Nuova Cronologia

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3 Anni 11 Mesi fa - 3 Anni 11 Mesi fa #40418 da Duluoz
Risposta da Duluoz al topic Nuova Cronologia
Be oddio Plinio il Vecchio e Giuseppe Flavio parlavano di carri celesti, quello si che e' un paradosso

La sindone e' una panzana colossale o comunque non e' certo di Gesu', a meno che Joshua non sia vissuto nel 1200 :hammer:
Che i fedeli continuino a negare mi sembra normale
Le conoscenze dei Sumeri non credo siano spiegabili neanche nei termini medievali o rinascimentali cosi come tante altre conoscenze degli antichi di cui si potrebbe fare una lista interminabile
Il faro di Alessandria ad esempio aveva una tecnologia (riflettori basati sulla teoria delle coniche ) che non e' stato possibile replicare prima del 1700
Cosi come le conoscenze in campo militare e medico dei romani, non pervenute nel medioevo
Che molte delle conoscenze degli antichi siano state omesse e sottovalutate apre molti scenari interessanti ma non presuppone che siano posteriori alla loro reale data, visto che molte cose non sono spiegabili nemmeno nei nostri termini
Ovviamente io sto prendendo in esame l'antichita' come blocco unico.

Comunque non ho approfondito il tema del topic quindi non mi permetto di dare giudizi su questa teoria ma mi sembra abbastanza improbabile cosi a naso
Ultima Modifica 3 Anni 11 Mesi fa da Duluoz.

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3 Anni 11 Mesi fa #40421 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Ripropongo un mio vecchio cavallo di battaglia perché mi sono accorto di una cosa clamorosa che prima non avevo notato. Come ho già scritto:

Regno Normanno dell'Italia meridionale = Regno Normanno in Normandia, in Bretagna e in Gran Bretagna
Calabria = Calais
Sicilia/Scilla = Isole Scilly
Campania = Champagne
Stato della Chiesa = Sacro Romano Impero
Tevere = Treviri
L'Aquila = Impero Austriaco
Umbria = Ungheria
Jura = Urali
Italiani =Ittiti
Venezia = Fenicia
Istria = Israele
Piramidi bosniache = Piramidi egizie
Epiro = Cartagine

Non mi ero accorto che

La Spezia = La Svezia!

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3 Anni 11 Mesi fa - 3 Anni 10 Mesi fa #40438 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
History: Fiction Or Science - di Anatoly Fomenko Vol.4

Parte I: LA CRONOLOGIA DELLA STORIA Russa

archive.org/stream/AnatolyFomenkoBooks/H...yAnatolyFomenkoVol.4

Introduzione

1. Considerazioni generali

1) Dobbiamo avvisare il lettore che la storia antica e medievale conosciuta da noi oggi (inclusa quella della Russia) è tutt’altro che ovvia e semplice – è estremamente vaga e contorta. In generale, la storia delle epoche che precedono il XV-XVI secolo e l’invenzione della macchina per la stampa è tutt’altro che basata sul racconto di eventi conosciuti, o corrispondente ad antichi documenti autentici. Al contrario, gli eventi storici che precedono il XVI-XVII secolo nella loro versione consensuale apparvero grazie al contributo di storici e cronisti – e di fatto di diverse generazioni. Tutti loro tentarono di ricostruire gli eventi del passato. Comunque, l’immagine risultante è difficilmente credibile. Tuttavia la maggior parte di noi è certa che la ricostruzione degli eventi del passato sia di regola piuttosto facile, pensando sia sufficiente prendere una cronaca e tradurla nel linguaggio moderno. Le uniche complicazioni che possono sorgere riguardano pesumibilmente dettagli di minor importanza e poco più. Questo è ciò che i corsi scolastici di storia ci fanno credere. Tristemente, le cose non stanno così.

2) La storia conosciuta da noi oggi è storia scritta – è basata su documenti scritti, in altre parole. Tutti questi documenti sono stati corretti, rivisitati, ricompilati ecc. per molto tempo. Alcune cose sono scritte nella pietra – comunque, questi brandelli di informazioni cominciano ad avere un senso solo dopo che l’intero edificio della cronologia è già stato costruito – e le cronache sono il principale materiale da costruzione della storia. Quando diciamo che Bruto uccise Cesare con una spada, l’unica cosa che questo significa è che qualche fonte scritta che è riuscita a raggiungere il nostro tempo dice così, nient’altro! Il problema di quanto sia affidabile la storia documentata nel rifettere eventi reali è molto complesso e richiede uno studio speciale. È davvero un problema posto dalla filosofia della storia piuttosto che dalla storia documentata in se. I lettori tendono a credere che oggi noi abbiamo cronache scritte dai contemporanei di Genghis-Khan e testimoni oculari degli eventi che ebbero luogo nella sua epoca. Non è così. Oggi è più probabile che abbiamo una versione tarda a nostra disposizione, una creata diversi secoli dopo gli eventi reali. Va da sé che i documenti scritti riflettono un certo tipo di realtà. Comunque, uno stesso evento reale potrebbe essere riflesso in una moltitudine di documenti scritti – e anche molto differenti; a volte le differenze sono così grandi che la prima impressione che si ha porta a non credere siano due differenti versioni dello stesso evento. Perciò, frasi come “una certa figura storica è il duplicato di un altro personaggio” che il lettore troverà nel libro presente non significano in alcun modo l’esistenza di due personaggi reali, di cui uno sia il doppione dell’altro. Questo non avrebbe alcun senso, è ovvio.
Ci riferiamo a un fenomeno completamente diverso – cioè, il fatto che il nostro “manuale di storia” potrebbe contenere diversi diversi riflessi dello stesso personaggio reale - Genghis-Khan, per esempio. Questi riflessi avranno nomi diversi e verrano ascritti a diverse epoche. Comunque, l’individuo in questione appare solo sulla carta e non nella realtà; come anche il problema di dove e quando una data persona è vissuta, è tutt’altro che facile. Un altro problema estremamente controverso è quello del vero nome di un individuo. Gli antichi avevano moltitudini di nomi e soprannomi. Inoltre potevano acquistarne altri una volta entrati nelle conache – nomi che i contemporanei non avevano mai utilizzato. Molti fattori possono entrare in gioco qui. Errori, confusioni, errori nella traduzione. Nel presente lavoro non abbiamo l’obiettivo di trovare i veri nomi utilizzati dai contemporanei delle figure storiche per riferirci così a questi ultimi.

3) In uno studio della storia scritta, bisogna sempre tenere a mente che le parole in generale e i nomi di popoli o luoghi particolari possono aver acquistato diversi significati nel tempo. Il nome “Mongolia” è un esempio eccellente; riferiremo a questo proposito in maggio dettaglio più avanti. Inoltre, molti nomi geografici avrebbero potuto migrare verso nuove longitudini e latitudini col tempo. Carte geografiche con i nomi scritti sopra sono diventate più o meno uniformi con l’invenzione della macchina da stampa, che ha reso possibile produrre molte copie identiche della stessa carta per lo scopo pratico della navigazione, insegnamento ecc. Prima di quell’epoca, ogni carta era unica, e normalmente in qualche modo in contrasto con altre carte. Personaggi che siao abituati a considerare oggi “antichi” vengono rappresentati sulle carte medievali come eroi medievali. Persino gli storici riconoscono questa tendenza piuttosto notevole e scrivono che “antivchi personaggi vengono rappresentati sulle carte come abitanti o cavalieri medievali ([953], pag. 21) eroi medievali. O testi antichi spesso trascrivevano i nomi senza la vocalizzazione – nessuna vocale, solo la radice consonantica. In quei giorni la vocalizzazione sarebbe stata aggiunta dal lettore a memoria. Questo appare manifestarsi specialmente con le lingue Arabe, dove virtualmente tutti i suoni vocalici sono memorizzati, e soggetti a un certo grado di arbitrarietà. E vedendo come venivano utilizzate le lettere Arabe nel Medioevo in altre lingue oltre all’arabo, spesso le vocali venivano omesse anche in quei linguaggi, anche se erano originariamente più o meno costanti. Ovviamente, i nomi erano o primi a subire questo processo.

Naturalmente, nel corso del tempo del vocali cominciarono a confondersi le une con le altre, vennero dimenticate o sostituite con altre vocali. Le consonanti scritte mostrarono maggiore stabilità. Per esempio, possiamo ricordare che molti testi antichi frequentemente alludono dlla “Fede Greca”. Comunque, è possibile che la parola Grecia sia derivata dal nome Horus, o Christos (Cristo). In questo caso la “Fede Greca” non è altro che la fede Cristiana.
La storia Russa è naturalmente in stretta realazione con la storia globale. Ogni genere di slittamento cronologico e geografico che si può trovare nella storia Russa invarabilmente porta alla scoperta di problemi simili negli altri paesi. Il lettore deve lasciar perdere l’opinione che la storia antica poggi su fondazioni immutabili – sembra che gli stessi problemi cronologici siano presenti nella storia di Roma, Bisanzio, Italia ed Egitto.Sono persino di natura più grave di quelli della storia Russa. Vedi Chron 1, Chron2 e Chron3 per ulteriori riferimenti.

4) Gli autori sono naturalmente interessati alla storia dell’antica Russia, l’Impero Russo e al massimo i suoi più vicini paesi. La conoscenza della storia Russa nel suo insieme è estremamente importante e riguardale fondamenta stesse della civilizzazione mondiale perciò i suo momenti più cruciali devono essere studiati con la massima cura e attenzione. Oggi abbiamo molta familiarità con numerosi esempi di come alcuni fatti storici vengono distorti per adattarsi a tendenze politiche di passaggio. In ChronI, Chron2 e Chron3 abbiamo scoperto molti diversi casi importanti on cui queste distorsioni sono state rigidificate come verità indiscutibili che passavano da manuale di storia a manuale di storia. È necessario investire una gigantesca quantità di lavoro per “One must invest a gigantic amount of labour into “eliminare le sbavature successive” per permettere di illuminare la natura reale degli eventi antichi.
Le distorsioni storiche sono inaccettabili nella storia di qualunque stato – per quanto riguarda la storia nativa propria degli autori, l’investigazione deve essere condotta con la massima chiarezza, e dobbiamo scegliere un approccio completamente imparziale. Nessuna autorità può essere accettata di per sé in simili materie.
Perché abbiamo parlato di tutto questo? La ragione è che la cronologia consensualedella storia Russa è piena di gravi contraddizioni. Inizialmente erano state segnalate da Nikolai Morozov ([547]). Comunque, la nostra analisi dimostra che anche lui non era conscio del problema reale.
La storia Russa è considerata relativamente “giovane” dallo storico moderno, che la confronta con le “antiche culture” - Roma, Grecia ecc. Comunque, in ChronI, Chron2 e Chron3 dimostriamo che tutte queste “antiche cronologie” vanno significativamente accorciate. È molto più probabile che le “antiche culture” debbano essere fatte slittare in avanti, nell’intervallo tra il XI e il XVII secolo d.c. La storia consensuale del X-XIII secolo è il prodotto della collazione e e “riassunto” degli eventi reali che datano all’epoca in questione (piuttosto scarsamente descritta nei documenti sopravvissuti) e i duplicati di eventi dell’epoca molto più densa del XIII-XVII secolo. Ci riferiamo naturalmente alla quantità di resoconti sopravvissuti di eventi piuttosto che agli eventi stessi. Il periodo immutabile della storia inizia nel XVII secolo d.c. Si presume che la storia documentata della Russia inizi nel IX-X secolo d.c. Questi significa circa 300 anni della sua cronologia cadono nella “zona pericolosa dei duplicati”. L’esperienza accumulata in questo campo ci porta ad aspettarci qui uno slittamento cronologico, che muoverà alcuni degli eventi in avanti, nell’epoca del XIV-XVII secolo d.c. Questa aspettativa è confermata dalla scoperta delgi autori di uno slittameto di 400-anni, che si è prima manifestato nell’analisi statistica del volume degli antichi testi (vedi ChronI, Capitolo 5:2), e poi fu scoperta in modo indipendente nel nostro studio sui parallelismi dinastici, qv più avanti.

5) Occasionalmente segnaliamo alcuni paralleli linguistici e inaspettate similarità fonetiche tra gli antichi nomi trovati in varie croonache. Sittolineiamo che simili paralleli in nessun modo pretendono di dimostrre alcunché; alludiamo semplicemente ad essi per dimostrare che i testi antichi senza vocalizzazioni possono essere letti in una gran quantità di modi. Tuttavia, questi paralleli vengono normalmente spiegati molto bene dalla nostra ricostruzione.

Nella presente introduzione delineiamo brevemente i problemi principali inerenti alla cronologia Russa e suggeriremo la nostra ea a proposito, che è radicalmente differente sia dalla versione degli eventi Scaligeriana che Romanoviana e anche dalla ricostruzione di N. A. Morozov ([547]). Nei capitoli seguenti faremo un breve resoconto della nostra analisi sistematica della storia Russa.

2. La nostra idea in breve
Riassumeremo immediatamente la nostra ipotesi, senza preparare i lettori in modo particolare. Tale stile narrativo potrebbe sembrare poco convincente; tuttavia, suggeriamo che i lettori continuino a leggere invece di saltare alle conclusioni. I dati reali per convalidare la nostra teoria saranno presentati nei capitoli seguenti.

Facciamo attenzione ai seguenti fatti, che noi troviamo molto strani. Tuttavia, questa stranezza si basa solo sulla cronologia consensuale e sulla versione dell'antica storia Russa che abbiamo imparato a scuola. Si scopre che un cambiamento nella cronologia elimina molte bizzarrie e mette le cose in una prospettiva più logica.
Uno dei momenti chiave nella storia dell'antica Russia è il cosiddetto "giogo Mongolo-Tartaro". Si dà per scontato che l'Orda arrivò dall'Estremo Oriente, dalla Cina o dalla Mongolia, conquistò molti paesi, schiavizzò tutta la Russia, spostandosi poi verso ovest, raggiungendo l'Egitto e stabilendo la dinastia dei Mamelucchi. Tuttavia, questa versione contiene molte incongruenze che sono più o meno note nel quadro stesso della storia Scaligeriana.

Inizieremo con la seguente osservazione. Se la Russia fosse stata conquistata dall'Est o anche dall'Occidente, ci dovrebbero essere i resoconti superstiti dei conflitti tra gli invasori e i Cosacchi che vivevano vicino ai confini Occidentali della Russia, così come le regioni del basso Volga e Don. Va notato che i libri di storia della scuola dicono che le truppe Cosacche sono apparse solo nel XVII secolo - presumibilmente formate da contadini fuggiti che si erano stabiliti sulle rive del Don. Tuttavia, gli stessi storici sono ben consapevoli del fatto che lo Stato Cosacco del Don esisteva già nel XVI secolo, con una legislazione indipendente e una storia propria. Inoltre, risulta che le origini della storia dei Cosacchi risalgano al XII-XIII secolo. Vedi, ad esempio [183], così come la pubblicazione di Sukhorukov dal nome "The History of the Don Troops", rivista del Don, 1989.

Pertanto, l'Orda, da ovunque provenga, si sposterebbe inevitabilmente verso l'alto lungo il Volga e attaccherebbe gli stati Cosacchi - e tuttavia non ci sono registrazioni al riguardo da nessuna parte. Perché dovrebbe essere così? L'ipotesi naturale può essere formulata come segue: l'Orda non ha combattuto contro i Cosacchi perché i Cosacchi erano parte dell'Orda. Questa ipotesi è sostenuta da alcune argomentaziono sostanziali contenute nel libro di A. A. Gordeyev ([183]). Nel suo tentativo di inserire l'ipotesi nella versione consensuale milleriana della storia Russa, Gordeyev è stato costretto a supporre che l’Orda Tartara e Mongola abbia conquistato la Russia molto rapidamente, e che i Cosacchi, o i guerrieri dell’Orda, si siano gradualmente trasformati in etnia Russa.

La nostra ipotesi principale (o meglio una delle nostre ipotesi primarie) è la seguente: le truppe Cosacche non solo erano una parte dell'Orda, ma anche l'esercito regolare dello stato Russo. In altre parole, l'Orda era Russa fin dall'inizio. "Orda" è la vecchia parola Russa per esercito regolare. I termini più tardi "voysko" e "vena" ("esercito" e "guerriero", rispettivamente) sono di origine slava e non dell’antica Russia e sono stati introdotti solo nel XVII secolo. I vecchi nomi erano "Orda" (Orda o esercito), "kazak" (Cosacco) e khan.

La terminologia si sarebbe più tardi alterata. A proposito, nell XIX secolo, le parole "zar" e "khan" erano intercambiabili nella parlata popolare Russa; ciò risulta evidente dai numerosi esempi che si trovano nel dizionario di Dahl (come "dove va il khan (zar), l'Orda (o "il popolo") seguirà", ecc.). Cfr. [223] per ulteriori riferimenti (voce "Orda").

A proposito, la famosa città di Semikarakorsk esiste ancora nella regione di Don, e c'è anche un villaggio chiamato Khankaya nel Kuban. Ricordiamo al lettore che il luogo di nascita di Genghis-Khan dovrebbe essere stato chiamato Karakorum ([325], pag. 409). Un altro fatto noto è che non esiste una sola traccia di Karakorum vicino al luogo in cui gli storici della scuola Scaligeriano-Romanoviana stanno ancora cercando ostinatamente questa città ([1078], Volume 1, pagine 227-228).

Secondo ipotesi piuttosto improbabile che hanno espresso i nostri coraggiosi studiosi, "il monastero di Erdinidsu, fondato nel 1585 [diversi secoli dopo la vita di Genghis-Khan - Aut.] era stato eretto sulle rovine di Karakorum" ([1078], volume 1 , pagina 228). Questo monastero, sopravvissuto fino al XIX secolo, era circondato da un bastione lungo un miglio. Gli storici sono del parere che l'intera capitale "Mongola" di Karakorum, una città di grande fama, abbia occupato il piccolo pezzo di terra dove è stato costruito il monastero in seguito ([1078] , volume 1, pagina 228).

Il nome Karakorum può tuttavia essere trovato nell'area del Don. Ad esempio, nella carta intitolata "La parte meridionale della Grande Russia" del 1720, l'intera regione Cosacca del Don è chiamata "La Piccola Tartaria"; vediamo anche un fiume con il nome di Semi Karak, uno dei tributari del Don sulla sinistra. Il nome completo della carta è il seguente: "Tabula Geographica qua Russiae Magnae Pontus Euxinus. Johan Baptist Homann. Niimberg, circa 1720. Il nome Karak si trova pertanto nella zona del Don Cosacco = Tartaro. Il nome Karakorum potrebbe aver semplicemente significato "la zona di Karak".
Inoltre, nella carta della Russia del 1670 (Tabula Russia vulgo Moscovia, Frederik de Wit, Amsterdam, circa 1670) troviamo una città chiamata Semikorkor proprio in questa regione, vicino al Don. Su un'altra carta, risalente al 1736 (Theatre de la Guerre sur les Frontieres de Russie de Turquie, Reiner 8c Joshua Ottens, Amsterdam, 1736), uno degli affluenti del Don porta il nome di Semi Korokor. Gli autori hanno visto personalmente tutte queste carte, durante una esposizione di vecchie carte della Russia, avvenuta nel febbraio 1999 in un museo privato di collezione affiliato all'A. S. Museo Pushkin di Mosca.

Così vediamo diverse versioni del nome Korokor nella regione del Don - nel nome di una città e in quello di un fiume. Una versione romanizzata del nome avrebbe potuto avere il suffisso "um" alla fine, che avrebbe trasformato il nome Cosacco di Korokor in Korokorum - il famoso luogo natale del Conquistatore del Mondo. In questo caso, il grande conquistatore Genghis-Khan è nato nella città Cosacca di Korokor vicino a Semi Korokor, il tributario di Don.

Torniamo alla questione dell'Orda. Secondo la nostra ipotesi, l'Orda non aveva avuto alcuna relazione con gli eserciti stranieri conquistati, ma era piuttosto l'esercito regolare della Russia Orientale, parte integrante dell'antico Stato Russo. Inoltre, il periodo del "Gioco Mongolo e Tartaro" non è altro che il periodo del regime militare in Russia, quando il comandante, o il Khan, effettivamente aveva le funzioni di re (zar); le città erano governate da principi, che non facevano parte dell'esercito ma riscuotevano le tasse per sostenerlo. L'antico Stato Russo può quindi essere considerato un impero unito, dove i soldati professionisti erano uno strato separato della società e chiamavano sé stessi “l’Orda”; altri strati non avevano formazioni militari proprie. Siamo del parere che i cosiddetti "raid dei Tartari" non siano altro che azioni repressive contro le aree della Russia che rifiutavano di pagare le tasse per una ragione o per l'altra. I rivoltosi venivano puniti dall'esercito regolare Russo. Di solito il principe lasciava la città prima di simili incursioni.

Fig. 0.1. Mosaico della Chiesa del Santo Salvatore a Chora, Istanbul. Datata al XIV secolo. Vediamo "Melania la suora, Regina dei Mongoli", secondo la leggenda che vediamo sopra la sua testa. La parola "Mongolia" è scritta in greco come "Mugulion", o "Megalion" che si traduce come "Il Grande". Ciò conferma l'ipotesi che le parole "Mongolia" e "megalion" siano derivate dalla parola russa. “mnogo” (“molti”), or “mnogo” + “vel" (“grande”). Tratto da [1207].

Fig. 0.2. Mosaico della Chiesa del Santo Salvatore a Chora, Istanbul. Un frammento.


3. La vera identità della Mongolia e l’invasione Tartaro-Mongola. I Cosacchi e l’Orda d’Oro
Vediamo l'etimologia della parola Mongolia. Può essere derivata dalla parola Russa mnogo (molto, una massa di persone, ecc.), o dalle parole mosch, mog (possibile precursore della parola "Magog") e mogoushchestvo, che traduce rispettivamente come "potere (sostantivo)", "può, è in grado di" e "potere". N. A. Morozov sosteneva la teoria secondo cui la parola "Mongolia" derivasse dalla parola greca "Megalion", o "Grande". Tuttavia, la parola greca potrebbe anche essere un derivato dello slavo "mog" e "mnogo". Nella fig. 0.1 si vede una fotografia dell'antico intarsio della chiesa di Chora a Istanbul. Vediamo la parola "Mongolia" scritta come "Mugulion" - praticamente uguale a Megalion, vedi fig. 0.2. La Russia Orientale è ancora conosciuta come la Grande Russia, o Velikorossiya. Secondo la nostra ipotesi, l'impero "Mongolo" non è che un altro nome per il Grande Impero, o per la Russia medievale.

Ci sono prove che possano sostenere questa ipotesi? Ci sono, e in notevole quantità. Vediamo cosa ci dicono le fonti Occidentali sulla cosiddetta "invasione Mongolo-Tartara".

"Le note del re Ungherese e una lettera al Papa che cita le truppe Russe come parte dell’esercito di Batu-Khan servono come prova della struttura e della composizione di quest’ultimo" ([183], volume 1, pagina 31).

"Batu-Khan ha fondato una serie di insediamenti militari sulla riva destra del Dnepr a fini di osservazione e protezione delle frontiere; popolati da abitanti dei principati Russi... c'erano molti Russi anche tra i coloni della zona di confine della linea del Terek. . . il sistema di governo creato dal Golden Horde è stato attuato e mantenuto prevalentemente dai Russi" ([183], volume 1, pagine 40-42).

Sembra inoltre che "la Russia sia diventata una provincia dell’impero Mongolo e sia diventata nota come Tartaro-Mongolia" ([183], volume 1, pagina 35). Potrebbe essere che Tartaro-Mongolia fosse semplicemente un altro nome della Russia, o del Grande Impero (Mongolia) la cui popolazione era in parte composta da Musulmani, o Tartari - proprio come oggi.

Più fonti medievali vengono portate alla nostra attenzione, più impariamo e comprendiamo una volta liberati dai lacci di un paradigma storico consensuale che si riflette nei libri di testo, unito alla vivida immaginazione della "conquista Mongola". Ad esempio, si scopre che "all’alba dell’esistenza dell’Orda [i primi giorni, pensateci! - Aut.] nella sede del Khan era stata costruita una chiesa Ortodossa. Con la fondazione di insediamenti militari, le chiese Ortodosse venivano costruite ovunque, in tutto il territorio governato dall'Orda, con il clero inviato lì a tale scopo e con il metropolita Cirillo trasferito a Kiev da Novgorod, completando così il ripristino della gerarchia ecclesiastica pan-Russa" ([183], volume 1, pagina 36).

Fermiamoci a riflettere per un momento. Tutto ciò è molto strano dal punto di vista consensuale. In effetti, un conquistatore Mongolo (che probabilmente non parlava nemmeno il Russo, figuriamoci la fede Russa) costruisce templi Ortodossi, che gli devono essere completamente estranei, in tutto il nuovo impero conquistato, e il Metropolita Russo si sposta a Kiev non appena la città viene Tratto da Batu-Khan il "Mongolo"!

La nostra spiegazione è la seguente. L'invasione straniera non è altro che una fantasia. Quello che vediamo è il governo militare Russo (A.k.a. "L'Orda") che si occupa dei tipici affari interni, come la costruzione di istituzioni imperiali. Tutti questi eventi sono tipici di uno stato in via di sviluppo.

Per citare da L. N. Gumilev: "Togliamo il velo di confusione dai nostri occhi e consideriamo la situazione in Russia durante l'epoca del giogo. In primo luogo, ogni principato ha mantenuto i suoi confini e la sua integrità territoriale. In secondo luogo, tutti gli istituti di governo amministrativo erano composti da Russi in tutto il territorio dell'impero. In terzo luogo, ogni principato aveva un proprio esercito. Infine - e questo può essere il fatto più importante, l'Orda non ha distrutto nessuna chiesa e ha dimostrato la grande tolleranza religiosa che caratterizza questi Stati. È un dato di fatto che la religione Ortodossa è stata sostenuta in tutti i modi. La Chiesa e il clero sono stati completamente liberati da tutte le tasse e i contributi. A parte questo, uno dei decreti di Khan ha dichiarato che chiunque osasse calunniare la fede Ortodossa doveva essere giustiziato senza diritto di appello" ([214], pagg. 265-266).


Fig. 0.3. Paiza, un simbolo del potere dell’Orda in Russia. Nella parte alta vediamo una stella ottagonale, simbolo Cristiano. è probabile che le moderne spalline militari con le stelle siano legate alla paiza "Mongola". Tratto da [331], volume 1, pagina 78.

Impariamo anche che il sistema di comunicazione Russo che esisteva fino alla fine del XIX secolo - il servizio di cocchieri - è stato creato dai Mongoli. I cocchieri erano conosciuti come yamshchiki, e la stessa parola è di origine Mongola: "c'erano stalle con fino a 400 cavalli lungo tutte le linee separate da intervalli di 25 verst [1 verst = 3,500 piedi o 1,06 km]... c'erano traghetti e imbarcazioni su ogni fiume; questi erano gestiti anche dai Russi. . . I cronisti Russi smisero di tenere le cronache quando i Mongoli arrivarono, motivo per cui tutte le informazioni sulla struttura interna dell’Orda d'Oro provenivano da stranieri che viaggiavano attraverso le sue terre" ([183], Volume 1, pagina 42).

Nella fig. 0.3 vediamo una paize, o segno usata dai rappresentanti delle strutture di governo dell’Orda in Russia. La parola è apparentemente legata alla parola slava poyti ("andare"), e forse anche un precursore della parola Russa pogon (che significa "tracolla"). Anche nella Russia Romanoviana, c'era bisogno di un documento chiamato "pogonnaya gramota" per viaggiare lungo le linee di comunicazione di proprietà dello Stato su cavalli di proprietà dello Stato. Nelle Figg. 0.4 e 0.5 troviamo altre due "paize Mongole" trovate in Siberia e nella regione di Dnepr.

Fig. 0.4. Una paiza "Mongola" scoperta in Siberia. Tratto da [1078], volume 1, posta tra le pagine 352-353.

Fig. 0.5. Una paiza "Mongola" scoperta vicino al Dnepr nel 1845. Tratto da [1078], Volume 1, inserto tra òe pagg. 352-353.

Vediamo che gli stranieri descrivono l'Orda d'Oro come uno Stato Russo. I Russi invece non la descrivono affatto, per qualche ragione, in relazione alle cose più banali - chiese costruite, matrimoni ecc., come se fossero "del tutto ignare" del fatto che il loro paese è stato conquistato e le loro terre sono diventate parte di un gigantesco impero straniero, con nuovi ed esotici sistemi di comunicazione, traghetti, ecc. introdotti in tutto il paese. Si presume che gli stranieri non abbiano menzionato la Russia durante la conquista "Mongola", dal momento che il paese "ha cambiato il proprio nome in Tartaro-Mongolia" ([183], volume 1, pagina 35).

Siamo del seguente parere: "Tartaro-Mongolia" è un termine straniero utilizzato prima del XVI secolo. Dal XVI-XVII secolo in poi, gli stranieri hanno iniziato a chiamare la Russia "Moscovia", avendo contemporaneamente smesso di fare riferimenti alla "Mongolia". Tuttavia, il territorio dell'impero Russo e persino un'area un po' più vasta era rimasta conosciuta come "la Grande Tartaria" tra i cartografi Occidentali fino al XVIII secolo. Esistono moltissime mappe di questo tipo. Una di queste, che troviamo molto rappresentativa, si vede nella fig. 0.6. Si tratta di una mappa francese dell'Atlante del Principe d'Orange, datata al XVIII secolo ([1018]).

Potremmo, come controargomentazione, incontrare riferimenti all'invasione dei Tartari e dei Mongoli nelle cronache Russe. L'effettiva età di queste cronache è discussa più avanti; l'analisi dimostra che le cronache sopravvissute sono state scritte o modificate in epoca Romanoviana. In realtà, gli storici hanno ancora abbastanza problemi con le cronache così come sono. Per esempio, G. M. Prokhorov, il famoso ricercatore, scrive quanto segue: "l'analisi della cronaca di Lavrentyevskaya (risalente al 1337) ha dimostrato che gli autori della cronaca hanno sostituito le pagine 153-164 con nuove pagine, alcune delle quali ripetutamente. Questo intervallo include tutti i dati relativi alla conquista della Russia da parte dei Tartari e dei Mongoli" ([699], pag. 77).

Secondo A. A. Gordeyev: "gli storici tacciono sulle prove storiche dei Cosacchi tra le file dell'esercito dell’Orda d’Oro, così come gli eserciti Moscoviti dei principi predecessori di Ivan il Terribile" ([183], volume 1, pagina 8).

Inoltre: "il nome stesso "Cosacchi" si riferiva alla cavalleria leggera che comprendeva una parte dell’esercito dell’Orda d’Oro" ([183], volume 1, pagina 17). A parte questo, apprendiamo che "nella seconda metà del XII secolo c'erano tribù indipendenti che abitavano in parti dell'Asia centrale e orientale conosciute come "Orde Cosacche" ([183], volume 1, pagina 16.

Fig. 0.6. Una mappa dell'Asia risalente al XVIII secolo. Vediamo su questa mappa la parte asiatica della Russia chiamata "La Grande Tartarie"; il paese comprende la Corea e parti di Cina, Pakistan e India. Manca del tutto il nome "Impero russo". Secondo la nostra ricostruzione, il nome Grande Tartaria veniva usato un tempo dagli stranieri per riferirsi alla Grande Russia. Come possiamo vedere, i cartografi dell'Europa occidentale lo hanno ricordato fino al XVIII secolo. Tratto da un atlante Francese ([1018]).

La parola Russa "Cosacco" (kazak) può essere derivata dalle parole "skok" e "skakat" utilizzate in riferimento al cavalcare.

Consideriamo ora la figura del famoso Batu-Khan. Dopo la "conquista" della Russia da parte di Batu-Khan, "il clero è stato esentato dal pagamento delle tasse; questo riguardava anche i beni ecclesiastici e la popolazione sotto la responsabilità della chiesa. Yaroslav Vsevolodovich, principe di Suzdal, è stato nominato primo Principe dei Principi Russi dai Mongoli" ( [ 183], volume 1, pag. 33).

Poco dopo, "il principe Yaroslav era stato convocato nella sede di Batu-Khan e mandato a Karakorum in Mongolia, dove doveva essere eletto il Grande Khan... Batu-Khan non è andato in Mongolia di persona, ma ha mandando il principe Yaroslav come suo rappresentante [in altre parole, a Batu-Khan non importava abbastanza delle elezioni del Grande Khan per parteciparvi personalmente - Aut.] Il soggiorno del principe Russo in Mongolia è stato descritto da Plano Carpini" ( [ 183] , volume 1, pagina 33).

Plano Carpini ci dice che il principe Russo Yaroslav è andato a rappresentare Batu-Khan alle elezioni del Grande Khan per qualche strana ragione. È possibile che l’ipotesi che Batu-Khan invii Yaroslav al suo posto sia stata inventata dagli storici moderni con l’unico scopo di far sì che le prove di Carpini concordino con l’ovvia necessità della presenza di Batu-Khan alle elezioni del Grande Khan?

Quello che vediamo qui è una semplice prova documentale che testimonia il fatto che Batu-Khan non è altro che il principe Russo Yaroslav. Ciò è confermato anche dal fatto che Alexander Nevsky, figlio di Yaroslav, era stato anche il figlio "adottivo" di Batu-Khan, secondo gli storici! Ancora una volta, i due personaggi sono identici (Yaroslav = Batu-Khan). In generale, va detto che "Batu" ("Batyi" in Russo) può essere una forma della parola "batya", o "padre". Un comandante militare Cosacco è ancora chiamato "batka" ("padre", "papà", ecc.). Quindi, Batu-Khan = il Cosacco batka = principe Russo. Nomi simili si trovano nei bylini, poemi eroici Russi - due di essi si chiamano "Vassily Kazimirovich porta il denaro del tributo a Batey Bateyevich" e "Vassily Ignatievich e Batyga" ([112]).

Ci è stato anche detto che "avendo conquistato i principati Russi del nord, Batu-Khan insediò le sue truppe ovunque, insieme ai suoi rappresentanti (chiamati baskaks) il cui compito era di portare 1/10 delle proprietà e della popolazione al Khan" ([183], volume 1, pagina 29). Il commento è il seguente.

È risaputo che "il tributo Tartaro è un decimo del tutto". Tuttavia, l'invasione straniera non ha nulla a che fare con questo. La Chiesa Ortodossa ha sempre rivendicato il tributo "desyatina, letteralmente "decima parte". Come abbiamo visto, una decima parte della popolazione Russa è stata preparata per mantenere le fila dell'esercito Russo, o dell’Orda. Questo è perfettamente naturale, dato che l'Orda era il nome dell'esercito Russo regolare che non è mai stato sciolto e si è occupato di pattuglie di frontiera, guerra ecc.; ovviamente non avrebbe avuto né tempo né opportunità di piantare e raccogliere colture, né di sostenersi autonomamente in generale. Inoltre, l'agricoltura era rimasta strettamente vietata per i Cosacchi fino al XVII secolo. Si tratta di un fatto noto, ma anche molto ovvio per un esercito regolare. Questo è menzionato da Pougachyov nelle sue Note sulla storia Russa e Gordeyev in [183], volume 1, pagina 36. Per questo l’Orda ha dovuto arruolare ogni decimo della popolazione come esercito regolare Russo, e chiedere il 10% come contributo per provviste e viveri.

Inoltre, un esercito regolare è costantemente in movimento e richiede depositi per sistemare provviste, armi e munizioni. Pertanto, sul territorio della Russia doveva esistere un sistema di depositi. Una delle parole Russe più usate per "deposito" (o "deposito di stoccaggio") è saray. I leader militari, o khan, avevano bisogno di un quartier generale, che normalmente si trovava vicino a questi depositi. Cosa vediamo? La parola "saray" si ripete molto spesso nella storia dell’ "Orda d'Oro dei Tartari e dei Mongoli" - la parola si trova anche spesso nella toponimia Russa. Molte città hanno la radice SAR come parte del loro nome, soprattutto nella regione del Volga. In effetti, vediamo Saratov, Saransk, Cheboksary, Tsaritsyn (Sar + Tsyn), così come la città episcopale di Zaraisk, nella regione di Ryazan in Russia e Zaransk nell'ovest della Russia. Tutte sono grandi città, alcune delle quali sono anche capitali di regioni autonome.

Si potrebbe ricordare anche Sarayevo, la famosa città dei Balcani. Spesso incontriamo la parola Saray nella vecchia toponimia medievale Russa e Turca.

Procediamo scoprendo che "Sultan Selim ha scritto quanto segue al Khan della Crimea [presumibilmente all'inizio del XVI secolo – Aut.]: "Ho sentito della tua intenzione di combattere contro la terra dei Moscoviti - fai attenzione; non osare attaccare i Moscoviti, perché sono nostri grandi alleati... se lo farai, faremo irruzione nelle tue terre". Il sultano Seliman, salito al trono Turco nel 1521, ha confermato queste intenzioni e vietato campagne contro i Moscoviti. . . Russia e Turchia si sono scambiate ambasciate e ambasciatori [nel XVI secolo - Aut]" ([183], volume 1, pagine 161-163).

Le relazioni tra Russia e Turchia sono state interrotte già nel XVIII secolo.

Ci si potrebbe chiedere sulla dislocazione delle truppe Russe quando hanno combattuto i Tartari e i Mongoli che avevano "razziato la Russia"? Si è scoperto che proprio dove si sarebbe riunito l' "esercito di resistenza" Russo nel 1252 Andrej, principe di Vladimir e Suzdal, andò da Vladimir per combattere i Tartari e li incontrò al fiume Klyazma, proprio fuori dai cancelli della città di Vladimir! Tutte le battaglie contro i Tartari combattuti nel XVI secolo si sono svolte nei pressi di Mosca, o nei pressi del fiume Oka, al massimo. Si potrebbe trovare strano che le truppe Russe abbiano sempre un miglio o due da percorrere, mentre i Tartari devono coprirne centinaia di miglia. Tuttavia, la nostra ricostruzione spiega tutto ciò - in quanto esercito Russo regolare, l'Orda veniva utilizzata per spedizioni punitive contro soggetti disobbedienti. Quindi arrivava fino alle soglie della città ribelle che aveva cercato di opporsi al governo militare.

4. Batu-Khan conosciuto come il Gran Principe
Siamo abituati a credere che i governatori Tartari definissero sé stessi Khan, mentre i Russi erano dei Grandi Principi. Questo stereotipo è molto comune. Tuttavia, dobbiamo citare prove piuttosto significative da parte di Tatishchev, che ci dice che gli ambasciatori Tartari chiamavano il loro sovrano Gran Principe Batu-Khan: "Siamo stati mandati dal Grande Principe Batu" ([832], parte 2, pagina 231). Tatishchev è piuttosto imbarazzato da quanto sopra, e cerca di spiegare questo titolo dicendo che Batu-Khan non era ancora diventato un Khan a quei tempi. Tuttavia, per noi è di minore importanza. Quello che importa è il fatto che un governatore Tartaro si chiamasse Grande Principe.

5. I Romanov, gli Zakharyin e gli Yuryins. Il loro ruolo nella cronografia Russa
Concludiamo l'introduzione con un'importante domanda alla quale bisogna rispondere per capire perché la storia Russa che ci siamo abituati a sentire scuola si è rivelata "improvvisamente" sbagliata. Chi distorcerebbe la vera storia della Russia, e quando è successo?

Nel 1605 in Russia sono iniziati i Grandi Disordini. Il 1613 segna una svolta nella storia Russa - il trono è stato preso dalla dinastia pro-Occidentale dei Romanov, degli Zakharyin e degli Yuryin. Essi sono responsabili della "stesura della versione" della storia Russa contemporanea; è successo sotto lo Zar Mikhail e il patriarca Filarete, forse più tardi. Presenteremo la nostra ricostruzione dei Grandi Disordini nei capitoli a seguire.

L'Orda Cosacca è stata bandita dalla Moscovia sotto i Romanov, gli Zakharyin e gli Yuryin. La sua messa al bando simboleggia la fine della vecchia dinastia Russa. I resti dell'esercito resistente del vecchio impero, o Orda, sono stati cacciati via dal centro del regno Moscovita. Di conseguenza, oggi vediamo le regioni Cosacche alla periferia della Russia e non al centro. Tutte queste regioni sono retaggio dell'Orda "Mongola" Russa. Il Kazakistan, ad esempio, può essere interpretato come Kazak-Stan, che si traduce come "Campo dei Cosacchi" o "Regione dei Cosacchi"; in alternativa, il nome può essere derivato da Kazak Tana o Cosacchi del Don.

Ci si potrebbe chiedere come l'esercito regolare professionista dell’Orda avrebbe potuto perdere la guerra civile. Si tratta di una questione di grande importanza. Si può teorizzare a lungo questo aspetto; speriamo che il libro in questione aiuti i futuri ricercatori della storia Russa a trovare una risposta.

La sconfitta di Razin e più tardi di Pugachyov sono le ultime sconfitte dell'Orda. Dopo questo successo militare, i Romanov hanno redatto documenti ufficiali e hanno dichiarato l'Orda "straniera", "malvagia" e "invasore della terra Russa". Nella mente dei discendenti, l'Orda si è trasformata in una forza ostile di invasione straniera ed è stata spostata oltretutto verso l'estremo e misterioso oriente; ecco come la Mongolia (Megalion, o il Grande, o l'Impero Russo) si è trasformata in un paese dell'est. A proposito, qualcosa di simile è accaduto alla Siberia, che si era trasferita dove si trova adesso dalle rive del Volga.

Quando i Romanov sono saliti al potere, hanno cercato di cancellare tutto quello che potevano della vecchia storia Russa. Gli storici dell'epoca romanoviana ricevettero ordini espliciti o impliciti di astenersi dal scavare troppo in profondità. Una minaccia mortale – Dovevano tenere ben presente il destino di Viskovatiy, q.v. avanti.

La nostra impressione sulle opere pubblicate dagli storici del XVIII-XIX secolo conferma questa idea. Circumnavigano in tutti gli angoli ruvidi e istintivamente nascondono gli ovvi paralleli, le domande e le stranezze più ovvie. Questo atteggiamento fa sembrare i libri di Solovyov, Kluchevskiy e di altri storici di questa epoca i più evasivi di tutti - per esempio, nei loro faticosi tentativi di leggere il nome "campo di Kulichkovo" come "campo di Kuchkovo", seguiti da lunghe ipotesie sull'esistenza di mitici boiari con il nome di Kuchki da cui il campo avrebbe avuto il suo nome ([284]; cfr. anche Chron4, capitolo 6).

È noto che le cronache genealogiche sono state bruciate nel regno di Fyodor Alekseyevich, fratello maggiore di Pietro il Grande e suo precursore - questo è accaduto a Mosca nel 1682, qv nel [396] e [ 193], pagina 26. A quanto pare, questo è stato fatto per cancellare le informazioni relative alle origini delle famiglie dei boyari. Tutta la genealogia è stata così effettivamente cancellata. Oggi si presume che si tratti di un atto "progressista" volto a contrastare l'ordine di precedenza, ovvero a impedire ai boyari di discutere sull'anzianità cancellando tutte le prove documentali delle loro origini ([193], pag. 26). Il nostro punto di vista è il seguente: i Romanov stavano distruggendo la vera e propria genealogia antica per fare posto alla loro nuova dinastia. I "ranghi di Ryurik" che sono sopravvissuti fino al presente e citati nei lavori completi di M. V. Lomonosov devono essere comparsi successivamente.

