zaliznyak verrà discussa separatamente tra breve.
Figura 3.43. Una mappa del XVII secolo utilizzata per fornire un campione della grafia tipica di quell'epoca. Tratto da un libro intitolato "Storia di Mosca nei documenti del secolo XIX-VIII", rappresenta "Una bozza del appezzamento di terra sulla via Petrovskaya Riservata per la costruzione di un teatro. 1776." Tratto da [330:1], pagina 218.

Figura 3.44. Esempi di cifre scritte a mano e della lettera D (fl) simile a 2, grafia Russa della fine del XVIII secolo. Tratto da [330:1], pagina 218.

Passiamo al fig. 3.42, dove si vede un'estremità della tavoletta con la data graffita sopra, graffita e non scritta, fate attenzione ([290:1], pagina 203). Ciò spiega il fatto che la scrittura manca della facilità e delle curve fluide del calamo; è pesante, rigida e lineare.

L'interpretazione della data in questione non è difficile: si vedono scritte tipiche del XVIII secolo e cifre arabe regolari che rappresentano il 7282. Stanno per l'anno secondo l'era ecclesiastica Russa "da Adamo", o l'era Bizantina. L'inizio della nuova era cade nell'anno 5508 da Adamo.

Questa cronologia è stata ufficiale in Russia fino alle riforme di Pietro il Grande. Ma i Russi l’anno usata anche negli anni successivi, soprattutto per i bisogni della chiesa. Anche oggi alcune pubblicazioni ecclesiastiche usano queste datazioni, che possono sembrare arcaiche, ma sono comunque ancora vive. E' abbastanza facile calcolare come l'anno 7282, specificato nel documento in esame, corrisponda al 1774 d.C. in cronologia consensuale, dal 7282 - 5508 = 1774. Alla fine del XVIII secolo, nientemeno!

La calligrafia dell'autore è tipica del XVIII secolo. Date un'occhiata a come ha scritto i numeri. Per prima cosa vediamo una figura di sette, che differisce dalla sua controparte moderna solo per un singolo tratto (o una curva) tipico del tardo secolo XVIII e anacronistico oggi, qv nella fig. 3.42.

Passiamo ora ai vecchi documenti che risalgono alla stessa epoca per verificare. In Fig. 3.43 si vede un frammento di una mappa delle strade di Mosca scritto a mano del 1776; vediamo moltissimi numeri, tutti scritti alla fine del XVIII secolo. Si vede anche il nome scritto di via Dmitrovka (fig. 3.43). Questa mappa è stata tratta dal libro Storia di Mosca nei documenti del XII secolo XVIII ([330:1], pag. 218); il testo è intitolato "Piano del sito sulla via Petrovskaya destinato alla costruzione del teatro". Questo documento è un originale del XVIII secolo ([330: 1 ] , pag. 218).

Ingrandimenti dei numeri utilizzati nel piano sono riportati nella figura 3.44 - vediamo che la cifra di sette ha la stessa "coda" in basso del suo cugino sul documento di corteccia di betulla di "Novgorod". Pertanto, il primo numero della data della "betulla" è un sette.

La seconda e la quarta cifra sono esattamente uguali - due archi con tratti in basso, qv nella fig. 3.42. E' evidente dagli esempi presentati nella figura 3.44. A proposito, la cifra di due era identica alla lettera D Russa scritta alla fine del XVIII secolo - forse per il fatto che la parola Russa "due" (dva) inizia proprio con questa lettera. Il fatto che i due fossero intercambiabili è evidente dall'iscrizione di un'altra illustrazione XVIII secolo che si vede nella fig. 3.45. È stato anche tratto da “la storia di Mosca nei documenti del XII-XVIII secolo”, sezione intitolata "Ponti pedonali sui ponti di Presnya, illustrazioni del XVIII secolo" ([330:1], pag. 210). Un ingrandimento di questa illustrazione è presentato nella fig. 3.46; vediamo che la lettera e il numero sono identici.

In questo caso, non si può fare a meno di notare che la lettera D detta anche figura del due, è stata scritta occasionalmente senza alcun tratto in basso; evidentemente questo dettaglio era facoltativo. Vediamo questa lettera scritta così all'inizio della parola "Dmitrovka" nel piano sopra citato del 1776, qv nelle Figg. 3.43 e 3.44 - un semplice arco senza tratto in basso; vediamo questa cifra trattata esattamente nello stesso modo nel documento sulla corteccia di betulla - i tratti inferiori sono rudimentali, ma sono comunque presenti, qv nella fig. 3.42.

Per quanto riguarda la terza cifra - riconosciamo la cifra di 8 senza problemi; è scritto come due graffi curvati, proprio come ci si aspetterebbe per una figura in otto graffi su un pezzo di corteccia di betulla. Nonostante le complicazioni derivanti dal metodo di scrittura, il numero è molto chiaro: qv nella fig. 3.42.

La data che ci viene fornita è l'anno 7282 - come abbiamo detto in precedenza, è in un sistema cronologico diverso ma comprensibile, e si converte nel 1774 d.C. - alla fine del XVIII secolo, il regno di Caterina la Grande.

Nella fig. 3.47 si vede il documento di betulla risalente al 7282 rispetto allo stesso numero scritto nella grafia del XVIII secolo, con i numeri tratti dal summenzionato piano del 1776. Vediamo lo stesso numero, l'unica differenza è rappresentata dai materiali di scrittura utilizzati in entrambi i casi (carta liscia e corteccia di betulla ruvida). Le linee graffiate tendono naturalmente ad avere meno curve rispetto a quelle disegnate con un calamo.

Ricordiamo anche la lettera 3 dello Slavonico Ecclesiastico (che sta per "7") sopra la data e a destra (cfr fig. 3.42). Nel caso in esame è facile capire che la cifra in questione si riferisce all'indicazione o al numero dell'anno in una particolare cronologia ciclica con un ciclo di 15 anni. Va sottolineato che il valore indicativo per il 1774 è effettivamente pari a 7.

Il fatto che questa data sia accompagnata da un numero di indicazione la rende più "ecclesiastica", in un certo senso, o più in linea con le datazioni comuni ai vecchi libri della chiesa Russa. E' anche perfettamente naturale che il numero dell'indicazione arcaica sia trascritto in antichi numeri Slavi e non in quelli Arabi moderni.

Figura 3.45. Alla fine del XVIII secolo la lettera D manoscritta era identica a quella manoscritta del 2. In altre parole, le due erano intercambiabili. L'immagine è tratta da un libro intitolato "Storia di Mosca nei documenti del XII-XVIII secolo", intitolato "Ponti per passeggini presso gli stagni Presnya". Disegni Del XVIII Secolo". Tratto da [330:1], pagina 210.

Figura 3.46. Un ingrandimento del disegno precedente con l'iscrizione. Tratto da [330:1], pagina 210.

Figura 3.47. La data sulla corteccia di betulla: 7282 (cifre arabe), [indicazione] 7 (in Slavonico ecclesiastica "zemlya") rispetto alla stessa data in numeri individuali raccolti da esemplari della scrittura a mano della fine del XVIII secolo. Questa datazione si converte alla moderna scala cronologica in 1774 d.C. (7282 - 5508 = 1774).

Facciamo infine attenzione al fatto che c'è un piccolo scarabocchio che segue la prima cifra di sette nella data sulla betulla a quanto pare al posto di un punto, qv nella fig. 3.42, poiché non si può proprio grattare un puntino su un pezzo di corteccia di betulla nel modo in cui si potrebbe scrverlo sulla carta. Sembra che separi il posto delle migliaia, usato largamente nella numeraione Araba.

A proposito, nessuna indicazione del genere è mai stata usata nella numerazione Slavonico ecclesiatica; il luogo delle migliaia era indicato da un segno speciale che si metteva prima della cifra corrispondente e non dopo di essa; questo segno è costituito da linee rette e sarebbe stato facile da graffiare su un pezzo di corteccia di betulla. La sua stessa assenza porta alla conclusione che i numeri usati non sono sinonimo di Slavonico ecclesiastico, come A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin sembrano credere ([290:1]).

L'interpretazione di questa data su cui insistono Zaliznyak e Yanin è veramente degna di nota e in un certo senso edificante. Cito:

"Un altro curioso [che si può tradurre come "relativamente poco importante"? - Aut.]: la data scarabocchiata sulla corteccia; questa data è 6537 (dalla Genesi) e corrisponde a 1029 d.C. Il primo, il terzo e il quarto numero sono indicati con l'indicazione Slavonico ecclesiastica, mentre il secondo è Romano, come suggerisce S. G. Bolotov. Per questo, la Santa Barbara è stata disegnata da una persona che aveva difficoltà a trascrivere correttamente la data nella numerazione in Slavonico ecclesiastico, essendo comunque a conoscenza della corretta trascrizione Occidentale" ([290, 1], pag. 203).

Ci asteniamo da commenti molto approfonditi su una così strana interpretazione di un numero riportato regolarmente in cifre arabe utilizzate ancora oggi. Semplicemente informaiamo i lettori sulla trascrizione della data 6537 (o 1029 d.C., poiché 6537 - 5508 = 1029) nella numerazione Slavonico ecclesiastica. Si tratta di:

ЅФЛЗ
“Ѕ” sta per la lettera "zelo" in Slavonico ecclesiastico, che rappresenta il 6000 (accompagnata da un segno speciale),
“Ф” in Slavonico ecclesiastico è la lettera "fert", che rappresenta il 500,
“Л” è in Slavonico ecclesiastico "lyoudi", che rappresenta il 30,
"З" è in Slavonico ecclesiastico "zemlya", che rappresenta il 7.

Non c'è nulla di simile sul pezzo di corteccia di betulla che stiamo studiando, tranne una lettera, "zemlya". Tuttavia, questa lettera da sola non ha un ruolo decisivo - in primo luogo perché riguarda le cifre di un'unità e quindi non potrebbe influire in modo sostanziale sulla data, anche se fosse stata in qualche relazione con essa; tuttavia, essa non si riferisce alla data principale - è chiaramente visibile nella fig. 3.42 che la lettera "zemlya" si trova a una distanza considerevole dalla data principale e deve pertanto indicare qualcos'altro da sola. Come abbiamo già detto, questa cifra rappresenta l'indicazione del 1774, che in effetti era pari a 7.

Passiamo ai primi tre numeri (fig. 3.42). Se rappresentano il numero 6537 in Slavonico ecclesiastico, come sostengono gli autori di [290:1], queste cifre devono assomigliare alle lettere Slavonico ecclesiastiche "zelo", "fert" e "lyoudi". È possibile interpretare i caratteri del documento come tali lettere? Vediamo.

La prima cosa da menzionare è che la prima lettera "zelo" che rappresenta 6000 deve essere accompagnata da un segno speciale per trasformarlo nel posto delle migliaia - non c'è nessun segno del genere in nessun posto, nella figura 3.42.

Tuttavia, ci sono osservazioni più importanti da fare - dopotutto, il segno avrebbe potuto essere stato omesso. In generale, la figura di 7 sulla corteccia della betulla può essere interpretata come la lettera Slavonico ecclesiastica "zelo" - consideriamo difficile questa interpretazione, perché una sembra il riflesso specchiato dell'altra, ma molti storici applicano nonostante tutto comunque questo metodo alle datazioni di Slavonico ecclesiastico. Supponiamo tuttavia che Zaliznyak e Yanin abbiano interpretato correttamente il primo numero.

Passiamo al numero più importante - il secondo. Perché lo consideriamo il più importante? La risposta è semplice: si tratta dell’unità di cento e quindi determina l'approssimazione della data. Altre cifre sono meno importanti - l'unità del migliaio è abbastanza facile da indovinare, anche se alcune “antiche” datazioni contengono discrepanze millenarie, qv in ChronI e Chron2. Per quanto riguarda decenni e anni, non possono spostare una data oltre 100 anni in entrambe le direzioni, e non influenzano nemmeno tanto la datazione approssimata.

Pertanto, la cifra critica è l’unità del centinaio. Vediamo come dovrebbe apparire nell'improbabile caso che la dendrocronologia "Novgorod" sia corretta e chiediamoci se qualcosa del genere possa essere visto da qualche parte nel documento di corteccia di betulla (è impossibile). Come si evince dalla citazione di cui sopra, gli autori dell'articolo su questo sono d'accordo.

Tenete presente che il documento è stato trovato nello strato del primo terzo dell'XI secolo col metodo di V. L. Yanin ([290:1], pag. 202). Un semplice calcolo aritmetico dimostra che la cifra in questione deve indicare 500 o 400 per far corrispondere l'anno alla data suggerita da Yanin.

Nel primo caso, avremmo ottenuto 6500, o 992 d.C. Decenni e anni avrebbero spostato questa data nell'XI secolo d.C., come "necessario" - qualsiasi numero sarebbe andato bene tranne il 90. Questo caso sarebbe ideale per una datazione all'XI secolo.

Il secondo caso sarebbe molto peggio - se la seconda cifra dovesse essere 400, si arriverebbe all'anno 6400, o 892 d.C., senza anni o decenni (6400 - 5508 = 892). Questo è molto "peggio" del primo caso, poiché l'unico modo per fissare la data finale nell'XI secolo sarebbe applicare criteri molto rigidi alla cifra dei decenni - l'unica cifra adatta sarebbe il 90, indicata dalla lettera Ч nello Slavonico ecclesiastico (nota come "cherv"). Ci sarebbe voluto un bel po' a far sembrare quello che si trova sulla corteccia di betulla la lettera in questione, per il semplice fatto che non c'è niente di simile, qv nella fig. 3.42.

Zaliznyak e Yanin insistono sul fatto che il primo caso sia corretto; tuttavia, non hanno osato dichiarare apertamente che il simbolo Slavonico ecclesiastico per 500, o la lettera Ф ("fert") sia presente nel documento. Per quanto riguarda la supposizione sopra menzionata, espressa in [290:1], secondo cui i numeri sono in Slavonico ecclesiastico, ad eccezione di quello più importante, che si rivela per qualche motivo Romano, il nostro commento è il seguente. Poiché la cifra in questione è di carattere decisivo, l'ipotesi che essa appartenga a un sistema numerico diverso rende completamente invalida l'intera "interpretazione" di questa data. E' assolutamente ovvio che qualunque simbolo possa ottenere una qualche interpretazione numerica in un sistema straniero; se non ovvio, forse, è perlomeno accettabile. Tenete a mente che stiamo parlando di graffi su un pezzo di corteccia di betulla e non di una datazione scritta in calligrafia.

Ci si potrebbe chiedere se la seconda cifra (2) assomigli in qualche modo al numero Romano D usato per 500 (cfr. fig. 3.42). In senso stretto, non è così; tuttavia, si potrebbe ancora arrivare ad un'interpretazione piuttosto inverosimile che avrà un certo senso - in effetti, qui vediamo la cifra del due, che veniva trascritta esattamente come la lettera Russa Л da molti calligrafisti del XVIII secolo. È proprio questa che che corrisponde al numero Romano D. Le versioni scritte a mano di entrambe le lettere possono essere simili.

Ma perché i due autori interpretano diversamente la quarta cifra? Si tratta della stessa identic cifra del due; ma questa volta non l'hanno letta come il Romano D, o 500, ma piuttosto come lo Slavonico ecclesiastico "lyoudi" (Л) con un valore numerico di 30? La lettera è sempre stata scritta nella sua forma attuale, e il simbolo sulla corteccia di betulla è costituito da molti altri dettagli, qv nella fig. 3.42. Ma se si vogliono interpretare i simboli nel modo in cui si vuole che vengano interpretati, ogni data può ricevere a priori una propria "interpretazione".

Pertanto, poniamo la seguente domanda, puramente retorica - è possibile affermare che una datazione che dice esplicitamente 1774 d.C. si riferisca all'XI secolo? Non lo riteniamo – o almeno bisognerebbe impegnarsi a fondo per convalidare tale affermazione. Tuttavia, chiunque legga il lavoro di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin può testimoniare che si può fare con grande facilità, se c’è bisogno. Abbiamo un ottimo esempio di come alcuni storici siano ansiosi di fare in modo che le datazioni trovate su antichi manufatti provino la cronologia Scaligeriana, e di quali sforzi colossali sono disposti a fare a tal fine.

A proposito, la datazione all’XI secolo della corteccia di betulla ha tuttavia creato un "problema" nella scienza storica:

"La scoperta aveva portato un problema all'istante. La costruzione ‘E’, dove è stata trovata la corteccia, si trova sulla vecchia via Chernitsyna, il cui nome si traduce come "via delle suore" e ha ricevuto il suo nome dal convento di Santa Barbara che un tempo stava nelle sue vicinanze. È ovvio che non avrebbe potuto esserci un convento qui nella prima parte dell'XI secolo: i primi monasteri Russi risalgono alla seconda metà dell'XI secolo, e il convento di Novgorod di Santa Barbara è stato menzionato per la prima volta in una cronaca che si riferiva al 1138 d.C., ol che posticipa la nostra scoperta di oltre un secolo" ( [290: 1 ] , pag. 202).

Scopriamo che il convento di Santa Barbara è rimasto in piedi nel luogo dove è stato trovato il pezzo di corteccia di betulla, e il disegno che troviamo è proprio di Santa Barbara (cfr fig. 3.41). E 'ovvio che il disegno deve essere stato perso o sepolto qui quando il convento ancora esisteva. Doveva essere ancora presente nel 1774, quando furono fatte le iscrizioni sulla corteccia di betulla. Questo fa sì che tutto sia comprensibile.

Si potrebbe discutere della reale data del 1774, o delle ragioni per cui dovremmo trovare questa particolare figura nel documento di betulla, e perché dovrebbe esserci una data, poiché non era consuetudine scrivere date con disegni di santi nella Russia antica. Su questo tema vi sono opinioni diverse, ma non si può non sottolineare che l’anno in questione è è l’anno della sconfitta finale di Pougachev, con gravi persecuzioni dei sostenitori dei "ribelli" avviate in tutta la Russia ([941], pag. 52; anche [85], volume 35, pagina 280). Stiamo solo iniziando a renderci conto della vera portata di questo avvenimento oggi, perché diventa chiaro che la sconfitta di Pougachev non è dovuta alla semplice "soppressione di una ribellione contadina", come insegnano nelle scuole, ma piuttosto alla sconfitta del gigantesco Stato Siberiano Russo con capitale a Tobolsk, ostile nei confronti dei Romanov. Questo stato deve essere stato conosciuto come "Tartaria Moscovita" in Occidente, qv nella sezione che tratta della nostra ricostruzione della "guerra con Pougachev" (Chron4, capitolo 12).

Pertanto, il 1774 deve essere stato uno degli anni più importanti della storia della Russia e del mondo in generale; segna un punto di svolta che ha afflitto ogni strato della società Russa. Forse è per questo che vediamo una data sotto il disegno di Santa Barbara.

Concludiamo con qualche parola sull'altro punto discusso in [290:1] - le tre tavolette del libro dei Salmi di Novgorod. Sfortunatamente, non vi troviamo nulla che permetta di leggere una datazaione (o almeno non ce n’è nessuna [190:1]). Tuttavia, la datazione al'XI secolo a.d. di queste tavolette come suggerito da [290:1] sembra basarsi su una semplice fantasia. Il fatto che sia stato trovato nello strato del "primo trimestre dell'XI secolo" di V. L. Yanin ([290:1]), page 203) non significa nulla, come abbiamo già osservato nel caso del documento di betulla che ha avuto la data del 1774. Quindi, queste tavolette potrebbero essere oggetti del XVIII secolo. Tutte le singole parole che riportano (citate in [290:1], pagina 106) possono essere trovate anche nei manoscritti che datano all XVIII secolo (in particolare quelli scritti dai vecchi credenti). Si può dire lo stesso sullo stile di scrittura delle tavolette rappresentate nella fotografia pubblicata in [290]: 1 ] , pag. 205 - non ci sono caratteristiche che suggeriscano una data precedente a quella del XVIII secolo.

A proposito, il nome stesso di questi reperti è piuttosto curioso - erano note come tabellae cerae, e lo strumento usato per scrivere era chiamato stilo. Gli stili erano piccole bacchette di metallo o di osso utilizzate per la scrittura sulla cera; tali strumenti... erano necessariamente provvisti di una piccola palettina utilizzata per cancellare" ([290:1], pagg. 202-203).

Apprendiamo quindi che le "antiche" tavolette in cera Greche e Romane usate per la scrittura erano chiamate cerae, mentre le lettere erano scritte con styli. Non si può fare a meno di notare la somiglianza tra l'antica parola Greca cera e le parole Russe per "grattare" e "disegnare" ( rispettivamente zarapat e chernovik). La paletta, che era una condicio sine qua non di ogni stilo, potrebbe bene essere stata chiamata stilorka nella Russia moderna; per quanto riguarda la flessione tra R e L, è sufficiente ricordare al lettore come la parola Amsterdam era scritta nel Medioevo - Amsteldam, Amstelredam, ecc. (cfr. ChronI, capitolo 1, ecc.).

Riepilogo: l'interpretazione della tavoletta di betulla proposta da Zaliznyak e Yanin (il presunto XI secolo) ci sembra profondamente errata. Ci sono circa 700 anni di errore; l'argomentazione di cui sopra dimostra che la data in questione è 1774, ossia la seconda metà del XVIII secolo.

12.7. La risposta degli storici al nostro articolo sulle datazioni di Novgorod di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin
Nel febbraio 2002 abbiamo pubblicato un articolo intitolato "Sulle datazioni di Novgorod di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin" nel "Vestnik Rossiyskoi Akademii Nauk". Riguardava l'interpretazione della data su una tavoletta di betulla scoperta di recente a Novgorod-sul-Volkhov ([912:2]). Ne abbiamo già discusso in dettaglio.

Lo stesso numero del "Vestnik" contiene commenti sull'articolo scritto dal personale dell'Istituto RAS di archeologia, pubblicato su insistenza del consiglio editoriale. I redattori hanno ordinato e pubblicato i due articoli seguenti: "La Scala Dendrocronologica di Novgorod come la scala più affidabile del mondo antico" di R. M Mounchayev e Y. N. Chyornykh ([912:2], pagine 141-142) e "Awkward Palaeography" di A. A. Medyntseva ([912:2], pagine 143-146). Secondo il commento editoriale, essi contengono una "stima perfettamente obiettiva dell'articolo dal punto di vista editoriale", e presumibilmente "conclude del tutto l'argomento a cui si riferisce" ([912:2], pag. 146).

Tuttavia, la nostra domanda agli storici rimane senza risposta: qual è la data scritta sulla betulla? La valutazione negativa del nostro lavoro riportata nei suddetti articoli è del tutto infondata; i loro autori non hanno fatto nulla per analizzare il problema. Tuttavia, anche a loro è mancato il coraggio di confermare l'"interpretazione" dell'XI secolo della data suggerita da Zaliznyak e Yanin; la questione della data corretta è passata sotto silenzio assoluto.

Consentitemi di illustrare brevemente il contenuto degli articoli. R. M Mounchayev e Y. N. Chyornykh, gli autori dell'articolo precedentemente intitolato "La Scala Dendrocronologica di Novgorod come la Scala più affidabile del mondo antico" ([912:2], pagine 141-142) cercano di ragionare a lungo sul tema dei "ricercatori sulla cattiva strada della cronologia" in generale, lasciando sciocchezze come l'effettiva analisi delle datazioni sulle tavolette di betulle al di fuori della loro venerabile attenzione accademica.

Iniziano nel modo seguente: "L'articolo di A. T. Fomenko e G. V. Nosovskiy sembra preoccupasi per un caso particolare; tuttavia, è prudente e persino obbligatorio considerarlo in un contesto più generale..."

Continuano con contesti generali per tutto il tempo. Ad esempio, Mounchayev e Chyornykh sono del parere che prima di poter interpretare una datazione trovata su una tavoletta di betulla, dovremmo "convincere gli specialisti... che tutte le scale dendrocronologiche dell'Europa orientale devono la loro esistenza a una cospirazione dei cosiddetti specialisti, o a una totale ignoranza da parte di questi ultimi" ([912:2], pag. 142). In caso contrario, "la discussione stessa (o quello che è) sulla questione delle reliquie medievali e della loro antichità viene completamente privata di significato" ( [912:2], pag. 142). Tutti i commenti sono abbastanza irrilevanti, davvero.

Citiamo l'unica obiezione che Mounchayev e Chyornykh possono fare in relazione alla questione in discussione: "L'approccio di A. T. Fomenko e G. V. Nosovskiy allo studio delle tavolette di betulla può essere classificato come scolastico. . . Questi "metodi" sono stati respinti da tempo dalla scienza accademica. Consideriamo inutile continuare la discussione su questo tema". In altre parole, l'articolo ci dice che la scienza storica ha un sistema consolidato di tabù che riguardano alcuni approcci alla soluzione di problemi storici e cronologici. L'etichetta "scolastico" non spiega assolutamente nulla, essendo solo un desiderio di tenere l'erronea cronologia di Scaligero e Petavio, al riparo da critiche e tentativi di revisione.

Passiamo ora alla "Awkward Palaeography" di A. A. Medyntseva ([912:2], pagine 143-146). L'autore sta cercando di confutare la nostra interpretazione della datazione sulla corteccia di betulla; tuttavia, per qualche strana ragione, parla solo della prima figura dei quattro (il luogo delle migliaia), senza parlare dell’unità delle centinaia, che per noi è di grande interesse e che casualmente è decisiva per la datazione. Forse l'"interpretazione" all'XI secolo delle altre tre figure suggerita da Zaliznyak e Yanin è semplicemente non supportabile.

Per quanto riguarda la prima figura, Medyntseva dice di preferire l'interpretazione di Yanin e Zaliznyak, che suggeriscono sia la lettera zelo in Slavonico ecclesiastico. Cita una tabella con diverse versioni di lettere in Slavonico ecclesiastico (vedi fig. 1 nel suo articolo). E' sorprendente che proprio la lettera di cui parla ("zelo") sia del tutto assente dalla tabella. La ragione è ovvia: la lettera Slavonico ecclesiastica "zelo" non assomiglia per nulla al numero arabo che dovrebbe rappresentare (la cifra di sette). Evidentemente, proprio questa lettera era stata esclusa dalla tabella per evitare l’ "imbarazzo" in relazione ai fatti discussi.

Sottolineiamo che, nonostante l'evidente desiderio di "difendere" l'interpretazione di Yanin e Zaliznyak, Medyntseva manca del coraggio necessario per affermare che quanto sopra è corretto. E' solo d'accordo sul fatto che abbiano letto la prima cifr in modo corretto senza chiedere alcuna prova, rimanendo perfettamente silenziosa sulle altre tre.

Figura 3.48. Una delle leggi contenute nella Sobornoye Ulozhenie del 1649. Vediamo la parola "Russo" usata in riferimento a una confessione piuttosto che a un gruppo etnico - qui è sinonimo di "Ortodosso". Edizione fotografata del XVII secolo.

13. IPOTESI SULL'ETIMOLOGIA DELLA PAROLA "RUSSIA" ( "ROUSS")
E' noto che l'Impero Mongolo è stato diviso in diverse province, la cosiddetta Ulus. Tenendo presente la frequente flessibilità di R & L, si potrebbe suggerire che le parole Ulus e Rouss, o Russia, abbiano la stessa origine (cfr. anche il nome del famoso Principe Urusov). Vediamo un esplicito parallelo fonetico. In quest'ultimo caso, tuttavia, ci si potrebbe chiedere se il nome stesso della Russia possa derivare dalla parola "rus" (o "ulus" nella sua versione Turca), che era una provincia del Grande Impero Mongolo.

È successa una cosa simile al nome "Ucraina" - questa parola era intesa come "terre di confine" (cfr. la moderna parola Russa "okraina" che si traduce come "vicinato"). Vi erano molti territori noti come "ucraina"; tuttavia, il nome alla fine si è rierito a un'unica regione, ovvero l'Ucraina moderna. La stessa cosa avrebbe potuto accadere alla parola Russia; potrebbe aver significato inizialmente una provincia, diventando poi il nome dell'intero paese. In questo caso, "Russo" poteva essere inteso come "rappresentante di una certa provincia Imperiale" e poi è diventato il nome di un gruppo etnico.

Studiando il Sobornoye Ulozhenie del 1649 - una collezione di leggi Russe del XVII secolo, l'epoca dei primi Romanov vediamo che anche nei documenti ufficiali del XVIII secolo (e la fonte in questione è un documento ufficiale) si usa la parola Russo per riferirsi a una confessione e non a una nazionalità. Citiamo la fotografia di una di queste leggi nella fig. 3.48. La legge inizia con le parole: "Che la persona sia Russa o appartenga a una fede diversa", il che si spiega da sé.
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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

Capitolo 4

L’ANTICA RUSSIA VISTA DAI CONTEMPORANEI

1. ABUL-FEDA AFFERMAVA CHE I RUSSI FOSSERO “GENTI DI ORIGINE TURCA”

Secondo Abul-Feda, "i Russi sono un popolo di origine Turca; i loro vicini meridionali più vicini sono i Guzes [Guz = Kazack = Cossack - Aut.], una nazione imparentata. ... nell'XI secolo i Guzani hanno conquistato la Persia e fondato la monarchia di Seljuk" ([175], pagina 391). Il nome dell'impero Ottomano è molto probabilmente una lieve variazione della parola Ataman; pertanto, d'ora in poi useremo la formula Ottomano = Ataman.

Le origini Turche dei Russi potrebbero sembrare in un primo momento assurde, ma consigliamo ai lettori di non farsi troppo sorprendere. La dinastia Russa è di origine Mongola, anche secondo la storia Scaligeriano-Milleriana, poiché i principi spesso sposavano le figlie dei Khan ([362]); molti dei costumi della corte sarebbero stati adottati, da parte dei Moscoviti, dai Mongoli. Anche la dinastia Turca è di origine Mongola, essendo stata fondata dal "Tamerlano il Mongolo" alla fine del XIV secolo. Discuteremo la vera identità dei Khan Mongoli di seguito: diciamo solo che fino ad ora erano imparentati con gli imperatori Bizantini e che spesso erano sposati con principesse Bizantine. Si dovrebbe quindi astenersi dal pensare che i "costumi Mongoli" in questione siano stati introdotti da atei nomadi, la cui patria era nei deserti polverosi della Cina del Nord.

Le relazioni tra la Russia e la Turchia devono essere state molto più profonde di quanto si pensi oggi. I succitati nomi Tartaro utilizzati in Russia possono essere stati semplicemente di origine Ottomana = Ataman. Segnaliamo le Figg. 3.3-3.5 ai lettori; vediamo Stepan Timofeyevich Razin indossare abiti reali e un turbante Ottomano sulla testa, proprio come li indossavano i sultani Ottomani - Ataman! Vedere anche Figg. 3.6-3.9.

Si dovrebbero anche ricordare i famosi giannizzeri della Turchia medievale, così come il fatto che molti Grand Visir e comandanti militari sono stati spesso Cristiani e persino Slavi! Passiamo ora alle “Lezioni sulla storia Medievale” del famoso storico T. N. Granovskiy. Riporta quanto segue:

"La fanteria del Sultano è nota per essere stata la migliore d’Europa, eppure i ranghi di questa fanteria sono stati davvero strani [sic!]! - Aut.]. Intorno al 1367... i Turchi hanno iniziato a reclutare ragazzi Cristiani come potenziali soldati. . . ogni villaggio veniva visitato dai funzionari Turchi ogni cinque anni; i più sani e forti venivano selezionati, portati via e mandati al Sultano. . . all'età di vent'anni. . . diventavano giannizzeri. . . senza speranza di farsi una famiglia. . . I giannnizzeri. . . hanno vinto tutti le battglie fondamentali a Varna, in Kosovo e così via, e sono stati loro a prendere Costantinopoli. Così, il potere del Sultano Turco era sostenuto dai Cristiani" ([192], pagina 48).

Ricordiamo immediatamente che questo tipo di reclutamento è proprio il tagma, ovvero la "tassa di sangue", già nota nella storia del giogo "Mongolo e Tartaro" in Russia; Le reclute erano bambini che avrebbero servito nell'esercito per il resto della loro vita. Queste reclute erano conosciute come Cosacchi. Questa usanza è esistita in Russia fino a Pietro il Grande e, evidentemente, in Turchia un po 'più tardi.

Si scopre che coloro che hanno preso Costantinopoli nel mezzo del XV secolo erano Cristiani! A proposito, il Sultano è stato sostenuto da un forte partito politico Cristiano, attivo nell'assedio di Costantinopoli ([455], pag. 191).

È spettacolare che il rapporto Russo sopravvissuto sull’assedio di Costantinopoli, scritto nel 1453, sia stato scritto da un certo Nestor Iskander - un testimone dell'assedio e uno dei suoi partecipanti. Il fatto che il rapporto in questione sia stato scritto in Russo fa riflettere sul fatto che "un prigioniero dei Turchi, che era stato preso in ostaggio in tenera età e per tutta la sua vita era stsato lontano dalla sua cultura d'origine" sia riuscito a "seguire le regole dell’etichetta letteraria, osservandole meticolosamente. . . quello che abbiamo davanti è senza dubbio un capolavoro scritto da un eccezionale scrittore Russo del XV secolo" ([636], pagina 602). La conclusione è estremamente semplice: l'esercito di Maometto II che aveva fatto irruzione a Costantinopoli era in parte composto da Russi istruiti.

I nostri oppositori potrebbero iniziare a dirci che i Russi e gli altri Cristiani venissero usati dai Turchi come carne da cannone e nient 'altro.. Tuttavia, non è così - Granovskiy prosegue dicendo che "non solo diventavano giannizzeri - ma alcuni di loro venivano allevati in un serraglio separato. . . i migliori. . . costituivano la guardia privata del Sultano. . . Da qui provengono i potenziali comandanti militari e i Gran Vizir. tutti i Gran Vizir della prima metà del XVI secolo, che hanno portato gloria all'esercito Turco, sono stati cresciuti in quei serragli d'élite ([192], pagg. 48-49).

Il fatto che alcuni principi Russi abbiano nomi e patronimici Turchi e Ottomani (Ataman) si presume che confermi l'esistenza del terribile "giogo Tartaro e Mongolo" in Russia, mentre la presenza dei Russi nell'esercito Turco e la "dominanza dei Cristiani e di Slavi" nelle alte file dell'esercito Turco non induce nessun commento sul giogo "Slavo e Cristiano in Turchia" da parte degli stessi storici. I nostri oppositori potrebbero dire che i sudditi Ottomani di origine Slava erano Musulmani; e possiamo essere d’accordo (almeno per quanto riguarda l'epoca post-XVI). Tuttavia, i Tartari Russi sono stati spesso Cristiani, come ci è noto da molti documenti (l’ "epistola ai baskaks e a tutti i Cristiani Ortodossi" et al); bisognerebbe anche ricordare i battezzati Tartari di Kasim.

Il giogo è probabilmente una fantasia - tutte le prove storiche che troviamo testimoniano di un normale corso di affari in uno stato multinazionale.

Un'interessante testimonianza è riportata nelle note dell'inglese Jerome Gorsey, capo dell'ufficio Moscovita della "Società Russa dei Commercianti Inglesi" alla fine del XVI secolo. Ha scritto: "La lingua Slava [il Russo, cioè, poiché l'autore di queste parole si riferisce esplicitamente alla Russia - Aut.] può. . . essere utile anche in Turchia, in Persia e anche in alcune parti dell’India" ([314], pag. 97). In altre parole, una parte della popolazione Turca, Persiana e Indiana ha parlato Russo alla fine del secolo XVI.

Tutte queste prove non corrispondono completamente al quadro della storia che gli storici solitamente disegnano per noi. Tutti i fatti "scomodi" di solito rimangono nascosti alla vista del pubblico, per non suscitare domande ingiustificate. Eppure si scopre che esistono molte prove "anti-storiche" di questo tipo; parte di esse sono citate nel presente libro.

2. RUSSIA E TURCHIA
Formuliamo la seguente ipotesi, che è vitale per la comprensione della nostra concezione generale. C'è stata un’epoca in cui sia la Russia che la Turchia erano parte dello stesso impero.

Prima del XVII secolo, la Russia e la Turchia erano nazioni amichevoli, il che è in perfetta concordanza con la nostra teoria che entrambe avessero fatto parte ad un certo punto dello stesso Grande Impero Mongolo. L'allontanamento tra le due è iniziato solo dopo lo smembramento di questo impero nel XVII secolo.

Alcuni cronisti Arabi ci dicono direttamente che la Russia eraa considerata la parte Ortodossa dell'Impero Mongolo ([547]). Essi notavano che la parte Ortodossa dell'impero possedeva il più grande potenziale militare ed esprimevano la speranza di una futura unificazione confessionale. Noi consideriamo questi testi scritti dopo il grande scisma religioso del XV-XVI secolo, quando il vecchio Cristianesimo unito si divideva in tre parti: Ortodossi, Latini e Musulmani. Uno scisma politico ha completato la segregazione.

Si sa che le relazioni tra la Turchia e la Russia erano più che cortesi nella prima della metà del XVII secolo.

Nel 1613 "Il Sultano ha firmato un patto di "amore e amicizia" con il Signore dei Moscoviti, promettendo assistenza militare nella guerra contro il Re di Lituania" ([183], volume 2, pagina 161).

Nel 1619, "il Patriarca Russo Filarete Aut.] ha chiesto che i Cosacchi del Don non si limitassero a mantenere relazioni pacifiche con la Turchia, ma che si unissero all'esercito Turco e obbedissero ai Pascià Turchi" ([183], Volume 2, pag. 169).

Nel 1627 "Le relazioni con la Turchia sono state ratificate per iscritto: "Con la presente bacio la croce a nome del Gran Signire Murad, giurando amicizia allo Zar Mikhail Fyodorovich, accordando un regolare scambio di ambasciatori, e promettendo assistenza militare contro i suoi nemici e il re Polacco. Ai re della Crimea, ai Nogai e agli Azov è proibito fare guerra contro le terre dei Moscoviti" ([183], volume 2, pagina 173).

A proposito, l’ambasciatore Turco a Mosca non era altri che il Greco Tommaso Cantacuseno - forse un discendente del famoso imperatore Bizantino Giovanni Cantacuseno ([183], volume 2, pag. 170). evidentemente, la nobiltà Bizantina considerava la conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II come un'altra rivoluzione di palazzo e non come un'invasione straniera (conquista Ottomana, caduta di Bisanzio e così via). Tutti questi termini a cui siamo abituati oggigiorno sono evidentemente stati introdotti dopo la vittoria di Maometto da parte dei superstiti del partito sconfitto fuggito in Occidente; sono stati loro a convincere l'aristocrazia Europea a lanciare una crociata contro Bisanzio per liberarla dalla "tirannia Turca". Il concetto stesso della "caduta di Bisanzio nel 1453" è frutto di questa campagna di propaganda.

Le tracce di un'ex unione tra Turchia e Russia si trovano in documenti storici che ci raccontano del summenzionato assedio di Costantinopoli avvenuto nel 1453 - per esempio, il fatto che ci fossero Russi che prendevano parte all'assedio. Contestiamo inoltre il suggerimento secondo cui Nestor Iskander, l'eminente scrittore Russo del XV secolo", fosse stato un semplice soldato nell'esercito di Maometto II - siamo del parere che il personaggio in questione fosse un eminente signore della guerra Ottomano.

A proposito, il matrimonio tra Ivan III e la principessa Greca dopo la caduta di Costantinopoli potrebbe essere stato il suo "trofeo di guerra"?

Si presume che i legami tra la Russia e Bisanzio siano stati interrotti poco prima della caduta di Costantinopoli, per motivazioni religiose. I Russi avrebbero iniziato a trattare la chiesa Bizantina come eretica e che presumibilmente stesse orientandosi verso la creazione di un'unione con la sua controparte Occidentale. Gli storici moderni ritengono che i Russi si siano astenuti dal partecipare alla guerra tra Bisanzio e la Turchia, ritenendo entrambe le parti "indegne di assistenza". Tuttavia, consideriamo il modo in cui Nestor Iskander, un vero partecipante dell'assedio, descrive quest'ultima. Il suo testo è stato inserito nelle cronache Russe ed è la fonte primaria di informazioni su questo evento in Russia. Come ci si dovrebbe giustamente aspettare, Nestor si riferisce a Maometto II, il suo sovrano, in toni riverenti.

Tornando all’inserto a colori [636], questa è la riproduzione di una miniatura della Litsevoy Svod del XVI secolo, raffigurante l'assedio di Zar-Grad da parte dei Turchi Ottomani. Il testo della miniatura è il seguente:

"Lui [Maometto II - Aut] si era avvicinato alla città reale armato di armi meravigliose, e aveva fatto riunire terrificanti masse di persone e navi davanti alle sue mura; questo a dicembre. E così aveva ordinato che i cannoni e gli archibugi cominciassero a sparare contro le mura della città, e aveva mandato una quantità di batterie di teste d'ariete a distruggere le sue difese".

Come si vede chiaramente, il testo iniziale è molto benevolo nei confronti di Maometto. Consideriamo ora lo stesso frammento di una pubblicazione moderna (cfr. [636], pag. 222): "Questo infedele perfido e malvagio aveva mandato via tutti gli ambasciatori. E così aveva ordinato ai cannoni e agli archibugi di sparare sui muri della città, e aveva mandato una serie di batterie di teste di ariete per distruggere le sue difese".

Si tratta ovviamente di un'altra edizione dello stesso testo, che risale almeno al secolo XVII. Siamo del parere che l'obiettivo primario di questa attività editoriale fosse quello di introdurre caratteristiche negative nel testo che inizialmente aveva trattato gli Ottomani in modo benevolo (parole come "perfido", "infedele" ecc.). Al contrario, le caratteristiche positive ("meravigliose" e così via) sono state rimosse. L’atteggiamento dell’autore nei confronti degli eventi da lui descritti è stato quindi completamente invertito. È così che è stata creata la versione Scaligeriano-Milleriana della storia Russa.

A proposito, sottolineiamo l'ovvia somiglianza fonetica tra le parole Ottomano (in un'altra versione - Osman, o Ross-Man?) e Ataman. I Turchi si definivano Ottomani (e Osmani) nel 1453, quando hanno fatto irruzione nelle mura di Costantinopoli - potrebbero essere gli Atamani e i Uomini-Ross?

Concludiamo con un'ovvia domanda sull'identità di questo "illustre scrittore del XV secolo" - potrebbe essere lo stesso Nestor che oggi è considerato l'autore della Povest Vremennih let? Tenete presente che è molto probabile che questa opera sia stata scritta nel XVIII secolo e poi ascritta a "un antico autore Russo". Tuttavia, abbiamo già visto che Nestor deve aver vissuto nel XV secolo.

3. QUELLO CHE SI VEDE DALLA SPAGNA MEDIEVALE SULLA FAMOSA MAPPA ARABA DI AL-IDRISI
Cito dal “libro dei Modi e dei Regni” di Abul Kasim Mohammed conosciuto come Ibn-Khaukal, datato al 967 al giorno d'oggi. Scrive:

"Ci sono tre tribù Russe, una delle quali è più vicina ai Bulgari delle altre due. Il re di questa tribù vive a Quyaba [presumibilmente Kiev - Aut]... Un'altra tribù si trova più a nord ed è nota come la tribù di Slavia. . . La terza tribù si chiama Arthania [L’Orda - Aut.], e il suo re vive ad Artha [ancora Orda - Aut.]" Offerta di [156] citata in [547],

E' quindi del tutto ovvio che gli Arabi considerassero l'Orda, o Artha, uno Stato Russo, il che è in perfetta concomitanza con la nostra ricostruzione.

Gli Arabi scrivevano sull'Orda piuttosto spesso - comunque, secondo lo storico B. A. Rybakov, "preziose informazioni sugli Slavi e sulla Russia di Kiev, raccolte dai geografi Orientali del IX-XII secolo. . . necessitano ancora di uno studio meticoloso" ([753], pag. 174). Nella descrizione Araba, la Russia è composta da tre Stati popolati da Russi. Apprendiamo anche dei tre centri dello stato, i tre Saray. C'è una "vasta quantità di letteratura" scritta su questi tre centri ([753], pagina 174). Gli Arabi hanno compilato mappe molto dettagliate della Russia, ognuno dei tre stati indicato esplicitamente. Diversi ricercatori identificano i tre Saray con diverse città moderne:

"Le tre città Russe si trovano sullo stesso fiume, secondo un geografo Persiano all'inizio. . . possono essere identificate come segue: Quyaba = Kiev. . . Slavia = Novgorod e Arthania = Byeloozero e Rostov. . . questo è il quadro geografico sviluppato dagli specialisti Russi nel settore degli studi Orientali negli anni '60-'70" ([753], pagg. 176-177). Tuttavia, apprendiamo che esistevano anche altre opinioni.

Non bisogna dimenticare la famosa mappa medievale di Abu Abdallah Mohammed Ibn-Mohammed Al-Idrisi, compilata nel presunto anno 1154 d.C. a Palermo per Re Ruggero II ([378]). Nelle Figg. 4.1-4.4 Si può vedere la visione generale della piccola mappa e alcuni frammenti della grande mappa compilata da Al-Idrisi. Ci sono circa 2500 nomi sulla mappa in totale. Al Idrisi aveva studiato a Cordoba (Spagna) - uno dei più illustri centri culturali dell'Europa Occidentale; il suo libro è stato scritto in Sicilia ([753], pag. 178). Di cos'altro potrebbero avere bisogno gli storici? È una gran mole di materiale che potrebbe essere usato per ricostruire l'antica storia della Russia. Tuttavia, stranamente, "gli specialisti di studi Orientali che scrivono della Russia di Kiev, quasi mai si riferiscono a “Le Meraviglie del Viaggatore in Giro per il Mondo” di Abu Abdallah Mohammed Ibn-Mohammed Al-Idrisi e alla sua famosa mappa, due fonti più che affidabili e rispettabili" ([753], pagina 178).

Fig. 4.1. Breve versione della mappa Araba di Al-Idrisi. Presa da [378], fra le pagine 32 e 33, appendice 2.

Inoltre, "Novoseltsev si riferisce al passo dell’opera di Al Idrisi che cita le tre capitali Russe definendolo molto contorto e raccomanda di trattare la versione di Al Idrisi con la massima cautela" ( [752], pag. 178). Qual è il problema? Perché gli storici moderni preferiscono tacere sul lavoro di Al Idrisi o trattarlo con cautela? La questione è che l'antica geografia riportata da questo autore è in contrasto con la moderna concezione della Russia di Kiev. Diversi scienziati hanno utilizzato la mappa e il libro di Al-Idrisi nelle loro ricerche e sono giunti a conclusioni che i loro colleghi hanno dichiarato "assurde senza alcun dubbio".

P. Smirnov, ad esempio, "ha usato la mappa di Al-Idrisi per la sua localizzazione assolutamente irrealistica delle "tre capitali Russe" - Quyaba come Balakhna (una grande città sul Volga un po’ oltre Nizhniy Novgorod - Aut.] , Slavia come Yaroslavl e Arthania come Ardatov [una città nella regione di Nizhniy Novgorod - Aut.]" ([753], pag. 178).

È ovvio che i moderni lettori troveranno la localizzazione di Kiev sul Volga piuttosto assurda. Inoltre, l'identificazione consensuale della Slavia è Novgorod; tuttavia, apprendiamo che la Slavia potrebbe anche riferirsi a Yaroslavl. Questo ci riporta alla nostra ipotesi che Yaroslavl sia la storica Grande Novgorod, il che è perfettamente in sintonia con la nostra ricostruzione.

Un'altra "folle fantasia" è che si vede una somiglianza tra i nomi Arthania e Ardatov; questo ci porta ai nomi Artha e Orda, il che significa ancora una volta che l’Orda era uno Stato Russo nella regione del Volga.

Fig. 4.2. un frammento della grande mappa Araba di Al Idrisi. Tratto da [378] inserto tra le pagine 36 e 37, appendice 8.

Fig. 4.3. Un altro frammento della grande mappa Araba di Al Idrisi. Tratto da [378] inserto tra le pagine 906 e 91, appendice 16.

Fig. 4.4. Un'altra versione dello stesso frammento della grande mappa Araba di Ai-Idrisi. Si differenzia da quella sopra riportata. Tratto da [378], tra le pagine 90 e 91, appendice 17.

Non si dovrebbe pensare che le "folli fantasie" di Smirnov fossero qualcosa fuori dal comune - B. A. Rybakov, per esempio, è altrettanto duro nei confronti di Konrad Miller, e il suo "verdetto" è il seguente:

"Il libro di Smirnov è uscito più o meno nello stesso periodo in cui si è svolto il monumentale lavoro di Konrad Miller sulla cartografia Araba. L’inconsistenza dei metodi scientifici che usa e l’assurdità delle conclusioni che fa quando cerca di tracciare la geografia dell’Europa Orientale possono competere con le teorie di Smirnov. Come potete vedere voi stessi - la terra dei Polovtsi copre l'intera Europa Orientale [e può quindi essere identificata come Polonia - Aut]; il nome "Cumania" copre l’intera zona tra Samara e la Crimea, "Cumania Interna" è il territorio tra Gomel e Nizhniy Novgorod, e "Cumania Esterna" - il terreno tra Dvina occidentale e Volga nelle regioni di Polotsk e Novgorod, fino a Byeloozero. ." ([753], pag. 178).

Cosa può rendere Smirnov e Miller "sbagliati"? Al contrario, stiamo cominciando a renderci conto che i loro cauti tentativi di trovare nuove identificazioni geografiche per i nomi antichi corrispondono alla realtà storica molto meglio dell’opinione di Rybakov, che si basa solo sulla grezza versione Romanoviano-Milleriana.