Facciamo notare un fatto curioso. Durante tutta la loro storia, i Romanov ha preso spose dalla stessa regione geografica, Holstein-Gottorp, vicino alla città di Lubecca. Si sa che gli abitanti di questa parte della Germania settentrionale sono di origine Russa, qv nel libro di Herberstein ([161], pag. 58). Apprendiamo quanto segue: "Lubecca e il Ducato di Holstein una volta confinavano con la terra dei Vandali con la sua famosa città di Vagria - si presume che il Mar Baltico sia stato chiamato proprio da questa Vagria - "il Mar Varangiano"... i Vandali erano potenti e avevano la stessa lingua, costumi e religione dei Russi" ([161], pagina 60).


E’ ovvio che l’ascesa dei Romanov deve essere stata dichiarata al servizio del bene del paese durante il loro regno. Sebbene il Ducato di Holstein fosse stato un tempo popolato da Russi, essi avevano perso gran parte della loro popolazione Russa a partire dal XVII secolo. In generale, la politica Romanoviana è stata per la maggior parte puramente Teutonica, e i loro metodi di governo pro-Occidente. Per esempio, il periodo dell'Oprichina tra il 1563 e il 1572, quando gli Zakharyin e i Romanov diventarono i sovrani de facto, è il momento a cui risalgono le prime citazioni di persecuzione religiosa. I musulmani e i giudaici che si erano rifiutati di convertirsi al cristianesimo furono distrutti. Non conosciamo nessun caso del genere in un'epoca precedente della storia Russa. La Russia aveva rispettato il vecchio principio di tolleranza religiosa "Mongolo" e turco.

Il regno del primo Romanov - Mikhail, Aleksei e Fyodor Alekseyevich è caratterizzato da roghi di massa di libri, distruzione di archivi, scisma ecclesiastico e campagne contro i Cosacchi, o l'Orda. La storia Russa più o meno ben documentata inizia con il regno di Pietro I Romanov. La sua epoca fu preceduta da un periodo di conflitti, tumulti e guerre civili, in cui i Cosacchi (l'Orda) erano il nemico principale; è da allora che si sistemarono nell'area di Don. Si tratta anche dell'epoca nella quale l'attività agricola nelle regioni Cosacche ha inizio; questo prima gli era proibito. Dobbiamo anche ricordare che i Romanov hanno fatto molti sforzi per dimostrare agli Occidentali che l’idea, piuttosto popolare in Occidente, che Stepan Razin, fosse di sangue reale era "assolutamente falsa". Fonti Occidentali lo chiamano Rex. Tuttavia, è noto che un certo "principe Aleksei" faceva parte dell’entourage di Razin, qv in Chron4, capitolo 9:4. A quanto pare, l'epoca di Razin, l'intero XVII e persino il XVIII secolo sono l'epoca in cui i Romanov hanno combattuto contro la vecchia dinastia, sostenuta dall'Orda e dai suoi Cosacchi.

Dopo la caduta dei Romanov nel 1917, l'incantesimo del silenzio è finito. In effetti, cominciarono ad apparire molti eccellenti lavori sull'antica storia Russa, scritti da emigranti Russi, che esponevano numerose stranezze, rimaste nascoste per molto tempo. Per esempio, il libro di A. A. Gordeyev che abbiamo citato era stato pubblicato per la prima volta in Occidente; la sua pubblicazione in lingua Russa ha avuto luogo piuttosto di recente. Certo, oggi è considerato di cattivo gusto menzionare i Romanov in un contesto critico. Tuttavia, la ricerca scientifica non può essere limitata da considerazioni politiche. L'intonaco si sta disgregando, rivelando parti dell'antica opera d'arte originale.
Ultima Modifica 3 Anni 10 Mesi fa da Italo.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Pyter

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3 Anni 11 Mesi fa #40487 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Riassunto delle puntate precedenti:

Severi = Borboni
Settimio Severo = Enrico il Grande
Caracalla e suo fratello Geta = Luigi il Giusto e suo fratello Gastone di Orleans
Macrino = Mazzarino
Eliogabalo = Il Re Sole
Alessandro Severo = Luigi il Beneamato
Massimino il Trace = Luigi XVI + Maximilien de Robespierre
Luigi XVIII, che regnò dopo Napoleone, nato nel 1755 e fratello del re ghigliottinato, si chiamava Luigi Stanislao SAVERIO.

Ma vediamo cosa succede andando avanti.

... secondo voi quale di queste due è la migliore?



oppure, facendo corrispondere il 238 al 294,



In questo modo arriviamo molto vicini ad AURELIANO, il primo parallelismo della sequenza individuata da Fomenko, che corrisponde a Lucio Cornelio Silla. Quindi questa dovrebbe essere davvero la fine di 'sti cazzo di doppioni!

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3 Anni 11 Mesi fa #40506 da horselover
Risposta da horselover al topic Nuova Cronologia
iberi=ebrei

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3 Anni 11 Mesi fa #40533 da Pyter
Risposta da Pyter al topic Nuova Cronologia
Filippo II, padre di Alessandro Magno, era amante dei cavalli.
Un suo generale fece dono al sovrano di Bucefalo, che lo rifiutò perché irrequieto. Fu poi domato da Alessandro quando capì che era innervosito dalla sua stessa ombra.

Filippo = Ippofilo

Come può l'acqua memoria serbare se dalle nuvole cade? (poeta del dugento)
Ci sposiamo sessiamo insieme sessista bene perché no (progetto anti gender 2016)

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3 Anni 11 Mesi fa - 3 Anni 11 Mesi fa #40567 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
<a href=" archive.org/stream/AnatolyFomenkoBooks/H...yAnatolyFomenkoVol.4 " style="color:#800000;" target="_blank" > archive.org/stream/AnatolyFomenkoBooks/H...yAnatolyFomenkoVol.4

La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko



Capitolo 1

Cronache Russe e la versione Milleriano-Romanoviana della storia Russa


1 . I primi tentativi di scrivere la storia della Russia antica
V. O. Klyuchevskiy ha fornito una buona panoramica dei tentativi di scrivere la storia Russa. ([396], pagg. 187-1966). I fatti che racconta non sono noti a un pubblico molto vasto, eppure sono davvero molto interessanti. Li citeremo qui secondo il resoconto di Klyuchevskiy.

1.1. Il XVI-XVII secolo e l’editto di Aleksey Mikhailovich
Si sa che le origini della storia Russa risalgono al XVIII secolo, e che sono state scritte da Tatishchev, Miller e Schlezer. Cosa si sapeva prima della Russia di Kiev? Praticamente niente. Tuttavia, si sa che i Russi hanno dimostrato interesse per la loro storia antica già nel secolo XVI.

Secondo V. O. Klyuchevskiy, "l'idea iniziale di studiare la nostra storia collettivamente precede Schlezer di molti anni. . . il secolo XVI è particolarmente importante in questo senso, perché è stato il culmine della cronografica. . . moltissime cronache individuali sono state compilate in lavori approfonditi e completi con tabelle dettagliate di contenuti e tavole genealogiche dei governanti Russi e lituani... Stiamo iniziando a vedere segni di critica storica nella narrativa cronografica, si cerca di farla corrispondere a un piano metodico e persino di introdurre alcune idee politiche ben note. . . Viene compilata una gigantesca raccolta di cronache, a partire dalla leggenda di Vladimir Monomakh incoronato imperatore Bizantino" ([396], pag. 188).

Evidentemente, la versione della storia Russa che inizia con Vladimir Monomakh è stata creata in questo periodo. Prenderemo in considerazione il processo di creazione nei capitoli a seguire; nel frattempo, dobbiamo solo notare che la Russia di Kiev, o la storia Russa prima di Vladimir Monomakh, sembra essere stata esclusa da questa versione.

A ciò è seguito un periodo di inattività che si è concluso intorno alla metà del XVII secolo, quando "il 3 novembre 1657 re Aleksey Mikhailovich ha dato l'ordine di creare un ufficio speciale noto come Ufficio Cronache e di nominare un impiegato di nome Koudryavtsev per "annotare gli ordini e i ranghi reali, a partire dal Grande Re Fyodor Ivanovich", in altre parole, l'impiegato doveva continuare il libro delle banche (Stepennaya Kniga), finito al regno di Ivan il Terribile. Il capo del nuovo ufficio avrebbe dovuto essere assistito da due scrivani e sei funzionari minori...

Questa "Commissione storica", per mancanza di una parola migliore, aveva dovuto affrontare molti problemi persino nell'istituirsi; quando finalmente questo è avvenuto, gli storici si sono spostati in una squallida baracca di legno, che hanno dovuto condividere con i detenuti e le loro guardie. Si nota un certo contrasto con l'editto reale. Non sono stati nominati i funzionari minori; l'Ufficio di Presidenza dell'Ambasciata si è inoltre fermamente rifiutato di fornire alla commissione qualsiasi documento. La ricerca delle fonti è stata un compito davvero arduo. . . [Koudryavtsev] si rivolgeva a un ufficio dopo l'altro, ricevendo sempre la risposta che non c'erano libri disponibili tranne la regolare documentazione materiale, nonostante in seguito siano stati trovati alcuni documenti e manoscritti molto utili. . .

Verso la fine del 1658 lo stesso Zar aveva segnalato all’attenzione del suo storico un importante archivio di documenti storici, la Biblioteca Patriarcale. Koudryavtsev ha preso in mano il catalogo della biblioteca e ha indicato i manoscritti di cui aveva bisogno. Comunque. . . l'ordine reale è rimasto ancora una volta insoddisfatto. . . l'ufficio Patriarcale ha risposto che non c'erano "registri disponibili" con le informazioni sui patriarchi, metropoliti e vescovi del regno di Fyodor Ivanovich e così via. Nessuno degli altri uffici si è preso la briga di dare alcuna risposta a Koudryavtsev nonostante le sue numerose relazioni.

Quando Koudryavtsev fu sollevato dal suo ufficio all'inizio del 1659, non c'erano frutti del suo lavoro storiografico di 16 mesi da nessuna parte. Il suo successore ha sottolineato che "l'Ufficio di Presidenza non ha nemmeno iniziato a rispettare l'ordine reale". Persino il vecchio libro di ranghi, che l'ufficio avrebbe dovuto continuare, era scomparso, e nessuno dei funzionari aveva idea di dove fosse finito o cosa potesse esserci scritto nei nuovi capitoli. Tuttavia, neanche il secondo impiegato è riuscito a portare a termine il lavoro" ([396], pagg. 189-190).

Tutto ciò ci porta alle seguenti ovvie conclusioni:

1) I primi documenti di ordini reali per "dare inizio alla scrittura di cronache storiche" risalgono alla metà del XVII secolo - il regno di Aleksey Mikhailovich Romanov.

2) Le persone responsabili dell'esecuzione di questo ordine non sono riuscite a trovare documenti che riguardassero neanche l'ultimo secolo della storia Russa.

3) La scomparsa del famoso Libro dei Ranghi è molto strana.

4) Le condizioni di lavoro create per questa prima commissione storica misteriosamente non corrispondevano allo status di quest'ultima. L'editto reale è stato di fatto sabotato!

Sembra che V. O. Klyuchevskiy abbia ragione osservando che "né le menti dei Moscoviti, né i documenti che avevano a disposizione in quell'epoca. . . fossero pronti per un compito come questo" ( [396], pag. 190). L'implicazione è che i documenti sono apparsi in seguito. Sono stati fabbricati più tardi, forse? In questo caso, non è sorprendente che Koudryavtsev non abbia mai trovato nulla. L'editto di Aleksey Mikhailovich deve essere servito come incentivo alla creazione di documenti, per cui questi sono "emersi" alla fine del XVII secolo. Klyuchevskiy ci dice direttamente che "in seguito sono stati trovati alcuni documenti e manoscritti molto utili" ([396], pagine 189-190).

Ovviamente, Klyuchevskiy sembra riferirsi alle fonti che risalgono esclusivamente alla fine del XVI - inizio del XVII secolo, ossia ai documenti dell'epoca che ha preceduto immediatamente il regno di Aleksey Mikhailovich. La conclusione è che questi documenti sono apparsi già dopo Aleksey Mikhailovich. In questo caso, è logico supporre che, se la Commissione non avesse trovato alcun documento del secolo XVI, la situazione delle epoche precedenti fosse ancora peggiore. Ci si potrebbe chiedere se la "grande raccolta di cronache" con le rappresentazioni di eventi storici iniziati con il regno di Vladimir Monomakh fosse realmente esistita nell'epoca di Koudryavtsev, allo stesso modo il "Libro degli Zar" che descrive l'epoca di Ivan il Terribile. Potrebbero essere state scritte, o almeno fortemente modificate, già dopo il tempo di Koudryavtsev?

evidentemente, siamo abbastanza fortunati da essere inciampati proprio nel periodo in cui sono state create le più "antiche" cronache Russe. Anche la famosa "Povest Vremennyh Let" ("Cronaca degli Anni Passati") è probabilmente stata creata qualche tempo dopo, qv più avanti. Al giorno d'oggi è estremamente difficile dire su quali reali prove storiche si basino tutte queste cronache "antiche". Tali prove devono essere esistite nell'epoca di cui ci occupiamo attualmente, ma la maggior parte di esse deve essere oggi scomparsa. Oggi l'unico mezzo per studiare la storia pre-Romanoviana è il prisma distorto delle cronache che sono state scritte o modificate già dopo l'epoca di Koudryavtsev.

Dobbiamo dire subito al lettore che alcuni documenti antichi del secolo XXVI sono comunque arrivati alla nostra epoca, contratti, libri stampati, fonti ecclesiastiche, ecc. Ma il loro studio dettagliato rivela un quadro completamente diverso della storia Russa che quella che viene insegnata nelle scuole di oggi. Quest'ultimo deve la sua esistenza all'editto di Aleksey Mikhailovich e alle opere degli storici del XVIII secolo - Tatishchev, Bayer, Miller e Schlezer. Ne discuteremo in dettaglio più avanti.

1.2. Il XVIII secolo: Miller
Dopo averci parlato dell'impiegato Koudryavtsev, Klyuchevskiy salta Tatishchev e continua raccontandoci di Miller, la cui ricerca storica è iniziata nell'epoca di Yelizaveta Petrovna. Chiediamoci perché Klyuchevskiy non parli di Tatishchev. Dopo tutto, quest'ultimo aveva vissuto nell'epoca di Pietro il Grande – cioè prima di Elizaveta Petrovna. È risaputo che Tatishchev è stato il primo storico Russo. Perché' Klyuchevskiy dovrebbe decidere di ometterlo? Sembra che abbia fatto bene a farlo.

La questione è che il libro di Tatishchev intitolato Storia Russa dai primi giorni allo Zar Mikhail è stato pubblicato per la prima volta dopo la morte di Tatishchev – proprio da Miller! Pertanto, la prima versione della storia Russa è stata resa pubblica da Miller, un tedesco, qv più avanti.

Citiamo un altro passaggio di Klyuchevskiy: "Viaggiamo verso l'epoca dell'imperatrice Elizaveta e nei primi anni del suo regno. Fu allora che Gerhard Friedrich Miller, scienziato straniero, fu coinvolto in una laboriosa ricerca sulla storia Russa, lavorando per l'Accademia delle scienze. Ha passato quasi dieci anni viaggiando in Siberia e studiando archivi locali. Ha coperto più di trentamila verst e portato un'enorme quantità di documenti copiati a San Pietroburgo nel 1743" ([396], pagina 191). Miller è conosciuto come uno dei fondatori della scuola storica Russa, insieme a Bayer e Schlezer.

Riassumiamo:

1) Miller è stato il primo ad aver pubblicato la versione completa della storia Russa nella forma che ci è nota oggi.

2) È molto strano che Miller porti dei documenti storici "dalla Siberia" - non i documenti stessi, ma delle copie scritte a mano che si era fatto. Questo significa che non ha trovato nessuna vecchia cronaca da nessuna parte a Mosca o a San Pietroburgo - o, in generale, nella Russia centrale. Non si tratta forse di una replica dello scenario con l'editto di Aleksey Mikhailovich, quando il suo impiegato non riusciva a trovare fonti storiche da nessuna parte nella capitale?

3) A partire da Miller, la versione consensuale della storia Russa è rimasta praticamente immutabile. Pertanto, i rendiconti successivi effettuate da Karamzin, Solovyov, Klyuchevskiy e da altri non ci interessano molto a questo riguardo. In realtà, stavano tutti lavorando sui materiali di Miller.

1.3. Brevi corollari


La versione consensuale dell'antica storia Russa è stata creata a metà del XVIII secolo e si basa su fonti scritte o modificate alla fine del XVII - inizio del XVIII secolo. A quanto pare, il periodo tra la fine del XVII secolo e la metà dello XVIII è proprio l'epoca in cui è stata creata la versione moderna della storia Russa. In altre parole, la storia Russa nella sua forma attuale è venuta in esistenza nell'epoca di Pietro il Grande, Anna Ioannovna e Elizaveta Petrovna. Dopo la pubblicazione della storia di Karamzin, questa versione è diventata largamente nota (solo pochi la conoscevano prima di allora). Alla fine è stato introdotta nel corso scolastico di storia.

La nostra analisi dimostra che questa versione della storia Russa è errata. Per ulteriori informazioni, vedere i capitoli seguenti.


2. La versione consensuale della storia Russa e la sua genesi

La ragione per cui tutti i fondatori della scuola storica Russa sono stranieri

Sopra abbiamo seguito il racconto di Klyuchevskiy sui primi passi della creazione della storia Russa. Ricordiamo al lettore i seguenti fatti:

1) Il secolo XVI è stato la primavera della storia. Le cronache dell'epoca a quanto pare cominciano con la leggenda di Vladimir Monomakh incoronato imperatore Bizantino.

2) Ricordate che il 3 novembre 1657 Aleksey Mikhailovich ordinò all'impiegato Koudryavtsev di continuare il Libro dei Ranghi, improvvisamente interrotto col regno di Ivan il Terribile. Koudryavtsev non è riuscito a soddisfare l'ordine reale, non riuscendo a trovare alcuna fonte adeguata né nella biblioteca reale né nella biblioteca patriarcale. Non era nemmeno riuscito a trovare lo stesso Libro dei Ranghi che in teoria avrebbe dovuto continuare.

In questo caso, come può essere vero che nel 1672 "l'Ufficio dell'Ambasciata avesse preparato il "Grande Libro dello Stato, o le Radici dei Sovrani Russi" (noto anche come il Libro Titolare, qv in [473], pag. 8)? Questo libro conteneva ritratti di Gran Principi e Zar, a partire da Ryurik e terminando con Aleksey Mikhailovich, tutti in sequenza cronologica. Consideriamo la cosa con maggiore attenzione. Non è stato possibile trovare documenti risalenti a un secolo prima, eppure il libro conteneva un ritratto di Ryurik, presumibilmente di ottocento anni fa.

Questo è lo stesso periodo in cui un gran numero di libri genealogici privati sono stati verificati ed elaborati ( [473], pagina 8). e compilati in un'unica fonte ufficiale, il "Libro Reale della Genealogia". La versione ufficiale Romanoviana della storia Russa sembra essere stata creata nello stesso periodo; questo sembra spiegare il fatto che la sua prima versione stampata, la cosiddetta "sinossi", sia uscita nel 1674.

In seguito è arrivata la pubblicazione del "Libro di Velluto", che conteneva gli alberi genealogici dei Boiardi e dell'aristocrazia Russa ([473], pag. 8). Ciò coincide con il periodo in cui i libri sono stati ampiamente confiscati per "correzioni", a seguito delle riforme del Patriarca Nikon.

La confisca dei libri è continuata sotto Pietro il Grande. Occorre prestare attenzione al seguente fatto importante: il 16 febbraio 1722 "Pietro il Grande rivolse a tutte le chiese e monasteri il seguente decreto. Essi dovevano "inviare tutte le cronache e i materiali cronografici in loro possesso al Sinodo Moscovita, sia su carta che su pergamena"; è stato proibito trattenere qualsiasi cosa. È stato anche promesso che questi materiali sarebbero stati restituiti dopo la copia. Contemporaneamente, il Sinodo ricevette l'ordine di inviare rappresentanti da tutte le parti, per studiare e raccogliere queste cronache" ([979], pag. 58). Questa deve essere stata un'altra purga delle biblioteche Russe intrapresa dai Romanov, il cui obiettivo era la distruzione di tutte le fonti storiche Russe. Ci si potrebbe chiedere se Pietro abbia davvero mantenuto la promessa di "restituire gli originali manoscritti" ai monasteri lontani accontentandosi delle copie. A nostro avviso, si tratta di un'ipotesi alquanto dubbia.

Fig. 1.1. V. T. Tatishchev. Incisione di A. Osipov, il XVIII secolo. Tratto da [331], volume 1, pagina 359.
Cfr. anche pagina 64.

È risaputo che la versione consensuale "scientifica" della storia Russa può essere ricondotta a Tatishchev, Schlezer, Miller e Bayer, che avevano vissuto tutti nella seconda metà del XVIII secolo. Daremo un breve resoconto delle loro biografie.

Tatishchev, Vassily Nikitich - 1686-1750, storico Russo e funzionario statale. Nel 1720-1722 e nel 1734-1737 aveva gestito le fabbriche di proprietà dello Stato nella regione degli Urali; a ciò era seguito il periodo del suo governatorato in Astrakhan, 1741-1745 ([797], pag. 1303). Tuttavia, la natura esatta dei suoi scritti, o il fatto stesso della sua autorevolezza, rimangono una questione della massima oscurità, qv qui sotto e anche nel [832] e nel [979], il ritratto di Tatishchev può essere visto nella fig. 1.1.

Bayer, Gottlieb Siegfried - 1694-1738, storico e filologo tedesco, membro dell'Accademia di San Pietroburgo nel 1725-1738, "autore della teoria pseudo-scientifica Normanna" ( [797], pag. 100). Nonostante il suo soggiorno di 12 anni in Russia, non ha mai imparato la lingua Russa ( [979] , pagina 4). V. O. Klyuchevskiy ha scritto quanto segue su Bayer e Miller: "Gli studiosi accademici stranieri sono stati costretti ad affrontare la questione [Varangiana - Aut]. . . la loro familiarità con la lingua Russa e. . . le sue fonti storiche erano povere o inesistenti... Bayer. . . non era a conoscenza del fatto che. . . la Sinossi non è mai stata realmente una cronaca" ([396], pag. 120).

Spieghiamo che la Sinossi è la prima versione pubblicata della storia Romanoviana della Russia. Non ha niente in comune con una cronaca, ed è stato compilata per servire da libro di testo della storia Russa. Il fatto che Bayer non riuscisse a distinguerlo da una cronaca ci dice molto sulla sua familiarità con le fonti storiche Russe.

Miller, Gerhard Friedrich - 1705-1783. Storico tedesco. Arrivato in Russia nel 1725. Miller aveva "collezionato un gran numero di documenti copiati [ci si chiede quale sia il destino degli originali - Aut. ] sulla storia Russa (i cosiddetti portafogli Miller)" - cfr. [797], pag. 803.

Schlezer, Augustus Ludwig - 1735-1800. Storico e filologo tedesco. In servizio in Russia tra il 1761 e il 1767. Nel 1769 è diventato membro onorario dell’Accademia delle scienze di San Pietroburgo, essendo tornato in Germania nel 1768 ([797], pagina 1511). è stato il primo ricercatore dell’originale della più antica cronaca Russa, la Radzivilovskaya Letopis, o la famosa Vremennyh Let ([715], volume 2, pagina 7; vedi sotto).

Va detto che è opportuno escludere Tatishchev dalla lista dei primi storici Russi perché la sua storia, presumibilmente scritta prima di Miller, è scomparsa. I progetti di Tatishchev pubblicati da Miller rimangono l’unico materiale scritto con il nome di Tatishchev che abbiamo a nostra disposizione. Cfr. più avanti e in [832],

Nonostante tutto ciò, già nel XX secolo, dopo la rivoluzione del 1917, gli storici avevano trovato una serie di manoscritti negli archivi privati, che suggerivano fossero versioni della "vera" storia di Tatishchev. Tuttavia, gli storici stessi ammettono che queste copie hanno scritture diverse. Tatishchev le ha probabilmente "editate", e forse ha scritto alcuni passaggi minori ([832], volume 1, pagine 59-70).

La creazione della storia di Tatishchev e le ragioni per cui non l’ha pubblicata sono documentate nelle memorie di Schlezer ( [979]); cfr. anche [832]. Siamo informati dei seguenti elementi: "V. N. Tatishchev. . . aveva ricevuto una copia di Nestor dall’archivio privato di Pietro stesso nel 1719 [una copia della cronaca Radzivilovskaya prodotta per Pietro il Grande a Konigsberg - Aut.], che aveva immediatamente copiato per sé. . . nel 1720. . . Tatishchev è stato mandato in Siberia. . . dove ha trovato una vecchia copia di Nestor in possesso di un vecchio credente. Era sbalordito dalla scoperta che questa copia era completamente diversa da quella precedente. Pensava che ci fosse un solo Nestor e un'unica cronaca" ([979], pagg. 52-53).

Questa opinione, in seguito “dimostratasi la verità”, dato che oggi tutto ciò che possediamo è solo un testo unico che descrive la storia dell'antica Russia – la Povest Vremennyh Let. Altre fonti, tra cui i vecchi originali, sarebbero state evidentemente distrutte o occultate.

Continuiamo con le citazioni:

"Tatishchev riuscì a raccogliere dieci copie. Le ha utilizzate, insieme ad altre versioni di cui è venuto a conoscenza, per compilare l'undicesimo... nel 1739 l'ha portata da Astrakan a San Pietroburgo. . . Ha mostrato il manoscritto ad alcune persone; tuttavia, invece di incoraggiamenti e sostegno, si è scontrato con bizzarre obiezioni e ha ricevuto consigli di tenersi lontano da questa iniziativa" ([979], pagg. 52-53).

Poco dopo, Tatishchev fu sospettato di essere un libero pensatore ed un eretico. Ci viene detto che "è stato abbastanza disattento da esprimere una serie di audaci considerazioni, che lo avrebbero portato a un sospetto ancora più pericoloso di eresia politica. Questo è senza dubbio il motivo per cui il frutto dei suoi due decenni di lavoro non è stato pubblicato nel 1740" ( [979], pagina 54). Tatishchev ha cercato di far pubblicare il suo lavoro in Inghilterra in seguito, ma senza alcun risultato ([979], pagina 54).

Così, il lavoro di Tatishchev è stato perso e successivamente pubblicato da Miller seguendo manoscritti non identificati. Si presume che Miller abbia pubblicato questa opera perduta scritta da Tatishchev utilizzando le "bozze" di quest'ultimo ([832], Volume l, pagina 54).

"Miller parla della. . . “copia scadente" a sua disposizione. . . e si lamenta di non essere in grado di correggere le numerose "sviste" che la cronaca presumibilmente conteneva. . . Nella sua prefazione al primo volume Miller dice anche delle sue correzioni al testo di Tatishchev. . . Tutte le successive critiche di Miller non sono state altro che ripetizioni di quanto scritto nella prefazione, dal momento che i suoi critici non si sono mai imbattuti nei manoscritti usati da Miller, né in altri manoscritti della Storia di Tatishchev; anche i primi [presumibilmente utilizzati da Miller - Aut.] sono scomparsi a tutt’oggi" ([832], volume 1, pagina 56).

Inoltre, in [832] troviamo il parere di G. P. Boutkov, "il famoso accademico e autore della Difesa delle Cronache Russe" sull’argomento. Secondo Boutkov, la storia di Tatishchev "non è stata affatto pubblicata in accordo all’originale, ma piuttosto da una copia di pessima qualità. . . Inoltre, "quando questa copia è stata pubblicata, tutte le opinioni dell'autore che sembravano troppo libertarie [a Miller] sono state omesse dalla pubblicazione, oltre a tante altre lacune". Boutkov è giunto alla conclusione che era "impossibile dire dove esattamente dove Tatishchev si fosse fermato cronologicamente, quali parti dei testi avesse scritto o non scritto, e di chi fossero le colpe per molte "incoerenze e discrepanze" tra il testo effettivo e il commento" ([832], volume 1, pagina 56). In altre parole, i commenti di Tatishchev alla pubblicazione di Miller contraddicono il testo.

Inoltre, la pubblicazione del lavoro di Tatishchev da parte di Miller non contiene per qualche motivo la prima parte della sua opera, quella che descrive la storia Russa prima di Ryurik. "Il testo di Tatishchev della prima parte di La Storia Russa è stato omesso dal manoscritto del 1746, dove viene sostituito. . . da un breve resoconto del contenuto di questa parte" ([832], volume 1, pagina 59).

Non si può fare a meno di sottolineare che Tatishchev ha trovato la Povest Vremennyh, tutto fuorché credibile – almeno nella sua prima parte. I manoscritti che gli sono stati attribuiti (quelli degli archivi privati del XX secolo) ci dicono esplicitamente che "il monaco Nestor non sapeva molto dei vecchi Principi Russi" ([832], volume 1, pagina 108). Le informazioni che ha trovato attendibili provengono dai manoscritti e da racconti popolari dichiarati assurdi dagli storici moderni. Evidentemente, Tatishchev era riuscito a capire molto di più della storia Russa di quanto "avrebbe dovuto" Il suo libro è stato evidentemente distrutto e l'autore dichiarato un eretico; e, tuttavia, il suo nome è stato usato cinicamente dopo la sua morte.

Il moderno commentatore scrive quanto segue nel suo tentativo di trovare qualche "giustificazione" per Tatishchev: "Possiamo davvero incolpare uno storico che ha vissuto nella prima parte del XVIII secolo per aver creduto alla Cronaca di Ioakimovskaya, quando anche ai nostri giorni ci sono autori che parlano dei racconti favolosi di Artynov di Rostov alla ricerca di un riflesso di eventi reali che risalgono fin quasi ai tempi della Russia di Kiev?" ( [832] , Volume 1, pagina 51).

Infine, vorrei sottolineare un dettaglio vivido che rende i nostri sospetti ancora più validi e che dimostra quanto rapidamente la situazione dei materiali storici Russi possa essere cambiata nel XVIII secolo. Si scopre che "Tatishchev ha usato proprio i materiali che non sono sopravvissuti fino ai giorni nostri" ( [832], Volume 1, pagina 53). Questo lo rende stranamente diverso da Karamzin. Evidentemente, "quasi tutta l'opera di Karamzin si basa su fonti che abbiamo ancora nei nostri archivi, con l'unica eccezione del Troitskaya Letopis, scritto su pergamena" ([832], volume 1, pagina 53).

Come ha fatto Tatishchev a scegliere le stesse fonti del suo lavoro che sarebbero scomparse "misteriosamente" poco dopo?

Ecco una possibile spiegazione. Evidentemente, Tatishchev ha utilizzato le fonti del XIV-XVI secolo, che riguardano la storia della Siberia e della regione Volga, nonché "gli archivi di Kazan e Astrakhan che non hanno raggiunto i nostri giorni" ([832], Volume l, pagina 53).

Siamo del parere che questi archivi siano stati semplicemente distrutti nel XVIII secolo, già dopo Tatishchev. Come sappiamo oggi, le fonti del secolo XIV-XVI provenienti dalla regione del Volga e dalla Siberia devono aver raccontato la vera storia della Russia dell’Orda. Anche dopo le prime epurazioni degli archivi da parte dei Romanov, alcune informazioni dovevano essere rimaste lì.

Gli archivi contraddicevano la storia Scaligeriana e Romanoviana e sono stati quindi completamente distrutti.

Passiamo ora alla figura del professore di storia e storico ufficiale dell'Accademia delle scienze di San Pietroburgo - G. F. Miller, che aveva ricevuto un ordine di scrivere la storia della Russia. Non è riuscito a trovare fonti storiche nelle capitali e ha dovuto intraprendere un viaggio attraverso la Russia provinciale nel 1733-1743. Il suo itinerario conduce in Siberia, il che significa che le cronache su cui si basa la storia Russa di oggi sono state presumibilmente "portate" da quelle parti. Tuttavia, è comunemente noto che esse possiedono caratteristiche intrinseche distintive del sudovest Russo.

Dopo il suo ritorno dalla Siberia, Miller ha ottenuto la posizione di storico. Tuttavia, quando è entrato in servizio, ha dovuto giurare di non rivelare quelle che oggi chiameremmo informazioni riservate. Ecco cosa ci dice Schlezer: "Miller parlava di segreti di Stato, che dovevano essere resi noti a qualcuno coinvolto nella creazione della storiografia Russa; tuttavia, tale persona avrebbe dovuto entrare nel servizio pubblico per tutta la vita. . . All'epoca non ero a conoscenza del fatto che Miller aveva fatto quest’errore. . . negandosi. . . l’opportunità di dimettersi" ([979], pag. 76).
A. L. Schlezer era stato assunto da Miller come insegnante privato per i suoi figli e invitato a partecipare alla ricerca storica e geografica di Miller. Questo è ciò che Schlezer scrive sull'archivio delle cronache Russe che Miller aveva a disposizione nelle sue memorie: La cronaca di Kiev di Padre Feodosiy e la cronaca anonima del XIII secolo. . . sarebbe di grande utilità se fossero pubblicati. . . poiché. . . [esse] descrivono la storia dei più importanti sovrani e principi, e ci informano anche delle grandi acquisizioni di terreni nei tempi antichi" ( [979], pag. 46).

Schlezer si è rifiutato di prestare il giuramento di non divulgazione e non ha quindi avuto accesso agli archivi di Miller. Le cronache pubblicate da Schlezer sono state trovate da quest'ultimo negli archivi dell'Accademia delle scienze.

Tutto ciò significa che il concepimento della storia Russa a cui siamo abituati oggigiorno è di origine molto tarda. A parte questo, si scopre che la versione moderna della storia Russa è stata creata esclusivamente da stranieri. Gli storici moderni usano demagogicamente il nome di Tatishchev, il primo storico Russo, per "difendersi" poiché - dopotutto, era il primo Russo, no? Il fatto che il lavoro di Tatishchev sia stato di fatto perso e poi ricostruito da Miller da manoscritti non identificati è menzionato molto raramente.

L'atmosfera della scuola storica Romanoviano - Milleriana è stata ben fotografata da S. M. Stroyev, che ha scritto che "questi volumi tradiscono segni di innumerevoli sforzi, tutti a perseguire lo stesso obiettivo: provare, convalidare, confermare e diffondere le stesse postulazioni e le stesse ipotesi – solo lavori collettivi e prolungati di molti scienziati che hanno lavorato in questo campo possono far sembrare queste ipotesi come un tipo di verità soddisfacente per ricercatori e lettori. . . le obiezioni non sono smontate da contro argomentazioni, ma vengono sepolte sotto una pila di nomi, presumendo che il rispetto per l’autorità di detti nomi garantirà il silenzio" ([774], pagg. 3-4).
La nostra analisi della storia Russa, che ha scoperto gli errori più gravi nella versione di Bayer/Miller/Schlezer, ci conduce a tutt’altra opinione sull'intero loro "lavoro scientifico". Quest'ultimo si spiega in parte con il fatto che la Russia sia stata influenzata in quell'epoca da un dominio proveniente dall'estero, istigato dai Romanov, il che significa che la distorsione della vera storia Russa nella versione di Schlezer/Miller/Bayer può essere facilmente spiegata come uno degli obiettivi ideologici più importanti degli stessi Romanov come dinastia. I professori tedeschi hanno semplicemente eseguito l'ordine, in modo abbastanza coscienzioso. Se gli ordini fossero stati diversi, avrebbero scritto qualcos'altro.

E' perfettamente giusto interrogarsi sugli storici Russi e su dove si trovassero a quell'epoca. Perché la storia Russa è stata scritta da stranieri? Esistono altri paesi europei in cui la storia dello Stato è stata scritta esclusivamente da stranieri?

La risposta suggerita più comunemente è ben nota - la scienza Russa si presume che si trovasse in uno stato rudimentale a quell'epoca, quindi bisognava affidarsi agli illuminati tedeschi. Noi abbiamo un'opinione diversa. E 'molto probabile che dopo la debacle di Tatishchev, i Romanov abbiano deciso che gli stranieri avrebbero gestito meglio i segreti dello Stato che interessavano la storia Russa, essendo più obbedienti, non conoscendo la lingua e non legati emotivamente alla storia Russa.

M. V. Lomonosov era uno dei principali oppositori di Miller. Egli sosteneva che gli Slavi avevano una storia, che era lunga quanto quella di qualsiasi altra nazione, e sosteneva la sua affermazione con varie fonti. Nella sua Breve Cronaca, ha scritto quanto segue basandosi sulle opere degli autori "antichi": "All'inizio del sesto secolo dopo Cristo il nome degli Slavi si era diffuso dappertutto; non solo la Tracia, la Macedonia, l'Istria e la Dalmazia temevano la potenza di questa nazione, ma essi avevano avuto un ruolo importante nel declino stesso dell'impero romano" ([493], pag. 53).

All'inizio del XIX secolo è emersa una nuova scuola "scettica" di storici Russi. Era guidata dal professor M. T. Kachenovskiy. L’essenza delle questioni controverse è stata ben riassunta nella prefazione del libro di P. Boutkov, intitolato in modo eloquente La Difesa della Cronaca di Nestor dalla Diffamazione degli Scettici ([109]).

Secondo gli scettici, le antiche cronache Russe erano "un mix eclettico di fatti e miti reali basati su lontane ripercussioni di eventi storici ritrovati nei racconti popolari, oltre a falsità, apocrifi non autorizzati, e la sovrapposizione di eventi stranieri alla Russia. In altre parole, gli scettici vogliono che noi pensiamo a Ryurik, Askold, Dir e Oleg come a dei miti, e anche che limitiamo ciò che sappiamo di Igor, Olga, Svyatoslav, Vladimir e Yaroslav a ciò che gli stranieri ci dicono di questi sovrani, rifiutando contemporaneamente di datare l'epoca della nostra migrazione Slava settentrionale e la fondazione di Novgorod a un periodo precedente la metà del XII secolo" ([109], pagine ii-iii).

Proseguendo, possiamo anche dire che la ricostruzione della storia Russa che suggeriamo fornisce una spiegazione perfetta del fatto che gli scettici Russi che avevano criticato la versione della storia Milleriano - Romanoviana insistevano sul fatto che gli Slavi fossero un'antica nazione, citando da una parte fonti "antiche" come prova, e dall’altra resistendo aspramente all'arbitraria età extra attribuita alla storia Russa. Questa contraddizione deriva da grandi slittamenti cronologici inerenti all'intero edificio della storia Scaligeriana; scompare completamente non appena spostiamo la storia "antica" nel Medioevo, come nella nostra ricostruzione.

Concludiamo l'attuale paragrafo con un'altra citazione, che dimostra che la distruzione deliberata delle vecchie fonti Russe è continuata anche nel XVIII e persino nel XIX secolo. Ci riferiamo all'archivio manoscritto del monastero Spaso-Yaroslavskiy. ronaca"Tra i manoscritti custoditi nella biblioteca del monastero c'erano. . . tre cronache di carattere laico, vale a dire opere storiche: due Paleias e il famoso Spaso-Yaroslavskiy Khronograph. Tutti... scomparsi dalla biblioteca Spasskaya a metà dello XVIII e nel XIX secolo" ([400], pag. 76).


3. La cronaca Radzivilovskaya di Konigsberg come fonte principale della Povest Vremennyh Let

3.1. L’origine delle copie delle cronache più importanti
La versione moderna dell'antica storia Russa si basava inizialmente su un'unica cronaca, la Radzivilovskaya Letopis. Questo è ciò che gli storici stessi ci dicono in modo molto semplice, chiamando questa copia la più antica cronaca Russa ([716], pagina 3).

Passiamo ora alla fondamentale edizione multilingue intitolata La raccolta completa delle cronache Russe pubblicata dall'Unione delle scienze dell'Unione Sovietica. In prefazione al suo 38esimo volume lo storico Y. S. Lourie ci informa del fatto che "la Radzivilovskaya Letopis è la cronaca più antica ad aver raggiunto il nostro tempo" ([716], pagina 3).

Dobbiamo subito notare che questa cronaca assomiglia a un normale libro scritto a mano, con pagine fatte di carta e un legante del XVIII secolo, qv in [716] e [715], oltre alla fig. 1.2. Questa non è una pergamena arcaica come quella con cui gli artisti spesso ritraggono i cronisti Russi. Sappiamo quanto segue sulla cronaca della Radzivilovskaya (secondo [716], pagine 3-4):

1) Si presume che la copia della cronaca di cui disponiamo oggi sia la più antica ad aver raggiunto i nostri giorni, qv in [7 16] , pagina 3. Risale al presunto XV secolo. Si presume che la cronaca descriva eventi storici che si sono verificati in Russia fin dai primi giorni e fino al presunto anno 1206, che è l’anno in cui si conclude improvvisamente.

2) è proprio la storia della Radzivilovskaya su cui si basa l'intero concetto moderno della storia della Russia di Kiev. Questo concetto è nato nel XVIII secolo.

3) La cronaca Radzivilovskaya viene conosciuta e introdotta nella circolazione scientifica all'inizio del XVIII secolo. Il seguente passaggio è disponibile in [716], pagina 4: "Nel 1713 Pietro ordinò una copia della cronaca Radzivilovskaya completa di miniature mentre passava per Konigsberg. Questa fu la copia usata da V. N. Tatishchev quando iniziò la sua ricerca sulle cronache Russe, così anche per M. V. Lomonosov. L’originale fu portato a San Pietroburgo dopo che l’esercito Russo aveva preso Konigsberg dopo sette anni di guerra e fu consegnato alla biblioteca dell’Accademia delle scienze nel 1761 ([716], pag. 4).

Fig. 1.2. La Cronaca Radzivilovskaya: una visione generale. Vediamo un libro tipico del XVII - inizio del XVIII secolo. Tratto da [715].

4) Solo una delle copie della cronaca è datata al XV secolo - questa è la Radzivilovskaya Letopis che ci è nota oggi.

5) Vi sono altre copie della stessa cronaca esistente, ma tutte risalgono al XVIII secolo, essendo sostanzialmente più recenti nelle loro origini. Gli storici presumono siano copie del XV secolo della Radzivilovskaya Letopis.

Dobbiamo subito notare che le copie intermedie della cronaca Radzivilovskaya non ci hanno raggiunto per qualche motivo - dove sono le copie fatte nel secolo XVI-XVII?

3.2. La numerazione delle pagine della cronaca e la filigrana "testa di toro"
Studiamo la copia della cronaca di Radzivilovskaya che risale al presunto XV secolo. A tal fine, ci rivolgeremo alla descrizione del manoscritto che figura nella raccolta completa delle Cronache Russe ( [716] ). Si scopre che questa copia ha segni distintivi che tradiscono un'origine più recente, ovvero il XVIII secolo. Pertanto, la "copia più antica" della Povest Vremennyh che abbiamo a nostra disposizione è stata realizzata nello stesso periodo delle cosiddette "copie", ovvero delle copie che sono state fatte intorno alla stessa epoca, il secolo XVIII.

Guardate attentamente come sono numerate le pagine della cronaca. Vediamo due tipi di numeri contemporaneamente: arabo e Slavo ecclesiastico. Si presume che quest'ultimo sia stato l'originale che precede la numerazione araba di parecchio. È scritto che "si trova la vecchia cifra cirillica nell'angolo inferiore destro di ogni pagina" ([716], pagina 3).

Inoltre, si presume che la numerazione in Slavonico Ecclesiastica fosse stata già presente nella cronaca dalla sua manifattura - nulla di straordinario al riguardo, in quanto una cronologia pubblicata dovrebbe contenere la numerazione delle pagine.

Tuttavia, ci troviamo subito di fronte al seguente sorprendente commento del commentatore moderno: "La numerazione in Slavonico Ecclesiastica fu fatta dopo la perdita di due pagine della cronaca.. Inoltre, alcune pagine alla fine del libro sono state messe nell’ordine sbagliato prima della numerazione ([716], pagina 3; anche [715]). Lo stesso vale per la numerazione araba ([715]). Pertanto, entrambe le cifre sono state introdotte dopo che il libro era già stato rilegato - altrimenti le pagine fuori luogo sarebbero state ripristinate nel luogo corretto prima della rilegatura. Poiché la cronaca ha questo formato, deve essere stata rilegata una sola volta, quando è stata creata.

Inoltre, apprendiamo che "le prime tre pagine della cronaca sono contrassegnate dalle lettere romane a, b e c" ([716], pag. 3) e che queste pagine sono datate al XVIII secolo dalle filigrane che contengono (ibid). Questo significa che l'intero manoscritto è stato scritto e rilegato nel XVIII secolo? È possibile che il manoscritto sia stato creato poco prima che fosse mostrato a Pietro, e proprio a questo scopo - per maggiori informazioni su questo punto si veda di seguito. Nella figura 1.3 si può vedere la pagina a. È la prima pagina del cronaca. A proposito, inizia con una prefazione in tedesco.

Le altre pagine della cronaca sono databili al XV secolo per via delle filigrane; gli storici lo giustificano con l’ipotesi che la filigrana "testa di toro" risale al XV secolo. Tuttavia, la "datazione da filigrana", così come la datazione paleografica, non può essere considerata un metodo di datazione indipendente, poiché dipende completamente dalla cronologia delle fonti utilizzate per il riferimento e dall'identificazione di vecchi stili di scrittura e filigrane. Qualsiasi modifica della cronologia originale inciderà immediatamente sull'intero sistema di datazioni paleografiche o basate su filigrane.

Fig. 1.3. La prima pagina della Cronaca Radzivilovskaya - presumibilmente la "cronaca più antica della Russia". È molto probabile che sia stato scritta a Konigsberg nel XVII-XVIII secolo. Nelle prime pagine della cronaca vediamo una prefazione, abbastanza sorprendentemente, in tedesco. Tratto da da [715],

In altre parole, al fine di datare fonti scritte dallo stile grafico e/o dalle filigrane, è necessario disporre di materiali di riferimento che presumibilmente contengono i dati corretti. I nuovi testi rinvenuti sono datati dalle filigrane che contengono, che li legano ai materiali di riferimento utilizzati per datazioni passate. Se questi si rivelano errati, è probabile che anche gli altri dati siano errati.

Inoltre, è possibile che nel XVIII secolo siano state utilizzate scorte di carta del XVI secolo per creare manoscritti che "sembrerebbero vecchi". In più, la filigrana "testa di toro" trovata sui fogli della cronaca e le relative variazioni potrebbero essere state utilizzate dalla fabbrica che ha prodotto la carta nel XVI, nel XVII e nel XVIII secolo - soprattutto considerando come gli storici datano le prime tre pagine del XVIII secolo utilizzando lo stesso principio generale - il metodo della filigrana.

N. A. Morozov aveva giustamente affermato che la copia della Radzivilovskaya Letopis, voluta da Pietro il Grande, costituiva la base per tutte le altre copie della Povest Vremennyh Let. Scrive che "dopo lo scoppio della guerra settennale, la nostra Accademia delle Scienze ha acquistato l'originale Konigsberg nel 1760 e l'ha pubblicato sei anni dopo a San Pietroburgo - nel 1767... è questa la vera origine delle cronache Russe, e se qualcuno volesse dirmi che il manoscritto di Nikon esisteva prima di Pietro, chiederò la prova di questa dichiarazione" ([547]).


4. Frammenti contraffatti della Radzivilovskaya Letopis – la copia che servì come base per la Povest Vremennyh Let

4.1. Pubblicazioni della Radzivilovskaya Letopis
Gli storici scrivono che la "Radzivilovskaya Letopis è una delle fonti cronografiche più importanti dell'epoca pre-Mongolica. . . questa cronaca è la più antica ad essere sopravvissuta fino al nostro giorno; il suo testo termina con l'inizio del XIII secolo" ([716], pag. 3).

Veniamo a conoscenza della seguente importante circostanza: La "Radzivilovskaya Letopis non è venuta alla luce come pubblicazione accademica fino al 1989 ([716], pagina 3). Vi erano solo due edizioni precedenti; solo uno di loro seguiva l'originale. La prima "edizione del 1767, preparata in base ad una copia [non la stessa Radzivilovskaya Letopis, ma piuttosto una copia della stessa - Aut .] . . . conteneva numerose omissioni, aggiunte arbitrarie, modifiche testuali, ecc. . . nel 1902, la copia principale della cronaca. . . è stata pubblicata. . . con l’uso del metodo fotomeccanico [ma senza trascrizione]" ([716], pagina 3).

Nel 1989 è stato pubblicato il 38esimo volume della collezione completa delle Cronache Russe, che conteneva la Radzivilovskaya Letopis.

4.2. Storia della copia conosciuta come Radzivilovskaya Letopis
In base alla panoramica storica delle informazioni che abbiamo sulla copia nota come Cronaca Radzivilovskaya, pubblicata nel [715] Volume 2, pagine 5-6, lo studio di questa copia iniziò nel 1711, quando "Pietro aveva fatto una breve visita alla biblioteca reale di Konigsberg e aveva ordinato di fare una copia della Radzivilovskaya per la sua biblioteca privata. Ricevette la copia nel 1711" ([715], volume 2, pag. 6).

Tuttavia, gli storici ci dicono che le origini della copia possono presumibilmente essere ricondotte alla metà del XVII secolo; però, ogni menzione della cronaca che preceda il presunto anno 1711 si basa su considerazioni di natura indiretta, come risulta evidente dalla descrizione che viene data in [715], tutte queste informazioni potrebbero riflettere solo il desiderio dei moderni ricercatori di tracciare la storia del famoso manoscritto il più indietro possibile - pur confessando la loro incapacità ad andare oltre la metà del secolo XVII ([7] 15], Volume 2, pagina 5).

In seguito, nel 1758, durante la guerra dei sette anni con la Prussia (1756-1763), Konigsberg fu nuovamente conquistata dai Russi. La Radzivilovskaya Letopis fu portato in Russia e consegnata alla biblioteca dell’Accademia delle Scienze, dove è rimasta fino al giorno d’oggi ([715], volume 2, pagina 3).

"Quando l’originale divenne proprietà della biblioteca dell’Accademia nel 1761 ... il suo studio fu condotto da A. L. Schlezer, professore di storia appena arrivato dalla Germania" ([715], volume 2, pagine 6-7). L’ha preparata per la pubblicazione, che si è svolta a Gottingen nel 1802-1809, tradotta in tedesco con le sue annotazioni ([715], volume 2, pagina 7).

L'edizione Russa era presumibilmente in preparazione, ma non è mai stata pubblicata. "Era rimasta incompleta e fu distrutta nell'incendio di 1812" ( [715] , volume 2, pagina 7). Questo sembra piuttosto strano - la distruzione è stata semplicemente attribuita ai "malvagi invasori francesi".

Poi apprendiamo che, per qualche strana ragione, "l'originale della Cronaca Radzivilovskaya è entrato in possesso privato di N. M. Mouravyov, il consigliere segreto.. nel 1814, dopo la morte di Mouravyov, la cronaca fu Tratto da A. N. Olenin, il famoso archeologo e direttore della Biblioteca Pubblica Imperiale, che si è rifiutato di restituirla all'Accademia delle Scienze nonostante le richieste di quest'ultima" ([715], Volume 2, pagina 7).

Sarebbe interessante sapere perché Olenin si è rifiutato di restituire il manoscritto. Questa storia è piuttosto astrusa; il manoscritto era già stato preparato per la pubblicazione "a opera di A. I. Yermolayev, custode della Biblioteca pubblica" ([715], volume 2, pagina 7). Invece di pubblicarla, Olenin ha chiesto all'Accademia delle Scienze 3.000 rubli, presumibilmente per rendere l'edizione più costosa. La sua richiesta è stata accolta – e gli è stato consegnato il denaro. Tuttavia, ha continuato a tenersi il manoscritto. Questa pubblicazione non ha mai avuto luogo.

Non sappiamo nulla di come il manoscritto sia stato restituito alla biblioteca dell'Accademia delle Scienze [715]. Ciò nonostante, si tratta di un momento molto importante - dopotutto, la cronaca in questione è la più antica cronaca Russa conosciuta, e mai pubblicata.

A parte questo, ci troviamo di fronte a una questione molto importante, ovvero il destino della cronaca nel periodo in cui è stata tenuta in collezioni private. Di seguito forniremo la nostra ipotetica ricostruzione.

4.3. Descrizione della cronaca
Passiamo ora alla descrizione accademica della Cronaca Radzivilovskaya. Apprendiamo quanto segue: "Il manoscritto è composto da 32 sezioni, 28 delle quali contengono 8 pagine, con altre due sezioni di 6 pagine (pagine 1-6 e 242-247), una di 10 pagine (pagine 232-241) e una di 4 pagine (pagine 248-251)" ([716], 4).

Questa descrizione accademica della cronaca dà l'impressione iniziale di essere precisa e pare darci un'idea di quali sezioni costituiscano il manoscritto. Dovrebbe raccontarci delle pagine che comprendono una sezione, ognuna delle quali è una pagina, o un singolo foglio di carta. Diversi di questi fogli formano una sezione e diverse sezioni si sommano in un libro. Di norma, in ogni sezione è presente un numero uguale di fogli - in questo caso il numero standard è di quattro fogli o otto pagine. Dopo aver studiato la struttura delle sezioni di cui è composta la Radzivilovskaya Chronicle, A. A. Shakhmatov ci dice: "è ovvio che ogni sezione deve contenere otto pagine" ([967], pagina 4).

Tuttavia, come abbiamo visto, a causa di un errore nella rilegatura della cronaca, alcune pagine sono finite in sezioni diverse; di conseguenza, alla fine del libro ci sono sezioni di 4, 6 e 10 pagine.

La prima parte del libro sta da sola; anche se si tratta di sole 6 pagine anziché di 8, cioè sottodimensionata, non si vedono sezioni sovradimensionate nei pressi; è seguita da sezioni standard di otto pagine che costituiscono la maggior parte del libro. Dove sono i due fogli mancanti della prima sezione?


4.4. Storia di una contraffazione. La misteriosa pagina “extra” nella Povest Vremennyh Let ....
Facciamo molta attenzione alla seguente strana circostanza. Secondo la descrizione accademica, il manoscritto è composto da sezioni, ognuna delle quali ha un numero pari di pagine 4, 6 o 10, qv sopra.

Pertanto, il numero totale delle pagine della cronaca deve essere pari. Tuttavia, la prima pagina è numerata 1, e l'ultima 251 - qui si parla di numeri arabi, che non contengono spazi vuoti o problemi. Il libro contiene un numero dispari di pagine; dalla fotocopia della cronaca ([715]) risulta piuttosto evidente.

L'implicazione di quanto sopra è che una delle sezioni contiene una strana pagina "extra", che potrebbe essere stata messa in ritardo - O, in alternativa, che una delle pagine si è persa, mentre l'altra parte del foglio è rimasta. In questo caso, dovremmo trovare un vuoto nella narrazione, sicuramente visibile, a meno che la pagina persa non sia stata la prima o l'ultima del libro, ad esempio la prefazione o il sommario.

E così constatiamo che la Radzivilovskaya Letopis contiene omissioni o inserti. Perché la descrizione accademica non ci dice niente di questo? Questa descrizione si mantiene stranamente silente sulla posizione esatta della pagina dispari, nonché sul fatto che si tratti di una singola pagina di questo tipo (in senso stretto, può esserci una quantità indefinita casuale e indeterminata di tali pagine che non è stata stimata).

Teniamo a sottolineare che questa incompletezza della descrizione la priva di utilità pratica, poiché è abbastanza facile capire che la posizione della pagina dispari influirà sulla distribuzione di altre pagine tra i fogli, non è chiaro quali numeri di pagina segnino la fine di una sezione e l’inizio di un’altra, ecc. Se la descrizione di una sezione di cronaca non può rispondere a tali domande, diventa piuttosto inutile.

Cercheremo di trovare la posizione della misteriosa strana pagina, e le informazioni scritte su di essa. Il fatto stesso che la descrizione accademica resti silente al riguardo suscita il nostro interesse.

Un semplice calcolo mostra che il foglio dispari deve trovarsi in un punto della prima o della seconda sezione. In effetti, la prima sezione comprende 6 pagine, seguite da 28 sezioni di 8 pagine, la trentesima sezione di 10 pagine, ecc. Sappiamo che il numero della prima pagina della decima sezione è 232. Pertanto, le prime 29 sezioni contengono 231 pagine. Il numero è dispari, il che significa che la pagina dispari deve essere compresa nelle prime 29 sezioni.

Tuttavia, nelle sezioni 3-28 non c'è nulla che possa suscitare il nostro sospetto; ognuno di essi contiene 8 pagine complete, e si trova in buone condizioni. Secondo le fotografie di [715], tutte le pagine sono intere e nessuna di esse si è staccata.

Non è così per le prime due sezioni - quasi tutti i fogli trovati sono divisi in due pagine separate, il che rende questa parte del manoscritto particolarmente sospetta.

Possiamo affermare che la pagina strana stia qui? A quanto pare, si. Fortunatamente, il manoscritto contiene anche resti della vecchia numerazione della sezione oltre ai fogli numerati; questo è comune ai libri antichi: la prima pagina di ogni sezione veniva numerata.

Fig. 1.4. Schema delle modifiche introdotte nella numerazione della prima e della seconda insieme della cronaca Radzivilovskaya. La prima riga indica la cifra araba, la seconda - l'equivalente Slavonico Ecclesiastica - e la terza fa riferimento a tracce di alterazioni che incidono sulla numerazione Slavonico Ecclesiastica. Le cifre in Slavonico Ecclesiastica e in Arabo sono rappresentate dalla parola "niente".

A. A. Shakhmatov scrive che "l'antico conteggio delle sezioni rimane; tuttavia, la maggior parte delle marcature numeriche in Slavonico Ecclesiastica fatte ai margini inferiori sono state tagliate quando il libro è stato rilegato. Il primo segno sopravvissuto è la figura del 5 [la “e” Slavonico Ecclesiastica - Aut.], che si trova a pagina 32 [33 nella numerazione Slavonico Ecclesiastica -Aut.], il secondo, numero 9 [Slavonico Ecclesiastica "phita" -Aut. ] - sulla 64esima edizione [65esima nella numerazione Slavonico Ecclesiastica -Aut.] ecc. È ovvio che ogni sezione è composta da 8 pagine" ([967], pag. 4).

Così, la 33ma pagina della numerazione Slavonico Ecclesiastica cade all'inizio della quinta sezione. La pagina 65 nella numerazione Slavonico Ecclesiastica cade sulla prima pagina della nona sezione e così via. L'implicazione è che ogni sezione, compresa la prima, una volta conteneva otto pagine, e l'ultima pagina di ogni sezione aveva un numero divisibile per otto nella numerazione Slavonico Ecclesiastica.

Passiamo alla cronaca vera e propria. La pagina col numero Slavonico Ecclesiastica 8 è semplicemente assente dalla cronaca. La pagina numero 16 è presente, ma è de facto la quindicesima pagina del manoscritto. Al tempo stesso, il suo numero deve essere l'ultima pagina della seconda sezione o la sedicesima pagina del manoscritto. Di conseguenza, manca una pagina in una delle prime due sezioni.

Tuttavia, secondo la descrizione accademica, la prima sezione contiene esattamente 6 pagine. Si è scoperto che mancano due pagine, ma abbiamo constatato che le prime due sezioni combinate mancano di una pagina; ciò potrebbe significare che due pagine sono state perse e una inserita?

Forse. Ad ogni modo, abbiamo localizzato la parte della cronaca con evidenti segni di alterazioni. Si tratta delle prime due sezioni.

Diamo un'occhiata alla cronaca. Nella fig. 1.4 vediamo un diagramma che si riferisce alla condizione della numerazione Slavonico Ecclesiastica e Araba nelle prime due sezioni della Radzivilovskaya Letopis. La cifra araba è nella prima riga, e la Slavonico Ecclesiastica nella seconda. La terza riga si riferisce a segni di usura che influenzano la numerazione Slavonico Ecclesiastica, o a tracce di cambiamenti in quest'ultima. Se un numero arabo o Slavonico Ecclesiastica non è presente in una pagina, è indicato nella relativa cella.

Dopo aver studiato attentamente la numerazione Slava delle prime due sezioni, si è scoperto che i numeri di tre pagine (10, 11 e 12 nella numerazione Slavonico Ecclesiastica) devono essere stati ritoccati da qualcuno, cioè resi più grandi di un fattore 1. I loro precedenti numeri Slavi erano rispettivamente 9, 10 e 11, qv nella fotocopia di [715].

Nella fig. 1.5 mostriamo come ciò è stato fatto; questo è più evidente dalla pagina con il numero 12 in Slavonico Ecclesiastico, qv nella fig. 1.6. Bisogna scrivere "Bi" per trascrivere il numero 12 nello Slavonico Ecclesiastico; la cronaca in questione era numerata "ai", o 11. Qualcuno aveva disegnato due linee sullo Slavonico Ecclesiastico "a", che per farlo assomigliare a "b". Questo ritocco è stato fatto in modo piuttosto scomposto ed è quindi molto difficile da ignorare ([715]).

Nelle Figg. 1.7-1.10 si vedono i numeri dello Slavonico Ecclesiastico alle pagine 7, 9, 10 (precedentemente 9) e 11 (in precedenza 10). È del tutto ovvio che qualcosa non era del tutto corretto con i numeri delle pagine. devono essere state modificate più volte; si possono vedere chiaramente tracce di ritocco.

Fig. 1.5. Numeri di pagina falsificati nella Cronaca Radzivilovskaya.

Fig. 1.6. Numero Slavonico sull'undicesima pagina della Cronaca Radzivilovskaya. Significa "dodici". Un'ovvia falsificazione. Tratto da [715],

Fig. 1.7. Numero Slavonico sulla settima pagina della Cronaca di Radzivilovskaya. Tratto da [715],

Fig. 1.8. Numero Slavonico sull'ottava pagina della Cronaca di Radzivilovskaya. Significa "nove". Un falso. Tratto da [715].

Fig. 1.9. Numero Slavo sulla nona pagina della Cronaca Radzivilovskaya. Significa "dieci". Un falso. Tratto da [715].

Fig. 1.10. Numero Slavo sulla decima pagina della Cronaca Radzivilovskaya. Significa "undici". Un falso. Tratto da [715].

Sulla prima pagina delle tre, il simbolo Slavonico Ecclesiastico di dieci anni, o "i", è stata ovviamente "fabbricato" a partire dalla figura Slavonico Ecclesiastica di nove che era prima qui - la "phita", che aveva semplicemente perso tutto il suo lato destro. Tuttavia, si possono vedere chiaramente i resti della sua linea orizzontale, qv nella fig. 1.8. Cambiare 10 per 11 nella seconda pagina dei tre non è stato un problema – è bastato semplicemente aggiungere la lettera "a". Ecco perché il numero dello Slavonico Ecclesiastico a pagina 1 sembra a posto.

Vediamo che la cifra Slavonico Ecclesiastica di tre pagine è stata spostata in avanti del valore di uno, facendo posto alla cifra Slavonico Ecclesiastica del nove, che considereremo di seguito.

Tuttavia, in caso di cambiamento numerico ci si aspetta di vedere due pagine con il numero Slavonico Ecclesiastico di 12 - l'originale e quello "convertito" da 11, mentre in realtà abbiamo solo quest'ultimo. Dov'è andata l'altra pagina?

La pagina "extra" con la cifra Slavonico Ecclesiastica originale di dodici è stata probabilmente rimossa; vediamo una lacuna nella narrazione dove era una volta. In effetti, la pagina con il numero 12 dello Slavonico Ecclesiastico inizia con una minuscola lettera (rossa, fatta col cinabro) della nuova frase. Eppure l'ultima frase della pagina precedente (numero 12 dopo le modifiche apportate, e 11 in origine) non è finita – si interrompe all'improvviso.

Naturalmente, la persona che ha strappato la pagina ha cercato di rendere il più possibile invisibile il vuoto nella narrazione; ciò nonostante, era l'impossibilità non notarlo. Ecco perché i moderni commentatori sottolineano questo strano caso. sono costretti a scrivere che la lettera è stata minata per errore: "Il manoscritto. . . contiene una lettera a guida rossa miniata per errore" ( [716], pagina 18, vedere il commento all'inizio della pagina con il numero arabo di 12, o pagina 13 nella numerazione Slavonico Ecclesiastica.

Restiamo ancora qui per un po'. Prima di tutto, ricordiamo ai lettori che sono anch’essi obbligati a studiare la fotocopia [715], che il simbolo di interruzione della scrittura nella cronaca gioca la parte di una virgola moderna. Il moderno punto di arresto completo che segna la fine di una frase assomiglia, nella maggior parte dei casi, a tre punti triangolari. A parte questo, l'inizio di ogni nuova frase è segnato da una lettera rossa (miniata).

Diamo un'occhiata alla pagina 11 in numeri arabi, dove qualcuno ha cambiato il numero dello Slavonico Ecclesiastico che sta per 12.

Il testo alla fine della pagina seguito dalla lacuna a cui facciamo riferimento termina con le parole "il regno di Leon, figlio di Vasilij, che si era anche chiamato Leo, e suo fratello Alessandro, che aveva regnato. . . "[716], pag. 18; anche [715], la pagina con il numero arabo 11, retro. Poi troviamo una virgola.

La pagina successiva (12 in cifre arabe e 13 in Slavonico ecclesiastico) inizia con una lista di date: "Nell’anno tale" ecc.

Chiunque sia stato responsabile della falsificazione deve aver pensato che questo posto fosse conveniente per colmare il vuoto. Ha presunto che le parole "aveva regnato" potevano collegarsi all'inizio della pagina 13 in Slavonico Ecclesiastico, che avrebbe dato una sentenza più o meno corretta - "aveva regnato nell'anno" ecc.

Tuttavia, questo avrebbe richiesto che la prima lettera minuscola fosse stata considerata erroneamente in rosso - e, forse, alterando alcune parti del testo, il che è l'unico modo in cui potrebbe apparire una frase corretta.

Il divario è stato così colmato, anche se in modo grossolano - tuttavia, chi era responsabile della falsificazione non si è preoccupato molto di quale pagina rimuovere; l'unico criterio è stato quello del minimo disturbo alla narrazione, e questo è il motivo per cui questa pagina è stata scelta.

L'obiettivo principale della falsificazione era quello di fare spazio alla pagina col numero 9 in Slavonico Ecclesiastico. La pagina 9 precedente è stata trasformata in pagina 10 per creare spazio, qv qui sotto.

Quindi, sembra che abbiamo trovato il posto nella cronaca dove qualcuno ha messo una pagina in più. È la pagina con il numero 9 in Slavonico Ecclesiastico e il numero arabo 8.

Va notato che questa pagina è immediatamente visibile, poiché i suoi angoli sono i più frastagliati di tutti; è ovviamente una pagina separata e non una delle due parti di un foglio, qv Nelle Figg. 1.11 e 1.12.

Fig. 1.11. L'ottava pagina della cronaca Radzivilovskaya (inserto). Fronte. Tratto da [715], pagina 8, retro.

Troviamo inoltre una nota successiva allegata a uno dei suoi angoli mancanti, che ci dice che la pagina in questione deve essere numerata 9 e non 8; questa nota fa riferimento a un libro uscito nel 1764, che è quindi la prima data in cui la nota può essere stata scritta (cfr. fig. 1.13).

Fig. 1.12. L'ottava pagina della cronaca Radzivilovskaya (inserto). Retro. Tratto da [715], pagina 8, retro.

Passiamo ora alla lettura dell'ottava pagina. Cosa troveremo qui? Perché qualcuno dovrebbe preparare un posto per questa pagina e inserirla nel libro? Era necessario trattarne così tanto?


4.5. Chi avrebbe potuto inserire una pagina con la teoria “Normanna” nella Povest Vremennyh Let?

In questa pagina troviamo niente di meno che la storia dei Varangiani chiamati a governare la Russia - la base della famosa teoria Normanna, in altre parole. In sostanza, gli Slavofili e gli occidentalisti avevano discusso proprio di questa pagina per tutta la durata del XIX secolo. Se rimuoviamo questa pagina dalla cronaca, la teoria Normanna sparirà immediatamente. Ryurik diventerà il primo Principe della Russia - e anche venuto da Rostov.

Tuttavia, la pagina inserita menziona il lago Ladoga, il che indica convenientemente che la prima capitale di Ryurik si trovava da qualche parte nella regione di Pskov, tra le paludi.

Se rimuoviamo questa pagina, vedremo che le radici geografiche di Ryurik e dei suoi fratelli possono essere tracciate nella regione del Volga - ossia Beloozero, Rostov e Novgorod; nessun segno della regione di Pskov. Come spiegheremo nei capitoli da seguire, il nome Novgorod veniva usato per riferirsi a Yaroslavl sul Volga. Il significato di questo verrà reso ancora più chiaro dai capitoli che seguono.

Corollario: inserendo la pagina con il numero 9 in Slavonico Ecclesiastico nel libro (numero arabo 8), il falsificatore ha fornito la base per due contraffazioni fondamentali contemporaneamente.

Prima contraffazione: la presunta convocazione dei Principi dal nord-ovest, che poi divenne la Scandinavia moderna. Ciò è stato fatto chiaramente a beneficio dei Romanov, poiché la loro dinastia proviene dal Nord-Ovest - Pskov e Lituania.

Seconda contraffazione: La Grande Novgorod è stata situata nella regione di Pskov, vicino a Ladoga. Ciò serviva come "convalida" a posteriori di ciò che era ormai un fatto compiuto dell’azione politica - il falso trasferimento della Grande Novgorod sul Volga nella regione di Pskov. Ciò serviva da "base cronografica" per privare Yaroslavl del suo precedente nome, appunto quello di Grande Novgorod.

Appare chiaro il motivo per cui la descrizione accademica della Radzivilovskaya Letopis ( [715]) stranamente non si esprime sulla sezione con la pagina irregolare. È molto probabile che sia la sezione con la pagina "Normanna", o qualche altra pagina strana proprio accanto ad essa - e tracce di falso e mistificazione intorno alla pagina in questione fanno sì che la pagina diventi sospetta.

Fig. 1.13. La scritta incollata all'angolo superiore mancante dell'ottava pagina della Cronaca Radzivilovskaya. Tratto da [715].

Questo fatto criminale deve essere stato reso noto al minor numero possibile di persone nell'epoca Romanoviana – provate a immaginare gli Slavofili del XIX secolo che apprendono del fatto che la famigerata teoria normanna nella sua versione Romanoviana, contro la quale avevano combattuto con grande veemenza, si basava su un'unica pagina sospetta, e probabilmente inserita successivamente. I circoli scientifici sarebbero andati fuori controllo.

Tuttavia, abbiamo già visto che a nessuno "straniero" era stato permesso di accedere all'originale del manoscritto - solo "persone fidate", o a coloro che erano disposti a tacere. E' chiaro il perché.

Sarebbe opportuno ricordare al lettore la strana storia della disputa tra l'Accademia delle Scienze e la A. N. Olenin, l'archeografo e direttore della Biblioteca Pubblica Imperiale che ostinatamente rifiutato di restituire il manoscritto all'Accademia. Sembra che “avrebbe dovuto pubblicarlo", e, secondo A. A. Shakhmatov, "richiese all'Accademia tremila rubli e la richiesta era stata accettata. L’esito dell’impresa di Olenin rimane sconosciuto, così come i motivi per cui la pubblicazione della Cronaca Radzivilovskaya si è fermata. . . Nel 1818, S. Ouvarov, il nuovo presidente della Conferenza, si interrogò su questo... la conferenza rispose che "non poteva essere ritenuta responsabile del ritardo nella pubblicazione, dovuto al fatto che Olenin era molto occupato e coinvolto in numerose questioni" ([967], pagine 15-16).

Così Olenin era troppo occupato e non aveva tempo per spiegazioni - ma prese i soldi, e una grossa somma - tremila rubli. Perché non ha pubblicato nulla? Cosa stava succedendo al manoscritto? Oggi ci rendiamo conto che molto probabilmente le pagine "sbagliate" sono state sostituite da quelle "corrette".
Ultima Modifica 3 Anni 11 Mesi fa da Italo.

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3 Anni 11 Mesi fa #40571 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
La ragione per cui tutti i fondatori della scuola storica Russa sono stranieri
forse è la stessa ragione per cui a fine '700 la nobiltà russa parlava francese

Tutto ciò ci porta alle seguenti ovvie conclusioni:

1) I primi documenti di ordini reali per "dare inizio alla scrittura di cronache storiche" risalgono alla metà del XVII secolo - il regno di Aleksey Mikhailovich Romanov.

2) Le persone responsabili dell'esecuzione di questo ordine non sono riuscite a trovare documenti che riguardassero neanche l'ultimo secolo della storia Russa


Questo mi ricorda un brano scritto nell'ottocento da Leopardi:

" Una dama vecchia, avendo chiesto a un giovane di leggere alcuni suoi versi pieni di parole antiche, e avutili, poco dopo rendendoglieli disse che non gl’intendeva, perché quelle parole non s’usavano al tempo suo. Rispose il giovane: Anzi credea che s’usassero, perché sono molto antiche."
it.wikisource.org/wiki/Pensieri_di_varia..._bella_letteratura/1

Questo mi ha fatto pensare che

1) i contemporanei di Leopardi ritenessero che i termini antichi usati nelle poesie risalissero al tempo dei loro nonni o bisnonni
2) che quindi non avessero accesso a testi più vecchi di un secolo
3) che nel corso del '700 la lingua dovesse aver subito un'evoluzione piuttosto rapida, tanto che i letterati dell'epoca consideravano "antico" il linguaggio dei vecchi di allora, al punto da non distinguerlo dalle forme ancora più arcaiche
4) che i testi precedenti all'ottocento di cui disponiamo oggi non hanno tali caratteristiche

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3 Anni 11 Mesi fa #40572 da Pyter
Risposta da Pyter al topic Nuova Cronologia
Oppure che i testi non siano affatto antichi...

Come può l'acqua memoria serbare se dalle nuvole cade? (poeta del dugento)
Ci sposiamo sessiamo insieme sessista bene perché no (progetto anti gender 2016)

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3 Anni 11 Mesi fa #40573 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
Oppure che il giovane intendesse con la sua affermazione insultare malignamente la vecchia.:laugh:

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3 Anni 11 Mesi fa #40574 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Dal contesto, che parla dell'evoluzione della poesia, non mi sembra una barzelletta.

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3 Anni 11 Mesi fa #40576 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
era solo una battuta... adoro Leopardi...

Sono convinto è che prima della scolarizzazione di massa la maggior parte delle persone considerasse antichità qualsiasi cosa andasse indietro di un paio di generazioni. D'altra parte la versione ufficiale dell' 11 settembre, Kennedy o le panzane sulle mascherine sono già storia. Il principio di autorità, suppongo. Figuriamoci per qualcosa che avviene solo un secolo prima. I Romanov hanno approfittato della versione Scaligeriana così come adesso, nel piccolo, i vari governatori di regione, e tutti quelli che ne possono approfittare, approfittano del gioco in corso per avere i cinque minuti di notorietà e guadagnare qualche punto. Direi che prima era più facile silenziare il dissenso. Bruciavi le pergamene e puff.

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3 Anni 11 Mesi fa #40656 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
mais nel '500?
(secondo Magnani in realtà '400)

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3 Anni 11 Mesi fa #40662 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Il 29 giugno Roma celebrava Romolo e Remo. Nel 258 d.C. i cristiani cominciarono a festeggiare S. Pietro e S. Paolo, così come i due gemelli allattati dalla lupa erano considerati i fondatori della Roma cittadina, così per i cristiani i due apostoli erano considerati i fondatori della Roma cristiana.

+1548 (1806 )
- estinzione formale del Sacro Romano Impero
+1550 - Napoleone occupa Roma, inglobandola nell'Impero Francese (1808)


Inoltre, Napoleone abolisce il calendario rivoluzionario il 9-11 1805 (22 fruttidoro, anno XIII).

247 - Celebrazioni dei mille anni dalla fondazione della Città Eterna. Nonostante la difficile situazione politica e militare, Filippo l'Arabo, imperatore, indice 100 giorni di festività imponenti e fastosissime, con stragi di fiere in tutte le principali arene dell'Impero. Infatti da Roma a Verona, da Pozzuoli a Leptis Magna in tutte le principali colonie negli anfiteatri 100 e più giorni di grandiose festività portano l'unità e lo splendore dell'Impero ad un fascino raggiunto solamente nel beatissimum saeculum.
+1553 - mille anni dalla fondazione dell'Impero Carolingio con l'incoronazione di Carlo Magno, chiamato in seguito Sacro Romano Impero

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3 Anni 11 Mesi fa #40667 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
archive.org/stream/AnatolyFomenkoBooks/H...yAnatolyFomenkoVol.4

La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko


4.6. Come la teoria Normanna venne detronizzata e dichiarata antiscientifica
Come abbiamo già detto, l'autore della "teoria scientifica Normanna" è Bayer ([797], pag. 100). Oggi comprendiamo che questa "teoria" era basata su una palese interpretazione erronea, favorita da una falsificazione ad arte di fatti storici reali. Il vero Principe Russo (o Khan) si chiamava Ryurik, conosciuto anche come il Gran Principe Georgiy Danilovich secondo la nostra ricostruzione, il cui doppio è Genghis Khan - il fondatore del ciclopico Grande Impero “Mongolo” e il primo ad unire i numerosi principati Russi, il quale fu dichiarato straniero e nativo della moderna Scandinavia. (Dimostriamo in "Le Origini della Russia come Orda" che l'immagine di Ryurik incorpora dati relativi al Re di Troia Enea, fuggito dalla città in fiamme di Troia (o Zar-grad) all'inizio del XIII secolo e giunto in Russia).

La Grande Novgorod = Yaroslavl, che una volta era stata la capitale di Ryurik (o meglio del suo fratello e successore Ivan Kalita = Batu-Khan), è stata spostata (sulle mappe) nella selvaggia regione paludosa di Pskov, vicino alla Scandinavia - la presunta "patria" di Ryurik.

La trama generale di questa "teoria" deve essere stata inventata dai primi Romanov. Tuttavia, per trasformare questa teoria politica in una teoria "scientifica", bisognava ricorrere a qualcuno che la provasse attraverso "antichi documenti".

Un tale scienziato è stato trovato. Potrebbe essere stato Bayer, che è ciò che ci dice l'Enciclopedia ([797], pagina 100). Tuttavia la creazione della "base scientifica" per questa teoria, o l'inserimento della "pagina normanna", va accreditata a Schlezer, che aveva lavorato con la vera Radzivilovskaya Letopis, o uno dei suoi predecessori.

La scienza accademica Romanoviana ha difeso la teoria Normanna per molti anni a seguire - Miller, Karamzin, Solovyov, Klyuchevskiy, ecc., con gli sforzi di Lomonosov di respingere la teoria da tempo dimenticata ([493]). Dopo la caduta dei Romanov, però, la necessità di mantenere in vita la "teoria" è diventata obsoleta e la si è trasformata da "scientifica" a "antiscientifica" senza troppa pubblicità. Sembra che gli storici Russi abbiano guardato con imparzialità la cronaca e abbiano scoperto che la pagina con la "teoria normanna" era in realtà un inserimento successivo.

In generale, l'intera sezione in questione risulta essere costituita prevalentemente da frammenti sovrapposti - l'accademico B. A. Rybakov ha perfettamente ragione nel segnalare che "non si può fare a meno di notare la mancanza di una correlazione tematica e persino grammaticale tra certi frammenti [quelli in cui Rybakov aveva diviso la prima sezione - Aut.].. Ognuno di questi frammenti non è in grado di dimostrare alcun tipo di connessione logica con il frammento precedente, né ogni frammento costituisce di per sé un insieme finito. Anche la terminologia eclettica attira immediatamente l’attenzione" ([753], pagg. 129-130).

B. A. Rybakov ha trovato lacune, anacronismi e slittamenti nella prima sezione ([753], pagina 120). Non c'è stata occasione di discutere apertamente di questo ai tempi dei Romanov.

Tuttavia, i "metodi di lavoro" utilizzati dai fondatori della scienza storica Russa convocati dai Romanov dalla Germania nel XVIII secolo (inserti arbitrari e così via) vengono solitamente omessi dai testi dei commentatori moderni. Non si tratta solo della "teoria normanna" - l'intera fondazione della storia Russa è stata plasmata in un modo pro-Romanoviano da questi "padri fondatori" tedeschi; il loro coinvolgimento nelle numerose falsificazioni getta inevitabilmente un'ombra di sospetto sull'intero loro lavoro, ossia sulle basi della storia Russa stessa.

Oggi possiamo facilmente capire le vere ragioni per cui la pubblicazione della Radzivilovskaya Letopis è stata ritardata in questo modo strano e per così tanto tempo; la prima edizione del 1767 non si basava sull’originale, ma piuttosto sulla copia fatta per Pietro il Grande nel 1716 ([967], pagina 14). Secondo A. A. Shakhmatov, questa edizione rendeva conto anche dei segni a matita sulla copia di Pietro; sostiene che non si trattava di un’edizione scientifica, poiché quest’ultimo aveva a priori permesso numerose correzioni, considerevoli inserzioni, ecc. ([967], pagine 13-14).

La successiva pubblicazione è avvenuta solo nel 1902! Era una replica fotomeccanica del manoscritto, già sufficientemente dettagliata per la scoperta delle contraffazioni di cui sopra. Tuttavia, l'interesse pubblico per la "teoria Normanna" e per la storia Russa in generale era a quel tempo diminuito, e a nessuno importava cercare vecchi manoscritti per smentire la versione di Miller, che era già diventata consensuale e sostenuta dalla voluminosa pubblicazione accademica di Solovyov, Klyuchevskiy e altri "specialisti nel campo della storia Russa".

Sono passati altri 87 anni. La Radzivilovskaya Letopis è stata finalmente pubblicata nella Raccolta Completa delle Cronache Russe. Questo accadeva nel 1989, quando la storia Russa aveva superato da parecchio tempo i disordini e le dispute con gli Slavofili. La teoria normanna è stata dichiarata antiscientifica - almeno in Russia. Niente più ostacoli alla pubblicazione.

L'edizione del 1989 è uscita senza suscitare alcuna polemica e nel 1995 è stata pubblicata un'eccellente fotocopia a colori della cronaca ( [715] ). Questo può essere visto come un evento importante nella vita accademica; oggi tutti possono constatare che la Radzivilovskaya Letopis contiene fenomeni ancora più affascinanti dell’inserto con la "pagina normanna". Ne discuteremo a breve.

4.7. Dopo aver messo una pagina nella cronaca, il falsario ha preparato lo spazio per un altra, da trovarsi presto e "fortunosamente". La pagina di cronologia della Radzivilovskaya Letopis
C'è una nota particolare allegata a uno degli angoli mancanti della "pagina Normanna" ([715]). Secondo diversi commenti imbarazzati, la calligrafia risale a una delle tre seguenti epoche:

alla fine del XVIII secolo ([716], pagina 15, commento "x-x"),

il XIX secolo ([715], volume 2, pag. 22),

il XX secolo ( [715], volume 2, pagina 22).

La nota riporta quanto segue: "questo spazio è preceduto da una pagina mancante" ( [715], Volume 2, pagina 22). La nota fa un ulteriore riferimento all'edizione del 1767, che "conteneva [secondo gli storici stessi - Aut.] numerose lacune, addendum arbitrari, correzioni, ecc." ([716], pag. 3).

E così abbiamo un anonimo commentatore abbastanza gentile da raccontarci di un'intera pagina che manca dal libro. Esaminiamo il testo della Radzivilovskaya Letopis ([715] ) e vediamo cosa possiamo trovare lì. Stranamente, non c'è nessuna lacuna nella narrazione; la pagina precedente termina con un punto di arresto esplicito, che viene trascritto come tre punti triangolari nella cronaca. L'ultima frase di questa pagina è completa.

Per quanto riguarda la pagina successiva, inizia con una lettera minuscola rossa, che segna una nuova frase. Questa frase può essere considerata come continuazione di quella precedente - non c'è alcuna differenza di alcun tipo nella narrazione. Vedete voi stessi - qui sotto vengono citati sia la fine della pagina che l'inizio della pagina successiva.

"Hanno trovato i khazari che abitavano su queste colline, e i khazari hanno detto: "Dovete pagarci un tributo". I Poliani ci hanno riflettuto, e ogni casa ha consegnato una spada. Nel vedere questo, i Bulgari si sono resi conto che non potevano offrire resistenza e implorarono di essere battezzati, arrendendosi ai Greci. Il re battezzò il loro Principe e tutta la loro nobiltà, e fece pace con i Bulgari" ([715], volume 2, pagine 22-23).

Dov'è il buco nella storia? Non si vedono pagine mancanti da nessuna parte - quello che abbiamo davanti a noi è un testo coerente. Tuttavia, una certa mano compiaciuta scrive che presumibilmente alcune pagine sono mancanti in questa parte del libro. Questa pagina è stata poi "finalmente ritrovata", per gentile concessione di Schlezer e della sua scuola "scientifica". Il suo contenuto è stato incluso in tutte le edizioni della Povest Vremennyh Let da allora, la fotocopia ( [715]) costituisce l’unica eccezione. Lo troviamo anche nell'edizione accademica ([716]). Che cosa vediamo in questa pagina?

Non vediamo nient'altro che l'intera cronologia dell'antica storia Russa e il modo in cui essa si rapporta alla cronologia globale, ed è per questo che chiamiamo quella "scoperta successivamente" la "pagina della cronologia".

La pagina contiene in particolare le seguenti informazioni: "Nell'anno 6360 dell'ottava indizione cominciò il regno di Mikhail, e la terra divenne nota come terra Russa. Ne siamo al corrente, visto che l'esercito Russo era giunto a Zar-Grad sotto questo sovrano, perché [il nome dell'autore che ci si aspetta di trovare qui è per qualche ragione assente - Aut.] lo scrive nella sua cronaca greca; cominciamo dunque da ora usando i seguenti numeri:

2242 anni passati tra Adamo e il Diluvio;

1082 anni tra il Diluvio e Abramo;

430 anni tra Abramo e l'esodo di Mosè;

601 anni tra Mosè e David;

448 anni tra Davide e l’inizio del regno di Salomone e la cattività di Gerusalemme;

318 anni tra la prigionia e Alessandro;

333 anni tra Alessandro e la Natività di Cristo;

318 anni tra la Natività e Costantino;

altri 452 anni tra Costantino e questo Mikhail,

sono passati 29 anni tra il primo anno del regno di Mikhail e il primo anno di Oleg, il Principe Russo;

31 anni tra il primo anno di Oleg, che ha governato a Kiev, e il primo anno di Igor;

83 anni tra il primo anno di Igor e il primo anno di Svyatoslav;

28 anni tra il primo anno di Svyatoslav e il primo anno di Yaropolk;

Yaropolk ha regnato per otto anni;

Vladimir ha regnato per 27 anni;

Yaroslav ha governato per quarant'anni;

tra Svyatoslav e Yaroslav ci sono 85 anni;

sono passati altri 60 anni tra la morte di Yaroslav e Svyatopolk" ([716], pag. 15).