4. LA GRANDE RUSSIA COME ORDA D’ORO, LA PICCOLA RUSSIA COME ORDA BLU, E LA BIELORUSSIA COME ORDA BIANCA

A) Come abbiamo visto, gli Arabi si riferiscono ai tre centri della Russia nelle loro relazioni.

B) Nella descrizione della Mongolia, gli stessi autori Arabi citano i tre Saray - SarayBatu, Saray-Berke e il Nuovo Saray.

C) Anche la Bibbia ci racconta di tre centri della Russia - "Principe di Rosh, Meshech e Thubal".

Abbiamo già formulato il nostro punto di vista, secondo il quale la Bibbia si riferisce alla Russia, alla Moscovia e a Tobol, o alla Siberia. Confrontiamo i tre Saray che vengono costantemente menzionati nei documenti con la separazione dello Stato Russo nei tre grandi regni del XIV-XVI secolo:

1) La terra Severskaya (terra di Chernigov) - i confini approssimativi dell'Ucraina moderna.

2) Lituania o Russia bianca (Bielorussia) - Russia nord-occidentale e Bielorussia moderna con capitale Smolensk.

3) Il Regno del Volga, noto anche come Siberia, o la Russia di Vladimir-Suzdal. Le sue città (conosciute come Sarays) erano particolarmente numerose nella regione del Volga - Samara, Tsaritsyn, Ryazan, Tver e la Grande Novgorod (Yaroslavl con Vladimir e Rostov).

Tutte e tre le parti della Russia furono unite quando è salita al potere la dinastia dell’Orda della regione Volga; questa unificazione segna il momento in cui i gran principi di Mosca hanno introdotto la formula "Gosudar Vseya Rusi" ("Signore di tutta la Russia") nei loro titoli.

D) Lo stesso triplo titolo è stato utilizzato anche dai primi Romanov (già nel XVII secolo) - "Signore dell'intera Russia, Grande, Piccola e Bianca"

La nostra ipotesi è la seguente. Tutte le succitate divisioni della Russia o della Mongolia in tre regni fanno riferimento a uno stesso fenomeno. Questo ci porta alle seguenti conclusioni:

1) Grande Russia = Orda d'Oro = Tobol = Thubal biblico = Regno del Volga = Russia di Vladimir Suzdal, o "Nuova Saray" nella terminologia "Mongola", identificata anche come Grande Novgorod = Yaroslavl.

2) Piccola Russia = "Orda Blu" = Territorio Severskaya = Malorossiya, o Ucraina moderna = "la Biblica Rosh" o Russia (Russia di Kiev). Gli storici Russi parlano spesso della suo capitale: Chernigov, o Novgorod Severskiy (Novgorod settentrionale, qv in [161], pagina 140), mentre i loro colleghi Occidentali insistono per identificarla come Kiev. Il nome deve la sua esistenza all'area di Siniye Vody ("Acque Blu", cfr. il fiume moderno Sinyukha, tributario dell'Ingo meridionale precedentemente conosciuto con lo stesso nome, qv in [347], pag. 257).

3) Russia Bianca = Orda Bianca = Lituania = Principato di Smolensk = Il Meshech Biblico (Polotsk, Pskov, Smolensk e Minsk). La Bielorussia moderna è la parte Occidentale di questo Stato medievale, mentre la Lituania Cattolica più recente fa parte della vecchia Russia Bianca. I Lituani menzionati nelle cronache Russe sono i cosiddetti Latini, o Cattolici Russi. Questa parte della Russia sembra corrispondere a Saray-Berke (Byeliy = Saray Bianco) nella terminologia "Mongola" (tenendo presente la frequente flessione di R e L).

La frontiera tra la Grande e la Piccola Russia deve più o meno corrisponderee al moderno confine tra la Russia e l'Ucraina (noto come Malorossiya, o "Piccola Russia"). Il confine tra Russia Bianca = Lituania e Grande Russia deve essere stato situato molto più a est nel Medioevo - cioè tra Mosca e Vladimir (in altre parole, Mosca faceva parte della Russia Bianca). È possibile che lo spartiacque tra i due dialetti rurali primari della Russia che si trovano qui possa riflettere il reale confine politico tra l’Orda Bianca e l’Orda d'Oro che esisteva nei tempi andati.

Così, Mosca all'inizio faceva parte della Russia Bianca, o della Lituania. Questo fatto era ancora vivo nella memoria popolare nel XVII secolo, durante i Grandi Disordini (per esempio, negli editti di Minin e Pozharskiy del 1613 che i due propagavano da Yaroslavl. Tali editti contengono dichiarazioni sulla necessità di lottare contro Mosca; la parola "Lituani" è usata come sinonimo della parola "Moscoviti":

"E hanno baciato la croce a Yaroslavl e hanno giurato di sollevarsi contro il Moscovita, di muoversi contro Mosca e di combattere fino al loro ultimo respiro. . . per aver prestato giuramento di combattere i Lituani baciando la croce" ([994], parte 2, pagina 519; citato in [795], pagine 97-98).

5. L'INIZIO DELL'INVASIONE TARTARA E MONGOLA COME VIENE DESCRITTA DAI CONTEMPORANEI
Gli storici ci dicono che "gli abitanti dell'Europa Centrale... scoprirono presto che i Tartari avevano invaso la Russia. . . questa notizia straordinaria ha impiegato alcuni mesi prima di raggiungere in Occidente i vicini più prossimi della Russia, e poi anche vari centri imperiali e Roma stessa" ([25], pagina 71). S. A. Anninskiy riferisce che la lettera di Julian, il missionario Ungherese, sulla guerra con i Mongoli, è una delle prime testimonianze Europee degli avvenimenti nella Russia Orientale. Cosa ci dice Julian?

"La terra da cui provengono è conosciuta come Gotta [Anninskiy aggiunge che altre cronache usano le versioni ortografiche di Gothia e Gotha]. La prima guerra con i Tartari è iniziata nel modo seguente. C'era un capo di nome Gourgouta nel paese di Gotta [Anninskiy]: evidentemente si tratta di un riferimento a Genghis-Khan]. . . c'era un altro capo di nome Vitut nella terra dei Cumans [Anninskiy: altre cronache utilizzano le versioni Vitov e Vrok]. . . e un'altro, dal fiume Buz, di nome Goureg, che l'aveva attaccato per le sue ricchezze e sconfitto. Vitut era fuggito dal Sultano Ornakh, che lo aveva ricevuto... e poi impiccato. . . i due figli di Vitut. . . sono tornati allora dal summenzionato Goureg, che aveva derubato loro e il loro padre. Goureg. . . ha ucciso il figlio maggiore, legandolo a cavalli che lo hanno fatto a pezzi. Il figlio più giovane è allora fuggito da Gourgouta, il capo Tartaro, citato sopra, e lo ha implorato di portare Goureg davanti alla giustizia. . . Questo è stato fatto, e dopo la vittoria. . . il giovane ha chiesto a Gourgouta di lanciare una campagna contro il Sultano Ornakh... Gourgouta era stato felice di accettare e distrusse completamente le truppe del Sultano. . . E così, con molte gloriose vittorie al suo nome, Gourgouta, il Capo Tartaro. . . si schierò contro i Persiani, li mise in fuga e conquistò il loro regno. Questa vittoria lo rese ancora più audace. . . e così cominciò a fare guerre contro altri regni, tramando per conquistare il mondo intero. Si avvicinò alla terra dei Cumani e. . . conquistò tutta la loro terra. I Tartari procedevano verso Ovest, e ci vollero un anno o poco più per conquistare cinque delle più grandi terre pagane - Sascia, la Volgaria. . . Vedin, Merovia e Poidovia, così come il regno dei Mordani. . . l'esercito [dei "Tartari" - Aut.] era diviso in quattro parti... Una di loro... andò verso Suzdal, un’altra ai confini della regione di Ryazan. . . la terza sul fiume Don, di fronte al castello Voronezh (Ovcheruch). . . Gourgouta, il primo capo che ha iniziato la guerra, è intanto morto; i Tartari sono governati dal figlio Khan" ([25], pagina 71).

Questo testo è pieno di pezzi di informazioni sulle famose conquiste del sovrano che gli storici presentano come Genghis-Khan e la sua discendenza.

Primo corollario. Da dove vengono i Tartari e i Mongoli? La loro patria si chiama Gothia = Gotta = Gotha. Gothia, Comunque, è un famoso paese medievale abitato dai Goti, i terrificanti conquistatori del mondo medievale. Si sa che i Goti hanno vissuto in Europa, il che automaticamente rende i Tartari una nazione Europea. Il corollario non è nostro - è fatto proprio dalla fonte che cito. Sfidiamo qualsiasi storico a cercare di identificare Gothia come il predecessore geografico della Mongolia moderna.

I nostri oppositori potrebbero dire che il missionario Julian ha commesso un errore, e l'identificazione dei Tartari come i Goti è solo una sua fantasia; è solo un caso di confusione. Ma cosa si dovrebbe dire del fatto che quasi tutti identificavano i Tartari come i Goti nel Medioevo? Herberstein ha riportato che ci si riferiva alla nazione dei Polovtsy come Goti da parte dei Moscoviti del XVI secolo: "I Russi affermano che la i Polovtsy sono la stessa nazione dei Goti" ([161], pag. 165). Un altro fatto noto è che molte cronache Russe hanno usato il nome Polovtsy per riferirsi ai Tartari. Così, i Moscoviti del XVI secolo erano dell'opinione che i Tartari fossero di origine Gotica.

Abbiamo già conosciuto la tradizione medievale che ha costantemente identificato le nazioni apocalittiche di Gog e Magog come i Goti e i Mongoli, mentre alcune cronache inglesi del Medioevo uniscono i due nell’unica nazione di Goemagog, identificando di fatto i Goti come Mongoli e Tartari (per dettagli e riferimenti sulla storia Inglese, cfr. parte 2 del presente libro).

Herberstein riferisce che i Tartari erano anche noti come Taurimenes e Pechenegi ( [ 161 ] ). Un altro fatto storico è che i Bizantini hanno usato il nome Tauro-Sciti per riferirsi ai Russi (per esempio Leone Diacono in [465]). Ancora una volta vediamo i Tartari e i Russi identificati come un'unica nazione.

Inoltre, si è scoperto che esisteva un arcivescovo Goto nella Crimea Russa almeno fino al XVIII secolo. A. V. Kartashov, famoso esperto di storia della Chiesa Russa, riferisce quanto segue: "La corrente del Cristianesimo era arrivata in Russia attraverso la Crimea, che serviva alla Russia come ponte culturale con Bisanzio. Le uniche nazioni Cristiane qui presenti erano i Greci e i Goti" ([372], volume 1, pagina 54). Kartashov continua a elencare le diocesi Greche (eparchie) nella zona della Crimea (intorno a Sebastopoli e Soudak). Poi ci racconta che "il resto della Roma era caduto sotto l'influenza dei Goti, che si erano stabilizzati definitivamente qui riluttanti a seguire i loro compagni tribali (quelli che erano andati in Italia con Teodorico a metà del V secolo" ([372], volume 1, pagina 54).

Il V secolo menzionato da Kartashov è ovviamente una datazione Scaligeriana arbitraria, poiché sappiamo già che Teodorico non ha vissuto prima del XIII secolo d.C., qv in ChronI e Chron2.

"I Goti della Crimea... avevano una loro propria eparchia. . . Questa regione Gotica aveva uno sbocco sul mare tra Aloushta e Balaklava. . . L'arcidiocesi Gotica a Dori. . . era addirittura sopravvissuta alla stessa nazione Gotica, che aveva cessato di esistere nel XVIII secolo, assimilata dai Greci e dai Turchi. Quando cadde sotto la giurisdizione del sinodo Russo dopo la conquista della Crimea da parte di Caterina il Grande, l'unica cosa rimasta dei giorni andati era il suo titolo di "Gotica” - la gerarchia e la parrocchia erano già Greche ([372], pag. 55). Kartashov ci dice più avanti che i Goti avevano fondato l’eparchia di Tmutarakan. Così i Goti hanno vissuto in Russia almeno fino al XVIII secolo. Inoltre, erano Cristiani Ortodossi.

Secondo corollario. Come abbiamo visto, il sovrano dei Goti si chiamava Gourgouta. La supposizione degli storici moderni (S. A. Anninskiy, ad esempio), che il nome in questione sia una corruzione di Ougoudei, uno dei soprannomi di Genghis-Khan, ci sembra piuttosto inverosimile. In effetti, è abbastanza facile riconoscere la vecchia forma Russe del nome Giorgio (Georgiy nel nome Gourgouta - Gyurata, Gyurgiy e Gourgiy, come più spesso si usa nelle cronache Russe. Vedere l'indice alfabetico all'opera fondamentale di N. M. Karamzin, ad esempio ( [362] ): "Gyurgiy (Gyuryata, vedi Georgiy)". Si deve quindi tener conto del parallelo tra Gourgouta, Georgiy e Gourgiy.

Ricordiamo ora al lettore che Georgiy è stato uno degli alias di Yaroslav il Saggio, fondatore della dinastia Russa! Karamzin, ad esempio, usa la formula "Grande principe Yaroslav, o Georgiy" ([362], volume 1, capitolo 2). Ivan il Terribile ricorda il suo antenato "Georgiy, o Yaroslav - il grande Zar e il Grande Sovrano" in una lettera al re Svedese ([639], pagina 136).

Secondo il nostro parallelismo dinastico, lo stesso carattere si identifica con Yaroslav Vsevolodovich e Ivan Kalita = Caliph, artefice della grande invasione dei "Mongoli e dei Tartari", qv in basso.

Terzo corollario. Cosa fa questo Georgiy(Gourgouta)? Utilizza il conflitto tra il capo del fiume Buz (Bug, tenendo conto della flessione tra Z e G in Russo) e Vitof, o Vitovt (sic!), il capo Cumano. Gerogiy conquista i loro territori. Il capitano del fiume Buz (Bug) è il suo omonimo (Goureg = Gyurgiy), mentre il suo nemico si chiama Vitovt, che è anch’esso un nome noto dalle cronache (il famoso principe Lituano Vitovt (1392-1430), per esempio). è possibile che il Vitovt in questione sia di natura completamente diversa; tuttavia, ciò che vogliamo sottolineare a proposito del testo in questione è il fatto che ogni singolo nome Tartaro che abbiamo incontrato è comune per Russi e Lituani del XIV secolo.

Ricordiamo che il nome Cuman, o Kuman (da cui Cumania) è molto probabilmente derivato dalla parola komon, o koti – la parola Russa per "cavallo" nella sua forma arcaica, come utilizzato nel famoso “Slovo o Polku Igoreve”. Pertanto, il paese dei Cumani si tradurrebbe probabilmente come "il paese dei cavalieri" - un altro alias del l’Orda, in altre parole.

Quarto corollario. Georgiy prosegue sconfiggendo un certo Sultano Ornakh e lancia una campagna contro la Persia, che conquista con successo. Gli storici moderni sostengono che la conquista della Persia da parte della Mongolia sia avvenuta due decenni dopo la morte di Genghis-Khan - è comprensibile; si rendono conto che i Mongoli avrebbero avuto bisogno di un po' di tempo per raggiungere Volga dalle steppe lontane della Cina settentrionale; avrebbero anche dovuto conquistare la Russia e formare uno stato prima di poter continuare verso l'Iran. Tuttavia, il missionario Ungherese del XTV secolo, contemporaneo di questi eventi, non vede tali complicazioni cronologiche - attribuisce la campagna persiana a Georgiy, ossia allo stesso Gengis-Khan. Gli storici si affretteranno ad accusarlo di ignoranza, poiché le sue osservazioni contraddicono la cronologia consensuale.

Quinto corollario. Georgiy successivamente conquista Sascia, Fulgaria, Vedin, Merovia, Poidovia e il regno dei Mordvani. Si riconoscono facilmente i seguenti regni:

Bulgaria = la Bulgaria,

Merovia = Moravia (terra dei cechi),

Poidovia = Podolia (Ucraina),

Il Regno dei Mordvan = Mordovia (nella regione del Volga).

Sascia (o Sacia) era il nome usato per le terre dei Sassoni nel Medioevo. Oltre ai tradizionali Sassoni della Germania moderna, si dovrebbero citare i Sassini del fiume Yaik (hanno lasciato la loro terra nel 1229, "inseguiti dai Tartari e dai Mongoli", qv in [362], Volume 3, capitolo 8, pagina 166). Inoltre, secondo l’interpretazione di Erodoto da parte di Karamzin, "gli Sciti, conosciuti dai persiani come i Sak, tra loro si chiamano Skoloty" ([362], volume 1, capitolo 1, annotazione 7). Aggiungiamo che il nome Skoloty ("Skolot") suona in qualche modo simile al nome degli Scozzesi, le cui origini possono essere ricondotte all'invasione Sassone - questo non dovrebbe sorprenderci; come vedremo nella parte 2 del libro in questione, il nome Scots è stato usato dalle cronache inglesi del XIII-XVI secolo per riferirsi agli Sciti, o Russi.

Riflettiamo per un momento. Comprendiamo che i lettori possano provare una certa irritazione a questo punto a causa dell'enorme quantità di alterazioni e identificazioni; tuttavia, raccomandiamo di riflettere più a fondo su questo punto. Per ribadire uno dei nostri principali concetti: nel Medioevo, prima dell'invenzione della carta stampata, i nomi delle nazioni e delle aree geografiche si spostavano attraverso le mappe, a seguito della migrazione dei documenti edelle cronache. I gruppi etnici rimanevano praticamente nelle stesse aree in cui vivono oggi - i gruppi che migravano includevano eserciti e principi, accompagnati dal loro entourage e dai loro cronisti. Non avrebbero potuto alterare in misura sostanziale la composizione etnica dei luoghi che attraversavano; tuttavia disponevano di archivi, libri e documenti, il che è molto importante. Sono stati loro a dare i nomi alle nazioni, alle città, ai fiumi, alle montagne e ai mari. I vecchi nomi alla fine sono stati cancellati dalla memoria. Quelli che ci sono noti oggi provengono dai documenti del secolo XV-XVII, nella localizzazione che si era formata all'epoca di Gutenberg. Le denominazioni geografiche si sono irrigidite con la propagazione delle mappe stampate.

Sesto corollario. E così sappiamo che fu conquistata la regione del Volga (Mordovia, Bulgaria-sul-Volga ecc. Dopo queste vittorie, Georgiy dirige i suoi eserciti verso Occidente e divide le truppe in quattro gruppi principali, che devono procedere in quattro direzioni principali. Quali? Purtroppo, il testo menziona solo tre punti: Suzdal, Ryazan e Voronezh. Scopriamo quindi che le terre verso l'Ovest dalla linea di Suzdal/Ryazan/Voronezh non erano allora state conquistate. Ora possiamo iniziare a ricostruire passo passo l'unificazione militare della Russia. Georgiy è partito dall'Est e ha rivolto la sua attenzione all'Occidente. Dopo la sua morte, la conquista è proseguita dal "suo figlio Khan". Poi abbiamo la conquista Mongola della Russia Occidentale e dell'Ungheria da parte di Batu-Khan, nota come "la grande invasione dei Mongoli e dei Tartari" secondo i libri di testo di storia, che è un riflesso della conquista di Kiev da parte di Yaroslav il Saggio, Principe di Yaroslavl e la conquista di Kiev da parte di BatuKhan.

Secondo Karamzin, "Yaroslav era entrato a Kiev insieme al suo valente esercito asciugandosi il sudore dalla fronte, secondo la cronaca" ([362]). La conquista di Kiev è stata tutt'altro che un'impresa facile, dato che Yaroslav (alias Batu-Khan) era stato costretto a schiacciare per primo l'esercito Polacco.

Torniamo al testo di Julian e leggiamolo ancora una volta, questa volta utilizzando le versioni più usuali dei nomi Russi cui fa riferimento. Sostituiremo anche il termine Tartaro con il termine Mongolo, poiché il testo in questione è intitolato "La guerra con i Mongoli". Ci ritroviamo con questo:

"La terra da cui provengono i Mongoli (= quelli grandi) è nota come Gothia. La prima guerra con i Mongoli è iniziata nel modo seguente. C'era un capo di nome Georgiy nella terra dei Goti... c'era un altro capo di nome Vitovt nel paese dei cavalieri (l’Orda). . . e un'altro, sul fiume Bug, anch'esso di nome Georgiy, che aveva attaccato Vitovt a causa delle sue ricchezze, e l'aveva sconfitto. Vitovt era fuggito dal Sultano Omakh, che lo aveva ricevuto. . . e poi impiccato. . . i due figli di Vitovt. . . sono tornati dal Georgiy sopra menzionato, che aveva derubato loro e il loro padre. Questo Georgiy aveva... ucciso il figlio maggiore, legandolo a cavalli che lo hanno fatto a pezzi. Il figlio più giovane è fuggito dall'altr Georgiy, il capo dei Tartari menzionato sopra, e lo ha implorato di portare davanti alla giustizia l’assassino di suo padre... E' stato fatto, e dopo la vittoria... il giovane chiese a Georgiy di lanciare una campagna contro il Sultano Ornakh. . . Georgiy era stato felice di fare questa guerra e distrusse completamente le truppe del Sultano. . . E così, con molte gloriose vittoria a suo nome, Georgiy, Signore dei Mongoli. . . si era lancito contro i Persiani, e dopo averli messi in fuga conquistò il loro regno. Questa vittoria lo rese ancora più audace. . . e così cominciò a fare guerre contro altri regni, tramando per conquistare il mondo intero. Si è avvicinato alla terra dei Cavalieri e... . . conquistò tutta la loro terra. I Mongoli (= Grandi) si spostarono verso Ovest, e ci vollero un anno o poco più di quello per conquistare cinque delle più grandi terre pagane - Sassonia, Bulgaria. . . Vedin, Moravia (il regno Ceco) e Podolia, o l'Ucraina, così come il regno Mardoviano. . . l'esercito fu diviso in quattro parti. . . Una di loro. . . andò verso Suzdal, un’altra verso i confini della regione di Ryazan. . . la terza sul fiume Don, di fronte al castello Voronezh (Ovcheruch)... Georgiy, il primo capo che ha iniziato la guerra, è morto; i Mongoli sono governati dal figlio Khan (Ivan – Batu-Khan)".

Quello che abbiamo di fronte è il resoconto dei conflitti nella Russia Occidentale (Lituania, Bug, ecc.), che è stato usato a suo vantaggio dal sovrano dei Mongoli, o Grandi (abitanti della Velikorossiya o Grande Russia). Era cominciata una guerra che si è conclusa con l'unificazione della Russia sotto il dominio della dinastia Novgorod = Yaroslavl di Ivan Kalita = Batu-Khan. Questa unificazione è stata accompagnata dalla conquista di Kiev, dalla guerra con i Polacchi, dalla campagna Persiana e Ungherese.

Tali eventi risalgono tradizionalmente al XIII secolo; li mettiamo nel secolo XIV, considerando lo slittamento cronologico centenario scoperto. Batu-Khan viene sovrapposto a Ivan Kalita = Caliph, e Genghis-Khan - al fratello maggiore Georgiy.

Fig. 4.5. Disegno di Amazzoni da un vaso greco "antico" che presumibilmente risale al V secolo a.C. (montato e in piedi). Presa da [578], libro 1, pagina 23, illustrazione 12.

6. AMAZZONI NELLA RUSSIA DEL XVII SECOLO. DONNE RUSSE CHE INDOSSANO YASHMAKS
Le Amazzoni sono considerate creature fantasiose dei miti Greci "antichi" e nient 'altro (vedi fig. 4.5). Tuttavia, la Povest Vremettnyh Let, per esempio, le menziona come personaggi reali, che potrebbe inizialmente sembrare una cosa strana - in effetti, dov’è che l'autore della cronaca avrebbe sentito parlare delle Amazzoni? Tuttavia, non c'è nulla di strano in questo - come abbiamo detto in precedenza - la cosiddetta "Povest Vremennyh Let" è di origine relativamente recente. Per quanto riguarda le truppe montate di donne guerriere, queste in realtà esistevano in Russia. Ad esempio, è noto che gruppi di donne armate erano soliti accompagnare le Zarine dell’Orda d’Oro come scorta ([282], pag. 146).

Per quanto sia abbastanza sorprendente questa scorta di Amazzoni è esistita presso la corte dei re Moscoviti fino all'inizio del XVII secolo, e ci sono registrazioni di viaggiatori stranieri che fanno riferimento a questa usanza. Nel 1602, per esempio, Giovanni, principe di Danimarca e il fidanzato della principessa Xenia Borisovna, visitarono Mosca. Lo scrivano che lo ha accompagnato ci racconta quanto segue sull'equipaggiamento reale dello Zar Boris, sua moglie e sua figlia Xenia:

"Tutte le donne andavano a cavallo, proprio come i maschi.

Figura 4.7. Un ingrandimento dell’immagine precedente che indica l'esistenza di una terra chiamata Amazzonia in Russia, tra il Mar Azov, il Volga e il Don.

Fig. 4.8. La terra delle Amazzoni in Russia, tra Volga e Don, rappresentata sulla mappa di CarloV e Ferdinando.

Indossavano copricapi di un bianco splendente, rivestite di taffeta beige e decorate con nastri di seta gialla, bottoni d'oro e nappe che cadevano sulle spalle. I loro volti erano ricoperti di yashmaks bianchi e non si vedeva altro che la bocca; indossavano vestiti lunghi e stivali gialli. Andavano a coppie, ciascuna su un cavallo bianco; ce n’erano 24" ([282], pagg. 145-146).

I. E. Zabelin non può fare a meno di fare il seguente paragone, che è davvero molto ovvio: "Il gruppo cerimoniale delle donne cavllerizze - Amazzoni, porta a supporre che questa usanza sia stata presa in prestito dalle regine dell’Orda d'Oro" ([282], pagina 146).

A proposito, il fatto che le usanze della corte di Mosca siano state "prese in prestito" dal’Orda d'Oro è di pubblico dominio; dal punto di vista tradizionale questo sembra davvero strano - perché i grandi principi Russi dovrebbero adottare usanze di una nazione il cui livello culturale era molto più basso di quello della Russia conquistata? Inoltre - come avrebbero potuto questi selvaggi delle polverose steppe Mongoliche sviluppare un'etichetta cerimoniale così complessa, visto che non erano sufficientemente alfabetizzati, come ci assicurano gli storici moderni?

La nostra spiegazione è semplice. I Gran Principi di Russia non hanno preso in prestito le loro consuetudini da alcun selvaggio; il problema è che il Corvo d'Oro non era altro che lo stato Russo del XV secolo con una capitale a Kostroma o a Yaroslavl (detta Grande Novgorod). La Russia di Mosca del XVI secolo era il successore diretto di questo Stato; le usanze di Moscovia e dell’Orda d'Oro erano naturalmente simili l'una all'altra.

La lussuosa mappa di Carlo V e Ferdinando che risale al XVI secolo fa esplicito riferimento all'Amazzonia come a un territorio Russo. A quanto pare, era collocata tra Volga e Don, nella regione del Mar Azov e della Tartaria, un po' più a sud del portage Volga-Don, qv nella fig. 4.6. La mappa chiama questo terreno AMAZONVM, qv in figg. 4.7 e 4.8. Come sappiamo, queste terre appartengono ai Cosacchi (anche conosciuti come Tartari) da tempi immemorabili.

Le donne Cosacche, o Amazzoni, si riflettono in moltissime "antiche" opere letterarie. Questo è ciò che gli storici ci dicono:

"Le Amazzoni sono figure stabili nell'arte e nella letteratura antiche. Le vediamo su innumerevoli vasi greci, a cavallo e in lotta contro i Greci... Gli archeologi conoscono le donne armate degli Sciti. . . Conosciute anche le donne guerriere. . . dalla storia medievale degli Alani. Tuttavia, il numero di tumuli femminili con armi è più alto nelle zone che un tempo erano state popolate dai Sarmaziani e non dagli Sciti, raggiungendo il 20% di tutti i tumuli di sepolture con armi" ( [792], pag. 86).

Teniamo inoltre conto dei seguenti fatti: le sopramenzionate yashmaks indossate dalle donne Russe fino al XVII secolo. Esiste una tradizione simile in Medio Oriente che si mantiene anche oggi. Potrebbe essere nata dall’Orda d'Oro, o Russia?

Si dovrebbe inoltre tenere presente la somiglianza tra alcune vecchie usanze Russe e quelle ancora vive in Iran, per esempio - per cui il copricapo delle donne Iraniane è indossato esattamente come una volta in Russia; Gli iraniani usano samovar completamente identici ai loro omologhi Russi, e così via.

Ricordate che l'Iran (o la Persia) è stato per molto tempo un ulus dell'impero "Mongolo"; è quindi possibile che nella Russia Ortodossa esistessero altre usanze oggi considerate "puramente Musulmane" forse anche originate da lì.

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

CAPITOLO 5

La nostra ricostruzione della storia Russa prima della battaglia di Kulikovo

1. LE ORIGINI DELLA STORIA RUSSA

Secondo la nostra ipotesi, il periodo più o meno documentato della storia Russa (cioè la storia Russa che si basa su fonti scritte che sono sopravvissute fino ad oggi) inizia solo con il XIV secolo d.C. Sfortunatamente, possiamo solo dare un quadro molto generale della storia Russa del XIV secolo; a quanto pare, non esistono documenti esistenti che possano essere di aiuto.

Rivolgiamoci alla Povest Vremmenij Let, che segue gli avvenimenti storici Russi fino al 1204, la caduta di Costantinopoli dopo la quarta crociata. Morozov si riferisce al suo studio sulle varie copie di questa cronaca in [547] e la sua opinione è che la Povest Vremennyh Let sia molto probabilmente legata a eventi Bizantini e abbia poco in comune con la storia Russa. Per esempio, Morozov fa spesso riferimento a terremoti che non si verificano mai nel territorio della Russia storica. Morozov ha inoltre studiato tutti i riferimenti fatti alle eclissi solari e lunari nella cronaca e ha ricavato il seguente corollario:

Non è possibile verificare nessuna eclissi antecedente alla fine dell'XI secolo e menzionata nella Povest Vremennyh Let mediante calcoli astronomici; la prima eclissi solare confermata dai calcoli, svoltasi l'8 aprile 1065, non poteva essere osservata da Kiev, ma solo dall'Egitto e dal Nord Africa.

Tutti i dati astronomici contenuti nelle cronache Russe possono essere confermati solo a partire dal XIV secolo in avanti.

La nostra ipotesi è la seguente: la Povest Vremennyh Let ha assorbito eventi delle cronache Bizantine, ricoperti da uno strato di eventi Russi successivi, risalenti principalmente al XVI secolo. Citeremo molti esempi qui di seguito.

Pertanto, non troviamo tracce della storia Russa documentata che precedano il XIII secolo; è possibile che allora non esistessero storici al di fuori di Bisanzio.

Il potere di Bisanzio, anche se considerato come un'istituzione puramente formale o interamente religiosa, riguardava enormi territori, che spesso si trovavano a una grande distanza dalla capitale. Il ruolo dominante di Bisanzio nell'epoca del XII-XIII secolo si spiega con il fatto che, secondo la nostra ricostruzione, il personaggio storico conosciuto come Gesù Cristo ha vissuto (ed è stato crocifisso) nel XII secolo Zar-Grad = Gerusalemme = Troia. Le regioni conquistate, o themae, come venivano chiamate a Bisanzio, comprendevano tutto il mondo conosciuto dai cronisti Bizantini, oltre le quali esistevano bizzarre regioni che non riuscivano a comprendere e che chiamavano "deserti", popolandoli con personaggi immaginari - giganti, persone con teste canine, ecc.

Dopo la dissoluzione dell'Impero Bizantino nel 1204, le diverse parti sono diventate indipendenti, come nuovi stati e nuovi storici. Questo non è accaduto immediatamente, e quindi le antiche cronache Bizantine sono state usate come livello di base per la storia Russa. Ciò è anche naturale, dal momento che i paesi che si erano formati da frammenti dell'Impero Bizantino erano stati tutti governati da ex governatori o generali, o da membri dell'aristocrazia Bizantina. Alla fine sono diventati dei sovrani indipendenti, conservando le antiche cronache Bizantine. La loro discendenza considerò queste cronache come "l'inizio della propria storia locale".

Questa situazione è tipica di quasi tutti i paesi, lo stesso è accaduto alla vecchia storia Inglese, qv nella parte 2; ancora una volta, le antiche cronache Bizantine dell'XI-XIII secolo sono state incluse successivamente nella storia antica Inglese dagli storici delle isole Britanniche. Lo stesso processo si è verificato in Russia e a Roma, le cui vecchie "cronache" riflettono la storia reale dell'XI secolo di Bisanzio trasferito in Italia e intessuto nella cronologia Italiana.

Pertanto, il XIII secolo segna un punto di svolta nella storia Russa; non sappiamo quasi nulla delle epoche che l'avevano preceduto. L'alba della storia Russa così come la conosciamo cade nel periodo in cui un gran numero di principati o di Orde sparsi in tutto il territorio della Russia; devono essere state costruite sulle rovine dell'ex impero Bizantino dei Greci Romeani.

Riportiamo brevemente l'elenco delle orde più importanti: La Grande Orda, la Piccola Orda, l’Orda Bianca e l’Orda Blu. La Grande Novgorod = Yaroslavl, così come Suzdal, Ryazan, Smolensk, Kiev (o Chernigov), Tver, Azov, Astrakhan e molte altre ancora erano capitali indipendenti, mentre Mosca semplicemente non esisteva. Queste Ordi non si erano ancora unificate in un unico Stato e continuavano a combattersi tra loro.

Questi stati indipendenti erano governati da antichi discendenti del governatore-generali Bizantini di clan aristocratici, che facevano risalire tutti i loro antenati ad Augusto e che avevano perfettamente ragione nel farlo, indipendentemente da quanto sarcasmo e vetriolo questa opinione possa provocare da parte di uno storico istruito.

I legami con la corte Bizantina erano rimasti attivi e funzionali per molti anni; Kartashev riferisce che alcuni dei Grandi Khan "Mongoli" (o i governanti Slavi della Russia, come stiamo iniziando a capire) hanno occasionalmente sposato le figlie degli imperatori Bizantini.

Per esempio, Abaka-Khan era sposato con la figlia dell’imperatore Bizantino Michele Palaiologo ([372], pag. 281); Nogai-Khan, famoso personaggio della storia Russa, era sposato con Eufrosinia, figlia di un imperatore Bizantino ([372], pag. 282). Tokhta-Khan, il predecessore di Uzbek-Khan, era sposato con la figlia di Andronico il Vecchio, anch'esso imperatore Bizantino; Lo stesso Uzbek-Khan era sposato con la figlia dell'imperatore Andronico il Giovane; si presume però che Uzbek si fosse già convertito all'Islam.

Di seguito discuteremo del fatto che quando si legge una fonte medievale Occidentale, è molto difficile capire se gli autori si riferiscano ai Musulmani o ai Cristiani Ortodossi, perché spesso si dimostrano riluttanti a distinguere tra i due, usando il termine "infedeli" per riferirsi a entrambi - quindi, gli "infedeli" che si possono incontrare in questi testi potrebbero ben aver aderito alla fede Ortodossa, a seconda della persuasione dell'autore.

2. L'INVASIONE DEI TARTARI E DEI MONGOLI COME UNIFICAZIONE DELLA RUSSIA
sotto il regno della dinastia di Novgorod = Yaroslavl di Georgiy = Genghis-Khan e poi di suo fratello Yaroslav = Batu-Khan = Ivan Kalita
Più sopra abbiamo già fatto riferimento all'"invasione dei Tartari e dei Mongoli" per quanto riguarda l'unificazione della Russia (si veda la nostra analisi del rapporto scritto da un missionario Ungherese contemporaneo degli eventi in questione). Questa epoca (la prima metà del secolo XIV) è quella più lontana con cui possiamo tracciare la storia documentata della Russia (riOrdate che l'epoca della Grande = "Mongolia" cade nel XIV secolo dopo l’aggiustamento cronologico dello slittamento centenario della storia Russa scoperto dagli autori.

La situazione in Russia assomigliava in gran parte al caos dei principati indipendenti che regnavano in tutta l'Europa Occidentale, tra cui emergevano grandi strutture statali. Questo processo iniziò in Russia; il primo centro che aveva unito tutti gli altri principati Russi attorno a sé era stato la Grande Rostov. Descriviamo la nostra ricostruzione più in dettaglio.

2.1. Genghis-Khan = Georgiy = Ryurik

2.1.1. Il suo originale nel XIV secolo è Youri = Georgiy Danilovich di Mosca

Nel 1318 il Gran Principe Georgiy Danilovich = Genghis-Khan salì sul trono di Rostov nel territorio che sarebbe poi diventato la Russia di Vladimir e Suzdal. I suoi duplicati fantasma sono il principe Georgiy Vsevolodovich del presunto XIII secolo, Youri Dolgoroukiy di Rostov nel presunto XII secolo, Mstislav Oudaloi ("L’Audace"), fratello e co-regnante con Yaroslav il Saggio nel presunto XI secolo.

Georgiy (Youri) Danilovich = Genghis-Khan avvia l'unificazione della Russia. Conquista per prima la regione del Volga e si sposta passo dopo passo verso ovest. I dettagli di questa conquista non sono ben conosciuti, ma questo non ha grande importanza. Gli storici Romanoviani hanno allungato questo periodo di conquista per diversi decenni; in realtà è stato molto più breve. Le prove fornite precedentemente dall’osservatore Ungherese sono molto più realistiche dal punto di vista cronologico e più sensate in generale ([25]). Il processo di unificazione in questione oggi ci è noto come "L’invasione dall'est dei Mongoli e dei Tartari", o così deve essere apparso ai cronisti della Russia Occidentale. A quanto pare, le cronache Russe che sono servite come originali per quelle che hanno raggiunto i nostri giorni erano di origine Polacca o Ucraina (dopotutto, la Cronaca Radzivilovskaya è stato trovato a Konigsberg). È noto in generale che molte cronache Russe mostrano segni evidenti del dialetto Russo Sud-Occidentale.

Bisogna prestare attenzione al fatto che il vecchio stemma Russo raffigurava San Giorgio il Conquistatore – il che non sorprende, considerando chw Giorgio (Georgiy), alias Genghis-Khan, era stato effettivamente il fondatore del Grande Impero Russo "Mongolo".

Indicazioni che la prima capitale Russa sia stata a Rostov sopravvive in molte fonti - citiamo la "Storia" di Karamzin, che contiene il seguente passaggio su Rostov:

"Le città gareggiavano nell'antichità, proprio come i vecchi clan aristocratici. Gli abitanti di Rostov erano orgogliosi di quanto fosse antica la loro città, definendo Vladimir un sobborgo e i suoi abitanti, muratori, costruttori e servitori. I primi implicavano che questi ultimi non meritassero nemmeno di avere un Principe proprio e suggerivano di inviare loro un governatore generale" ([363], Volume 3, Capitolo 2, pagina 375). Gli storici stimano la disputa tra Rostov e Vladimir della fine del XII secolo, quando Vladimir era già diventata la capitale dello Stato Russo secondo la cronologia Romanoviano-Milleriana. Rostov cercava di riottenere il suo status di capitale.

2.1.2. L'identità di Ryurik, fondatore della dinastia reale dei principi Russi, la data della sua vita e la localizzazione dei suoi atti
La personalità storica del famoso Ryurik si rivela in un certo senso costituita da due strati, una somma di due riflessi. Il primo strato è la biografia del famoso Re di Troia Enea, fuggito da Troia in fiamme, o Czar-Grad, all'inizio del XIII secolo e andato in Russia, l'antica patria dei suoi antenati. Lo riportiamo nel nostro libro intitolato "Le origini della Russia come Orda". Il secondo strato è la "biografia" del principe Georgiy Danilovich "Il Moscovita", conosciuto anche come Genghis-Khan. Discuteremo il secondo livello in dettaglio in questo libro.

1) Cosa ci dice la cronaca?

Il nome del leggendario Ryurik, che è stato chiamato in Russia per "aiutare a ristabilire l'ordine", è noto a tutti i Russi sin dalla più tenera età. Sono state scritte molte opere scientifiche su questa leggenda, e le dispute sul suo reale significato continuano anche oggi. Alcuni sostengono che questa leggenda sia la prova della “natura servile di tutti i Russi", che erano del tutto impotenti e incapaci di organizzare un proprio stato, e furono costretti a convocare Ryurik il "Varangiano" per governarli. Oggi i Varangiani si identificano con i Normanni, e alcuni scienziati sostengono che Ryurik e le stesse fonti dello Stato Russo siano di origine straniera (Normanna). Gli oppositori di questa teoria (in particolare gli Slavofili del XVIII-XX secolo) si oppongono a questa teoria, e cercano di aggiornarla. E' del tutto ovvio che dovremo inevitabilmente affrontare questo problema piuttosto controverso; tuttavia, non abbiamo intenzione di evitarlo, dal momento che siamo interessati all'argomento e abbiamo alcune considerazioni correlate che vorremmo condividere.

Esaminiamo la Povest Vremennyh Let. Citeremo per primo il resoconto di Karamzin del rispettivo passaggio: "gli Slavi di Novgorod e le tribù dei Krivichi, Ves e Choud inviarono rappresentanti che attraversarono il mare per dire ai Russo-Varangiani: ‘La nostra terra è grande e abbondante, ma manca di ordine: vi invitiamo a governare su di noi". . . Ryurik venne a Novgorod, Sineus a Byeloozero. . . e Truvor a Izborsk, la città dei Krivichi" ([362], volume 1, capitolo 4, pagina 69).

Questo è ciò che ci dice la cronaca originale:

"Nell'anno 6370 [il presunto anno 862 d.C. - Aut.] . . non c'era pace tra di loro, con un clan che insorgeva contro l'altro, e conflitti incessanti ovunque, e così decisero di cercare un principe per governarli. E attraversarono il mare fino alla tribù Varangiana dei Russi... tutte le altre tribù Russe - Choud, Krivichi, tutti gli Slavi, e gli altri, e dissero ai Varangiani: "La nostra terra è grande e abbondante, eppure non possiamo trovare pace tra di noi. Venite adesso e regnate su di noi". E tre fratelli si sono messi a governare sull'intera Russia, insieme alle loro famiglie; la prima è arrivata agli Slavi da Ladoga; il fratello maggiore era Ryurik, che diventò principe di Ladoga; il secondo venne a dominarci qui a Byeloozero, e il terzo, Truvor, andò a Izborsk. E quei Varangiani battezzarono come Russa la terra di Novgorod, poiché i loro antenati erano arrivati da lì; il secondo anno, sia Sineus che Truvor morirono, e Ryurik divenne l'unico sovrano. E successe che fondò una città sul fiume Volkhov e l’ha chiamata Novgorod, rendendola la sua capitale. Divise tutta la terra in feudi tra la sua gente- Polstek, Rostov e Byeloozero. Tutte queste città erano abitate da Varangiani; Gli abitanti di Novgorod erano Slavi, i Krivichi vivevano a Polotsk, i Meryane a Rostov, i Ves a Byeloozero e i Muroma a Murom. Ryurik era il loro Signore. . . e due dei suoi uomini si misero in viaggio. . . e scesero lungo il Dnepr [dopo aver conquistato Kiev – Aut.]. . . e divennero sovrani della terra Polacca, mentre Ryurik rimase l'unico sovrano di Novgorod" (La Cronaca Radzivilovskaya, [716], pagina 16).

Secondo la nostra ricostruzione, questo passaggio descrive l'unificazione della Russia da parte di Georgiy il Grande all'inizio del XIV secolo (questo personaggio storico è anche conosciuto come Genghis-Khan). In particolare, apprendiamo della fondazione di Novgorod su Volkhov (Volga) = Yaroslavl.

2) Ryurik = Youri = Gyurgiy = Georgiy (Giorgio).

Il nome Georgiy = Gyurgiy (Youri) deriva dal nome di Ryurik riportato nelle Cronache, quest'ultimo è la versione arcaica del precedente. A oposito, il nome Ryurik non esiste in Russia in quanto tale, ed è anche assente dal canone ecclesiastico. Non si deve pensare che questo nome sia stato dimenticato - è in usonelle sue forme moderne, Youri e Georgiy. I due sono diventati nomi indipendenti solo di recente. Si vede che sono lo stesso quando si guardano le antiche cronache.

3) Ryurik = Youri = Georgiy Danilovich nel XIV secolo.

L'originale di Ryurik è il Grande Principe Youri = Georgiy Danilovich di Mosca, vissuto all’inizio del XIV secolo.

4) La "convocazione dei Principi" come unificazione della Russia da parte di Youri = Genghis-Khan.

Come abbiamo visto, la cronaca della leggenda di Ryurik inizia con la descrizione di grandi disordini, o di una guerra tra le varie parti delle terre Slave, che è lo specchio della guerra del XIV secolo finita con l'unificazione della Russia da parte della dinastia di Ivan Kalita e Genghis Khan = Youri = Ryurik dopo l'appello "venite a governare". La cronaca è perfettamente corretta nel riOrdare che è stato creato uno Stato nuovo e più grande.

5) All'origine dei Varangiani.

La cronaca identifica esplicitamente i Varangiani come Russi: "E quei Varangiani hanno battezzato come Russia la terra di Novgorod" ([716], pagina 16). Alcuni storici cercano di convincerci che Russia fosse stato una volta il nome di una "antica" tribù Scandinava, che aveva risposto alla disperata richiesta dei vicini di Novgorod e che era arrivata in soccorso, avendo abbandonato l’antica patria e stabilendosi nel territorio della Russia moderna, battezzandola con il nome del loro antico luogo di nascita. Questa "tribù Scandinava dei Russi" non ha lasciato traccia nell’antica storia Scandinava - nessuna fonte Scandinava che risale all'epoca in questione menziona una conquista della Russia dal territorio della moderna Scandinavia.

Secondo la nostra ricostruzione, Ryurik = Youri Danilovich era un principe Russo. Le sue truppe avevano invaso la Scandinavia mentre andavano dalla Russia (l’Orda) verso l'Occidente e il Nord-Ovest. Ryurik aveva in origine governato Rostov, Yaroslavl e il resto dell'agglomerato urbano conosciuto come Grande Novgorod. Ricordiamo che la cronaca usa la parola per riferirsi all'intera terra Russa e non a una sola città ([716], pagina 16). Questo è in perfetta concomitanza con la nostra ipotesi che la Grande Novgorod fosse stato un tempo il nome dell'intera regione di Yaroslavl, e di tutte le città che comprendeva.

Inoltre - gli stessi storici ci dicono che gli antichi documenti Bizantini spesso usavano il termine "Russo-Varangiani", oppure Varangiani Russi ([804], pag. 246). Gli storici si affrettano a spiegare che il nome in questione è frutto di un’ "assimilazione" e nient 'altro:

"Il termine "Russo-Varangiani" (rossobaraggoi) utilizzato nella terminologia politica Bizantina dell'XI secolo è una diretta conseguenza dell'assimilazione dei Normanni tra gli Slavi. Il termine era usato per riferirsi alle truppe Russe ... È degno di nota che un poeta Islandese non distinguesse tra gli Slavi e i Greci del passato" ( [804] , pag. 246, commento 25).

6) Il nome dei Varangiani è sopravvissuto su qualche mappa?

Supponendo che i Varangiani fossero di origine Slava, dove vivevano in Russia? Studiamo la mappa del mondo per localizzare in un modo o nell'altro luoghi la cui toponimia è legata alla parola "Varangiano". Ne troviamo solo uno in tutto l’atlante geografico, piuttosto esauriente ([159]), come si può vedere. È la città di Varegovo (o semplicemente "Varyagovo", la parola Russa per "Varangiano" è "Varyag"). Si trova a una distanza di soli 30-40 chilometri da Yaroslavl.

Questo nome è l'unico che può risalire alla parola "Varangiano". L’atlante ([159]) non contiene luoghi con nomi simili da nessuna parte, che si tratti di Scandinavia, America o Australia.

Secondo N. M. Karamzin, c'è una "chiesa Varangiana" a Novgorod e anche una "strada Varangiana". Karamzin è del parere che il Mar Baltico identifichi il Mar Varangiano ([362], volume 4, indice di R. Stroyev). Non c'è nulla di sorprendente in questo: i Russi (o i Varangiani) commerciavano con l'Occidente, utilizzando i porti del Mar Baltico per questo scopo in particolare, da qui il nome: Varangiano = Russo. Ribadiamo che, secondo la cronaca ([716], pag. 16), i Varangiani e i Russi erano due nomi della stessa nazione. Tuttavia, l'ipotesi di Karamzin, secondo cui il Mar Varangiano è solo il Mar Baltico, è piuttosto debole, come dimostreremo di seguito.

7) I Varangiani sono un'altra parola per "nemico".

Riflettiamo ancora sulla reale identità dei Varangiani. La nostra ipotesi sull'origine del nome è la seguente: Varangiani si traduce in Russo come "nemici" ("vorogi" o "vragi", cfr. "Varyagi"). In altre parole, il nome non identifica alcuna nazionalità particolare, ma si riferisce piuttosto alla natura ostile della nazione cui si fa riferimento – per esempio le forze ostili che sono salite al potere nella Russia unificata. Tenete presente che stiamo discutendo dell'epoca dei primi sdel XIV secolo, che è il periodo in cui è stato fondato il gigantesco impero di Genghis-Khan = Georgiy. Dal punto di vista di una scrittura proveniente dai territori Slavi Occidentali (l'autore dei primi capitoli della Povest Vremennyh Let), la fusione e il potenziamento dei poteri militari delle terre Orientali (Yaroslavl et al) sotto Genghis-Khan e BatuKhan = Ivan Kalita venivano sentiti come l’invasione del nemico o una "invasione di Varangiani". Che sarebbe diventato il pretesto per dichiarare in alcuni documenti "i Mongoli e i Tartari" nemici della Russia.

La nostra sintesi è la seguente: l'inizio della Povest Vremmenih Let riflette la posizione dei Russi Occidentali (o Slavi Occidentali) e dei loro abitanti, che affermavano: "il nostro nemico Ryurik (il Varangiano) è salito al potere in Russia".

Questi sentimenti potevano essere espressi solo dallo sconfitto partito Occidentale, la cui fusione politica con l'impero deve essere stata il risultato di un'annessione. Questo potrebbe essere il motivo per cui la dinastia Russa Orientale di Giorgio = Genghis-Khan (l'Orda) è stata dichiarata straniera e vista in modo malevolo da alcuni cronisti - gli occidentali sconfitti erano naturalmente molto espliciti nell'esprimere dispiacere, e la loro voce irata è stata ripresa dai loro successori. È facile capire il partito sconfitto: l'unificazione dell'impero deve essere stata accompagnata dal massacro degli oppositori. Ancora oggi si vede spesso come la voce del partito sconfitto suona più forte di quella del vincitore; un partito sconfitto trova facilmente consolazione e simpatia, e ha buone possibilità di essere trattato con benevolenza dagli cronisti futuri.

8) L'opposizione tra gli Slavi Occidentali e i Russi, o i nemici dell'Est.

Tale concetto può essere facilmente dimostrato dai documenti storici; in effetti, la cronaca Radzivilovskaya ci racconta dei Russi Varangiani, o dei nemici Russi, qv in [716], pagina 16. Inoltre, la cronaca afferma che "quei Varangiani [o nemici - Aut.] avevano dato il proprio nome alla terra Russa" ([716], pag. 16). Tutto è perfettamente chiaro - La parola "Russo" si riferisce a un gruppo etnico, ma in un senso piuttosto generale della parola, nella misura in cui è applicabile alle antiche nazioni del XIII-XIV secolo. La parola "Varangiano" non è altro che una caratteristica emotiva della nazione vista da parte degli Occidentali. Ovviamente, gli Slavi Occidentali all'inizio cercarono di opporsi ai nemici Orientali (i Russi). Infatti le cronache Russe ci raccontano:

a) Gli abitanti di Novgorod devono versare un tributo ai Varangiani (o ai nemici): "pagare un tributo ai Varangiani di là dal mare" ([716], pag. 56).

b) Abbiamo appreso della violenza esercitata sulle tribù Slave (il Krivichi e gli altri) dai nemici Varangiani: "i Varangiani che vivono lì hanno usato violenza sugli Slavi - i Krivichi, il Meryane e i Choud" ( [36], pag. 56). Una nazione ostile e violenta sarebbe stata naturalmente classificata come nemica; da qui "Varangiani".

c) Alcune città si erano inizialmente unite e avevano cercato di bandire i nemici Varangiani tentando di governarsi autonomamente: "E così gli Slavi si sollevarono, e i Krivichi, e il Meryane, allo stesso modo i Choud, contro i Varangiani, e li bandirono, e li fecero fuggire sul mare; e quindi fondarono le città, e hanno cominciato a governare sulle proprie terre" ([36], pagina 56).

d) Tutti questi sforzi sono stati vani - quello che è seguito è stato un periodo di guerre civili e anarchia: "e ogni città si è sollevata contro l’altra città, e c'è stata violenza e spargimento di sangue" ( [36] , pag. 56). Le nazioni in guerra hanno infine invitato i Russi Varangiani a governarli: "E hanno attraversato il mare fino ai Varangiani... tutte le tribù Russe - Choud, Krivichi, tutti gli Slavi, e gli altri, e hanno detto ai Varangiani: "La nostra terra è grande e abbondante, eppure non possiamo trovare pace tra di noi. Venite ora a regnare su di noi" ([36], pagina 56).

La Russia fu unita da Genghis-Khan - Georgiy, o Youri, e poi Batu-Khan = Ivan Kalita. Le cronache ci dicono che la Russia ha ricevuto il suo nome da quei sovrani ([36], pagina 56).

9) Oltre ai nemici Varangiani, le cronache citano anche gli alleati.

Tuttavia, se i Varangiani erano nemici della nazione dello cronista, egli deve anche menzionare gli alleati. In effetti, li troviamo riflessi nella cronaca, che ci racconta degli alleati subito dopo aver finito con i nemici, i Russi. Gli alleati della nazione dello cronista sono i Goti e altre due nazioni chiamate Ouremyane e Inglyane (cfr. [716], pag. 16).

Ricordiamo che le parole Russe per "altri" e "amici" sono molto simili - "drougoi" e "droug", rispettivamente. La parola "drouzie" usata nell'originale è molto probabilmente la seconda, e non la prima - sarebbe una cosa ovvia da fare per il cronista menzionare le nazioni amiche insieme alle nazioni nemiche. Riteniamo che questa interpretazione del testo abbia perfettamente senso.

Così, la cronaca in questione ci racconta degli amici e dei nemici della nazione del cronista Slavo Occidentale.

10) "Fryagi" e "Fryazi" come altre due forme della parola "vragi" ("nemici"). L'identità dei "Fryagi" che hanno invaso Costantinopoli nel 1204.

Oggi si presume che i Varangiani (i nemici) siano menzionati nelle antiche cronache anche sotto l'alias di Fryagi, o Fryazi. Alcuni storici (M. N. Tikhomirov, per esempio; vedi [841] sono del parere che la nazione conosciuta come Fryagi, Fryazi e Fryaziny possa essere identificata come gli Italiani - non tutti gli Italiani, ma soprattutto i Genovesi. Non si può fare a meno di segnalare come molti testi parlino di Fryagi e di nessun'altra nazione, siano essi Italiani o Europei Occidentali in generale; questo fa pensare che l'intero mondo Occidentale sia stato popolato dai Genovesi agli occhi degli scribi Russi, che non scrivevano di nessun'altra nazione se non dei Fryagi.

Ciò è possibile; tuttavia, bisogna notare che la parola Russa per nemico ("vrag") ha la forma dialettale "vrazhina" - come "frazhina" o "fryazina", tenendo presente la flessione dei suoni Zh e Z.

La nostra ipotesi è la seguente. Gli Italiani, tra gli altri, potrebbero essere stati chiamati Fryazi o Fryagi, ma questo nome non ha nulla in comune con nessuna nazione mitica scomparsa senza lasciare traccia. Quindi, una parte dei Russi potrebbe averli percepiti come nemici in un qualche momento storico, e averli perciò chiamati così. Ciò non sorprende affatto - tra gli Italiani vi sono stati molti Cattolici Romani a partire dal XVI XVII secolo, e i Cristiani Ortodossi potrebbero averli trattati come un potere ostile in alcuni periodi storici.

C'erano i villaggi di Fryazino e Fryazevo a Nord di Mosca; esistono ancora come città satellitari. Questi villaggi erano presumibilmente popolati da immigrati Italiani. Potevano essere considerati nemici? Vedi [841], pagg. 116-117 per ulteriori dettagli. l fatto che i Fryagi (o i Fryazi) non siano stati una nazionalità reale, ma piuttosto una forma della parola Vrag (nemico) diventa ovvio dall'antico racconto Russo che parla della conquista di Costantinopoli da parte dei crociati nel 1204 (vedi l'Almanacco intitolato "Vecchie storie Russe", Mosca, 1986). è risaputo che i crociati erano della massima diversità etnica; tuttavia, la cronaca usa la parola "fryagi" per riferirsi agli invasori, senza usare una sola volta il termine "Crociata". Se vogliamo seguire il punto di vista Scaligeriano-Milleriano, dobbiamo pensare che l'autore abbia considerato tutti i crociati come venuti da Genova. Siamo dell'opinione che tutto sia stato molto più semplice in realtà – il cronista chiama "nemici" gli invasori, e questo è certamente un termine che nessuno potrebbe applicare a una nazionalità unica. La nostra interpretazione di queste fonti fa sì che tutto si possa comprendere - la capitale era stata conquistata da un potere ostile chiamato "fryagi" o "i nemici".

11) La città di Novgorod fondata da Ryurik e la sua vera identità.

Ryurik, o Youri, aveva fondato la città di Novgorod sul fiume Volkhov. Tutto è abbastanza corretto – evidentemente, la città in questione è Yaroslavl sul fiume Volga, Volkhov è una prima versione del nome di questo fiume. È stato solo dopo la migrazione del nome "Novgorod" nella sua attuale posizione a causa di un gioco di prestigio storico che il nome originale di Volga si era spostato a nord-ovest e si era identificato con il fiume che attraversa la moderna Novgorod, not oggi come Volkhov.

I nomi geografici erano oggetto di migrazioni e moltiplicazioni, come abbiamo dimostrato più volte. Tuttavia, è anche possibile che la moderna Novgorod fosse stata creata dai nativi della Novgorod originale, o Yaroslavl, che avevano battezzato il fiume locale con il nome noto di Volkhov o Volga - un possibile derivato di "vlaga" (acqua, umidità, ecc.), mentre la città è diventata nota come Novgorod (cfr. Mosca, San Pietroburgo e Odessa negli Stati Uniti) ).

12) Il significato della parola Ilmer.

Ryurik (Youri) fonda Novgorod accanto a Ilmer. Cosa potrebbe significare questa parola? La cronaca riporta la nazione di Mer, la cui capitale una volta era stata a Rostov - proprio accanto a Yaroslavl.

13) La reale ubicazione della capitale di Ryurik.

Abbiamo così trovato praticamente tutte le denominazioni geografiche citate nella storia sulla “convocazione di Ryurik”. Tutte riguardano la regione di Yaroslavl; ciò è confermato anche dal fatto che tutte le città menzionate nella cronaca si trovano nella stessa zona: Polotsk, Belozersk, Rostov e Murom. La posizione geografica della capitale di Ryurik è pertanto indicata in modo inequivocabile - poteva essere Rostov o Yaroslavl, ma non certo la città moderna di Novgorod sul moderno fiume Volkhov.

14) La fondazione di Kiev.

Il “Cronografo di Archangelsk” fa risalire l'alba della storia Russa al presunto anno 852 d.C., dicendoci che "c'erano tre fratelli Kiy, Shchek e Khoriv. Kiy aveva fondato la città di Kiev" ( [ 36 ] , pag. 56).

Siamo del parere che il passaggio in questione si riferisca agli Slavi Occidentali - il nome Shcheck suona simile a "Ceco", mentre "Khoriv" potrebbe essere un riferimento alla Croazia o ai Croati. Abbiamo già citato l’opinione di Morozov sui primi capitoli della Povest Vremennyh Let, che contiene uno strato corposo di eventi Bizantini, con la priorità a Bisanzio rispetto alla Russia. Bisogna anche riOrdare che le fonti medievali Inglesi usano la parola Chyo per Kiev, come pure i nomi Cleva e Riona ([517], pagina 262). Tuttavia, è molto probabile che Chyo sia un altro nome dell'Isola Chyos (Khios) nel Mar Egeo proprio vicino alla Grecia. Potrebbe la Povest Vremennyh Let raccontarci la fondazione del regno Ceco e Croato, così come del Regno di Chyo (Chyos)? È perfettamente naturale per una fonte influenzata da Bisanzio.

2.1.3. La via più rapida e comoda dalla Grecia a Roma, e la posizione della famosa "Via Greco-Varangiana"
Dal momento che la Grecia e l'Italia sono paesi Mediterranei, il buon senso suggerisce di navigare verso Ovest attraverso il Mediterraneo - ci sarebbero voluti circa due giorni per arrivare a Roma dalla Grecia. Tuttavia, ci viene detto che i marinai antichi prendevano una strada completamente diversa. Partivano dalla Grecia, con le loro navi cariche di armi, bestiame, cereali, tessili e materiali da costruzione, e si dirigevano verso il Bosforo per arrivare a Roma – che stava nella direzione opposta. Passati attraverso i Dardanelli e il Bosforo, raggiungevano il Mar Nero, salpavano verso la costa Settentrionale, e entravano nell'estuario del Dnepr. Una volta raggiunta la sorgente del Dnepr, i marittimi scaricavano le navi e le trascinavano con le loro merci lungo la striscia di terra asciutta tra Dnepr e il fiume Lovat, che equivale a 150 chilometri, non meno. Dovevano, sulla loro strada, attraversare il Dvina occidentale - un grande fiume navigabile diretto verso il Mar Baltico, proprio dove dovevano arrivare; e oltretutto molto piu' ampio del Lovat. Tuttavia, invece di usare il Dvina Occidentale per dirigersi verso il Mar Baltico, attraversavano il fiume, scaricavano nuovamente le loro navi e proseguono verso il Lovat. Qualche dozzina di chilometri più in là raggiungevano il Lovat e navigavano verso il lago Ilmen, poi verso la moderna Volkhov, il Lago Ladoga, e, infine, il Mar Baltico con le tempeste e i pericoli di Kattegat e Skagerrak. Attraversato il mare, i marinai avrebbero raggiunto il Mare del Nord, la costa nebbiosa della Gran Bretagna, passato il canale Inglese, le coste di Portogallo, Francia e Spagna, e poi Gibilterra, ritornando nel Mediterraneo che avevano lasciato molti mesi fa per qualche incomprensibile motivo.

Ci è stato detto che i commercianti hanno girato l’intero continente europeo, e questo non è una nostra invenzione! È proprio questa la strada su cui insistono gli storici moderni che identificano il Mar Varangiano con il Mar Baltico. La Povest Vremennyh Let ci dice quanto segue: "Dai Varangiani ai Greci, poi più a Nord lungo il Dnepr, trascinando le navi verso il Lovot, e poi verso il Grande Lago di Ilmer; da quel lago si dirgevano verso il Grande Lago di Nevo attraverso il Volkhov e poi nel Mar Varangiano, nella strada verso Roma, e poi verso Zar-Grad attraverso lo stesso mare" ([716], pagina 12).

Abbiamo citato l'Academic Moscow Copy della Cronaca Radzivilovskaya; la cronaca afferma che l'ultima parte dell'itinerario passa per lo stesso mare Varangiano, fino a Costantinopoli, che lo rende lo stesso mare per Roma, Costantinopoli e la moderna San Pietroburgo. Il Mar Varangiano può quindi essere facilmente identificato come il Mediterraneo o l'intero Atlantico.

La goffaggine di questa interpretazione (che è comunque considerata "tradizionale") è ovvia. Ecco perché l'accademico B. A. Rybakov, ad esempio, dichiara che l'intero frammento con la descrizione dell'itinerario è di natura apocrifa, scritto da qualche cronista che dovevano trovare "una via che avrebbe portato dal Mar Nero a Roma attraverso le terre Russe" ( [753], pag. 127). Pertanto, l'ipotetica identificazione del Mar Varangiano come Mar Baltico si basa sulla descrizione a priori estremamente convoluta e distorta della rotta commerciale Greco-Varangian.

Se l'itinerario in questione coincidesse con la ricostruzione suggerita dagli storici moderni, ci si dovrebbe aspettare in questa regione un'abbondanza di ritrovamenti collegati al commercio, anche se gran parte della "rotta" veniva presumibilmente condotta attraverso paludi selvagge. Tuttavia, specialisti della storia numismatica ci raccontano quanto segue a questo proposito:

"Nonostante l'intensità delle relazioni economiche e politiche tra la Russia e Bisanzio, le monete di quest'ultima sono quasi del tutto assenti dalle piazze dell'Europa Orientale del IX-X secolo. Tutto ciò è tanto più bizzarro se si considera l'attività degli operatori commerciali sulla rotta commerciale Greco-Varangiana a partire dalla metà del IX secolo e oltre - ci si dovrebbe aspettare di trovare i prodotti della zecca di Costantinopoli in tutta questa regione" ([756], pag. 59). E' ovvio che la vera strada era altrove.

La nostra ipotesi è la seguente: la denominazione "Varangiano" avrebbe potuto essere applicata a diversi mari - il Baltico, il Bianco e il Mediterraneo; forse anche ad altri. Se i Russo-Varangiani potevano essere identificati come i Russi che avevano commerciato con molti paesi stranieri, alcune delle principali rotte marittime avrebbero potuto essere denominate Varangiane, o Russe (tenendo presente che il Mar Nero era stato un tempo conosciuto come il Mar Russo, per esempio).

La correttezza di questa teoria è confermata dalle osservazioni dalla “Storia” di N. M. Karamzin (cfr. la voce "Mar Baltico" nell’indice alfabetico delle denominazioni geografiche in [362], libro 4). In effetti, N. M. Karamzin è costretto a identificare i numerosi mari menzionati nelle cronache come il Mar Baltico, seguendo la geografia storica Scaligeriano-Milleriana (Mar Bianco, il Mar Veneto, il Mar Varangiano, il Mar Orientale e il Grande Mare). Il Mar Bianco è conosciuto molto bene e non è certo il Mar Baltico. Il Mar Veneto è chiaramente il Mediterraneo. Vediamo numerose tracce dell'ampia "geografia Varangiana".

Ribadiamo che l’unico nome geografico relativo alla parola "Varangiano" presente nell’atlante moderno ([159]) appartiene alla città di Varegovo, nella regione di Yaroslavl.

2.1.4. I tre fratelli: Ryurik, Sineus e Truvor.
La divisione dell’Orda Russo-Mongola in Orda d'Oro, Orda Bianca e Orda Blu nel XIV secolo

La leggenda sulla "convocazione dei principi" riflette anche la divisione della "Mongolia" (Grande) Russia in tre parti: l’Orda d'Oro, l’Orda Blu e l’Orda Bianca. La leggenda in questione si riferisce a questo evento come alla divisione dello Stato tra i tre fratelli - Ryurik (il più anziano), Sineus e Truvor. A proposito, il nome Sineus potrebbe essere un riflesso dell'Orda Blu, visto che la parola Russa per "blu" è "siniy"?

2.1.5. Ipotesi sulle origini dell'era musulmana dell’Hegira
L'inizio dell'era dell'Hegira nella storia Scaligeriana cade nel 622 d.C. Morozov ha espresso una serie di considerazioni in [547]
che portano alla seguente ipotesi coraggiosa: l'era dell’Hegira inizia davvero nel 1318 d.C. e non 622.
Aggiungiamo che in questo caso l’inizio dell’era dell'Hegira coincide con l’inizio del regno di Georgiy (Genghis-Khan). Se ci soffermiamo su questo, noteremo la somiglianza tra la parola Hegira e il nome Georgiy (così come le sue varianti - Gourgiy, Gourgouta, ecc.). La parola Hegira può anche essere un derivato composto delle due parole Gog ed Era - l'era di Gog, l'era dei Goti o l'era dei Mongoli.

2.2. Batu-Khan identificato come Yaroslav, è il suo originale nel XIV secolo

2.2.1. Breve biografia

Georgiy = Genghis-Khan è stato ucciso nella battaglia sul fiume Sitt, che è stata comunque vinta dalle sue truppe "Tartare". Suo fratello, Batu-Khan, o Ivan Kalita = Caliph, continua con la causa di Georgiy. Il nome Batu deve derivare dalla parola "batka" - "padre". La parola "batka" è usata dai Cosacchi per i loro Ataman; Considerare inoltre bisogna considerare il modo abituale di rivolgersi allo Zar in Russia: "Zar-Batyushka", che si traduce come "Nostro Padre lo Zar". Il nome Kalita è molto probabilmente una versione distorta della parola Caliph.

I duplicati fantasma di Ivan Kalita = Batu-Khan sono Yaroslav il Saggio nel presunto XI secolo e Yaroslav Vsevolodovich, leggendario fondatore di Yaroslavl, o Grande Novgorod, nel presunto XIII secolo (cfr. pagine 8-9). Quest 'ultimo personaggio è stato anche accreditato per la conquista di Kiev intorno al 1330; questo tipo di datazioni non può essere stimato con un grado di precisione di cui valga la pena parlare. Batu-Khan = Ivan Kalita ha continuato a fare guerre contro i suoi vicini in Occidente. Si presume abbia raggiunto l’Italia. L'unificazione della Russia e la formazione del ciclopico impero sono giunte a compimento durante il suo regno. Divise la Russia tra i suoi figli poco prima della sua morte. La cronaca lo riporta quando ci parla di Yaroslav il Saggio: "I figli di Yaroslav hanno diviso lo stato tra di loro, in seguito al volere del loro padre" ([363], volume 2, capitolo 4, pagina 45). Questa è la famosa divisione della Russia tra i figli di Yaroslav il Saggio. Secondo la nostra ricostruzione, proprio questa divisione ha portato all'esistenza di tre Stati sul territorio della Russia ed è avvenuta a metà del XIV secolo. La Russia è stata divisa in Grande Russia, Russia minore e Russia bianca (conosciute anche come le tre Orde d'Oro, Blu (l'Ucraina moderna e la Polonia) e Bianca. Ivan Kalita sarebbe morto nel 1340.

E’ da notare che gli autori medievali considerano l’Ungheria moderna un’area conquistata dai nativi della Grande Ungheria, o Regione Volga ([25]). Herberstein, ad esempio, riporta la stessa cosa descrivendo la regione di Yugra in Russia, definendola "proprio la Yugra da cui provengono gli Ungheresi; si sono stabiliti in Pannonia e hanno conquistato molti paesi Europei guidati da Attila. I Moscoviti sono molto orgogliosi di questo nome [Attila - Aut.], poiché i loro sudditi avevano portato la distruzione in Europa" ([161], pag. 163). Ci auguriamo che i lettori prestino attenzione alla significativa menzione del famoso Attila nel contesto della storia Russa. Per il momento ci asterremo dal approfondire la questione, e ricorderemo semplicemente al lettore che, secondo la cronologia Scaligeriana, Attila era morto in "tempi immemorabili", cioè il presunto V secolo a.d. Così, Sigismund Herberstein ci dice che Attila era un leader militare Russo.

Inoltre, gli Ungheresi sono una delle poche nazioni Europee isolate dal punto di vista linguistico - altre lingue Europee Ugro-Finniche includono il Finlandese e le lingue correlate nella Scandinavia, la lingua Udmurtiana parlata a Est del Volga, vicino agli Urali. Ricordiamo che Batu-Khan inviò tre eserciti in Europa; gli antenati degli Ungheresi dell' epoca attuale erano tra questi?

2.2.2. Un tentativo di trasferire la capitale a Kiev
A quanto pare, Yaroslav il Saggio = Batu-Khan = Ivan Kalita aveva tentato di trasferire la capitale dello Stato a Kiev. Secondo il racconto egli "aveva fondato una grande città [a Kiev - Auth]. ]. . . anche la chiesa di Santa Sofia, trasferendo quindi qui la diocesi del Metropolita" ([716], anno 6545 (1037). Lo stesso evento viene riflesso nella versione "Tartara" dell'invito inviato da Batu-Khan al Metropolita Cirillo, che si trasferì da Novgorod a Kiev, come abbiamo già segnalato. A proposito, la "tomba di Yaroslav" esiste ancora a Kiev. A quanto pare, Yaroslav il Saggio = Batu-Khan aveva intenzione di proseguire con la sua espansione militare verso Occidente e spostare la capitale più a Ovest, vicino alla prima linea. In effetti, è noto che si spostò successivamente verso l’Ungheria.

2.2.3. La battaglia tra Batu-Khan e il re Ungherese con i suoi alleati
"Dopo aver catturato Kiev, Batu-Khan mosse tre eserciti in direzione dell'Europa - il primo verso la Polonia, il secondo verso la Silesia, il terzo verso l'Ungheria. I Mongoli [= I Grandi - Aut] distRussero avanzando Vladimir Volynskiy, Cholm, Sandomir e Cracovia, i cavalieri Teutonici, le truppe Tedesche e Polacche, e invasero la Moravia. Incontrrono resistenze da parte dell’esercito del Re di Boemia e una resistenza ancora più forte nelle terre dei Cechi, dove si sono scontrati e sono stati sconfitti dall’esercito unito dei duchi Austriaci e Caringiani... l'Orda è quindi indietreggiata e si è unita alle forze principali in Ungheria. A quel tempo il paese era già stato invaso da Batu-Khan, che aveva sconfitto le truppe di Bela, re d'Ungheria. Quest'ultimo aveva portato a Pest un grande esercito composto da truppe Ungheresi, Croate e Austriache, nonché cavalieri Francesi e numerosi soldati di diversi principi. I Mongoli [= I Grandi - Aut.] si avvicinarono a Pest e si fermaronoi lì per due mesi. Poi iniziarono a ritirarsi, e le forze alleate si sono mosse all’inseguimento verso di loro. Dopo sei giorni di marcia, avevano incontrando solo alcuni soldati qua e là. Il settimo giorno gli alleati hanno deciso di accamparsi in una valle circondata da colline ricoperte di vigne, e al mattino si sono ritrovati circondati dall'esercito Mongolo. Gli alleati hanno tentato di attaccare i Mongoli, ma sono stati accolti da uno sciame di frecce e pietre lanciate delle catapulte. Gli alleati hanno quindi iniziato a ritirarsi verso il Danubio con gravi perdite. La maggior parte delle truppe alleate fu distrutta nei sei giorni successivi, e i Mongoli [= I Grand - Aut.] hanno catturato Pest.

L’esercito del Re Bela è fuggito verso la Dalmatia, inseguito dai Mongoli [= Grandi - Aut.], che hanno continuato a distruggere le città Europee; hanno fatto marcia indietro dopo aver invaso la Slavonia, la Croazia e la Serbia. . . Successivamente Batu-Khan tornò indietro con le sue truppe verso il Basso Volga e il Don, avendo così concluso la sua conquista delle terre Occidentali" ([183], volume 1, pagine 30-31).

Abbiamo utilizzato una citazione così ampia con uno scopo. Le informazioni di cui sopra sono di fondamentale importanza, poiché la descrizione di questa battaglia tra le truppe Russe di Batu-Khan e il re Ungherese, accompagnato dai suoi alleati, è molto simile a quella della famosa battaglia di Kalka tra i Tartari e i Polovtsy (o Russi e Polacchi, secondo la nostra ricostruzione).

Facciamo una piccola osservazione prima di continuare con il nostro racconto sulla battaglia di Kalka. La capitale dell'Ungheria si chiama Budapest; tuttavia, secondo la cronaca che abbiamo appena citato, in quei giorni era nota come Pest. Il prefisso "Buda" potrebbe essere stato aggiunto dopo la conquista dell'Ungheria da parte di Batu-Khan e degli antenati degli Ungheresi di oggi? Dopotutto, "Buda" e "Batu" sono abbastanza simili.

2.2.4. La battaglia di Kalka combattuta tra i "Mongoli", o i Russi, e i "Russi", e i Polacchi.

La battaglia di Kalka fu combattuta nel presunto anno 1223 dalle due seguenti parti: i "Mongoli" (o le truppe Russe provenienti dalla Russia Vladimir-Suzdal) e l'esercito unito dei "Russi e Polovtsy" ( [634], pag. 149). Le truppe Russe Occidentali erano venute ad aiutare i Polovtsy (Polacchi), anche se i "Mongoli" (Grandi) avevano raccomandato loro di non partecipare alla battaglia: "Abbiamo sentito che state per opporvi a noi su insistenza dei Polovtsy; Non fatelo, perché non vogliamo prendere la vostra terra, né le vostre città, né i vostri villaggi, e non siete nostri nemici" ([643], pagina 155). Tuttavia, i principi della Russia Occidentale avevano deciso di combattere dalla parte dei Polovtsy, o Polacchi. La battaglia si concluse con la completa disfatta degli alleati.

La battaglia di Kalka fu preceduta da una ritirata di 8 giorni dei "Mongoli" dal Dnepr (presumibilmente). Dopo una lunga marcia, portarono gli inseguitori in un luogo chiamato Kalki, o Kalka (un fiume, secondo alcuni resoconti). Le forze alleate caddero qui nell’imboscata e subirono una sconfitta amara e schiacciante. I "Tartari" li inseguirono fino al Dnepr. Lo scenario è lo stesso della battaglia tra Batu-Khan e il re Ungherese. Sarebbe opportuno procedere con un confronto in modo più meticoloso.

L'unica differenza tra le descrizioni delle due rispettive battaglie è che nel primo caso il presunto "ritiro" dei Mongoli è cominciato dal fiume Dnepr, mentre nel secondo il fiume in questione era il Danubio. Nel caso della battaglia di Kalka, si presume che i "Mongoli" si siano ritirati fino a raggiungere un certo fiume Kalka che dovrebbe essere un affluente del mare di Azov ([634], pag. 552). Tuttavia, bisogna subito notare che non c’è un simile fiume nelle vicinanze ne’ qualcosa del genere in nessuna parte del mondo, né vi sono testimonianze della sua esistenza (cfr. l'indice alfabetico dell'Atlante Geografico Globale, Mosca, 1968). Un altro fiume dove i "Tartari" hanno sconfitto i principi Russi del Nord-Est (il fiume Sit) esiste ancora con lo stesso nome ed è un tributario del fiume Mologa. Anche altri fiumi menzionati nelle cronache conservavano i loro nomi precedenti ed esistono ancora oggi.

La nostra opinione è che "Kalka" o "Kalki" sia una versione corrotta del nome Kulikovo (campo). Nel Chron4, capitolo 6, dimostreremo che il campo di Kulikovo è molto probabilmente destinato a identificarsi come Kulishki, una parte nota di Mosca. Secondo la nostra ricostruzione, Mosca nell'epoca in esame non era né una capitale né una città, qv in Chron4, capitolo 6. In effetti, un tempo questo luogo era circondato da colline con frutteti (la menzione dei vigneti nelle fonti Ungheresi sopra citate non implica necessariamente l'uva – che sarebbe naturalmente impossibile a queste latitudini). Tuttavia, la parola Slava per "uva" ("vinograd") aveva in origine significato di "orto" o "pezzo di terra coltivato" ( [782] - [790] ). In questa parte di Mosca c'erano molti frutteti, e la toponimia delle strade e delle chiese locali, molte delle quali hanno la radice "DAU" ("frutteto") nei loro nomi, lo testimonia. Antichi nomi come "StaroSADskiy Lane", "Chiesa di Vladimir nei Giardini", ecc. si trovano ancora sulle pendenze della collina che scende verso Kulishki. Non sosteniamo che la battaglia di Kulikovo si sia svolta qui; stiamo solo cercando di sottolineare il fatto che il nome Kalka (Kalki) è molto caratteristico per Mosca e per l'area intorno a Mosca (cfr. la città di Kaluga, ecc.).

A propositoizione, la parola "vinograd” potrebbe aver significato "voin-grad" a un certo punto - "città guerriera" in altre parole, o "insediamento militare" - dopotutto sarebbe più naturale aspettarsi che la descrizione di una battaglia faccia riferimento a un insediamento militare piuttosto che a una vigna.

La nostra opinione è che abbiamo davanti due racconti della stessa battaglia - separati solo nelle cronache, sulla carta, ma riflessi di uno stesso evento.

Per quanto riguarda la localizzazione geografica esatta del falso ritiro dei "Mongoli" (Dnepr o Danubio), possiamo solo dire che la questione richiede ulteriori ricerche. La distanza tra Azov e Dnepr è approssimativamente uguale a quella tra Dnepr e Mosca o Kaluga; per i "Mongoli" era indifferente se ritirarsi verso Azov o Mosca (o Kaluga). La regione di Azov è la localizzazione su cui gli storici moderni insistono, anche se non ci sono segnali di alcuna Kalka da nessuna parte vicino ad Azov, a differenza di Mosca. In questo caso, la nostra ricostruzione suggerisce che i "Mongoli" abbiano attirato i loro nemici fino ai confini del Grande Principato Russo di Rostov, Vladimir e Suzdal, conosciuto anche come Novgorod. Mosca era stata perciò situata nelle terre di confine, qv nel capitolo 6.

Si deve anche ricordare che la cronaca non menziona quasi nessun capo "Tartaro" da nessuna parte; tutto ciò che apprendiamo è che i Tartari sono stati accompagnati da "i Brodniki e dal loro leader Ploskinya" ( [634], pagina 159). L'unico "Tartaro" signore della guerra menzionato nella cronaca era quindi uno Slavo etnico - poteva essere Russo?

2.3. L'"invasione dei Mongoli e dei Tartari" secondo le cronache Russe: I Russi combattono i Russi

La stessa descrizione della conquista dei Mongoli e dei Tartari trovata nelle cronache Russe suggerisce che i Tartari possano essere identificati come truppe Russe guidate da comandanti Russi. Apriamo la Cronaca Lavrentyevskaya, per esempio, che è la principale fonte Russa che si occupa dell'epoca di GenghisKhan e Batu-Khan. Si presume che questo testo sia "una compilazione dalle cronache di Vladimir e Rostov" ([634], pag. 547). Il testo contiene un gran numero di passaggi letterari che si presume siano stati introdotti in una fase successiva ([634], pag. 548).

Ignoriamo le ovvie decorazioni stilistiche e consideriamo il rimanente scheletro della cronaca. Sembra che la Cronaca Lavrentyevskaya descriva l'unificazione dei principati Russi avvenuta negli anni 1223-1238, con centro a Rostov, e il principale istigatore, Georgiy Vsevolodovich, Principe di Rostov. Se compensiamo lo slittamento centenario di cui siamo già a conoscenza, arriviamo all'inizio del XIV secolo. La cronaca racconta gli eventi Russi, raccontandoci di principi Russi, di truppe Russe e così via. Si parla spesso di "Tartari", ma non si conosce il nome di un leader "Tartaro". Tutte le vittorie dei Tartari sembrano giovare solo ai principi Russi di Rostov, in particolare a Georgiy Vsevolodovich e a suo fratello Yaroslav Vsevolodovich dopo la sua morte. Se sostituiamo "Tartaro" con "Rostoviano", otterremo un resoconto molto plausibile di principi Russi che unificano la Russia.

In effetti - la prima vittoria dei "Tartari" sui principi Russi vicino a Kiev è descritta come segue. Subito dopo l'evento, quando "in tutta la terra Russa si piangeva", Vassilko, principe Russo inviato da quelle parti da Georgiy Vsevolodovich (per "aiutare i Russi", come ci viene raccontato oggi) ritorna da Chernigov e "torna a Rostov, lodando il Signore e la Madonna" ([634], pagina 135 ). Perché un principe Russo dovrebbe essere così contento della vittoria dei Tartari? Le sue lodi al Signore testimoniano che la vittoria per cui esprime gratitudine è la sua; e' tornato a Rostov trionfante. In questo modo si identificano i "Tartari" come Russi, rendendo questo conflitto una pura e semplice discordia interna.

Dopo un breve resoconto degli eventi di Rostov, la cronaca prosegue con una descrizione magniloquente delle guerre con i Tartari, che prendono Kolomna, Mosca, l'assedio di Vladimir (detto "Novgorod", per qualche motivo), e si dirigono verso il fiume Syt, che esiste ancora (è un tributario del Mologa). Qui avviene la battaglia; Qui viene ucciso il Gran Principe Youri (Georgiy = Gyurgiy). Dopo averci raccontato della sua morte, il cronista sembra dimenticare i "malvagi Tartari" e prosegue raccontandoci a lungo di come il corpo del principe Georgiy sia stato portato a Rostov con un sacco di cerimonie. Dopo la descrizione dei lussuosi funerali di Georgiy e un breve panegirico del Principe Vassilko, la scrittura ci racconta come "nell'anno 1238 Yaroslav, figlio di Vsevolod il Grande, era salito al trono di Vladimir, con molta gioia dei Cristiani, protetti dagli infedeli Tartari dalla mano di Dio Onnipotente" ([634], pag. 145).

Il risultato delle vittorie Tartare è quindi il seguente. I Tartari hanno sconfitto i Russi in una serie di battaglie e hanno conquistato diverse città chiave della Russia. Poi le truppe Russe vengono messe in fuga nella decisiva battaglia di Syt. Le forze Russe sono dissanguate da questa sconfitta. Gli storici cercano di convincerci che questa sconfitta ha segnato l'inizio dell'orrendo giogo "Mongolo", con campi di battaglia ricoperti di corpi di guerrieri e crudeli stranieri che governano la loro terra. L'esistenza della Russia indipendente cessa e il paese viene immerso nell'oscurità.

I lettori potrebbero aspettarsi un resoconto di come i principi Russi superstiti, incapaci di fornire alcun tipo di resistenza militare, fossero costretti ad andare a negoziare col Khan. In realta', dove stava il Khan? Dato che le truppe Russe di Georgiy dovevano essere state distrutte, ci si dovrebbe aspettare che la sua capitale venisse violentemente invasa dai Tartari - i nuovi sovrani del paese.

Cosa ci dice la cronaca? Si dimentica subito dei Tartari, e ci racconta della Corte Russa di Rostov e della sepoltura cerimoniale del Grande Principe morto in battaglia. Il suo corpo viene portato nella capitale, ma non troviamo alcun Khan Tartaro, ma il fratello Russo erede del defunto Georgiy, Yaroslav Vsevolodovich. Dove è andato il malvagio Khan Tartaro? E perché i Cristiani di Rostov dovrebbero gioire in modo così strano e inappropriato? Si è scopre che non c'è mai stato nessun Khan Tartaro - Yaroslav è il successivo Gran Principe che prende il potere nelle sue mani, mentre i Tartari spariscono senza lasciare traccia. Tutto è pacifico; il cronista ci racconta della nascita della figlia di Yaroslav e fa riferimento ai Tartari che prendono Kiev e si spostano verso l’Ungheria ([634], pagina 148).

La nostra opinione è che ciò che vediamo qui sia l'unificazione della Russia di Vladimir e Suzdal da parte dei Gran principi di Rostov, che avevano vinto la battaglia decisiva a Syt. Tuttavia, il Gran Principe Georgiy (alias Genghis-Khan) muore in battaglia; suo fratello Yaroslav è il successivo Gran Principe, conosciuto anche come Ivan Kalita = Caliph. Yaroslav (o Ivan) trasferisce la capitale da Rostov a Vladimir o alla città di Yaroslavl da lui fondata, conosciuta anche come Grande Novgorod ([634], pag. 145).

La cronaca di cui sopra utilizza già il nome Novgorod per riferirsi a Vladimir, il che dimostra che vi era già una certa confusione tra i due in quell'epoca ( [634], pag. 138). Ricordiamo al lettore la nostra ipotesi che Signore Grande Novgorod sia stato il nome di tutto il dominio del Grande Principe che comprendeva Vladimir, Yaroslavl, Rostov, ecc., e non una Città Unica. Pertanto, la conquista di Novgorod, come menzionato nella cronaca Lavrentyevskaya, può significare la conquista iniziale di questa regione da parte del Principe di Rostov.

A proposito, stiamo anche iniziando a capire perché Novgorod sia stata chiamata Novgorod, o " Città Nuova" - a quanto pare, Rostov era conosciuta come la "Città Vecchia" ([839], pag. 36). Perciò, la capitale è stata trasferita dalla vecchia capitale (Rostov) alla Nuova Città, o Novgorod (Vladimir o Yaroslavl).

La cronaca di Lavrentyevskaya ci racconta poi dei "Tartari" che prendono Kiev e sconfiggono gli Ungheresi nel regno del Grande Principe Yaroslav ([634], pagina 148).

3. IL GIOGO TARTARO E MONGOLO IN RUSSIA COME IL PERIODO DEL GOVERNO MILITARE NELL'IMPERO UNITO DI RUSSIA

3.1. La differenza tra la nostra versione e quella Milleriano-Romanoviana

La storia Milleriano-Romanoviana considera l'epoca del XIII-XV secolo come un'epoca buia in cui la Russia era governata da invasori stranieri. Da un lato ci viene detto che la Russia schiacciata e sconfitta langue nella misera condizione di una provincia imperiale, con il centro dell'impero situato in un lontano, misterioso e mitico oriente.
D'altro canto, sia le cronache Russe che gli articoli degli stranieri descrivono l'Impero Mongolo come un paese popolato per la maggior parte da Russi, governato dai Gran Principi e da Khan Mongoli. È probabile che la parola "Mongolo" significhi "Grande" ed è una formula più breve del titolo integrale di Gran Principe. Le cronache Russe chiamano semplicemente lo Zar Khan. Di seguito presenteremo la nostra versione di questo periodo della storia Russa, che differisce dalla versione tradizionale principalmente nell'interpretazione dei fatti noti - non presentiamo nuovi fatti storici, ma suggeriamo un approccio totalmente diverso alla storia della Russia. A parte questo, il parallelismo dinastico tra le diverse epoche della storia Russa e la conseguente compressione di quest'ultima è stato scoperto dagli autori e può essere sicuramente considerato un nuovo fatto scientifico.

3.2. Alessandro Nevskiy = Berke-Khan.
Il suo originale: Simeone il Fiero o Chanibek Khan (XIV secolo)
Dopo la morte di Ivan Kalita = Batu-Khan = Yaroslav nel XIV secolo, la Russia (o l'Orda) è stata divisa tra i suoi figli - i Khan. N. M. Karamzin ci dice:

"I figli di Yaroslav [il Saggio - il doppio di Ivan Kalita – Aut.] divisero lo Stato tra di loro, seguendo la volontà del padre. La regione di Izyaslav comprendeva Novgorod, Polonia e Lituania, che si estendevano all’enorme area tra Kiev e i Carpazi nel Sud-Ovest. Il principe di Chernigov prese anche Tmutarakan, Ryazan, Murom e la terra dei Vyatichi; per quanto riguarda Vsevolod, il suo dominio a Pereyaslavl fu integrato con Rostov, Suzdal, Beloozero e la regione del Volga [o il Regno del Volga, come l'Orda d'Oro è stata spesso chiamata nelle cronache - Aut.] La regione di Smolensk comprendeva la provincia moderna di Smolensk, nonché parti delle regioni di Vitebsk, Pskov, Kaluga e Mosca" ([363], volume 2, capitolo 4, pagina 45). L'ultimo principato menzionato da Karamzin è la Russia Bianca o l’Orda Bianca, un principato medievale Russo la cui capitale era stata inizialmente a Smolensk; includeva anche Mosca.

Il titolo di Gran Principe o Gran Khan era stato assegnato al figlio di Ivan Kalita = Batu-Khan, Simeone il Fiero, il cui fantasma duplicato è nel XIII secolo Alessandro Yaroslavich Nevskiy. Useremo quasi sempre questo nome, che è noto a tutti. Altri duplicati della stessa figura storica sono Chanibek-Khan nel XIV secolo e Berke-Khan nel XIII.

L'espansione dell'Orda era stata congelata durante il regno di Alessandro, e l'attenzione principale si è spostata verso gli affari interni dell'Impero. Divenuto Gran Principe (Berke-Khan), Alessandro Nevskiy "non andò nel suo dominio a Kiev, ma si diresse invece verso Novgorod" ([435], pagina 193). La capitale non era stata trasferita a Kiev, anche se il padre di Alessandro, Batu-Khan = Ivan Kalita, aveva avuto intenzione di farlo, quv sopra. Tuttavia, Kiev era diventata il centro della Terra Severskaya (futura Ucraina). Un altro principato la cui formazione risale a questa epoca è la Russia Bianca o l’Orda Bianca, che poi è divenuta nota come Lituania. La posizione principale venne occupata dall’Orda d’Oro o dalla regione Volga, il cui centro era Novgorod, o la Russia di Vladimir-Suzdal (Yaroslavl, Kostroma, Vladimir, Rostov e Suzdal). Qui è dove il Khan, o il Gran Principe, viveva.

Stiamo entrando nell'epoca della costruzione e organizzazione dello Stato. E 'stato introdotto un sistema di governo civile e militare doppio. Il potere supremo era nelle mani dei signori della guerra conosciuti come Khan e governati dal Gran Khan = il Gran Principe. Principi locali gestivano le città; le loro responsabilità comprendevano la riscossione delle tasse (un decimo di tutti i beni e un cittaino ogni dieci) a beneficio dell’Orda, o dell'esercito. I domini dei Gran Principi erano esentati da tale imposta ([435], pag. 189).

3.3. I saray come quartier generale dei Gran Principi, o Khan
Procederemo con una relazione più dettagliata del concetto che è stato espresso inizialmente per la prima volta nell’introduzione del presente libro.

L'esercito del Grande Impero "Mongolo" Russo era numeroso, per la maggioranza a cavallo. Questo esercito era professionale - i soldati, o Cosacchi, venivano reclutati da bambini e non si sposavano. L’agricoltura era loro severamente vietata ([183], pag. 36). Tale esercito richiedeva in generale depositi e strutture di stoccaggio, nonché campi invernali. Questi luoghi erano chiamati Sarays - la parola saray è ancora usata nella lingua Russa e sta per centro di stoccaggio. Il principale potenziale militare dell'Orda er concentrato per la maggior parte nella regione del Volga e dell’Orda d'Oro. Per questo motivo vediamo tante città della regione del Volga e della Russia in generale, i cui nomi includono la radice SAR - SARatov, TSARitsyn, ChebokSARy, SARansk, ZARaisk, SARay, SARapoul, SARnny ecc. In realtà, la stessa parola Czar (Zar) è costituita dalla stessa radice, come è stato evidenziato da Morozov. Vediamo il nome Saray in molti posti fino ai Balcani, per esempio anche nella città di Sarayevo. Si suppone chei Mongoli abbiano raggiunto anche quelle parti.

3.4. Comunicazioni imperiali
Come abbiamo detto nell'introduzione, questa è anche l'epoca della costruzione delle comunicazione; la questione era vitale per l'immenso impero:

"C'erano linee di comunicazione postale che collegavano i Saray, il centro della Orda d'Oro, con ogni provincia; raggiungevano le migliaia di verst (1.0668 km), e venivano serviti da 400.000 cavalli e un intero esercito di assistenti. I viaggiatori si spostavano lungo queste autostrade con una velocità fino a 250 verst al giorno. Le missive consegnate dai corrieri a cavallo erano doppiate dai corrieri a piedi, che potevano raggiungere i 25 verst [1 verst = 3500 ft. - Transl.] al giorno ([183], Volume 1, pagina 42).

L'Impero cresceva anche nel commercio:

"Il territorio della Orda d'Oro occupava l'intersezione di vecchie rotte commerciali che andavano dalle coste del Mar Nero al Nord e all'Occidente attraverso le steppe adiacenti al Mar Nero e al Mar Caspio. . . La maggior parte del territorio adiacente all'attuale fiume Volga era nelle mani dei Tartari e dei Mongoli, e questo fiume era in effetti una strada commerciale molto importante, diventata particolarmente vitale nel secolo XIV, quando le relazioni con la Russia in qualche modo si stabilizzarono... un'altra importante via commerciale del XV secolo era stata il Don, anch'esso controllato dai Tartari, che governavano la città di Azak (Azov) nell'estuario di Don. Questa città era un importante terminal commerciale e un collegamento tra i commercianti di mare e di fiume, e anche per le carovane che andavano a Nord e a Est" ([674], pagine 43-44).

Fig. 5.1. Collana d'oro di un principe con medaglie d'oro del diametro di 10 centimetri. Presumibilmente, un capolavoro della scuola di gioielli di Ryazan risalente all'inizio del XII secolo; in realtà, i principi di Ryazan non avrebbero potuto permettersi tali gioielli fino alla Grande Conquista Mongola, che aveva posto le loro terre al centro di un impero mondiale, proprio accanto alla capitale, la Grande Novgorod. Cartolina pubblicata a Mosca da Izobrazitelnoye Iskusstvo Publishers nel 1988.

Ricordiamo al lettore che i Cosacchi del Don sono certi che la regione Azov appartenesse a loro ([183], volume 2). Pertanto, il "controllo Tartaro" sulla regione di Azov costituisce un'ulteriore prova del fatto che Tartari e Cosacchi sono la stessa cosa:

"La rotta del Don era strettamente connessa alla rotta del Volga; tra i due fiumi c'era un trasporto di merci nel punto in cui i due fiumi si avvicinano. . . L’Orda d'Oro aveva commerci con l'Asia centrale e con le colonie Italiane vicine al Mar Nero, a Bisanzio e all'Egitto; questo ha reso il Saray un centro commerciale internazionale, dove si potevano trovare oggetti Orientali, pellicce Russe, cuoio ecc. . . i Khan del Orda d'Oro hanno beneficiato enormemente di questo commercio, poiché hanno riscosso le numerose tasse pagate dai commercianti... i Khan Mongoli introdussero guarnigioni di sicurezza che sorvegliavano le rotte delle carovane in Persia, e le carovane pagarono tasse speciali per il passaggio attraverso il territorio protetto" ([674], pag. 45).

Allo stesso tempo, gli autori Arabi del XIII-XIV secolo scrivevano che il Volga era pieno di navi Russe ([674], pagina 45). Vediamo che il commercio era una delle attività primarie dei Russi in questa epoca, da cui i numerosi riferimenti ai commercianti Russi nell’Orda. Gli stranieri non facevano distinzioni tra loro e i commercianti Mongoli, il che è abbastanza naturale, visto che "Mongolo" si traduce come "grande".

Si presume che l'impero "Mongolo" vendesse "schiavi Russi", il che sarebbe perfettamente naturale, se la versione della storia Scaligeriano-Milleriana fosse stata corretta - malvagi invasori che vendono la nazione conquistata come schiavi a paesi lontani. Tuttavia, i documenti ci lasciano un'impressione diversa: c'erano altrettanti Tartari tra gli schiavi provenienti dalla Russia come c'erano Russi ([674], pagine 3440). Il commercio di schiavi era in effetti molto comune nel XIV secolo; tuttavia, gli schiavi erano persone di tutte le nazionalità e gruppi etnici - Russi, Tartari, ecc.