Ciò che vediamo qui è l'intera cronologia della Russia di Kiev in relazione alla sua cronologia di Bisanzio e Roma.

Se si rimuove questa pagina, la cronologia Russa della Povest Vremennyh Let viene sospesa nel nulla, perdendo le sue connessioni con la storia Scaligeriana globale. Ciò lascia spazio a qualsiasi tipo di interpretazione, ad esempio versioni diverse di lettura delle date riportate nella cronaca.

I falsari erano perfettamente consapevoli dell'importanza di questa pagina "mancante" per qualcuno che deve affrontare il compito di creare la cronologia della storia Russa. Essa è stata pertanto trattata con molta più attenzione che non la "pagina normanna"; quest’ultima deve essere stato inserita nel libro in modo piuttosto avventato, con il compito di lasciare ai Romanov la testa o la coda dell’origine da Ryurik.

Per quanto riguarda la cronologia, il compito si è rivelato molto più serio; questo diventa sempre più ovvio oggi. Il problema in questione era quello di falsificare la storia globale, e non solo quella della Russia. A quanto pare, Schlezer e i suoi colleghi del XVIII secolo ne erano ben consapevoli, ricordando quanto era costato introdurre la cronologia e la concezione di storia Scaligeriana, sapendo che era arbitraria, propagandata con forza e ancora recente a quell'epoca.

Non c'era quindi fretta con la "pagina della cronologia" – i falsari hanno semplicemente preparato lo spazio per la pagina, facendo l'astuta segnalazione a margine sulla pagina mancante. L'altra cronaca (la cosiddetta Moskovsko-Akademicheskaya Letopis, o la "Cronaca Accademica di Mosca") potrebbe essere stata prodotta con l'unico scopo di giustificare la pagina "scomparsa". Questa è contenuta al suo interno - forse per impedire a chiunque di dichiararla apocrifa.

4.8. La “Copia Accademica di Mosca” della Povest Vremennyh Let
L’indubbia relazione tra la successiva copia della Povest Vremennyh Let scoperta (la cosiddetta "copia Accademica di Mosca") con quella nota come Radzivilovskaya Letopis è stata menzionata dall'accademico A. A. Shakhmatov. Egli ha scritto che "la somiglianza tra grandi e continue parti dei due mi ha portato all'ipotesi iniziale che la prima parte della Moskovsko-Akademicheskaya Letopis. . . non sia altro che una copia della Radzivilovskaya Letopis" ([967], pag. 44).

Shakhmatov aveva assolutamente ragione. Tuttavia, egli deve essere venuto a conoscenza del pericolo insito in questa posizione ([967], pag. 45). Ciò significherebbe automaticamente che la Radzivilovskaya Letopis era il prototipo della Moskovsko-Akademicheskaya Letopis, e che in quest'ultima erano presenti numerosi errori e "correzioni", come la summenzionata "pagina della cronologia".

L'implicazione è che qualcuno aveva "ritoccato" la Radzivilovskaya Letopis. Quando è successo? Potrebbe essere il XVIII secolo? A quanto pare, Shakhmatov era ben consapevole del fatto che questa presunzione gettava un'ombra di sospetto sulla Moskovsko-Akademicheskaya Letopis - una copia che include falsificazioni più tarde.

Inoltre, si scopre che "la Moskovsko-Akademicheskaya Letopis è in ogni caso sospetta - per esempio, per il fatto che possiede caratteristiche distintive di una copia fatta da un originale illustrato (la cronaca non contiene alcuna illustrazione)" ( [967], pag. 46). L'esempio citato da Shakhmatov implica che le miniature contenute nell'originale illustrato fossero le stesse di quelle contenute nella copia nota come Radzivilovskaya Letopis. Inoltre, apprendiamo che "la Moskovsko-Akademicheskaya Letopis confonde la sequenza degli eventi... esattamente come Radzivilovskaya Letopis" ([967], pag. 46). In altre parole, è stata copiata da quest’ultima - compresi gli errori di impaginazione che si presentano casualmente nel processo di rilegatura!

Allo stesso tempo, la cronaca in questione contiene "molte inserzioni e correzioni".

La nostra opinione è che tutte le successive copie complete della Povest Vremennyh, che ripetono la Radzivilovskaya Letopis quasi parola per parola, risalgano al diciottesimo secolo e non prima - è molto probabile che la loro paternità venga accreditata a Schlezer e ai suoi colleghi.

4.9. Altri segni di falsificazione nella Radzivilovskaya Letopis
Si scopre che le prime otto pagine del manoscritto che riguardano l'inizio della storia Russa - la cronologia, le origini delle tribù Russe, le fondazioni di Novgorod e Kiev, ecc. - non contengono alcuna numerazione, o la indicano in modi assolutamente diversi. Inoltre, queste pagine sono irregolari, il che significa che non si inseriscono nella piegatura della sezione, qv in [715].

Si ha l'impressione che questa parte della cronaca sia stata "corretta" da qualcuno, il che è suggerito anche dalla ricerca di B. A. Rybakov. Tra l'altro, Rybakov basa i suoi corollari esclusivamente sull'analisi del testo, senza menzionare le pagine dispari, né gli spazi numerici. Tuttavia, ciò che egli afferma nella parte introduttiva della cronaca, cioè che si tratti di un assortimento di passaggi strani e mal assemblati di natura frammentaria, è in perfetta corrispondenza con il fatto che la prima parte del manoscritto è effettivamente una raccolta di singole pagine, con chiari segni di correzioni presenti nella numerazione Slavonico Ecclesiastica. Queste cifre sono assenti nella metà dei casi, la QV in [715].

Sembra che la prima parte della cronaca Radzivilovskaya sia stata sottoposta a una pesante correzione nella seconda metà del XVIII secolo, quando la falsificazione della storia Russa era già un fatto compiuto grazie a Miller, Schlezer, Bayer e altri. La versione essenziale della loro teoria "scientifica" era stata strutturata secondo la versione della corte Romanoviana del XVIII secolo (affinché quest'ultima potesse ricevere la convalida "dalle posizioni dell'avanguardia scientifica", per così dire); tuttavia, alcuni dettagli avrebbero in seguito subito modifiche sostanziali. Ecco perché la "fonte originale" doveva essere rivista al termine dell'intero lavoro.

4.10. Qual’è la cronaca servita da originale per la Cronaca Radzivilovskaya, conosciuta anche come la copia di Konigsberg?
Gli stessi storici sostengono che la cronaca Radzivilovskaya sia la copia di un antico originale perduto da molto tempo - miniature e testo:

"Tutti i ricercatori sono concordi sul fatto che gli illustratori del Radzivilovskaya Letopis stavano copiando illustrazioni precedenti" ([715], Volume 2, pagina 5).

Ci viene detto esplicitamente che la copia Konigsberg, o l'attuale Radzivilovskaya Letopis, è stata prodotta all'inizio del XVIII secolo. L’identità dell’originale è per noi del massimo interesse.

La ricerca sulle miniature contenute nel manoscritto ha indotto gli esperti a ritenere che la Radzivilovskaya Letopis sia una copia di una certa cronaca di Smolensk risalente al XV secolo ([715], volume 2, pag. 300). Ciò non contraddice ciò che abbiamo detto sopra - al contrario, rende il quadro generale un po' più chiaro. La nostra ipotesi è la seguente. Nel XV secolo è stata effettivamente scritta qualche cronaca con la descrizioni degli eventi del XV secolo contemporanei alla creazione del manoscritto - in particolare la famosa controversia dell'epoca tra Smolensk, o Russia occidentale = Lituania = l’Orda Bianca = Bielorussia e l’Orda d'Oro = Velikorossiya, o la Grande Russia, il cui centro era rimasto nella regione del Volga. Mosca sarebbe diventata capitale molto più tardi.

Questa cronaca è finita a Konigsberg, dove è servita come prototipo per la Radzivilovskaya Letopis, conosciuta anche come copia di Konigsberg. La copia era naturalmente tutt'altro che esatta. Gli scrivani hanno di proposito introdotto una nuova cronologia, nonché la nuova interpretazione della storia Russa - già compresa dello spirito Romanoviano; i Romanov erano, dopotutto, sovrani della Russia da un secolo a quell'epoca. Se i produttori della copia intendevano davvero accontentare Pietro, dovevano inserire nella cronaca considerazioni politiche di qualche tipo.

L'implicazione è che la Radzivilovskaya Letopis deve essere stato basata sui fatti reali della storia Russa, pesantemente distorti dai correttori del XV secolo.

4.11. Quale città era la capitale dei Poliani = Polacchi: Kiev o Smolensk?
Non bisogna dimenticare che gli stessi storici sono del parere che alcune delle miniature contenute nella cronaca Radzivilovskaya raffigurano Smolensk come il centro (o capitale) - cfr. [715], Volume 2, pag. 300. Uno degli esempi è il seguente: sul retro della quarta pagina si vede "l'avvento delle tribù Slave". . . dalle regioni dell’Alto Volga, della Dvina e della Dnepr; il loro centro si trovava nella città di Smolensk (?)" - [715], Volume 2, pagina 304.

Il punto interrogativo è degli stessi storici, poiché la città di Smolensk non poteva in alcun modo essere una capitale in quel periodo, poiché l'epoca in questione è l'alba stessa della Russia di Kiev. La fondazione di Kiev è ancora in corso, eppure, guarda un po’, abbiamo già una capitale a Smolensk!

Non è l’unica miniatura che attribuisce un’importanza eccessiva a Smolensk, secondo i moderni commentatori, che sono molto irritati da questo fatto ([715], Volume 2, pagina 300).

Al contrario, non c'è nulla di sorprendente in questo. Come vedremo in seguito, Smolensk era stata davvero la capitale dell’Orda Bianca. Per questo motivo una delle miniature la disegna insieme a Novgorod e Kiev - le rispettive capitali dell’Orda d'Oro e dell’Orda Blu ([715], Volume 2, pagina 300).

La Polonia (o la tribù dei Poliani) faceva parte proprio di questa Orda Bianca del XV secolo, motivo per cui la Radzivilovskaya Letopis è finita a Konigsberg. Il manoscritto è stato quindi scritto dalla posizione dei Poliani, o Polacchi.

Per quanto riguarda l’Orda d'Oro, si chiama Bulgaria, o Volgaria, "regione del fiume Volga"; l'intero inizio della cronaca è legato alla lotta tra i Poliani e i Bulgari. Il testo ci dice che i Poliani provengono da Kiev; tuttavia, le miniature tradiscono le loro origini di Smolensk. È possibile che, quando il testo è stato modificato per la Radzivilovskaya Letopis, molti riferimenti a Smolensk siano stati sostituiti da quelli a Kiev; tuttavia, le indicazioni più succinte che si trovano nelle miniature sono passate inosservate, e la necessità di modificare alcune illustrazioni non è venuta in mente agli editori. Oggi i ricercatori notano le discrepanze tra il testo e le illustrazioni e scuotono la testa nella confusione.


4.12. L'arrivo di Pietro il Grande a Konigsberg
È possibile che la Radzivilovskaya Letopis sia stato preparata specificamente per l'arrivo di Pietro il Grande, che l’aveva vista prima, a Konigsberg nel 1711. In seguito si è trasformata nella fonte primaria di conoscenza della storia Russa.

In generale, il manoscritto presenta segni distinti di incompiutezza nella scrittura evidentemente per via di una una scadenza molto ravvicinata ( [715] ). I contorni delle cifre sono spesso lasciati con un riempimento incompleto dei colori; quelli che non lo sono sembrano comunque abbastanza goffi. Gli stessi storici menzionano la presenza di "correzioni grossolane nella maggior parte delle miniature" ([715], volume 2, pagina 5). Ciò è particolarmente evidente rispetto alle eccellenti miniature della Litsevoy Svod. Le due scuole d'arte sono ovviamente molto diverse l'una dall'altra.

A quanto pare, oltre alla scadenza ravvicinata, gli artisti Konigsberg erano costretti dalla necessità di copiare uno stile alieno e per loro poco familiare.

La natura incompleta della Radzivilovskaya Letopis è particolarmente evidente nel fatto che le lettere miniate rosse mancano in ogni singola pagina successiva alla pagina 107, con l’unica eccezione di pagina 118 ([716], pag. 4). Si ha l’impressione che le fasi finali della fabbricazione della cronaca siano state fortemente influenzate dal fattore di fretta, e la cronaca sia rimasta incompiuta per qualche ragione. Il lavoro è stato interrotto quando andava a pieno regime e non è mai ripreso. Anche le lettere miniate sono state omesse, figuriamoci i segni di grosse correzioni nelle miniature.

Siamo del parere che ciò sia facilmente spiegabile. Gli artisti di Konigsberg si sono affrettati per avere la cronaca pronta per l’arrivo di Pietro a Konigsberg. Tali situazioni di solito implicano un lavoro frenetico. Pietro si stava avvicinando alla città, e le miniature sembravano ancora piuttosto grezze; qualche irato funzionario ha ordinato agli artisti di sbrigarsi a dipingere le lettere maiuscole di colore rosso almeno all'inizio della cronaca, dato che queste dovevano essere presentate immediatamente a Pietro, e la mancanza di lettere miniate sarebbe stata troppo evidente.

Gli artisti sono arrivati solo fino alla 107ma pagina; la miniatura è rimasta incompleta e grossolana, probabilmente rilegata immediatamente, senza che nessuno si accorgesse del fatto che la carta utilizzata nel processo aveva un nuovo tipo di filigrane; tradendo la sua origine del XVIII secolo. La cronaca deve essere stata consegnata a Pietro circa mezz’ora dopo il suo completamento.

La cronaca ha attirato l’attenzione di Pietro e ha subito acceso il suo interesse, così ne ha chiesto una copia. L'originale non era più utile a nessuno e la fabbricazione della copia era diventata una nuova priorità. E così è stata abbandonata.

Non si poteva prevedere che la guerra con la Russia sarebbe cominciata dopo 50 anni, che questo avrebbe portato alla conquista di Konigsberg, e che l'inestimabile "antico" originale sarebbe diventato un trofeo Russo? Se i falsari di Konigsberg lo avessero previsto, avrebbero sicuramente dipinto in rosso tutte le maiuscole.

4.13. Breve sintesi della nostra analisi sulla cronaca di Radzivilovskaya
Siamo pertanto del parere che la storia della "più antica" Cronaca Radzivilovskaya sia la seguente. Fu prodotta a Konigsberg all'inizio del XVIII secolo, evidentemente in preparazione dell'arrivo di Pietro il Grande. Una cronaca veramente antica del XV-XVI secolo deve essere stata utilizzata come prototipo; tuttavia, questa copia antica doveva aver subito una trasformazione sostanziale prima di diventare la Cronaca Radzivilovskaya. Il vecchio originale è stato poi distrutto.

I "Nestor" di Konigsberg del XVIII secolo aderivano per la maggior parte alla versione Romanoviana dell’antica storia Russa, così come veniva riportata nella sinossi ufficiale che risale alla metà del XVII secolo. Il loro obiettivo era stato quello di creare - o meglio, di falsificare la fonte originale mancante, la cronaca presumibilmente antica che avrebbe confermato la versione Romanoviana della storia Russa. Pietro aveva approvato la cronaca di Konigsberg, e la Cronaca Radzivilovskaya è nota da allora come la "cronaca Russa più antica". La fonte originale che sarebbe servita da fondamento per l'intero edificio della storia Russa era finalmente entrata in vigore.

Tuttavia, le fondamenta della storia Romanoviana non si limitano alla cronaca in questione; i Romanoviani hanno invitato professori stranieri di storia a rendere la loro versione "conforme agli standard internazionali" - Bayer, Schlezer, Miller e altri. Quest'ultimo ha eseguito il compito e ha scritto con cura la versione "cosmetica" della storia Romanoviana che avrebbe soddisfatto i dettami della scienza storica di quell'epoca. La versione della “corte” Romanoviana era stata trasformata in "scientifica".

Evidentemente, quando i professori tedeschi si avvicinavano al completamento del loro lavoro, decisero consapevolmente di "correggere" la fonte originale, e quindi alcune pagine vennero inserite nella cronaca, e altre ne furono rimosse. Un'attenzione particolare è stata naturalmente dedicata alle pagine "Normanna" e a quella "cronologica". Evidentemente, queste pagine dovevano essere riscritte o addirittura scritte da zero per poter corrispondere alla nuova versione; insomma un processo equivalente a mettere lo strato finale di vernice sul prodotto.

Tuttavia, numerosi segni di correzioni sono rimasti nella Radzivilovskaya Letopis; ciò avrebbe potuto portare a molte domande indesiderate. L'originale doveva quindi essere tenuto lontano dagli occhi indiscreti. La sua pubblicazione è avvenuta un secolo dopo, quando tutti si erano ormai dimenticati del tabù.

5. Altre cronache che descrivono le epoche prima del XIII secolo
A parte Radzivilovskaya Letopis, abbiamo a disposizione diverse altre copie di antiche cronache Russe. Le seguenti sono considerati le più importanti:

Lavrentyevskaya Letopis,

Ipatyevskaya Letopis,

la Cronaca Accademica di Mosca (nota anche come "copia Troitse-Sergievskiy"),

la Novgorodskaya Letopis,

la Cronografia di Pereyaslavl-Suzdalskiy, nota anche come Cronografo dell'Archivio o cronografo giudaico.

Ci sono molte altre cronache la cui prima parte descrive la Russia di Kiev, o descrive il periodo storico prima del presunto XIII secolo. Tuttavia, si è scoperto che tutte le copie che ci sono note oggi, che contengono all'inizio descrizioni di questa epoca sono, in altre parole, varianti della Povest Vremennyh Let o della Radzivilovskaya Letopis.

La N. A. Morozov ha effettuato un confronto dettagliato delle copie esistenti della Povest Vremennyh Let ([547]). Tutte queste copie si sono rivelate praticamente identiche, cosa che era già nota in precedenza. Tuttavia Morozov è giunto a una conclusione che ci sentiamo obbligati a citare:

"A parte piccole correzioni stilistiche. . . il testo principale è praticamente lo stesso, nonostante le tre copie siano state "scoperte" a grande distanza l'una dall'altra: la Radzivilovskaya Letopis è stata trovata a Konigsberg, la Lavrentyevskaya Letopis presumibilmente a Suzdal, e la copia Troitse-Sergievskiy è stata trovata nella provincia di Mosca. Se tutte sono copie dello stesso originale precedente all'invenzione della macchina da stampa, bisogna pensare che quell'originale era comune all’intero territorio tra Konigsberg e la provincia di Vladimir, o addirittura a un territorio più vasto, il che rende un mistero il fatto che le copie superstiti, distanti per territorio e in relazione l'una con l'altra, non contengano sostanzialmente alterazioni testuali più grandi. Si deve pertanto concludere che sia lo scrittore anonimo responsabile della cronaca Troitse-Sergievskiy che Lavrentiy, il monaco di Suzdal usavano l'edizione popolare del 1767; così, i testi risalgono alla fine del XVIII secolo, poco prima della loro scoperta da parte dei laboriosi ricercatori di antiche cronache come Moussin-Pushkin. . . questo spiega il fatto che nessuna di loro si ferma al 1206, come nel caso della Radzivilovskaya Letopis, ma vanno avanti a parlare della cronologia degli eventi. . . e così scopriamo che l'ulteriore sequenza di eventi in una delle copie non si ripete in nessuna delle altre. . . non una sola parola comune, che è abbastanza normale per le registrazioni indipendenti di uno stesso evento" ([547]).

Sopra citiamo un’altra osservazione a favore dell’opinione di Morozov - a quanto pare, tutte le copie della Povest Vremennyh Let, che oggi ci sono note, sono state scritte sullo stesso tipo di carta con identica filigrana - la "testa di toro" e relative varianti. Sembra che siano uscite tutte dallo stesso laboratorio. Potrebbe essere quello di Konigsberg?

Arriviamo alle tre seguenti conclusioni.

1) Al giorno d'oggi disponiamo di un solo testo che descrive gli eventi dell'antica storia Russa prima del 1206. Ricordiamo al lettore che questa antica epoca della storia della Russia è nota come quella della Russia di Kiev. Nella versione Millleriana, l'antico Kiev ha perso la sua posizione di capitale dopo che Batu-Khan l'aveva conquistata nel 1238.

2) Questo testo è disponibile in copie che difficilmente precedono il XVIII secolo, che è il momento in cui sono venute alla luce. L'importante è che le fonti Russe precedenti a questo periodo non contengono alcun riferimento alla Povest Vremennyh Let ; evidentemente, questo testo era ancora sconosciuto all'inizio del XVII secolo.

3) Tutte le copie della Povest Vremennyh Let , evidentemente sono state scritte nello stesso periodo (fine XVII o XVIII secolo) e oltretutto nella stessa zona geografica.

6. Il tasso di pubblicazione delle cronache Russe resta lo stesso nel corso del tempo.

La pubblicazione della Raccolta Completa delle Cronache Russe era già cominciata nel 1841 ([797], pag. 1028). Sono stati pubblicati 24 volumi nel corso degli 80 anni passati tra il 1841 e il 1921. È seguita una pausa di 27 anni; poi, nel 1949, la pubblicazione era ripresa. L'ultimo volume della serie fino ad oggi è il 39esimo. Fantastica velocità di pubblicazione, vero?

Nonostante la pubblicazione sia in corso da oltre 150 anni, molte cronache Russe non sono ancora state pubblicate – per esempio, la Karamzinskaya Letopis di Novgorod, qv in [634], pagina 540.

La grandiosa raccolta di cronache, nota come Litsevoy Letopisniy Svod, di solito datata al XVI secolo, è stata pubblicata solo nel 2006. Il suo volume ammonta a 9000 pagine. Si estende tra la Genesi e il 1567 ([797], pag. 718). In particolare, contiene sedicimila eccellenti miniature, molte delle quali vengono spesso riprodotte. Ci sono molti riferimenti alla Litsevoy Svod - ma non una sola edizione completa esiste prima del 2006! Le illustrazioni erano disponibili al pubblico, ma non il testo.

L'edizione in facsimile della Litsevoy Svod era stata pubblicata dalla casa editrice Akteon di Mosca perché se ne parlava estesamente da parte di un gran numero di persone. Si è trattato di un evento di primaria importanza.

A proposito, la Radzivilovskaya Letopis, probabilmente la più antica, è stata pubblicata nel 1989 nel 38esimo volume della Raccolta Completa. Ricordate che la pubblicazione della serie è iniziata nel 1841!

Quale potrebbe essere la ragione di una così bizzarra procrastinazione nella pubblicazione delle cronache Russe? A giudicare dalla velocità di pubblicazione della Raccolta completa, dovremo aspettare fino all'anno 3000 per vedere le copie stampate di tutte le altre cronache Russe che non sono ancora state pubblicate.

Parliamo di un'altra cosa a proposito della Litsevoy Svod. Di seguito dimostreremo che alcune delle cronache Russe presumibilmente "antiche" sono state create molto probabilmente nel XVIII secolo. Questo fatto ci fa riconsiderare la Litsevoy Svod, vista nel contesto di altre cronache Russe. Essa può essere stata creata nel XVII secolo, essendo così la prima versione della storia Russa scritta su ordine dei Romanov. In questo caso è una delle prime cronache ad essere sopravvissuta fino ai giorni nostri, piuttosto che una delle più recenti – vedi capitoli 8 e 9.


7. Lo schema tradizionale della storia antica Russa
In questa sezione ricorderemo al lettore la cronologia e i principali punti di riferimento dell'antica storia Russa nella versione suggerita da Miller e dai suoi colleghi. Citeremo i loro dati qui; i nostri dati, come indicato nei capitoli a seguire, saranno sostanzialmente diversi.

7.1. Il primo periodo: dai tempi immemorabili fino al centro della IX secolo d.c.

La Povest Vremennyh Let inizia con una breve sezione che dà conto della storia Biblica, a partire dal diluvio e termina con l'imperatore Bizantino Michele. Oggi questo imperatore dovrebbe regnare a metà del IX secolo d.c. Questa breve parte introduttiva della cronaca non ci fornisce quasi nessuna informazione sulla storia della Russia.

7.2. Il secondo periodo: dalla metà del IX secolo fino alla metà della XII - Russia di Kiev, a partire da Ryurik e fino a Yuri Dolgoroukiy (di Rostov)
Questa è l'epoca dei Gran Principi che hanno governato la Russia di Kiev, qv nella Cronaca Radzivilovskaya ([716]). Le durate dei regni sono indicate tra parentesi, con diverse opzioni per i regni in comune. Occorre inoltre notare che in alcuni casi le diverse cronologie indicano diverse durate di regno; riferiremo esplicitamente di tutti questi casi scoperti nel corso delle nostre ricerche; cfr. anche il lavoro di N. M. Karamzin ([362]).

Siamo del parere che l'esistenza di numerose discrepanze tra le varie fonti - vale a dire, diverse durate del regno, talvolta anche nomi diversi specificati da varie cronache, lacune nelle sequenze dinastiche e una generale mancanza di consenso nelle descrizioni delle rivolte e dei disordini civili – ci dice che ci stiamo occupando principalmente di documenti autentici e antichi. Nel secolo XVII-XVIII sono stati naturalmente oggetto di una pesante correzione, ma si tratta comunque di eventi storici reali. Se la storia Russa fosse stata una mera fantasia di Miller e dei suoi colleghi, l'avrebbero razionalizzata e avrebbero evitato delle discrepanze così ovvie. Tutto questo lascia una sola speranza: possiamo ricostruire la vera storia Russa dalle cronache disponibili fino ad oggi.

Ryurik, 862-879, ha regnato per 17 anni a Novgorod il Grande (Velikiy Novgorod).

Igor, 879-945 o 912-945, ha regnato per 66 o 33 anni a Kiev dall'882.

Oleg, 879-912, regnò per 33 anni, capitale a Kiev.

Olga, 945-955 o 945-969, ha regnato per 10 o 24 anni a Kiev.

Svyatoslav, 945-972 o 964-972, ha regnato per 27 o 8 anni a Kiev. Ha trasferito la capitale a Pereyaslavl. Segnaliamo la lacuna nella cronaca che si estende tra gli anni 955-964; non è chiaro se si trattasse del regno di Olga o Svyatoslav. Da qui le diverse durate del regno.

Oleg II nel 1972, regnava per un anno, capitale nel paese di Drevlyane (Ovrouch?).

Yaropolk, 972-980, ha regnato per 8 anni a Kiev. Principe di Velikiy Novgorod prima del 980.

Boris nel 1015, regnò per un anno, capitale a Murom.

Gleb nel 1015, regnò per un anno, capitale a Vladimir.

Svyatopolk, 1015-1019, ha regnato per 4 anni a Kiev.

Yaroslav (= Georgiy) il saggio, 1019-1054, ha regnato per 35 anni. Principe di Velikiy Novgorod prima del 1019 si è trasferito a Kiev in seguito.

Mstislav Khrabriy (il Coraggioso) nel 1035 ha regnato per un anno a Tmutarakan. Va detto che secondo le fonti del XVI secolo descritte nel [ 183], volume 2, pagina 28, Tmutarakan era un altro nome di Astrakhan. Alcuni storici stanno ancora cercando di trovare il famoso Tmutarakan - questi sforzi sono del tutto inutili, poiché i dotti studiosi stanno cercando nel posto sbagliato.

Izyaslav (= Dmitriy), 1054-1078, ha regnato per 24 anni a Kiev.

Vsevolod, 1078-1093, ha regnato per 14 anni a Kiev. Originariamente Principe di Pereyaslavl; il suo regno è stato preceduto da quello del fratello Izyaslav, considerato un periodo di intrighi e lotte. Gli anni del regno di Vsevolod avrebbero potuto quindi essere contati a partire dalla data della morte di Yaroslav. In questo caso, il suo regno copre il periodo di 39 anni compreso tra il 1054 e il 1093.

Svyatopolk ( = Mikhail), 1093-1113, ha regnato per 20 anni a Kiev.

Vladimir Monomakh, 1113-1125, ha regnato per 12 anni; in alternativa, 1093-1 125, nel qual caso la sua durata di regno è di 32 anni. Capitale a Kiev.

Mstislav, 1 125-1132, ha regnato per 7 anni a Kiev.

Yaropolk, 1132-1139, ha regnato per 7 anni a Kiev.

Vsevolod, 1 139-1146, regnò per 7 anni, capitale a Kiev.

Igor nel 1 146, regnò per un anno, capitale a Kiev.

Izyaslav, 1 1461 1 55, ha regnato per 8 anni a Kiev.

Youri ( = Georgiy) Dolgoroukiy, a partire dalla morte del padre nel 1125 o con il 1148, l'anno in cui è stato incoronato Gran Principe a Kiev ([716], pagina 17). In alternativa, avrebbe potuto arrivare al potere nel 1155, alla fine del regno di Izyaslav, e regnare fino al 1157. Otteniamo tre versioni del suo regno: 30 anni, 9 anni o 2 anni. La versione principale è quella di nove anni: a partire dall'inizio del suo regno a Kiev e fino alla fine del suo regno. La capitale è inizialmente Rostov e poi Kiev; poi viene trasferito a Suzdal.

Andrei Bogolyubskiy, 1157-1174, ha regnato per 17 anni, o 1169-1174 e un regno quinquennale, di conseguenza. Qui il 1169 è l'anno in cui Andrei conquistò Kiev; la sua capitale era a Suzdal o Vladimir. Si presume che la capitale sia stata trasferita altrove da Kiev durante il suo regno.

Commento. Fino alla conquista di Kiev da parte di Andrei, la città era stata la capitale dei seguenti Gran Principi, che possono essere considerati suoi co-governanti:

Izyaslav Dadidovich, 1157-1159, ha regnato per due anni, capitale Kiev.

Rostislav Mikhail, 1159-1167, ha regnato per 8 anni a Kiev.

Mstislav Izyaslavich, 1167-1169, ha regnato per due anni, capitale Kiev.

Questa epoca ci è nota solo nella versione della Povest Vremennyh Let. Oggi Kiev (la moderna città sul Dnepr) si considera sia stata la capitale la dello Stato. L'epoca della Russia di Kiev finisce con il trasferimento della capitale prima a Suzdal, e poi a Vladimir - sotto Youri Dolgoroukiy e Andrei Bogolyubskiy. Ciò avviene a metà del presunto XII secolo. Le circostanze del trasferimento del capitale da Kiev a Vladimir sono descritte in modo diverso in varie cronache, con diverse date specificate per tali eventi. Il trasferimento viene accreditato a Youri Dolgoroukiy in alcuni casi e a Andrei Bogolyubskiy in altri. Anche Youri Dolgoroukiy avrebbe fondato Mosca nel presunto anno 1147.

7.3. Il terzo periodo: la Russia di Vladimir e Suzdal, a partire da metà del XII secolo e fino alla conquista di Batu-Khan nel 1237

Mikhail, 1174-1176, ha regnato per 2 anni, capitale a Vladimir.

Vsevolod "Bolshoye Gnezdo" ("Il Grande Nido"), 1176-1212, ha regnato per 36 anni, capitale a Vladimir.

Georgiy, 1212-1216, ha regnato per 4 anni nelle capitali di Vladimir e Suzdal.

Mstislav di Novgorod, regnava dal 1212 secondo [362], volume 1, pagina 87, e fino al 1219, qv in [362], volume 1, pagina 103. La sua durata di regno è quindi pari a 7 anni.

Costantino, 1212-1219, ha regnato per 7 anni a Yaroslavl e Rostov prima del 1216, Vladimir e Suzdal dopo.

Youri (= Georgiy), 1219-1237, ha regnato per 18 anni ([36], pagina 30). Capitale a Vladimir.

Batu-Khan. Nel 1237 Batu-Khan sconfigge Youri, che muore sul campo di battaglia. Questo evento segna la fine dell'epoca di Vladimir e Suzdal in Russia.

Ancora una volta, l’inizio di questa epopea è noto solo nella versione della Povest Vremennyh Let, la sequenza degli eventi che vi si riferiscono termina con il 1206 – cioè alcuni anni prima dell’invasione di Batu-Khan. L'ultimo anno coperto dalle cronache è in prossimità della caduta di Costantinopoli nel 1204; tuttavia, questo famoso evento è assente nella Povest Vremennyh Let per qualche ragione. Questa omissione è davvero strana, in quanto questa cronaca presta molta attenzione agli eventi Bizantini. Torneremo su questo più tardi.

La fine del terzo periodo è caratterizzata dalla ben nota "collazione" di due diversi gruppi di cronache Russe. Alcune di loro terminano qui il racconto, mentre altre cominciano solo da questa epoca. Ci sono alcune cronache che formalmente non si interrompono a questo punto - per esempio la Arkhangelogorodskiy Letopisets; tuttavia, alcune delle cronache manifestano un cambiamento cronologico qui, qv più avanti. Ad esempio, la Letopisets di Oustyuzhskiy di Lev Vologdin, compilata nel 1765, è sopravvissuta nella sua forma originale; ci sono anche 22 copie di questa cronaca conservate negli archivi di Mosca, San Pietroburgo, Kiev e Oustyug Velikiy ([36], pag. 8). Tutte le edizioni (l'originale e le copie) contengono datazioni d.c. "sbagliate" per l'intero intervallo compreso tra il 1267 e il 1398. Il tasso di spostamento cronologico accumulato, è pari a cento anni nel 1398 - ossia, la cronaca si riferisce a 1398 invece del 1299, che è la data "corretta". Quest'anno riguarda un ampio frammento di testo; in seguito, la cronaca salta al 1415, e lo spostamento cronologico scompare. Così, secondo la cronologia Romanoviana del manoscritto, quest'ultimo contiene un vuoto tra il 1299 e il 1415. A quanto pare, Lev Vologdin, sacerdote della cattedrale di Uspenskaya a Velikiy Oustyug, conosceva ancora poco la cronologia consensuale della storia Russa "lucidata" da Miller a San Pietroburgo.

Il fatto che il vuoto nella cronaca di Vologdin sia centenario ha una spiegazione che sarà dettagliata qui di seguito.


7.4. Il quarto periodo: Il giogo dei Tartari e dei Mongoli, a partire dalla battaglia del Sit nel 1238 e fino all’ "Opposizione dell’Ougra" del 1481 , che oggi è considerata la "fine ufficiale del Grande Giogo"

Batu-Khan dal 1238 in avanti.

Yaroslav Vsevolodovich, 1238-1248, ha regnato per 10 anni a Vladimir. Veniva da Novgorod ([36], pag. 70). Secondo [362], il suo regno copre gli anni tra il 1238 e il 1247, pari a 8 anni. Secondo [145], aveva regnato nel 1237-1247 (complessivamente 10 anni).

Svyatoslav Vsevolodovich, 1248-1249, ha regnato per un anno a Vladimir ( [36]). Tuttavia, secondo [145], l'anno del suo regno era stato 1247-1248.

Alessandro Yaroslavich di Novgorod e Kiev (= Alessandro Nevskiy), 1247-1263, ha regnato per 16 anni ([362], pagg. 41-58). Viene chiamato Principe di Kiev [145], pagina 165. Ha governato a Suzdal tra il 1252 e il 1262, dopo la cattura di Suzdal da parte di Nevruy, qv qui sotto.

Lacuna o Nevruy Saltan, 1252-1259, ha regnato per 7 anni ([36]).

Alessandro Vassilyevich di Novgorod, 1259-1264, ha regnato per 5 anni ([36], pagina 70). Questo personaggio potrebbe essere un duplicato di Alessandro Nevskiy per quanto ne sappiamo, nel qual caso l'alias di Yaroslav "Vassily" sta davvero per "Basileus", o "Re". Si scopre che l'Arkhangelogorodskiy Letopisets non menziona affatto Alessandro Yaroslavich (Nevskiy!), raccontandoci invece di Alessandro Vassilyevich – che deve essere la stessa persona di Alessandro Nevskiy. Quest'ultimo è considerato un figliastro di Batu-Khan; l'Arkhangelogorodskiy Letopisets, d'altro canto, fa riferimento ad Alessandro Nevskiy come figlio effettivo di Batu-Khan, che abbiamo già identificato come Yaroslav, qv qui sotto. Altre fonti collegano i regni di Nevruy e Alessandro, suggerendo che quest'ultimo abbia sempre regnato a Suzdal.

"Nevruy" potrebbe essere il nome "Tartaro" di Nevskiy? Per esempio, abbiamo scoperto che Batu-Khan era semplicemente il nome "Tartaro" di Yaroslav. La Vologodskiy Letopisets, per esempio, ci racconta che Alessandro Nevruy viene dall’Orda quando si riferisce agli eventi del 1294. Secondo il testo, questo Alessandro Nevruy (Nevskiy?) aveva presieduto il Consiglio dei Principi ed era responsabile della divisione dei principati. Si noti che i nomi NEV-ruy e NEV-skiy differiscono solo nei suffissi; ricordate anche che Nevruy era conosciuto come "Saltan", o semplicemente come "Sultano"! Il successivo evento menzionato in [145] dopo l'assemblea dei Principi del 1294 guidata da Alessandro Nevruy è la morte di "Fyodor, il Gran Principe di Yaroslavl e Smolensk" nel 1299. Questo Principe deve essere l'ennesimo doppio di Alessandro Nevruy, dal momento che l'assemblea non ha nominato altri principi. Fëdor, il Gran Principe di Yaroslavl e Smolensk, è un noto Principe canonizzato come santo, qv nei libri di salmi Russi ortodossi il 19 settembre e 5 marzo (vecchio stile). Questo deve essere un altro riflesso di Alessandro Nevskiy.

Mikhail Khrabriy (Il Coraggioso) di Kostroma, 1249-1250, ha regnato per un anno ([36]), capitale di Vladimir.

Andrei di Suzdal, 1250-1252, ha regnato per due anni ( [36]), capitale a Vladimir.

Yaroslav di Tver, 1263-1272, ha regnato per 9 anni secondo [362] . La sua capitale era a Vladimir. Un'altra versione del suo regno è 1264-1267 (cfr. [36]).

Mikhail Yaroslavich, 1267-1272, ha regnato per 5 anni secondo [36] . Alcune delle altre cronache non lo menzionano affatto.

Vassily I di Kostroma con i suoi figli Boris e Gleb ([36], pag. 70). Realizzato nel 1272-1277 per un totale di 5 anni secondo [36] e [145], o nel 1272-1276 secondo [362] - cioè 4 anni. Capitale a Vladimir.

Dmitriy di Pereyaslavl, 12761294, ha regnato per 18 anni secondo [362], o 1277-1293 secondo [145]. Per quanto riguarda [36], la fine del regno è completamente omessa. Capitale a Vladimir. A proposito, la Vologodskiy Letopisets lo chiama "Pereyaslavskiy", o un nativo di Pereyaslavl, così come Nevskiy! Cfr. [ 145], pag. 165.

Andrei Gorodetskiy, 1294-1304, ha regnato per 10 anni secondo [362], con capitale a Vladimir. In [145] viene chiamato "Novgorodskiy", che significa "nativo di Novgorod", e la sua durata di regno è specificata come un solo anno, 1293-1294. Più tardi [145] cita Andrei Gorodetskiy di Suzdal e Novgorod; la nuova durata del regno che ci dà la cronaca è 1302-1304. La fine del regno di Andrei è del tutto assente da [36], che menziona Ivan Kalita come il prossimo Gran Principe ad essere succeduto ad Andrei nel 1328.

Mikhail Svyatoi (Il Santo), Principe di Tver e Vladimir, 1304-1319, ha regnato per 6 anni secondo [362] . Non troviamo traccia di questo personaggio né nel [36] né nel [145], Capitale in Vladimir.
Youri di Mosca (Moskovskiy), genero di Uzbek-Khan, 1319-1325, ha regnato per 6 anni secondo [362], In [145] il titolo di Gran Principe è menzionato solo indirettamente, a causa della morte del figlio. Non c’è durata del regno; la capitale è a Vladimir. In [36] Youri non si chiama Gran Principe.

Dmitriy di Vladimir "Occhi Terribili" ("Groznye Ochi"), 1325-1326, ha regnato per un anno secondo [362] con capitale a Vladimir. Non menzionato come Gran Principe in [36] e scomparso da [145].

Alessandro, 1326-1328, ha regnato per due anni con capitale a Vladimir, secondo [362], Omettendo da entrambi [36] e [145],

Il titolo di Gran Principe passa ai Principi Moscoviti, a partire da Ivan I Kalita.

Ivan Danilovich Kalita il 1st1328-1 340 ha regnato per 12 anni secondo [362] e [36]. In [145] troviamo due datazioni che segnano il possibile inizio del suo regno - 1322 e 1328. L'inizio del suo regno come Gran Principe è indicato come 1328 la seconda volta. La capitale è a Mosca. In realtà, il nome Kalita è molto probabilmente un derivato di "Caliph" o "Khalif", un titolo ben noto. Tenete a mente la flessione di T e Ph (phita).

Simeon Gordiy (Il Fiero), 1340-1353, ha regnato per 13 anni secondo [362], [36] e [145]. Capitale a Mosca.

Ivan II Krotkiy (o Krasniy) –"Il Modesto" o "Il Rosso", 1353-1359, ha regnato per 6 anni secondo [36] e [362], o per 5 anni secondo [145], tra 1354 e 1359. Capitale a Mosca.

Dmitriy di Suzdal, 1359-1363, ha regnato per 4 anni secondo [362], o nel 1360-1362 secondo [36] e [145]. Capitale a Mosca.

Dmitriy Ivanovich Donskoi, 1 3631389, ha regnato per 26 anni conformemente a [362], o nel 1362-1389 secondo [36] e [145]. Capitale a Mosca.

Vassily I Dmitrievich, 1389-1425, ha regnato per 36 anni secondo [362], [36] e [145] con capitale a Mosca.

Youri Dmitrievich, 1425-1434, ha regnato per 9 anni secondo [365], o nel 1425-1435 secondo [36]. Un'altra versione, riportata in [145] indica la fine del suo regno al 1431 o 1434, qv in [145], pagg. 169-170. Capitale a Mosca.

Vassily II Tyomniy (Il Cieco), 1425-1462 secondo [36] e [362]. [145] non specifica la fine del suo regno, la data dell’ultima menzione è 1450; in alternativa, il suo secondo regno cominciò nel 1447 o nel 1448. La durata del regno è quindi pari a 37 o 14 anni. La capitale è a Mosca. Sia [145] che [365] specificano il suo regno come 1450-1462.

Dmitriy Shemyaka il Cross-Eyed ("Kosoi"), 14461450, ha regnato per quattro anni conformemente a [362] e [36] . Capitale a Mosca. Secondo [145] e [362], il suo regno si estende tra il 1445 e il 1450.

Formalmente, l'indipendenza della Russia dall'Orda inizia con il regno del successivo sovrano, Ivan III. Finisce il "Grande Giogo" dei Mongoli e dei Tartari. Questa datazione è però arbitraria.

L'epoca tra Ivan Kalita e Ivan III è un periodo molto speciale nella storia Russa, di cui discuteremo in dettaglio qui di seguito.

Si presume che la Russia abbia perso l'indipendenza in questa epoca, trasformandosi in "Mongolo-Tartaria" agli occhi degli stranieri.

Saltiamo avanti e condividiamo il nostro parere secondo cui questa stessa epoca apre il periodo più importante dell'intera storia della Russia (Orda); le epoche precedenti sono con tutta probabilità rappresentazioni fantasma del XIV-XVI secolo e sono per lo più oscurate da una tenebra impenetrabile. Non possiamo praticamente dire nulla sulla storia reale della Russia prima del XIII secolo.