Così, la Grande = conquista "Mongola" aveva portato alla formazione dell'Impero, il cui centro in Russia, svolgeva un ruolo chiave nel commercio internazionale; si potevano trovare qui beni da tutto il mondo. Gli archeologi moderni talvolta trovano reperti che testimoniano lo splendore del periodo, e naturalmente li attribuiscono al periodo "pre-Mongolo". Di seguito è riportato un esempio che lo testimonia.

Nella fig. 5.1. vediamo una collana principesca dorata con quattro medaglie d'oro del diametro di circa 10 cm. Le medaglie sono tenute insieme da perle incastonate; questa lussuosa collana è stata trovata sull’antico sito di Ryazan nel 1822 e si presume rappresenti la scuola di gioielleria di Ryazan nel XII secolo. Si possono solo immaginare i gioielli indossati dai Gran Principi e dai loro cortigiani. La storia Scaligeriana non chiarisce come questo livello di lusso possa caratterizzare una cittadina Russa provinciale - una collana d'oro massiccia ricoperta di filigrana e pietre preziose difficilmente poteva essere acquistata dalla vendita di prodotti locali sui mercati internazionali.

3.5. I Mongoli partecipano alle crociate del XIV secolo
Tutte le crociate del XIV secolo sono state coronate da successo con la partecipazione attiva dei Mongoli – i paesi Occidentali hanno cercato di formare un'unione con i Mongoli per conquistare Siria ed Egitto. In Mongolia sono stati inviati molti inviati Papali, come pure inviati del Re Francese. Si scopre che i Mongoli sostenevano l'idea delle crociate in Palestina:

“Gli inviati Cattolici mandati in Mongolia cercavano di unirsi ai Mongoli per combattere insieme contro l'Islam. L'idea di unire i crociati e i Mongoli contro i Musulmani, che avevano catturato Gerusalemme e il Santo Sepolcro, era stata espressa in Occidente sin dalla conquista del Khorezm Musulmano da parte di Genghis-Khan. Inoltre, gli Occidentali credevano nella leggenda di uno Stato Cristiano da qualche parte all'interno dei confini della Mongolia governato da un sacerdote, o Papa Giovanni" ([183], volume 1, pagina 54). Vediamo chiaramente quanto segue:

1) la Mongolia era in gran parte Cristiana. Di seguito parleremo del fatto che Khorezm è solo la versione Araba del nome Kostroma (una città nei pressi di Yaroslavl). Kostroma era uno dei quartieri generali usati dal Gran Khan. Ricordiamo che gli storici non riescono ancora a trovare il "Khoresm smarrito".

2) La Mongolia Cristiana era governata dal Papa Giovanni: è indubitabilmente Ivan Kalita il "batya", o "padre", conosciuto anche come Batu-Khan. Inoltre, GenghisKhan era conosciuto come Giovanni il Presbitero (cfr. l’indice alfabetico del libro di Matuzova [517]). Ricordiamo anche che Georgiy e Ivan erano fratelli.

3) Dal punto di vista tradizionale, uno "Stato governato da un Papa Giovanni" è una totale assurdità, ed è esattamente questo che sostengono gli storici moderni. Tuttavia, gli Occidentali erano convinti che tale Stato esistesse fino al XVII secolo, non meno:

Gli inviati papali erano ospiti benvenuti nei quartieri generali della Mongolia e negoziavano ampiamente con i Mongoli, che hanno risparmiato la popolazione Cristiana dell'Asia Minore e dell'Asia Centrale [durante le crociate! - Aut.]; Ai Cristiani fu promessa la restituzione di tutte le terre confiscate dai Turchi; tuttavia, i Mongoli hanno chiesto che il re di Francia e altri re giurassero fedeltà a Genghis-Khan [alias il Grande Principe Georgiy - Aut.]" ([183], volume 1, pagina 55).

"Khulagu-Khan [un'altra versione di Georgiy - Gourgou, un nome portato da molti discendenti di Genghis-Khan - Aut] ... aveva conquistato le terre dell'Asia Minore fino all'India, e le terre conquistate in Occidente arrivavano fino a Damasco. Baghdad fu presa dalle sue truppe, il Califfo ucciso, la città distrutta e la popolazione Musulmana massacrata. Lo stesso avvenne a Damasco - i Mongoli uccisero i Musulmani e protessero i Cristiani. La moglie di Khulagu [Giorgio - Aut.] era Cristiana e nipote di Van-Khan [alias Papa Giovanni, ossia lo stesso vecchio Ivan Kalita = Georgiy = Genghis-Khan - Aut] ... il suo comandante militare Kitbok era Cristiano; anche lo stesso Khulagu era di credo Cristiano e aveva sempre una chiesa da campo vicino alla sua sede principale ... nello stesso anno [il presunto anno 1257, o 1357 dopo la compensazione dello slittamento centenario - Aut.] Khulagu diresse le sue truppe verso l'Egitto.

Le campagne di successo dei Mongoli in Asia Minore avevano riempito di gioia tutti i Cristiani [gli storici sono dell'opinione che i Cristiani Russi non abbiano esultato per la notizia della conquista Mongola - Aut.] - i Mongoli erano visti un po’ come dei "crociati gialli", che combattevano contro i Musulmani infedeli. Il quartier generale di Khulagu era visitata da inviati del re Armeno, del principe di Antiochia e da Luigi IX, Re di Francia" ([183], volume 1, pagine 62-64).

Gli storici cercano di farci credere che i pogrom Musulmani avvengono nel periodo in cui i Mongoli hanno deciso di accettare l'Islam come religione ufficiale; Strano a dirsi, questa "conversione all'Islam" ha portato a una "migliore organizzazione" della gerarchia ecclesiastica Ortodossa nell'impero Mongolo e alla fondazione dell'eparchia di Saray nella sede del Khan. Gordeyev riporta quanto segue:

"Accettare l'Islam come religione ufficiale non ha influenzato l'atteggiamento verso i Cristiani - al contrario, la gerarchia della chiesa Cristiana è stata riorganizzata per essere più efficiente. Nel 1261 è stata fondata un’eparchia nella sede dei Khan dell’Orda d’Oro. . . il Metropolita Cirillo. . . era presente alla fondazione dell'eparchia di Saray" ([183 ] , volume 1 , pag. 64).

La nostra opinione è la seguente. L'Islam non esisteva come religione separata all'epoca - lo scisma tra Islam, Cristianesimo Ortodosso e Chiesa Latina si è svolto più tardi, nel XV-XVI secolo. Per questo noi vediamo i crociati come una forza congiunta di Cattolici (Europei Occidentali), di Cristiani Ortodossi (Russi) e di Musulmani (Mongoli). Solo nel secolo XVI gli storici Occidentali hanno deciso di presentare le antiche crociate come battaglie contro l'Islam, poiché nel secolo XVI l'Occidente era già in guerra con i paesi Musulmani.

Nella seconda parte del XIV secolo "Il Cristianesimo in Asia è stato diffuso dalla setta dei Nestoriani, banditi da Bisanzio... la setta è stata chiamata come il vescovo di Costantinopoli. . . che l'aveva fondata a Mosul; e obbedivano a un loro proprio patriarca" ([183], volume 1, pagina 54).

Da qui proviene il nome Musulmano – deriva da Mosul, cittadina dell’Asia Minore. I primi Musulmani sono stati i Cristiani Nestoriani. Solo in seguito, quando tutto ciò era già stato dimenticato da quasi tutti, lo scisma tra il credo Musulmano e quello Cristiano fu retrodatato di circa 600 anni.
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CAPITOLO 6
La Battaglia di Kulikovo

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4


di Anatoli Fomenko


"H. Fren è riuscito a leggere quanto segue sulle monete del Gran Principe Vassily Dmitrievich e di suo padre (Dmitriy Donskoi): "Sultano Tokhtamysh-Khan, possano i suoi anni durare a lungo" - A. D. Chertkov, "Antiche monete Russe: Una Descrizione" (Mosca, 1834; pagina 6).

1. I DISORDINI ALL’INTERNO DELL'ORDA NEL TARDO XIV SECOLO. DMITRIY DONSKOI COME TOKHTAMYSH-KHAN.

La Battaglia di Kulikovo e la "conquista di Mosca". Panoramica generale

Il presente capitolo si basa in larga misura su molte importanti osservazioni formulate da T. N. Fomenko, così come a una serie di sue ipotesi. Oltre a questo, c’è la sezione sulla storia del Monastero Donskoi e i suoi collegamenti con la Battaglia di Kulikovo.

Dopo la formazione del Grande Impero nella prima metà del secolo XIV a seguito delle conquiste di Batu-Khan (la stessa personalità storica che ci è nota anche come Ivan Kalita = Caliph), lo stato si è diviso nelle tre parti seguenti:

il Regno del Volga, o l’Orda d'Oro,

La Russia Bianca, o l'Orda Bianca, e

la Severskaya Zemlya = Ucraina.

Diciamo quanto segue sulla parola "severskaya" - che è collegata alle parole Siberia e Sever ("Nord") - ma la parola in questione non si riferisce necessatriamente alla direzione Nord (ricordando anche che molte mappe medievali erano invertite rispetto alle loro controparti moderne, con il Nord in basso e il Sud in alto (per ulteriori esempi, vedere ChronI).

Verso la fine del XIV secolo si è avuto un grande conflitto nell’Orda d'Oro, o Regno del Volga. Circa 25 Khans hanno governato il paese nei 20 anni precedenti tra il 1359 e il 1380. La guerra finisce con la famosa Battaglia di Kulikovo, dove Dmitriy Donskoi (conosciuto anche come Tokhtamysh-Khan, secondo la nostra ricostruzione) sconfisse le truppe di Mamai, un leader militare e governatore de facto dell’Orda. Eviteremo di entrare nei dettagli intricati della lotta di potere nell'Orda che ha preceduto la battaglia.

In Chron5 parleremo a lungo del libro dello storico medievale Mauro Orbini intitolato "Sulla gloria degli Slavi ..."pubblicato nel 1601 e tradotto in Russo nel 1722. Orbini scrive quanto segue nella descrizione della Battaglia di Kulikovo: "Nel 6886 dalla Genesi (secondo la cronologia Russa), Dmitriy, il grande principe di Russia, aveva sconfitto Mamai, re dei Tartari. Tre anni dopo ha messo in fuga un’altra volta le truppe di questo re - Herberstein ci dice che i corpi degli uccisi coprivano la terra per 13 miglia intorno al campo di battaglia" ([1318], pagina 90; anche [617]). Si sa però che le truppe di Mamai sono state schiacciate di Tokhtamysh tre anni dopo la Battaglia di Kulikovo. Ciò è in linea con la nostra ricostruzione, che identifica Dmitriy Donskoi e Tokhtamysh-Khan come la stessa personalità storica.

Passiamo alla famosa Battaglia di Kulikovo. In primo luogo, va notato che, secondo le cronache Russe, la causa della battaglia era stata una disputa di frontiera tra il principe Dmitriy Donskoi della Grande Novgorod, e i principi di Ryazan e Lituani Oleg e Holgerd. Questi ultimi avevano cospirato per allontanare Dmitriy dalle terre di Mosca, Kolomna, Vladimir e Murom, convinti che Mosca fosse Lituana di diritto, mentre Kolomna, Vladimir e Murom appartenessero al principato di Ryazan. Hanno coinvolto lo Zar Mamai per attuare questo piano (vedi la "Storia della battaglia con Mamai" ([635], pagg. 136-137)).

Le cronache descrivono così la Battaglia di Kulikovo come una disputa territoriale per Mosca, Kolomna, Murom e Vladimir. I principi (o i khans) stavano pianificando di spingere Dmitriy Donskoi "verso la Grande Novgorod, Byeloozero o la Dvina" ([635], pagine 134-135). Come ricorderete, Grande Novgorod si identifica con Yaroslavl, secondo la nostra ipotesi, mentre le regioni di Byeloozero e Dvina sono i vicini Settentrionali di Yaroslavl. La nostra ricostruzione suggerisce anche che la capitale Dmitriy fosse stata a Kostroma, vicino a Yaroslavl, qv di seguito. Tutto diventa perfettamente chiaro - I due principi avevano progettato di rimandare Dmitriy nella sua vecchia capitale.

Come sappiamo, la battaglia è stata vinta da Dmitriy Donskoi, che ha conquistato il Principato di Ryazan e le parti Orientali della Lituania, stabilendosi a Mosca in modo permanente.

2. LA Battaglia di Kulikovo

2.1 L'effettiva ubicazione del campo di Kulikovo

Prendiamo in considerazione le cronache storiche della famosa battaglia che si è svolta sul campo di Kulikovo nel 1380. Attualmente si presume che il campo di Kulikovo si trovi tra i fiumi Nepryadva e Don (attualmente la regione di Kurkinskiy della provincia di Tulskaya, qv in [797], pag. 667) - circa 300 kilometri a sud di Mosca. La battaglia più famosa nella storia Russa avrebbe dovuto svolgersi qui, quando le truppe di Dmitriy Donskoi hanno incontrato l'esercito Tartaro e Mongolo guidato da Mamai.

Tuttavia, è risaputo che nessuna traccia della famosa battaglia è stata trovata in alcun luogo in questo campo "Kulikovo" vicino a Tula. Ci si può chiedere se sia la sua vera posizione - dopotutto, non sono state trovate armi o monumenti di sepoltura in nessun luogo nelle vicinanze di Tula - che, a sua volta, ci fa chiedere se storici e archeologi moderni abbiano scelto il luogo giusto per gli scavi.

Il 6 luglio 1995 il "Rossiyskaya Gazeta" ha pubblicato un articolo di Nikolai Kireyev intitolato "Dove sei, Campo di Kulikovo?" in cui racconta la lunga e futile storia degli scavi nella regione di Tula condotti dagli archeologi alla ricerca dei resti della famosa battaglia erroneamente situata da queste parti dagli storici Romanoviani. Citiamo le conclusioni alle quali giunge l'autore dell'articolo:

"I membri della Spedizione archeologica di Tula insieme ai colleghi del Museo di Storia dello Stato stanno conducendo scavi sul campo di Kulikovo dal 1982. Oltre 350 reperti archeologici sono state scoperti e studiati. Una ricostruzione generale del campo così com'è stato negli ultimi duemila anni è stata realizzata [? - Aut] … anche la flora e la fauna della regione, nonché il suolo. . . la zona di 70 chilometri è stata studiata dagli specialisti. . . che hanno utilizzato la fotografia geomagnetica a tale scopo, nonché numerosi altri metodi. Molti fossi sono stati scavati; la zona è stata letteralmente passata al settaccio da soldati e scolari. Ci sono stati anche diversi tentativi di usare ESP per la ricerca degli artefatti. Tuttavia, anni e anni di ricerca non ci hanno lasciato un unico oggetto che ci permettesse di affermare che la battaglia in questione sia stata combattuta nella parte Settentrionale del campo, tra il fiume Smolka e il villaggio di Khvorostyanka. . . Tuttavia, questa volta gli archeologi erano dotati di rivelatori di metallo all'avanguardia fabbricati dal Fisher Research Laboratory negli Stati Uniti. Questi strumenti possono trovare metallo fino a 30 centimetri di profondità e rilevarne il tipo. I risultati non sono mancati - nella prima settimana è stata individuata una punta di freccia nella regione di Zelyonaya Doubrava, e poco più. Sono state trovate punte di freccia vicino al villaggio di Khvorostyanka, una delle quali una freccia per perforare armature, e pezzi di cinghie, parte di una normale cinta porta munizioni. Gli scavi proseguono".

Fig. 6.1. La maglia di ferro che sarebbe stata trovata sul campo di Kulikovo nell'Oblast di Tulskaya. Gli storici stanno cercando di convincerci che questa maglia di ferro ha circa 600 anni, il che è molto dubbio: seicento anni sotto terra l'avrebbero trasformata in una massa solida di metallo arrugginito con la sua forma originaria ben difficilmente ricostruibile. Tratto da [974],

Così, impariamo che sul sito sono state trovate alcune punte di freccia e diverse cinghie - troppo pochi reperti per un enorme campo di battaglia.

Molti dei libri scritti sulla Battaglia di Kulikovo contengono fotografie della maglia di ferro che sarebbe stata trovata nel campo di Kulikovo nella regione di Tula, qv nella fig. 6.1. Tuttavia, le sue eccellenti condizioni sono altamente sospette per un manufatto di 600 anni. Ci è stato detto che questa catena, fatta di anelli metallici molto raffinati, aveva passato 600 anni sepolta nel terreno solo per essere trovata, aperta e portata al museo, dopo aver rimosso gentilmente i pezzi di terra umida. Tuttavia, dopo tanti anni si sarebbe trasformato in un pezzo di roccia e metallo che non avrebbe permesso nemmeno di separare i singoli anelli della massa incrostata. Siamo del parere che la maglia di ferro in questione sia di origine relativamente recente e presentata come "antica" per fornire almeno un unico manufatto militare presumibilmente trovato nel "campo di Kulikovo" vicino a Tula.

2.2. Kulishki a Mosca e la Chiesa di Tutti i Santi costruita in onore dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo sulla piazza Slavyanskaya a Mosca
Cominciamo con l'osservazione che alcune cronache ci dicono direttamente che il campo di Kulikovo era a Mosca.

Ad esempio, la famosa "Arkhangelogorodskiy Letopisets" descrive la ricezione della famosa icona (Nostra Signora di Vladimir) a Mosca, durante l'invasione di Timur nel 1402, e ci dice che l'icona era stata ricevuta a Mosca, "sul campo di Kulichkovo". Il testo integrale della citazione è il seguente: "E l'icona è stata esposta, e il Metropolita Cipriano ha riunito una grande massa di persone sul campo di Kulichkovo, dove oggi vediamo una chiesa di pietra, la Chiesa di Candlemas, il 26° giorno d’agosto," ([36], pag. 81).

La chiesa in questione è sulla strada di Sretenka; nelle vicinanze troviamo la parte di Mosca ancora conosciuta con il suo antico nome di Kulishki.

L'opinione che Kulishki fosse sinonimo del campo di Kulikovo era popolare a Mosca fino al XIX secolo! Ad esempio, l'almanacco intitolato "Vecchia Mosca" e pubblicato dalla Commissione per lo Studio della Storia della Città raccolta dalla Imperial Archeological Society di Mosca ([813] ) cita l’ "erronea nozione che il nome di Kulishki a Mosca derivi dal nome del campo di Kulikovo" ([813], pag. 69). La stessa pagina contiene il passaggio che ci racconta dell'esistenza di Kulishki prima di quella di Mosca.

La Chiesa di Tutti i Santi esiste ancora nella regione di Kulichki: "secondo la tradizione antica, è stata costruita da Dmitriy Donskoi per commemorare i soldati morti sul campo di Kulikovo" ([841], pagina 143). Si fa riferimento ad essa nel modo seguente: "La chiesa in pietra di Tutti i Santi a Kulishki, come si legge in una fonte scritta del 1488. L'edificio è sopravvissuto fino a oggi" (ibid). Il suo nome è rimasto lo stesso - "Chiesa di tutti i santi" a Kulishki" (cfr. fig. 6.2); la chiesa si trova proprio di fronte all'uscita inferiore della stazione sotterranea Kitai-Gorod di Mosca, sulla piazza nota come Slavyanskaya oggi, vicino al fiume Moskva e alla via Solyanka, che era una volta conosciuta come "Kulizhki", o "Kulishki" ([284], pagina 53).

Fig. 6.2. La Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki. Secondo la nostra ricostruzione, le truppe di Dmitriy Donskoi erano state riunite qui prima della Battaglia di Kulikovo. Foto scattata nel 1995.

Si presume che "la parola Kulizhki significasse "paludi" ( [284], pag. 62). A parte questo, la parola "kulizhka" si traduce in "terreni deforestati sgomberati per l’aratura", secondo il dizionario di V. Dahl ( [223] ). Apprendiamo anche che "la maggior parte dell'area di Kulishki a Mosca era ricoperta da frutteti" ([841], pagina 143).

La regione di Kulishki includeva anche la Piazza Pokrovskiye Gate; il cancello in questione era noto una volta come Kulishskiye.

Secondo la nostra ipotesi, la famosa Battaglia di Kulikovo si è svolta in questa parte di Mosca; il risultato è stata la sconfitta delle truppe di Mamai provenienti dalla Russia Occidentale, da Ryazan e dalla Polonia da parte di Dmitriy Donskoi, conosciuto anche come Tokhtamysh-Khan. La presenza di soldati Polacchi nelle truppe dei "Mongoli" di Mamai potrebbe stupire i lettori; tuttavia, ciò è affermato nelle cronache in modo abbastanza esplicito, qv in CCRC, volume 25, Mosca e Leningrado, 1949, pagina 201; cfr. anche [363], volume 5, pag. 462.

Fig. 6.3. St. Mamai. Una goffratura Giorgiana medievale. Foto dell'articolo del Prof. V. Beridze nella rivista "Nauka i Zhizn". Numero 12, 1966.

La versione consensuale sostiene che le truppe di Mamai sono state sconfitte due volte nello stesso anno 1380, la prima volta da Dmitriy Donskoi e la seconda da Tokhtamysh-Khan. La nostra ipotesi identifica i due come la stessa personalità storica, che rende la seconda "sconfitta" un semplice duplicato fantasma. La "seconda sconfitta" di Mamai è avvenuta "a Kalki". Come abbiamo già detto, "kalki" o "kuliki" sono un’altra versione dello stesso nome Kulishki, o del campo di Kulikovo. L'etimologia della parola può essere ricondotta alle parole rispettivamente kulachki, kulak e kulachniy boy - pugni, pugno e combattimento; significava "posto per tornei di combattimenti a pugni". A proposito, Mamai-Khan si chiama Tetyak nella "Storia della Battaglia di Kulikovo": "Il sovrano senza Dio Tetyak, che veniva chiamato diavolo nella carne, ha cominciato a tremare di terrore" ([666], pagina 300). Tetyak potrebbe essere una variante del nome Tokhta. I compilatori successivi della "Storia" devono aver confuso Dmitriy Donskoi = Tokhta-Mysh = Tokhta Meshech, o Tokhta di Mosca, per il suo nemico e usato il nome Tokhta per riferirsi a Mamai.

Un altro fatto poco noto che dobbiamo sottolineare è che il nome Mamai è un nome Cristiano e si trova ancora oggi nel calendario ecclesiastico. Si tratta di una lieve corruzione del termine mama (madre) o mamin (di mamma); gli antichi Russi devono avere due nomi di origine simile - Batiy (Batu) derivato da Batka (padre) e Mamiy o Mamai - "figlio della madre". Nella fig. 6.3 vediamo un'immagine Giorgiana del presunto XI secolo che raffigura il Cristiano San Mamai.

Quanto precede si traduce quindi così: Dmitriy Donskoi combatte contro un leader militare con un nome Cristiano!

Infine, dobbiamo anche ricordare che il nome "Kulichkovo", qv sopra, viene costantemente letto come "Campo di Kuchkovo" dagli storici Romanoviani (vedi [284], per esempio - o pagina 143 di [841], dove si legge che "il Campo di Kuchkovo si trovava vicino al moderno cancello di Sretenskiye".

Quale potrebbe essere il problema? Perché gli storici non possono darci una citazione integrale dalla cronaca che chiama Kulichkovo il campo in questione, e anche in modo chiaro? La possibile spiegazione potrebbe essere la loro riluttanza a fornire ai lettori un'opportunità per rintracciare l'evidente connessione tra il campo di Kulichkovo e il famoso campo di Kulikovo, il campo di battaglia di Dmitriy Donskoi. Tale riluttanza può essere di natura subconscia; tuttavia, riteniamo che ciò sia stato fatto in assoluta consapevolezza dello scopo e delle conseguenze - almeno nel XVII secolo XVIII, quando è stata costruita la falsa interpretazione della storia Russa. Ciò ha portato anche a nuove localizzazioni geografiche di diversi eventi importanti nella storia Russa.

2.3. Informazioni sulla Battaglia di Kulikovo: origine e condizione attuale
In un modo o nell'altro la fonte principale di dati relativi alla storia della Battaglia di Kulikovo è la Zadonshchina. Secondo gli Scaligeriti, "si hanno tutte le ragioni per credere che la Zadonshchina sia stata creata nell’anno 1480, poco dopo la Battaglia di Kulikovo, quando Dmitriy Donskoi era ancora vivo" ([635], pag. 544).

Una fonte successiva è la "Storia della battaglia con Mamai", che "molto probabilmente è stata scritta nel primo trimestre del XV secolo" ([635], pag. 552). Si tratta di un prodotto basato sulla Zadonshchina; apprendiamo inoltre che "la Storia della battaglia con Mamai contiene passaggi dalla Zadonshchina; sono stati inseriti nel testo originale dell’opera, nonché nelle edizioni successive" ([635], pag. 545). C'è anche la "Storia della Battaglia di Kulikovo", che si incontra in diverse cronache. Tuttavia, gli storici ritengono che sia stata "creata non prima della metà del XV secolo e che riguardi il genere giornalistico" ([635], pagine 549-550).

L'implicazione è che la Zadonshchina sia la fonte primaria. Studiamo il suo testo.

Ci sono sei copie della Zadonshchina che sono sopravvissute fino i nostri giorni. La più antica è di fatto un resoconto condensato della prima metà del libro. Per il resto, "Il testo delle altre copie è stato manipolato dai cronisti in modo piuttosto pesante. . . Ogni singola copia della Zadonshchina contiene un gran numero di difetti e distorsioni, rendendo la pubblicazione basata su una sola copia incapace di dare ai lettori l’impressione del testo integrale dell’opera, da cui la vecchia tradizione di ricostruire il testo della Zadonshchina dopo un’analisi comparativa di tutte le copie esistenti" ([635], pag. 545).

Tutte le copie risalgono al XVI-XVII secolo, con l’unica eccezione quella più antica, che comprende solo metà della Zadonshchina e risale alla fine del XV secolo ([635], pag. 545).

L'edizione fondamentale della Zadonshchina ( [635] ) attira immediatamente la nostra attenzione per la sua propensione ad utilizzare il corsivo per molte località geografiche, il che indica che tutti questi frammenti sono stati ricostruiti da storici successivi con un confronto di copie diverse, come si afferma apertamente a pagina 545 di [635]. Risulta inoltre che le denominazioni geografiche originali sono state spesso sostituite da qualcosa di completamente diverso. Spesso vediamo in corsivo i nomi Don e Nepryadva, e questo ci porta a rispondere alle seguenti domande: quali erano i nomi originali indicati nelle fonti e perché sono stati sostituiti da Don e Nepryadva?

2.4. Il quartier generale di Mamai a Krasniy Kholm (Collina Rossa) nei pressi del campo di Kulikovo contro il Krasniy Kholm, il ponte di Krasnokholmskiy e l'acquedotto di Krasnokholmskaya a Mosca
Sarebbe opportuno che i lettori prendessero una mappa di Mosca e la usassero per gli ulteriori riferimenti.

Secondo le fonti Russe, la sede di Mamai durante la Battaglia di Kulikovo era stata situata su una certa collina rossa (Krasniy Kholm), qv in [183], volume 1, pagine 98 e 101. Diversi giorni prima della battaglia, le "guardie Russe di Melik venivano guidate verso Nepryadva e la collina rossa, che forniva una vista unica dell'intera area circostante, alle truppe Tartare" ( [ 183] , volume 2, pagina 98). Durante la battaglia "Mamai dava ordini ai suoi soldati dalla sua sede a Krasniy Kholm, accompagnato da tre principi" ([183], volume 1, pagina 101). "Czar Mamai e tre malvagi principi sono arrivati in cima a un’alta collina e si sono fermati lì a osservare il bagno di sangue" ( [362] , Commento 76 al volume 1, pagina 29). Visto che c'era una collina rossa vicino al campo di Kulikovo, avrebbe senso cercare un nome simile nelle vicinanze di Kulishki a Mosca. Possiamo trovarne uno?

In effetti, possiamo. C'è una collina molto alta proprio accanto al Kulishki; una volta era nota come Krasniy Kholm. In cima c'è la famosa piazza Taganskaya, vicino al Cancello Yaouzskiye. La sede di Mamai poteva essere stata situata qui? Inoltre, il famoso argine Krasnokholmskaya sul fiume Moskva e il ponte Krasnokholmskiy si trovano ancora in questa stessa zona. L’attuale Krasniy Kholm non è indicata formalmente su nessuna mappa; tuttavia, c'è un Krasnaya Gorka (un'altra parola Russa per "collina") vicino al Cremlino, dove si trova il vecchio edificio dell'Università Statale di Mosca ([284], pag. 52).

Il campo di Kulishki a Mosca è circondato da diverse colline, una delle quali ospita la Piazza Rossa e il Cremlino; questa collina potrebbe essere nota come "Krasniy Kholm". è possibile che il quartier generale di Mamai sia stato situato proprio su questa collina durante la Battaglia di Kulikovo.

2.5. Kuzmina Gat nella Battaglia di Kulikovo e nel quartiere di Kuzminki a Mosca
Le truppe di Mamai si sono fermate a Kuzmina Gat prima della battaglia reale, qv in [635], pagina 163.

Ogni Moscovita riconoscerà istantaneamente il posto come il quartiere Kuzminki a Mosca. il fiume Moskva si trova nel grande distretto di Nagatino, la cui toponimia proviene dalle parole Russe na gati, o "sull'ostacolo", un luogo paludoso con strade fatte di tronchi su cui altrimenti sarebbe impossibile farsi strada.

La nostra ricostruzione è la seguente. Mamai si stava avvicinando a Kulishki, o al centro della moderna Mosca, dall'Est, avanzando sulla riva sinistra del fiume Moskva — quella dove si doveva combattere la battaglia.

Dmitriy si stava avvicinando al campo di battaglia da Sud, sulla riva destra del Moskva. Ha dovuto forzatamente attraversare il fiume prima della battaglia.

I due eserciti si sono incontrati nel centro stesso della moderna Mosca — a Kulishki, vicino a Piazza Slavyanskaya e Via Sretenka, qv nella mappa (figg. 6.4 e 6.5).

Un altro dettaglio a complemento del quadro è il fatto che le truppe di Dmitriy hanno trascorso la notte prima della battaglia "sul Berezouy" — il nome può essere tradotto come "riva" (mentre le truppe di Mamai si sono accampate a Kuzmina Gat, qv in [635], pagine 160-161).

Va detto che gli storici non possono trovare tracce di Kuzmina Gat da nessuna parte nella regione del Don; ogni singola versione suggerita contraddice i dati delle cronache. Gli storici finiscono per accusare i cronisti di ignoranza e di incapacità di interpretare la storia, scrivendo cose come: "ci si scontra con numerose e gravi contraddizioni.. A quanto pare, l’identificazione della Gat di Kuzmina suggerita dai ricercatori non è corretta, o, in alternativa, l’autore della "Storia" aveva una nozione molto vaga degli itinerari di entrambi gli eserciti ([631], pag. 215). Il testo che cito viene da un voluminoso documento di ricerca ([631]) sotto la supervisione editoriale dell’Accademico B. A. Rybakov.

2.6. Identificazione di Kolomna come punto di partenza della marcia di Dmitriy verso il terreno di Kulikovo
Secondo la cronaca, l’esercito di Dmitriy è partito da Kolomna, dove è andato a incontrare i suoi alleati. Oggi il luogo in questione è identificato come la città di Kolomna, a circa 100 chilometri da Mosca. Ciò è possibile; tuttavia, non si può negare un'altra possibilità, ossia che la Kolomna in questione identifichi come la famosa città di Kolomenskoye, che oggi fa parte di Mosca. Ricordiamo al lettore che un tempo c'era un gigantesco palazzo di legno degli Zar su questo sito.

Questa ipotesi è confermata anche dalle seguenti prove raccolte nella "Storia della battaglia con Mamai". Quando Dmitriy seppe della battaglia che stava per avvenire, ordinò ai suoi alleati di dirigersi verso Mosca, dove sono arrivati prontamente ([635], pagine 140-141).

La stessa cronaca riporta un ordine perfettamente identico dato da Dmitriy, che questa volta indica Kolomna come punto di incontro ([635], pagine 142-143). A quanto pare, due rapporti duplicati dello stesso ordine: gli alleati di Dmitriy si sono riuniti a Kolomenskoye, a Mosca. Lo stesso frammento è entrato nella cronaca due volte.

La cronaca continua a sovrapporre Kolomna a Mosca tutto il tempo — per esempio, dopo averci appena parlato delle truppe che si riuniscono a Kolomna, il cronista prosegue riferendo che l’esercito di Dmitriy è partito da Mosca ([635], pagine 144-145). Vediamo un'altra identificazione di Kolomna come il famoso Kolomenskoye di Mosca. Inoltre, Tikhomirov riferisce che "Mosca era il centro dove le truppe si riunivano da altre regioni della Russia: "... molti eserciti si sono diretti verso Mosca, rispondendo alla chiamata del Principe. C'erano truppe da Byeloozero, Yaroslavl, Rostov e Oustyug. I Moscoviti costituivano la maggioranza dell'esercito Russo, come si evince dal rapporto sulla disposizione del reggimento a Kolomna e sul campo di Kulikovo" ([841], pag. 47).

Siamo quindi del parere che Dmitriy Donskoi sia partito proprio da questo posto, che è il distretto di Kolomenskiy di Mosca di oggi. Dove si è diretto il suo esercito?

2.7. La Kotly della Battaglia di Kulikovo e la Kotly a Mosca
Secondo la cronaca, Dmitriy è partito per marciare verso "Kotyol" ( [635], pagine 150-151). Possiamo trovare questo nome da qualche parte a Mosca? Date un'occhiata alla cartina, e vedrete immediatamente il fiume Kotlovka vicino a Kolomenskoye a Mosca, così come la stazione ferroviaria di Nizhniye Kotly, anch'essa situata nelle vicinanze. A proposito, se Dmitriy marciava in questa direzione, avrebbe dovuto arrivare nelle vicinanze del Monastero di Novodevichiy, che si trova sull'altra sponda del fiume Moskva. Vediamo se la cronaca può confermarlo.

2.8. L'ispezione prima della battaglia sull Campo Devichye, vicino al Monastero Devichiy, e il Monastero Novodevichiy sul Campo di Devichye in Russia
Dmitriy organizzò un sopralluogo delle sue truppe "al Campo di Devichye". Si riporta quanto segue: " stavano in formazione più di 150.000 cavalieri e fanti, e Dmitriy si rallegrò nel vedere un esercito così grande mentre si recava nel vasto Campo di Devichye" ([362], volume 5, capitolo 1, pagina 37; anche [635], pagine 154-155).

Figura 6.6. Una vista da Zamoskvorechye con del ponte Kamenniy. Un frammento di incisione di P. Picart risalente al 1707 circa. Tratto da [550], pagine 162-163.

Figura 6.7. Un frammento dell'incisione sopra riportata con il "Monastero Devichiy". Tratto da [550], pagine 162-163.

Inoltre, "La Storia della battaglia con Mamai" ci dice esplicitamente che "al mattino il Gran Principe ordinò a tutte le truppe di convergere sul campo vicino al Monastero Devichiy" ([635], pagina 155).

La nostra ricostruzione implica che dovremmo trovare il campo di Devichye da qualche parte sul territorio della Mosca moderna. Non ci vuole molto tempo - si può identificare istantaneamente come il grande campo tra l’ansa del fiume Moskva e il Monastero Novodevichiy. Questo campo è piuttosto vasto, e una volta era ufficialmente noto come Campo Devichye, qv in [554], pagina 246. Alcuni dei vecchi nomi sono sopravvissuti fino al giorno d'oggi – Strada del Campo Devichye, un tempo solo Campo Devichye, la riva Novodevichya e la strada Novodevichiy.

Figura 6.8. Un'incisione del 1702 con vista del Monastero Novodevichiy e dei suoi dintorni. Tratto da [9], pagina 407).

Vediamo il Monastero Devichiy su un antico disegno di Mosca risalente al 1707 circa intitolato "Una vista dello Zamoskvorechye con il Ponte Kamenniy" ([550], pagina 163, qv in figg. 6.6 e 6.7). Nella fig. 6.8 si vede un'antica incisione che risale al 1702 con la vista del Monastero Novodevichiy e dei suoi dintorni all'inizio del XVIII secolo ( [9], pag. 407). Possiamo vedere chiaramente un grande campo; fino all'inizio del XVIII secolo è stato libero da qualsiasi costruzione.

Possiamo quindi vedere come Dmitriy Donskoi sia partito da Kolomenskoye, abbia attraversato la Moskva arrivando sul campo di Devichye, dove ha ispezionato le sue truppe. La cronaca definisce questo attraversamento del fiume come il "passaggio sul Don"; È ovvio che il nome Don era un tempo solo sinonimo della parola "fiume". Ricordiamo al lettore che, secondo la nostra ricostruzione, Mosca non era ancora stata fondata; quindi, il fiume potrebbe essere stato chiamato in modo diverso, il che rende Don il vecchio nome del Moskva, o semplicemente è il sinonimo di "fiume". Ulteriori informazioni su questo argomento sono disponibili qui sotto.

È impressionante come la Zadonshchina si riferisca in modo ovvio al fiume Moskva col nome di Don: "La Principessa Mar'ja stava in piedi sulle mura di Mosca, lamentandosi: "O Don, fiume che scorri veloce. . . riportami il mio signore e marito Mikoula Vassilyevich" ([635], pagina 105). Pertanto, il fiume Don, come citato nella cronaca, un tempo passava attraverso Mosca e può quindi essere identificato come il fiume Moskva; la nostra ipotesi è confermata dai dati delle cronache.

2.9. Il Monastero Devichiy, il Babiy Gorodok e la Polyanka sulla riva destra del Moskva e la possibilità di identificarli come il campo del Devichye e il luogo in cui Dmitriy Donskoi aveva ispezionato le sue truppe
Oggi il campo di Devichye si trova sulla riva sinistra del fiume Moskva. Tuttavia, è più probabile che Dmitriy abbia ispezionato le sue truppe mentre si trovavano sulla riva destra del fiume, prima di attraversarlo (così la "Storia della battaglia con Mamai" riferisce di questo evento, qv in [635], pagina 155, e fig. 6.4. In questo caso, l'ispezione è avvenuta nei pressi della moderna Polyanka, di fronte al Cremlino, che non esisteva ancora nell'epoca di Dmitriy Donskoi. Il Cremlino è stato costruito solo nel secolo XVI, qv sotto e anche nel Chron6. Sembra che la cosiddetta Babiy Gorodok ("città nubile") fosselocalizzata proprio in questo sito ([803], Volume 2, pag. 587). Poteva anche essere stata conosciuta come Devichiy Gorodok (la prima parola significa anche "fanciulla" in Russia). Anche le Strade Babyegorodskiye si trovavano in questa zona. La toponimia di questo vecchio nome Moscovita è considerata nebulosa oggi:

"Le Strade Babyegorodskiye sono state chiamate così da Babiy Gorodok, un luogo conosciuto dal XVII secolo... la parola "gorodok" [che oggi si traduce come " piccola città"] era in quei giorni una "fortificazione". La leggenda sulla battaglia tra i Tartari e le donne che presumibilmente hanno costruito la fortificazione nel 1382 non è confermata da alcun dato documentale". Citazione indicata in [825], pagina 65. Pertanto, il luogo in questione è in qualche modo legato alla leggenda della battaglia con i Tartari del 1382, nello stesso periodo in cui si è svolta la Battaglia di Kulikovo - non dovrebbe sorprenderci, perché questa leggenda riflette la stessa Battaglia di Kulikovo, o una copia fantasma che è finita nel 1382 (vedi di seguito).

V. Nazarevskiy riporta quanto segue sulla "battaglia con i Tartari" del 1382 e sulla possibile toponimia di Babiy Gorodok: "C'era una leggenda sulle centinaia di contadine che fuggivano dai Tartari e pregavano di essere fatte entrare nel Cremlino. Gli era stato negato l'ingresso nella fortezza per paura di carestie, così hanno costruito una fortificazione in legno sulla riva destra del Moskva e si sono preparate alla difesa; il nome del luogo deiva presumibilmente da questo" ( [568] , pag. 68). Il racconto si riferisce molto probabilmente a un accampamento militare e non a una mera fortificazione in legno.

Gli storici moderni hanno fornito molte spiegazioni teoriche sul nome; tuttavia, il punto di vista ufficiale è che "l'esatta toponimia del nome [Babiy Gorodok - Aut.] rimane sconosciuta - una versione suggerisce che qui ci fosse una fortificazione, costruita da donne che cercavano di difendersi dai nemici; un altro si interroga sulla possibilità che i Tartari possano aver scelto delle donne come schiave sulle rive del Moskva... la spiegazione più diffusa è che la riva del fiume fosse stata fortificata (fortificare = "gorodit" in Russo) da piloni guidati con l'aiuto di martelli noti come "baby" (citazione fornita secondo [735], pagg. 298-301. Siamo del parere che il nome in questione non abbia nulla a che fare con martelli di alcun tipo, e che rifletta più probabilmente la partecipazione delle guerriere (amazzoni) alla Battaglia di Kulikovo.

Troviamo nelle vicinanze anche il Monastero della Natività di Nostra Signora; ricordiamo al lettore che la Battaglia di Kulikovo si è svolta il giorno della Natività di Nostra Signora, e che, secondo la nostra ricostruzione, si sarebbe potuta celebrare la costruzione di un monastero con un nome simile, così come la Chiesa della Natività di Nostra Signora sul campo di Kulikovo (Kulishki a Mosca) (cfr. fig. 6.9).

"C'è una voce di una cronaca del 1472 che cita la localizzazione del Giardino Goloutvinskiy in questa zona; apparteneva al Monastero della Natività di Nostra Signora di Goloutvino, dove si trova il famoso confessionale di Ivan III del 1504. La Parrocchia della Natività di Nostra Signora esiste dal 1625". Citazione secondo [13], #107.

Il fatto che il monastero di Goloutvino sia stato fondato per commemorare la Battaglia di Kulikovo è menzionato, per esempio, da V. G. Bryussova: "è noto che Dmitriy Donskoi ha costruito diverse chiese per commemorare la sua vittoria sul campo di Kulikovo - i monasteri di Doubenka, Goloutvino e Stromynka, e ha portato a termine la costruzione della chiesa a Kolomna [è molto probabile che la chiesa in questione sia stata costruita nella zona di Kolomenskoye a Mosca e non nella città di Kolomna - Aut .]; la Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki è stata costruita in onore di tutti i guerrieri uccisi nella battaglia" ([100], pagina 121).

Figura 6.9. Solyanka Street e la Chiesa della Natività di Nostra Signora a Kulishki, situata in questa strada. Vediamo il Campo di Kulikovo dalla stessa prospettiva delle truppe di Dmitriy Donskoi. La collina di Taganskiy (Collina Rossa), dove si trovava il quartier generale di Mamai, può essere vista da lontano. Sulla sinistra vediamo la rpida base della collina, dove era statapreparata l'imboscata di Vladimir Andreyevich. La Chiesa della Natività di Nostra Signora a Kulishki si trova proprio dove l’esercito dell'imboscata ha combattuto contro Mamai. La Battaglia di Kulikovo si è svolta nel giorno della Natività di Nostra Signora, motivo per cui la chiesa è stata costruita qui per commemorare questo particolare giorno sacro. Foto scattata nel 1997.

È da dire dire che la zona di Babiy Gorodok erano ideale per un'ispezione militare; oggi troviamo la piazza Oktyabrskaya, così come le strade di Polyanka e Bolshaya Polyanka, i cui nomi implicano l'esistenza di un grande campo in questa regione.

Ricordiamo che l'ispezione militare in questione è stata effettuata sul Campo di Devichye. Sopra abbiamo già suggerito che questo campo può essere identificato come i dintorni del monastero di Novodevichiy", tuttavia, il monastero in questione è un po' più in alto seguendo la corrente del fiume Moskva, e quindi Dmitriy avrebbe dovuto fare una deviazione per attraversare il fiume qui, q.v. nella fig. 6.4. È molto probabile che Dmitriy abbia utilizzato il Guado Krymskiy, che troviamo proprio accanto al moderno Cremlino - c'era un guado qui, che rendeva molto più facile attraversare il fiume Moskva. Si scopre che il primo convento di Mosca era localizzato proprio qui, vicino al luogo dove il fiume Chertoriy confluiva nella Moskva (vedi [62], pagina 187). Il vecchio modo di riferirsi a un convento è "devichiy monastyr", o "monastero delle nubili". Il luogo in questione si identifica con l'area intorno alla stazione sotterranea di Kropotkinskaya a Mosca. L. A. Belyaev riferisce quanto segue:

"Nel Monastero delle Nubili vicino a Chertoriy si parla di una 'Chiesa di San Alessio, il Reverente Servo di Nostro Signore', citato nella lista dei 1514 edifici compilata da Aleviz Noviy. . . Uno dei candidati alle elezioni tenutesi al Consiglio del 1551 proviene da "Chertoriy, il convento di Alexei" ... su questo sito è stato costruito un nuovo monastero di nome Zachatyevskiy nel 1584" ([62], pagine 187-188). Cfr. anche [331], volume 1, allegato al volume 1, punto 93.

Si può quindi constatare che il primo convento (Devichiy Monastyr) di Mosca si trovava proprio vicino al Campo Devichye, dove Dmitriy Donskoi aveva effettuato un'ispezione militare delle sue truppe.

2.10. Il passaggio del Moskva
Le truppe di Dmitriy Donskoi hanno probabilmente attraversato la Moskva, chiamata "Don" nelle cronache, esattamente nello stesso posto in cui oggi troviamo il moderno Ponte Krymskiy, dove una volta c'era un guado chiamato Stariy (vecchio) o Krimskiy (Crimeano), qv in [803] , Volume 2, pagina 407. Gli storici sono del parere che una volta qui ci fosse stata una strada principale, che collegava Kiev e Smolensk con Vladimir, Suzdal e la Grande Rostov. Attraversava il fiume Moskva dove oggi si vede il Ponte Krymskiy, e si dirigeva verso il Cremlino, oltre i villaggi e i prati sulla riva del Moskva e più avanti verso Nord-Ovest ([803], Volume 2, pagina 407). Potrebbe essere lo stesso guado che Dmitriy Donskoi aveva utilizzato per attraversare il Don, o fiume Moskva.

2.11. Il Berezouy e l'Argine Bersenyevskaya a Mosca

Prima di attraversare il fiume, Dmitriy Donskoi e il suo esercito si fermarono in un posto chiamato Berezouy ([635], pagine 160-161). E’ degno di nota il fatto che l’argine del fiume Moskva nei pressi del ponte Bolshoi Kamenniy, proprio accanto al Cremlino, che sembra essere il luogo in cui l’esercito di Dmitriy attraversò il fiume, si chiami Bersenyevskaya da tempo immemorabile. Bersenyevka è un antico nome Moscovita; si presume che dati al XIV secolo: "queste sono le paludi dove una volta si trovava il monastero Nikolskiy di Bersenyevka, conosciuto anche come "L'Antico Nikola". È menzionato in voci cronache che risalgono a 1390 e 1404". Citazione data secondo [13], #24 e 76.

È facile notare come le parole Berezouy e Bersen (Berzen) possano facilmente essere versioni diverse dello stesso nome riportate in cronache diverse.

Bisogna anche notare che gli storici Romanoviani non trovano un posto simile da nessuna parte nella regione del Don moderno; ciascuno dei loro suggerimenti contraddice i dati contenuti nelle cronache e nella "storia". Per saperne di più su questa lunga e inutile discussione in [631], pag. 214.

2.12. Il fiume Don e la sua relazione con la Battaglia di Kulikovo. Il Giardino Podonskoye a Mosca
Secondo le cronache, le truppe Russe hanno attraversato il Don per raggiungere il campo di Kulikovo, qv nel CCRC, volume 37, pagina 76. Dmitriy, il vincitore, insieme al fratello, si erano definiti "Donskoi".

Oggi si presume che il fiume in questione sia quello che conosciamo oggi con lo stesso nome; tuttavia, questo moderno fiume Don viene più volte chiamato Tanais nel Medioevo - così lo chiamavano gli autori stranieri del XV-XVII secolo quando scrivevano della Moscovia (vedi Stranieri sull'Antica Mosca. Mosca del XV-XVII Secolo) ([314]). La maggior parte delle città Russe, dei fiumi, ecc., indicate in queste note di viaggio, devono essere state conosciute agli autori dai loro interlocutori Russi, poiché si tratta di nomi Russi che sono rimasti invariati fino ad oggi (anche si può osservare una certa somiglianza tra i nomi Don e Tanais). Evidententemente, Tanais era ilnome usata dai Russi quando parlavano con stranieri, qv in [314], pagine 23 e 59, e così via). Anche il Fiume Volga aveva assegnato un alias - Ra ([314], pagina 23).

La domanda da porsi è la seguente: quale è la posizione medievale del fiume Russo Don? Attualmente questo nome è associato a un solo fiume; sappiamo però che questo nome era sinonimo della parola "fiume" in Russo, e rimane ancora tale in molte altre lingue ancora oggi.