7.5. Quinto periodo: La Russia di Mosca inizia con Ivan III e finisce con i Grandi Disordini, ovvero la salita al trono dei Romanov nel 1613
Ivan III Vassilyevich il Grande, 1462-1505 (secondo [362]). Ma il suo regno de facto è iniziato nel 1452, il che rende la durata del regno di 43 o 53 anni. Il 1481 segna l'indipendenza formale dall'Orda, che ci dà la durata del regno di 24 anni. Mosca è la capitale. È menzionato per la prima volta come Gran Principe nel 1452 (secondo [36] e [ 145] ); [36] risale al 1507, anno in cui finì il suo regno. Suo figlio e suo consovrano è Ivan Ivanovich Molodoi (il Giovane), 1471-149019 anni ([794], pag. 158). Mosca è la capitale.

Vassily III, conosciuto anche come Ivan = Varlaam = Gavriil ([161], pag. 68; cfr. anche la cronologia [145], pag. 173). Ha regnato per 28 anni tra il 1505 e il 1533 secondo [362]. La capitale è a Mosca. Secondo [36] e [145], ha regnato nel 1507-1534.

Youri Ivanovich, 1533, ha regnato per un anno secondo [775] e [776]. La capitale è Mosca.

Yelena Glinskaya + Ivan Ovchina, 1533-1538, hanno regnato per 5 anni secondo [775] con capitale a Mosca.

Il Semiboiarshchina, o il regno dei Sette Boiardi (Consiglio dei Guardiani) - 1538-1547, per un totale di 9 anni secondo [775]. Mosca è la capitale.

Ivan IV il Terribile (Grozniy), 1533-1584, ha regnato per 51 anni secondo [775]; capitale a Mosca.

Simeon Beckboulatovich, 1575-1576, ha regnato per un anno secondo [775] con capitale a Mosca. Il presunto "co-sovrano" di Ivan il Terribile.

Fyodor Ioannovich, 1584-1598, ha regnato per 14 anni secondo [362], Capitale a Mosca.

Boris Fyodorovich Godunov, 1598-1605, ha regnato per 7 anni secondo [362]. Capitale a Mosca.
Fyodor Borisovich, 1605, ha regnato per un anno secondo [362]. Capitale a Mosca.

Dmitriy Ivanovich, o il cosiddetto "Falso Dmitriy" (Lzhedmitriy), 1605-1610, ha regnato per 5 anni con capitale a Mosca prima, e poi a Tushino. È stato presumibilmente ucciso nel 1606; tuttavia, nello stesso anno in cui Dmitriy torna al potere - gli storici sono del parere che questo seconda Dmitriy fosse una persona diversa ([362], volume 12, pagina 15). Tuttavia, i suoi parenti - la moglie, i suoi genitori e molti altri che conoscevano Dmitriy lo riconobbero come lo stesso vecchio Dmitriy Ivanovich (cfr. [362]); anche [183], volume 2, pagina 131 e [436], pagine 362-363). Ecco perché indichiamo che il regno di Dmitriy si conclude con il suo omicidio nel 1610; si può anche considerare questo periodo come "la somma dei due Dmitriy".

Vassily Shouyskiy, 1606-1610, ha regnato per 4 anni secondo [362], Capitale a Mosca.

I Grandi Disordini, 1610-1613, durati tre anni.

Secondo la nostra ipotesi, l'epoca tra Ivan III e i Grandi Disordini è la fonte primaria di tutti i duplicati fantasma della storia Russa, risalenti alle epoche precedenti al XIV secolo. Tutte le epoche in questione e un approssimativo schema dei doppioni cronologici della storia Russa si possono vedere nelle illustrazioni all'inizio del prossimo capitolo.


7.6. Sesto periodo: la dinastia dei Romanov
Quello che abbiamo qui è un cambiamento radicale di dinastia. la nuova dinastia dei Romanov arriva al potere. Il primo re della dinastia è Mikhail Romanov, 1613-1645. Ci asterremo dall'elencare gli altri Romanov qui presenti, poiché la storia Russa dell'epoca Romanoviana è già al di là della nostra preoccupazione; è l'epoca in cui è stata creata la versione consensuale dell'antica storia Russa.

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CAPITOLO 2

I due slittamenti cronologici inerenti alla storia della Russia


1. Uno schema generale del parallelismo

Nel presente capitolo, ci riferiremo al parallelismo statistico tra le dinastie dei governanti Russi che abbiamo scoperto nel corso della nostra ricerca, grazie all'applicazione dei metodi di analisi delle antiche dinastie che abbiamo già ampiamente utilizzato, qv in Chroni e Chron 2 .

La versione consensuale Romanoviano-Milleriana del "Manuale di storia Russa" è rappresentata schematicamente nella fig. 2.1. Nella fig. 2.2 si vede la reale costruzione di questo "libro di testo" svelato dalle nostre ricerche e il principale slittamento cronologico presente in esso, mentre la fig. 2.3 rappresenta uno schema molto generale di cronologia Russa nella nostra ricostruzione. Nella fig. 2.4 vediamo lo schema del parallelismo di 400 anni insito nella storia Russa come illustrato di seguito. Il risultato empirico-statistico formale della nostra ricerca viene presentato nelle figg. 2.1-2.6.

1 ) Il periodo tra il 1300 e il 1600 è stato l'originale della storia antica e medievale della Russia.

2) Il periodo compreso tra la metà del IX e l'inizio del XIII secolo è un duplicato fantasma del precedente.

3) Il periodo compreso tra 1200 e 1600 è una "somma" delle due cronache, la prima delle quali è l'originale che si estende tra il 1300 e il 1600, e il secondo - proprio lo stesso originale, ma spostato indietro di circa 100 anni. La sovrapposizione delle due cronache ci dà la cronaca dal 1200 al 1600 estesa di 100 anni.

L'intero periodo compreso tra il 1327 e il 1600 è definito "la Russia di Mosca" nel moderno manuale di testo; tuttavia, secondo la nostra ricostruzione, questo nome si applica solo alla fine di questa epoca. Abbiamo scoperto che il periodo del XV-XVI secolo contiene gli originali di tutte e tre le epoche in cui la storia Russa è divisa oggi:

l’antica Russia di Kiev,

l’antica Russia di Vladimir,

la Russia Medievale di Mosca.

Di seguito riportiamo le tabelle comparative degli eventi per i parallelismi dinastici scoperti all’interno della storia della Russia. Va detto che gli eventi elencati qui di seguito sono correlati alla versione consensuale Milleriana opposta alla nostra ricostruzione; tuttavia, occasionalmente facciamo riferimento ai risultati descritti nei successivi capitoli della parte 1, che ci aspettiamo i lettori già conoscano per una comprensione più approfondita delle tabelle e del loro contenuto.

2. Una breve descrizione dello slittamento di 100 anni nella stora Russa


a = storia Russa del XIV secolo.
■ b = storia Russa del XIII secolo.

1a. Il XIV secolo. Takhta-Khan, 1291-1313, ha regnato per 22 anni, e Daniele di Mosca, 1281-1303, ha regnato per 22 anni.
■ 1b Il XIII secolo. Genghis-Khan, nei presunti anni 1205-1227, ha regnato per 22 anni, e Vsevolod Bolshoye Gnezdo, nei presunti anni 1176-1212, ha regnato per 36 anni.

1.1a. Il XIV secolo. Daniele di Mosca è il fondatore della dinastia Moscovita. Il suo regno è stato seguito dal conflitto tra i principi di Mosca e Tver.
■ 1.1b. Il XIII secolo. Vsevolod Bolshoye Gnezdo è il fondatore di una dinastia, in cui si sono succeduti i suoi figli e la loro prole. Il suo stesso nome si traduce come "Il Grande Nido" e si riferisce alla fondazione della dinastia Vladimir-Suzdal.

2a. Il XIV secolo. Uzbek-Khan, 1312-1340, ha regnato per 28 anni, e Michele, 1304-1319, ha regnato per 15 anni. Poi abbiamo Youri, 1319-1328, con una durata di regno di nove anni, seguito da Ivan I Kalita, o Caliph (Khalif), che aveva regnato per 12 anni tra il 1328 e il 1340.
■ 2b. Il XIII secolo. Batu-Khan (il nome Batu si riferisce alle forme dialettali della parola Russa per "padre" - batya e batka), 1227-1255, ha regnato per 18 anni, e Costantino, 1212-1219, ha regnato per 7 anni. In seguito vediamo il regno di 18 anni di Youri nei presunti anni 12191237, seguito dal regno di 8 anni di Yaroslav Vsevolodovich (1238-1246).

2.1a. Il XIV secolo. A differenza dei suoi predecessori, Uzbek-Khan ha lasciato un segno significativo nella storia Russa, essendo diventato parente di Youri il Moscovita (quest'ultimo era suo genero). Si presume che Uzbek-Khan sia stato molto influenzato da Ivan Kalita (Caliph), che è rimasto nell’Orda per tutto il tempo; un'altra presunzione è che il potere dei principi Moscoviti fosse interamente basato sul potenziale militare dell'Orda, che è l'unica ragione per cui hanno potuto unirsi per conquistare l'intera Russia ([435], pagine 189-1990).
■ 2.1b. Il XIII secolo. Batu-Khan conquista la Russia, che segna l'inizio del regime Tartaro in Russia. I Tartari avevano presumibilmente governato delegando i Gran Principi di Vladimir. Batu-Khan ha fatto principe Yaroslav Vsevolodovich, e ne divenne parente, quando Alessandro Nevskiy, figlio di Yaroslav, è diventato figlio adottivo di Batu-Khan. Batu-Khan aveva aiutato i principi di Vladimir a conquistare l'intera Russia; in precedenza esistevano anche altri principi indipendenti e anche principati. Il titolo di Gran Principe di Kiev cessò di esistere in quel periodo. La dinastia dei principi di Kiev si è conclusa con la conquista di Kiev da parte di Batu-Khan.

2.2a. Il XIV secolo. Questa è la fine della dinastia di Vladimir-Suzdal di Yaroslav Vsevolodovich, figlio di Vsevolod Bolshoye Gnezdo, e anche l'inizio della nuova dinastia moscovita.
■ 2.2b. Il XIII secolo. Questo periodo segna la fine della dinastia di Kiev di Yaroslav il Saggio, che è anche la fine della Russia di Kiev. Poi abbiamo il periodo Vladimir-Suzdal e il "Giogo dei Tartari e dei Mongoli".

3a. Il XIV secolo. Chanibek-Khan, 1341-1357, ha regnato per 16 anni, e Simeone Gordiy ("il Fiero"), 1340-1353, ha regnato per 13 anni.

■ 3b. Il XIII secolo. Berke-Khan, nei presunti anni 1255-1266, ha regnato per 11 anni, e Alessandro Nevskiy, nei presunti anni 12521263, ha regnato per 11 anni.

3.1a. Il XIV secolo. Il regno di Simeone è il momento del conflitto tra Pskov e i tedeschi di Livonia. Il principe Aleksandr Vsevolodovich (le cui "origini rimangono sconosciute", secondo Karamzin, qv in [362], volume 4, pagina 157), appare nello stesso tempo a Pskov. Questo principe ha sconfitto i tedeschi e ha distrutto l'intero sud-est della Livonia. Ciò è avvenuto nel 1342; vediamo un buon parallelismo con le azioni di Alessandro Nevskiy.
■ 3.1b. Il XIII secolo. Si presume che l'atto più famoso di Alessandro Nevskiy sia la sconfitta dei cavalieri Livonesi sul lago Choudskoye nel presunto anno 1242. I Livonesi sono considerati un ordine militare tedesco. Alessandro si era schierato contro i Livoniani di Pskov, qv in [435], pagine 162-164. Ricordate che Alessandro Nevskiy è un discendente di Vsevolod Bolshoye Gnezdo (per la precisione suo nipote), e può quindi essere chiamato "Vsevolodovich", o "discendente di Vsevolod". Quello che vediamo è una manifestazione del cambiamento cronologico che in questo caso è uguale a 100 anni.

3.2a. Il XIV secolo. Dopo questa vittoria, il principe Alessandro lascia Pskov. "Gli abitabti di Pskov lo implorarono di tornare, ma senza risultato. . . i loro appelli al governo di Novgorod affinché fornisse loro un governante locale e un esercito furono vani" ([362], volume 4, pag. 157).
■ 3.2b. Il XIII secolo. Poco dopo la vittoria il rapporto tra la popolazione di Novgorod e Alessandro si deteriora, e quest’ultimo si sposta a Pereyaslavl ([435], pag. 163). Tuttavia, i Tedeschi, i Lettoni e gli Estoni avevano preso l’abitudine di saccheggiare lebre di Novgorod e gli abitanti della città furono costretti a chiedere il ritorno di Alessandro. Cosa tutt'altro che facile: inizialmente gli era stato assegnato il Principe Andrei, e infine sono riusciti a convincere Alessandro a ritornare ([435], pagina 164).

3.3a. Il XIV secolo. La controversia tra Simeone e Novgorod. Gli abitanti di Novgorod avevano incatenato Simeone dichiarando che la città avrebbe dovuto eleggere i principi in modo autonomo e non tollerare governanti alieni. Simeone reagì preparando il suo esercito alla battaglia. Anche gli abitanti della città hanno fatto una chiamata alle armi, e il conflitto militare è stato evitato per un pelo. Tuttavia, il popolo si ribellò, appoggiò Simeone e fece bandire alcuni dei boiardi, e ne uccise altri molto importanti ([362], Volume 4, pagine 155-156). La disputa era finita, e Simeone sciolse l'esercito.
■ 3.3b. Il XIII secolo. La controversia tra Alessandro Nevskiy e la città di Novgorod rientra tra i suoi episodi biografici più importanti; i cittadini hanno bandito suo figlio Vasily in modo umiliante, e la situazione si stava avvicinando alla fase di un conflitto armato. Alessandro aveva tentato di prendere Novgorod con la forza, ma la città è poi capitolata, avendo degradato il vicereggente Ananiya nel 1255 ([362], volume 4, pagine 45-47).

Commento.
In generale, il regno di Simeone è stato caratterizzato da guerre organizzate contro Novgorod e Pskov dagli Svedesi e dai Tedeschi, secondo N. A. Karamzin ([362]). Questo è molto simile a come viene descritto il rispettivo periodo nella biografia di Alessandro Nevskiy. Sotto Simeone, l'azione militare si svolge in Livonia. In entrambi i casi gli abitanti di Novgorod e Pskov chiedono aiuto a un Gran Principe, con il quale talvolta si scontrano. Simeone abbandona Novgorod più volte ([362], Volume 4, pagine 162-163). Vediamo anche diversi riferimenti ai cavalieri Livonici e all’Ordine ([362], volume 4, pagine 163 e 158). Il regno di Alessandro Nevskiy è segnato da eventi simili e famoso principalmente per le sue guerre con l'ordine Livoniano e le dispute con Novgorod. Le relazioni tra l’Orda e Alessandro, come per Simeone, sono descritte con le stesse parole; entrambi i cavalieri erano conosciuti come pilastri del potere del Khan e come frequentatori dell’Orda dove erano considerati figure di grande autorità.

4a. Il XIV secolo. Il coinvolgimento del 1359-1381. In questi 22 anni avevano regnato 25 khan.
■ 4b. Il XIII secolo. Mentutenir-Khan (forse Mengutimur-Khan), i presunti anni 12661291, ha regnato per 25 anni. Disordini e lotte tra i figli di Alessandro Nevskiy nel 1281-1328 (secondo [649], pagine 18-19, 32-34 e 53), che equivale a 47 anni, o, in alternativa, nel 1299-1328, 29 anni in totale a incominciare con la morte di Fyodor, Gran Principe di Yaroslavl e Smolensk, ebminati con Ivan Kalita.

5a. Il XIV secolo. Tokhtamysh-Khan, 1381-1395, ha regnato per 14 anni; nel suo regno vediamo Mamai il signore della guerra e Dmitriy Donskoi (1363-1389), che aveva regnato per 26 anni. TokhtamyshKhan ha sconfitto Mamai nel 1381.
■ 5b. Takhta-Khan, i presunti anni 1291-1313, ha regnato per 22 anni e Nogai il leader militare, sconfitto dal Khan nel presunto anno 1299. Takhta-Khan è accompagnato da Dmitriy di Pereyaslavl, 1276-1295.

Commento.
Oltre ai parallelismi tra eventi, vediamo una netta somiglianza nel suono dei nomi
Takhta-mysh = Takhta,
Mamai = Nogai,
Dmitriy del Don (o Donskoi) = Dmitriy di Pereyaslavl (o Pereyaslavskiy).

5.1a. Il XIV secolo. Mamai è il "guardiano" dei khan; lui era il sovrano de facto che poteva concedere il trono ai khan. Tokhtamysh-Khan ha sconfitto Mamai.
■ 5.1b. Il XIII secolo. Nogai è il fiduciario del piccolo Takhta-Khan. Quando Takhta crebbe, distRusse Nogai. Nogai aveva anche il potere di concedere il trono ai khan, rendendo "il loro potere sempre più nominale" ([362], vol. 4, capitoli 5-6).

5.2a. Il XIV secolo. Mamai è un leader militare di alto rango ([216], pag. 159).
■ 5.2b. Il XIII secolo. Anche Nogai è un leader militare di primo piano ([216], pag. 137).

5.3a. Il XIV secolo. Mamai usurpa il potere ([216], pag. 159).
■ 5.3b. Il XIII secolo. Anche Nogai usurpa il potere ([216], pag. 137).

5.4a. Il XIV secolo. Mamai diventa il leader di un "partito politico pro-occidentale" nell’Orda ([216], pagina 159).
■ 5.4b. Il XIII secolo. Il Nogai governa la parte Occidentale dell’Orda ([216], pag. 137).

5.5a. Il XIV secolo. L’esercito di Mamai era composto da Oseti, Cherkesi, Polovtsy e nativi delle steppe vicino al Mar Nero e alla Crimea del Nord, qv nel [216], pagine 160-165.
■ 5.5b. Il XIII secolo. Il contingente principale dell’esercito di Nogai è caratterizzato dai nativi delle steppe adiacenti al Mar Nero e alla Crimea del Nord, cfr. [216], pag. 137.

5.6a. Il XIV secolo. Mamai è sconfitto dalle truppe Russe che hanno combattuto a fianco dei Tartari provenienti dalla Siberia e dalla regione del Volga ([216], pagine 162-163).
■ 5.6b. Il XIII secolo. Nogai è sconfitto dai Tartari della regione del Volga sostenuti dall’esercito Russo, nonché i Tartari della Siberia e dell’Asia centrale ([216], pag. 138).

5.7a. Il XIV secolo. Tokhtamysh-Khan ha sconfitto Mamai in alleanza con Dmitriy Donskoi, un principe Russo.
■ 5.7b. Il XIII secolo. Takhta-Khan sconfigge Nogai in alleanza con Andrei Aleksandrovich, principe Russo ([216], pag. 137).

3. Uno slittamento di 400 anni nella storia Russa e il risultante parallelismo dinastico
Il secondo cambiamento cronologico inerente alla storia Russa è di circa 410 anni e comprende i due seguenti periodi:

1) L'epoca tra il 1945 e il 1174, o la cosiddetta Russia di Kiev - che inizia con il Gran Principe Svyatoslavbmina con il trasferimento della capitale sotto Andrei Bogolyubskiy.

2) L'epoca tra il 1363 e il 1598. Denominata "Russia di Mosca"; inizia con il Gran Principe Dmitriy Donskoi e finisce con lo Zar Fyodor Ivanovich.
Per i casi in cui ci siano diverse varianti del re di un unico regno, citiamo solo quello che corrisponde al parallelismo il migliore. Tuttavia, queste varianti sono poche e in generale tutte piuttosto vicine tra loro. Inoltre, omettiamo i riferimenti alle fonti qui presenti, in quanto tutte erano già indicate sopra. Gli aspetti formali dei nostri metodi empirico-statistici utilizzati nella scoperta di parallelismi dinastici e i principi di confronto applicati a questi ultimi sono descritti in ChronI e Chron2. Una rappresentazione grafica dimostrativa del parallelismo dinastico qui discusso è riportata nella fig. 2.4.

Bisogna tenere presente che le tabelle comparative ivi menzionate fanno riferimento ai risultati relativi ai capitoli che seguono; contengono i nostri brevi commenti su alcuni episodi che includono il parallelismo, e le indicazioni delle coincidenze più interessanti nella descrizione degli eventi storici che tradizionalmente si è abituati a considerare separati l'uno dall'altro da diversi secoli, ma che nonostante ciò si duplicano, come mostrato dai nostri metodi matematici.

Si dice che l'inizio della dinastia della Russa di Kiev, con la quale comprendiamo l'epoca di Ryurik, Olga e Oleg, sia precedente al 945. La successiva serie di fondatori dinastici (Ivan Kalita, Simeone il Fiero e Ivan l'Umile (o il Rosso), arriva prima del 1363. L'inizio del XIV secolo deve quindi essere la vera colonna portante della storia Russa. Ci riferiamo a Georgiy Danilovich, seguito da Ivan Danilovich Kalita, suo fratello (1318 o 1328-1340). Ivan Kalita = Caliph = Khalif è il doppio di Batu-Khan, conosciuto anche come Uzbek-Khan, Yaroslav Vsevolodovich e Yaroslav il Saggio. Era conosciuto anche come Georgiy Yaroslav, qv nella lettera al re Svedese scritta da "Ivan ilbribile" ([639], pag. 136).

a = Russia di Kiev.
■ b = Russia di Mosca.

1a. La Russia di Kiev. I leggendari fondatori della dinastia Ryurik, Oleg e Olga. I presunti anni 862-955.
■ lb Russia-Orda. I fondatori della vera dinastia - Georgiy Danilovich, suo fratello Ivan Kalita = Caliph o Khalif, Simeone il Fiero e Ivan l'Umile (o il Modesto) nei presunti anni 1318-1359.

Commento a 1b C'è un altro slittamento intrinseco alla storia della Russia – centenario, qv sopra. Sovrappone i fondatori della vera dinastia (vedi 1b) all'inizio della Grande invasione = Mongola". La sovrapposizione è costruita nel modo seguente:

a) Yaroslav Vsevolodovich, alias Batu-Khan, 12381248 = Ivan Kalita (Caliph), alias UzbekKhan, 13281340.

b) Alessandro Nevskiy, 1252-1263 = Simeone il Fiero ("Gordiy"), 134

c) Yaroslav di Tver, 12621272 = Ivan il Modesto (“Krotkiy”), 1353-1359.

d) Vassily I di Kostroma, 1272-1276 = Dmitriy di Suzdal, 1359-1363.

e) Dmitriy I di Pereyaslavl, 1276-1294 = Dmitriy Donskoi, 1363-1389.

2a. La Russia di Kiev. Svyatoslav, 945-972, ha regnato per 27 anni.
■ 2b. Russia-Orda. Dmitriy Donskoi, 1363-1389, ha regnato per 26 anni. Le loro durate di regno sono in buona corrispondenza.

2.1a. La Russia di Kiev. Il trasferimento del capitale a Pereyaslavl nel 1969.
■ 2.1b. Russia-Orda. Pereyaslavl è stata presa da Holgerd, mentre Dmitriy getta le basi del Cremlino di Mosca e delle sue mura nel 1368. Questa data corrisponde al vero fondamento di Mosca nella nostra ricostruzione. Tuttavia, Mosca non è ancora una capitale a questo punto, e il Cremlino non sarà costruito fino al XVI secolo - vedi sotto (Chron4, Capitolo 6) e in Chron6.

3a. La Russia di Kiev. Vladimir, 980-1015, ha regnato per 35 anni.
■3b. Russia-Orda. Vassily I, 1389-1425, ha regnato per 36 anni. Le loro durate di regno corrispondono molto bene.

3.1a. La Russia di Kiev. Il famoso battesimo della Russia nel 1989.
■3.1b. Russia-Orda. Il regno di Vasily I conosciuto come il periodo del cosiddetto Grande Scisma (1378-1415), che è stato il momento in cui quasi ogni paese del mondo si è trovato di fronte alla "scelta della fede".

Commento al punto 3.1. Secondo la nostra ricostruzione, il XV secolo è stato il periodo della discordia religiosa e dello sgretolamento confessionale nei paesi dell'Europa e dell'Asia. L'usanza di battezzare le spose in una confessione diversa risale proprio a questa epoca, così come le dispute religiose in generale e l'uso della parola latinstvo (letteralmente "latinario", che si riferisce alle inclinazioni Unioniste della popolazione ortodossa nell'Occidente della Russia - Lituania in particolare). Le cronache Russe non contengono alcun ricordo precedente di sostanziali contese religiose, il che è stato debitamente annotato da N. A. Morozov ( [547] ).

L'unione del 1439, che aveva temporaneamente unito la Chiesa Bizantina alla controparte Romana, avrebbe portato alla rottura dei rapporti tra Costantinopoli e Russia; quest’ultima si era rifiutata di riconoscere l'unione. Si presume che la Chiesa Russa sia diventata indipendente in quel periodo, qui sotto. Guardate Chron6 per la nostra disamina sulla leggenda sul "battesimo nell'Dnepr" e sul suo possibile originale.

4a. La Russia di Kiev. Svyatopolk, 1015-1019, ha regnato per 4 anni.
■ 4b. Russia-Orda. Youri Dmitrievich, 1425-1431, ha regnato per 6 anni con intermissioni. C'è una buona corrispondenza tra le durate di regno dei due.

4.1a. La Russia di Kiev. La lotta per il potere e la morte di Svyatopolk, presumibilmente un usurpatore.
■ 4.1b. Russia-Orda. Youri Dmitrievich era stato costretto a lottare per il potere per tutta la sua vita; è stato deposto diverse volte, ma ha continuato a tornare. Era il presunto usurpatore del potere ai tempi di Vassily I.

5a. La Russia di Kiev. Yaroslav il Saggio, 1019-1054, ha regnato per 35 anni.
■ 5b. Russia-Orda. Vassily II il Cieco (Tyomniy), 1425-1462, regnò per 37 anni. Le loro durate di regno sono in buona corrispondenza tra loro.

5.1a. La Russia di Kiev. Nel presunto anno 1037 Yaroslav fondò l'arcidiocesi Russa, indipendente da Costantinopoli. Questo è di fatto l'inizio della storia della Chiesa Russa; Le cronache ci lasciano con l'impressione che "c'è stata un'assenza di eventi" prima di questo ([372]). Questo è il tempo degli arcidiaconi Russi (metropoliti), presumibilmente Greci prima d'allora.
■ 5.1b Russia-Orda. Nel 1448 il metropolita Russo Iona è nominato senza il consenso di Costantinopoli; tali nomine erano state fino ad allora prerogativa di quest'ultima. La Chiesa Russa interrompe tutti i legami con la Chiesa Unionista o Costantinopoli; si presume che la prima sia stata indipendente da quest’ultima da allora ([372]).

5.2a. La Russia di Kiev. Nel 1097, Vassilko, principe di bebovl, è stato accecato nel corso della guerra fratricida tra i bambini di Yaroslav.
■ 5.2b. Russia-Orda. Vassily II il Cieco (Tyomniy) fu accecato. Abbiamo un parallelismo molto evidente tra i nomi (Vassilij= Vassilko), così come gli eventi (entrambi sono stati accecati). Per maggiori informazioni, consultate il seguente sito.

5.3a. La Russia di Kiev. Il nome è Vassilko. È stato accecato.
■ 5.3b. Russia-Orda. Il nome e' Vassily. È stato accecato.

5.4a. La Russia di Kiev. Vassilko è presumibilmente un principe.
■ 5.4b. Russia-Orda. Vassily e' presumibilmente una gran Principe.

5.5a. La Russia di Kiev. La cospirazione contro Vassilko è stata ideata da Svyatopolk, il gran principe di Kiev.
■ 5.5b. Russia-Orda. Il capo del complotto contro Vassily è Boris, il Gran Principe di Tver.

5.6a. La Russia di Kiev. L'accecamento è stato preceduto dal Consiglio dei principi "dove hanno firmato una tregua" ([632], pagina 248). Entrambi i principi hanno baciato una croce per dimostrare la loro buona fede.
■ 5.6b. Russia-Orda. Vassily ricorda al congiurato sulla tregua recente e il bacio della croce prima dell'accecamento: "Perché abbiamo entrambi baciato la Santa Croce. . . e giurato fratellanza. . . e che, in realtà, avremmo vigilato sul proprio fratello" ([635], pag. 508).

5.7a. La Russia di Kiev. Abbiamo qui un complotto guidato da David, Principe di Vladimir.
■ 5.7b. Russia-Orda. Ancora una trama, guidata dal Principe Dmitriy Shemyaka.

5.8a. La Russia di Kiev. Svyatopolk, il Gran Principe di Kiev, non partecipa alle azioni del complotto, come viene sottolineato nella cronaca.
■ 5.8b. Russia-Orda. Boris, il Gran Principe di Tver e il capo della cospirazione non partecipano al complotto che si sviluppa ([635], pag. 504).

5.9a. La Russia di Kiev. Svyatopolk si pente e alla fine si impegna a combattere contro David ([632], pag. 260).
■ 5.9b. Russia-Orda. Non è altri che Boris di Tver che in seguito aiuta VassilijII a riconquistare il suo trono a Mosca ([635]).

5.10a. La Russia di Kiev. Vassilko è accusato di voler privare Svyatopolk del suo trono ([632], pag. 248).
■ 5,10b. ft Russia-Orda. Vassily II è accusato del complotto per diventare il principe di Tver ([635], pag. 504).

5.11a. La Russia di Kiev. Nonostante il complotto sia guidato dallo stesso Principe Svyatopolk, i cospiratori "tremano terrorizzati" ([632], pag. 250). E' un po' strano. a quanto pare, il Gran Principe deve capeggiare un complotto solo per detronizzare un insignificante "Principe Vassilko".
■ 5,11b. Russia-Orda. La cospirazione si rivela come un complotto contro il monarca stesso. I cospiratori cercano di scagionarsi: "Il principe Ivan gli ha detto: "Sire, se desideriamo il vostro male, che questo ricada su noi stessi, ma lo stiamo facendo per la Cristianità e per il tributo che dovete pagare ai Tartari, che verrà ridotto. . . dopo aver visto questo" ([635], pag. 509).

Commento. Per qualche ragione, le cronache sono tutt'altro che eloquenti quando si parla do Terebovl, la città dove Vassilko aveva governato. L'unica volta che vediamo questa città menzionata in una cronaca è nella leggenda sull'accecamento del principe Vassilko. Se questa città è stata davvero così importante, perché nessuna cronaca ne parla in un altro contesto? D’altro canto, sappiamo che la storia di Vassilko il Terebovliano è un fantasma duplicato di eventi reali che riguardano un tentato colpo di stato a Tver. La "città di Terebovl" potrebbe essere un riferimento corrotto alla città di Tver registrato nelle cronache in questa forma? I suoni B e V spesso si trasformano l'un l'altro nel corso della flessione, nel qual caso la radice non vocalizzata del nome è praticamente la stessa - TRB contro TVR.

5.12a. La Russia di Kiev. Prima dell’accecamento, Vassilko era andato in un monastero per confessarsi; in seguito è stato portato a Kiev e accecato ([632], pagina 250)
■ 5,12b. Russia-Orda. Vassily II è stato catturato nel Monastero di Troitskiy, dove era venuto a pregare nell'ossario di San Sergio. È stato portato a Mosca e poi accecato ([635], pagine 508-510).

5.13a. La Russia di Kiev. Vassilko è stato avvertito, ma si è rifiutato di credere all’avvertimento, dicendo: "Come potrebbero volermi uccidere? Abbiamo baciato insieme la croce e fatto pace; cho rompe il giuramento va contro la croce e contro tutti noi" ([632], pag. 250).
■ 5,13b. Russia-Orda. Vassily II ha ricevuto un avvertimento sul complotto in preparazione, ma si è rifiutato di crederci: "Vogliono confonderci. Ho baciato la croce insieme ai miei fratelli; come può essere vero?" ([635], pag. 506).

5.14a. La Russia di Kiev. I cospiratori del Principe avevano lasciato la residenza del principe per non partecipare all'accecamento vero e proprio, che è stato realizzato dai servi di Vassilko ([632], pag. 250).
■ 5,14b. Russia-Orda. Il Principe Ivan di Mozhaysk rapitore di VassilijII, aveva anche lasciato la chiesa per non partecipare all’accecamento prima che i servi mettessero le mani su Vassily ([635], pag. 508).

5.15a. La Russia di Kiev. Vassilko è stato incarcerato e accecato il giorno successivo dopo un lungo consiglio ([632], pagina 152). Poi è stato trasferito a Vladimir per la sua successiva prigionia.
■ 5,15b. Russia-Orda. Vassily II è stato portato a Mosca il lunedì e accecato il mercoledì ([635], pag. 511); in seguito, fu mandato in prigione a Ouglich.

5.16a. La Russia di Kiev. L'accecamento di Vassilko provoca disordini civili; tuttavia, la guerra si arresta appena iniziata ([632], pag. 254).
■ 5,16b. Russia-Orda. Una guerra comincia dopo l’accecamento di Vassilij II; tuttavia, non si evolve in una guerra su vasta scala e si conclude in breve ([635], pagine 513-514).

5.17a. La Russia di Kiev. La cronaca contiene un resoconto dettagliato di come Svyatopolk e David hanno conferito con Vassilko accecato nel tentativo di stroncare la guerra sul nascere. Hanno promesso a Vassilko la libertà di assistenza, oltre a un nuovo dominio come sovrano - Tuttavia, il dominio in questione non è la città di Terebovl, come viene enfatizzato nella cronaca ([632], pag. 258).
■ 5,17b. Russia-Orda. Il principe Shemyaka ha preso la decisione di liberare Vassily II e di dargli il nuovo dominio di Vologda([635], pag. 514). È chiaro che Shemyaka non aveva alcuna intenzione di far tornare Vassilijal suo legittimo ex dominio di Mosca, dal momento che aveva preso il trono per se stesso; tuttavia, il riflesso fantasma di questo episodio nella storia della Russia di Kiev sembra piuttosto strano - infatti, quale potrebbe essere stato il problema nel lasciare che Vassilko tornasse al suo vecchio dominio insignificante per fermare la guerra?

5.18a. La Russia di Kiev. Inizia una guerra.
■ 5,18b. Russia-Orda. Anche qui abbiamo l'inizio di una guerra.

5.19a. La Russia di Kiev. David si dimostra incapace di resistere e fugge senza combattere.
■ 5,19b Russia-Orda. Shemyaka è fuggito dal campo di battaglia non appena la guerra è cominciata.

5.20a. La Russia di Kiev. L'assedio di Vsevolozh e il massacro dei suoi abitanti. David non è in città. Poi lo vediamo sotto assedio a Vladimir.
■ 5,20 ft Russia-Orda. La cattura di Mosca e la punizione dei boiardi ritenuti responsabili. I cospiratori sono assenti da Mosca. Poi arriva l'assedio di Ouglich.

5.21a. La Russia di Kiev. Il Gran Principe Svyatopolk ha cacciato David in Polonia ([632], pag. 260).
■ 5,21b Russia-Orda. Shemyaka è fuggito a Galich, verso la frontiera polacca ([36], pag. 88).

5.22a. La Russia di Kiev. Guerre contro David. David torna a Vladimir un paio di volte, ma alla fine muore a Dorogobouzh ([632], pagine 262-265).
■ 5,22 b Russia-Orda. Shemyaka governa Oustyug Per un po', ma le truppe di VassilijII lo cacciano via. Morto a Novgorod, presumibilmente avvelenato.

5.23a. La Russia di Kiev. La storia dell’accecamento di Vassilko è considerata un racconto apocrifo indipendente introdotto nella Povest Vremennyh Let (pagina 448).
■ 5,23 b Russia-Orda. C'è un lavoro letterario separato esistente intitolato Storia del accecamento di VassilijII.

5.24a. La Russia di Kiev. Il testo narrativo in questione è accreditato a un certo Vassiliy ([632], pag. 448).
■ 5,24b Russia-Orda. Si suppone che la Storia sia stata dettata dallo stesso Vassilij II ([635], pag. 593).

6a. La Russia di Kiev. Vsevolod, 1054-1093, ha regnato per 39 anni.
■ 6b Russia-Orda. Ivan III, 1462-1505, ha regnato per 43 anni. Vediamo le due durate del regno essere in buona corrispondenza tra loro.

6.1a. La Russia di Kiev. Vsevolod era sposato con una principessa greca; la prima menzione del famoso "Cappello Monomaco" è associata al suo regno; presumibilmente l'ha ricevuto dal re dei greci "come riscatto", secondo la leggenda. Oggi la leggenda in questione è naturalmente considerata "errata", in quanto non vi sarebbero state campagne su larga scala contro Costantinopoli nel regno di Vsevolod. L'imperatore greco che gli aveva dato il cappello si chiamava Costantino Monomaco, da qui il nome.
■ 6.1b. Russia-Orda. Ivan III è sposato con Sofia Palaiologa, la principessa greca. Introduce attributi del potere reale come la sfera e il cappello Monomaco. Questo cappello è dipinto sulla testa del metropolita Iona, come viene rappresentato in un'icona; lo distingue dal resto dei Metropoliti Moscoviti. Nel 1453 Costantinopoli cade nelle mani degli Ottomani, o degli Ataman, le cui truppe partirono dalla Russia (per maggiori dettagli, vedere Chron5). La leggenda del "riscatto", così come riportata sopra, diventa immediatamente comprensibile.

7a. La Russia di Kiev. Vladimir Monomaco, 10931 125, ha regnato per 32 anni. è stato battezzato Vassilij ([632], pag. 392).
■ 7b. Russia-Orda. Vassilij III, 1505-1533, ha regnato per 28 anni. Notate la coincidenza dei nomi e la buona corrispondenza tra le durate del regno.

7.1a. La Russia di Kiev. Vladimir Monomaco era figlio di una principessa greca, come viene enfatizzato dal suo soprannome. Vladimir Monomaco è stato ritratto cpn indosso il cappello Monomaco e tenendo in mano un globo reale; era chiamato "Zar".
■ 7.1b. Russia-Orda. Vassily III è figlio di una principessa greca che indossava il Cappello Monomaco e viene spesso ritratta con esso.

8a. La Russia di Kiev. I due fratelli Mstislav e Yaropolk, 1125-1139, hanno regnato per 14 anni.
■ 8b. Russia-Orda. Il regno dei Sette boiardi (Semiboyarshchina), 1533-1547, è durato 14 anni. Vediamo una buona corrispondenza nelle durate del regno.

9a. La Russia di Kiev. Vsevolod, 1139-1146, ha regnato per 7 anni.
■ 9b. Russia-Orda. Ivan IV, 1547-1553, è morto nel 1557, ha regnato per 6 o 10 anni. Questa è la prima parte del periodo conosciuto come il regno del "Terribile Re" (cfr. capitolo 8 per i dettagli). Le durate di questi regni sono abbastanza simili.

10a. La Russia di Kiev. Izyaslav, 1146-1155, ha regnato per 9 anni.
■ 10b. Russia-Orda. Dmitriy, un neonato, 1553-1563, ha regnato per 10 anni. Questa è la seconda parte del periodo conosciuto come il regno del "Terribile Re". Le durate del regno sono in correlazione tra di loro.

11a. La Russia di Kiev. Youri Dolgoroukiy, 1148-1157, ha regnato per 9 anni,
11b. Russia-Orda. Ivan, un adolescente, insieme agli Zakharyin, agli Youriev e all'orrore dell’oprichnina del 1563-1572, regna per un totale di 9 anni. Questa è la terza parte del periodo conosciuto come il regno del "Terribile Re". Le durate del regno sono in buona corrispondenza.

12a. La Russia di Kiev. Izyaslav Davydovich + Mstislav Izyaslavich, 1157-1169, hanno regnato per 12 anni a Kiev. È seguito un periodo di disordini civili, che hanno segnato la fine di Kiev come capitale. Questa coppia di governanti (padre e figlio) sembra avere una breve dinastia separata.

■ 12b. Russia-Orda. Simeon-Ivan, 1572-1584, ha regnato per 12 anni. Questa è la quarta e ultima parte del periodo conosciuto come il regno del "Terribile Re", e notiamo una buona corrispondenza tra le durate del regno.

13a. La Russia di Kiev. Andrei Bogolyubskiy, 11571174, ha regnato per 17 anni. La fine della Russia di Kiev.
■ 13b. Russia-Orda. Fyodor Ioannovich (Ivanovich), 1484-1498, ha regnato per 14 anni. Il suo regno è stato seguito dalla famosa guerra cvile del secolo XVI. Questa è la fine della dinastia Yaroslavichi (i discendenti di Yaroslav). Le durate del regno sono in buona concomitanza. Ma è qui che finisce il parallelismo biografico. Come dimostriamo nel "Re degli slavi", la biografia di Andrei Bogolyubskiy, o Andronico Comneno, imperatore di Costantinopoli, è servita come base per la resa evangelica della vita di Cristo.

Commento. Lo slittamento di date qui è pari a 350 anni e non a 400; ciononostante, l'accecamento del Principe Vassilko di terebovl è un evidente duplicato dell'accecamento del Gran Principe Vassilij II. Tenete presente che la cronaca presta molta attenzione a questo evento per qualche motivo, nonostante il principe Vassilko di Terebovl non sia per nulla famoso per nessuna azione. Inoltre, anche la Povest Vremennyh Let interrompe qui la sua breve narrazione annuale, e dedica all'"accecamento di Vassilko" quattro pagine e diciannove illustrazioni ([716], pagine 95-99). Questo testo narrativo sembra così strano nella sua capacità di passaggio da una cronaca che si presume sia addirittura un inserimento apocrifo di un personaggio letterario. D'altro canto, l'accecamento di VassilijII si è riflesso anche in moltissime fonti Russe come un evento di grande importanza - c'è persino un'opera letteraria indipendente intitolata Storia dell'accecamento di VassilijII ( [635] , pagg. 504-521).

Il nostro movimento in avanti sulla linea storica della Russia di Mosca ci ha portato all'epoca in cui il potere dello Stato è stato preso dai Romanovs. Facciamo un salto avanti e mettiamo in sintonia la nostra ricostruzione di questa epoca.

Fyodor è stato sostituito da Boris Godunov; gli storici del XVII secolo lo descrivono come un vecchio e esperto politico che aveva avuto una grande influenza anche nel tempo della morte di Ivan il Terribile. Si presume che egli sia stato di fatto il sovrano del paese per conto di Fyodor Ioannovich nei 14 anni del suo regno. La nostra analisi dimostra anche che la biografia di Godunov è stata seriamente distorta dai Romanovs, qv in Chron4, capitolo 9.

Secondo la nostra ricostruzione, Czar Boris ("Godunov") era stato un uomo molto giovane - a chilometri dalla sua immagine romanica del "vecchio e stagionato politico", che appartiene a un prototipo completamente diverso, cioè il suo zio materno di nome Dmitriy Godunov. Secondo la nostra ricostruzione, quest'ultima era il fratello di Irina Godunova, la moglie di Czar Fyodor Ioannovich. La regina Irina era quindi la madre di Boris "Godunov", e non sua sorella, il che rende Boris Fyodorovich "Godunov" il candidato più probabile per il figlio legittimo ed erede del precedente Zar, Fyodor Ivanovich. Ciò significa che era morto in un'età molto più precoce di quella che si suppone per i sostenitori della storia Milleriana-romanana. A proposito, questo spiega lo strano fatto che il suo erede, Fyodor Borisovich, fosse ancora un bambino custodito dalla madre al momento della morte di Boris.

E 'risaputo che nel regno di Boris "Godunov" è iniziata una grande rivolta civile. Dmitriy Godunov, vecchio ed esperto in questioni di corte, era sucuramente già morto allora; secondo la nostra ricostruzione, all'epoca il trono era occupato dal giovane re Boris "Godunov". Questo è il momento in cui vediamo l'avvento di un altro concorrente al titolo reale - Il Principe Dmitriy, il cosiddetto"Falso Dmitriy" ( Lzhe - Dmitriy).

Gli storici Romanoviani lo hanno dichiarato un impostore che non aveva avuto alcun rapporto con la famiglia reale; tuttavia, la nostra ricostruzione rende probabile che sia stato figlio di uno degli zar precedenti - vale a dire, Ivan Ivanovich, quindi legittimo ricorrente. La nostra ipotesi fa di Zar Ivan Ivanovich uno dei tanti zar che sono stati riuniti in un'unica figura di "Ivan il terribile" dagli storici Romanoviani più tardi, qv in Chron4, capitolo 8. Il futuro "Falso Dmitriy" è stata allevato nella famiglia degli Zakharyins-Romanovs, che erano i sovrani durante questo periodo. Ivan Ivanovich è stato successivamente detronizzato e ha accompagnato lo Zar Ivan-Simeone; la sua morte risale al 1581, qv a Chron4, capitolo 8.

Gli altri eventi si sono manifestati nel modo seguente. Il Principe Dmitriy = "il falso Dmitriy" aveva tentato di conquistare il trono; tentativo riuscito. Anche se Dmitriy aveva subito una sconfitta in un confronto militare aperto, aveva probabilmente alleati a Mosca, dato che Czar Boris "Godunov" era stato enidentemente avvelenato (è morto mentre si alzava dal tavolo). Pertanto, la salita al trono di Dmitriy è il risultato di una cospirazione dei boiardi. I boiardi avevano ucciso il neonato monarca Fyodor Borisovich e sua madre, facendo entrare Dmitriy a Mosca. Siamo d'accordo con la versione standard per la maggior parte in questo caso particolare.

Si presume che circa un anno dopo la sua morte Dmitrij sia stato ucciso a causa di un'altra cospirazione di boiardi organizzata da Vassily Shouyskiy, che si fa Zar.

Siamo tuttavia del parere che Dmitriy sia riuscito a sopravvivere; la sua riapparizione è stata considerata l'avvento di un'altro "falso Dmitrij" dagli storici moderni - il cosiddetto "Ladro di Tushino", dal nome della sua residenza reale. Tra l'altro, alcuni dei più illustri boiardi erano stati membri della sua corte. Alla fine è stato ucciso.

Gli Zakharyin-Romanov avevano inizialmente sostenuto Dmitriy, ma lo hanno tradito dopo il suo primo insediamento, dichiarando il loro sostegno a Shouyskiy. Filarete Nikitich Romanov è stato scelto Patriarca nel campo dell'"impostore", nonostante il fatto che a Mosca vi fosse già stato un patriarca vivente di nome Iov. Dopo la morte di Dmitriy, la guerra civile si è inasprita ulteriormente; le truppe polacche sono rimaste a Mosca per molto tempo.

Quando finalmente i polacchi furono cacciati, i Romanov riuscirono a proclamare zar Mikhail Romanov. Le circostanze di queste elezioni sono davvero molto oscure, così come l'intero regno di questo sovrano. Basta ricordare che Filarete è stato fatto Patriarca due volte, la seconda volta già dopo l'elezione di Mikhail. Qualcuno deve aver cercato di nascondere la sua alleanza con Dmitriy, ma senza risultato in quanto la prima elezione patriarcale di Filarete è un fatto noto ( [372] ).

È facile capire perché i Romanovs siano diventati sostenitori della versione sul principe Dmitriy come impostore" quando sono saliti al potere, nonostante fossero stati inizialmente tra i suoi sostenitori. Potrebbero essere addirittura gli autori di questa versione! I sostenitori di Czar Boris ("Godunov") potrebbero aver accusato Dmitriy di essere stato un "prete rinnegato", o qualcuno che aveva dato dei voti monastici e li ha infranti – ciò, secondo loro, avrebbe invalidato le rivendicazioni di una persona al trono. Non avrebbero avuto alcuna ragione di dubitare del suo essere principe; è risaputo che la madre di Dmitriy, Maria Nagaya, ha confessato più volte la sua maternità, con molte persone presenti. Si presume che abbia anche dernunciato l'omicidio di Dmitriy; tuttavia, le sue vere parole testimoniano il contrario ( [372] ). Tuttavia, dichiarare Dmitriy un impostore era vitale per i Romanovs, poiché il figlio di quattro anni di Dmitriy era ancora vivo quando Mikhail Romanov è stato eletto, erede legittimo al trono, a differenza dei Romanov.

D'altro canto, i sostenitori di Boris "Godunov" difficilmente avrebbero tratto vantaggio dall'aver seminato questa voce, visto che Boris era stato un sovrano perfettamente legittimo e un erede al trono senza alcuna ragione di accusare Dmitriy di essere un impostore. Dopo essere saliti al potere, i Romanov hanno iniziato a usare il nome di Godunov per riferirsi a Boris (il nome da nubile di sua madre). Gli attribuirono anche una manovra politica, ovvero diffondere la voce che Dmitriy era stata definita impostore dallo stesso Boris. Hanno inoltre rimosso tutti i possibili ostacoli al trono, dopo aver eliminato il giovane figlio dell'"impostore Dmitriy" e, forse, lo stesso Zar Dmitriy Ivanovich, qv a Chron4, capitolo 9.

Nonostante il principe di quattro anni fosse stato davvero l'erede legittimo al trono, è stato impiccato sui Cancelli Spasskiye; la sua morte è stata quindi resa nota al pubblico ([183], volume 2). pagina 159; anche [436], pagina 778).

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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko

Capitolo 3

La nostra ipotesi

1. La Russia e l’Orda

1.1. Diversi punti di vista

Ricordiamo al lettore che vi sono due punti di vista diversi che riguardano le interazioni tra la Russia e l'Orda.
Il primo è stato introdotto dagli storici del XVIII secolo (Miller, Bayer e Schlezer); e questa è proprio la versione che si insegna oggi nelle scuole. Secondo questa versione, l'intero Stato della Russia, popolato in origine dagli Slavi, è caduto nelle mani di invasori stranieri (i Mongoli e i Tartari) nella prima metà del XIII secolo; presumibilmente provenienti dalle steppe lontane dove si trova oggigiorno la Mongolia. Ricordiamo subito ai lettori che lo stato della Mongolia si è formato alla fine del XX secolo. Il suo livello di sviluppo tecnico - militare resta ancora molto basso anche oggi. Non sé certo un argomento solido, ma ai nostri giorni è quasi impossibile immaginare che questo paese sia stato uno dei più potenti aggressori del Medioevo, un impero che aveva conquistato "metà del mondo", la cui influenza era arrivata fino all'Egitto e all'Europa occidentale. Si può solo supporre che questo potente impero si sia degradato in un modo strano. La storia Scaligeriana ci offre molti esempi analoghi: Il regno di Babilonia cadde nell'oblio, il declino dell'impero romano, l'Europa medievale scivola nella barbarie e nell'ignoranza nel Medioevo e così via.

Ma c'è un altro punto di vista. La questione è che la teoria consensuale sulla conquista della Mongolia e il giogo Mongolo non è sostenuta da nessuna fonte Russa, il che non preclude a nessuno di insegnarlo nelle scuole e di farvi riferimento in sostegno alle cronache Russe. Alcuni storici erano dell'opinione che la Russia e l’Orda fossero due stati indipendenti che coesistevano nello stesso periodo come imperi equivalenti come potere, il cui equilibrio di forze sarebbe cambiato in un senso o nell’altro nel corso del tempo. Il famoso storico L. N. Gumilev, ad esempio, scriveva questo ([211]).

Troviamo inutile citare qui l’argomentazione di Gumilev: i lettori interessati possono studiare da soli le sue opere. Dobbiamo tuttavia constatare che siamo fortemente in disaccordo con la sua cosiddetta "teoria della passionarietà". La sua opinione è che questa misteriosa passionarietà si traduca in una ripetizione ciclica di eventi storici. Tuttavia, questa "ricorrenza ciclica" è di natura fantasma e risulta dagli errori inerenti alla cronologia Scaligeriana. Tuttavia, bisogna riconoscere a Gumilev il merito di essere stato il primo a dichiarare apertamente che la teoria del giogo Mongolo e Tartaro in Russia nella sua versione consensuale milleriana non si basa su alcuna informazione documentale, dal momento che né la Russia né fonti storiche straniere lo confermano in alcun modo. In particolare, Gumilev ha fatto un’osservazione molto ragionevole in una delle sue conferenze pubbliche tenuta nell’URSS come Istituto Kurchatov dell’energia atomica e alla presenza di uno degli autori nei primi anni '80, vale a dire che l’intera teoria del giogo Mongolo e Tartaro in Russia risale al XVIII secolo; i suoi autori sono stranieri (Bayer, Miller e Schlezer) e adattarono la loro teoria alle teorie popolari sulle presunte "origini servili dei Russi".

Anche “La Storia dei Cosacchi” di A. A. Gordeyev ([183]) può essere considerato un importante contributo all’analisi delle relazioni tra la Russia e l’Orda. Gordeyev ha dimostrato che i predecessori dei Cosacchi Russi erano stati una volta parte dell'esercito "Tartaro e Mongolo", basando le sue ricerche sulle descrizioni della Mongolia in Europa Occidentale e su diverse fonti Russe.

Il nostro studio sulle fonti storiche, sia Russe che straniere, ci ha portato alla conclusione che Gumilev e Gordeyev erano sulla strada giusta; tuttavia, non sono riusciti a comprendere la questione nella sua interezza.


1.2. La nostra ipotesi formulata in breve

La chiave dei misteri della storia Russa è il semplice fatto che la Mongolia medievale e la Russia erano in realtà lo stesso Stato. In particolare, ci riferiamo alla nostra seguente ipotesi.

1) La Mongolia medievale era uno stato multinazionale i cui confini erano stati fin dal principio uguali a quelli dell'Impero Russo. La Russia non è mai stata conquistata da nessun invasore straniero. La popolazione originaria della Russia era composta dagli stessi gruppi etnici che si trovano nel suo territorio oggi - Russi, Tartari, ecc.

2) Il nome stesso "Mongolia" (o "Mogolia") è probabilmente derivato dalla parola Russa "molti" ( mnogo ), che è anche collegata a parole Russe come mnogo, moshch, mog e mnozhestvo ("molti", "potere", una forma del verbo al passato di “potere” e "moltitudine", rispettivamente). In alternativa, può essere un derivato del termine greco “megalion”, o "il grande", secondo N. M. Karamzin e diversi altri autori; tuttavia, è anche possibile che la parola megalion provenga dalla parola Slava mnogo. Non troviamo i nomi "Mongolia" o "Mogolia" in alcuna fonte storica Russa - tuttavia, secondo le stesse fonti spesso si parla della "Grande Russia". È noto che gli stranieri hanno usato la parola "Mongolia" per riferirsi alla Russia. Siamo dell'opinione che questo nome sia solo un traduzione della parola Russa per “grande”
I linguisti considerano il termine "Velikorossiya" (o "Velikaya Rossiya") una copia carbone della formula greca "Mega Rossiya". Il Dizionario Etimologico della Lingua Russa di M. Fasmer, ad esempio, ci dice che il termine "Grande Russia" è stato coniato dal patriarcato di Costantinopoli ([866], volume 1, pagina 289). Tuttavia, l'origine della parola potrebbe essere anche Russa. Ad ogni modo, ciò che vediamo è che il vecchio nome Greco per la Russia iniziava con la parola "Mega" - un possibile derivato dalle parole Russe mog, moshch e mnogo come sopra menzionato. Potrebbero essersi trasformati in "Mogolia" e poi in "Mongolia" nel corso del tempo.
3) Il cosiddetto "giogo dei Tartari e dei Mongoli" è una definizione sbagliata di un periodo specifico della storia Russa in cui l'intera popolazione del paese era divisa in due strati primari - la popolazione civile governata dai Principi e l'Orda (o l'esercito regolare) governata da comandanti militari (Russi, Tartari, ecc.). L'Orda ubbidiva al potere dello Zar, o del Khan, che era anche il capo dello Stato. Nel corso di tale periodo, vi erano pertanto due amministrazioni attive in Russia: militare (all'interno dell'Orda) e civile (locale).

4) E' noto che la Russia pagava un tributo all’Orda - un decimo di tutte le proprietà e un decimo di tutta la popolazione. Oggi si presume così che la posizione di dipendenza della Russia sotto il giogo dei Tartari sia dimostrata. Siamo del parere che questo tributo debba in realtà essere invece chiamato una tassa pagata dal popolo per mantenere un esercito regolare, detto Orda, unito al reclutamento obbligatorio di giovani. I Cosacchi sarebbero stati scelti durante l'infanzia e non sarebbero mai più tornati a casa; il reclutamento era proprio il "tributo di sangue" che i Russi avrebbero pagato ai Tartari. Questa pratica esisteva anche in Turchia fino al XVII secolo, una cosa ben diversa dal "tributo versato al conquistatore da una nazione schiavizzata". L'impero era solito mantenere un esercito in questo modo; Il rifiuto di pagare avrebbe comportato naturalmente una spedizione punitiva verso le regioni ribelli. Queste spedizioni sono ciò che gli storici oggi presentano come "raid Tartari"; a volte, ovviamente, si arrivava ad eccessi ed esecuzioni violente.

5) La cosiddetta "conquista della Russia da parte dei Mongoli e dei Tartari" è di natura fantasiosa. Nessuno ha conquistato la Russia - il fenomeno noto con il nome di "giogo" era un processo interno che implicava il consolidamento dei principati Russi e l'organizzazione del potere dei Khan (Zar). Discuteremo di questa "conquista", o unificazione, della Russia avvenuta nel XIV secolo.

6) I resti dell'esercito regolare Russo (Orda) sono sopravvissuti fino ai giorni nostri, ancora conosciuti sotto il nome di Cosacchi. L'opinione di alcuni storici secondo cui le truppe Cosacche erano servi fuggiti o deportati nella regione di Don nel secolo XVI-XVII semplicemente non regge. Nel XVII secolo i Cosacchi vivevano in tutta la Russia - le fonti che risalgono all'epoca in questione menzionano i Cosacchi delle regioni di Yaik, Don, Volga ( [ 183] , Volume 2, pagine 53 e 80), poi Terek, Dnepr, Zaporozhye Meshchera ([183], Volume 2, pagina 76), Pskov ([84], pagina 73), Ryazan ([362], volume 5, capitolo 4, pagina 230; anche [363], volume 5, pag. 215), nonché Cosacchi delle città, residenti in città ([183] e [436]). Si trovano anche menzioni di Cosacchi dell’Orda, della regione di Azov, delle Steppe Nogai ecc. ([362], volume 5, pagina 231).

Dobbiamo informare il lettore che, secondo il “Dizionario e Manuale di Cosacco” ([347], vedi sotto "I Cosacchi di Zaporozhye"), i Cosacchi del Dnepr o Cosacchi di Zaporozhye erano noti come Cosacchi dell’Orda prima del XVI secolo. Inoltre, "la Zaporozhye Inferiore era nota come lo yurt (patria) dei Cosacchi di Crimea" ( [347], pag. 257). Ciò conferma ancora una volta la nostra ipotesi che i Cosacchi (il cui vero nome potrebbe derivare dalla parola Russa "skakat", "cavalcare") fossero l'esercito regolare dell’Orda Mongola. Inoltre, la parola yurt si traduce come "dimora", "patria" ecc.; I Cosacchi usavano spesso la parola nei nomi dei loro insediamenti e accampamenti. la parola Mongola yurt può essere un possibile derivato di "Orda" o "rod" ("Orda" o "clan" o "genere", rispettivamente); e' un termine Cosacco. Si riconosce questa cosa in frasi come "i Cosacchi di Zaporozhye non hanno permesso che la loro ex yurt tra ol Dnepr e il Bug cadesse nelle mani dei Turchi. . . a quanto pare, il governatorato della Crimea non ha ritenuto che la rottura dei rapporti ufficiali con i suoi Cosacchi nell’Orda fosse una ragione sufficiente per privarli del loro vecchio yurt" ([347], pag. 256).

Potremmo anche fare una ricerca sui Cosacchi menzionati da N. Karamzin. A tal fine sarebbe opportuno utilizzare l’indice dei nomi compilato da P. M. Stroyev ( [362] , Volume 4, pag. 323). Troviamo quanto segue:

Cosacchi del Dnepr, i Circassi di Kanev, i Cosacchi della Piccola Russia, di Zaporozhye, del Don, Volga, Meshchera, di Gorodetsk (noto anche come Kasimovtsy), dell’Orda, della regione di Azov, delle Steppei Nogai, di Terek, di Yaik e di Perekop ([347], pag. 4), Belgorod {ibid) e delle città. Al giorno d'oggi ci sono dei Tartari nel Nogai e nelle regioni del Kasim - Karamzin avrebbe potuto chiamarli Cosacchi? Evidentemente, le due parole erano, in generale, sinonimi nel Medioevo.

Sembra che "fino alla fine del secolo XVI i Cosacchi di Zaporozhye non avessero ancora avuto alcuna ragione per essere ostili verso i loro vicini e alleati del passato. I Cosacchi avevano lasciato i Khan, poiché questi ultimi erano sotto l'influenza Turca. Le due parti avevano inizialmente coesistito pacificamente; i Cosacchi avrebbero addirittura partecipato alla competizione tra i partiti politici alla corte di Crimea. . . tuttavia, l'influenza dei Turchi sui Khan era diventata troppo grande, e la precedente parentela con i Cosacchi era stata dimenticata. . . i Cosacchi avevano sempre più difficoltà col passare degli anni a trattare con i Khan; tuttavia, la cessazione definitiva dei rapporti sarebbe arrivata solo molto più tardi" ([347], pag. 256).

7) La dinastia reale di Ivan Kalita (Caliph) regnante nel secolo XIV-XVI è la dinastia degli Zar Khan dell’Orda, e può pertanto essere chiamata dinastia dell’Orda. Si tratta del termine utilizzato dagli autori del presente libro; dobbiamo però ribadire che si trattava di una dinastia Russa e non straniera.

8) L'unico periodo dell’Orda nella storia della Russia si estende nel XIII-XVI secolo, fino ai Grandi Disordini dell'inizio del XVII secolo. L'ultimo sovrano di questa dinastia era stato lo Zar-Khan Boris "Godunov".

9) I Grandi Disordini e la guerra civile dell'inizio del XVII secolo si sono conclusi con l'ascensione di una dinastia nuova - i Romanov, provenienti dall'Occidente della Russia - presumibilmente da Pskov. La vecchia dinastia era stata sconfitta nella guerra civile del XVII secolo; questo significa la fine dell'epoca dell’Orda. Tuttavia, fino al XVIII secolo, alcuni resti dell’Orda esistevano come Stati indipendenti. L'ultimo fu conquistato dai Romanov nella guerra con "Pougachev". Una nuova era è iniziata nel XVII secolo; quella che l'aveva preceduta è stata dichiarata "il celebre giogo dei Mongoli e dei Tartari". La storia Scaligeriano-Milleriana trasferisce erroneamente questo cambiamento di epoca alla fine del XV secolo.

10) La nuova dinastia dei Romanov doveva rafforzare la sua autorità, poiché altri discendenti della vecchia dinastia dell’Orda ancora esistevano e reclamavano il trono. Tra loro devono esserci stati i Khan della Crimea e gli altri discendenti sopravvissuti degli Zar dell’Orda dei clan Cosacchi. La dinastia Romanoviana si trovava pertanto di fronte alla necessità di presentare il Khan come nemici storici della Russia; ciò ha portato alla creazione di una teoria storica sull'opposizione militare tra la Russia e l’Orda, o tra i Russi e i Tartari. I Romanov e i loro docili storici hanno dichiarato la dinastia dell’Orda degli Zar Russi aliena e "Tartara". Ciò ha cambiato l'intero concetto dell’epoca dell’Orda nella storia Russa antica; i Romanov vi hanno impiantato la "figura del nemico" - un nemico che doveva essere schiacciato. Così, pur non avendo alterato fatti storici, hanno fortemente distorto il ruolo dell'Orda nella storia Russa.

11) I Tartari sono naturalmente uno dei gruppi etnici che vive in Russia, così come oggi. Tuttavia, la contrapposizione dei Russi e dei Tartari come due forze opposte, quest'ultima vincitrice e la prima, il partito sconfitto, è un'"invenzione" di storici più tardi introdotta nel XVII-XVIII secolo. Sono loro che hanno distorto la storia Russa e inventato lo scenario della "Russia Slava" conquistata dall' "Orda Tartara".

12) La famosa Orda Bianca può essere identificata come la Russia bianca o la BieloRussia. A proposito, questo nome implicava un territorio molto più grande di quello della moderna BieloRussia; l'intera Moscovia era nota come la Russia Bianca nel XV-XVI secolo, per esempio ( [758], pag. 64). Questo potrebbe essere il motivo per cui lo Zar di Mosca era stato chiamato Zar Bianco. La regione del Volga era il dominio del Orda d'Oro; era nota anche come Siberia in quei giorni, da cui il nome di Simbirsk, una città sul Volga. La terza Orda più importante era nota come Orda Blu; tra i suoi territori c'erano l'Ucraina moderna e la Crimea. La toponimia del nome potrebbe avere a che fare con le "acque blu", cfr. il nome del fiume Sinyukha ("Il blu"), tributario del Bug Meridionale ([347], pag. 257).

13) La distorsione della vecchia storia Russa ha portato a diversi cambiamenti geografici che riguardano una serie di noti nomi medievali. In particolare, la Mongolia ha percorso un lungo cammino verso l'est e le popolazioni che abitano il territorio in questione sono state "designate come Mongoli". Gli storici restano convinti che i Mongoli moderni discendano proprio dagli stessi Mongoli che avevano conquistato l'intera Europa e l'Egitto nel Medioevo. Tuttavia, per quel che ne sappiamo, non c'era nessuna storia antica trovata in Mongolia che menzionasse la campagna di espansione del Grande Batu-Khan e la sua conquista di un territorio chiamato Russia nel lontano Occidente. Il nome della Siberia avrebbe seguito la Mongolia ad est.

I lettori devono abituarsi all’insolito concetto secondo cui i nomi geografici si spostavano da un posto all’altro nel Medioevo; questo processo si é fermato solo con l'invenzione della carta stampata e la produzione di massa di libri e mappe uniformi, che naturalmente portarono alla "solidificazione" dei nomi utilizzati per nazioni, città, fiumi e montagne. Questo processo si è concluso più o meno nel XVII-XVIII secolo, quando i prototipi dei manuali di testo moderni furono pubblicati.

Ci fermeremo qui per un po'. Abbiamo dato gli elementi chiave della nostra ipotesi sul fatto che la Mongolia e la Russia dell’Orda fossero uno Stato unico nel XIII-XVI secolo. Passiamo ora ai documenti.

2. LE ORIGINI DEI MONGOLI E DEI TARTARI

2.1. Composizione etnica delle truppe Mongole

I documenti occidentali contengono indicazioni dirette sul fatto che il nome "Tartari" una volta venisse utilizzato per riferirsi ai Russi. Ad esempio: "I documenti di Roussillon menzionano spesso i "Tartari Bianchi" accanto ai "Tartari Gialli". I nomi dei "Tartari Bianchi" (Loukiya, Marfa, Maria, Katerina e così via) tradiscono le loro origini Slave" ([674], pagina 40).

Scopriamo che prima ancora della "conquista" della Russia, "le truppe Mongole comprendevano un certo numero di Russi guidati dal loro capo Plaskinya" ([183], volume 1, pagina 22).

"Rashed ad-Din fa riferimento al fatto che l'esercito di Tokhta-Khan aveva incluso "Reggimenti Russi, Circassi, Kipchakani, Majariani e altri". Lo stesso autore ci dice che è stato un cavaliere Russo dell’esercito di Tokhta-Khan a ferire Nogai nella battaglia del 1300. . . Al-Omari, l'autore arabo, riferisce che "i sultani di questo paese hanno eserciti di Circassi, Russi e Yass" ([674], pagg. 40-41).

Si sa che i principi Russi accompagnati dalle loro truppe facevano parte, niente meno, che dell’esercito del Tartari ([674], pag. 42). "A. N. Nasonov era del parere che già nei primi anni del Grande Giogo, i darougi ("leader delle truppe Mongole") avessero reclutato Russi tra le fila della popolazione governata da un locale baskak (governatore generale)" ([674], pag. 42).

Sottolineiamo l'ovvia somiglianza tra le parole "darougi" e "drougi" o "drouzhinniki" - così erano chiamate le truppe d'elite dei Principi nell'esercito Russo. Essi erano ovviamente responsabili del reclutamento di nuovi soldati - il che li rende facilmente identificabili come il darougi "Mongolo".

Gli storici sono del parere che la partecipazione dei Russi all'esercito del Tartaro fosse obbligatoria - ma ammettono ancora che "il servizio obbligatorio nell'esercito del Tartari deve essere avvenuto nella fase iniziale; inoltre, i Russi hanno partecipato come mercenari" ([674], pag. 43).

Ibn-Batouta ci dice che "c'erano molti Russi a Saray Berk" ([674], pagina 45). Inoltre, "i Russi costituivano la maggioranza del personale militare e della forza lavoro dell’Orda d’Oro in generale" ( [ 183] , volume 1, pagina 39).

Riflettiamo per un momento e immaginiamo quanto sia insensata l'intera situazione. I vincitori Mongoli sostengono i loro "schiavi Russi", che servono nell'esercito degli invasori senza alcun tipo di scrupolo, e "costituiscono la sua maggioranza". RicOrdate che i Russi erano stati presumibilmente sconfitti in una battaglia aperta. Anche nella storia Scaligeriana non vediamo esempi di padroni che armano schiavi; il partito vittorioso, al contrario, sottrarrebbe tutte le armi del nemico sconfitto. In tutti i casi noti di ex nemici che servono nell'esercito dei loro conquistatori, i primi sono una minoranza inconsistente, ovviamente considerata inaffidabile.

Cosa sappiamo della composizione delle truppe di Batu-Khan? Citiamo:

"L’esercito di Batu-Khan è stato descritto nei ricordi del re Ungherese e nella sua lettera al Papa. . . Il re aveva scritto quanto segue: "Quando l'intera terra dell'Ungheria veniva devastata dopo l'invasione dei Mongoli, ogni sorta di tribù infedeli si radunò intorno come lupi attorno a un gregge di pecore - Russi, Brodniki dall'est [una tribù Slava della regione Azov], Bulgari e altri eretici del Sud" ([183], volume 1, pagina 31 ).

Facciamo una semplice domanda: dove sono i Mongoli? Il re cita esclusivamente le tribù Slave: i Russi, i Brodniki e i Bulgari. Se traduciamo la parola "Mongolo" dalla missiva del Re, finiremo per tradurre con l’invasione delle "grandi tribù (Mongole = Megalion) dall’Oriente", come menzionato sopra. Per questo raccomandiamo ai lettori, quando la incontrano, di tradurre la parola "Mongolo" con "Grande", il che ci lascerà un testo ragionevole e comprensibile senza menzionare gli invasori lontani da terre lontane vicino al confine Cinese. A proposito, nessuno dei documenti contiene un solo riferimento alla Cina.

"I confini [della Mongolia - Aut] dovevano essere sorvegliati contro Polonia, Lituania e Ungheria in Occidente. Batu-Khan aveva fondato insediamenti militari per l'osservazione e la protezione delle frontiere; in passato i coloni erano residenti di principati Russi. . . Questi insediamenti avevano protetto l'intero territorio dell’Orda dall'Occidente. Altre colonie militari erano state fondate nei vicini Uluse Mongoli (principati) del Grande Khan e del Khan dell'Asia centrale; erano situati lungo le rive del Terek e dello Yaik. . . tra i coloni Greci c'erano Russi, tribù del Caucaso settentrionale, Circassi di Pyatigorsk e Alaniani. . . La linea di difesa più forte. . . doveva essere costruita sulla riva ovest del Don... e nei principati nordoccidentali, il cosiddetto Chervonniy Yar. . . questa regione era diventata la nuova patria di grandi gruppi etnici Russi. . . C'erano linee di comunicazione postale tra Saray, la capitale, e province lontane in ogni direzione, la cui lunghezza raggiungeva migliaia e migliaia di chilometri. . . c'erano yamy [stazioni di corriere] ogni 25 verst [1 verst = 3500 ft.]. . . su ogni fiume c'erano navi e traghetti, gestiti dai Russi. . . i Mongoli non avevano storici propri" ([183], volume 1, pagine 41-42). La parola yama ha dato alla luce la parola yamshchik (corriere). Questo sistema di comunicazione postale era esistito fino alla fine del XIX secolo, ed è diventato obsoleto solo con l'introduzione di ferrovie.

Si può quindi vedere che i Russi occupavano posizioni chiave ovunque nell’Orda d'Oro, o nello Stato Mongolo, controllando strade e comunicazioni. Dov'erano i Mongoli? A dare ordini, come ci dicono gli storici? In tal caso, perché non sono stati rovesciati dai loro schiavi armati, che costituivano anche la maggioranza dell'esercito Mongolo, strade controllate, traghetti e così via? Sembra davvero molto strano. Non avrebbe più senso supporre che la descrizione in questione riguardi la situazione in Russia, che non è stata mai conquistata da nessun invasore?

Giovanni da Pian del Carpine non cita un solo governatore Mongolo nel resoconto della sua visita a Kiev, presumibilmente conquistata di recente dai Mongoli. Vladimir Yeikovich è rimasto comandante militare locale, posizione che aveva occupato prima della conquista di Batu-Khan ([183], volume 1, pagina 42). I primi Tartari furono visti da Carpini quando aveva già passato Kanev. Apprendiamo anche di Russi che occupano posizioni di potere; I Mongoli si trasformano in apparizioni effimere che nessuno vede mai.

2.2. Quanti Mongoli c'erano? Mongoli visti dai contemporanei. L'abbigliamento nell'epoca in studio

I libri di storia della Mongolia e della Russia utilizzati nelle scuole cercano di convincerci che i Mongoli e i Tartari erano popoli nomadi selvaggi senza alcuna alfabetizzazione, sciamati nell'intera Russia e arrivati con i cavalli da qualche parte vicino al confine Cinese. Si presume che fossero"tanti e tanti". D'altro canto, gli storici moderni segnalano cose che contraddicono totalmente questo punto di vista. I Tartari e i Mongoli occupano solo le massime cariche di governo nel loro esercito; inoltre sono "pochi" - la maggioranza è Russa, qv sopra. Non è chiaro come un pugno di selvaggi su cavalli possa aver conquistato grandi paesi civilizzati fino all'Egitto e aver reso gli abitanti di questi paesi parte del loro esercito.

Passiamo ai registri lasciati dai contemporanei dei Mongoli. Gordeyev offre una buona panoramica dei riferimenti ai Mongoli provenienti da fonti occidentali in [183],

"Nel 1252-1253 William Rubricus, inviato di Luigi IX, passava per la Crimea accompagnato dal suo entourage, mentre tornava da Costantinopoli. Aveva visitato il campo di Batu-Khan e poi era andato in Mongolia. Ha registrato le seguenti impressioni sulla regione del Don Inferiore: "Gli insediamenti Russi permeano l'intera Tartaria; i Russi si sono mescolati con i Tartari e hanno preso le loro usanze, indumenti e stili di vita. . . Il tipo di copricapo indossato dalle donne locali è simile a quello che indossano le francesi; gli orli delle vesti sono decorati con con pellicce- ermellino, scoiattolo e lontra. Gli uomini indossano kaftani e altri indumenti corti, con cappelli di pelliccia di pecora sulla testa; ... tutte le comunicazioni in questo vasto paese sono servite dai Russi, che si trovano ad ogni traghetto fluviale" ([183], volume 1, pagine 52-53).

Dobbiamo far presente al lettore che Rubricus ha visitato la Russia appena 15 anni dopo la conquista dei Mongoli. I Russi non sono stati un po' troppo veloci nel mescolarsi con i Mongoli e adottare il loro modo di vestirsi, che hanno conservato fino all'inizio del XX secolo, così come le usanze e lo stile di vita in generale? Non pare che questo "abito Tartaro" fosse molto diverso da quello che indossavano gli occidentali. Secondo Rubricus, che proveniva dall'Europa Occidentale, "le donne Russe indossano gioielli sulla loro testa, proprio come le nostre, e adornano gli orli dei loro vestiti con ermellino e altri tipi di pelliccia" ([363], volume 5, capitolo 4, commento 400). N. M. Karamzin ci dice direttamente che "i viaggiatori del XIII secolo non riuscivano nemmeno a distinguere tra gli abiti indossati in Russia e quelli indossati in Occidente" ([363], volume 5, capitolo 4, pagina 210).

Fig. 3.1. Prigionieri Russi catturati dall'Orda. Vecchia miniatura di una cronaca ungherese del 1488. Si può notare immediatamente che i Mongoli che conducono i prigionieri dell'Orda indossano cappelli da Cosacco. Hanno anche visi Slavi e lunghe barbe. Inoltre, indossano anche abiti Russi - lunghi kaftani, stivali e così via. I prigionieri indossano abiti dell'Europa occidentale - vestiti lunghi al ginocchio, scarpe, ecc.; non vediamo barbe sui loro volti. Se questa miniatura fosse stata dipinta oggi, i Mongoli sarebbero stati raffigurati come tipici Asiatici, e i Russi sembrerebbero proprio come i "Mongoli" di questa miniatura. Tuttavia, il vecchio artista non conosceva ancora la versione Romanoviana del "giogo Tartaro e Mongolo" in Russia, e disegnava semplicemente quello che vedeva in realtà. Tratto da [89], dopo pagina 128.

3. LA "CONQUISTA TARTARA E MONGOLA" E LA CHIESA ORTODOSSA

Come abbiamo detto nell'introduzione, gli storici riportano quanto segue:
"All’alba dell’esistenza dell’Orda, nel quartier generale del Khan è stata costruita una chiesa Ortodossa. Con la fondazione degli insediamenti militari, le chiese Ortodosse sono state costruite ovunque, in tutto il territorio governato dall'Orda, con il clero nominato a questo scopo e il Metropolita Cirillo trasferito a Kiev da Novgorod, completando così il ripristino della gerarchia ecclesiastica PanRussa. . . I principi Russi erano suddivisi in grandi principi, principi e vice-principi; c'era anche il principe Ulus [Urus = Russia]? - Aut.] , il Principe dell’Orda, il Principe Tartaro, il Principe delle Strade e il Principe del Popolo. . . Il Metropolita aveva ricevuto molti privilegi dai Mongoli - mentre il potere di un principe era limitato al suo principato, quello del Metropolita era riconosciuto in ogni principato Russo, comprese le tribù che vivono nelle steppe, o i domini reali degli Ulus nomadi" ([183], volume 1, pagina 37).

Il commento è il seguente: tali azioni da parte degli invasori Mongoli, pagani fino al nocciolo, secondo la storia Scaligeriana-Milleriana, sono davvero bizzarre. La posizione della Chiesa Ortodossa è ancora più difficile da capire, perché ha sempre esortato il popolo a resistere agli invasori, fatto noto per il periodo storico. I Mongoli sono l'unica eccezione - hanno ricevuto il sostegno della Chiesa Ortodossa fin dall'inizio della conquista. Il Metropolita Cirillo si unisce a Batu-Khan nella parte occupata di Kiev da Novgorod, che a quel tempo non era nemmeno stata conquistata, secondo gli storici. I nostri oppositori ci racconteranno sicuramente della corruzione che regnava nella chiesa Russa, e che tutta la nazione, i principi, la gente comune e tutto il resto, sono stati comprati o spezzati. In sostanza, questo è il nucleo del concetto introdotto dagli storici del XVIII secolo e condiviso dai loro successori. Noi pensiamo che questo sia altamente improbabile.
Fig. 3.2. Un guerriero Mongolo come immaginato dagli storici di oggi che ricostruiscono l'immagine da materiali grafici Cinesi. Vecchia miniatura Cinese; tratto da [89], inserito dopo pagina 128.

Suggeriamo un approccio diverso alla storia Russa. è sufficiente tradurre la parola "Mongolo" come "Grande" - questo elimina istantaneamente tutte le assurdità, lasciandoci con la realtà normalissima di uno stato normale (e grande).

L'ipotesi dei Mongoli originari dei confini della lontana Cina appare piuttosto tardiva. L'autore medievale Ungherese della miniatura che si vede nella fig. 3.1, ad esempio, disegna i Mongoli che portano i prigionieri dell'Orda come personaggi Slavi vestiti da Russi, mentre i loro rapiti sembrano decisamente Europei. I conquistatori "Mongoli" sono stati disegnati "alla moda Cinese" solo dall'introduzione della teoria sul "giogo Mongolo e Tartaro" (qv nel disegno del XVIII secolo mostrato nella fig. 3.2).

Secondo N. Karamzin, "la supremazia di Tartari ha portato alla... aumento del potere del clero Russo, alla moltiplicazione dei monasteri e dei terreni della chiesa - questi non pagavano tasse né al Principe, né all'Orda, e fiorivano" ( [363] , volume 5, capitolo 4, pagina 208; anche [362], volume 5, capitolo 4, pagina 223). Inoltre, "solo alcuni dei monasteri esistenti fino a oggi sono stati fondati prima o dopo i Tartari; la maggior parte di essi è databile alla stessa epoca" ([363], volume 5, capitolo 4).

Vediamo che la maggior parte dei monasteri Russi è stata fondata nell'epoca della conquista "Mongola". Ciò è comprensibile; molti Cosacchi prenderanno i voti dopo il licenziamento dal servizio militare. Questo era consuetudine fino al XVII secolo ([183]). Poiché i Cosacchi erano la potenza militare dell'Orda, la costruzione di molti monasteri nell'epoca dell'Orda è perfettamente naturale anche dal punto di vista dello Stato; i veterani avevano bisogno e meritavano il riposo. I monasteri erano pertanto molto ricchi ed esentati dalle imposte ( [363] , volume 5, colonne 208-2009; anche [362], volume 5, capitolo 4, colonna 223). Avevano persino il diritto ad un commercio esentasse (ibid).

Fig. 3.3. Una vecchia incisione tedesca del 1671 raffigurante Stepan Timofeyevich Razin con un turbante cerimoniale. La tradizione di indossare un turbante era condivisa da Russia e Turchia. incisione dell'allegato alla "Hamburger Zeitung" del 1671. Tratto da [550], pagina 134.

Fig. 3.4. Un frammento di incisione del 1671. Turban sulla testa di S. T. Razin. Tratto da [550], pagina 134.

4. I COSACCHI E L’ORDA

4.1. I Cosacchi erano l'esercito regolare della Russia (Orda)

Ribadiamo: i Cosacchi costituivano la forza armata dell'Orda, o il "Grande Impero Mongolo". Come abbiamo dimostrato in questa sede, è proprio per questo che i Cosacchi hanno vissuto in tutto il paese e non solo nei paesi confinanti; questo ha cominciato ad accadere solo dal XVIII secolo in avanti. Man mano che la politica civile cambiava, le terre dei Cosacchi in prossimità dei confine dell'impero avevano mantenuto il loro carattere militare iniziale. Da qui la geografia di confine degli insediamenti Cosacchi, che segnavano i confini dell'impero Russo nel XIX-XX secolo. Come i Cosacchi che vivevano nel paese questi hanno perso successivamente la propria cultura marziale o si sono mescolati con gli abitanti degli insediamenti di confine. Questo processo deve aver avuto inizio nel periodo dei Grandi Disordini e delle guerre del XVI-XVIII secolo, in particolare - quelle contro Razin e Pougachov, quando fu deposto il potere della dinastia dell’Orda, il cui potere dipendeva dalle truppe Cosacche. Tuttavia, alcuni rappresentanti della vecchia dinastiadell’Orda erano rimasti tra i Cosacchi, e reclamavano il trono.

Le guerre con Razin e Pougachov erano state davvero dei tentativi di restaurare l'ex dinastia dell’Orda in Russia (vedi Chron4, Capitolo 12 per maggiori informazioni sulla guerra con Pougachov). I documenti di cui disponiamo oggi implicano che Stepan Timofeyevich Razin sia stata probabilmente una persona di nobile nascita e non un semplice Cosacco. Il fatto stesso che il nome scritto nei documenti contenga un patronimico con un "vich" è un indizio di per sé – questa modalità era riservato alle persone più eminenti di quell'epoca. Esistono prove documentali straniere che si riferiscono a Razin come re di Astrakhan e Kazan ([101], pag. 329). Nei Fig. 3.3, 3.4 e 3.5 si vede un'incisione tedesca del 1671 che raffigura Razin. Ha nientemeno che un turbante sulla testa (vedi Fig. 3.4). E questo non è affatto un errore da parte dell'artista o una moda dei "semplici Cosacchi" – I grandi principi Russi e i loro uomini di corte indossavano anche i turbanti, qv nei due incisioni medievali nei Fig. 3.6, 3.7 e 3.8 che illustrano l'accoglienza di inviati stranieri in Russia. Vediamo il Gran Principe e il suo entourage con grandi turbanti - allo stesso modo dei sultani Turchi e dei loro servitori (vedi fig. 3.9, per esempio).

Fig. 3.5. Iscrizione tedesca sotto l'incisione del 1671 raffigurante S. T. Razin. Tratto da [550], pagina 134.

Fig. 3.6. L'accoglienza di un inviato straniero in Russia. Vecchia incisione di un'edizione di "Note sulla Moscovia” di S. Herberstein " che risalgono presumibilmente al 1576 (in realtà, questa edizione del libro è più probabilmente del XVII secolo). Prestate attenzione ai vestiti indossati dal funzionario Russo, soprattutto all'enorme turbante con una piuma sulla testa. Sullo sfondo a sinistra vediamo guerrieri Cosacchi Russi che indossano cappelli con piume o turbanti. Tratto da [161], pagina 50.

Figura 3.7. Un'altra vecchia incisione di "Note sulla Moscovia" di Herberstein, presumibilmente datata 1576. Vediamo il Grande Principe della Russia ricevere doni. Siede su un palco e ha un turbante sulla testa. Vediamo che anche il boiardo alla sua sinistra indossa un turbante. Possiamo vedere che i turbanti erano stati un tempo un comune copricapo Russo. tuttavia, i Turchi sono riusciti a mantenere l’usanza più a lingo: Tratto da [161], pagina 354.

Fig. 3.8. Ingrandimento di un frammento dell'incisione precedente. Turban sulla testa del Grande Principe Russo. Tratto da [161], pagina 354.

Figura 3.9. Una cerimonia alla quale ha partecipato Sultan Selim III. Il sultano e il suo entourage indossano tutti dei grandi turbanti. I turbanti indossati da alcuni degli aristocratici Ottomani assomigliano agli alti copricapi dei boiari Russi. Tratto da [1465], pagina 29.

Fig. 3. 10. Una vecchia mappa di Mosca tratta da un raro libro pubblicato da Alain Malais a Parigi nel 1683. L'artista medievale ha messo sull'incisione la parola "Moscou" proprio sopra la città. Vediamo un panorama di Mosca visto dall'altra parte del fiume Moskva. I due frammenti j raffigurano al centro parti del Cremlino nei pressi delle cattedrali di Nikolskiy e Arkhangelkiy ( [ 105] ). In basso vediamo moscoviti che indossano turbanti. Tratto da [105],


Fig. 3.11. Un'immagine ravvicinata dei moscoviti medievali che indossano turbanti e lunghi kaftani Russi; sono armati di scimitarre, archi e moschetti. presa a partire da [105],

Fig. 3.12. Frammento di una vecchia icona Russa del XVI secolo intitolata "Ksenia e la sua agiografia". L'icona è stata offerta al monastero Troitse-Sergiev dalla principessa Kilikia Ushakova e risale al 1551. Vediamo tre giovani nobili che indossano i vestiti dei principi Russi; le loro teste sono ricoperte di turbanti con piume. Questa è l'ennesima prova del fatto che i turbanti venivano indossati in Russia molto tempo fa - l'usanza ha cessato di esistere solo nel XVII secolo. Tratto da [48], illustrazione 239.