Quanto detto è un fatto noto. Il Dizionario Etimologico di M. Fasmer ([866], volume 1, pagina 553) riferisce che i nomi Don e Dunai (Danubio) eistevano in molte lingue antiche - non solo Slavonico, ma anche Turco, Indiano antico, Zend e altri. La parola Dunai, che è il nome Russo del Danubio, significa ancora "torrente" in certi dialetti Russi, mentre in Polacco significa "fiume profondo con ripide sponde". In Lettone, dunavas significa una sorgente o un piccolo fiume ([866], volume 1, pagina 553).

Inoltre, i nomi di due altri grandi fiumi europei, Dnepr e Dniester, derivano ugualmente dalla parola "Don", vista la radice DN non vocalizzata all'inizio. Per quanto riguarda Dunai (Danube), si vede chiaramente che si tratta di un’altra versione del nome Don ([866], Volume l, pagina 518).

Per questo "Don" significa "fiume"; pertanto, qualsiasi fiume potrebbe essere indicato con tale nome. Dato che la nostra ipotesi sostiene che il campo di Kulikovo sia situato nel territorio della moderna Mosca, ci si potrebbe chiedere quindi della posizione del fiume Don – che ovviamente si può identificare col Moskva. M. B. Plyukhanova ci dice anche che "la parola Dunai è stata ampiamente usata nel folklore Slavo per riferirsi a grandi fiumi - Don, Dnepr, Moskva ecc." ([661], pagina 18). Questo fatto è stato infine dimenticato.

2.13. Il Fiume Mecha sul campo di Kulikovo come fiume Moskva (o, in alternativa, uno dei suoi affluenti chiamato Mocha)
Secondo la cronaca, la Battaglia di Kulikovo è durata per un intero giorno, alla fine del quale le truppe di Mamai hanno iniziato a fuggire, e sono state spinte verso il fiume Mecha, "dove molti dei Tartari sono annegati" (CCRC, volume 37, pagina 76). Mamai è sopravvissuto, accompagnato da diversi guerrieri. Pertanto, il fiume Mecha deve essere abbastanza grande da permettere a un uomo di annegarvi e situato vicino al campo di battaglia, poiché tutti gli eventi sono avvenuti nello stesso giorno. Dove potrebbe essere questo fiume? Oggi si può trovare un piccolo fiume chiamato Krasivaya Mecha nella regione di Tula, dove si presume che la battaglia abbia avuto luogo.

Tuttavia, bisogna tenere presente che non sono state trovate tracce della battaglia in questa zona; il nome stesso avrebbe potuto comparire qui molto più tardi, quando gli storici onniscienti decisero che la Battaglia di Kulikovo era stata combattuta nella regione di Tula. Ciò ha portato alla costruzione di un monumento agli eroi di Kulikovo nel 1848-1850 e alla fondazione di un museo da queste parti ( [797], pag. 667). Il nome Krasivaya Mecha potrebbe essere stato coniato nello stesso periodo, in modo che i turisti avessero qualcosa da vedere.

Tuttavia, se la Battaglia di Kulikovo è stata combattuta nel territorio della moderna Mosca, dove possiamo trovare il fiume Mecha? La risposta è semplice: o è il Moskva, o Mocha, il suo tributario lungo 52 chilometri ([841], pagina 8). I nomi di Mecha e Mocha sono tutt'altro che identici. Tuttavia, il tributario in questione si immette prima nel fiume Pakhra, che a sua volta confluisce nella Moskva; il moderno Mocha si trova a una certa distanza da Mosca.

Tuttavia, la cronaca si riferisce molto probabilmente al Moskva stesso - un grande fiume vicino al Campo Kulishki. Le truppe sconfitte di Mamai sono state spinte verso il Moskva, e un gran numero di guerrieri avrebbero potuto annegare lì. Il nome Mecha potrebbe anche essere una variazione della parola Moskva. La questione è che il nome Moskva deriva dal nome Mosokh, o Meshech, qv sopra - MSCH non vocalizzato. Si tenga inoltre presente che molte cronache Russe provengono dalla Polonia - Konigsberg, ecc. (cfr. sopra).

2.14. Il Fiume Nepryadva nel campo di Kulikovo e nel fiume Naprudnaya nel campo di Kulishki a Mosca.
Il fiume Neglinka a Mosca

La Battaglia di Kulikovo si è svolta sul fiume Nepryadva (CCRC, volume 37, pagina 76). Questo fiume è menzionato in molte cronache che parlano della Battaglia di Kulikovo; evidentemente, era piccolo, e correva proprio attraverso il campo di battaglia, e alcuni guerrieri combatterono in piedi nel fiume.

Possiamo localizzare un fiume con lo stesso nome a Mosca? Certamente – il fiume Naproudnaya, conosciuto anche come Samoteka - attraversare il campo di Kulishki ([284], pagina 54). Si ha l'impressione netta che il nome di Nepryadva sia solo una versione del nome Naprudnaya (che deriva dal Russo na prudu o da na prudakh, "vicino ad uno stagno" o "circondato da stagni", rispettivamente).

Inoltre, il fiume Naprudnaya scorre attraverso il Kulishki a Mosca, o lo stesso Campo di Kulikovo. In effetti, apprendiamo quanto segue: "La principale.. area elevata segue il corso... del fiume Naprudnaya (Samoteka), e poi del fiume Neglinnaya, fino al Cremlino. . . poi lungo le strade Sretenka e Lubyanka (l'antico Campo di Kuchkovo) e fino a Kitai-Gorod" ([284], pag. 54). Tutti questi elementi comprendono il grande Campo di Kulikovo a Mosca.

Il nome Naprudnaya (Nepryadva) è ciò che ci aspettiamo di incontrare qui, visto che a Mosca ci sono sempre stati molti stagni. I nomi correlati che sono sopravvissuti fino a questo giorno comprendono le strade Naprudniye (1° e 2°), la Strada Naprudniy, la Via Prudovaya, il Viale Prudovoy e così via ([858]).

Inoltre, c'era un villaggio chiamato Naprudskoye a nord dal Cremlino, sul fiume Yaouza ([841], pagina 125). I nomi Nepryadva e Naprudnaya sono simili - La facilità della trasformazione è evidente da un altro nome legato allo stagno (via Prudovaya). Un fiume col nome di Naprudnaya sarebbe potuto diventare Naprudovaya e poi Nepryadva.

Ricordiamo che il nome Nepryadva è corsivo in alcune edizioni moderne della Zadonshchina (anche se vediamo anche il nome senza “grazie”). Il corsivo significa che il nome nel caso particolare è stato "ricostruito" da qualcuno.

Un altro fiume che scorreva nel Kulishki a Mosca è il Neglinka, che confluisce nel Moskva. È un piccolo fiume. Un altro nome del Kulishki è "Campo Kuchkovo al Neglinnaya" ([841], pag. 51). Il prefisso "NE" in nome di un fiume è un evento raro; i nomi dei due fiumi potrebbero essersi confusi a causa della precedente esistenza di una piccola diga e di uno stagno sul Neglinnaya, proprio accanto al Cremlino. Così Sigismund Herberstein descrive la zona del XVI secolo: "la sorgente del Neglima (Neglinnaya) è persa nelle paludi; c'è una piccola diga sul fiume vicino alla città, proprio vicino alla Cittadella più fortificata [il Cremlino - Aut.]; forma un serbatoio, riempie i suoi bracci prima della cittadella. . . e scorre verso il vicino Moskva" ([314], pag. 15).

Figura 6.10. La chiesa di San Vladimir nei giardini sopra la collina adiacente al campo di Kulikovo e al Kulishki a Mosca. L'imboscata di Vladimir Andreyevich, il cui intervento decise l'esito della battaglia, avvenne dagli alberi sulla pendenza Meridionale della collina. Foto scattata nel 1995.

2.15. L'imboscata di Vladimir Andreyevich sul Campo di Kulikovo e la Chiesa Vladimirskaya a Mosca
L'esito della Battaglia di Kulikovo fu deciso dall'imboscata guidata dal principe Vladimir Andreyevich e dal suo comandante militare Dmitriy Bobrok. La battaglia fu vinta grazie alla loro partecipazione; il loro intervento nell'azione militare segna un punto di rottura nel corso della battaglia, ed è riportato in dettaglio nella "Storia della battaglia con Mamai" ([635], pagine 177179). Sarebbe naturale aspettarsi che una certa memoria della squadra dell'imboscata sopravvivesse nelle vicinanze del campo di battaglia. In effetti, troviamo la famosa chiesa di "San Vladimir nel Frutteto" su una delle colline vicine al Kulishki a Mosca; esiste ancora oggi sulla Strada Starosadskiy qv nella fig. 6.10. Dev'essere qui che si trovava la squadra dell'imboscata di Vladimir Andreyevich - nella pendenza meridionale della collina; una volta era ricoperta da una fitta vegetazione, e in seguito in questo sito sono stati coltivati frutteti. Da qui il nome di Starosadskiy, o Strada del Vecchio Frutteto, come anche nel nome della chiesa.

2.16. "Il Fiume Chura a Mikhailov" accanto al campo di Kulikovo di fronte al fiume Chura e alle otto Strade Mikhailovskiy a Mosca
Usiamo “I Reperti del Ciclo di Kulikovo” ([631]), una raccolta di diversi resoconti relativi alla Battaglia di Kulikovo. La "Storia di Dmitriy Ivanovich, il Virtuoso Principe, e l'Infame Mamai, re degli Elleni" ([631], pagine 137-194) ci racconta di un guerriero di nome Foma che era di guardia nei pressi del fiume Chura a Mikhailovo. Egli ebbe una visione dall'alto e si rivolse al principe come segue (citando il testo integrale): "La stessa notte un guerriero di nome Foma, noto per la sua fedeltà, ricevette ordine dal Gran Principe di stare in guardia contro i perfidi nemici sul fiume Chura a Mikhailovo" ([631], pagg. 172-173). Nella fig. 6.11 riportiamo un'antica illustrazione di questo passo tratto dalla "Leggenda della Battaglia di Kulikovo" (il testo e le miniature sono tratti dalla Litsevoy Svod del XVI secolo, cfr. [666] ). Il fiume Chura si vede nella miniatura in basso a sinistra.

Le altre versioni della leggenda ci dicono la stessa cosa; alcuni citano gli alias di Foma (Katsibey, Khabycheyev e Khetsibeyev - vedi [63 1] , pagine 217, 242 e 359).

Pertanto, l'esercito di Dmitriy Donskoy stava vicino al fiume Chura a Mikhailovo prima della battaglia stessa. C'è un fiume con un tale nome a Mosca? La risposta è positiva; inoltre, esiste fino ad oggi con lo stesso nome (questo fatto ci è stato segnalato da me. B. Menshagin). Nella fig. 6. 12 si vede un frammento di una mappa moderna di Mosca con il Fiume Chura indicato su di esso; confinante con il Monastero Danilovskiy, vicino al Viale Leninskiy, scorre attraverso il cimitero Musulmano che un tempo era noto come il Cimitero dei Tartari ( [ 143]). Il nome Chura è molto antico, e lo troviamo sulle prime mappe di Mosca. Vicino vediamo Nizhniye Kotly, un luogo che l’esercito di Dmitriy attraversa nel suo percorso verso il nemico.

E ora il fatto più interessante - perché la "leggenda" sottolinea che l'esercito si fermò "vicino al fiume Chura a Mikhailovo"? Il fiume deve aver attraversato un villaggio chiamato Mikhailovo sulla sua strada, o un posto con un nome simile. Troviamo qualcosa di simile da qualche parte nell'area che ci interessa? Sì. Un rapido sguardo sulla mappa di Mosca nella fig. 6.12 rivela un intero agglomerato di strade e corsie che condividono il nome di Mikhailovskiy proprio accanto al fiume Chura e al cimitero Musulmano; otto vie principali Mikhailovskiy attraversate dalla Strada Trasversale Mikhailovskiy. Infine, ci sono anche la prima e la seconda via secondaria Mikhailovskiy ([858], pagina 200). Queste ultime non sono indicati sulla mappa in questione, ma si trovano nel libro di riferimento delle strade di Mosca ([858]). Pensiamo che da queste parti una volta ci fosse un villaggio chiamato Mikhailov o Mikhailovo. Inoltre, Chura è un fiume molto piccolo, e il doppio riferimento a Chura e Mikhailovo ha perfettamente senso.

Fig. 6.11. Foma Katsibey di guardia sul fiume Chura vicino Mikhailov. Tratto da [666], pagina 155 (80).

Figura 6.12. Il fiume Chura e i suoi dintorni. Vediamo vicino Nizhniye Kotly. Tratto da [551], mappa 60.

Questo agglomerato è l'unico di questo tipo a Mosca. Il libro di riferimento ([858] ) non cita niente del genere altrove. Abbiamo quindi appena scoperto un'eccellente prova concreta della nostra ricostruzione.

Figura 6.13. Un ingrandimento della mappa di Mosca con sopra il fiume Chura. Qui l'esercito di Dmitriy Donskoi si fermò la notte prima della Battaglia di Kulikovo. Tratto da [551], mappa 60.

Figura 6.14. Un frammento della mappa di Mosca dove si può chiaramente vedere un agglomerato di sei vie Mikhailovskiy proprio accanto al Chura, più altre due (per un totale di otto) non indicate sulla mappa, ma reperibili nel libro di riferimento ([858], pagina 200). Pertanto, questa parte di Mosca potrebbe essere stata chiamata "Chura, a Mikhailov", che è ciò che ci dice la cronaca. Tratto da una mappa elettronica di Mosca.

Figura 6.15. Il fiume Chura a Mosca. Fotografato a monte, di fronte alla moderna Leninskiy Avenue. Il cimitero musulmano è sulla destra. Fotografia scattata da T. N. Fomenko nel gennaio 2001.

Figura 6.16. Il fiume Chura a Mosca. Vediamo lavori di costruzione su larga scala in corso, con scavatori sulla sinistra. Si sta costruendo un'autostrada; l'intero territorio avrà presto un aspetto diverso. Il fiume scomparirà o verrà fatto passare attraverso tubature. Siamo riusciti a fotografare il fiume negli ultimi mesi della sua esistenza. Foto scattata nel gennaio 2001.

Figura 6.17. Una vista sul fiume Chura dalla riva sinistra ai piedi di una grande collina. Sulle pendici troviamo il cimitero Musulmano (ex Tartaro). Foto scattata nel gennaio 2001.

Figura 6.18. Una vista sulla collina e il cimitero Musulmano dalla riva destra del fiume Chura. Secondo l'antica miniatura riprodotta sopra, Foma Katsibey era di guardia prima della Battaglia di Kulikovo, non lontano da qui. Foto scattata nel gennaio 2001.

Cosa possono dirci gli storici a proposito di Mikhailovo e del fiume Chura nella regione di Tula? Ci sono parecchi problemi dato che non c'è né un Chura né un Mikhailovo nei pressi; potrebbe essere per questo che alcuni storici propongono di cercare le tracce di un villaggio chiamato Chur Mikhailov invece di un fiume (il che non porta comunque ad alcun risultato). Ci dicono piuttosto nebulosamente che "secondo il parere di K. V. Koudryashov, Chur Mikhailov si trovava nei pressi del luogo in cui il fiume Kochura affluisce nel Don, circa 50 chilometri a valle, vicino all’estuario del Nepryadva" ([631], pag. 106). Ammettono anche quanto segue sul passaggio della cronaca che suggerisce di cercare un villaggio invece di un fiume: "la frase non è chiara a causa di errori e di una successiva interpretazione errata del testo che ne oscura il significato" ([631], pagine 106 e 120).

Siamo del parere che i venerabili storici stiano semplicemente guardando nel posto sbagliato.

2.17. Il Fiume Sosna e la Strada Brasheva (Borovitskaya) verso il Campo di Kulikovo identificato come fiume Sosenka e la vecchia Strada Borovskaya che conducono al centro di Mosca
La "Storia di Dmitriy Ivanovich, il valoroso principe, e l'Infame Mamai, re degli Elleni" ([631], pagine 137-194) riporta che Dmitriy Donskoi e Vladimir Andreyevich avevano mandato un piccolo gruppo di esploratori nella regione del fiume Sosna con l'ordine di riportare un prigioniero per poterlo interrogare. Una delle versioni parla del fiume Bystraya Sosna (cfr. [631], pag. 147).

Dmitriy si dirige verso il campo di Kulikovo, prendendo la strada di Kotly, mentre l'esercito di Vladimir Andreyevich si avvicinava al campo di battaglia da un'altra direzione utilizzando il Percorso Brashev ([631], pag. 354). In un'altra cronaca si legge quanto segue: "C'era un gran rumore, come di tuono, la mattina, mentre il principe Vladimir attraversava il Moskva e si recava a Borovitz sul suo principesco dorato traghetto" ([631], pag. 235). Vediamo che le cronache si riferiscono allo stesso luogo sotto i nomi di Brashev e Borovitz; Percorso Brashev è un altro nome della Strada Borovitz.

Ancora una volta, troviamo entrambi i nomi caratteristici della toponimia Moscovita - c'è un fiume Sosenka (forma affettuosa di Sosna, letteralmente "albero di pino") nella periferia Sud-Orientale di Mosca, proprio accanto al Villaggio Sosenki, qv nella fig. 6.19 e 6.20, proprio accanto all'autostrada circolare intorno a Mosca. Troviamo anche l'ex Strada Borovskaya in quest'area, conosciuta oggi come Autostrada Borovskoye, qv nella fig. 6.19. I nomi delle strade coincidono; anche i nomi Borovskaya e Brasheva sono simili, tenuto conto della frequente flessione di Sh e S (Ts). Il nome Sosenki è evidenziato nelle figg. 6.19 e 6.20; l’Autostrada Borovskoye è visibile nella fig. 6.19, in alto a sinistra. Ricordiamo anche la porta Borovitskiye del Cremlino.

E’ chiaro il motivo per cui la cronaca dovrebbe menzionare un gruppo di esploratori inviati al fiume Sosna = Sosenka nel contesto del movimento del principe Vladimir attraverso la strada Borovskaya - questa strada è infatti adiacente al fiume Sosenka, qv nella fig. 6.19.

A proposito, il nome di "Sosna" nelle cronache potrebbe avere anche un altro legame con la Battaglia di Kulikovo - una volta c'era un tratto chiamato "Pod Sosenkami", o "sotto i pini"; al giorno d'oggi lì c'è una Strada Podsosenskiy. Quanto segue è noto dalla storia di Mosca: "La Strada Podsosenskiy... è situata sul sito di un vecchio tratto denominato "Pod Sosenkami" ([312:1], pag. 195). Non è chiaro, però, se sia mai esistito un fiume da qualche parte in questa zona.

Secondo la nostra ricostruzione, l'esercito di Dmitriy Donskoi si stava muovendo nel modo seguente (usiamo la mappa chiamata "Archeological Artifact from the Second Half of the XIII-XIV Century on the Territory of the Modern Moscow" come fornito da [331], volume 1, allegati). L’esercito di Dmitriy si dirigeva verso Kotyol seguendo la via Ordynskaya, conosciuta anche come Strada Kolomenskaya, qv nella mappa (fig. 6.2 1 ). Le truppe di Vladimir Andreyevich hanno preso la Borovskaya = Strada Borovitskaya oltre il fiume Sosenka, qv nella fig. 6.21. Entrambi portano verso il campo di Kulikovo nel centro di Mosca. Gli esploratori devono essere stati inviati al Sosenka per assicurarsi che la via prescelta non nascondesse ostacoli. Vladimir Andreyevich avrebbe dovuto infatti attraversare il Moskva, come indicato nella cronaca di cui sopra. Le truppe di Mamai aspettavano sulla sinistra del fiume, sull’altra sponda.
Fig 6.21

Cosa possono dirci gli esperti storici sul fiume Sosna e sulla Strada di Brashev, indicate nelle cronache? Ancora una volta, ci sono parecchi problemi. suggeriscono il fiume Bystraya Sosna, tributario del Don; ammettono tuttavia che questa versione è in contraddizione con altre indicazioni fornite nella cronaca: L'autore della "Storia" deve aver avuto un'idea molto vaga del percorso scelto da Mamai. . . Pertanto, il riferimento agli esploratori inviati a Bystraya Sosna, che si trova molto più a sud rispetto alla Mecha, è errato" ([631], pag. 204).

Per quanto riguarda il Percorso Brashev, menzionato nelle cronache, si apprende quanto segue: "Il riferimento alle truppe che partono da Kolomna e si muovono lungo il Percorso Brashev guidato da Vladimir di Serpukhov contraddice le informazioni fornite in altre cronache. . . è difficile discutere sull'autenticità della fonte in questione e della veridicità delle rivendicazioni ivi formulate" ([631], pag. 209).

Figura 6.19. Frammento di una mappa di Mosca e dei suoi dintorni. Qui è dove troviamo il fiume Sosenka, proprio vicino al villaggio di Sosenki. Vicino vediamo l’Autostrada Borovskoye, la vecchia Strada Borovskaya. Esse devono riflettersi nella cronaca come fiume Sosna e Strada Brasheva (Borovitskaya). Tratto da [551], mappa 20.

Figura 6.20. Una mappa di Mosca raffigurante il fiume Sosenka e il villaggio di Sosenki. Tratto da [551], mappa 20.

Ribadiamo - la ricerca è stata condotta nel posto sbagliato.

Abbiamo esaminato tutti i principali nomi geografici menzionati nelle cronache che descrivono la Battaglia di Kulikovo. Tutti trovati a Mosca.

2.18. Yaroslav e Alessandro nella descrizione della Battaglia di Kulikovo
"Il racconto della battaglia con Mamai" si riferisce costantemente a Yaroslav e Alessandro, i famosi signori della guerra e antenati di Dmitriy Donskoi. Tuttavia, nessun altro suo famoso predecessore viene menzionato altrove nella cronaca, il che è piuttosto strano - due antenati vengono sempre menzionati, mentre figure famose come Vladimir Monomakh rimangono oscurate dal silenzio. Gli storici moderni presumono che i personaggi in questione si possano identificare come Yaroslav il Saggio dell'XI secolo e il grande Alessandro Nevskiy del XII.

Naturalmente si può presumere che il cronista fosse particolarmente affezionato a questi due grandi Principi, che hanno vissuto rispettivamente 300 e 100 anni prima degli eventi in questione. La nostra ipotesi rende le cose molto più semplici - Yaroslav è un duplicato fantasma di Ivan Kalita, il padre di Dmitriy, mentre Alessandro è il riflesso di Simeone il Fiero, fratello e predecessore di Dmitriy. La cronaca si riferisce pertanto ai predecessori immediati di Dmitrij e non a lontani personaggi ancestrali.

2.19. Chi ha combattuto contro chi sul campo di Kulikovo?
Gli storici moderni cercano di convincerci che le due parti che si sono combattute sul campo di Kulikovo fossero i Russi e i Tartari, e i primi hanno sconfitto questi ultimi. Le fonti originali sembrano essere di opinione diversa - citeremo la breve panoramica dei fatti di Gumilev. Consideriamo anzitutto l'esercito "Tartaro" di Mamai.

Si è scopre che "i Tartari del Volga erano riluttanti a servire Mamai, e ce n'erano pochissimi nel suo esercito" ([216], pagina 160). Le truppe di Mamai erano costituite da Polacchi, Genovesi (o Fryagi), Yas e Kasog. Mamai era finanziato nientemeno che dai Genovesi!

Ora diamo un'occhiata alla composizione etnica dell'esercito Russo. "Mosca. . . ha dimostrato lealtà all’unione con il legittimo erede dei Khan del Orda d’Oro - Tokhtamysh, che era stato il sovrano dei Tartari di Siberia e della regione del Volga" ([216], pag. 160).

Diventa chiaro che si tratta di una guerra civile all'interno dell'Orda. I Tartari della Volga e della Siberia servono nell'esercito Russo e combattono contro i Crimeani, i Polacchi e i Genovesi guidati da Mamai. Le truppe Russe "erano squadre di fanteria e cavalleria, oltre che miliziani. . . La cavalleria. . . consisteva di Tartari convertiti al Cristianesimo, Lituani che avevano cambiato parte e Russi che facevano parte della formazione della cavalleria Tartara" ([216], pag. 162). Mamai era alleato di Jagiello, Principe Lituano, mentre Dmitriy era alleato con Tokhtamysh e il suo esercito di Tartari Siberiani.

Il fatto che le truppe di Mamai siano chiamate "Orda" oggi non sorprende nessuno; tuttavia, si è scoperto che l'esercito Russo era anche conosciuto come l'Orda - nella famosa Zadonshchina: "Mamai, disgustoso nemico, perché sei venuto nella terra Russa? Ora sarai schiacciato dall'Orda di Zalesye" ([635], pagina 108). Ricordiamo al lettore che la Russia di Vladimir e Suzdal era nota una volta come la Terra di Zalesye; le truppe Russe vengono quindi esplicitamente definite Orde in una cronaca, così come le loro controparti "Mongole e Tartare", in perfetta concomitanza con la nostra ricostruzione.

A proposito, i Russi e i Tartari appaiono uguali nelle antiche miniature Russe che raffigurano la Battaglia di Kulikovo - abiti, armamenti, cappelli, accessori, ecc. - non si riesce a distinguere un "Russo" da un "Tartaro" (per esempio, le miniature della Litsevoy Svod del XVI secolo, riprodotte in [635]).

Pertanto, anche se rispettiamo il punto di vista tradizionale, non si può affermare che la Battaglia di Kulikovo sia stata combattuta tra i Russi e gli invasori di Tartari. Entrambi sono mescolati in modo tale da non poterli distinguere. Secondo la nostra ipotesi, la parola Tartaro si riferiva alla cavalleria e non a un gruppo etnico, come un sinonimo del termine Cosacchi. Evidentemente, è stato poi introdotto al posto di quest'ultimo nel corso di successive tendenziose modifiche.

Pertanto, la Battaglia di Kulikovo fu combattuta tra i Cosacchi provenienti dalla Siberia e dalla regione Volga guidati da Dmitriy Donskoi e i Cosacchi provenienti dalla Polonia e dalla Lituania guidati da Mamai.

2.20. Una breve digressione e un confronto tra l'architettura Russa e quella Tartara
Si presume tradizionalmente che l'architettura Russa differisca in larga misura dalla sua controparte Tartara; tuttavia, allo stesso tempo si possono vedere sorprendenti somiglianze tra le due. Citeremo solo un esempio tra i molti.

La torre Krutitskiy esiste ancora a Mosca come reliquia delle eparchie di Sarskaya e Podonskaya: "La forma architettonica di questa torre è caratteristiche per la fine del XVII secolo; la torre è abbellita da ornamenti sui cancelli; nonostante il fatto che la torre abbia una forma esplicitamente Russa, in particolare per quanto riguarda le finestre, essa lascia l'impressione di un edificio orientale, e ricorda i muri smaltati della Persia e i minareti del Turkistan" ("Moskovskiy Letopisets", [554], pag. 254). I nostri oppositori potrebbero obiettare che gli invasori Mongoli costringevano i loro schiavi Russi a costruire edifici in modo orientale; tuttavia, siamo dell'opinione che nell'architettura Russa fossero coesistiti diversi stili fino al XVIII secolo, uno dei quali è quello che oggi chiameremmo Orientale. La rigida distribuzione dei singoli stili a singole epoche esiste solo nella cronologia Scaligeriana; oggi vediamo un mix eclettico di stili architettonici praticamente in ogni città - perché mai sarebbe dovuto essere radicalmente diverso in passato?

3. LA FOSSA COMUNE DEGLI EROI UCCISI NELLA Battaglia di Kulikovo NEL VECCHIO MONASTERO SIMONOV A MOSCA

3.1. Dove sono le tombe dei guerrieri caduti nella Battaglia di Kulikovo?

Secondo le cronache e la "Storia Della battaglia con Mamai", ogni parte ha subito circa 250.000 vittime. Questo numero è molto probabilmente un'esagerazione, perché dopo la fine della battaglia "Il Grande Principe era rimasto sul Don per otto giorni, ispezionando il campo di battaglia e separando i corpi dei Cristiani da quelli dei pagani. . . i primi venivano seppelliti in un terreno consacrato, i secondi lasciati agli uccelli e alle bestie" ([635], pagine 186-187).

I lettori abituati alla versione Scaligeriana e Milleriana della storia penseranno con molta probabilità che tutto ciò sia avvenuto nella regione di Tula - Alto Don, dove oggi si presume che la Battaglia di Kulikovo sia stata combattuta.

Tuttavia, si scopre che i guerrieri Russi morti nel Battaglia di Kulikovo sono sepolti a Mosca e non a Tula - nel vecchio monastero Simonov! Qui sono sepolti i più famosi eroi della battaglia - i guerrieri Russi, Peresvet e Oslyabya, per esempio (vedi [413] e [678]): "Peresvet e Oslyabya furono sepolti nella Chiesa della Natività di Nostra Signora. . . i monaci eroici caduti sul campo di battaglia non sono stati portati al Momastero Troitskaya, ma piuttosto sepolti tra le mura di questa chiesa" ( [678], pag. 136; cfr. anche [734]).

Se dobbiamo assumere che i corpi degli eroi siano stati effettivamente portati da Tula a Mosca (e sono circa 300 chilometri), perché non potrebbero essere stati portati al Monastero Troitse-Sergiyeva, che è relativamente vicino? Inoltre, Dmitriy aveva seppellito morti per 8 giorni; poi il suo esercito è partito verso Mosca, il che richiede parecchio tempo. Forse i cadaveri degli eroi sono rimasti senza sepoltura per diverse settimane?

Dal momento che la battaglia si è svolta nella Santa Festa della Natività di Nostra Signora, è perfettamente naturale che una chiesa della Natività di Nostra Signora sia stata eretta sul campo di battaglia. Questo è esattamente ciò che vediamo - questa chiesa fa ancora parte del monastero Simonov a Mosca (cfr. [678], pagina 136), fondato subito dopo la Battaglia di Kulikovo. Secondo la nostra ipotesi, il monastero Simonov è stato costruito proprio sul campo di Kulikovo come ultimo luogo di riposo di tutti i soldati Russi che furono uccisi qui.

"Il Monastero Simonov, fondato nel 1379, era stato uno dei più importanti avamposti della linea di difesa di Mosca. La maggior parte dei suoi edifici sono stati demoliti all'inizio degli anni '30 [sic! - Aut.] , quando è stato costruito il Palazzo della Cultura della Fabbrica Likhachyov. Il muro meridionale e le tre torri esistono ancora oggi" ([554], pag. 295, commento 269). Oggi questo monastero si trova dentro la fabbrica, e si può raggiungere attraverso un lungo corridoio.

Pertanto, la versione Milleriano-Romanoviana non contesta il fatto che il monastero Simonov sia stato fondato praticamente contemporaneamente alla Battaglia di Kulikovo.

Questo monastero si trova sulla riva del Moskva, vicino all’Argine Krasnokholmskaya di cui abbiamo parlato prima. Così, tutti i nomi e i luoghi legati alla Battaglia di Kulikovo sono concentrati in un'unica area di Mosca, i cui confini sono segnati dalla Chiesa di Tutti i Santi costruita da Dmitriy per commemorare la battaglia, e dal Monastero Simonov, dove i soldati uccisi furono sepolti. Le cronache cominciano ad avere più senso - i guerrieri morti sul campo di battaglia sono stati seppelliti nelle vicinanze e non portati dalla regione di Tula a circa 300 chilometri di distanza.

Si dovrebbe menzionare anche la seguente circostanza. Ci è voluto molto impegno per trovare un riferimento letterario al luogo di riposo degli eroi morti nella Battaglia di Kulikovo, che si presume sia stata un’importante battaglia, e tuttavia non abbiamo ancora trovato un solo accenno al luogo in nessuna delle pubblicazioni storiche fondamentali che abbiamo avuto a nostra disposizione. Al giorno d'oggi gli storici sembrano stranamente riluttanti a toccare questo argomento. Inoltre, L. A. Belyaev, Capo del Settore per l’Archeologia Moscovita all’Istituto di Archeologia della RAS), scrive quanto segue sul vecchio monastero Simonov: "Non sono stati effettuati scavi archeologici su larga scala qui. Sappiamo solo di alcune osservazioni superficiali effettuate da B. L. Khvorostova durante la ricostruzione della chiesa negli anni '80. V. L. Yegorov, il ricercatore che ha studiato la questione della sepoltura di Peresvet e Oslyabya, è arrivato al punto di presumere la totale distruzione del pavimento del refettorio e l'inutilità di ulteriori scavi archeologici [sic! - Aut.]" ([62], pag. 185).

Solo per una fortunata coincidenza siamo riusciti a trovare le informazioni che stavamo cercando in un libro nientemeno del 1806, quello a cui faceva riferimento M. Pospelov nel suo articolo del 1990 sulla rivista Moskva, che riguardava lo scandaloso rifiuto della fabbrica "Dynamo" di lasciare gli edifici del monastero situati nella loro sede. Solo dopo aver visitato il monastero abbiamo trovato lì la fotocopia di un libro molto raro ([734] ), pubblicato nel 1870, che tratta anche della questione del luogo del riposo finale di Peresvet e Oslyabya. Entrambi i libri (uno del 1806 e l'altro del 1870) si occupano specificamente della storia del Monastero Simonov. Non esiste un solo lavoro fondamentale di storia in generale in nostro possesso che contenga informazioni utili; Lo stesso vale per i libri scritti sulla storia di Mosca. N. M. Karamzin fa un breve riferimento ([362], Commento 82 al volume 5, capitolo 1, pagina 31).

Quale potrebbe essere il problema? Perché non scopriamo nulla delle tombe degli eroi caduti sul campo di Kulikovo? La risposta ci sembra ovvia, perché i sepolcri in questione non hanno nulla a che fare con la regione di Tula, dove la Battaglia di Kulikovo è stata trasferita per far diventare Mosca più antica di quanto non sia realmente, e sono sempre stati a Mosca. Per questo motivo gli storici preferiscono aggirare la questione – qualunque persona ragionevole chiederebbe immediatamente se i corpi degli eroi defunti siano stati effettivamente trasportati a Mosca dalla regione di Tula, visto che la distanza tra le due è superiore a 300 chilometri. Se la sepoltura si trova a Mosca, anche la battaglia è stata combattuta nelle vicinanze; tutto questo è perfettamente ovvio. Ribadiamo che nella regione di Tula non c’è segno di guerrieri sepolti da nessuna parte. Anche se il numero dei defunti è stato esagerato, il che è probabile, dovrebbero essere rimaste molte tombe dopo una battaglia così grande, e alcuni dei loro resti avrebbero dovuto sopravvivere fino ai nostri giorni. Questo è il caso di Mosca, ma non di Tula.

Tuttavia, è abbastanza facile comprendere la posizione degli storici - secondo la loro "teoria" Mosca esisteva già da tempo come grande città quando si è svolta la Battaglia di Kulikovo; sono anche del parere che il Kulishki di Mosca fosse già parte della città, e quindi un improbabile candidato per un campo di battaglia.

Secondo la nostra versione, l'epoca della Battaglia di Kulikovo è stata proprio l'alba di Mosca, che era a quei tempi solo un piccolo insediamento. Il Kulishki era ancora un grande campo senza edifici. Dmitriy Donskoi ha iniziato a fortificare Mosca dopo la battaglia, o alla fine del XIV secolo, come ci dice il cronista: "Dmitriy Ivanovich, il Gran Principe, aveva fondato Mosca come città di pietra e continuò in seguito per renderla sempre più grande" ([284], pagina 89).

3.2. Il vecchio Monastero Simonov. La scoperta di una antica fossa comune nel 1994
La presente sezione racconta la storia della nostra visita al Vecchio Monastero Simonov del 15 giugno 1994, che è stata intrapresa per analizzare le condizioni geografiche della Battaglia di Kulikovo. E' perfettamente naturale che, avendo espresso l'ipotesi che la battaglia in questione si sia svolta sul territorio della Mosca moderna, fosse necessario visitare personalmente il monastero Simonov, per verificare in modo empirico la nostra ricostruzione.

Questa visita ha dato i risultati più inaspettati, e, riteniamo opportuno relazionarli qui. In primo luogo, ricordiamo che nel 19941, l'Antico Monastero Simonov astava ancora nei locali della fabbrica "Dynamo" e si poteva raggiungere solo attraverso un labirinto di corridoi nella fabbrica, il Qv nelle figg. 6.22 e 6.23. La Chiesa della Natività di Nostra Signora è circondata da edifici industriali, nella fig. 6.24. È diventata una chiesa solo diversi anni fa e in precedenza veniva utilizzata come deposito industriale.

Sapevamo che qui erano stati sepolti almeno due dei più famosi eroi della Battaglia di Kulikovo, ossia Peresvet e Oslyabya. Tuttavia, ci chiedevamo se fossse possibile trovare la fossa comune degli altri guerrieri caduti nella battaglia. Dopotutto, se Mosca era stata il campo di battaglia e se Dmitriy aveva passato otto giorni a seppellire i morti, avrebbero dovuto esserci delle tombe militari nelle vicinanze.

Ci stavamo appena avvicinando alla chiesa quando vediamo un enorme contenitore di legno all’interno di una tomba appena realizzata, pronta per essere sepolta (vedi figg). 6.25 e 6.26). Quando abbiamo chiesto l'identità delle persone sepolte, il sacerdote che aveva partecipato ai funerali e gli operai che stavano realizzando la sepoltura ci hanno detto con grande eccitazione che il terreno nel raggio di circa 100 metri dalla chiesa consisteva praticamente di nient'altro che teschi e ossa umani – e che l'area avrebbe potuto essere ancora più ampia, ma le costruzioni industriali rendevano impossibile affermarlo con sicurezza. Come ci è stato detto, una quantità enorme di ossa era stata trovata nel terreno proprio durante costruzione della fabbrica; quegli antichi resti furono semplicemente dissotterrati e gettati via.

Figura 6.22. Un lungo passaggio che porta al Vecchio Monastero Simonov attraverso la sede di una fabbrica. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.23. Entrata del vecchio Monastero Simonov: alla fine del lungo passaggio, qv sopra. Fotografia inserita

Figura 6.24. La Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Monastero Simonov. Fotografia scattata nel 2000

Figura 6.25. Vecchio Monastero Simonov nel 1994. Una cassa di legno piena di teschi e ossa dissotterrati durante la costruzione di uno scantinato accanto alla Chiesa della Natività di Nostra Signora nel Vecchio Monastero Simonov. Il terreno intorno alla chiesa è virtualmente pieno di teschi e ossa che risalgono all'epoca della Battaglia di Kulikovo. I resti sono stati posizionati casualmente - alcuni scheletri, secondo gli operai locali, erano persino a testa in giù. Secondo la nostra ricostruzione, questa è una grande tomba comune dei guerrieri caduti nel vicino Campo di Kulikovo (Kulishki a Mosca). La fotografia è stata scattata dagli autori nel 1994, prima che la cassa venisse sepolta vicino al lato Occidentale della chiesa. C'è un grande mazzo di fiori dentro la cassa.

Figura 6.26. Una cassa di legno con resti umani. I fiori sono stati messi nella scatola dai monaci prima della sepoltura. Foto scattata nel 1994.

Figura 6.27. Il coperchio della cassa è stato sollevato su nostra richiesta. Foto scattata nel 1994.

Di recente, poco prima del nostro arrivo, era stata scavata uno scantinato, a circa 10 metri dalla chiesa. Il cantiere era molto piccolo; tuttavia, sono stati trovati diversi metri cubi di teschi e ossa, abbastanza da riempire il contenitore di legno che abbiamo notato entrando nel sito. Uno dei lavoratori è stato così gentile da aprire il coperchio della cassa che in effetti era riempita di teschi e ossa. Abbiamo scattato una foto, qv nella fig. 6.27. La cassa è stato seppellito a circa 10 metri a Nord della chiesa. Gli operai che hanno rinvenuto tutte queste ossa hanno riportato dei fatti molto significativi.

In primo luogo, le ossa erano ammucchiate nel caos più assoluto - uno degli scheletri era addirittura a testa in giù! E' ovvio che non si trattava di un cimitero regolare, ma piuttosto di un luogo di sepoltura di massa; i cadaveri erano stati seppelliti in grandi fosse comuni. La costruzione di una cantina ha quindi portato al dissotterramento di diversi metri cubi di teschi e ossa umani.

In secondo luogo, i lavoratori sono rimasti sorpresi dal fatto che quasi tutti i crani avevano denti giovani e sani; hanno sottolineato questo fatto diverse volte. Si ha l'impressione che tutte le persone sepolte fossero giovani e sane - guerrieri e non deboli, vecchi in altre parole. Quello che avevano trovato era la fossa comune di soldati uccisi in una battaglia.

Figura 6.28. Una lapide del Vecchio Monastero Simonov. Il terreno intorno alla Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Simonov era coperto da pietre di questo tipo. Secondo la nostra ricostruzione, questo segnalava la fossa comune dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo. Qui Dmitriy Donskoi ha seppellito per diversi giorni i morti, come ci raccontano le cronache. Foto scattata nel 1994.

In terzo luogo, a parte i crani e le ossa, i lavoratori hanno trovato una serie di lapidi, tutte abbastanza uniformi e senza iscrizioni, qv nella fig. 6.28. Sono tutte decorate con lo stesso ornamento - una placca al centro con diverse strisce collegate - una dritta in fondo e due curve in alto. L’ornamento assomiglia allo scudo di un guerriero o alla già nota croce Cristiana (o a forma di T) (per ulteriori riferimenti, vedere la tavola delle croci in ChronI, capitolo 7:6.1). La totale assenza di iscrizioni ci dice della natura comune della sepoltura - inoltre, ci sono molte più ossa che lapidi. Devono esservi state diverse tombe, ognuna delle quali contrassegnata da una lapide dello stesso tipo; questo fatto dovrebbe dirci che le sepolture sono state fatte contemporaneamente. Ricordate che la croce sulle lapidi è a biforcata, ed è molto diversa dalle croci usate oggi dalla chiesa Cristiana.

È degno di nota il fatto che su alcuni antichi stemmi troviamo questa croce forcata accanto alla figura di un orso eretto, che una volta era stato il famoso emblema della città di Yaroslavl; si vede uno di questi stemmi nella cattedrale di San Lorenzo a Norimberga, fig. 6.29.

A proposito, un altro cimitero con lapidi simili (con croci forcate) si trova sul pavimento della Cattedrale Arkhangelskiy, nel Cremlino di Mosca, tra i sepolcri delle Zarine Russe. Quelle tombe sono tra le più antiche trovate lì, qv nella fig. 6.30. Tuttavia, è possibile che l’ornamento a forma di T trovato sulle lapidi sia un’antica rappresentazione della croce Cristiana a forma di T, simile a quella trovata sull’abbigliamento ricamato appartenente a Yelena di Valacchia ([550], pag. 60).

In quarto luogo, quando il terreno delle sepolture del Simonov è stato scoperto, non sono state trovate bare, né oggetti metallici, né resti di indumenti; nient’altro che ossa. Ciò implica che le tombe siano molto antiche - legno, ferro, rame e tessuti sono completamente decaduti e si sono trasformati in polvere. Questo processo richiede secoli. Le lapidi sono anche manifestamente diverse da quelle che la Chiesa ha usato negli ultimi due secoli. Tuttavia, la prova della grande età delle tombe sembra inutile, dato che gli archeologi interpellati avevano già suggerito una datazione al XIV secolo, che è proprio il secolo in cui si è svolta la Battaglia di Kulikovo. Tuttavia, come ci è stato detto al monastero, gli archeologi si ne sono immediatamente andati senza mostrare interesse per le tombe - la succitata opinione degli archeologi sulla "futilità di ulteriori scavi archeologici" nel monastero Simonov ([62], pag. 185). Consideriamo tutto ciò molto sospetto.

Figura 6.29. L'antico stemma nella cattedrale di San Lorenzo a Norimberga. Vediamo una croce forcata e una figura eretta di orso; quest'ultimo rappresenta lo stemma di Yaroslavl, o Grande Novgorod, secondo la nostra ricostruzione. Grafico Ph scattato da A. T. Fomenko nel giugno 2000.

Figura 6.30. Vecchio sarcofago nello scantinato della cattedrale Moscovita Arkhangelskiy del Cremlino. Sembra proprio dello stesso tipo della lapide del Vecchio Simonov. La fotografia è stata scattata nel dicembre 1997. Questo doveva essere l'aspetto che i sepolcri Russi avevano prima dell'inizio del XVII secolo, o dell'avvento dei Romanov, che hanno riformato i riti di sepoltura Russi nella prima metà del XVII secolo. Storici ed archeologi parlano di queste tombe come di "tombe dei peccatori", estendendo quest'ultimo termine a tutti i Russi che sono vissuti nell'epoca del Grande Impero "Mongolo". Le origini di questa bizzarra terminologia rimangono a noi sconosciute. Siamo del parere che una scelta così tendenziosa dei termini spinga di fatto gli scienziati a non prendere sul serio tali sepolcri.

Figura 6.31. Le tombe moderne di Peresvet e Oslyabya nella Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Monastero Simonov a Mosca. Installato dopo il 1985. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.32. Vecchia fotografia del 1985 che rivela le condizioni della Chiesa della Natività di Nostra Signora, subito dopo la partenza delle autorità della fabbrica. Questa foto è visibile sul cartellone con informazioni sulla storia della ricostruzione della chiesa vicino all'entrata. La legenda dice "Il luogo di riposo finale di Peresvet e Oslyabya, gli eroi della Battaglia di Kulikovo. 1985." Abbiamo fatto una copia della fotografia nel 2000; ciò che vediamo è un'immagine di totale devastazione.

Figura 6.33. Il muro dietro l’altare della Chiesa della Natività di Nostra Signora. Si vedono edifici industriali dietro il muro; i resti scoperti durante i lavori di costruzione sono sepolti accanto al muro. Alcune tombe sono contrassegnate da croci. La tomba che abbiamo visto nel 1994 è segnata da una pesante pietra e da un piccolo abete. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.34. La croce dietro l'altare della chiesa con un frammento di una vecchia lapide accanto ad esso. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.35. La croce dietro l’altare della Chiesa della Natività di Nostra Signora. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.36. Un'altra croce dietro l'altare della Chiesa della Natività di Nostra Signora. Qui sono stati sepolti nel 1999 i teschi e le ossa scoperti durante la pavimentazione del giardino. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.37. La pietra pesante sul letto di fiori che segna il luogo dove nel 1994 fu sepolta l'enorme cassa di legno con i resti degli eroi uccisi nella Battaglia di Kulikovo. Per qualche ragione qui non c'è croce. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.38. La pesante pietra sul letto di fiori che segna il luogo in cui si trova l'enorme cassa di legno con i resti degli eroi uccisi nella Battaglia di Kulikovo. L’effettiva sepoltura è stata filmata dagli autori nel 1994.

Siamo quindi venuti a conoscenza dei lavori di costruzione condotti sull'ultimo luogo di riposo degli eroi del Campo di Kulikovo, delle cantine e dei collettori costruiti su questo sito. I resti dei soldati vengono gettati via o, nel migliore dei casi, sepolti nuovamente in casse comuni con una funzione Cristiana.

Si potrebbe pensare che gli storici avrebbero davvero un grande lavoro da svolgere qui - come è possibile pensare che ci sia un antico cimitero che esiste ancora qui nel centro di Mosca, e che non ci sia un solo storico o archeologo che si chieda l'identità dei morti sepolti qui?

Supponiamo anche che gli storici non sappiano nulla delle fosse comuni dei guerrieri caduti nel campo di Kulikovo che si trovano nel Monastero di Simonov; dopo tutto, per il momento è solo una nostra ipotesi. Eppure proprio questi storici sanno perfettamente che i resti di Peresvet e Oslyabya sono sepolti in questa chiesa. Si potrebbe pensare che le loro antiche lapidi siano ancora custodite con timore reverenziale.

Non è così. Quando si entra in chiesa, si vedono le nuove lapidi fatte un paio di anni fa, qv nella fig. 6.3 1. Una vecchia fotografia appesa nelle vicinanze (fig. 6.32) mostra questo posto come era nel 1985, quando la chiesa era stata evacuata dalle autorità della fabbrica - non c'è affatto traccia di tombe. Le antiche lapidi devono essere state da allora distrutte o rimosse.

La vera lapide XIV proveniente dalla tomba di Oslyabya e Peresvet, menzionata da N. M. Karamzin in [365], volume 5, capitolo 1, commento 82, non oggigiorno visibile da nessuna parte - potrebbe anche far parte della muratura della chiesa, come suggerisce Karamzin. Tuttavia, al giorno d'oggi nessuno sa nulla di vecchie lapidi - quella che ci interessa molto probabilmente è stata portata all'esterno e distrutta dai piccapietre negli anni '60 durante uno dei subbotniks (gli incontri collettivi di lavoro del sabato condotti gratuitamente da volontari dell'epoca Sovietica). Uno dei lavoratori che aveva partecipato a questi subbotniks ce ne ha parlato; ha portato le pietre fuori dalla chiesa di persona. In ogni caso, non siamo riusciti a localizzare la vecchia lapide, né a sapere cosa c'era scritto sopra.

Inoltre, il testo dell’iscrizione non si trova in alcun lavoro storico. Cosa si poteva essere scritto? Com'è possibile che negli anni '60, con cinismo e piena consapevolezza, sia stato dato il barbarico ordine di distruggere queste antiche pietre inestimabilistata siuperata, quando la feroce campagna anti-religiosa era già roba passata? Dopotutto, erano riuscite a sopravvivere agli anni 20 e 30.

Può essere, la questione, collegata alle radici stesse della storia Russa e non semplicemente alla religione? Per quanto riguarda gli autori del presente libro, i fatti conosciuti conducono alla conclusione che la distruzione metodica di alcuni antichi reperti (quelli che avrebbero potuto aiutarci a capire il vero significato della storia antica Russa) è avvenuta in Russia per molti anni, senza alcuna pubblicità e nel modo più spregevole possibile.

Nel 2000 abbiamo visitato ancora una volta il monastero del Vecchio Simonov, molte altre ossa erano state dissotterrate, a quel tempo, dal terreno intorno alla chiesa. Queste ossa sono state seppellite ancora una volta accanto al muro che si trova dietro l'altare della chiesa, qv nella fig. 6.33; ci sono due nuove croci che segnano le tombe, qv nelle figg. 6.34, 6.35 e 6.36. Siamo riusciti a parlare con la persona che aveva montato personalmente la croce della figura 6.36 nel 1999. Uno dei parrocchiani stava preparando il cortile della chiesa; lo strato del terreno che è stato rimosso durante il processo aveva uno spessore di meno di un metro. Tuttavia, questo strato superficiale di terreno conteneva una moltitudine di ossa umane e persino i resti di diversi crani; il parrocchiano ha seppellito le ossa nel terreno consacrato e ha messo una croce sopra. Evidentemente, la croce vicina che si vede nelle figg. 6.34 e 6.35 è stata montata in modo analogo. E’ assolutamente ovvio che il terreno intorno alla Chiesa della Natività di Nostra Signora è pieno di ossa fino agli strati più profondi; le vecchie lapidi dovevano stare proprio sopra di loro. Dopo la loro rimozione, le ossa giacciono proprio sotto i nostri piedi.

Tuttavia, stranamente, non c'è croce nel punto in cui nel 1994 è stato sepolto il gigantesco contenitore con teschi e ossa. Questo posto è segnato da un grande pezzo di roccia e nient 'altro - né placche né iscrizioni (vedi figg). 6.37 e 6.38). Le ragioni di tale segretezza rimangono per noi assolutamente poco chiare. Perché non è stata montata una croce su questo sito? Il pezzo di roccia e il letto di fiori servono sicuramente per uno scopo commemorativo; tuttavia, se non si sa che sotto si trova un grande contenitore con teschi e ossa riesumati dalla tomba collettiva degli eroi morti sul Campo di Kulikovo, è impossibile scoprirlo tirando a indovinare.

3.3. La localizzazione del villaggio di Rozhestveno che Dmitriy Donskoi aveva concesso al monastero Vecchio Simonov dopo la Battaglia di Kulikovo

La storia della Chiesa della Natività di Nostra Signora nel Vecchio Simonov di Mosca ([734]) afferma esplicitamente che Dmitriy Donskoi ha concesso il villaggio di Rozhestveno alla chiesa in questione subito dopo la battaglia; il villaggio si trovava sul campo di Kulikovo: "Il Gran Principe aveva concesso il villaggio di Rozhestveno al Vecchio Monastero Simonov il giorno della Natività di Nostra Signora; si trovava sul campo di battaglia dove le truppe di Mamai erano state schiacciate dall’esercito di Dmitriy" ([734], pagine 7-8).

Gli storici ritengono che la Battaglia di Kulikovo sia stata combattuta nella regione di Tula. Non sembra strano che una chiesa Moscovita abbia ottenuto un villaggio a circa 320 chilometri da Mosca? A parte questo, la regione di Tula non faceva parte del suo principato e apparteneva ad altri principi! Nulla di simile è mai avvenuto nella vera storia Russa.

Questa assurdità cessa di esistere quando trasferiamo la Battaglia di Kulikovo a Mosca, dove si trova il Monastero Simonov. Secondo le cronache, quest’ultimo non ha posseduto terreni nella regione di Tula negli ultimi 200-300 anni; tuttavia, possedeva il villaggio di Simonova proprio accanto ad esso - la residenza dei "lavoratori del monastero - fabbri, metallurgici, carpentieri et al" ([734], pagg. 11-12). Tutto diventa chiaro all'istante.

3.4. La battaglia tra Mamai e Tokhtamysh nel 1380 è l'ennesimo riflesso della Battaglia di Kulikovo del 1380
Ci è stato detto che subito dopo la Battaglia di Kulikovo "Mamai, che era fuggito verso le sue steppe, ha affronta un nuovo nemico: Tokhtamysh, il Khan del Orda le cui terre si trovano oltre il fiume Yaik, e discendente di Batu-Khan. Cercò di strappare a Mamai il trono dell’Orda del Volga per salvare l’eredità dei discendenti di Batu-Khan. Jagiello, l'alleato di Mamai... aveva abbandonato quest'ultimo. Tokhtamysh aveva messo in fuga Mamai sulle rive del Kalka e si è proclamato leader dell’Orda del Volga. Mamai era fuggito verso Kapha. . . dove è stato ucciso dal Genovese" ([435], pag. 233).

Segnaliamo istantaneamente la somiglianze tra le descrizioni delle due battaglie:

1) Entrambe le grandi battaglie si svolgono nello stesso anno – ossia, 1380.

2) Entrambi le battaglie finiscono con la sconfitta dello stesso leader militare, Mamai.

3) Una battaglia si svolge a Kalki (KLK non vocalizzato), mentre la seconda è combattuta sul campo di Kulikovo, che trascrive anch’esso KLK senza vocalizzazioni.

Abbiamo già evidenziato la somiglianza tra i due nomi.

4) Entrambe le battaglie parlano dell'alleato Lituano di Mamai che lo abbandona o non riesce a soccorrerlo a tempo debito.

5) Mamai fugge a Kapha dopo la battaglia con Tokhtamysh, e fa la stessa cosa dopo la Battaglia di Kulikovo ([635], pagine 108-109).

Questo è praticamente tutto quello che sappiamo sulla sconfitta di Mamai a Kalki.

La nostra ipotesi è la seguente:

La sconfitta di Mamai a Kalki è solo un altro resoconto della Battaglia di Kulikovo che viene riportata in alcune cronache in forma sintetica, nettamente diversa dalle descrizioni dettagliate della battaglia trovate in altre cronache.

Ciò implica che Tokhtamysh-Khan può essere identificato come Dmitriy Donskoi, un fatto molto importante, che si associa bene alla nostra ricostruzione generale - in effetti, sappiamo già che le cronache chiamano Tokhtamysh discendente di Batu-Khan, che abbiamo già identificato come Ivan Kalita, nonno di Dmitriy Donskoi. Quest'ultimo è pertanto un discendente genuino di Batu-Khan; le cronache sono corrette.
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Capitolo 6
4. La Battaglia di Kulikovo e la nostra ricostruzione geografica

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko


4. LA BATTAGLIA DI KULIKOVO E LA NOSTRA RICOSTRUZIONE GEOGRAFICA

La geografia reale e lo schema generale della Battaglia di Kulikovo a Mosca sono stati ricostruiti dagli autori al meglio delle loro conoscenze, qv nelle figg. 6.4 e 6.5.

5. A QUANTO PARE, MOSCA È STATA FONDATA CIRCA NEL 1382.

La "Battaglia di Mosca", presumibilmente combattuta tra i Russi e i Tartari nel 1382, è l'ennesimo riflesso della Battaglia di Kulikovo.

La storia tradizionale ci dice che Mosca fu fondata da Youri Dolgoroukiy nel 1147, poiché il primo riferimento ad una città con questo nome è datato 1147 nella cronologia Scaligeriana-Milleriana. Tuttavia, il Cremlino di Mosca fu costruito per la prima volta sotto Dmitriy Donskoi – cioè alla fine del XIV secolo (cfr. [284], pagine 87-88). Abbiamo già identificato Dmitriy Donskoi come Tokhtamysh-Khan. Due anni dopo la Battaglia di Kulikovo, nel 1382, Tokhtamysh viene a Mosca insieme al suo esercito e due principi di Suzdal. Mosca viene sconfitta. Chi l'ha difesa da Tokhtamysh? Dmitriy Donskoi? È impossibile, dato che i due sono la stessa persona, ed è per questo che il Khan era accompagnato da due principi di Suzdal. Infatti, apprendiamo che poco prima dell'arrivo di Tokhtamysh, Dmitriy era andata a Kostroma. Siamo del parere che Kostroma fosse la residenza del Gran Principe che da lì è venuto a Mosca, accompagnato dal suo esercito. Per questo non era a Mosca, difesa da "Ostey, un principe Lituano" ([36], pagina 78).

Secondo alcune cronache, questa conquista di Mosca del 1382 segna l'inizio di una nuova era "Tartara" ([759], pag. 25). La costruzione del Cremlino e il reale regno di Dmitriy risale a quest'anno, che sembra segnare anche la fondazione di Mosca come grande città fortificata. Come si può vedere, la fondazione di Mosca è avvenuta poco dopo la Battaglia di Kulikovo, e proprio accanto al campo di battaglia.

La nostra ricostruzione è sostenuta anche dalla seguente leggenda:

Nel secolo XVI, quando fu introdotto il concetto di Mosca come terza Roma, "era necessario dimostrare che la stessa fondazione di Mosca assomiglia a quella delle sue sorelle [cioè le prime due Rome - Aut.] - e che era stata segnata anche da un spargimento di sangue su larga scala" ([284], pagina 50). Lo spargimento di sangue in questione è probabilmente una ripercussione della memoria che la città era stata fondata proprio accanto a un campo di battaglia.

La cronaca che riporta che i Russi combattono contro i Tartari a Mosca a pochi anni dalla Battaglia di Kulikovo potrebbe essere un'altro rendiconto della stessa battaglia, anche se più conciso. I cronisti non sono riusciti a riconoscere i due come duplicati, e li hanno separati nel tempo di soli due anni. A proposito, la Battaglia di Kulikovo si è svolta all'inizio di settembre, l'8 settembre, mentre la Battaglia di Mosca del 1382 si è svolta alla fine di agosto, il 26 ([36], pagine 76 e 78).

Il Principe Dmitriy Donskoi vince la Battaglia di Kulikovo, mentre la battaglia di Mosca, che risale al 1382, è stata vinta da Tokhtamysh-Khan, o lo stesso Dmitriy, secondo la nostra ricostruzione.

Segnaliamo un dettaglio interessante per dimostrare come gli storici alterino la storia su Mosca. E' venuto fuori che "M. N. Tikhomirov aveva considerato inaffidabili alcuni episodi della cronaca e non li aveva inclusi nella sua ricerca - per esempio, la versione sul tradimento del Gran Principe Oleg Ivanovich di Ryazan, che presumibilmente aveva indicato il guado più conveniente sul fiume Oka a Tokhtamysh ([841], pagina 59, commento 106). La nostra ricostruzione rende l'episodio facilmente comprensibile - perché Oleg non avrebbe dovuto mostrare il guado al suo signore Dmitriy Donskoi, alias Tokhtamysh-Khan? Nessun tradimento da nessuna parte - ciò che vediamo è un esempio di collaborazione perfettamente normale tra i principi Russi dell’Orda.

Dobbiamo dire ancora qualche parola su Oleg di Ryazan - si presume che sia stato spaventato dalle truppe di Mamai proprio prima della Battaglia di Kulikovo, e abbia implorato i principi Russi di astenersi da azioni militari contro Mamai. Questo evento viene datato al 1380; Oleg diventa un traditore e un alleato dei "Tartari" ([635], pagine 157-158).

Una versione simile del tradimento di Oleg è inclusa nella leggenda del 1382 sulla "Battaglia di Mosca" - Oleg di Ryazan va da Tokhtamysh e "diventa suo collaboratore nella conquista della Russia per il più grande dolore di tutti i Cristiani" ( [635], pagina 191). Oleg diventa così un alleato dei "Tartari". È molto probabile che questa sia la stessa legenda che è stata duplicata a causa di un piccolo errore cronologico.

La battaglia del 1382 è descritta come molto agguerrita - si dice che "Mosca è stata sconvolta nel modo più orribile - vi furono sepolti 10.000 cadaveri" ([841], pag. 50).

Torniamo alla questione delle sepolture di massa a Mosca a partire dal 1380 o 1382.

Tikhomirov riporta quanto segue sulla battaglia del 1382: "c'erano molti teschi e ossa trovati sul lato della collina durante gli scavi al Cremlino, tutti sepolti nella maniera più caotica [cfr. le succitate sepolture caotiche nel vecchio monastero Simonov - Aut. ]. In alcuni luoghi la quantità di crani non corrispondeva in modo evidente alla quantità di ossa; è ovvio che abbiamo scoperto diverse fosse comuni dove parti di corpi smembrati erano state sepolte in modo disordinato - molto probabilmente, le fosse dove i defunti difensori di Mosca erano stati sepolti nel 1382" ([841], pag. 50).

Secondo la nostra ipotesi, questa vasta fossa comune sul territorio del Cremlino (un'altra collina rossa?) è un altro gruppo di tombe comuni dove sono stati sepolti i guerrieri Russi dell’Orda caduti nella Battaglia di Kulikovo. La datazione tradizionale di queste tombe (1382) coincide con l'anno della Battaglia di Kulikovo (1380). Il cimitero del Cremlino si trova accanto ad un monumento molto più recente ad Alessandro II ([841], pagina 59, commento 107).

Altre tombe comuni con i resti degli eroi di Kulikovo si trovano nel Vecchio Monastero Simonov.


6. TOKHTA-KHAN E IL LEADER MILITARE NOGAI COME DUPLICATI DI TOKHTAMYSH-KHAN E MAMAI IL SIGNORE DELLA GUERRA

Lo slittamento cronologico centenario della storia Russa ha creato un duplicato fantasma degli eventi della Battaglia di Kulikovo conosciuti come i disordini nell'Orda, che si presume siano avvenuti alla fine del XIII secolo - un conflitto tra Nogai e Tokhta. Abbiamo già menzionato Nogai come il doppio di Mamai nella nostra relazione sullo slittamento di cento anni trovato nella cronologia consensuale della storia Russa.

7. LA CAPITALE DI DMITRIY DONSKOI = TOKHTAMYSH-KHAN E LA SUA LOCALIZZAZIONE PRIMA DELLA BATTAGLIA DI KULIKOVO

Passiamo alla tradizione ecclesiastica. La fine del XIV secolo (data della Battaglia di Kulikovo) è comunemente associata alla famosa Festa della Purificazione ecclesiastica associata all'icona di Vladimir della Beata Vergine Maria. Il nome Russo della festa è sretenye, e troviamo anche una strada chiamata Sretenka a Mosca, chiamata così per commemorare l'arrivo di questa icona da queste parti a causa della presunta invasione di Timur-Khan, poco dopo la Battaglia di Kulikovo.

Purtroppo, non abbiamo trovato dettagli sulle origini di questa festa, che era una volta una giornata molto importante nel calendario Ortodosso, in nessuno degli antichi testi religiosi che abbiamo studiato - in particolare, non c'è alcun canone ecclesiastico che la descriva. Tuttavia, c'è un antico canone ecclesiastico Russo associato all'icona della Beata Vergine Maria Fyodorovskaya, conosciuta molto meno della sua controparte di Vladimir. Gli eventi della storia Russa relativi a questo canone risalgono alla stessa epoca - all'inizio del XV secolo, la Battaglia di Kulikovo è ancora un ricordo molto recente. Questo canone probabilmente contiene la risposta alla nostra domanda sulla reale ubicazione della capitale di Dmitriy.

Il canone ecclesiastico ci dice in modo inequivocabile che la capitale del principe Russo che governava in quel periodo era a Kostroma: "Come sei bella, o grande Città di Kostroma, e l'intera terra Russa. . ." (canon troparion); ". . . perché le più grandi difese contro tutti i nemici sono stati concesse alla vostra città, Kostroma, e all'intera terra della Russia" (canon kathisma), qv nelle fonti ecclesiastiche del XVI-XVII secolo.

Si presume che Dmitriy Donskoi sia "fuggito" a Kostroma poco prima dell'avvento di Tokhtamysh; diventa chiaro il motivo per cui le cronache si riferiscono a Kostroma - la città era la capitale dello Zar Dmitriy, conosciuta anche come Tokhtamysh-Khan, ed è qui che lui ha preparato il suo esercito per la marcia verso Mosca. Kostroma è una grande città vicino a Yaroslavl, o Grande Novgorod, come stiamo iniziando a capire. Vaghe testimonianze su Kostroma che cerca di diventare la capitale della Russia sopravvivono ancora nella storia - la sua concorrente era Mosca ([686], pagina 124). Kostroma era la terza città più grande della Russia dopo Mosca e Yaroslavl ([438], pagina 97).

La nostra ipotesi è la seguente: la città di Kostroma era la residenza dello Zar Russo, o Khan, alla fine del XIV inizio del XV secolo. Mosca non assomigliava affatto a una capitale, ma piuttosto a un territorio conteso dove i principi dell’Orda, o Russia, si sono scontrati (la parola "kalki" sta per posto speciale per tornei, o per campo di battaglia). La costruzione di Mosca è stata promossa da Dmitriy Donskoi subito dopo la Battaglia di Kulikovo; tuttavia, non c’era nulla di lontanamente simile a una capitale all'epoca, né il posto era noto come Mosca prima del secolo XVI, cioè quando la capitale Russa vi fu trasferita.

8. SULLA STORIA DELLA CHIESA DELLA NATIVITÀ DI NOSTRA SIGNORA, CHE FA PARTE DEL VECCHIO MONASTERO SIMONOV

Si presume che "la prima chiesa di legno sia stata costruita qui nel 1370" ([13], #25). Più tardi, in quell’anno, "il monastero Simonov fu fondato sul sito della Chiesa della Natività di Nostra Signora, che è stata poi trasferita in un nuovo luogo, mezzo verst a Nord, dove si trova ancora oggi" ([706]); cfr. anche [803], volume 3, pagina 111). Così, il Vecchio Monastero Simonov non è altro che la Chiesa della Natività di Nostra Signora e il cimitero che la circonda. Vediamo che quando qui è stato fondato un vero monastero, completo di muri, torri ed edifici pubblici, il luogo prescelto si trovava a circa 1000 metri dalla vecchia chiesa, il che significa che il terreno di sepoltura era talmente grande da non poter essere integrato nei locali del monastero. Il monastero Simonov, così com’era nel XVIII secolo, si può vedere nella fig. 6.39; il disegno è accurato e chiaro - lo abbiamo verificato noi stessi quando abbiamo visitato l’Antico e il Nuovo Monastero Simonov nel 2000 confrontando molti dei dettagli del vecchio disegno con le costruzioni sopravvissute.

Vediamo una chiesa bianca in questo disegno del XVIII secolo, sulla sinistra del monastero e sotto la collina con il Monastero Krutitsy. È la Chiesa della Natività di Nostra Signora nel Vecchio Simonov; stranamente, si differenzia in larga misura dalla chiesa moderna (cfr fig. 6.24). Nella fig. 6.39 la chiesa sembra una torre alta con tetto a padiglione; ha una sovrastruttura sormontata da una piccola cupola, qv nella fig. 6.40. Vediamo una lunga fila di finestre proprio sotto il tetto, e un’ala laterale a semicerchio con una propria cupola. Questa chiesa oggi è completamente diversa (cfr. fig. 6.24). Come possiamo vedere, c’è stata una ricostruzione radicale - molto probabilmente nel XIX secolo che ha anche portato alla distruzione di tutte le iscrizioni e reliquie relative al Battaglia di Kulikovo. Questa distruzione deve essere stata la vera ragione della "ricostruzione" della chiesa della Natività di Nostra Signora nel XIX secolo.

Apprendiamo che "nel 1870 è stato costruito un memoriale di ferro sulle tombe di Peresvet e di Oslyabya, a noi note dal 1660. Il seguente passaggio, scritto da una persona che ha visitato frequentemente la chiesa all'inizio del XX secolo, è davvero edificante: ‘ ... siamo stati nel Antico Simonovo, dove abbiamo visto la chiesa attraverso una finestra e ci siamo inchinati davanti al sepolcro di Peresvet e Oslyabya, che si può vedere attraverso la finestra, meditando sull'icona di Santa Sofia sopra l'altare. Il 23 giugno 1915 siamo stati di nuovo nell’Antico Simonovo, sbirciando tra le finestre della chiesa e cercando di vedere il sepolcro di Peresvet e Oslyabya. Un giovane con cui abbiamo parlato, probabilmente figlio di qualche membro del clero, ci ha detto che il terreno intorno alla chiesa era pieno di ossa umane; erano stati trovati interi scheletri" ([306], numero 6, pagine 311 e 319-320).

Vediamo il sepolcro di Peresvet e di Oslyabya curato in un modo strano - i visitatori che lo desiderano sono costretti a camminare sul perimetro della chiesa sbirciando dalle finestre. Bisogna anche notare che è "noto a noi dal 1660", come detto più sopra. Questo significa che le vecchie lapidi di Peresvet e Oslyabya sono state distrutte nel 1600? Probabilmente sì, poiché la metà del XVII secolo fu l'epoca in cui la memoria del Grande pre Romanoviano Impero Russo "Mongolo", conosciuto anche come l'Orda, veniva distrutta con grande vigore ed entusiasmo.

"Dopo che il tempio ha cessato di funzionare, il sepolcro di ghisa è stato venduto come rottame di ferro per un totale di 317 rubli e 25 kopek" ([405], pag. 21). Un disegno del sepolcro in questione può essere visto nella figura 6.41.

Figura 6.39. Il Monastero Simonov nel XVIII secolo. Tratto da [568], pagina 69. A sinistra si vede il monastero di Krutitsy (la Corte della Krutitsy).

Figura 6.40. Un'immagine in primo piano con la Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Monastero Simonov. Era ovviamente diversa nel XVIII secolo - la chiesa è stata ricostruita nel XIX secolo, molto più piccola. Tratto da [568], pagina 69.

Gli operai dicevano, nel 1978, che una fossa di fondazione era stata scavata vicino alla chiesa, e che molti antichi teschi erano venuti alla luce (tutti buttati via). Il tempio è stato chiuso nel 1928... è diventato parte dei locali di una fabbrica e di conseguenza ha raggiunto un livello di degrado estremo. Il campanile è stato distrutto, senza che restasse altro che il pavimento del terreno, allo stesso modo l'intera cupola. Grossolani buchi per finestre e porte sono stati fatti nel muro. Non c'era accesso alla chiesa - si poteva osservare dal monastero Simonov che si trova a circa 200 metri a Nord, attraverso la recinzione e vicino al terreno sportivo" ([803], volume 3, pagina 112)

Figura 6.41. Monumento in ghisa sulle tombe di Peresvet e Oslyabya al Vecchio Monastero Simonov. Installato nel 1870. Venduto come rottami metallici quando la chiesa fu chiusa nel 1928. Tratto da [568], pagina 76.

"Solo a causa della posizione intransigente della comunità la Chiesa della Natività di Nostra Signora è sopravvissuta al tentativo di trasformarla nel magazzino che le autorità di fabbrica avevano pianificato di costruire al suo posto; tuttavia, la sua campana fu demolita nel 1932 ([406], #6, pagina 38).

"La tragedia della chiesa, una reliquia di primaria importanza annessa alla centrale elettrica "Dynamo"... negli anni '60 aveva attirato per la prima volta l'attenzione dell'opinione pubblica. Pavel Korin, artista meritevole, ha scritto quanto segue sul giornale "Komsomolskaya Pravda": "C'è un'altra vecchia ferita di cui non posso tacere. Ci sono date nella nostra storia, il cui solo pensiero nobilita lo spirito. Una di queste date è il 1380 - il grande e imparziale Campo di Kulikovo, dove "c'è stata una grande battaglia, più grane di tutte le battaglie mai combattute in Russia", con "sangue che cadeva come da una nuvola carica di pioggia". . . Ma quante persone sanno che Peresvet e Oslyabya sono sepolti nella Chiesa della Natività di Nostra Signora a Mosca? Oggi si trova nei locali della fabbrica "Dynamo" a Mosca … l'antica terra consacrata viene scavata senza esitazione. L'edificio vibra dal ruggito dei motori sulle ossa degli eroi, senza nemmeno una placca commemorativa in vista – è questo che rappresenta la loro gloria? La nostra nazione è stata patriottica fin da tempi immemorabili; Il patriottismo rende sempre lo Stato e l'individuo più grandi e nobili. Cerchiamo di essere più coerenti e di avere tolleranza zero con la profanazione blasfema dei luoghi sacri nazionali" ([803], volume 3, pagina 113).

Tuttavia, i dibattiti sulla salvezza della chiesa sono cessati nel 1966, lo stesso anno in cui sono iniziati, per riprendere più di 10 anni dopo, nel 1979, quando si celebrava il 600° anniversario della Battaglia di Kulikovo. Numerose discussioni sulla necessità di restaurare il monumento della gloria nazionale sono state pubblicate su una serie di riviste - ad esempio la rivista Ogonyok . . . all'indirizzo pubblico dell'accademico D. S. Likhachyov sulla Pravda. . . e molti altri. Dato che le autorità della fabbrica si erano rifiutate di concedere anche solo un metro quadrato del loro territorio, era nato anche il progetto di fare un passaggio sotterraneo verso la chiesa. Tuttavia, l'anniversario era passato senza che un singolo piano diventasse realtà. Infine, la Moskovskaya Pravda pubblicò tre articoli sulla Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Simonov. . . I motori furono rimossi dalla chiesa; tuttavia, questa fu l'unica operazione attuata nel 1984 - i lavori di restauro non sono ancora iniziati" ([803], pag. 1 13).

9. MAMAI IL TEMNIK NOTO ANCHE COME IVAN VELYAMINOV IL TISYATSKIY.
Entrambi i titoli corrispondono al rango di comandante dell'esercito e si traducono come "leader di migliaia"


La biografia di Dmitriy Donskoi contiene l’episodio di un’altra vittoria in cui il suo principale oppositore era un comandante militare ("tysyatskiy" o "temnik" - entrambi i titoli si traducono come "leader di migliaia", vedi [782], numero 1, pagina 16). Ci riferiamo alla vittoria di Dmitriy su Ivan Velyaminov. A quanto pare, il grado di tisyatskiy era esistito in Russia fino al regno di Dmitriy Donskoi; I comandanti militari di quel rango quasi eguagliavano i grandi principi in quanto a potere e importanza. Secondo A. Nechvolodov: "Vediamo quanto fosse importante un tirsyatskiy - il leader di tutte le forze popolari dell'esercito. A quanto pare, Dmitriy aveva considerato questo rango come un anacronismo il che aveva provocato la rabbia dei boiardi oltre a ridurre il potere reale del Gran Principe. Pertanto, dopo la morte dell'ultimo tirsyatskiy, Vassily Velyaminov, Dmitriy decise di abolire del tutto il rango. Tuttavia, Ivan, il figlio di Vassily, che intendeva ereditare il titolo di suo padre, lo considerò un affronto mortale" ([578], libro l.page 782).

Gli eventi si sono manifestati nel modo seguente: Ivan Velyaminov tradisce Dmitriy e fugge da Mamai nell'Orda ([578], libro 1, pagina 782; cfr. anche [568], pag. 61). L'evento si svolge nel presunto anno 1374 (o 1375) e quindi precede di qualche anno la Battaglia di Kulikovo, 1380. Di conseguenza, scoppia una guerra. Nello stesso periodo in cui Velyaminov ha tradito Dmitriy, Mamai tradisce Mahomet-Khan e avvia i preparativi per la campagna contro Dmitriy: "Mamai aveva rimosso Khan-Khan perché si era stancato di governare per conto di quest'ultimo, proclamandosi Khan. nell'estate del 1380 aveva riunito un enorme esercito" ([578], libro 1, pagina 789). Questa data segna l’inizio dell’invasione di Mamai, la Battaglia di Kulikovo è la sua apoteosi.

La nostra teoria è molto semplice: il boiardo Ivan Velyaminov, che aveva tradito Dmitriy Donskoi, è lo stesso personaggio di Mamai, che si era ribellato contro Khan rivendicando il titolo per se stesso. Questo tradimento aveva portato a un conflitto militare di portata senza precedenti e alla violenta Battaglia di Kulikovo. Questa nostra ricostruzione è sostenuta dai cronisti Russi - Ivan Velyaminov, "venuto nella terra dei Russi", fu catturato e decapitato sul campo di Kuchkovo: "Nonostante il voltagabbana avesse una serie di appoggi importanti, Dmitriy dette comunque l'ordine di giustiziarlo: il traditore fu decapitato sul campo di Kuchkovo. . . Il cronista riferisce che... l'esecuzione colpì profondamente il pubblico. . . anche il conio di Dmitriy riflette la memoria di questo evento" ([568], pagina 61).

Figura 6.42. Le monete di Dmitriy Donskoi. Due monete in prima fila commemorano la vittoria di Dmitriy Donskoi su Ivan Velyaminov, o Mamai, sul Campo di Kulikovo (o Kuchkovo). Bisogna prestare attenzione al fatto che alcune monete combinano lettere in Russo e in arabo - l'arabo è Evidentemente stato una delle lingue ufficiali usate nell'impero Russo, o l'Orda. Questo non dovrebbe sorprenderci - secondo la cronologia modificata, la famosa conquista medievale Araba del VII-VIII secolo è un riflesso della conquista del XIV-XV secolo da parte della Grande Conquista "Mongola", o Russa. Tratto da [568], pagina 62.

Figura 6.43. La copia del disegno della moneta di Dmitriy Donskoi per commemorare la vittoria sul signore della guerra Russo Ivan Velyaminov, o Mamai. Tratto da [568], pagina 62.

Figura 6.44. La copia del disegno di un’altra moneta di Dmitriy, anch’essa consacrata a commemorare la vittoria su Ivan Velyaminov. Nella mano sinistra Dmitriy tiene in mano un oggetto che potrebbe essere la testa tagliata del nemico, o uno scudo modellato come una testa umana. Potrebbe essere un'allusione alla famosa "antica" leggenda greca di Perseo e al capo della terrificante Gorgona Medusa attaccato al suo scudo. Questa leggenda "antica" potrebbe essere stata raccontata per la prima volta dopo la Battaglia di Kulikovo? Tratto da [568], pagina 62.

Figura 6.45. Una miniatura della Litsevoy Svod (seconda metà del XVI secolo). Vediamo una scena di battaglia. il principe Russo sulla sinistra tiene in mano uno scudo che rappresenta una testa umana (cfr. Perseo e la testa di Gorgon). Tratto da [38], pagina 17.

Figura 6.46. Un ingrandimento della miniatura sopra descritta con la testa umana sullo scudo del principe Russo. Tratto da [38],

Che cosa se ne può ricavare? Dmitriy Donskoi, dopo aver celebrato una delle più grandi vittorie della storia Russa, una che lo aveva reso famoso in tutto il mondo, commemora con nuove monete un evento completamente diverso, cioè l'esecuzione di Ivan Velyaminov, un traditore catturato per sbaglio. Tuttavia, anche una sola occhiata alle monete ci rivela che l'evento in questione assomiglia molto di più a una battaglia che a un'esecuzione - sia Dmitriy che il suo nemico sono impegnati in una lotta, con spade nelle mani (vedi figg. 6.42, 6.43 e 6.44). Vediamo su queste monete la raffigurazione della vittoria in una battaglia che è stata abbastanza grande da finire sulle monete di Dmitriy. La vittoria è avvenuta sul campo di Kuchkovo ([568], pag. 61 ), dove Dmitriy Donskoi ha "decapitato" Ivan Velyaminov – nient’altro che il campo di Kulikovo, secondo la nostra ricostruzione, dove Mamai venne messo in fuga. Una rappresentazione simbolica dell'esecuzione che avrebbe dovuto seguire la battaglia è visibile nella copia disegnata della moneta nella figura 6.42 (in alto a destra).

D'altro canto, le monete nelle figg. 6.42 e 6.44 ci portano ad altre questioni; è possibile che Dmitriy nella mano sinistra
stia tenendo uno scudo con raffigurata una faccia umana. Vediamo disegni di scudi simili in diverse antiche illustrazioni Russe (nella fig. 6.45, per esempio, vediamo una miniatura della "Litsevoy Svod" con una scena di battaglia; il principe sulla sinistra tiene in mano uno scudo con una testa umana, qv nella fig. 6.46.

Questo ci porta all'antico mito greco di Perseo, il cui scudo era stato decorato con la testa dell'orrenda Gorgona. In Chron 1 e Chron 2 dimostriamo che il mito di Perseo e della Gorgona è in relazione diretta con la storia Russa, essendo una mera immagine mitica delle imprese attribuite al vero personaggio conosciuto come San Giorgio = Genghis-Khan, che aveva vissuto nel XIV secolo. Il nome Gorgona potrebbe essere una versione distorta del nome "Georgiy" (per ulteriori informazioni su questo argomento, vedere Chron5).

Il cosiddetto campo Vorontsovo esiste ancora come parte di Mosca, proprio accanto al Kulishki; il suo nome deriva dal clan boiardo dei comandanti militari Russi Vorontsov-Velyaminov ([803], volume 2, pag. 388).

L'ultimo di loro era proprio Mamai, che si era sollevato contro Dmitriy Donskoi.

Il libro Quaranta Volte Quaranta ci racconta quanto segue sulla moderna Strada del Campo Voronsovo: "Nel XIV secolo c'era un villaggio qui; apparteneva all'illustre clan Bosniaco dei Vorontsov-Velyaminov; l'ultimo comandante militare in capo nel rango o tysyatskiy veniva da questo clan. Dopo la sua esecuzione, il villaggio è divenuto proprietà del Gran Principe Dmitriy Donskoi, che lo ha concesso al Monastero Andronyev" ( [803] , Volume 2, pag. 388).

Il campo Vorontsovo, o campo di Mamai, era stato quindi concesso al Monastero Andronikov costruito per commemorare la vittoria su Mamai; vediamo una spiegazione semplice e logica per questi eventi lontani.

In effetti, il nome stesso Velyaminov (Velya-Min) può essere una forma distorta di Veliy Mamai, o Mamai il Grande.

10 . LA BATTAGLIA DI KULIKOVO È STATA DOCUMENTATA NEL FAMOSO LIBRO DI MARCO POLO

L’opera di Marco Polo, Il Libro delle Meraviglie ([510] e [1263] descrive l’impero "Mongolo" nell’epoca del suo sesto Khan Khubilai, o Kublai ([510], pag. 111). Marco Polo era un suo contemporaneo. La storia Scaligeriana fa risalire questi eventi alla fine del XIII secolo; tuttavia, secondo la nostra ricostruzione, l'epoca in questione è la fine del XIV secolo. Il sesto Gran Khan, o Zar del Grande Impero Mongolo, fondato da Genghis-Khan - Georgiy Danilovich, non era altro che il famoso Grande Principe Dmitriy Donskoi. In effetti - il primo Khan era stato Georgiy Danilovich (Genghis-Khan), il secondo - Ivan Kalita = Caliph (Batu-Khan), il terzo - Simeone il Fiero, il quarto - Ivan il Rosso, il quinto - Dmitriy di Suzdal e il sesto - Dmitriy Donskoi, qv nella tabella precedente.

Ci si dovrebbe aspettare che Marco Polo descriva la Battaglia di Kulikovo come l’evento più famoso dell’epoca di Dmitriy e la battaglia più importante del Medioevo. Questa nostra aspettativa è effettivamente soddisfatta, e lo è in un modo molto spettacolare - Marco Polo offre una lunga e coinvolgente interpretazione di questa battaglia, dedicando un intero capitolo (77-80) alla sua descrizione ([510], pagine 110-117).

Marco Polo utilizza il nome Nayan o Nayam per riferirsi a Mamai (la versione dipende dalla traduzione; cfr. [510] e [ 1263]. Il Khubilai-Khan menzionato da Marco Polo si identifica come Dmitriy Donskoi, mentre Nayam-Khan è lo stesso personaggio storico del Mamai delle cronache Russe. Ricordate che i suoni M e N erano spesso confusi l'uno con l'altro, soprattutto nei testi dell'Europa Occidentale, dove sono stati trascritti tutti con lo stesso simbolo, ossia una tilde sulla vocale precedente, qv in Chron5. Jagiello, o Jagailo, il principe Lituano, si chiama Re Kaidu. Come i cronisti Russi, Marco Polo riferisce che Kaidu-Khan (Jagiello) non è riuscito ad arrivare in tempo al campo di battaglia.

Secondo Marco Polo, la guerra è cominciata con la disobbedienza dello zio del Gran Khan Nayam (Mamai), che "decise che avrebbe rifiutato l'Autorità del Gran Khan [Donskoi], se gli fosse riuscito, gli avrebbe strappato l'intero stato. Nayan [Mamai] aveva mandato inviati a Kaidu [Jagiello] - un altro potente sovrano e nipote del Gran Khan... Nayam [Mamai] gli ordinò di attaccare il Gran Khan [Donskoi] da una parte, mentre lui stesso l’avrebbe attaccato da un'altra per strappargli terre e governo. Kaidu [Jagiello] aveva accettato e aveva promesso di giungere accompagnato da centomila cavalleri... i due principi [Mamai e Jagiello] avevano iniziato i preparativi per la campagna contro il Gran Khan, radunando moltissimi soldati, fanteria e cavalleria.

Il Gran Khan [Donskoi] lo aveva scoperto; non si era fatto sorprendere, e aveva iniziato. . . a preparare il suo stesso esercito, dicendo che se non avesse giustiziato questi traditori e ribelli... non avrebbe avuto bisogno di corona o di governo. Il Gran Khan [Donskoi] aveva preparato le sue truppe in 10 o 12 giorni, senza che nessuno, tranne il suo consiglio, se ne accorgesse. Aveva raccolto 360.000 cavalleri e 100.000 fanti; le truppe che avevano risposto alla sua chiamata erano quelle più vicine, da cui il loro piccolo numero. Ci sarebbero stati molti altri guerrieri, ma erano molto lontani, a conquistare angoli lontani del mondo, e quindi non sarebbe stato in grado di farli arrivare in tempo... il Gran Khan partì con la sua orda di guerrieri, e in circa 20 giorni arrivò sulla pianura dove Nayam [Mamai] si era fermato con il suo esercito, 400.000 cavalieri in tutto. Il Gran Khan [Donskoi] era arrivato presto al mattino; il nemico non lo sapeva, dal momento che il Gran Khan [Donskoi] aveva bloccato ogni strada e catturato ogni passante, quindi il nemico non si aspettava il suo arrivo. Il suo arrivo colse di sorpresa Nayam [Mamai] , che giaceva nella sua tenda con la sua adorata moglie" ([510], pagine 111-113).

Figura 6.47. L'inizio della battaglia tra Kubilai-Khan (Kubla-Khan) e Nayan-Khan (o Nayam). Antica miniatura del libro di Marco Polo. Estratto da [1263], portafoglio 34, pagina 82.

Figura 6.48. Una chiusura di un frammento della miniatura di cui sopra. Nayam o Nayam si sta riposando con sua moglie prima della battaglia. Entrambe hanno una corona d'oro reale sulla testa.

Nella fig. 6.47 vediamo un’antica miniatura del libro di Marco Polo, che raffigura la battaglia tra Nayam e il Gran Khan. Di lato (fig. 6.48) si vedono Nayam-Khan (Mamai) e sua moglie circondati da truppe, mentre il frammento della fig. 6.49 ritrae il Gran Khan (Dmitriy Donskoi) che attacca le truppe di Nayam = Mamai. A proposito, tutte le facce, comprese quelle di Nayam-Khan (Mamai) e sua moglie, sono tipicamente europee, qv nella fig. 6.48.

Ricordiamo che l’antica miniatura della fig. 6.49 enfatizza la giovane età del Gran Khan, che è come dovrebbe essere, visto che era un giovane all'epoca della Battaglia di Kulikovo. Sia il testo della miniatura che quello di Marco Polo sottolineano la partecipazione personale del Gran Khan (Donskoi) alla battaglia. A proposito, nella miniatura lo vediamo montato, con un'imbracatura rossa sul cavallo e una corona d'oro sulla testa: "Questa volta il Gran Khan [Donskoi]. . . era andato in battaglia personalmente; aveva mandato i suoi figli e i suoi principi ad altre battaglie, ma questa volta aveva voluto prendere parte personalmente all'azione militare" ([510], pag. 117). Anche le cronache Russe enfatizzano l'effettiva partecipazione di Dmitriy Donskoi alla Battaglia di Kulikovo.

"All'alba il Gran Khan [Donskoi] apparve sulla collina vicino alla valle, mentre Nayan [Mamai] stava nella tenda, sicuro che nessuno potesse attaccarlo. . . Il Gran Khan stava in alto, con le sue insegne sventolanti. . . Nayan [Mamai] e il suo esercito si accorsero dell’esercito del Gran Khan, e ci fu grande panico; tutti corsero alle armi, cercando di prepararsi e rimanere in formazione. Entrambe le parti si preparavano a combattere; c'era un gran rumore di corni e altri strumenti, e si sentiva forte l’inno da battaglia. I Tartari hanno questa usanza di aspettare il rullo del tamburo del comandante militare prima di combattere. . . Entrambi gli eserciti erano pronti ora; il Gran Khan [Donskoi] iniziò a far battere i suoi tamburi, e i soldati veloci hanno cominciato a galoppare l'uno contro l'altro brandendo archi, spade, mazze e picche pronti per la battaglia, mentre la fanteria aveva iniziato l’assalto armata con balestre e altre armi... Iniziò una battaglia violentissima, con frecce che cadevano come pioggia. Cavalli e cavalieri cadevano morti a terra; il gran rumore della battaglia era più forte del tuono.

Figura 6.49. Un primo passo di un frammento della miniatura del libro di Marco Polo. Kublah-Khan attacca Nayan-Khan. Estratto da [1263], portafoglio 34, pagina 82.

È necessario sapere che Nayam [Mamai] era stato battezzato Cristiano, e aveva una croce Cristiana sulle sue insegne. . . non c'era mai stata una battaglia così violenta. Nemmeno al giorno d'oggi si vedono eserciti così grandi, con così tanti cavalieri. Furono uccise moltissime persone da entrambe le parti; la battaglia infuriò fino a mezzogiorno, e il Gran Khan [Donskoi] alla fine sconfisse il suo nemico.

Nayan [Mamai] e i suoi soldati vedendo che non potevano più resistere fuggirono. . . Nayan [Mamai] fu catturato, e il suo esercito si arrese al Gran Khan [Donskoi],

Il Gran Khan [Donskoi] aveva appreso che Nayan [Mamai] era stato catturato e ordinò di farlo giustiziare. . . dopo questa vittoria, il Gran Khan [Donskoi] ritornò nella sua capitale a Kanbaluk ... Kaidu, l'altro Zar [Jagiello] venuto a sapere della sconfitta e dell'esecuzione di Nayam [Mamai], decise di astenersi dalla battaglia, temendo che potesse capitargli un destino simile" ([510], pagg. 113-117).

Questa descrizione di Marco Polo è in perfetta concomitanza con i punti focali della Battaglia di Kulikovo come riferito nelle cronache Russe, secondo le quali Mamai aveva effettivamente preso accordi con Jagiello affinché entrambi attaccassero contemporaneamente Dmitriy Donskoi; tuttavia, non erano riusciti a unire le forze, dato che Dmitriy prese Mamai di sorpresa, attaccandolo un giorno prima che Jagiello potesse unirsi a lui.

La Battaglia di Kulikovo è durata dalla mattina a mezzogiorno, ed è esattamente ciò che ci dice Marco Polo. Secondo le cronache Russe, la battaglia era iniziata nella terza ora del giorno contando dall'alba, e si era conclusa con la nona ora ([635], pagine 120-125). Se la trasformiamo in tempo astronomico, possiamo dire che la battaglia è iniziata verso le 8 del mattino e si è conclusa verso le 2 del pomeriggio.

Le cronache Russe riportano che Jagiello fece dietrofront e fuggì non appena la notizia della sconfitta di Mamai lo raggiunse ([635], pagine 126-127). Marco Polo segnala una situazione simile - Kaidu apprende della sconfitta di Nayam e si astiene dalla battaglia per la paura ([510], pagina 17). Inoltre, i nomi Jagiello (o Yagailo) e Kaidu contengono la radice Gai (Kai).

Marco Polo menziona anche un dettaglio interessante e importante che non è riuscito a entrare in nessuna "antica" cronaca Russa curata dai Romanov, ossia il fatto che Nayam-Khan (Mamai) era Cristiano e che c'era una croce sulle sue insegne ([510], pagina 116). Abbiamo già menzionato il fatto che il nome Mamai (o Mamiy) è un nome Cristiano, e che si può trovare nel calendario ecclesiastico.

Fig. 6.50. Un ritratto di Kubilai-Khan tratto da un'incisione cinese. Così l'artista cinese ha disegnato Dmitriy Donskoi, credendolo un Mongolo nato vicino ai confini della Cina. Tratto da [510], pagina 120.

Concludiamo con un curioso ritratto di Khubilai (o Dmitriy) che si dice sia stato disegnato in Cina (fig. 6.50). Gli artisti Cinesi hanno vissuto molto più tardi degli eventi che illustravano. Vediamo Dmitriy come un tipico Mongolo, nel senso moderno della parola; è naturale che gli storici considerino questo ritratto come il più verace di tutti.

11 . ALTRI LUOGHI A MOSCA COLLEGATI IN UN MODO O NELL'ALTRO ALLA BATTAGLIA DI KULIKOVO

11.1. Sette chiese nel campo di Kulikovo, o nel Kulishki a Mosca

Oggi ci sono sette antiche chiese nell'area di Kulishki (o sul campo di Kulikovo, secondo la nostra ricostruzione). Alcune di loro hanno subito una metamorfosi significativa. Sembra tuttavia che il ricordo della Battaglia di Kulikovo e di Dmitriy Donskoi continui a vivere nei nomi di queste chiese e nella loro storia. C'è anche una croce ad un'estremità del campo - un monumento a Dmitriy Donskoi. E lo troviamo proprio dove ci aspettiamo di trovarla (cfr. fig. 6.51). Ulteriori dettagli saranno forniti in seguito.

La disposizione delle chiese di "Kulikovo" è molto eloquente di per sé - circondano il perimetro del campo di Kulikovo qv nella fig. 6.52. Alcune di loro sono state fondate dallo stesso Dmitriy Donskoi. Facciamo un elenco di queste chiese.

1 ) La Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki, situata nella piazza che era stata chiamata Varvarskaya, poi Piazza Nogina, e Piazza Slavyanskaya a partire dal 1992. È l'angolo tra la Strada Slavyanskiy e la Strada Solyanskiy ([803], volume 2, pagine 156-159). Il nome Kulishki è sopravvissuto nel nome della chiesa: "Fu costruita inizialmente sotto il Grande Principe Dimitriy Ioannovich Donskoi in memoria dei guerrieri Ortodossi morti l'8 settembre 1380 nella Battaglia di Kulikovo. Nel 1687 è stata effettuata una ricostruzione; le più recenti e sostanziali opere di restauro si sono svolte nel 1845. Il campanile risale al XVII secolo" ([803], volume 2, pag. 156).

Figura 6.51. Un monumento a Dmitriy Donskoi sulla collina Taganskiy (Collina Rossa), adiacente al Kulishki di Mosca, o campo di Kulikovo. Potrebbe essere questo il luogo dove è stato trovato Dmitriy Donskoi ferito dopo la battaglia? Lo scultore moderno avrebbe potuto non essere a conoscenza di quanto sia stato scelto bene il luogo - a Mosca potrebbe essere ancora viva una vaga memoria della Battaglia di Kulikovo.

Durante la visita al monastero Andronikov del 21 maggio 2000, i sacerdoti del monastero ci hanno detto che molti dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo furono sepolti accanto alla Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki. Non siamo riusciti a trovare alcuna prova documentale di questo fatto; tuttavia, vi sono alcune indicazioni indirette a conferma. In primo luogo, la chiesa è stata specificamente eretta in memoria dei guerrieri morti nella Battaglia di Kulikovo ([803], volume 2, pagina 156). In secondo luogo, si sa che "il pavimento della chiesa era stato inizialmente usato come cripta. Nella conca absidale sono state trovate tombe del XV-XVI secolo.. negli anni 1620 e 1630 i morti furono seppelliti sotto i pavimenti delle gallerie, dove è stata trovata una serie di lapidi bianche, proprio come quelle usate in quell'epoca. . . "Frammenti dell'iniziale chiesa di legno risalenti ai tempi di Dmitriy Donskoi sono stati trovati alla profondità di 5 metri durante la ricostruzione iniziata nel 1976. La parte inferiore della chiesa di pietra è 3 metri e oltre sotto terra" ( [803], volume 2, pagina 158).

Il fatto stesso che qui ci sia una vecchia necropoli, fondata contemporaneamente alla costruzione della chiesa nel XIV secolo, conferma la teoria secondo cui i guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo potrebbero essere sepolti qui - sarebbe perfettamente naturale, visto che la Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki è la chiesa più famosa legata alla Battaglia di Kulikovo.

Si dice che la necropoli originale sia sepolta a circa cinque metri o anche più di profondità, e sarebbe molto interessante organizzare qui degli scavi archeologici.

2) La chiesa di Cosma e Damiano a Shubin – nell'ex Vicolo Kosmodemyanskiy; attualmente 2, Vicolo Stoleshnikov (cfr. #14 in [803], volume 2): "La chiesa di Cosma e Damiano a Shubin, esisteva già nella prima parte del XIV secolo, e il fatto che il vicolo in questione fosse noto come Vicolo Shubin nel XVIII secolo, ci ha portato all'ipotesi che il vicolo esistesse anche nel XIV secolo, e che lì ci fosse stato la corte del nobiluomo Ioakinf Shuba, che aveva messo la sua firma per la validazione sul testamento Dmitriy Donskoi" (citazione fornita in conformità a [824], pag. 226).