Fig. 3.13. Particolare di un frammento dell'icona. Giovani Russi con turbanti. Tratto da [48], illustrazione 239.

Tutti i Russi rappresentavano l'incisione del secolo XVII come si vedeva nei Fig. 3.10 e 3.11 indossano turbanti sulla testa. L'immagine è tratta da una "rara edizione francese intitolata "Descrizione dell'universo con diversi schemi del mondo" ( [ 105] ). Vediamo un vecchio piano di Mosca con alcuni moscoviti disegnati sotto - sei di loro in tutto, tutti con turbanti.

Altri Russi con turbanti nelle Figg. 3.12 e 3.13.

A quanto pare, i turbanti erano di moda nella Russia dell’Orda e furono adottati nella Turchia Orientale - e in altri paesi; tuttavia, i Russi devono essersene dimenticati (o aver dimenticato dopo le riforme Romanoviane), a differenza dei paesi dell'est. Bisogna sottolineare che la parola Russa per il turbante è chalma, e deriva dalla parola Russa chelo ("fronte") - un nome logico per un copricapo.

Sembra che i resti militari dell’Orda, o i Cosacchi, siano stati in parte respinti verso i confini dell'impero dopo le rotte militari del XVII secolo e del XVIII come non grati fomentatori di disordini. Le riforme militari di Pietro il Grande devono essere servite allo stesso scopo - ossia l'introduzione dell’obbligo di leva e la riforma dell'esercito.

Se apriamo il “Bogdan Khmelnitskiy” di Kostomarov ([437]), vedremo che i Cosacchi hanno combattuto a fianco dei Tartari, ed esclusivamente dei Tartari, poiché questi ultimi sono menzionati in tutto il libro come alleati dei primi, i due fanno parte dello stesso esercito. Inoltre, i Cosacchi e i Tartari erano presenti anche tra le truppe Polacche; si ha l'impressione che l'intera Ucraina fosse piena di Tartari alla metà del XVII secolo. Secondo la nostra ipotesi, i Tartari erano i Cosacchi venuti dal Sud della Russia e da altri paesi per aiutare i loro confratelli di Zaporozhye.

Rileviamo tuttavia che la parola "Tartaro" non è presente nei documenti ufficiali del XVII secolo, come citato da Kostomarov; tuttavia, vediamo che la parola Orda viene usata in modo gratuito. Ciò implica che i resti dell’ "Orda Mongola e Tartara" Russa erano ancora attivi nel territorio della Russia nel XVII secolo. Se si studia il "Belozertsovskiy Traktat", un patto firmato tra i polacchi e i Cosacchi citati da Kostomarov nel [437], pagine 545-548, nel testo vedremo la parola Orda - senza alcun riferimento ai Tartari. È perfettamente chiaro che qualsiasi storico associa l'Orda ai Tartari — tuttavia, potrebbe darsi che le persone in questione fossero di fatto Cosacchi, poiché Orda in Russo si traduce come "esercito" ed è un derivato della vecchia parola Russa per "esercito", ossia "rat".

Va inoltre sottolineato che il libro di Kostomarov lascia l’impressione che tutti i Tartari parlino un eccellente Russo (o che, tutti gli Ucraini, i Russi e i Polacchi parlassero fluentemente il Tartaro). Nessun traduttore di alcun tipo viene menzionato da nessuna parte.

Potremmo incontrare una contro-argomentazione del tipo "come possono i documenti storici chiamare Tartari i Russi, quando è noto che esiste una nazione con quel nome anche oggi?" - Se la parola fosse stata usata per riferirsi ai Russi in generale e ai Cosacchi in particolare, come ha cambiato significato, e quando è successo?

La chiave di tutto ciò è data dal "Cronaca degli inviati Grigoriy Mikoulin, Nobleman, Ivan Zinoviev, Clerk, e dalla loro Legazione in Inghilterra. 1600, maggio 1314 giugno 1601" pubblicato dal principe M. A. Obolenskiy in [759].Questa cronaca contiene un resoconto dettagliato della legazione inviata in Inghilterra dallo Zar Boris nel 1601-1602. In particolare, cita il seguente dialogo tra l'inviato Russo Grigoriy Mikoulin e l'ambasciatore Scozzese a Londra:

"L'ambasciatore scozzese - Aut.] ha chiesto a Grigoriy: ‘Come sta il vostro Gran Principe e come sono i suoi rapporti con i Tartari?’ Grigoriy e Ivashko [variante diminutiva del nome Ivan] ha risposto: ‘Di quali Tartari parlate? Sua Maesta' Imperiale ha molti uomini al suo servizio – molti Re stranieri e Principi, e ci sono molti Tartari, dal regno di Kazan e Astrakhan e Siberia, come anche Orde di Cosacchi, Kolmats e molte altre Orde - i Nagai oltre il Volga e altri provenienti dalle terre di Kaziy, tutti suoi servi" ([7] 59], volume IV, pagina 31).

Si vede chiaramente che all'inizio del XVII secolo l'inviato Russo non riusciva nemmeno a capire lo straniero che gli chiedeva delle interazioni tra Tartari e Mosca. Lo Scozzese usa il termine come per una nazione estranea allo stato dei Moscoviti, come viene utilizzato oggi; tuttavia, l'ambasciatore Russo lo usa per riferirsi ai sudditi dello Zar Russo, nominando diverse nazioni o comunità che comprendevano la Moscovia. Inoltre, cita esplicitamente i Cosacchi tra i Tartari, e chiama le loro truppe Orde - eserciti, in altre parole per riferirsi a loro, usa una vecchia parola Russa.

Al contrario, quando l'inviato Russo parla della Crimea, che è chiamata terra "Tartara" dagli storici moderni, non menziona alcun Tartaro. A quanto pare, i Tartari erano per lui sudditi Russi. Cito un altro passaggio del suo dialogo con lo Scozzese in cui l'inviato Russo gli parla della guerra con la Crimea: "Il nostro grande monarca, Zar e Gran Principe Boris Fyodorovich, sovrano di tutta la Russia, aveva invocato la benevolenza del Signore e aveva schierato contro di lui [il re di Crimea - Aut.] le sue Orde reali di Russi e di Tartari, e anche contro molti uomini di altri paesi" ([759], Volume IV, pagina 32).

Ancora una volta vediamo i Russi e i Tartari menzionati come soggetti dello Zar Russo; anche nelle sue truppe c'erano stranieri, ma questo termine non è usato per i Tartari. Gli abitanti della Crimea non erano Tartari per l'ambasciatore Russo.

Il significato moderno del termine Tartaro deve quindi risalire alla tradizione dell'Europa occidentale; nella Russia del XVII secolo il termine "Cosacchi", i Calmucchi e i Tartari del Volga (nel significato moderno della parola) era inteso come comunità militari. Tutti loro vivevano nel territorio Russo; tuttavia, nel XVII secolo, gli europei hanno iniziato a usare il termine esclusivamente per i Musulmani, erroneamente. Questo può essere stato fatto intenzionalmente, quando la storia Russa in generale è stata distorta sotto il primo Romanov. Storici tedeschi della fine del XIX secolo scrivono che: "Le origini dei Cosacchi sono Tartare, come il nome e l’organizzazione... i Cosacchi Circassi erano così noti che ‘Circasso’ è diventato sinonimo di ‘Cosacco’ ([336], volume 5, pag. 543).

4.2. Perché i governanti Moscoviti venivano accompagnati nelle campagne militari dai "Tartari" piuttosto che dagli eserciti.
I Tartari della Polonia e della Lituania

L'Europa medievale ha spesso utilizzato la formula: "Il tale sovrano Moscovitai ha dato il via a una certa campagna accompagnato dai suoi Tartari".

Cito il seguente brano tratto da un libro del XVI secolo scritto da Sigismund Herberstein: "Nel 1527 si sono messi in contatto con i loro Tartari (?) (mit den Tartaren angezogen), il che ha portato alla famosa battaglia di Kanev (?) (bei Carionen) in Lituania" ( [ 161], pag. 78). I punti interrogativi sono stati messi dai moderni commentatori, ovviamente infuriati.

Un altro esempio simile è il seguente. Una tabella cronologica medievale Tedesca pubblicata nel 1725 a Braunschweig (Deutsche Chronologische Tabellen). Braunschweig, Berleget von Friedrich Wilhelm Mener, 1725) ci parla di Ivan il Terribile:

"Iohannes Basilowiz, Erzersiel mit denen Tartarn, und brachte an sein Reich Casan und Astracan" (Tabelle cronologiche, 1533, pag. 159). La traduzione è la seguente: Ivan Vassilyevich aveva conquistato Kazan e Astrakhan accompagnato dai suoi Tartari.

I commentatori moderni sono piuttosto nervosi per questa strana usanza dei governanti Musulmani accompagnati da misteriosi Tartari invece che dall’esercito. La nostra opinione è che i Tartari fossero proprio l'esercito Cosacco (o Orda) degli Zar Moscoviti. Questo rende le cose immediatamente molto più logiche.

Parliamo di un libro piuttosto curioso dal titolo “I Tartari della Polonia e della Lituania (successori dell'Orda d'Oro)” ([206]). Si tratta di una raccolta di fatti interessanti che riguardano il grande coinvolgimento dei Tartari nella vita della Polonia e della Lituania - non solo nel XVI secolo, ma anche nel XVII-XIX. È significativo che "all'inizio del XIX secolo Tadeusz Czacki, uno dei più importanti storici Polacchi, abbia scoperto un richiamo di qualche tipo nell'archivio, dove i Tartari Polacchi e Lituani contraddistinguono i rappresentanti della Iagiellonia dal nome del "Khan Bianco" ( [2006], pag. 17). Inoltre: "Fino alla metà del XIX secolo, la popolazione di Tartari che viveva in Polonia e Lituania poteva essere divisa in tre categorie. . . il primo gruppo privilegiato era costituito dalla prole dei sultani e delle murzas dell'Orda. Il titolo del sultano era stato portato dai membri di due soli clan dei Tartari a Rzecz Pospolita - gli Ostrynski e i Punski. Il più anziano rappresentante di ciascun clan portava il titolo di Zarevich (normalmente indossato dall'erede al trono); altri clan Tartari erano discendenti delle murzas, e i loro capi portavano il titolo di Principe. Tra i clan principeschi più distinti possiamo citare Assanczukovicz, Bargynski, Juszynskis, Kadyszevicz, Koryzki, Kryczinski, Lostaiski, Lovczycki, Smolski, Szyrinski, Talkovski, Taraszvycki, gli Ulani e gli Zavicki. . . tutti erano pari come diritti alla nobiltà regnante" ([206], pag. 19).

Ci si potrebbe chiedere quale fosse la lingua parlata dai Tartari in Polonia e Lituania. Si scopre che i Tartari "coesistevano pacificamente con i Cristiani. Parlavano Russo e Polacco e si vestono proprio come la popolazione locale. I matrimoni con i cristiani sono piuttosto comuni" ([206], pag. 28). Inoltre: "Le moschee con mezzaluna di stagno e d'oro non erano niente di straordinario nelle regioni orientali di Rzecz Pospolita. . . alcune di esse assomigliavano a chiese di villaggio" ([206], pag. 61). "Un'altra usanza interessante e dimenticata è l'uso di gonfaloni reggimentali Tartari per la decorazione delle moschee... i Tartari hanno usato fonti di conoscenza religiosa scritte che ci sono note come qitab e chamails scritte a mano... i qitab erano scritti in arabo, ma i testi erano in Polacco o in Bielorusso" ([206], pag. 72). "Dopo la deposizione dei Romanov, viene costituito a Pietroburgo il comitato dei Tartari Polacchi, Lituani, Bielorussi e Ucraini" ([206], pag. 87).

Citeremo alcune vecchie illustrazioni tratte da [206], nella fig. 3.14 vediamo alcuni soldati di un reggimento Tartaro Polacco come apparivano nella prima metà del XVIII secolo.

Nella fig. 3.15 vediamo i soldati di un reggimento Tartaro risalenti all'epoca di Stanislaw August (fine XVIII secolo).

Nella fig. 3.16 vediamo il copricapo di un soldato Tartaro Polacco dell'epoca Napoleonica. Questo copricapo (con una mezzaluna e una stella) era indossato dai "soldati del reggimento Tartaro nell'esercito di Napoleone [sic!]! - Aut.]" ([206], pag. 45). Nella fig. 3.17 vediamo gli stemmi (i cosiddetti tamgas) dei Tartari Lituani.

Nella fig. 3.18 si vede l'emblema nazionale Polacco-Lituano della città di Leliw come era nel XVI secolo. Vediamo due mezzaluna con stelle - una più grande sotto e una più piccola sopra. L’emblema è citato nella prefazione del libro di Michalonis Lituanus intitolato "Sui costumi dei Tartari, dei lituani e dei moscoviti" ( [487] ).

5. LA REALE IDENTITÀ DELL’ORDA
L'Orda è la vecchia parola che una volta era utilizzata per l’esercito Russo. Questo spiega l'esistenza di passaggi come "Tal Principe lasciato l'Orda per il trono", o "Tal Principe aveva servito lo Zar nell'Orda, e poi è tornato a governare il suo dominio dopo la morte del padre" - oggi diremmo "Tal nobile aveva servito il re nell'esercito e poi è tornato a governare il suo patrimonio".

Nel XIX secolo non esistevano domini o feudi; tuttavia, agli inizi la progenie del principe serviva nell'esercito (l'Orda) e poi tornava ai propri feudi.

L'Europa occidentale aveva una simile tradizione di mandare i giovani nobili a servire il re fino alla morte dei loro padri, dai quali avrebbero ereditato le loro antiche proprietà.

Un altro esempio è il seguente.

Un testamento attribuito a Ivan Kalita ci racconta quanto segue: "Non sapendo quale destino il Signore possa prepararmi nell'Orda alla quale sono diretto, lascio il presente testamento... Lascio la città di Mosca ai miei figli in caso di morte" ([362], volume 4, pagine 9-10).

Il significato del testamento è perfettamente chiaro. Ivan stava preparando una lunga campagna militare e scrive un testamento. Gli storici stanno cercando di convincerci che simili testamenti sono stati scritti ogni volta che i principi si preparavano a visitare il "Feroce Khan dell'Orda", che presumibilmente poteva giustiziarli a capriccio.

E' davvero molto strano - un sovrano avrebbe naturalmente il diritto di giustiziare un suo suddito; tuttavia, questa pratica di scrivere testamenti prima di andare a visitare il monarca non esisteva in nessun altro paese. Eppure ci viene detto che questi testamenti venivano scritti in continuazione, nonostante l'esecuzione di un principe fosse tutt'altro che un evento comune nell'Orda.

Offriamo una spiegazione semplice. Questi testamenti erano stati scritti prima delle campagne militari da persone che erano ovviamente a conoscenza del rischio di essere uccise sul campo di battaglia; tali testamenti sono molto comuni.

6. SULLA CONQUISTA DELLA SIBERIA
L’opinione consensuale è che la Siberia è stata per la prima volta conquistata dai Russi nel XVI secolo a seguito della campagna di Yermak. Era presumibilmente abitata da altri gruppi etnici prima di allora. Si dice che l'influenza di Mosca abbia raggiunto gli Urali e la Siberia intorno allo stesso periodo. Tuttavia, ciò è falso. Il governatorato di Mosca era riconosciuto in Siberia molto prima della campagna di Yermak - vedi le prove qui sotto. La campagna di Yermak è stata in realtà il risultato di una rivoluzione di palazzo e del rifiuto di rendere omaggio a Mosca da parte del nuovo Khan. Pertanto, questa campagna è probabilmente stata una spedizione punitiva finalizzata al ripristino dell'ordine in questa parte dell'Impero. Gli abitanti della Siberia si chiamavano Ostyaki - il nome è ancora usato per distinguere la popolazione Russa della Siberia.

Infatti: "nel XII secolo l'Asia orientale e centrale era popolata da tribù indipendenti, che si definivano "Orde Cosacche". La più importante di queste Orde era insediata vicino allle sorgenti dello Yenissey, tra il lago Baikal a Oriente e l'Angara in Occidente. Le cronache Cinesi chiamano questa Orda "Khakassy"; I ricercatori europei ritengono il termine sinonimo della parola "Cosacco". Secondo le testimonianze lasciate dai loro contemporanei, i Khakassy appartenevano alla razza Indo-Iraniana (Caucasica) ed erano biondi, alti, dagli occhi azzurri o verdi, coraggiosi e orgogliosi. Indossavano orecchini" (Richter, storico tedesco del 1763-1825, Joachim e Essays sulla Mongolia; cfr. [183], volume 1, pagina 16).

Si scopre che i Russi abitavano nel Regno di Siberia prima della sua conquista da parte di Yermak. "Il regno Siberiano era governato dai discendenti del Khan Mongolo. . . i Russi avevano raggiunto il fiume Ob già nel XV secolo e avevano preteso un tributo dalla popolazione locale. I Principi Muscoviti erano stati riconosciuti come governanti. Nel 1553 Yedigey, Re della Siberia, aveva mandato due funzionari a Mosca con regali e promesse di rendere omaggio allo Zar. . . ma nel 1553 Kouchoum lo uccise e si proclamò monarca della Siberia e di tutte le terre adiacenti ai fiumi Irtysh e Tobol, così come i domini dei Tartari e degli Ostyaki. Kouchoum aveva in un primo tempo reso omaggio allo Zar Moscovita. . . ma quando le sue terre giunsero a Perm, iniziò a manifestare ostilità nei confronti di Mosca e a saccheggiare le terre intorno a Perm" ([183], volume 2, pagina 59).

Gli Stroganov avevano fatto un appello perché fosse inviata una spedizione punitiva di Yermak per trattare con i ribelli ( [ 183] , Volume 2, pagina 53). Quindi Yermak non può essere accreditato come "il primo conquistatore della Siberia" - era stata Russa molto prima del suo tempo. La campagna di Yermak è descritta in modo più dettagliato nel nostro libro intitolato "La conquista dell’America di Yermak cioè Cortez e l’ammutinamento della Riforma visto dagli “antichi” Greci”.

7. UN'OSSERVAZIONE GENERALE RELATIVA ALLA PAROLA "COSACCO"

Aggiungiamo quanto segue all'origine della parola Cosacco (la radice della parola è "guz" o "kaz"). O. Suleimanov menziona nel suo libro “Az e Ya” ([823]) che la parola Cosacco (Coss-ack) si traduce come "oca bianca" o "cigno bianco" dal Turco. Potremmo aggiungere che il nome potrebbe essere stato usato per riferirsi a persone che danno da mangiare alle oche bianche (oca = guz?). Tenete presente che l'oca bianca rimane un ben noto simbolo popolare, utilizzato da molti popoli Germanici, che si incontra in ornamenti, vetrine e stemmi. Questo potrebbe indicare una relazione storica tra i Cosacchi e i Tedeschi? Si possono notare delle somiglianze nell'autodisciplina, nell'amore per l'ordine e nella capacità militare caratteristica di entrambe le nazioni.

Inoltre, i Cosacchi sono cavalleria militare, in altre parole. È possibile che la parola Cosacco sia collegata alla parola Russa "skakat" (o "skok") che si traduce come "cavalcare" o "galoppare”. Si trovano negozi che si chiamano "Ross und Reiter" in Germania ancora oggi; vendono accessori per cavalcature e strigliatura. La parola "Ross" è la vecchia parola tedesca "cavallo"; quella moderna comunemente usata è "Pferd".

Si pensa istantaneamente all'associazione tra le parole "Ross" e "Russo". I Russi = persone su cavalli, cavalieri o Cosacchi!

Si potrebbe anche parlare dei Prussiani in questo contesto, oltre a una moltitudine di dettagli - somiglianze tra l'abito di una donna Cosacca e l'abito popolare delle donne Tedesche con i suoi volant. Le camicette sono confezionate su misura, ritagliate e decorate con una baschina o con un dettaglio simile. Le canzoni Cosacche assomigliano spesso a canzoni popolari Tedesche nel senso melodico; in alcune parti della Germania ci sono persone che assomigliano ai Cosacchi, persone grandi con sopracciglia pronunciate.

Tutto ciò potrebbe implicare una parentela storica e il risultato delle interazioni tra l'Orda e l'Europa Occidentale nel Medioevo. Una ricerca su questa possibile parentela ci sarebbe di grande utilità.

8. NOMI TARTARI E NOMI RUSSI NELL’ANTICA RUSSIA

8.1. Nomi e soprannomi Tartari
I lettori potrebbero essere del parere che i nomi usati nella Russia medievale fossero gli stessi di oggi. I moderni nomi Russi sono per la maggior parte di origine Greca o Biblica: Ivan, Maria, Alessandro, Tatiana ecc. Questi sono i cosiddetti nomi Cristiani presenti nel canone Ortodosso utilizzati per il battesimo. Questi stessi nomi sono stati usati nella vita quotidiana e nella documentazione ufficiale sin dal XVIII secolo. Tuttavia, non è sempre stato così.

Si scopre che le persone avevano degli pseudonimi diversi dai nomi Cristiani citati sopra prima del XVII secolo, sia nei documenti ufficiali che nella vita quotidiana. Molti di questi nomi erano di origine Tartara, o piuttosto suonano Tartari (nel senso moderno della parola) oggi. Eppure proprio questi nomi Tartari sono stati abitualmente dati al popolo Russo nel Medioevo. La famosa opera di Y. P. Kamovich, intitolata Patrimonial Names and Titles in Russia ( [367] ), ci dice quanto segue: "A Mosca i nomi dei Cristiani sono spesso sostituiti da altri nomi Cristiani e Tartari, come boulat, Mourat, Akhmat, ecc. questi alias si sarebbero trasformati in seguito in semipatronimici per poi divenire cognomi di persone le cui origini erano puramente Russe" ([367], pagina 51).

Gordeyev riporta quanto segue: "Tra i Cosacchi del Don c'erano molti Tartari etnici. Molti dei loro ataman viventi nell'epoca di Vasilij III erano conosciuti con nomi Mongoli e Tartari. Secondo lo storico S. Solovyov, c'era una percentuale particolarmente alta di ataman con nomi Tartari nella cavalleria. . . Con l’inizio del regno di Ivan Vassilyevich, i nomi dei famosi ataman (della cavalleria e della fanteria) diventano puramente Slavi - Fyodorov, Zabolotskiy, Yanov, Cherkashin, Yermak Timofeyevich ecc." ([183], volume 2, pagine 5-6).

Ovviamente è possibile che alcuni dei Cosacchi fossero di etnia Tartara. Eppure ci è stato detto che anche i Russi di etnia Tartara avevano nomi "Tartari". Se così fosse a Mosca, potrebbe essere vero anche per gli ataman dei Don? Vediamo i nomi Tartari sparire da Mosca verso la fine del secolo XVI. Lo stesso sembra accadere nella regione del Don; l'usanza moderna di usare nomi Cristiani come nomi di battesimo deve risalire a questa epoca.

Per esempio, "Yermak" è un nome oltre che un alias; una volta era considerato Russo, qv sopra, ma oggi si potrebbe scambiare per un nome Tartaro. Tuttavia, è probabile che sia un derivato del nome Herman (il nome Cristiano di Yermak). Il nome può avere varie varianti - Herman, Yerman e Yermak ( [ 183] , volume 2, pagina 62). Non vi è una chiara linea di confine tra i soprannomi din Tartaro e quelli Russi; questo è stato notato da N. A. Morozov che scrive: "Gli estratti dell’opuscolo di Chechoulin sono piuttosto interessanti. . . Si basano su diversi testimonianze di archivio. L'unico nome storico moderno che vediamo qui è Yaroslav. . . le altre denominazioni storiche sono limitate a Mamay e Yermak. Le altre vecchie denominazioni Russe sono costituite da nomi di animali (rispettivamente Kobyla, Koshka, Kot, Lisitsa e Moukha - i nomi si traducono in nomi di fiumi quali Volga, Dunai (Danube) e Pechora. . . analogamente ai numeri ( Perviy ; Vtoroi, Desyatiy - "il primo", "il secondo" e "il decimo"). . . gli unici nomi ecclesiastici che troviamo sono Dyak ("diacono"), Krestina (variante del nome Cristina) e papà ("papa"); inoltre, non esiste un solo nome Greco da nessuna parte!" ([547]).

Siamo obbligati ad aggiungere che molti dei sopracitati nomi e soprannomi suonano puramente Tartari, e sono utilizzati con la stessa frequenza almeno dei nomi Russi - per esempio Murza, Saltanko, Tatarinko, Sutorma, Yepancha, Vandysh, Smoga, Sougonyai, Saltyr, Souleisha, Soumgour, Sounboul, Tashlyk Temir, Tenbyak, Toursoulok, Shaban, Koudiyar, Mourad, Nevruy (!) - vedi sopra) ecc. Ribadiamo che Batu deve essere una forma della parola batya (padre) - anche i leader dei Cosacchi erano chiamati batka, ecc. Mamay è molto probabilmente un derivato della parola mamin ("madre"). Il nome è stato utilizzato in particolare dai Cosacchi di Zaporozhye. Nella fig. 3.19 vediamo un'antica immagine intitolata "La breve sosta di Mamay il Cosacco" ( [ 169], tra le pagine 240 e 241). Sfortunatamente, non siamo stati in grado di interpretare le lettere minuscole sotto l'immagine. Un altro antico ritratto di Mamay il Cosacco si vede nella fig. 3.20, accompagnato dal seguente commento: "Il modello del del Cosacco Ucraino Mamay e del Buddha Gautama dall'India. In mezzo vediamo un bramino Indiano, i cui orecchini e capelli assomigliano a quelli dei Cosacchi Ucraini del XIX-VIII secolo" ([975], pagina 737).

Fig. 3.21. Lo stemma della famiglia Karamzin (a cui apparteneva N. M. Karamzin, il famoso storico). Vediamo una mezzaluna con una croce, o una stella, in basso. Presa da [53], tra le pagine 160 e 161.

Si deve anche citare Il libro di N. A.Baskakov intitolato “I nomi Russi di origine Turca” ([53]), che dimostra come molti dei nomi e dei cognomi Russi siano di origine Turca. Baskakov fa riferimento al cognome dello storico N. M. Karamzin "deriva molto chiaramente dalla lingua Tartara di Crimea o, forse, dalla lingua Turca, cioè "qara mirsa", qara è la parola "nero", e "mirsa" il titolo di un nobile. . . Lo stemma di Karamzin tradisce anche le origini Orientali del nome - enfatizzate dalla mezzaluna d’argento fissata su uno sfondo blu, rivolto verso il basso, con due spade d’oro incrociate sopra di esso [sotto, in effetti - Aut.] queste sono caratteristiche di persone le cui origini sono Orientali ([53], pagina 178). Lo stemma dei Karamzin si trova nella fig. 3.21. Vediamo la mezzaluna Ottomana accanto a una croce Cristiana (o stella) formata da due spade.

Quindi, vediamo che un nome "Tartaro" non significa necessariamente che il suo proprietario fosse un Tartaro. Inoltre, molti Russi avrebbero potuto avere dei soprannomi Tartari nel Medioevo. Molti di questi soprannomi non hanno alcun significato né in Russo né nella lingua Tartara moderna (non possono essere tradotti adeguatamente, in altre parole). La questione dei nomi Tartari e Russi, del loro significato e delle loro origini è molto controversa; non stiamo assolutamente suggerendo di aver trovato qualcosa che assomigli a una spiegazione esaustiva. Dobbiamo solo sottolineare che i Russi hanno spesso usato soprannomi che suonano Tartari al giorno d'oggi; si sa bene anche che in Russo ci sono molte parole Turche.

Gli storici moderni potrebbero attribuire questo aspetto alla conquista Mongola. La nostra ipotesi è diversa. L'influenza Turca si spiega con il fatto che la popolazione del Grande Impero Mongolo era composta da Russi e da cittadini di origine Turca, che per secoli si erano mescolati e vivevano fianco a fianco. Ne siamo testimoni oggi; le due lingue hanno ovviamente prese in prestito molto l'una dall'altra. Diciamo però che i decreti ufficiali che hanno raggiunto la nostra epoca sono scritti esclusivamente in Russo o in Slavo.

8.2. Lo "strano" effetto della conquista della Mongolia sulla cultura Russa

In che modo l'invasione dei Tartari e dei Mongoli ha influenzato la lingua Russa? E' chiaro che un'Orda di barbari che presumibilmente ha invaso il paese distorcerebbe e sconvolgerebbe la purezza della lingua Russa, renderebbe la popolazione più ignorante nel suo insieme, distruggendo città, biblioteche, monasteri, antichi volumi e tutto il resto, saccheggiando a più non posso. Gli storici sono convinti che l'invasione dei Tartari abbia impedito lo sviluppo della cultura Russa di secoli.

Vediamo se è così. Uno dei migliori indicatori che si può usare per stimare il livello culturale in generale è l'uso standard di un acrolect per una lingua scritta: Latino classico corretto, Latino corretto, Latino barbarico e così via. I tempi in cui il Latino classico veniva comunemente usato per scrivere sono considerati l'età d'oro della cultura quando furono create le opere classiche immortali. L'uso di dialetti Latini volgari o regionali è ovviamente un segno del declino della cultura. Vediamo se questo criterio si applica all'antica Russia "nell'epoca del giogo Mongolo" tra il XIII e il XV secolo - trent'anni sono un periodo abbastanza lungo, dopotutto. Cosa vediamo?

Secondo N. M. Karamzin, "la nostra lingua è diventata molto più raffinata nel XIII-XV secolo" ( [ 363 ] , volume 5, capitolo 4, pagina 224). Egli prosegue dicendo che sotto i Tartari e i Mongoli "gli scrittori hanno seguito con più decisione i canoni grammaticali dei libri ecclesiastici o dell’Antico Serbo (al contrario del volgare Russo). . . non solo nella coniugazione e declinazione, ma anche nella pronuncia" ( [363] , volume 5, capitolo 4, pagina 224. Così vediamo il corretto Latino nascere in Occidente, e lo Slavonico Ecclesiastico nella sua forma classica in Oriente. Se dobbiamo applicare alla Russia gli stessi standard che applichiamo all'Occidente, l'invasione Mongola segna l'età d'oro della cultura Russa. Questi Mongoli erano piuttosto strani invasori, vero?

8.3. Nomi Russi e Tartari illustrati dall'albero genealogico di Verderevskiy
Troviamo prove interessanti dei nomi comunemente usati dai Tartari nell'Orda prima del loro battesimo nell’ "Albero Genealogico Verderevskiy" compilato nel 1686, qv nel "Archivio Almanacchi del Ministero della Giustizia di Mosca" pubblicato nel 1913 (pagine 5758). Ci racconta come Oleg Ivanovich, il Grande Principe di Ryazan, avesse "convocato il Tartaro Solokhmir dalla Grande Orda accompagnato da un esercito di uomini armati". Questa Solokhmir fu battezzata e sposò la figlia del Gran Principe, fondando la famosa famiglia di boiardi Russi dei Verderevskiy. Il suo nome Cristiano era Ivan. Anche i nomi cristiani dei suoi figli sembrano familiari a un orecchio Slavo: "Ivan Miroslavich [il nuovo nome del Tartaro battezzato – Aut.] aveva un figlio chiamato Grigoriy. . . Grigoriy Ivanovich Solokhmirov aveva quattro figli: Grigoriy e Mikhailo, conosciuto anche come Aboumailo, Ivan, alias Kanchey, e Konstantin, alias Divnoi".

Tutto questo è davvero affascinante. Un pagano Tartaro appena arrivato dalla Grande Orda è conosciuto con un nome puramente Russo (Solokhmir), così come suo padre Tartaro Miroslav. Ancora più interessante - questo personaggio è battezzato e ha ricevuto un nome Cristiano dal canone ecclesiastico, come anche la sua prole. Tuttavia, come abbiamo già detto, i nomi Cristiani non erano utilizzati quotidianamente; per questo i bambini riceveranno anche degli alias al battesimo. Gli alias dei nomi boiardi presso la corte di un principe Russo di Ryazan sono Aboumailo, Kanchey e Divnoi; i primi due sembrano "puramente Tartari" al giorno d'oggi, mentre il terzo è puro Slavo.

Come si può arrivare ad una conclusione ragionevole sulle "origini Turche" delle persone menzionate nelle cronache Russe con nomi come Kanchei, Aboumailo ecc.? Come è finito un Miroslav nella Grande Orda? La nostra conclusione è la seguente. C'erano molti Slavi nelle Orda, i cui nomi erano sia Slavi che pagani. I loro "nomi Tartari" sono solo alias per uso quotidiano.

E' chiaro il motivo per cui la Chiesa Slava è stata introdotta nell'epoca dell'Orda - quest'ultima era governata dai Russi che vivevano in un impero multinazionale insieme ai Tartari e alle altre nazioni, come avviene oggi.

Un altro interessante dettaglio è il seguente. Alcune delle cronache usano la parola "poganye" per riferirsi ai Tartari - pagani, in altre parole. Non c'è nulla di sorprendente in questo fatto. È possibile che il termine sia stato usato per riferirsi ai Russi che non erano battezzati; ce n’erano parecchi nei primi giorni dell'Orda.

A proposito, alcune fonti Svedesi ci dicono che, nell'epoca delle guerre tra Russia e Svezia (XVIII secolo), "i Cosacchi Russi erano di norma dei buoni tiratori, armati di armi con fucili a lunga canna detti "Turchi" ([987:1], pag. 22).
Ultima Modifica 3 Anni 10 Mesi fa da Italo.

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3 Anni 10 Mesi fa #40851 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Dalla morte di Andronico I (1185) all'adozione del calendario gregoriano (1582) passano 397 anni.
Contandoli col sistema ottale proposto da Stepanenko (V=4, X=8, L=32, C=64, D=256) si ottiene il numero DCCXVI, che letto in base dieci diventa 716. Nell'anno 716 a urbe condita (38 a.C.) Augusto proclama l'inizio dell' "ERA ISPANICA".

Da wikipedia:
"L'Era ispanica o Era dei Cesari è il computo degli anni che si utilizzò nella penisola iberica a partire dal V e fino al XIV secolo. I documenti dell'epoca visigotica e quasi tutti quelli della Reconquista adottano questo stile di datazione. Parte dall'anno 38 a.C., in cui Augusto pacificò la Spagna romana" .

E' facile scambiare "era dei cesari" con "era di Cesare", e il calendario istituito da Giulio Cesare risaliva ad 8 anni prima. L'8 è anche l'anno in cui sempre Ottaviano Augusto rimaneggia il calendario giuliano per aggiustare il casino che avevano combinato negli anni precedenti coi bisestili. Queste due date, +8 e -38, sono separate da 45 anni (perché lo 0 non si conta) e 1582+45 fa 1627.

Ciò significa che se l'intervento sul calendario del -38 è un duplicato dell'intervento sul calendario del +8, anche nel 1627 dovremmo trovare un intervento sul calendario. E in effetti troviamo la pubblicazione dell'opera De doctrina temporum di Dyonisus Petavius.

Ma nel sistema ottale, 45 si scrive LXVI, che in decimale si legge 66. Aggiungendo 66 all'anno 716 otteniamo il 782, cioè il 29 d.C. . Nel 30 lo storico Velleio Patercolo pubblica Historiae Romanae ad M. Vinicium libri duo, storia di Roma fino all'imperatore Tiberio. Quindi anche qui capitiamo nell'anno di pubblicazione di un'opera di cronologia.

Supponendo che quello del 1627 sia un evento-fantasma e che la storia sia spostata indietro di 1552 anni, come suggerisce la differenza tra l'eruzione del 1631 e quella del 79, otteniamo che Patercolo/Petavius pubblicò la sua opera proprio nel 1582 (1552+30). Ed è quasi la stessa data dell'opera di Scaligero De emendatione temporum (1583).

Invece dall'adozione del calendario giuliano (46 a.C.) all'anno 8 d.C. trascorrono 53 anni.
53 anni prima del 1582 era 1529, anno in cui terminò la guerra tra Francia, Spagna e S.R.I. , con la definitiva imposizione del dominio spagnolo in Italia.
Ricordo che, secondo Svetonio, Augusto si esprimeva in spagnolo, per esempio chiamava lo sgabello col termine spagnolo dell'epoca "dureta" (oggi "taburete", post 37684 )

Quindi l'imperatore Ottaviano Augusto istituì un calendario denominato "era spagnola" riferendosi ad un evento avvenuto 53 anni prima ed in seguito questo evento fu spostato per errore di 45 anni.
Infatti 45 anni è anche la differenza tra l'istituzione del calendario giuliano e l'anno 0!

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3 Anni 10 Mesi fa #40874 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Nel 1582 morì la santa spagnola Teresa d'Avila, proprio il primo giorno di entrata in vigore del nuovo calendario (15 ottobre, che sarebbe stato il 5). AVIL significa "anno" in lingua etrusca.
"TER" invece è la radice indoeuropea di "tre". Per chi obbietterà che l'etrusco non è indoeuropeo, rimando a questo libro www.latolfa.com/tolfa2000-7/pagine/scrit...er/introduzione.html
...in particolare a pagina 3:

"Contrariamente a quanto pensava lo Skutsch, si é visto sopra che il tema numerale indogermanico "tri" nella lingua etrusca esiste. Ma è da ritenere certo che i vocaboli etruschi sopra citati che lo "contengono" significhino "tre" (o numeri con il tre)? La risposta a tale domanda appare insita nella seguente frase della Col. XII della "Mummia di Zagabria" nella quale può leggersi addirittura una enumerazione; - tale frase va interpretata come segue:
(liber linteus zagrabiensis col. XII, cpv. 1 e segg., da T. L. E. di M. Pallottino, cit.):
......... THUNKH ULEM MUTH HILAR TUNE ETERTIC CATHRE KHIM ENAKH UNKHVA
= (a) tunica olim mutato hilari tunicae ex ter dicto, quater, quinque aenea acta uncia (usura).
......dalla tunica d'una volta, passato ad una elegante tunica, per tre, quat­tro, cinque misure di bronzo prese in prestito all'uno per cento (d'interes­se: "uncia usura" = 1% int. (cfr. appendice. trad. della Mummia di Zagabria).
In tale frase il vocabolo TER appare certamente connesso, per struttura, col tema numerale indoeuropeo "tri" ed il suo valore di tre appare provato dall'evidenza costituita dalla successione di CATHRE é di KHIM il cui significato di "quater" e di "quinque" appare chiaro al di sopra di ogni dubbio."


Come ho scritto sopra, la data fomenkiana della distruzione di Pompei ed Ercolano (1631) meno la data ufficiale (79) fa 1552. Il 1582 quindi è l'anno 30, e quindi TERESA AVILA potrebbe aver significato "trentesimo anno".

Inoltre, Teresa d'Avila veniva chiamata anche Teresa di Gesù, e quindi "i trent'anni di Gesù" !

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3 Anni 10 Mesi fa #40978 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko

Capitolo 3

9. LA VERA IDENTITÀ DELLA LINGUA MONGOLA

9.1. Quanti testi Mongoli esistono?
Qual è in realtà la lingua Mongola? Ci è stato detto che il gigantesco impero Mongolo non ha lasciato quasi mai fonti scritte in lingua "Mongola" nei secoli della sua esistenza. Questo è quello che O. M. Kovalevskiy, professore dell'Università di Kazan, ha scritto alla fine del XIX secolo: "Gli artefatti Mongoli di natura grafica sono più che scarsissimi - gli unici che ci sono noti sono l'iscrizione su una pietra che presumibilmente risale all'epoca di Genghis-Khan e le lettere dei re Persiani Argoun e Ouldzeitu al re Francese. . . più tardi interpretati da Schmitt nell'opuscolo pubblicato a San Pietroburgo nel 1824. . . Ci sono più manoscritti in Europa in lingua Tartara con lettere Mongole - la traduzione del romanzo Persiano di Bakhtiyar-Name, per esempio. Questo scritti non erano stati identificati a lungo e quindi non avevano un nome; alcuni specialisti degli studi orientali hanno suggerito di usare i nomi Turchi Orientali e Uiguri. . . chiunque conosca gli Uiguri del Turkestan li scambierà per Turchi. . . ma nei tempi passati avrebbero potuto essere una tribù Mongola?" ([759], volume 1, pagine 21-23).

Alla fine cosa vediamo?

1) Il ciclopico Impero Mongolo non ha lasciato dietro di sé documenti scritti, a parte una scritta in pietra, due lettere e un romanzo. Non molto ad ogni modo; inoltre, il romanzo è in realtà nella lingua Tartara - l'unica cosa "Mongola" è il tipo di scrittura usata secondo ciò che ci dicono gli storici.

2) Questi pochi testi sono stati tradotti e decifrati da un'unica persona - un certo Schmitt.

3) i "discendenti dei conquistatori Mongoli" che sono sopravvissuti fino al nostro giorno sono Turchi. Gli storici moderni sono gli unici a sapere con certezza che questi Turchi sono stati Mongoli; gli stessi Turchi hanno un'opinione diversa.

9.2. In che lingua erano scritti i due yarlyk del famoso Khan (decreti, documenti che certificavano i diritti dei principi sui rispettivi domini)?
Chiunque conosca la storia Russa ricorderà che i Khan Mongoli avevano emanato molti decreti noti come yarlyk, e ogni cronaca suggerisce che ce ne devono essere una moltitudine in giro. Questi sono presumibilmente gli autentici documenti scritti del grande Impero Mongolo. Ricordiamo tutto ciò che sappiamo di loro oggi. Si presume che siano sopravvissuti moltissimi documenti dall'epoca del "Grande Giogo Mongolo" in Russia, tutti scritti in Russo, patti tra principi, testamenti, ecc. Si potrebbe pensare che debbano esserci altrettanti testi Mongoli, dato che i decreti emanati in Mongolia provenivano dallo stesso governo dell'Impero e quindi dovevano essere conservati con particolare attenzione. Cosa abbiamo in realtà? due o tre decreti al massimo; scoperti nel XIX secolo in archivi privati di singoli storici e non in archivi di alcun tipo.

Il famoso yarlyk di Tokhtamysh, per esempio, è stato trovato nel 1834 "tra i documenti che erano custoditi nell'Archivio della Corona di Cracovia e successivamente scoperti in possesso di Naruszevic, lo storico polacco" ([759], volume 1, pagine 4-5). Ci vuole sempre uno storico per prendere in prestito dei documenti dall'archivio di stato senza preoccuparsi di restituirli, vero? Il Principe M. A. Obolenskiy ha scritto quanto segue su questo yarlyk: "E '[il decreto di Tokhtamysh - Aut] che ci permette di risolvere la questione [sic!] - Aut.] sulle lettere e la lingua utilizzate nei yarlyk inviati dai Khan ai principi Russi. . . si tratta del secondo decreto di questo tipo noto fino ad oggi" (ibid, pagina 28). Si scopre anche che questo yarlyk è scritto in "strani caratteri Mongoli, in grande quantità; sono del tutto diversi dal yarlyk di TimurKuduk risalente al 1397 che è già stato pubblicato da Hammer" (ibid).