Pertanto, esiste un legame indiretto tra la chiesa e il nome di Dmitriy Donskoi – o almeno si presume che sia stata fondata durante il suo regno.

3) La Chiesa dei Tre Santi (Basilio il Grande, Gregorio il Divino e Giovanni Crisostomo a Kulishki, accanto al mercato Khitrov (cfr. n. 25 in [803], volume 2). "E 'possibile che la chiesa (conosciuta all'epoca come Chiesa di San Frol e San Lavr) esistesse dal 1367 come Chiesa dei Tre Santi. Nota da 1406" (citazione fornita secondo [13], #22).

4) La chiesa di Pietro e Paolo a Kulishki, accanto alla porta Yaouzskiye. 4, Vicolo Petropavlovskiy, cfr. [803], volume 2, pag. 95. La parola "Kulishki" è presente nel nome della chiesa.

Figura 6.52. Il campo di Kulikovo al bivio di Moskva e Yaouza, visto dalla collina di Taganskiy, o la posizione dell’esercito di Mamai. Foto scattata nel 1995. Gran parte del campo di Kulikovo rimane priva di costruzioni ancora oggi; vediamo una piazza e un obelisco militare. Inoltre, secondo le vecchie mappe di Mosca, su questa parte del campo di Kulikovo non si è mai costruito.

5) La Chiesa della Trinità che dà la Vita a Khokhlovka o Stariye Sady. 12, Vicolo Khokhlovskiy. Presumibilmente conosciuta dal XVII secolo; il nome di questa chiesa conteneva la parola "Kulishki". Apprendiamo quanto segue: "le chiese più antiche contengono tutte la formula 'a Kulishki' come parte del loro nome: la Chiesa di Pietro e Paolo, la Chiesa dei Tre Santi, la Chiesa della Natività di Nostra Signora, la Chiesa di Tutti i Santi. . . e la Chiesa della Trinità" ([803], volume 2, pagina 146).

6) La Chiesa all’Incrocio della Natività di Nostra Signora a Kulishki, 5, Solyanka Street, all’angolo del 2, Vicolo Podkolokolniy ([803], volume 2, pagina 153). Anche in questo caso la parola "Kulishki" fa parte del nome della chiesa.

7) La chiesa di Kir e Giovanni a Kulishki, 4, via Solyanka. Si presume che la chiesa sia nota dal 1625 ([803], volume 2, pag. 268). La parola Kulishki è presente nel nome della chiesa.

A parte le sette chiese sopra menzionate, bisogna anche indicare la chiesa di San Vladimir il Principe a Stariye Sady, 9, Vicolo Starosadskiy, all’angolo di Vicolo Khokhlovskiy. Il sito della chiesa in questione è citato nel testamento di Vassily I, figlio di Dmitriy Donskoi, del 1423. È noto che "all’inizio del XV secolo la "Nuova Corte" di Vasilij (la sua residenza estiva), aveva la chiesa come parte del suo complesso" ([803], volume 2, pagine 141-142).

Fig. 6.53a. Il vecchio piano dell'estuario del Yaouza, un fiume di Mosca (risale al 1670 circa). Vediamo che la riva destra del fiume, dove la nostra ricostruzione trova il campo di Kulikovo, è ancora libera da qualsiasi tipo di costruzione. Si è scoperto che nel XVII secolo questa terra veniva utilizzata solo per l'orticoltura. Archivio di Ancient Acts (RSAAA), fondo 210, Belgorod, punto 1722, pagina 240. Fondo di Razryadniy Prikaz, un'istituzione militare reale. La fotografia ci è stata data nel 2001 dal professor V. S. Kousov, MSU, Dipartimento di Geografia.

Fig. 6.53b. Ingrandimento di un frammento del piano del 1670 riprodotto nella figura 6.53a; il piano ci dice esplicitamente che la zona in questione è stata utilizzata per scopi orticoli.

Un'altra chiesa legata a Dmitriy Donskoi stava a Lubyanka, proprio accanto a Kulishki - la Chiesa Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria in Piazza Lubyanskaya (angolo della Via Serov, qv in [803], volume 2, pagina 253): "Alexandrovskiy suggerisce che... la Chiesa Grebnyovskaya sia stata costruita per ospitare l'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria, portata dalla cattedrale del Cremlino, da Vassily III - un edificio fin dall'inizio costruito in pietra. Secondo la tradizione orale, l'icona è stata offerta a Dmitriy Donskoi nel 1380 dai Cosacchi della regione del fiume Chara, che scorre nell'estuario del Don ( [803], volume 2, pagina 253).

Oltre a questo, c’è la Chiesa della Natività di Nostra Signora a Mosca, che fa parte del gruppo del Cremlino di oggi. Si dice che sia stata costruita dalla Gran Principessa Yevdokiya, moglie di Dmitriy Donskoi, in memoria della Battaglia di Kulikovo. V. Nazarevskiy ci parla di questa chiesa: "La Chiesa della Natività di Nostra Signora, che troviamo all’interno della cittadella del Cremlino, è stata costruita dalla Gran Principessa Yevdokiya in memoria della Battaglia di Kulikovo, che si è svolta l’8 settembre, giorno della Natività di Nostra Signora secondo il calendario ecclesiastico" ([568], pagina 70).

Possiamo vedere come il Kulishki a Mosca e le aree adiacenti mantengano ancora la memoria del Gran Principe Dmitriy Donskoi. Dal punto di vista Scaligeriano, questo non sembra troppo ragionevole - molti Gran Principi hanno regnato a Mosca, e il fatto che il suo nome sia quello che incontriamo più spesso richiede una spiegazione. Siamo del parere che la nostra ricostruzione dia una risposta esaustiva a questa domanda: Mosca è una città fondata proprio sul campo di battaglia dove l’esercito di Dmitriy ha schiacciato il nemico nella Battaglia di Kulikovo. Il fatto che la memoria di Dmitriy Donskoi sia rimasto nella toponimia di Mosca ne è una logica conseguenza.

In effetti, occorre anche prestare attenzione al fatto che il campo di Kulikovo, o Kulishki a Mosca, rimane ancora in larga misura libero da edifici e costruzioni, come da fig. 6.52; gli unici edifici che si trovano qui oggi sono ex caserme, ancora occupate dai militari ( per la maggior parte dal Ministero della Difesa).

Questa tradizione potrebbe risalire all'epoca di Dmitriy Donskoi e alla Battaglia di Kulikovo?

Secondo le mappe di Mosca che datano al XVIII secolo, non c’erano edifici vicino al Kulishki (cfr. fig. 6.53, per esempio; è una vecchia mappa tratta da [626]).

Inoltre, si può vedere un vecchio piano nella fig. 6.53a (che risale al 6.53a circa), dove l'assenza di edifici sulla riva destra del fiume Yaouza è perfettamente visibile – intorno ci sono terreni agricoli, qv nella parte ingrandita del piano (fig. 6.53b). Questa fotografia unica è stata portata alla nostra attenzione per gentile concessione del professor V. S. Koussov, MSU, Dipartimento di Geografia.

11.2. Sepolture di massa a Kulishki, nel centro di Mosca

Nel 1999 abbiamo ricevuto una lettera molto interessante, di cui si cita qui di seguito un frammento. Ci è stata mandata da I. I. Kourennoi, capitano delle Forze Spaziali e ingegnere della Accademia di Ingegneria Miliatare Pietro il Grande. Riporta quanto segue:

"Attualmente sto facendo ricerche sulle sepolture di massa a Kulishki. La questione è che l'ex Accademia Dzerzhinsky, conosciuta oggi come l’Accademia di Pietro il Grande, è praticamente costruita su fondamenta fatte di ossa, letteralmente così. Ai tempi in cui ero cadetto (circa 1992-1993) stavo contribuendo a fermare una perdita in uno dei seminterrati dell’Accademia. Quando siamo arrivati nei seminterrati, abbiamo visto soldati che spalavano ossa in grandi quantità. Il nostro storico accademico ci ha detto che non era nulla se paragonato alla quantità di ossa dissotterrate durante la costruzione dei campi ricreativi dell’Accademia (due campi da tennis, un campo da calcio e una serie di campi da pallavolo e basket) che si possono vedere dal lato della Strada Kitayskiy accanto all'Hotel Rossiya. L'Accademia occupa un gigantesco edificio del XVIII secolo; uno dei lati dell'edificio si affaccia sul fiume Moskva, l'altro corre parallelo al Muro Kitaygorodskaya, il terzo si affaccia su Kulishki (via Solyanka) e il quarto, più in alto sulla confluenza di Yaouza e Moskva. Queste enormi quantità di ossa mi sono venute in mente mentre leggevo della vostra ipotesi sulla battaglia tra le truppe Russe e Mamai a Mosca. Oggi si presume che le ossa in questione siano state sepolte lì dopo la guerra del 1812, quando nel nostro edificio c'era un ospedale Francese (uno dei pochi edifici in pietra che ha avuto la fortuna di sopravvivere al grande incendio). Ciò può essere vero; tuttavia, visto che nel 1812 non ci sono state battaglie significative a Mosca, e nessuno è riuscito a trovare monumenti o iscrizioni che identificassero i morti in questione come soldati Francesi portati qui dopo altre battaglie nella guerra con la Francia, così come i miei ricordi di persone che citano frammenti di armi che risalgono senz’altro a epoche precedento e che sono state trovate su questo sito, credo che sarebbe opportuno controllare la conformità delle reliquie rispetto alla vostra versione".

Crediamo che questa ricerca sarebbe di grande interesse.

Figura 6.54. Monastero Andronyev (o Andronikov) nel XVIII secolo. Tratto da [568], pagina 71.

Fig. 6.55. La visione generale del monastero Andronikov nel XVIII secolo. Watercolor per Camporesi. Tratto da [100], pagina 132.

Figura 6.56. La cattedrale Spasskiy del Monastero Andronikov nelle sue condizioni moderne. Foto scattata nel 2000.

11.3. Il monastero Andronikov e la Battaglia di Kulikovo

Il famoso monastero Spaso-Andronikov, uno dei monasteri più antichi di Mosca, si trova proprio accanto a Kulishki - sulla sponda ripida dello Yaouza, a sinistra della Piazza Taganskaya = Krasniy Kholm (La collina rossa) come si vede da Kulishki, qv nelle figg. 6.54 e 6.55. Questi luoghi sono molto probabilmente anche legati alla Battaglia di Kulikovo, motivo per cui il monastero Andronikov è stato fondato proprio lì. La costruzione e la decorazione della Cattedrale Spasskiy, che fa parte del monastero, sono state realizzate nel 1390-1427 (cfr. [569], pagine 1-2). In altre parole, la cattedrale di pietra è stata costruita subito dopo la Battaglia di Kulikovo, che risale al 1380. C'è un ricordo del fatto che il monastero è stato fondato per commemorare la battaglia. La cattedrale ha assunto la sua forma moderna solo nel XIX secolo, quando è stata ricostruita dopo l'invasione Napoleonica ([556] e [805], vedi fig. 6.56). Evidentemente, "nel secolo XVII-XIX la cattedrale è stata sfigurata dalle ricostruzioni, che hanno portato anche alla distruzione dei vecchi affreschi. La cupola è caduta durante l'incendio del 1812, e la cattedrale ha subito una ricostruzione radicale" ([805]). Si è scoperto che non ci sono nemmeno disegni della cattedrale prima della ricostruzione. Gli storici ci dicono che "non è sopravvissuta nessuna conoscenza dell’aspetto originale della cattedrale" ([556]). Il "restauro" della cattedrale nel XX secolo si è basato su concetti piuttosto vaghi di come la cattedrale "avrebbe dovuto sembrare in realtà". Si apprende che "moltissimi ricercatori di architettura Russa hanno studiato la cattedrale per ricostruirne l'aspetto iniziale. . . La cattedrale è stata restaurata nel 1960 da un gruppo di architetti guidato da L. A. David" ([805]).

Il critico d'arte V. G. Bryussova scrive quanto segue: "il Monastero Andronikov e la sua Cattedrale Spasskiy occupano un posto speciale nella storia della cultura Russa. Andrei Roublev viveva e lavorava qui; questo monastero è diventato anche il suo ultimo luogo di riposo. Il monastero una volta era eccezionalmente famoso, ma c'è uno strano velo che nasconde la sua storia. Le cronache descrivono la costruzione di quasi tutte le altre chiese in pietra a Mosca, ma non c’è una sola parola sulla costruzione della cattedrale del Monastero Andronikov - tutto ciò che troviamo sono informazioni fuorvianti" ([100], pagina 49).

D'altro canto, "l'analisi di fonti scritte che riportano la costruzione del monastero ci conducono alla conclusione che il suo fondatore non fossse altri che Cipriano [il Metropolita attivo all'epoca della Battaglia di Kulikovo - Aut.]... Dopo aver raggiunto il pulpito pan-Russo, Cipriano aveva deciso di commemorare la vittoria su Mamai ... fondando un monastero. . . e nominò Padre Superiore Andronico... è comprensibile che la consacrazione di questa cattedrale facesse riferimento alla famosa immagine del Sudario, che da tempo immemorabile decorava le insegne militari, aiutando l'esercito Russo sul campo di battaglia, secondo la tradizione popolare. L'aspetto architettonico della cattedrale incarna perfettamente il concetto di monumento alla vittoria" ( [ 100], pagina 121).

M. N. Tikhomirov, sottolineando importanza del monastero Andronikov, lo descrive così:

“Il Monastro Andronikov divenne un centro culturale chiave a Mosca immediatamente dopo la sua fondazione ... in una delle fonti trovaimo la descrizione della cerimonia tenuta da Dmitriy Donskoi dopo la sua vittoria sul fiume Don. Questa descrizione deve essere stata fatta dopo la scomparsa di Cipriano, il che le conferisce una certa qualità leggendaria; tuttavia, gli eventi su cui si basa sono reali. Pertanto, la vittoria dell'esercito Russo sul Don è associata anche al monastero Andronikov" ([842], pagg. 222-223; anche [843], pagine 243-244).

Vi sono prove dell'incontro di Cipriano con Dmitriy Donskoi sul luogo del monastero dopo la Battaglia di Kulikovo. Secondo V. G. Bryussova, "L’edizione di Cipriano della "Storia della battaglia con Mamai" presenta la storia dell’incontro tra Cipriano e Dmitriy Donskoi sul luogo in cui fu costruito il monastero Andronikov" ([100], pag. 121).

La visita alla Cattedrale Spasskiy nel 1999 ha lasciato gli Autori con una triste e fosca impressione. Secondo la Storia Concisa del Monastero Andronikov ( [569] ), scritta dall'arciprete della cattedrale, la "Cattedrale Spasskiy del monastero, precedentemente conosciuta come Monastero Spaso-Andronikov, è il tempio più antico che sopravvive a Mosca ... Ai tempi del terzo Padre Superiore del monastero, il Reverendo Alessandro ... qui è stata costruita una cattedrale di pietra bianca, di "grande bellezza", con "opere d'arte da viva meraviglia". . . realizzata da Andrei Roublev e Daniel Chorniy "in memoria dei loro padri". . . la costruzione e la decorazione sono state realizzate nel 1390-1427 . . . nel XVIII secolo sono stati distrutti gli affreschi dei divini maestri, senza che si salvasse nient'altro che l'ornamento floreale nelle nicchie dell'altare" ([569], pagine 1 e 2).

Ci è stato detto così che l'opera d'arte della cattedrale Spasskiy è sopravvissuta all' "orribile giogo dell'Orda e dei Mongoli", così come ai tumulti del XVI secolo con l'oprichnina, ecc., aveva anche resistito ai Grandi Disordini del XVII secolo. Eppure nel XVIII secolo, quando i Romanov finalmente presero le redini del potere nelle loro mani, diedero l'ordine di distruggere tutti gli affreschi del monastero. Perché mai avrebbero dovuto farlo? La portata della "rettifica" Romanoviana della storia Russa nella cattedrale Spasskiyè chiaramente visibile a qualsiasi visitatore - il vasto spazio delle mura e della cupola è completamente vuoto. L'ordine dato dai Romanov è stato eseguito meticolosamente: non c'è intonaco su nessuna parete, solo mattoni nudi. Tutto questo deve aver richiesto un'enorme mole di lavoro - per trovare gli operai, costruire l'impalcatura e pagare tutto il lavoro. I vandali non hanno ritenuto nemmeno necessario dipingere i muri; al giorno d'oggi non vediamo altro che mattoni e malta - il passato è stato sradicato nel modo più crudele possibile. Dopo tutto, i Romanov avrebbero potuto giustificare in qualche modo il loro ordine di distruggere i vecchi affreschi della cattedrale Spasskiy, sostenendo, per esempio, che fossero datati o sostenendo fossero in cattive condizioni. Non hanno fatto nulla del genere - gli unici affreschi "Mongoli" sono stati distrutti barbaramente, con evidente disprezzo per l’antica storia della Russia.

Di fatto, abbiamo appreso della distruzione Romanoviana degli affreschi nella Cattedrale Spasskiy del XVIII secolo dai materiali pubblicati dal prevosto della cattedrale Vyacheslav Savinykh nel 1999 ([569]). Gli storici moderni rimangono con la bocca cucita quando sono costretti a parlare dell'oltraggio Romanoviano - V. G. La Bryussova, per esempio, autore di un'opera voluminosa intitolata “Andrei Roublev”, che contiene una rappresentazione dettagliata della storia del Monastero Andronikov, non va al di là delle due seguenti caute frasi: "E 'possibile che una descrizione dell'opera d'arte prima della distruzione si trovi negli archivi - e che meriti la nostra attenzione" ([100], pagina 53). Inoltre: "Gli unici frammenti di affreschi ancora in vita si trovano sulle pendenze per l’apertura delle finestre dell'altare" ([100], pagina 53).

I due frammenti della vecchia opera d’arte nelle nicchie delle finestre sono gli unici resti del vecchio splendore della cattedrale. E' degno di nota che siano di natura ornamentale - né santi, né angeli, né altre immagini che ci siano familiari oggi. I frammenti ornamentali rimanenti sono piuttosto insoliti. Non è nemmeno "floreale", come ci dice la guida ( [569] , pagina 2). Vediamo tracciati circolari e varie figure geometriche. Sulla finestra sinistra si vede una croce formata da un cerchio e quattro mezzalune Ottomane. Secondo Bryussova, "Uno degli elementi ci ricorda l'ornamento della famosa Cattedrale Ouspenskiy a Vladimir... un motivo analogo è presente anche nella Chiesa dell'Assunzione sul Campo di Volotovo. . . Le pubblicazioni che si occupano di capolavori di opere d’arte decorativa purtroppo non dedicano sufficiente attenzione alla riproduzione di ornamenti e altri motivi decorativi" ([100], pag. 53). L'argomento è quindi poco interessante per gli storici contemporanei.

Come si vede, il simbolismo nella decorazione ecclesiastica usato nell'arte pre-Romanoviana era radicalmente diverso dallo stile delle cattedrali Romanoviane presenti sin dal XVII secolo. È possibile che si possa avere un'idea di com'era il vecchio stile dell’Orda Russa studiando la decorazione artistica delle moschee Musulmane - ornamenti di natura floreale e geometrica, senza esseri umani. Ricordiamo al lettore che anche l’antica decorazione artistica scoperta di recente nella cattedrale di San Basilio a Mosca è ornamentale (per maggiori dettagli, consultare Chron6).

Cominciamo a renderci conto che, una volta che i Romanov sono riusciti a rafforzare la loro posizione, hanno proceduto ad imporre cambiamenti radicali nei simboli usati dallo Stato e dalla Chiesa, come pure nei rituali ecclesiastici. L'obiettivo era la completa cancellazione della Grande "Mongolia" Russia dalla memoria storica - le "inaccettabili" mezzalune Ottomane, le stelle, ecc. Si deve pensare che le antiche opere della Cattedrale Spasskiy nel Monastero Andronikov avessero qualche qualità che provocava un particolare odio da parte dei Romanov, e che questo li avesse portati a decidere la barbara distruzione dell'intera opera artistica del monastero. Devono aver sofferto un destino così orribile per il loro legame diretto con la storia della Battaglia di Kulikovo a Mosca - è possibile che i muri della cattedrale fossero decorati da icone e murali che raffiguravano in modo veritiero la battaglia. Questo è, dopo tutto, prevedibile perché, come abbiamo già detto, ci sono leggende che raccontano di Dmitriy Donskoi proprio in questo punto dopo la Battaglia di Kulikovo.

Un processo analogo si è svolto nell'Europa occidentale del XVII-XVIII secolo, quando anche lì si stava alterando la storia antica. Ricordiamo che la stella Ottomana e la Mezzaluna sono state tolte dalla guglia dell'enorme cattedrale Gotica di San Stefano a Vienna, QV in Chron6, capitolo 5, 1 1. I Romanov stavano scalzando le opere d'arte dalle mura delle cattedrali del Cremlino nello stesso periodo. Per maggiori informazioni, consultate Chron4, Capitolo 14:5.

Torniamo al Monastero SpasoAndronikov. Questo è quanto ci racconta l’Arciprete Vyacheslav (Savinykh), responsabile della cattedrale, nel suo lavoro: "Il virtuoso Principe Dmitriy Donskoi aveva pregato nella Cattedrale Spasskiy poco prima della Battaglia di Kulikovo [si presume che una chiesa di legno fosse stata costruita qui nel 1360 e ricostruita in pietra dopo la Battaglia di Kulikovo - Aut.]. . . Ed è qui che egli ha lodato il Signore per la vittoria. I corpi di molti eroi caduti in questa battaglia sono sepolti nel cimitero del monastero" ([569], pagina 1). Questo fatto è menzionato anche in [556]. "La più antica necropoli di Mosca, di grande importanza storica, era rimasta per molto tempo all'interno dei confini del monastero. Si sa che il Molto Reverendo Sergiy di Radonezh aveva visitato il monastero la notte prima della battaglia... e aveva benedetto l'esercito per la vittoria. Gli eroi della grande battaglia, caduti per la madrepatria, sono stati sepolti con grande solennità nel Monastero Spaso-Andronikov; da quel giorno questo cimitero è stato l'ultimo luogo di riposo dei soldati caduti per difendere il loro paese" ([556]).

E così si scopre che molti dei soldati caduti nella Battaglia di Kulikovo furono sepolti nel cimitero del famoso Monastero Andronikov. La nostra ricostruzione offre una spiegazione perfetta di questo fatto, suggerendo che la Battaglia di Kulikovo si sia svolta nel territorio di Mosca.

Oggi la vecchia necropoli del Monastero Andronikov è di fatto distrutta. Come ci è stato detto al museo del monastero, l'enorme necropoli è stata rasa al suolo nel 1924, senza lasciare nulla. La maggior parte del suo territorio si trova al di fuori del monastero, poiché uno dei muri del convento è stato spostato nel XX secolo. Questo ha dimezzato il territorio del monastero, e la necropoli è finita fuori dai suoi confini. Le moderne fotografie relative al sito in cui la necropoli stava in precedenza si possono vedere nelle Figg. 6.57 e 6.58. Al giorno d'oggi vi si trova una piazza squadrata, con il tram che passa di lato. Il muro del monastero che si vede nelle figg. 6.57 e 6.58 fu costruito nel XX secolo per sostituire il vecchio muro che una volta circondava l'intera necropoli. Recentemente sono state installate molte croci di legno per segnare il vecchio terreno di sepoltura (vedi figg. 6.59 e 6.60). Come ci è stato detto nella Cattedrale Spasskiy, queste croci sono state messe lì con l'esplicito scopo di commemorare gli eroi morti nella Battaglia di Kulikovo e sepolti qui nel XIV secolo. Qui si sta costruendo una cappella.

È particolarmente degno di nota che il voluminoso lavoro di V. G. Bryussova ([100]) rimanga completamente in silenzio sul fatto che molti degli eroi di Kulikovo sono stati sepolti nella necropoli del monastero Andronikov. Non c'è una parola a riguardo nel moderno libro dell'archeologo L. A. Belyaev intitolato Gli Antichi Monasteri di Mosca (ultimo XIII - inizio XV secolo) e Dati Archeologici ( [62] ). L. A. Belyaev offre una raccolta completa di dati relativi ai monasteri, ma non dice una sola parola sulle antiche tombe dei molti eroi della Battaglia di Kulikovo. Egli rimane inoltre del tutto silente sulla distruzione degli affreschi nel XVIII secolo. Perché fa così? Riluttanza a farsi coinvolgere in questioni controverse, o solo ignoranza?


Figura 6.57. La visione generale della vecchia necropoli del Monastero Spaso-Andronikov, che non si trova più nei locali del monastero. Sullo sfondo vediamo il muro del monastero, ricostruito nel XX secolo. I guerrieri sepolti sul campo di Kulikovo sono stati sepolti in questo cimitero. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.58. La piazza sul sito della vecchia necropoli del monastero. Foto scattata nel 2000.

Riteniamo che sia una vergogna - come può essere vero? I molti eroi caduti nella Battaglia di Kulikovo, una delle più importanti battaglie della storia Russa, sono sepolti nel famoso monastero di Andronikov, che si trova nel centro di Mosca - eppure gli storici e gli archeologi moderni non fanno il minimo riferimento a questo fatto fingendo che non sia di alcun interesse o fingendo ignoranza. Ribadiamo: crediamo che sia una vergogna totale e assoluta. Il Prevosto della Cattedrale Spasskiy è l'unica persona a menzionare l'antico cimitero vicino alla chiesa ([569], pagina 1) - eppure gli esperti storici rimangono sordi. Come mai i numerosi eroi della Battaglia di Kulikovo sepolti nei Monasteri Andronikov e Simonov non meritavano nemmeno di essere menzionati nei libri di storia? Come mai non c'è un monumento qui, né fiori, né visitatori?

Figura 6.59. Grande croce di legno, installata in memoria dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo e sepolta nel vecchio cimitero del Monastero Spaso-Andronikov. Queste informazioni ci sono state fornite dagli operai del museo dei monasteri. Foto scattata nel 2000.

Fig. 6.60. Un'altra croce installata vicino alla precedente, ancora in memoria dei guerrieri morti nella Battaglia di Kulikovo. Foto scattata nel 2000.

Nel marzo del 1999 abbiamo visto due vecchie lapidi nel museo del monastero Andronikov, presumibilmente risalenti al secolo XVI (vedi figg. 6.61, 6.62 e 6.63). Questo è quello che ci dicono le annotazioni del museo, almeno. Vediamo una croce a forma di T su entrambe, che sembra esattamente la stessa croce sulle lapidi del vecchio Monastero Simonov. Una delle lapidi del Monastero Andronikov porta ancora i segni di una vecchia iscrizione, che è stata ovviamente scalpellata via e sostituita da una nuova, qv nelle figg. 6.61 e 6.63. Le lettere sembrano molto pulite e precise, e si distinguono visibilmente dal vecchio motivo consumato sulla pietra tombale.

Figura 6.61. Una pietra tombale del XVI secolo dalla necropoli del Monastero Spaso-Andronikov. Al momento è conservata nel museo del Monastero Spaso-Andronikov a Mosca. Vediamo un’antica croce a tre punte - è così che le pietre tombali Russe si presentavano prima del XVII secolo. La scritta è stata restaurata - potrebbe essere una copia dell'incisione iniziale cancellata, ma non è chiaro. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.62. Un'altra lapide del XVI secolo dalla necropoli del Monastero Spaso-Andronikov esposta nel suo museo. Vediamo anche l'antica croce forcata; una volta c'era una lettera nella parte superiore, ma è stata scalpellata via - i frammenti rimanenti non ci permettono di ricostruire una sola parola. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.63. Parte superiore della lapide del XVI secolo con scritte del museo del Monastero Spaso-Andronikov. Foto scattata nel 2000.

Un’altra antica iscrizione è stata scalpellata via dalla seconda lapide, in modo molto rozzo e evidente, nella fig. 6.62 e 6.63. Gli autori non si sono preoccupati nemmeno di coprire le loro tracce, e la loro intenzione di cancellare l'iscrizione dalla pietra e dalla memoria umana è apertamente visibile. Se avessero voluto usare la pietra per un'altra tomba, il vecchio testo sarebbe stato rimosso con maggiore cautela. Non è così - vediamo nella pietra enormi ammaccature e irregolarità (fig. 6.62).

Riassumendo i dati sopra riportati, otteniamo un'immagine molto chiara di quanto segue: risulta che a Mosca esistono antichi cimiteri, molto probabilmente l'ultimo luogo di riposo dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo, e cioè:

1) Il gigantesco cimitero del vecchio Monastero Simonov, qv. sopra

2) L'enorme necropoli del Monastero Andronikov, qv. sopra

3) La sepoltura di massa al Cremlino, qv. sopra

4) l'ipotetico cimitero vicino alla Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki.

5) Le sepolture di massa sul luogo in cui è avvenuta la Battaglia di Kulikovo, nella moderna Accademia di Pietro il Grande (ex Dzerzhinsky), menzionata nella lettera di I.I. Kourennoi, qv in Chron4, capitolo 6: 1.2.

Ribadiamo che nella regione di Tula non sono stati trovati cimiteri di questo tipo nei luoghi dove, secondo gli storici moderni si sarebbe svolta la Battaglia di Kulikovo, nonostante siano stati ricercati con grande diligenza.

11.4. Il moderno memoriale di Dmitriy Donskoi ai piedi della Collina Rossa (Krasniy) o Collina Taganskiy a Mosca


Oggi l’antico campo di Kulikovo contiene la Via Solyanka, l’Accesso Yaouzskiye, la Biblioteca per la Letteratura Straniera e l'altissimo sopra-passaggio sul Terrapieno Kropotkinskaya a Mosca. Come abbiamo già detto, Mamai era accampato sulla Collina Rossa (Krasniy Kholm), dove si trova oggi la stazione sotterranea Taganskaya (da cui il nome di Terrapieno Krasnokholmskaya).

Pertanto, le truppe di Dmitriy Donskoi devono aver attraversato il Fiume Yaouza e essersi dirette verso la Collina Rossa, in alto tra la Biblioteca e il terrapieno.

È curioso che un memoriale sia stato eretto proprio in questo luogo nel 1992, il 25 settembre, il giorno della Battaglia di Kulikovo. Il monumento ha la forma di una croce che sta su una fondazione di granito. Il nome dello scultore è Klykov; sul granito è riportata una scritta che recita: "Ci sarà un monumento a San Dmitriy Donskoi, il Virtuoso Principe e Difensore della Russia. 25 settembre 1992" (cfr. fig. 6.51).

Ci deve essere una tradizione che collega questo posto alla Battaglia di Kulikovo e al nome di Dmitriy Donskoi, che rimane vivo nonostante tutto - ricordiamo al lettore che la Battaglia di Kulikovo si è svolta il 25 settembre 1380. È molto significativo che la croce in questione si trovi di fronte all'attuale campo di Kulikovo, un po' di lato, lungo il Yaouza!

12 . LA BATTAGLIA DI KULIKOVO IN UN'ICONA DEL XVII SECOLO

Studiamo una rara raffigurazione della Battaglia di Kulikovo su una vecchia icona di Yaroslavl, risalente alla metà del XVII secolo e scoperta nel 1959 (pagine 136-137; e anche [142], pagina 130). L'icona raffigura la vita e gli atti di Sergiy di Radonezh ([142], pagina 130). La riproduciamo nella fig. 6.64. L'icona è considerata "un capolavoro della scuola di Yaroslavl e dell'arte Russa del XVII secolo in generale" ( [ 142], pag. 132). Proprio al centro dell'icona vediamo Sergiy di Radonezh. L'icona è "completata da una scena di battaglia che mostra la sconfitta delle truppe di Mamai, disegnata su una lunga striscia relativamente stretta (30 centimetri). L' anonimo artista ha creato un quadro unico della famosa Battaglia di Kulikovo, con una quantità incredibile di dettagli, personaggi e note esplicative" ([142], pagina 133).

Nella fig. 6.65 si vede la parte sinistra del pannello, mentre la parte destra è riprodotta nella fig. 6.66. Chiariamo inoltre il significato esatto del termine "scoperta" applicato alle icone. Di solito le icone erano ricoperte da uno strato di olio per l’essiccazione, che alla fine, scurendosi, diventava quasi completamente nero nel corso di circa 100 anni. Venivano quindi disegnate nuove immagini sopra le icone annerite; spesso marginalmente diverse dall'originale, e a volte completamente diverse. Questo processo poteva anche svolgersi più volte. La scienza chimica del XX secolo consente di eliminare strati più recenti e di ripristinare quelli più vecchi; ciò significa che l'icona di Yaroslavl nel suo stato moderno, "scoperto", non era visibile nel XVIII-XIX secolo. Lo strato superiore non deve avere nulla in comune con la scena in questione, scoperta nel 1959 ([96], pagine 136-137). Questo raro quadro è riuscito così a sfuggire all'attenzione degli storici. Utilizziamo l’ingrandimento di un frammento dell'icona da [996] (pagine 136-137). Ci si potrebbe chiedere che fine abbia fatto oggi quest’icona.

Figura 6.64. Icona agiografica di San Sergiy di Radonezh, da [142], pagina 130.

Figura 6.65. L’antica icona chiamata "La storia della battaglia contro Mamai" che raffigura la Battaglia di Kulikovo (parte sinistra dell'icona). Molti dei dettagli che vediamo in questa icona confermano la nostra ipotesi secondo cui la Battaglia di Kulikovo si è svolta davvero a Kulishki, a Mosca, e che entrambi gli eserciti erano Russi, le ostili "forze Tartare" sono pura immaginazione. L'icona è datata a metà del XVII secolo. L'opera d'arte è stata progressivamente oscurata dallo strato scuro di olio di essiccazione; è stata scoperta solo nel 1959. Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.66. "La storia della battaglia contro Mamai". Parte destra dell'icona. Tratto da [996], pagine 136-137.

osa si vede sull'icona? Molte cose interessanti - in primo luogo, i volti e le armi dei Tartari non differiscono dai volti e dalle armi dei soldati Russi - entrambi gli eserciti sembrano identici. L'esercito Russo di Dmitriy Donskoi è sulla sinistra, e l'esercito "Tartaro" di Mamai è sulla destra. Il dettaglio più significativo è il fatto che i soldati di Mamai stanno attraversando un fiume per raggiungere il campo di Kulikovo, scendendo lungo la pendenza ripida di una collina alta mentre si avvicinano al fiume. Lo si vede chiaramente nella fig. 6.66 - tutto è in perfetta concomitanza con la nostra ricostruzione. In effetti, le truppe di Mamai, che si trovavano sull’alta Collina Rossa (Taganskiy Hill) avrebbero dovuto scendere e attraversare il famoso fiume Yaouza a Mosca; e infatti vediamo che l’esercito di Mamai attraversa il fiume.

Il fatto che le truppe "Tartare" di Mamai siano state effettivamente costrette a guadare il fiume, proprio come vediamo sull'icona, si riflette nel seguente passaggio del Racconto della Battaglia con Mamai: "Simon Melik disse al Gran Principe che lo Zar Mamai aveva già guadato il fiume ed era arrivato al Guado dell’Oca, a una notte dall’esercito di Dmitriy e puntava a raggiungere il Nepryadva al mattino" ([635], pagg. 164-165). Secondo la nostra ricostruzione, il Nepryadva si identifica con il noto fiume Neglinnaya a Mosca, proprio dietro l'esercito di Dmitriy situato nel campo di Kulikovo. Mamai avrebbe dovuto attraversare lo Yaouza per raggiungere il campo, qv nelle figg. 6.4 e 6.5. Si può notare che il nome Guado dell’Oca (Gussin Brod) potrebbe essere derivato dal nome del fiume Yaouza (Yaouzin Brod); il cronista potrebbe non aver compreso il nome e averlo trasformato nella parola "oca". In alternativa, questa trasformazione può essere stata deliberata, servendo a coprire le tracce Moscovite della storia della Battaglia di Kulikovo. Un'altra possibilità è che il nome Yaouz (Guz) si riferisca ai Cosacchi.

Bisogna notare che gli storici non indicano il Guado dell’Oca nel quadro della versione Romanoviana, che localizza gli eventi in questione nell'area del Don. Dicono che " il Guado dell’Oca non è stato ancora localizzato" ([631], pag. 215).

Torniamo alla vecchia icona; è pieno di sorprese. Un altro fatto sorprendente è che entrambi gli eserciti hanno le stesse insegne che sventolano sopra di loro – sia i Russi che i Tartari. E' assolutamente sorprendente dal punto di vista Scaligeriano — siamo stati nutriti da sempre con la versione dell'esercito Russo Ortodosso di Dmitriy che combatte gli invasori stranieri che aderiscono ad una fede diversa. Il che implicherebbe, almeno, simboli diversi sulle insegne.

Cosa vediamo invece sull'icona? È perfettamente visibile dalle figg. 6.67-6.70 che sia i Russi che i "Tartari" hanno sopra di loro le stesse insegne con il Sudario di Cristo – le antiche insegne dell'esercito Russo in tempo di guerra, in altre parole (cfr. fig. 6.71). Il fatto che le truppe "Tartare" di Mamai abbiano un’insegna Russa sopra le loro teste può solo significare che la Battaglia di Kulikovo è stata combattuta nel corso di una sanguinosa guerra civile tra gli eserciti di Dmitriy Donskoi e Ivan Velyaminov il Tisyatskiy.

Figura 6.68. Un’insegna dei "Tartari" con l'immagine del "Sudario" Russo - Ortodosso, portata in battaglia dai soldati di Mamai. Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.69. Le truppe Russe di Dmitriy Donskoi di fronte alle truppe "Tartare" di Mamai in battaglia sotto lo stesso striscione con l'immagine Ortodossa del "Sudarium". Frammento dell'icona di cui sopra. Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.70. Un ingrandimento dell’insegna portata dalle truppe di Dmitriy Donskoi con il "Sudarium". Frammento dell'icona di cui sopra. [996], pagine 136-137.

Figura 6.71. Vecchia icona Russa a doppia faccia intitolata "Il Sudario". Sul versante opposto si vede l’ "Adorazione della Croce". Attualmente conservata nella Tretyakovskaya Gallery, Mosca. Questa particolare immagine di Cristo era generalmente associata con i militari. Le truppe Russe portavano in battaglia insegne con copie di questa icona. Immagine tratta da [277], pagina 188.

Nella fig. 6.72 si vede la fotografia di un’insegna militare Russa risalente al XVI secolo. L’insegna è conservata nell’Ermitage di San Pietroburgo ([637], inserto a colori) e reca l’immagine del Sudario. Tuttavia, non viene suggerita l'idea che l’insegna in questione sia effettivamente un originale del XVI secolo; ci viene detto che è una copia del XIX secolo. Non si può fare a meno di chiedersi dove sia l'originale, che deve essere più o meno del XIX secolo. Perché oggi ci viene mostrata una copia? L'originale è sopravvissuto? E 'molto probabile che non si possa accedere all'originale a causa del "simbolismo sbagliato" che vi è presente - per esempio, ci dovrebbero essere mezzelune Ottomane con stelle accanto alla testa di Cristo. Le stelle sono rimaste, e le mezzalune sono state rimosse. Potrebbero esserci anche scritte in Arabo, naturalmente rimosse. In ogni caso, l'originale rimane nascosto, e siamo certi che sia stato nascosto per una buona ragione.

Dobbiamo sottolineare come il disegno sull'icona sia assolutamente esplicito – le insegne Sudarium dell'esercito di Dmitriy Donskoi si stanno muovendo verso le stesse insegne dell'esercito di Mamai, qv nella fig. 6.69.

Infine, non si può fare a meno di notare che l’esercito di Dmitriy ha un’intera batteria di cannoni, che vediamo bombardare l’esercito di Mamai a bruciapelo (fig. 6.73). Ogni cannone sembra una mano allungata che regge una corona circondata da una nuvola di fumo. Come abbiamo dimostrato in "Il battesimo della Russia", il famoso Labarum di Costantino è la rappresentazione simbolica di un cannone. Formalmente, non c'è nulla di sorprendente nella batteria dei cannoni, dato che, secondo la storia Scaligeriana, i cannoni sono stati introdotti intorno alla metà del XIV secolo ([1447], pagina 47), all'epoca dell'invenzione della polvere da sparo in Europa ([1447], pag. 357). Tuttavia, gli storici si affrettano ad assicurarci che quelle invenzioni erano state fatte nell'Occidente illuminato, mentre i Russi continuavano ad usare archi, frecce, mazze, asce e così via. Si presume che la forgiatura di cannoni sia stata introdotta molto più tardi, e che la tecnologia sia stata importata dall’Occidente progredito. Il Dizionario Enciclopedico, ad esempio, cerca di convincerci che i primi cannoni Russi siano stati forgiati a Mosca nel XV secolo ([797], pagina 1080). Tuttavia, come oggi si può vedere, la storia reale è completamente diversa - i cannoni venivano forgiati in Russia subito dopo la loro invenzione nel XIV secolo; a quanto pare c’erano sufficienti cannoni nel 1380 per affrontare il nemico con un'intera batteria di artiglieria.

La casa editrice "Veche" ha pubblicato un libro intitolato I Misteri dell'Antica Russia alla fine del 2000 ( [ 113 ] ) ; I suoi Autori sono gli archeologi professionisti A. A. Bychkov, A. Sì. Nizovskiy e P. Y. Chernosvitov. Un terzo del libro (circa 160 pagine) riguarda la Battaglia di Kulikovo, ovvero il capitolo 5 "I misteri della Battaglia di Kulikovo" ([113], pagine 339-498). Gli Autori approfondiscono le caratteristiche archeologiche del luogo nella regione di Tula, chiamato il "Campo di Kulikovo" dagli storici moderni. Abbiamo appreso che non vi sono state scoperte archeologiche di alcun tipo che potessero provare che la Battaglia di Kulikovo, o qualsiasi altra battaglia medievale su larga scala si sia verificata qui. Risulta che le famose scoperte fatte da S. D. Nechayev, proprietario del terreno nel XIX secolo, non abbiano nulla a che fare con la Battaglia di Kulikovo ([113], pagine 370-371). Anche le relazioni di spedizioni archeologiche di epoche successiva (il XX secolo) dimostrano una totale mancanza di tracce che possano portare alla conclusione che da queste parti si sia effettivamente verificata una battaglia medievale ([113], pagine 390391). L’analisi paleogeografica del campo ha dimostrato che "la riva sinistra della Nepryadva era completamente coperta da boschi" ( [ 113], pag. 406). Ciò contraddice i dati delle cronache che parlano di un campo di grandi dimensioni e senza alberi.

Gli Autori sono giunti alla conclusione che la Battaglia di Kulikovo deve aver avuto luogo altrove. Inoltre, in [113] si incontra un breve resoconto della nostra ricostruzione la quale suggerisce che la Battaglia di Kulikovo si sia svolta a Kulishki a Mosca. Gli Autori sostengono che la nostra ricostruzione non è convincente, e subito dopo suggeriscono invece la "propria ricostruzione", secondo la quale il campo di Kulikovo è situato nel territorio della moderna Mosca, ma più a sud, a Shabolovka. Questa versione si chiama la versione di A. A. Bychkov, da uno degli autori del libro. Non possiamo fare a meno di fare il seguente commento sull'atteggiamento generale degli storici nei confronti del nostro lavoro. Siamo sottoposti a critiche accese o, come nel caso di Bychkov, le nostre teorie sono vergognosamente plagiate. Molto spesso fanno con abilità entrambe le cose.

Figura 6.72. Insegna di battaglia Russa del XVI secolo con l'immagine di Cristo (il Sudario). Mantenuto nell'Hermitage di Stato di San Pietroburgo. Vediamo insegne simili sull'icona chiamata "Storia della Battaglia con Mamai" – sia sulle truppe Russe che su quelle Tartare. Tuttavia, questa insegna del XVI secolo non è l’originale, ma piuttosto una replica del XIX secolo - molto probabilmente una copia "corretta". L'originale è rimasto timidamente nei depositi (se è ancora intatto). Tratto da [637].

Figura 6.73. Una batteria di cannoni nell'esercito di Dmitriy Donskoi che sparano al nemico. Frammento dell'icona "Storia della battaglia con Mamai". Tratto da [996], pagine 136-137.

Così, la famosa Battaglia di Kulikovo si è svolta con molta probabilità a Kulishki a Mosca. Anche se Mosca fosse esistita in quel periodo (fine XIV secolo), sarebbe stata comunque un insediamento relativamente piccolo e non una capitale. La memoria della famosa battaglia combattuta in questo campo deve essere sopravvissuta per molto tempo - la toponimia di Mosca è piena di nomi che hanno a che fare con la Battaglia di Kulikovo. Tuttavia, quando gli storici Romanoviani hanno iniziato a riscrivere la storia Russa, si sono trovati di fronte al compito di cancellare le tracce della battaglia, cambiare la geografia degli eventi e "trasferire" la battaglia in un luogo completamente diverso. La questione è che la fondazione di Mosca è stata retrodatata al XII secolo, qualche centinaio di anni prima della sua creazione reale, e di conseguenza la Battaglia di Kulikovo doveva essere trasferita. Questo è facile da capire - se Mosca fosse stata la capitale da molto tempo, la città doveva sarebbe stata piena di costruzioni, rendendo così impossibile una battaglia su un grande campo nel centro della città.

Così, dopo la distorsione della cronologia Moscovita, gli storici dovevano risolvere il problema di spostare la famosa battaglia altrove. La nuova località è stata scelta nelle vicinanze di Tula, a quel tempo vuota di edifici e di insediamenti. A ciò hanno fatto seguito dichiarazioni alla stampa che la famosa Battaglia di Kulikovo tra Dmitriy Donskoi e Mamai si era svolta nella regione di Tula. Tuttavia, bisognava ancora fare un po' di lavoro per rendere possibile tutto ciò, ovvero localizzare un fiume Nepryadva nella regione di Tula e creare qui in generale una geografia "Kulikovo" fantasma. Le vecchie denominazioni erano naturalmente diverse e gli storici e i geografi Romanoviani devono aver copiato i nomi rilevanti per la Battaglia di Kulikovo dalle cronache storiche.

Questa "delocalizzazione geografica" è stata analizzata dalla I. R. Moussina che ha fatto un confronto dettagliato dei nomi incontrati sulle rispettive mappe di Mosca e della regione di Tula. Citeremo alcune delle osservazioni da lei formulate.

Ad esempio, il Tratto Krutitsydi Mosca e il Giardino Krutitskiy (uno dei più antichi edifici architettonici di Mosca - cfr. [735:2], pag. 547) devono essersi riflessi nella geografia della regione di Tula come Kurtsy, il nome di un fiume locale.

Il Kulishki, o il campo di Kulikovo a Mosca, si è trasformato in Tula coi nomi di Kaleshevo e Kulikovka.

C'è un monastero Danilovskiy a Mosca. C'è anche il "villaggio Danilishchev.. come indicato nel testamento di Ivan Kalita" ([800:1], pag. 178). A parte questo, c’è una Piazza Danilovskaya, l’ Argine Danilovskaya e il villaggio Danilovskaya a Mosca. Tula ha ricevuto l'alias di Danilovka sulle mappe.

Poi abbiamo il nome piuttosto noto di Saburovo, un villaggio nei pressi dell'Autostrada Kashirskiy. Fyodor Sabur (o Saburov) prese parte alla Battaglia di Kulikovo, e ai suoi discendenti "furono concessi due feudi nel secolo XVI, uno vicino al villaggio Kolomenskoye e l'altro - a nord di Mosca. Si veda l'articolo dal titolo "Storia del villaggio di Saburovo" all'indirizzo: moskvoved.narod.ru/saburovo.htm Il duplicato a Tula è il villaggio di Saburov e così via. Il lavoro di R. Moussina è estremamente interessante e sarà pubblicato separatamente.

Ecco come alcuni dei nomi "legati a Kulikovo" sono andati da Mosca a Tula. Alla fine la gente si è abituata e ha cominciato a pensarli come nomi locali, mentre gli originali Moscoviti venivano dimenticati.

Sottolineiamo un'altra cosa - si potrebbe avere l'impressione che la nostra ricostruzione, che suggerisce che la Battaglia di Kulikovo è stata combattuta sul sito che oggi fa parte del centro di Mosca, non abbia alcun rapporto diretto con i problemi cronologici, dato che la data della battaglia resta la stessa - l'anno 1380. Perché allora gli esperti storici non hanno trovato tracce del Campo di Kulikovo a Mosca? La ragione è semplice - come abbiamo già detto, sono convinti che Mosca esistesse già come città nel 1380, il che significa che non si sarebbe potuta combattere nessuna battaglia qui. Questa è la dimostrazione di come la cronologia influenzi profondamente la nostra percezione, tra le altre cose, dei fatti geografici.

13 . UNA BREVE STORIA DEL CONIO A MOSCA

Risulta che il conio Russo sia stato "resuscitato" nel regno di Dmitriy Donskoi ([363], volume 5, 450). In termini più precisi, le prime monete coniate a Mosca sono tradizionalmente del 1360, mentre la circolazione più ampia delle monete di Mosca sarebbe iniziata nel 1389, subito dopo la Battaglia di Kulikovo ([806] e [347]).

Questa è un'ulteriore indicazione del fatto che il Principato di Mosca è stato realmente fondato dopo il Battaglia di Kulikovo e non all'inizio del XIV secolo, come cercano di convincerci gli storici Milleriani e Romanoviani.

Infatti, i ricercatori della storia numismatica Russa (cfr. [806] e [347]) iniziano le loro liste di monete in circolazione con le seguenti date e principi:

Il Grande Principato di Mosca, a partire da Dmitriy Donskoi.

Il Grande Principato di Mosca e il Principato indipendente di Galich - a partire dal 1389.

I presidi indipendenti intorno a Mosca - a partire da Dmitriy Donskoi.

Il Grande Principato di Suzdal e Novgorod - a partire dal 1365. Secondo la nostra ricostruzione, in realtà si tratta del Grande Principato di Suzdal e Yaroslavl, visto che Novgorod si identifica con quest'ultimo.

Il Grande Principato di Ryazan, a partire dal 1380.

Il Grande Principato di Tve - Comincia nel 1400.

Principali indipendenti intorno a Tve – Cominciano nel 1400 persone.

Il Principato di Yaroslavl - a partire dal 1400.

Principato di Rostov - a partire dalla fine del XIV secolo.

Novgorod e Pskov - a partire dal 1420.

Corollario. La vera storia dell’inizio del conio di monete Russe può essere tracciata al massimo alla fine del XIV secolo, non prima. Crediamo che questo sia l'inizio del conio delle monete in Russia, e non una "rinascita", come ci dicono gli storici.
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14. la storia del Monastero Donskoi a Mosca e i paralleli con la Battaglia di Kulikovo nel territorio della moderna Mosca

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

14. LA STORIA DEL MONASTERO DONSKOI A MOSCA E I PARALLELI CON LA BATTAGLIA DI KULIKOVO NEL TERRITORIO DELLA MODERNA MOSCA

T. N. Fomenko

T. N. Fomenko, Cand. Sci. (Fisica e matematica), l'Autore di diversi libri e articoli sulla topologia e la geometria algebrica, nonché la teoria degli algoritmi, Assistente Professore alla Suddivisione Matematica Generale del dipartimento di matematica e informatica numerica dell'MSU).

14.1. La battaglia contro il "Tartaro" Kazy-Girey nel secolo XVI, il Monastero Donskoi e l'icona di Nostra Signora del Don

Una breve storia e descrizione del Monastero Donskoi si trovano nel Forty Times Forty, dove viene descritto come il "Convento di prima classe Stavropegial all'esterno della Porta Kaluga" ([803], Volume 3, pagina 244) Vedere le figg. 6.74 e 6.75; nella fig. 6.76 si vede una fotografia moderna del muro settentrionale del monastero.

La versione consensuale ci racconta le seguenti notizie sulla fondazione del Monastero Donskoi (citando da [803], Volume 3, e [31]):

"Fondato nel 1591 per servire da fortificazione e per difendere la Porta Kaluga della città" ([310]).

"Fondato dallo Zar Fyodor Ioannovich nel 1591-1592" (il manoscritto Alexandrovskiy).

"Fondato nel 1593 per commemorare la miracolosa liberazione di Mosca dall'invasione di KazyGirey, un Khan Crimeano, nel 1591, sul luogo in cui era stato posizionato il treno reggimentale Russo, insieme alla chiesa mobile del Molto Reverendo Sergiy di Radonezh, dove era stata installata l'icona di Nostra Signora del Don, dopo che era stata trasportata intorno alle mura di Mosca e all'accampamento dell'esercito. Dopo la battaglia che si scatenò per tutta la giornata del 4 luglio, il Khan fuggì la mattina del 5, dopo aver assaggiato la resistenza dell'esercito Russo e lasciandosi alle spalle il treno con i rifornimenti. Il monastero era conosciuto come il monastero di Nostra Signora del Don "al Treno".

L'icona di Nostra Signora del Don, ospitata nel monastero, aveva accompagnato Dmitriy Donskoi durante la sua campagna contro Mamai; Gli Zar Russi l’hanno pregata nel XVII secolo perché gli venisse data la vittoria sui loro nemici. Una sacra processione era partita dal Cremlino verso il convento il 19 agosto" ([239] e [803], volume 3, pagina 244).

L'identità del fondatore della ex Chiesa rimane poco chiara, come pure il tempo della sua fondazione. Potrebbe essere stata fondata dallo stesso Sergiy di Radonezh per commemorare la vittoria di Dmitriy Donskoi nella battaglia del 1380, combattuta sul campo di Kulikovo, che sarebbe poi diventata parte di Mosca? Ricordate che, secondo la nostra ricostruzione, le truppe di Dmitriy Donskoi erano partite dal villaggio di Kolomenskoye a Mosca, dirette verso il Kotly.

Il momento in cui l'icona di Nostra Signora del Don è stata trasferita alla chiesa del Monastero Donskoi rimane sconosciuto, così come l'identità di chi ha dato il via a questo trasferimento. L'icona è legata a Dmitriy Donskoi, che porta alla naturale presunzione che possa essere stata tenuta nella vecchia chiesa della Madonna prima del XVII secolo. Altrimenti, perché gli Zar avrebbero dovuto iniziare a rivolgere le loro "Preghiere per la vittoria" a questa icona del XVII secolo? Forse è stata venerata anche in epoche precedenti, a partire dalla fine del XIV secolo con la vittoria nella Battaglia di Kulikovo.

Poi c’è da chiedersi della processione sacra dal Monastero Donskoi al Cremlino a Mosca - 19 agosto. Perche' il 19? Questa data non può essere legata a Kazy-Girey, sconfitto il 4 luglio, circa sei settimane prima. La scelta della data è probabilmente legata alla memoria di Dmitriy Donskoi e alla sua campagna contro Mamai. Ricordiamo che la Battaglia di Kulikovo si è svolta l'8 settembre 1380, mentre il suo duplicato, noto come "Battaglia di Mosca combattuta contro i Tartari", è datato al 26 agosto 1382 dagli storici moderni (cfr. il capitolo 6:5 di CRON4 sopra). Entrambe le date (26 agosto e 8 settembre) sono ovviamente molto più vicine al 19 agosto, data della processione, rispetto al 4 luglio. A proposito, il nome di Kazy-Girey potrebbe essere una versione leggermente distorta di "Kazak-Geroi", o "l'eroe cosacco".

Fig. 6.74 Un'antica incisione raffigurante la Cattedrale Donskoi a Mosca all'inizio del XVIII secolo. Una stampa di Peter Picard. Tratto da [31], pagina 7.

Figura 6.75. Una litografia del Monastero Moscovita Donskoi del 1873. Tratto da [31], pagina 47.

Figura 6.76. Il muro a nord del Monastero Donskoi così com'è oggi. Tratto da [31].

L'icona della Madonna del Don (vedi fig. 6.77) è associata ad altre stranezze nella storia di Milleriana e Scaligeriana: "L'icona originale di Nostra Signora del Don (dipinta da Teofilo il Greco nel 1392), conservata nella Cattedrale Blagoveshchenskiy del Cremlino prima della rivoluzione, fa attualmente parte della collezione della Tretyakovskaya Gallery. La copia venerata dell'icona è stata realizzata da Simon Oushakov nel 1668 e tenuta nella Cattedrale Minore del Monastero Donskoi (restaurata nel 1930 da Y. I. Bryagin), è stata anche tenuta nella Galleria Tretyakovskaya, è stata consegnata alla Galleria nel 1935 dal Museo delle Arti Anti-Religiose organizzato nei locali dell'ex Monastero Donskoi" ( [28] e [803], Volume 3, pagina 244).

Come può essere? Siamo stati convinti che l'icona sia stata realizzata (scritta?) nel 1392. D'altro canto, vi sono notizie di questa icona venerata dalle truppe di Dmitriy Donskoi nel 1380 e che "accompagnava l'esercito durante la campagna di Mamai" ([239], sopra qv). Ricordiamo ancora una volta al lettore che la Battaglia di Kulikovo si è svolta nel 1380. Anche se la discrepanza che ne risulta è relativamente piccola (solo 12 anni), essa è un chiaro segno di confusione inerente alla versione Romanoviana della Battaglia di Kulikovo.

"Una copia di Nostra Signora del Don è attualmente installata nella cattedrale minore del monastero" ([803], volume 3, pag. 244). Stranamente, né l'identità, né l'Autore della copia sono indicati da nessuna parte.

La chiesa che prende il nome dall'icona di Nostra Signora del Don è la chiesa più antica, la prima e più importante del Monastero Donskoi. Si tratta di "una vecchia cattedrale situata nel centro della parte meridionale della sede del convento" ([803], volume 3, pagine 251-252). Si sa poco sulla fondazione di questa cattedrale.

"La cattedrale è stata eretta nel 1591-1593. Fu il primo edificio in pietra del monastero. La cattedrale è stata spesso ricostruita" ([570] e [803], volume 3, pagina 244).

"L’altare principale porta il nome di Glorificazione di Nostra Signora; questa chiesa, però, è stata più tardi chiamata secondo l'icona di Nostra Signora del Don e non per l'altare; la festa del 19 agosto è anche conosciuta come la festa di Nostra Signora del Don" (Alessandrovskiy Manuscript).

Si presume che la vecchia cattedrale sia stata costruita da F. S. Kon. Secondo le prove del diacono I. Timofeyev, l’Autore degli "Annali", c’era un "ritratto" di Boris Godunov su una delle mura della cattedrale; e comunque sono state trovate tracce di questa immagine [cfr. [150] e il riferimento a questa [ 170] sotto - Aut.] . La cattedrale stessa è una tipica reliquia dell’epoca di Godunov" ([310] e [803], volume 3, pagina 244).

Questo è ciò che l'album con monogrfia intitolato The Donskoi Monastery ([31]) ci racconta della storia della fondazione del convento.

Figura 6.77. L'icona di Nostra Signora del Don. Tratto da [969], pagina 8.

"Nel 1591, alla fine di giugno, Kazy-Girey [evidentemente, Kazak-Geroi, o "l'eroico Cosacco" - Aut.], un Khan Crimeano, si diresse contro Mosca con le sue truppe... il 4 luglio 1591, Kazy-Girey, che si trovava in un campo nel villaggio di Kolomenskoye, dette ordine alla sua avanguardia di condurre una ricognizione offensiva. . . L'avanguardia cercò di aprirsi la strada verso la Porta Kaluga della fortificazione Zemlyanoi (oggi in Piazza Oktyabrskaya), per usare il Guado Crimeano e guadare il Moskva, raggiungendo il Cremlino da una delle rive del fiume. Venne accolto dal fuoco dell'artiglieria Russa. La battaglia infuriò per tutto il giorno, proprio accanto al Goulyai-Gorod [fortificazione mobile fatta di scudi di legno montati su carri - Aut], i Tartari della Crimea si ritirarono, preparandosi alla successiva offensiva. Il Khan divise il suo esercito in due parti per avvicinarsi a Mosca; una parte stava a Kolomenskoye e con l'altra si spostò sulla cima delle Colline Vorobyovy. Boris Godunov lo aveva previsto, e preparò un stratagemma.

In tarda serata, il 4 luglio 1591, tutta Mosca era illuminata da falò accesi sulle torri del Cremlino, del Byeliy Gorod e dei monasteri. Le milizie Moscovite facevano fuoco con i cannoni e battevano i loro tamburi: "Quella notte si sono diretti verso il luogo dove si trovava Kazy-Girey, e hanno iniziato a fare fuoco con i cannoni mentre si avvicinavano" ([720], pagina 444). Nello stesso periodo, un cavaliere disarmato vestito da uomo ricco apparve accanto al campo dei Tartari. Fu preso e portato al Khan, che lo interrogò sulle ragioni del frastuono che facevano i Moscoviti, minacciando di torturarlo. Il prigioniero rispose che un gran numero di rinforzi era arrivato quella notte da Novgorod e da altri principati Russi (CCRC, volume XIV, parte 1, pagina 43). "Il prigioniero venne torturato senza pietà... tuttavia egli è rimase fermo e continuò a ripetere la stessa versione senza alterare una sola parola" ([514], pagina 38). I Tartari, stanchi della battaglia serale e convinti dalla fermezza del prigioniero, gli credettero e fuggirono la notte stessa con tanta fretta che "hanno rotto molti alberi tra Mosca e la città di Serpukhov, calpestando molti dei loro cavalli e uomini" ([514], pagina 38). La mattina seguente non c'erano più Tartari vicino a Mosca.

L'esercito di Kazy-Girey è stato quindi intercettato mentre tentava di attraversare l'Oka e messo in rotta. La campagna di Kazy-Girey si è dimostrata l'ultima campagna Russa che ha raggiunto le mura di Mosca da parte dei Tartari Crimeani.

La sconfitta di Kazy-Girey è stata paragonata alla vittoria sul campo di Kulikovo, che ha portato, tra l’altro, alla offerta a Boris Godunov . . . come ricompensa una coppa d’oro, catturata dall’esercito Russo sul campo di Kulikovo e battezzata "Mamai" ([31], pagine 4-6; anche [803], volume 3, pagina 244).

Un antico disegno intitolato "La sconfitta dell’esercito di Kazy-Girey nei pressi di Mosca nel 1591" ([629], pagina 19), è sopravvissuto su una mappa di Mosca dal libro di Isaac Massa intitolato "Album Amicorum", presumibilmente datato al 1618. Riproduciamo questa mappa nelle figg. 6.78-6.82.

Molti fatti che riguardano Kazy-Girey rimangono poco chiari nella versione Romanoviana e Milleriana. Per esempio, la sconfitta di Kazy-Girey del XVI secolo è esplicitamente paragonata alla battaglia del XIV secolo di Kulikovo. Tuttavia, tale confronto non è affatto spiegato in alcun modo; non vi è alcun commento al riguardo. Questo si può capire facilmente, dato che la versione Milleriana e Romanoviana ha trasferito la Battaglia di Kulikovo da Mosca alla lontana regione di Tula. Kazy-Girey è stato sconfitto vicino a Mosca; le sue truppe hanno seguito lo stesso percorso dell'esercito di Dmitriy Donskoi prima della Battaglia di Kulikovo. Il parallelo è abbastanza ovvio, eppure rimane al di là della comprensione dei colti storici, accecati dall'erronea versione Romanoviana.

La domanda successiva è la seguente. Perché a Boris Godunov sarebbe stata offerta una coppa d'oro chiamata "Mamai"? Si tratta chiaramente di un oggetto importante e prezioso, ovviamente legato alla Battaglia di Kulikovo in qualche modo. Anche questo fatto rimane privo di commenti.

Infine, la versione Romanoviana e Milleriana non spiega la fretta della ritirata di Kazy-Girey - dopotutto ci viene detto che i Tartari non erano stati attaccati da nessuno. Però, si dice che i Tartari "hanno rotto molti alberi tra Mosca e la città di Serpukhov, con molti dei loro cavalli e uomini calpestati" ( [514], pag. 38). Se la sconfitta finale di Kazy-Girey si è verificata all'Oka (da qualche parte nell'area di Podolsk, a giudicare dal percorso di ritiro del suo esercito), perché la chiesa che commemora questa vittoria dell'esercito Russo sarebbe stata eretta a Mosca? Potrebbe essere che Kazy-Girey sia stato sconfitto sotto le mura di Mosca? In questo caso, il parallelo con la Battaglia di Kulikovo, combattuta anche a Mosca, secondo la nostra ricostruzione, diventerebbe tanto più ovvio. È probabile che i Moscoviti lo ricordassero ancora nei giorni di Boris Godunov, motivo per cui la sconfitta di Kazy-Girey è stata paragonata alla vittoria su Mamai.

Da un lato, Kazy-Girey viene considerato al giorno d'oggi un "brutale Tartaro" che aveva tentato di invadere Mosca. Ed è stato sconfitto, proprio come Mamai, un altro "brutale Tartaro". D'altro canto, l'esercito di Kazy Girey ha scelto la stessa strada dell'esercito di Dmitriy Donskoi, il famoso eroe Russo. Si deve ancora una volta dare voce alla presunzione che il nome Kazy-Girey sia un derivato di "Kazak-Geroi", che si traduce come "l'eroico Cosacco". Dobbiamo anche ricordare che le parole "Tartaro" e "Cosacco" erano sinonimi, qv. Sopra. La battaglia con Kazy-Girey potrebbe essere stata combattuta come parte della guerra civile nella Russia del XVI secolo, ovvero l’Orda?

Torniamo alla cattedrale del Monastero Donskoi. Apprendiamo che "non conosciamo nessun documento che possa aiutarci a datare con precisione la costruzione della cattedrale. I. Y. Zabelin ci presenta un calcolo abbastanza convincente basato sui dati delle cronache di [420], pagina 15, che suggerisce che la cattedrale Minore [l’Antica - Aut.] sia stata completata entro il 1593 ([285], pagina 113). Si può presumere che la costruzione sia iniziata nel 1591, poiché la chiesa Spasskaya del monastero di Simonov, costruita in memoria della vittoria su Kazy-Girey (e che non esiste più), è stata eretta alle porte del convento intorno al 1591-1593 ([170]).

Fig. 6.78. Un piano di Mosca dal libro di Isaac Massa intitolato "Album Amicorum". Manoscritto che si presume al 1618. Si suppone sia l’illustrazione alla “La storia di come le truppe di Kazy-Girey furo nel luglio del 1951... La pagina riprodotta descrive la disposizione in battaglia delle truppe.. la parte superiore rappresenta Mosca [629], pagina 19. Notiamo immediatamente un cartiglio vuoto che, probabilmente un tempo conteneva una scritta. Tratto da [629], pagina 19.
Inoltre, Ivan Timofeyev, un reale difensore di Mosca nella battaglia del 1591, sembradatare sia la fondazione del monastero che la costruzione della cattedrale allo stesso anno, a giudicare dallo stile del suo racconto ([170], pagine 198-208)" ([803], Volume 3, pagina 6) . Nella fig. 6.83 si vede una foto moderna dell'Antica (Minore) Cattedrale del Monastero Donskoi. Tra l'altro, vediamo una croce Cristiana gemellata con una mezzaluna che corona la sua guglia; questa è solo un'altra versione della stella e mezzaluna Ottomana, qv nella fig. 6.84. Secondo la nostra ricostruzione, il Cristianesimo era rimasto unito fino al secolo XVI. Nel XVII secolo è emerso il ramo che si sarebbe poi trasformato nell'Islam.

Figura 6.79. Un frammento del piano di Isaac Massa. "In fondo alla pagina vediamo. . . la parte di Mosca nel sud del fiume Moskva e nel campo di Vorobyovskoye, dove il 4 luglio 1591 è stata combattuta la prima battaglia decisiva contro le truppe di Kazy-Girey, Tratto dalla copertina del libro ([629]).

Fig. 6.80. Un frammento del piano di Isaac Massa. "La parte inferiore dell'incisione è più grande; raffigura la cittadella mobile, o gulyay-gorod, e intorno i guerrieri... La cittadella è formata da una fila di scudi di legno con aperture per cannoni" ([629], pag. 19). Tratto dalla copertina del libro ([629]).

Figura 6.81. Un frammento del piano di Isaac Massa. "Come è noto, il Monastero Donskoi è stato fondato proprio lo stesso anno sul sito di gulyay-gorod" (629, pagine 19-20). All'interno della cittadella mobile vediamo il comandante militare dell'esercito che ha difeso Mosca. forse, Boris Godunoy, visto che vediamo con una corona reale trilobata sulla testa del cavaliere. Tratto dalla copertina di [629].


Figura 6.82. Un frammento del piano di Isaac Massa. Vediamo il centro di Mosca e le vicinanze del fiume Yaouza. Si nota come il sito della battaglia di Kulikovo sia pieno di edifici. Ciò contraddice le vecchie mappe di Mosca risalenti alla metà del XVIII secolo, secondo le quali l'intero territorio era rimasto libero da edifici almeno fino al 1768 (cfr. Chron4, capitolo 6, 1 1). Per questo il piano di Isaac Massa è molto probabilmente destinato a risalire come minimo alla metà del XVIII secolo prima. Tratto dalla copertura anteriore di [629],

"Il diacono Ivan Timofeyev scrive nei suoi Annali quanto segue: "L'ambizioso Boris aveva costruito una nuova cattedrale di pietra sul luogo in cui si trovava il treno del reggimento e dove il Signore ha fatto un miracolo e l'ha consacrata alla Beata Vergine Maria come Nostra Signora del Don, da cui il nome Donskoi. Fingeva di essere guidato dalla vera fede; tuttavia, la vera motivazione era la sua incredibile vanità e il desiderio di mantenere vivo per le generazioni future il ricordo del suo nome e la gloria della vittoria. Le sue intenzioni erano chiare, come era stato in molti altri casi, poiché la sua immagine era stata dipinta su una delle mura della cattedrale, come se fosse un santo ([170], pag. 208). Così, la cattedrale Minore era stata originariamente costruita per commemorare la vittoria del comandante militare [Boris Godunov - Aut] sui Tartari, con il suo ritratto dipinto su una delle mura della cattedrale" ([31], pagina 8).

Una parte del Monastero Donskoi del XVI secolo è giunta alla nostra epoca? La risposta è negativa. I Romanov hanno dato l'ordine di ricostruire radicalmente l'antica cattedrale (Minore) nel XVII secolo. Si dice che "la ricerca condotta negli anni '30 prima dei lavori di restauro del 1946-1950, non è riuscita a scoprire un unico affresco risalente alla fine del XVI secolo. L’opera d’arte, la cui importanza temporale è davvero fondamentale, probabilmente stata cancellata durante la ricostruzione radicale della cattedrale, che è stata realizzata nel 1670" ([31], pagina 8). I commentatori moderni non possono ignorare il fatto che la posizione dei Romanov in quelle che venivano chiamate "ricostruzioni radicali" è sempre stata palesemente tendenziosa: "I affreschi potrebbero essere stati distrutti prima, se consideriamo l'atteggiamento estremamente fazioso nei confronti di Boris Godunov che aveva prevalso per secoli nel regno Romanoviano ... l'opinione parziale dei Romanov é servita a lungo come punto di vista storico ufficiale... gli affreschi soni probabilmente scomparsi nel primo decennio del XVII secolo, senza che una singola menzione ne fosse stata fatta in alcun documento della chiesa... il diacono Ivan Timofeyev aveva ragione nell'affermare che l'antica cattedrale del Monastero Donskoi sia stata costruita dallo stesso Boris Godunov" ([31], pagine 8-9).

La barbara distruzione degli affreschi nell'antica cattedrale del Monastero Donskoi è solo un episodio della lunga e raccapricciante serie di vandalismi simili che seguirono l'usurpazione Romanoviana, il cui obiettivo era la totale cancellazione dell'antica storia Russa (vedi Chron4, capitolo 14).

La grande cattedrale del Monastero Donskoi che si vede nella fig. 6.85 è stata eretta nel 1686-1698, proprio alla fine del XVII secolo, cioè, già sotto i Romanov. Si può pensare che la nuova decorazione della cattedrale riflettesse già la loro visione "progressista" della storia Russa. E' quindi inutile cercare nella cattedrale le tracce dell'antica storia Russa ("l’Orda"), inoltre anche che "la cattedrale ha subito numerose riparazioni e ristrutturazioni" ([31], 21). Il XVII secolo può essere considerato come la soglia di credibilità della storia consensuale del mondo, e questo si conferma anche nella storia del Monastero Donskoi.

Figura 6.83. La Cattedrale Minore (Antica) del Monastero Donskoi a Mosca. Tratto da [31].

Figura 6.84. La cupola della Cattedrale Minore (Antica) del Monastero Donskoi a Mosca. Vdiamo sulla cima un simbolo tipico delle chiese Russe - una croce Cristiana che comprende la mezzaluna Ottomana e la stella. Tratto da [31].

Concludiamo con la formulazione delle seguenti considerazioni:

1) A quanto pare, la chiesa del Molto Reverendo Sergiy era stata costruita nel villaggio Moscovita di Kotly prima del XVI secolo - nel 1380, per essere più precisi, per commemorare la vittoria su Mamai nel luogo dove Donskoi si era fermato prima dell'ispezione militare alle truppe. Qui è dove era stata eretta la Madonna del Don, e più tardi il Monastero Donskoi.

2) Quanto all'icona di Nostra Signora del Don, nella fig. 6.77, anch’essa deve essere stata parte di questa parte della chiesa (forse anche mobile). Avrebbe potuto essere stata trasferita lì dopo la fondazione della nuova chiesa e del monastero, che ha preso il nome da questa icona.

3) Il nome dell'icona (Nostra Signora del Don) è spiegato dal fatto che è stata data a Dmitriy Donskoi dai Cosacchi del Don. Bisogna ricordare che anche l'icona della Madonna di Vladimir è stata venerata a Mosca durante il regno di Dmitriy (cfr fig. 6.86). Le due icone si assomigliano molto.

Per saperne di più su queste icone, la loro storia, le migrazioni e la localizzazione corrente in [420], Volume 2, pagine 198208, [963], pagine 111, 143, 153 e 161, e [969], edizione 1, ill. 1.8.

4) La scelta del luogo per il Monastero Donskoi (originariamente la chiesa di Nostra Signora del Don) deve essere legato alla Chiesa della Beata Vergine Maria costruita dal reverendo Sergiy di Radonezh a Kotly nella città di Mosca, dove erano presenti le truppe di Dmitriy. La Chiesa forse era già molto antica nel secolo XVI, poiché erano passati circa due secoli dalla battaglia di Kulikovo. Tuttavia, sembra che nel XVI secolo fosse ancora nota la posizione del campo di battaglia. È possibile che l'ambizioso Boris abbia tentato di far apparire i propri atti superiori alle le vittorie del XIV secolo di Dmitriy Donskoi, da cui il ritratto nella chiesa. La versione retrospettiva suggerita dagli storici moderni non sembra convincente neanche per loro, e quindi continuano a parlare della scelta strategica della località, ecc. È possibile che molti degli eventi oggi legati alla battaglia di Kulikovo si riferiscano davvero all'epoca di Boris Godunov e di suo fratello Dmitriy - il secolo XVI.

Figura 6.85. La grande cattedrale del Monastero Donskoi a Mosca. Sulle sue cupole si vedono le stesse croci Ortodosse composte di mezzaluna ottomana e stella. Tratto da [31],

5) L’ implicito paragone con la battaglia di Kulikovo viene appena citato, gli storici non paragonano mai nessun documento reale, limitandosi a menzionare la coppa "Mamai". Perché questo? L'ovvio parallelo è tra i percorsi dei due eserciti e la scelta del luogo di battaglia, sia nel XIV che nel XVI secolo (i villaggi di Kolomenskoye e Kotly a Mosca, il Guado Crimeano e così via). Tuttavia, l'erronea posizione consensuale della Battaglia di Kulikovo (la regione di Tula) fa sì che simili analogie risultino eretiche per qualsiasi storico. Per questo ci presentano nient'altro che confronti vaghi, frammentari e illogici.

Corollario. I fatti sopra citati confermano la correttezza, seppur indirettamente, della nostra ricostruzione secondo cui la battaglia di Kulikovo è stata combattuta nella zona centrale di Mosca.

Figura 6.86. L'icona di Nostra Signora di Vladimir. Preso da [969], ill. 1.

Figura 6.87. "Il Piano di Mosca, la Capitale Imperiale", 1768. Citiamo solo il frammento del piano con il Cremlino e i suoi dintorni fino al fiume Yaouza. Quello che vediamo qui è virtualmente uno spazio vuoto Secondo la nostra ricostruzione, questo è proprio il luogo della battaglia di Kulikovo che ebbe luogo nel 1380. Tratto dalla copertina di [629].

Figura 6.88. Un frammento del "Piano di Godunov" che si suppone risalga ai primi del 1600, quando la parte di Mosca tra il Cremlino e l’estuario del Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 55.

Figura 6.89. Un frammento del "progetto di Pietro", o un piano di Mosca risalente ai presunti anni 1597-1599, in cui la parte di Mosca tra il Cremlino e l’estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 51.

14.2. La vera datazione dei presunti antichi piani di Mosca che oggi si dice risalgono al secolo XVI-XVII

E' curioso che la parte di Mosca dove suggeriamo che la battaglia di Kulikovo sia stata combattuta (il Kulishki) sia, nel piano di Isaac Massa, piena di edifici. Questo è molto strano, perché l'intera regione è considerata priva di edifici e di costruzioni nelle due mappe sostanzialmente più recenti del 1767 e del 1768 (rispettivamente figg. 6.53 e 6.87 cfr. [629] e Chron4, capitolo 6:11). A quanto pare, il ricordo del fatto che una violenta Battaglia sia stata combattuta qui nel 1380 è vissuto per molti secoli, e a nessuno sarebbe venuto in mente di insediarsi su un gigantesco cimitero. Solo molto più tardi, quando la vera storia di Mosca è stata distorta in modo sproporzionato, sono apparse qui le prime costruzioni. Tuttavia, anche queste erano legate in qualche modo ai militari e non ci sono mai stati edifici residenziali qui; oggi questo sito è occupato dagli edifici del Ministero della Difesa e delle istituzioni collegate. Pertanto, gli Autori della " Mappa Isaac Massa" devono aver vissuto nella seconda metà del XVIII secolo, già dopo il 1768. Il piano deve essere stato disegnato intorno a quell'epoca e leggermente retrodatato al XVII secolo, ed è quindi un falso.

Questo fa sembrare inaffidabili anche la datazione di altre otto famose mappe di Mosca - tutte considerate molto antiche. Esse sono le seguenti:

1) "La Bozza Godunov", presumibilmente risalente ai primi del 1600.

2) "La Bozza di Pietro", una mappa di Mosca Evidentemente datata al 1597-1599 ([627], pag. 51).

3) "La mappa Sigismund", presumibilmente datata al 1610, incisione di L. Kilian ([627], pag. 57).

4) "La mappa Nesvizhskiy", presumibilmente datata al 1611 ([627], pag. 59).

5) La mappa di Mosca, presumibilmente incisa da M. Merian nel 1638 ([627], pag. 75).

6) La mappa di Mosca tratta da “Viaggio a Mosca, in Persia e in India” di A. Olearius, presumibilmente risalente all’anno 1630 ([627], pag. 77).

7) La mappa di Mosca da “Viaggio a Moscovia” di A. Meierberg, presumibilmente datata al 1661-1662 ([627], pag. 79).

8) La mappa di Mosca dell'album di E. Palmquist Evidentemente risalente al 1674 ([627], pag. 81).

Esaminiamo i frammenti delle mappe sopra citate che raffigurano il Kulishki, o l'area tra il Cremlino e l'estuario del Yaouza, qv nelle figg. 6.88-6.95. Ognuna di queste mappe raffigura questa zona come terra edificata, il che porta alla conclusione che nessuna di esse può precedere il 1768, allo stesso modo della mappa di Isaac Massa. Le datazioni del XVII e XVI secolo sono state introdotte da falsari. La cartografiadi Mosca è piena di palesi falsi.

I nostri oppositori potrebbero teorizzare di sviluppo di edifici del XVI-XVII secolo nel sito di Kulishki, che sono stati demoliti in seguito per qualche oscura ragione, e nuove costruzioni che appaiono verso la fine del XVIII e persino al XIX secolo. Tuttavia, ciò è altamente improbabile - se un territorio così grande e situato oltretutto nel centro stesso della capitale fosse stato sviluppato, non sarebbe rimasto privo di edifici per troppo tempo, anche presumendo che alcuni di essi siano stati demoliti. Ci deve essere una buona ragione perché un sito nel centro di una capitale rimanga vuoto per un così lungo periodo di tempo.

Figura 6.90. Un frammento della "mappa Sigismund", o un piano di Mosca risalente al presunto anno 1610, per cui la parte di Mosca tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 57.

Figura 6.91. Un frammento del "piano Nesviga" risalente al presunto anno 1611, in cui la parte di Mosca tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 59.

Figura 6.92. Un frammento della mappa di Mosca incisa da M. Merian nel presunto anno 1638, dove la parte di Mosca tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 75.

Figura 6.93. Un frammento della mappa di Mosca contenuta nel libro di A. Olearius intitolato "Un viaggio verso Moscovia, Persia e India", presumibilmente risalente all’anno 1630. La mappa rende perfettamente visibile che l'area di Kulishki tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza è costruita. Questo è sufficiente per dare al piano una data successiva al 1768. Tratto da [627], pagina 77.

Figura 6.94. Un frammento della mappa di Mosca dal libro di A. Meierberg intitolato "Un viaggio verso Moscovia", presumibilmente datato 1661-1662, dove la parte di Mosca tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 79.

Figura 6.95. Un frammento di un piano di Mosca dell'album di E. Palmquist, presumibilmente risalente al 1674. Vediamo edifici in tutta Kulishki, o l'area tra il Cremlino e l'estuario del fiume Yaouza. Pertanto, il piano non può essere stato elaborato prima del 1768. Tratto da [627], pagina 81.

Ci sono prove che la "Bozza Godunov" abbia subito una trasformazione di qualche tipo. Si presume che l'unica copia sopravvissuta del piano sia stata fatta nel 1613; porta la dicitura "Mosca secondo l'originale di Fyodor Borisovich". Gli storici ci dicono che "secondo l'iscrizione, l'originale della mappa è stato fatto dal principe Fyodor, figlio di Boris Godunov" ([627]), pagina 55. Storici Romanoviani e Milleriani ammettono che l'originale è andato perduto; è impossibile sapere se la copia differisce o meno in alcun modo da esso. Consideriamo questa "scomparsa" dell'originale come altamente sospetta.

14.3. Ulteriori osservazioni sulla battaglia di Kulikovo

1. È possibile che il luogo chiamato Mikhailov sul fiume Chura sia collegato al nome di Mikhail, il Grande Principe di Tver. Si sa che aveva lanciato due campagne contro Mosca, passando l'inverno lì. Tuttavia, dato che Mikhail di Tver si era battuto contro i discendenti di Daniel, il Gran Principe di Mosca, cercando di impossessarsi della città, i vincitori avrebbero potuto prendersi cura di far sparire le tracce materiali del viaggio di Mikhail; invece, la tradizione orale li ha preservati.

2. Bisogna prestare particolare attenzione ai luoghi in cui si trovavano i primi palazzi principeschi. Una volta c'era un villaggio Danilov a nord del monastero di Danilov, come anche il palazzo di Daniel Aleksandrovich, fondatore del monastero ([62], pagine 101-104 e 109-111).

3. Il palazzo reale di Dmitriy Donskoi doveva trovarsi nel villaggio di Mosca, Kolomenskoye. Non vi sono prove dirette che lo confermino; tuttavia, "si dice che nel 1380 Dmitriy Donskoi abbia costruito una chiesa a Kolomenskoye per commemorare la vittoria nel Campo di Kulikovo; oggi c'è la chiesa di San Giorgio su quel sito" ([294:1], pag. 7). Inoltre, "Kolomenskoye è conosciuto come un villaggio principesco e un luogo strategico sulla strada di avvicinamento a Mosca. . . Le truppe Russe si erano fermate a Kolomenskoye dopo la grande battaglia di Kulikovo. . . l'antica chiesa di San Giorgio è stata costruita qui per onorare l’esercito Russo; è possibile che alcuni dei soldati morti per le ferite dopo la battaglia siano stati sepolti qui" ([821:1], pagina 23). Apprendiamo di un antico cimitero di Kolomenskoye, che esisteva nel XIII secolo e che fu poi chiuso ([821:1], pagina 24).

4. Il palazzo di Ivan il Terribile si trovava nel villaggio di Vorobyovo presso le Colline Vorobyovy ( [301] , pag. 64). Gli storici ritengono che sia stata la sua residenza di campagna; tuttavia, è molto probabile che sia servita in origine come palazzo principale prima della costruzione del Cremlino sull'altra sponda del Moskva. La grande dimensione del palazzo reale sulle Colline Vorobyovy viene enfatizzata in [537:1], pagina 56.

Si scopre che alcuni dei palazzi principali dei principi Russi erano situati a sud del Moskva e la sua parte bassa paludosa nota come Don prima della battaglia di Kulikovo e per un po’ anche dopo. Questo spiega i riferimenti al Campo di Kulikovo come situato "oltre il Don" e il nome della cronaca Zadotishchina, il cui nome si traduce letteralmente come "Scritti dell'altra parte del Don".

5. Torniamo ad alcune antiche chiese e monasteri di Mosca per tracciare i loro legami con la battaglia di Kulikovo. Citiamo alcuni dati aggiuntivi tratti dal giornale "Nedyelya", #1/96, pagina 21.

a) Il Convento Ougresh Stavropegial di San Nicola (Strada 6 Dzerzhinskaya): "Il monastero è stato fondato nel 1380 su ordine di Dmitriy Donskoi, che lo aveva eretto per commemorare la sua vittoria sul Campo di Kulikovo".

b) Il Monastero Stavropegial della Natività di Nostra Signora (Strada 20, Rozhdestvenka): "Il monastero è stato fondato nel 1386 per commemorare la vittoria nella Battaglia di Kulikovo".

c) Il Convento Stavropegial Sretenskiy (Strada 19, Bolshaya Lubyanka): "Il monastero è stato fondato intorno al 1395". Non vengono fatti riferimenti diretti alla Battaglia di Kulikovo; tuttavia, sia la data che l'ubicazione corrispondono.

d) La Chiesa di San Nicola e la Trinità che dà la Vita a Bersenevka nell'Upper Sadovniki (Terrapieno 18, Bersenevskaya): "C 'era un monastero qui, conosciuto dal 1390".

14.4. Le origini del nome Mikhailovo al Fiume Chura a Mosca

Come si è detto in precedenza, alcune edizioni della Zadonshchina riferiscono che uno dei soldati di Dmitriy, Foma Katsybey (o Kochubey) si trovava a guardia del fiume Chura nei pressi di Mikhailovo ([631], pag. 217). Gli storici non lo possono localizzare in nessuna parte della regione di Tula, dove pretendono si trovi il campo di Kulikovo. Quindi, o cercano di contestare l'autenticità di questo passaggio, o inventano antichi insediamenti, che oggi non esistono, che richiamano il nome di Kochur Mikhailov. D'altro canto, si può ricordare il nostro dettagliato resoconto sul fatto che un fiume chiamato Chura (come indicato in molte vecchie mappe) attraversa Mosca ancora oggi (vedi sopra). A proposito, bisogna menzionare il seguente fatto particolare. Chura ha un tributario chiamato Krovyanka. Stranamente, alcune mappe recenti usano il nome Krovyanka per riferirsi all'intero fiume Chura. Perché? Gli storici cercano di cancellare il "pericoloso" nome di Chura dalla memoria?

È sulla riva del fiume Chura che troviamo una traccia distinta di un antico tratto chiamato Mikhailov, proprio accanto al cimitero Musulmano. Si tratta di un grande quartiere dove quasi tutte le strade portano il nome Mikhailovskaya, qv sopra anche su qualsiasi altra mappa di Mosca.

Si sa poco delle origini del nome Mikhailovo vicino al fiume Chura a Mosca; I libri moderni sulla storia di Mosca considerano sufficiente rintracciare il nome di Mikhailov in "uno dei proprietari locali" – cioè un signore del XX secolo.

Tuttavia, la combinazione dei due nomi (Chura e Mikhailov) deve ancora essere percepita come pericolosa dagli storici, dato che la Zadonshchina (dove si incontrano questi nomi) è un'opera nota. Il fatto che il nome di Krovyanka sia stato attribuito alla parte stessa del fiume Chura che corre vicino a Mikhailov può essere in diretto rapporto con la riluttanza degli esperti storici a vedere nomi legati alla toponimia di Mosca menzionati nella Zadonshchina.

Citiamo anche i dati che indirettamente confermano le antiche origini del nome Mikhailovo. Karamzin fa riferimento due volte al villaggio di Mikhailovskoye (o Mikhalevskoye), nel commento 326 al volume IV e nel commento 116 al volume V (cfr. [362], libro I, commenti al volume IV, capitolo IX, colonna 125; anche il libro II, commenti al volume V, capitolo I, colonna 41. Alcuni dei testamenti lasciati dai principi Russi citano anche il villaggio di Mikhailovskoye.

Ci si chiede quale fosse l'identità del principe Mikhail, il cui nome è stato poi dato al villaggio di Mikhailovo sul fiume Chura. Daniil Aleksandrovich, il primo Principe Indipendente di Mosca, salì al trono dopo Mikhail il Coraggioso Principe di Tver, poiché Mosca faceva parte all'epoca del principato di Tver. Non si sa nulla della sede di Mikhail a Mosca. Daniil ha mantenuto relazioni amichevoli con i Principi di Tver. Il palazzo di Daniil e il monastero da lui fondato si trovavano nei pressi del fiume Moskva, del monastero di Danilov e del cimitero di Danilovskoye, che esistono ancora oggi. è possibile che il sito scelto da Daniil per la costruzione dei palazzi e del monastero si trovasse nelle vicinanze dell'ex quartier generale di Mikhail il Coraggioso, il precedente sovrano. Gli storici discutono sui possibili luoghi della tomba di Daniil; una delle versioni, che ci sembra la più plausibile, suggerisce che Daniil sia vissuto e sia stato sepolto nel suo villaggio Danilov e nel monastero da lui fondato.

Si presume inoltre che il figlio di Daniil Youri (Georgiy) Danilovich, erede al trono di Mosca, avesse una pessima relazione con Mikhail Yaroslavich, il Principe regnante di Tver che era arrivato a Mosca due volte - nel 1305 e nel 1307. La prima volta i Principi si erano accordati per una tregua; la seconda volta Mikhail cercò di conquistare Mosca, e a lungo si era accampato alle mura della città - ma fu poi costretto a ritirarsi. Se il quartier generale del Principe Moscovita fosse stato all'epoca nei pressi del villaggio Danilov, avrebbe senso presumere che Mikhail avesse fissato il campo lì vicino. Ci sono perciò notizie che abbia passato uno degli inverni a Mosca. Il presupposto logico sarebbe che la sua sede si trovasse vicino al villaggio Danilov - forse proprio in cima all’alta collina accanto a Chura, dove si trovano una moltitudine di strade e corsie che condividono il nome Mikhailovskaya.

Siamo quindi portati alla teoria secondo cui il nome Mikhailovo è collegato con Mikhail il Coraggioso, suo nipote Mikhail Yaroslavich, o con entrambi i personaggi. Citiamo il seguente passaggio della storia di Mosca di Ivan Zabelin: "Lo stesso anno. . . nel 1329. . . Ivan Danilovich [il Gran Principe di Mosca – Auth] ebbe l'idea di . . . erigere una chiesa in pietra accanto alla sua corte e consacrarla alla Trasfigurazione di Cristo; questa chiesa era stata progettata in sostituzione della fatiscente Chiesa del Salvatore nei Boschi, dove i resti di Mikhail, Gran Principe di Tver ucciso nell'Orda, erano ancora conservati nel 1319 ... In quei giorni esisteva già il monastero vicino alla chiesa - potrebbe essere il più antico monastero di Mosca. . . secondo i racconti più recenti di vecchi saggi, questo monastero era stato fondato sull'altra sponda del Moskva... da Daniil Aleksandrovich, il padre di Ivan Danilovich. . . e anche che Ivan Danilovich aveva trasferito l'archimandrita di Danilovo e alcuni preti scelti al Cremlino" ([284], pag. 77).

L'implicazione è che una certa chiesa del Salvatore nei Boschi, dove il corpo di Mikhail, il defunto Principe di Tver era conservato, si trovava vicino al monastero Danilovskiy - forse, nelle vicinanze di Mikhailovo sul fiume Chura, da cui il nome Mikhailovo (o Mikhailov). Pertanto, la nostra ricostruzione non contraddice l'antica tradizione.

Abbiamo già menzionato sopra come il nome stesso del libro che contiene un resoconto della battaglia di Kulikovo (Zadonshchina ) si riferisca al fatto che la battaglia si è svolta lungo il fiume dove allora abitava il Principe ("za Donom" si traduce come "oltre il Don"). Ciò è in sintonia con la nostra ipotesi che il Cremlino non esistesse all'epoca e non potesse essere stato il centro della città, mentre il palazzo di Dmitriy si trovava sulla riva destra del Moskva, così come i palazzi dei suoi predecessori (prima nelle vicinanze del Monastero Danilov e Mikhailovo sul fiume Chura, e poi a Kolomenskoye).

14.5. L'icona Grebnyovskaya data a Dmitriy Donskoi e il fiume Chura a Mosca

Alcune fonti (qv in seguito) riferiscono che la cosiddetta Icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria fosse stata data a Dmitriy Donskoi proprio prima della battaglia di Kulikovo. Le fonti concordano che i Cosacchi che avevano dato l'icona a Dmitriy provenissero dal fiume Chura, Chira o Chara, e si definivano i Cosacchi di Grebnyovskiye. Le origini del nome non possono essere tracciate da documenti esistenti. Una delle versioni suggerisce che Grebnyov fosse il nome del loro Ataman, un altra - che questi Cosacchi provenissero dalla città di Grebni o dal villaggio di Grebnyovskaya, e un'altra ancora lo considera il nome di una delle tribù Cosacche (allo stesso modo dei Cosacchi di Zaporozhye, i Cosacchi di Yaik, i Cosacchi di Terek, ecc. ), piuttosto che una posizione geografica esplicita. Procediamo citando le fonti.

L'opera in quattro volumi intitolata Forty Times Forty riporta quanto segue nella descrizione della chiesa immaginaria consacrata all'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria in Piazza Lubyanskaya a Mosca: "Alexandrovskiy suggerisce. . . che la chiesa Grebnyovskaya sia stata costruita per ospitare l'icona con lo stesso nome, che è stata portata qui dalla cattedrale del Cremlino, costruita in pietra da Vassily III. Una vecchia leggenda dice che l'icona è stata data a Dmitriy Donskoi dai Cosacchi del fiume Chara, che scorre nel Don nei pressi dell'estuario" ([803], volume 2, pagina 253).

Y. P. Savelyev scrive quanto segue nel suo notevole libro dal titolo The Ancient History of the Cosacks (Mosca, Veche, 2002): "Quando i Cosacchi del Don delle città di Sirotina e Grebni sentirono che Dmitriy Ivanovich, Principe di Mosca, stava raccogliendo le sue truppe per resistere contro i Tartari, vennero ad aiutarlo, e gli diedero l'icona con il gonfalone di Nostra Signora del Don e l'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria" (pagina 199). E. P. Savelyev fa riferimento alla "Cronaca di Antoniy, l'Archimandrita del Monastero Donskoi, 1592" dalla "Descrizione storica del Monastero Donskoi Stavropegial a Mosca" di I. Y. Zabelin, seconda edizione, 1893.

Savelyev prosegue riferendo che "Stefan, il metropolita di Ryazan, menziona il fatto che l'icona in questione sia stata data a Dmitriy dai Cosacchi della "città di Grebni situata nell'estuario del fiume Chira" nella sua storia sull'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria del 1712. L'icona si trova al Lubyanka di Mosca" (pagina 1997) e racconta al lettore i vani tentativi degli storici di localizzare le città di Sirotin e Grebni sul fiume Don.

Tuttavia, se dobbiamo identificare la mitica Chira o Chara col fiume Chura a Mosca, tutto diventa chiaro all'istante, dal momento che il famoso Monastero Donskoi si trovava sul fiume Chura. Secondo la nostra ricostruzione, le truppe di Dmitriy sono passate da questo posto mentre si avvicinavano al luogo della Battaglia di Kulikovo. Anche l'icona di Nostra Signora del Don era conservata qui; è possibile che le due famose icone sopra citate siano state date a Dmitriy proprio in questo posto.

Comunque non abbiamo trovato alcuna indicazione letteraria sull'attuale posizione di queste icone, o qualcosa che confermi che esse esistono ancora.

Concludiamo con l'ipotesi che il nome Cheryomushki (una zona di Mosca) sia molto antico; potrebbe derivare dai nomi Chura e Mikhailovo, Chura e Mosca. Si tratta di una possibilità da esaminare ulteriormente.

Inoltre, facciamo riferimento a un fatto interessante che ci è stato ricordato da V. P. Fyodorov. Il 23 agosto 2002 il Vechernyaya Moskva ha pubblicato un articolo intitolato "La Capitale Deve Recuperare i Suoi Antichi Laghi", in cui si legge che il parco storico di Kossino a Mosca è il luogo dei "tre laghi più antichi di Mosca: il Lago Nero, il Lago Bianco e il Sacro Lago . . . molte proprietà curative sono attribuite a quest ultimo - secondo l'antica leggenda, qui c’è una chiesa sommersa ... speriamo che, dopo la fine dei lavori di pulizia, i Moscoviti riescano ancora una volta ad apprezzare gli effetti salubri del lago (un'altra leggenda dice che i partecipanti alla Battaglia di Kulikovo si sono bagnati qui per curare le loro ferite). Il limo nella parte inferiore del lago contiene iodio, bromo e argento; è stato usato per curare i reumatismi sin da tempi immemorabili". Pertanto, nelle vicinanze di Mosca c'è anche un altro posto direttamente legato alla battaglia di Kulikovo, che coincide perfettamente con la nostra ricostruzione.

"Il Battesimo della Russia" e "I Cosacchi come Aryani: dalla Russia all'India", i libri di Fomenko e Nosovskiy, dimostrano che l'importanza fondamentale della battaglia di Kulikovo deriva dalla sua natura religiosa - è stato uno scontro tra le due correnti principali del Cristianesimo di quell'epoca, vale a dire quella dello Zar e l'Apostolica (capeggiate rispettivamente da Mamai-Khan e Dmitriy Donskoi). La storia "antica" riflette la Battaglia di Kulikovo come la famosa battaglia tra l'Imperatore Romano Costantino I il Grande e Massenzio (Licinio). Dopo la vittoria sul Campo di Kulikovo, l'imperatore Dmitriy Donskoi = Costantino il Grande ha reso il Cristianesimo Apostolico la religione di stato di tutto il Grande Impero "Mongolo".

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