Riassumiamo. Rimangono in vita solo due yarlyk "Mongoli", gli altri datano ad epoche successive. Questi ultimi (emessi dal Khan di Crimea) sono stati scritti in Russo, Tartaro, Italiano, Arabo, ecc. Per quanto riguarda i due yarlyk "Mongoli" (che devono risalire allo stesso tempo, visto come si presume che Tokhtamysh e TimurKuduk siano stati contemporanei), vediamo che sono stati scritti in due testi manifestamente diversi. E 'davvero strano - è molto improbabile che le lettere dell'ipotetica lingua "Mongola" possano essere così drasticamente cambiate in un decennio. Di solito questo processo richiede secoli.

Entrambi i documenti "Mongoli" sono stati trovati in Occidente. Dove sono le loro controparti degli archivi Russi? La domanda è stata posta dal principe Obolenskiy dopo la scoperta del già citato yarlyk: "La fortunata scoperta del testo di Tokhtamysh mi ha spinto ad applicare ogni sforzo alla scoperta di altri yarlyk originali rilasciati dai Khan dell'Orda d'Oro, vincendo così la frustrante censura dei nostri storici e degli studiosi orientali sulla presenza di tali originali nel principale archivio dell'Ufficio degli Esteri di Mosca. Ma ahimè, l'unico risultato di queste ricerche è stata la convinzione ancora più profonda che tutti gli altri originali, forse ancora più interessanti. . . devono essere finito tra le fiamme" (ibid).

Se vogliamo riassumere quanto sopra, presentiamo i seguenti le seguenti domande:

1) Negli archivi ufficiali Russi non c'è traccia di un solo yarlyk Mongolo.

2) I due o tre yarlyk a nostra disposizione sono stati trovati in Occidente in circostanze particolari - in archivi privati di storici e non in archivi, e oltretutto con diversi tipi di scrittura. Questo ci porta a presupporre che abbiamo a che fare con dei falsi, da cui i diversi caratteri – poiché i falsari non hanno sincronizzato le loro azioni.

A proposito, esiste una versione Russa dello yarlyk di Tokhtamysh: "in cui vi sono discrepanze tra lo yarlyk in Tartaro e il relativo decreto in Russo. . . tuttavia, si può anche essere certi che la versione Russa sia nata nella cancelleria di Tokhtamysh" (ibid, pagina 3-4).

E' davvero incredibile che lo "yarlyk Mongolo di Tokhtamysh" sia scritto su carta con lo stesso tipo di filigrana con la "testa di toro", proprio come le copie della Povest Vremennyh Let che gli storici moderni fanno presumere antiche (come dimostrato sopra, è molto probabile che siano state prodotte a Konigsberg intorno al XVII secolo). Ciò significa che lo yarlyk di Tokhtamysh risale alla stessa epoca e potrebbe provenire dallo stesso laboratorio. Ciò spiega perché questo documento è stato trovato nell'archivio privato di Naruszevic e non nella cancelleria dello Stato.

Le pagine dei "yarlyk Mongoli" sono numerate con numeri arabi: "L'inverso della seconda pagina. . . riporta la figura di due, cioè "pagina due" (ibid, pagina 14). Le note sul retro della prima pagina sono in latino e la grafia "deve risalire al XVI o al XVII secolo" (ibid, pagina 10).

La nostra ipotesi è la seguente. Questo "famoso yarlyk Mongolo" è stato scritto nel XVIII secolo. La sua versione Russa potrebbe averla in qualche modo preceduta, ed è servita come originale per il suo "antico prototipo Mongolo".

A differenza di questi due "yarlyk Mongoli" estremamente discutibili, gli autentici yarlyk di Tartaro risalenti all'epoca del Khan di Crimea appaiono completamente diversi (la lettera inviata dal Khan di Crimea Gazi-Girey a Boris Fyodorovich Godunov nel 1588-1589, per esempio). Quest 'ultimo ha un sigillo ufficiale e note formali sul verso ("tradotte nell'anno 7099"), ecc. (cfr. ibid, pagina 46). La missiva è impostata in una scrittura araba standard e facilmente leggibile. Alcune missive del Khan di Crimea erano in italiano - come quella inviato da Mengli-Girey a Sigismondo I, re di Polonia.

D'altro canto, ci sono molti documenti che possono essere datati all'epoca del cosiddetto "Grande Giogo" - tutti in Russo, come le missive dei Gran Principi, Principi ordinari, testamenti e registrazioni ecclesiastiche. Esiste pertanto un "archivio Mongolo"; tuttavia, questo archivio è in Russo - non sorprende, visto che l'impero "Mongolo" è il Grande Impero Russo, la cui lingua ufficiale era ovviamente Russa.

Va notato che tutti questi documenti esistono come copie del XVII-XVIII secolo, con l'introduzione delle correzioni Romanoviane. I veri documenti dell'epoca pre-Romanoviana sono stati scovati e sollecitamente distrutti dagli impiegati che lavoravano per i Romanov. Al giorno d'oggi non ci sono quasi più documenti di questo tipo.

Gli apologeti della versione Milleriana si oppongono alla supposizione che al declino dell'Orda sia seguita la distruzione di tutti i documenti Mongoli, dopo il quale i Mongoli si sono immediatamente trasformati in Turchi e hanno dimenticato le loro origini. In tal caso, occorrerebbe interrogarsi sulle prove dell’esistenza reale del "Grande Giogo" nella forma pretesa dalla versione consensuale. La teoria Romanoviana della conquista "Mongola" è molto grave in quanto a conseguenze; dovrebbe ovviamente basarsi su silide basi di prove scientifiche. Non è così. Questa teoria deve essere stata introdotta per opera degli storici del XVIII secolo. Nessuno aveva conoscenza del "Giogo Mongolo" in precedenza. È improbabile che le poche cronache contenenti questa teoria precedano il XVII-XVIII secolo, qv sopra. Occorrerebbe una documentazione ufficiale come prova di teorie fondamentali come questa, provata, firmata e sigillata, piuttosto che cronache di carattere letterario, facilmente copiate e modificate tendenziosamente. Inoltre, alcune delle tracce scoperte ci raccontano dei tentativi di fabbricazione dei documenti ufficiali.

9.3. Sulla questione delle lettere Russe e Tartare
E' risaputo che le vecchie monete Russe spesso contengono scritte con strani caratteri, che oggi ci sembra molto poco familiari. Queste iscrizioni sono spesso dichiarate "Tartare", con l'implicazione che i principi Russi fossero costretti a scrivere nella lingua dei conquistatori. Nessuno dei ricercatori è in grado di leggere questi scritti "Tartari", e per questo vengono dichiarati privi di significato. La situazione con gli antichi sigilli Russi è la stessa: si trovano scritte non familiari e frasi non identificabili (cfr. [794], pagine 149-150, ad esempio, e le illustrazioni ivi citate).

Fig. 3.22. Le scritte sulla campana di Zvenigorod. Datate al XVI-XVII secolo. Tratto da [808],

Fig. 3.23. Caratteri Russi scoperta in un antico libro. Risale al XVII secolo, e l'alfabeto usato ci colpisce come strano al giorno d'oggi. La tabella per la conversione dei simboli delle lettere in caratteri Cirillici è stata compilata da N. Konstantinov. Tratto a partire da [425],

"Nel 1929 M. N. Speranskiy, un noto linguista Russo, aveva pubblicato una misteriosa iscrizione - nove righe di testo che aveva scoperto sull’ultima pagina di un libro del XVII secolo. Lo scienziato aveva considerato l’iscrizione "ompossibile da decifrare", in quanto contenente lettere Cirilliche con simboli non identificabili" ([425]). Evidentemente, "ci sono segni misteriosi nel codice usato per i documenti diplomatici Russi, così come nell'iscrizione di 425 simboli sulla campana di Zvenigorod, forgiata sotto Aleksey Mikhailovich nel XVII secolo, i crittogrammi di Novgorod del secolo XIV e la scrittura segreta dei Serbi. . . Particolarmente degne di nota sono le combinazioni parallele di misteriosi monogrammi e scrittura Greca sulle monete risalenti ad un'epoca precedente. . . molte di queste iscrizioni sono state trovate tra le rovine delle antiche colonie Greche della regione del Mar Nero. . . Gli scavi hanno dimostrato che in tutti questi centri sono stati utilizzati due scritture, una Greca e l'altra che sfida l'identificazione" ( [425] ). Un buon esempio di questo tipo di scrittura si può vedere nella fig. 3.22 - è la famosa scritta della campana di Zvenigorod; ne discuteremo a lungo nel Chron4, capitolo 13.

Ergo, la lingua "Tartara" in questo caso non è rilevante; In altri testi antichi si possono trovare segni misteriosi accanto ai caratteri Cirillici noti, oltre a quelli del Russo - Greco, Serbo, Cipriano, ecc. Questo alfabeto misterioso spesso dominante proporzionalmente sul testo Cirillico – circa il 77 per cento nell'iscrizione sopra menzionata tratta da un libro del XVII secolo, in cui i caratteri Cirillici sono una minoranza del 23 per cento ([425]). Le vecchie monete e i sigilli Russi hanno un rapporto analogo tra le due scritture.

Il lettore potrebbe pensare che questi caratteri siano un sistema di crittografia di qualche tipo. Gli storici e gli archeologi sono dello stesso parere - i segni non sono Cirillici, quindi dovrebbero essere uno script segreto ( [425] ). Ma come si può usare una scrittura segreta sulle monete? Sarebbero monete molto strane, utilizzate dal grande pubblico, che non ci si può aspettare conosca la scrittura crittografica.

Il fatto più sorprendente è che l'interpretazione di questi "caratteri segreti" spesso si dimostra un compito facile. Per esempio, l'iscrizione nel libro considerata "perfettamente indecifrabile" dal famoso linguista M. N. Speranskiy è stata tradotta da due dilettanti indipendenti ([425]). Entrambi hanno ottenuto lo stesso risultato, il che non sorprende, visto che non c'era un codice usato per questa iscrizione - solo un alfabeto diverso. L'autore scrive quanto segue: "questo libro appartiene al principe Mikhail Fyodorovich Boryatinskiy" ([425]). Cfr. fig. 3.23.

Vediamo che la scrittura Cirillica è stata adottata da Russi, Greci, Serbi, ecc. relativamente di recente, visto che nel XVII secolo era ancora utilizzato un altro alfabeto (sui sigilli e sulle monete, per incisioni sulle campane e persino nelle iscrizioni sui libri).

Così, le misteriose lettere "Tartare" dell'Orda d'Oro trovate sulle monete Russe si rivelano altre versioni di lettere Russe note. Una tabella di corrispondenza per alcune di essei è disponibile in [425]. Per maggiori informazioni si rimanda alla sezione degli allegati intitolata "L'alfabetizzazione Russa prima del XVII secolo".

9.4. Storia dei Mongoli e cronologia della sua creazione
La teoria del "Grande Giogo dei Tartari e dei Mongoli" ha portato a molte false supposizioni. Ci sentiamo quindi costretti a raccontare ai lettori la nascita della "teoria Tartara e Mongola".

La storia dei Mongoli e della conquista Mongola nella sua versione consensuale non è precedente al XVIII secolo ed era ancora in formazione nel XIX-XX secolo.

"Nel 1826 l'Accademia Russa delle scienze si era rivolta agli scienziati Russi e dell'Europa occidentale con l'offerta di una borsa di studio di 100 chervontsi per l'autore di una opera scientifica sulle conseguenze della conquista della Mongola, da realizzare entro tre tre anni. Il lavoro che rispettava la scadenza fu rifiutato ... sei anni dopo il primo fallimento, l'Accademia delle Scienze ha fatto un'altra proposta simile. . . formulando l'obiettivo come "la necessità di scrivere la storia ... della cosiddetta Orda d'Oro. . . utilizzando cronache provenienti dall'Oriente, dall'antica Russia, dalla Polonia, dall'Ungheria ecc.". . . In risposta ha ricevuto una gigantesca opera, scritta da Hammer-Purgstall, un tedesco specialista di studi orientali. L'Accademia si è dichiarata inpossibilitata ad assegnargli un premio. Dopo il secondo "fallimento", l'Accademia cessò le offerte. . . la storiografia stessa dell'Orda d'Oro, [secondo B. Grekov e A. Yakoubovskiy, che ha scritto questo articolo nel 1937 - Aut.] che non era ancora stato scritta, sarebbe stato di grande utilità, e l'incapacità accademica di approfondire abbastanza la questione è di per sé rivelatrice. . . Nessuno specialista Russo in studi orientali ha scritto un'opera completa sulla storia dell'Orda d'Oro fino ad oggi, scientifica o popolare" ([197], pagine 3-5).

L. N. Gumilev ha scritto che "sebbene il problema dell’ascesa e del declino dell’impero di Genghis-Khan sia stato studiato da molti storici, nessuno è riuscito a risolverlo in modo soddisfacente" ([212], pag. 293).

Abbiamo due fonti del XIII secolo sulla storia Mongola che si presumono autentiche, una delle quali è La Storia Segreta dei Mongoli. Tuttavia, gli specialisti di spicco "V. V. Barthold e G. E. Grumm-Grzymajlo sollevano la questione del quanto ci si possa fidare di questa fonte" ([212], pag. 294).

La seconda fonte è il Libro d'Oro; si basa sulle opere raccolte di Rashed ad-Din, lo storico arabo. Comunque, I. Berezin, il primo traduttore Russo di questa opera a metà del XIX secolo, ci dice: "Le tre copie della storia dei Mongoli che avevo a disposizione appartenevano all'Accademia delle scienze di San Pietroburgo, la Biblioteca Pubblica di San Pietroburgo, e la terza copia parziale, una volta, uta al nostro ex inviato in Persia. La migliore di queste copie è quella della Biblioteca pubblica; sfortunatamente, i nomi delle persone sono spesso lasciati senza segni diacritici [utilizzati per le vocalizzazioni - Aut.] e talvolta del tutto assenti" ([724], pagine XII-XIII).

Berezin ammette di essere stato costretto a inserire nomi arbitrariamente, guidato dalla sua "conoscenza" delle vere coordinate cronologiche e geografiche e delle loro epoche ([724], pagina XV).

Anche la storia del successivo periodo storico (l'Orda d'Oro e il suo Khan) contiene molti passaggi poco chiari. V. V. Grigoryev, famoso specialista di studi Mongoli che ha vissuto nel XIX secolo, ha scritto che "la storia dei Khan che avevano governato nell'Orda d'Oro dimostra una strana scarsità di nomi e eventi; nonostante abbiano distrutto i testi letterari più importanti. . . hanno anche cancellato quasi tutte le tracce dell’esistenza dell’Orda. Le città che un tempo fiorivano dominate dai Khan ora giacciono in rovina... per quanto riguarda la famosa Saray, che era stata la capitale nell’Orda - non conosciamo nemmeno le rovine a cui attribuire questo nome" ([202], pagina 3).

Grigoryev ci dice inoltre che "le nostre cronache avrebbero il diritto di contenere indicazioni concrete sull’epoca della fondazione di Saray, ma ancora frustrano le nostre speranze, perché, quando ci raccontano dei Principi e dei loro viaggi all’Orda, non specificano in alcun modo la posizione dell’Orda, semplicemente affermando che "Un tale Principe è andato nell’Orda", o "è tornato dall’Orda" ( 202], pagg. 30-31).

Capitolo 3

9. LA VERA IDENTITÀ DELLA LINGUA MONGOLA

9.1. Quanti testi Mongoli esistono?

Qual è in realtà la lingua Mongola? Ci è stato detto che il gigantesco impero Mongolo non ha lasciato quasi mai fonti scritte in lingua "Mongola" nei secoli della sua esistenza. Questo è quello che O. M. Kovalevskiy, professore dell'Università di Kazan, ha scritto alla fine del XIX secolo: "Gli artefatti Mongoli di natura grafica sono più che scarsissimi - gli unici che ci sono noti sono l'iscrizione su una pietra che presumibilmente risale all'epoca di Genghis-Khan e le lettere dei re Persiani Argoun e Ouldzeitu al re Francese. . . più tardi interpretati da Schmitt nell'opuscolo pubblicato a San Pietroburgo nel 1824. . . Ci sono più manoscritti in Europa in lingua Tartara con lettere Mongole - la traduzione del romanzo Persiano di Bakhtiyar-Name, per esempio. Questo scritti non erano stati identificati a lungo e quindi non avevano un nome; alcuni specialisti degli studi orientali hanno suggerito di usare i nomi Turchi Orientali e Uiguri. . . chiunque conosca gli Uiguri del Turkestan li scambierà per Turchi. . . ma nei tempi passati avrebbero potuto essere una tribù Mongola?" ([759], volume 1, pagine 21-23).

Alla fine cosa vediamo?

1) Il ciclopico Impero Mongolo non ha lasciato dietro di sé documenti scritti, a parte una scritta in pietra, due lettere e un romanzo. Non molto ad ogni modo; inoltre, il romanzo è in realtà nella lingua Tartara - l'unica cosa "Mongola" è il tipo di scrittura usata secondo ciò che ci dicono gli storici.

2) Questi pochi testi sono stati tradotti e decifrati da un'unica persona - un certo Schmitt.

3) i "discendenti dei conquistatori Mongoli" che sono sopravvissuti fino al nostro giorno sono Turchi. Gli storici moderni sono gli unici a sapere con certezza che questi Turchi sono stati Mongoli; gli stessi Turchi hanno un'opinione diversa.

9.2. In che lingua erano scritti i due yarlyk del famoso Khan (decreti, documenti che certificavano i diritti dei principi sui rispettivi domini)?
Chiunque conosca la storia Russa ricorderà che i Khan Mongoli avevano emanato molti decreti noti come yarlyk, e ogni cronaca suggerisce che ce ne devono essere una moltitudine in giro. Questi sono presumibilmente gli autentici documenti scritti del grande Impero Mongolo. Ricordiamo tutto ciò che sappiamo di loro oggi. Si presume che siano sopravvissuti moltissimi documenti dall'epoca del "Grande Giogo Mongolo" in Russia, tutti scritti in Russo, patti tra principi, testamenti, ecc. Si potrebbe pensare che debbano esserci altrettanti testi Mongoli, dato che i decreti emanati in Mongolia provenivano dallo stesso governo dell'Impero e quindi dovevano essere conservati con particolare attenzione. Cosa abbiamo in realtà? due o tre decreti al massimo; scoperti nel XIX secolo in archivi privati di singoli storici e non in archivi di alcun tipo.

Il famoso yarlyk di Tokhtamysh, per esempio, è stato trovato nel 1834 "tra i documenti che erano custoditi nell'Archivio della Corona di Cracovia e successivamente scoperti in possesso di Naruszevic, lo storico polacco" ([759], volume 1, pagine 4-5). Ci vuole sempre uno storico per prendere in prestito dei documenti dall'archivio di stato senza preoccuparsi di restituirli, vero? Il Principe M. A. Obolenskiy ha scritto quanto segue su questo yarlyk: "E '[il decreto di Tokhtamysh - Aut] che ci permette di risolvere la questione [sic!] - Aut.] sulle lettere e la lingua utilizzate nei yarlyk inviati dai Khan ai principi Russi. . . si tratta del secondo decreto di questo tipo noto fino ad oggi" (ibid, pagina 28). Si scopre anche che questo yarlyk è scritto in "strani caratteri Mongoli, in grande quantità; sono del tutto diversi dal yarlyk di TimurKuduk risalente al 1397 che è già stato pubblicato da Hammer" (ibid).

Riassumiamo. Rimangono in vita solo due yarlyk "Mongoli", gli altri datano ad epoche successive. Questi ultimi (emessi dal Khan di Crimea) sono stati scritti in Russo, Tartaro, Italiano, Arabo, ecc. Per quanto riguarda i due yarlyk "Mongoli" (che devono risalire allo stesso tempo, visto come si presume che Tokhtamysh e TimurKuduk siano stati contemporanei), vediamo che sono stati scritti in due testi manifestamente diversi. E 'davvero strano - è molto improbabile che le lettere dell'ipotetica lingua "Mongola" possano essere così drasticamente cambiate in un decennio. Di solito questo processo richiede secoli.

Entrambi i documenti "Mongoli" sono stati trovati in Occidente. Dove sono le loro controparti degli archivi Russi? La domanda è stata posta dal principe Obolenskiy dopo la scoperta del già citato yarlyk: "La fortunata scoperta del testo di Tokhtamysh mi ha spinto ad applicare ogni sforzo alla scoperta di altri yarlyk originali rilasciati dai Khan dell'Orda d'Oro, vincendo così la frustrante censura dei nostri storici e degli studiosi orientali sulla presenza di tali originali nel principale archivio dell'Ufficio degli Esteri di Mosca. Ma ahimè, l'unico risultato di queste ricerche è stata la convinzione ancora più profonda che tutti gli altri originali, forse ancora più interessanti. . . devono essere finito tra le fiamme" (ibid).

Se vogliamo riassumere quanto sopra, presentiamo i seguenti le seguenti domande:

1) Negli archivi ufficiali Russi non c'è traccia di un solo yarlyk Mongolo.

2) I due o tre yarlyk a nostra disposizione sono stati trovati in Occidente in circostanze particolari - in archivi privati di storici e non in archivi, e oltretutto con diversi tipi di scrittura. Questo ci porta a presupporre che abbiamo a che fare con dei falsi, da cui i diversi caratteri – poiché i falsari non hanno sincronizzato le loro azioni.

A proposito, esiste una versione Russa dello yarlyk di Tokhtamysh: "in cui vi sono discrepanze tra lo yarlyk in Tartaro e il relativo decreto in Russo. . . tuttavia, si può anche essere certi che la versione Russa sia nata nella cancelleria di Tokhtamysh" (ibid, pagina 3-4).

E' davvero incredibile che lo "yarlyk Mongolo di Tokhtamysh" sia scritto su carta con lo stesso tipo di filigrana con la "testa di toro", proprio come le copie della Povest Vremennyh Let che gli storici moderni fanno presumere antiche (come dimostrato sopra, è molto probabile che siano state prodotte a Konigsberg intorno al XVII secolo). Ciò significa che lo yarlyk di Tokhtamysh risale alla stessa epoca e potrebbe provenire dallo stesso laboratorio. Ciò spiega perché questo documento è stato trovato nell'archivio privato di Naruszevic e non nella cancelleria dello Stato.

Le pagine dei "yarlyk Mongoli" sono numerate con numeri arabi: "L'inverso della seconda pagina. . . riporta la figura di due, cioè "pagina due" (ibid, pagina 14). Le note sul retro della prima pagina sono in latino e la grafia "deve risalire al XVI o al XVII secolo" (ibid, pagina 10).

La nostra ipotesi è la seguente. Questo "famoso yarlyk Mongolo" è stato scritto nel XVIII secolo. La sua versione Russa potrebbe averla in qualche modo preceduta, ed è servita come originale per il suo "antico prototipo Mongolo".

A differenza di questi due "yarlyk Mongoli" estremamente discutibili, gli autentici yarlyk di Tartaro risalenti all'epoca del Khan di Crimea appaiono completamente diversi (la lettera inviata dal Khan di Crimea Gazi-Girey a Boris Fyodorovich Godunov nel 1588-1589, per esempio). Quest 'ultimo ha un sigillo ufficiale e note formali sul verso ("tradotte nell'anno 7099"), ecc. (cfr. ibid, pagina 46). La missiva è impostata in una scrittura araba standard e facilmente leggibile. Alcune missive del Khan di Crimea erano in italiano - come quella inviato da Mengli-Girey a Sigismondo I, re di Polonia.

D'altro canto, ci sono molti documenti che possono essere datati all'epoca del cosiddetto "Grande Giogo" - tutti in Russo, come le missive dei Gran Principi, Principi ordinari, testamenti e registrazioni ecclesiastiche. Esiste pertanto un "archivio Mongolo"; tuttavia, questo archivio è in Russo - non sorprende, visto che l'impero "Mongolo" è il Grande Impero Russo, la cui lingua ufficiale era ovviamente Russa.

Va notato che tutti questi documenti esistono come copie del XVII-XVIII secolo, con l'introduzione delle correzioni Romanoviane. I veri documenti dell'epoca pre-Romanoviana sono stati scovati e sollecitamente distrutti dagli impiegati che lavoravano per i Romanov. Al giorno d'oggi non ci sono quasi più documenti di questo tipo.

Gli apologeti della versione Milleriana si oppongono alla supposizione che al declino dell'Orda sia seguita la distruzione di tutti i documenti Mongoli, dopo il quale i Mongoli si sono immediatamente trasformati in Turchi e hanno dimenticato le loro origini. In tal caso, occorrerebbe interrogarsi sulle prove dell’esistenza reale del "Grande Giogo" nella forma pretesa dalla versione consensuale. La teoria Romanoviana della conquista "Mongola" è molto grave in quanto a conseguenze; dovrebbe ovviamente basarsi su silide basi di prove scientifiche. Non è così. Questa teoria deve essere stata introdotta per opera degli storici del XVIII secolo. Nessuno aveva conoscenza del "Giogo Mongolo" in precedenza. È improbabile che le poche cronache contenenti questa teoria precedano il XVII-XVIII secolo, qv sopra. Occorrerebbe una documentazione ufficiale come prova di teorie fondamentali come questa, provata, firmata e sigillata, piuttosto che cronache di carattere letterario, facilmente copiate e modificate tendenziosamente. Inoltre, alcune delle tracce scoperte ci raccontano dei tentativi di fabbricazione dei documenti ufficiali.

9.3. Sulla questione delle lettere Russe e Tartare
E' risaputo che le vecchie monete Russe spesso contengono scritte con strani caratteri, che oggi ci sembra molto poco familiari. Queste iscrizioni sono spesso dichiarate "Tartare", con l'implicazione che i principi Russi fossero costretti a scrivere nella lingua dei conquistatori. Nessuno dei ricercatori è in grado di leggere questi scritti "Tartari", e per questo vengono dichiarati privi di significato. La situazione con gli antichi sigilli Russi è la stessa: si trovano scritte non familiari e frasi non identificabili (cfr. [794], pagine 149-150, ad esempio, e le illustrazioni ivi citate).

Fig. 3.22. Le scritte sulla campana di Zvenigorod. Datate al XVI-XVII secolo. Tratto da [808],

Fig. 3.23. Caratteri Russi scoperta in un antico libro. Risale al XVII secolo, e l'alfabeto usato ci colpisce come strano al giorno d'oggi. La tabella per la conversione dei simboli delle lettere in caratteri Cirillici è stata compilata da N. Konstantinov. Tratto a partire da [425],

"Nel 1929 M. N. Speranskiy, un noto linguista Russo, aveva pubblicato una misteriosa iscrizione - nove righe di testo che aveva scoperto sull’ultima pagina di un libro del XVII secolo. Lo scienziato aveva considerato l’iscrizione "ompossibile da decifrare", in quanto contenente lettere Cirilliche con simboli non identificabili" ([425]). Evidentemente, "ci sono segni misteriosi nel codice usato per i documenti diplomatici Russi, così come nell'iscrizione di 425 simboli sulla campana di Zvenigorod, forgiata sotto Aleksey Mikhailovich nel XVII secolo, i crittogrammi di Novgorod del secolo XIV e la scrittura segreta dei Serbi. . . Particolarmente degne di nota sono le combinazioni parallele di misteriosi monogrammi e scrittura Greca sulle monete risalenti ad un'epoca precedente. . . molte di queste iscrizioni sono state trovate tra le rovine delle antiche colonie Greche della regione del Mar Nero. . . Gli scavi hanno dimostrato che in tutti questi centri sono stati utilizzati due scritture, una Greca e l'altra che sfida l'identificazione" ( [425] ). Un buon esempio di questo tipo di scrittura si può vedere nella fig. 3.22 - è la famosa scritta della campana di Zvenigorod; ne discuteremo a lungo nel Chron4, capitolo 13.

Ergo, la lingua "Tartara" in questo caso non è rilevante; In altri testi antichi si possono trovare segni misteriosi accanto ai caratteri Cirillici noti, oltre a quelli del Russo - Greco, Serbo, Cipriano, ecc. Questo alfabeto misterioso spesso dominante proporzionalmente sul testo Cirillico – circa il 77 per cento nell'iscrizione sopra menzionata tratta da un libro del XVII secolo, in cui i caratteri Cirillici sono una minoranza del 23 per cento ([425]). Le vecchie monete e i sigilli Russi hanno un rapporto analogo tra le due scritture.

Il lettore potrebbe pensare che questi caratteri siano un sistema di crittografia di qualche tipo. Gli storici e gli archeologi sono dello stesso parere - i segni non sono Cirillici, quindi dovrebbero essere uno script segreto ( [425] ). Ma come si può usare una scrittura segreta sulle monete? Sarebbero monete molto strane, utilizzate dal grande pubblico, che non ci si può aspettare conosca la scrittura crittografica.

Il fatto più sorprendente è che l'interpretazione di questi "caratteri segreti" spesso si dimostra un compito facile. Per esempio, l'iscrizione nel libro considerata "perfettamente indecifrabile" dal famoso linguista M. N. Speranskiy è stata tradotta da due dilettanti indipendenti ([425]). Entrambi hanno ottenuto lo stesso risultato, il che non sorprende, visto che non c'era un codice usato per questa iscrizione - solo un alfabeto diverso. L'autore scrive quanto segue: "questo libro appartiene al principe Mikhail Fyodorovich Boryatinskiy" ([425]). Cfr. fig. 3.23.

Vediamo che la scrittura Cirillica è stata adottata da Russi, Greci, Serbi, ecc. relativamente di recente, visto che nel XVII secolo era ancora utilizzato un altro alfabeto (sui sigilli e sulle monete, per incisioni sulle campane e persino nelle iscrizioni sui libri).

Così, le misteriose lettere "Tartare" dell'Orda d'Oro trovate sulle monete Russe si rivelano altre versioni di lettere Russe note. Una tabella di corrispondenza per alcune di essei è disponibile in [425]. Per maggiori informazioni si rimanda alla sezione degli allegati intitolata "L'alfabetizzazione Russa prima del XVII secolo".

9.4. Storia dei Mongoli e cronologia della sua creazione
La teoria del "Grande Giogo dei Tartari e dei Mongoli" ha portato a molte false supposizioni. Ci sentiamo quindi costretti a raccontare ai lettori la nascita della "teoria Tartara e Mongola".

La storia dei Mongoli e della conquista Mongola nella sua versione consensuale non è precedente al XVIII secolo ed era ancora in formazione nel XIX-XX secolo.

"Nel 1826 l'Accademia Russa delle scienze si era rivolta agli scienziati Russi e dell'Europa occidentale con l'offerta di una borsa di studio di 100 chervontsi per l'autore di una opera scientifica sulle conseguenze della conquista della Mongola, da realizzare entro tre tre anni. Il lavoro che rispettava la scadenza fu rifiutato ... sei anni dopo il primo fallimento, l'Accademia delle Scienze ha fatto un'altra proposta simile. . . formulando l'obiettivo come "la necessità di scrivere la storia ... della cosiddetta Orda d'Oro. . . utilizzando cronache provenienti dall'Oriente, dall'antica Russia, dalla Polonia, dall'Ungheria ecc.". . . In risposta ha ricevuto una gigantesca opera, scritta da Hammer-Purgstall, un tedesco specialista di studi orientali. L'Accademia si è dichiarata inpossibilitata ad assegnargli un premio. Dopo il secondo "fallimento", l'Accademia cessò le offerte. . . la storiografia stessa dell'Orda d'Oro, [secondo B. Grekov e A. Yakoubovskiy, che ha scritto questo articolo nel 1937 - Aut.] che non era ancora stato scritta, sarebbe stato di grande utilità, e l'incapacità accademica di approfondire abbastanza la questione è di per sé rivelatrice. . . Nessuno specialista Russo in studi orientali ha scritto un'opera completa sulla storia dell'Orda d'Oro fino ad oggi, scientifica o popolare" ([197], pagine 3-5).

L. N. Gumilev ha scritto che "sebbene il problema dell’ascesa e del declino dell’impero di Genghis-Khan sia stato studiato da molti storici, nessuno è riuscito a risolverlo in modo soddisfacente" ([212], pag. 293).

Abbiamo due fonti del XIII secolo sulla storia Mongola che si presumono autentiche, una delle quali è La Storia Segreta dei Mongoli. Tuttavia, gli specialisti di spicco "V. V. Barthold e G. E. Grumm-Grzymajlo sollevano la questione del quanto ci si possa fidare di questa fonte" ([212], pag. 294).

La seconda fonte è il Libro d'Oro; si basa sulle opere raccolte di Rashed ad-Din, lo storico arabo. Comunque, I. Berezin, il primo traduttore Russo di questa opera a metà del XIX secolo, ci dice: "Le tre copie della storia dei Mongoli che avevo a disposizione appartenevano all'Accademia delle scienze di San Pietroburgo, la Biblioteca Pubblica di San Pietroburgo, e la terza copia parziale, una volta, uta al nostro ex inviato in Persia. La migliore di queste copie è quella della Biblioteca pubblica; sfortunatamente, i nomi delle persone sono spesso lasciati senza segni diacritici [utilizzati per le vocalizzazioni - Aut.] e talvolta del tutto assenti" ([724], pagine XII-XIII).

Berezin ammette di essere stato costretto a inserire nomi arbitrariamente, guidato dalla sua "conoscenza" delle vere coordinate cronologiche e geografiche e delle loro epoche ([724], pagina XV).

Anche la storia del successivo periodo storico (l'Orda d'Oro e il suo Khan) contiene molti passaggi poco chiari. V. V. Grigoryev, famoso specialista di studi Mongoli che ha vissuto nel XIX secolo, ha scritto che "la storia dei Khan che avevano governato nell'Orda d'Oro dimostra una strana scarsità di nomi e eventi; nonostante abbiano distrutto i testi letterari più importanti. . . hanno anche cancellato quasi tutte le tracce dell’esistenza dell’Orda. Le città che un tempo fiorivano dominate dai Khan ora giacciono in rovina... per quanto riguarda la famosa Saray, che era stata la capitale nell’Orda - non conosciamo nemmeno le rovine a cui attribuire questo nome" ([202], pagina 3).

Grigoryev ci dice inoltre che "le nostre cronache avrebbero il diritto di contenere indicazioni concrete sull’epoca della fondazione di Saray, ma ancora frustrano le nostre speranze, perché, quando ci raccontano dei Principi e dei loro viaggi all’Orda, non specificano in alcun modo la posizione dell’Orda, semplicemente affermando che "Un tale Principe è andato nell’Orda", o "è tornato dall’Orda" ( 202], pagg. 30-31).

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3 Anni 10 Mesi fa #40979 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
comodo strumento per confrontare i personaggi delle varie epoche storiche ybogdanov.github.io/history-timeline/

Martin Luther portrait, side view, 1525, by Albrecht Altdorfer www.istockphoto.com/it/vettoriale/martin...1148237151-310032982
... "DML" ...
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3 Anni 10 Mesi fa #41010 da demartini315
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Nomit ha scritto: comodo strumento per confrontare i personaggi delle varie epoche storiche ybogdanov.github.io/history-timeline/

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Grazie Nomit mi serviva una robina agile e snella che va avanti per 375 pagine

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3 Anni 10 Mesi fa - 3 Anni 10 Mesi fa #41016 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
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La Storia: Finzione o Scienza?
Cronologia 4
di Anatoli Fomenko

Capitolo 3


10. GOG E MAGOG. PRINCIPE CAPO DI ROSH, MESHECH E TUBAL.

Russia-Orda e Russia di Mosca nelle pagine della Bibbia

Il libro di Ezechiele contiene un passaggio che è ancora considerato molto controverso. La traduzione sinodale della Chiesa ortodossa Russa è la seguente: «Figlio dell'uomo, volgiti verso Gog nel paese di Magòg, principe capo di Mesech e Tubal, e profetizza contro di lui. Annunzierai: Dice il Signore Dio: Eccomi contro di te Gog, principe capo di Mesech e Tubal,. . . quando Gog giungerà nel paese d'Israele (Ezechiele 38:2-3, 38:18 e segg.). Rosh è citato anche nel Libro della Genesi (46, 21), così anche l'Orda (come Ard - cfr Genesis 46, 21). Gog e Magog sono anche menzionati nel Libro della Rivelazione (20, 7).

Fig. 3.25. Una copia tradotta del frammento della Bibbia di Ostrog (Ezechiele 38:2-3) che fa riferimento al Principe Russo di M. I. Grinchouk (MSU) per una migliore leggibilità.

Secondo alcuni cronisti medievali, Gog e Magog erano i nomi dei Goti e dei Mongoli (gli Ungheresi del XIII secolo si erano convinti dell'identità Tartara di queste due nazioni Bibliche, qv in [517], pagina 174). N. M. Karamzin riferisce che alcuni storici hanno usato i nomi Gog e Magog per riferirsi ai Kazari ([362], Annotazione 90 al volume 1). Cosacchi, in altre parole, qv qui sotto.

D'altro canto, i Bizantini medievali erano certi che questo passaggio di Ezechiele si riferisse ai Russi, scrivendo "Principe di Ross" invece di "Rosh" - Leone Diacono, per esempio, descrivendo la campagna del Grande Principe Svyatoslav contro Bisanzio alla fine del presunto X secolo, scrive sui Russi quanto segue: "Molti possono testimoniare il fatto che queste persone sono coraggiose, militarmente potenti, e che attaccano tutte le tribù vicine; il divino Ezechiele li cita quando dice "Qui mando contro Gog e Magog, principe di Ross" ([465], pagina 79). Leone dice "Ross" invece di "Rosh". Lo stesso testo nella celebre Bibbia di Ostrog (qv nei Figg. 3.24 e 3.25) contiene nientemeno la formula "Principe dei Rossi"!

La nostra ricostruzione offre una spiegazione molto semplice.

1) La parola "Rosh" o "Ros" (anche "Rash" e "Ras") è utilizzata per riferirsi alla Russia.

2) I nomi Gog e Magog (così come Mgog, Goog e Mgoog) si applicano alle stesse nazioni dei Russi e dei Tartari che avevano fondato l'impero di Magog (il Grande Impero).

3) Il nome Meshech (MHCH o MSKH) significa Mosokh - personalità leggendaria; secondo molti autori medievali, la città di Mosca ha ricevuto il suo nome proprio dopo questo Mosokh.

4) La parola Tubal (TBL o TVL) è un riferimento alla regione Tobol nella Siberia occidentale, che rimane un importante centro di cultura Cosacco. Lo si incontra anche nella versione autorizzata: "Gog, la terra di Magog, il principe di Meshech e Tubal (Ezechiele 38:2), e anche "O Gog, principe di Meshech e Tubal (Ezechiele 38:3). Gog si chiama "Principe Capo" di Meshech e Tubal, o Tobol - il titolo è identico a quello del Grande Principe!

Non si può non notare la circostanza seguente. Come si vede, il nome di Rosh è assente dalla versione autorizzata della Bibbia pubblicata dalla British and Foreign Bible Society (cfr. traduzione sinodale Russa).

Qual è il problema? Sembra che il traduttore politicamente corretto della Bibbia si sia sentito a disagio per la presenza di questa parola pericolosa nel contesto Biblico. Avendo compreso il suo significato, il nostro interprete ha deciso di lasciar fuori i "Russi" dal testo canonico della Bibbia in modo da evitare che i pii Bretannici del XIX secolo ponessero domande indesiderate sulle attività dei Russi molto tempo prima di Cristo.

Ricordiamo che, nonostante la lodevole vigilanza sul nome di Rosh, il traduttore ha lasciato l’altrettanto pericolosa parola Tubal nel testo, cosa che non sorprende affatto - i traduttori del XIX secolo non sapevano nulla della Siberia Russa. Diversamente, questo nome non avrebbe mai superato la loro censura.

È tuttavia possibile che il T-Bal biblico faccia riferimento a T-BAL, o T utilizzato come articolo definito prima del termine Bal, o "bianco" (Babilonia) - forse un riferimento alla Russia Bianca, o a Bielorussia; il nome Baltic deve avere la stessa radice.

Il passo tratto dal libro di Diacono che abbiamo citato in precedenza (dove usa il termine "Ross" invece di "Rosh" fa infuriare i commentatori moderni; scrivono quanto segue: "la parola Rosh è inserita nel testo a causa dell'errore contenuto nella traduzione Greca; tuttavia, i Bizantini l'hanno sempre interpretato come il nome di una nazione, e l'avevano usato per riferirsi a un certo numero di popoli barbarici del quinto secolo e seguenti... quando i Ross hanno fatto la loro comparsa nella storia nel IX secolo, la mentalità escatologica dei Bizantini li ha immediatamente collegati al Biblico "Rosh"... La prima volta che vediamo il testo di Ezechiele applicato ai Russi è nell’agiografia di Vassily Novy: "Verrà una nazione barbara, con il nome di Ros, Og e Mog" (Il Nuovo Basilio, pagg. 88-89) ... Anche il testo Biblico viene in questo caso distorto, così come nell'opera di Leone Diacono. . . così è stata coniata la parola Russia (Rossiya). Per quanto riguarda Gog e Magog, sono stati chiamati nazioni nel Libro delle Rivelazioni (20:7-8). Da Eusebio sono associati a tribù ostili. L'opinione più diffusa li aveva identificati come Sciti, che davano più validità al parallelo scolastico con la Russia" ( [465], pagine 21 1-212).

Il passaggio della Bibbia Slava di Ostrog citato in precedenza, dove questo riferimento è più che esplicito ("Principe dei Rossi", o Principe Russo) non è mai menzionato dagli storici - è molto improbabile che non abbiano nulla da dire al riguardo.

Il nome Magog è stato usato anche nella forma Mog, o Mogol, che è anche il nome usato dai primi adepti della scienza storica per i Mongoli. Questa è un'altra indicazione che il termine veniva usato per lo Stato Russo (Ross), conosciuto anche come l'Impero dei Mongoli e dei Tartari e Megalion (Il Grande). Cfr. le parole Russe mog, moshch ecc. ("potenza" e suoi derivati), come sopra indicato.

evidentemente, la famosa Assiria (descritta anche nella Bibbia), o Siria (Ashur), è identificata anche come Russia (Orda) in diverse cronache. Le letture non vocalizzate (Aramaiche o Arabe) trasformano la Siria in Ross, e Assiria (o Ashur) in Russia.

L'identificazione Russa dell'Assira biblica era stata ricordata anche nel XVIII secolo, durante le guerre tra Svezia e Russia. Peter Englund, uno storico Svedese moderno che aveva studiato gli antichi documenti Svedesi del XVIII secolo e li ha utilizzati come base per il suo libro “Poltava. Come è morto un esercito” ([987:1]), riporta quanto segue: I preti come Westerman erano stati costretti a proclamare da ogni pulpito e in ogni campo di battaglia che gli Svedesi erano la nazione scelta e lo strumento del Signore che li sosteneva. Non si trattava di una semplice manovra tesa a impressionare la gente; lo stesso Re era certo che questa fosse la verità. Allo stesso modo dei figli di Israele, i guerrieri Svedesi erano stati mandati sulla terra per punire gli eretici e i peccatori.. Bizzarri trucchi con le parole sono stati citati come prova; uno dei sacerdoti si è rivolto a uno squadrone dicendo che gli Svedesi erano gli Israeliti del loro tempo, dal momento che se si leggesse al contrario Assur (Assiria, o il nemico di Israele), si otterrebbe.. Russa!" ([987:1]), pagine 19-20.

Gli storici moderni commentano questa antica testimonianza in modo ironico, qv nell'articolo di Azarov intitolato "La battaglia di Poltava agli occhi degli Svedesi", Literaturnaya Rossiya, 11.07.1997, n. 28 (1796), pag. 14. Al giorno d'oggi i commentatori trattano queste notizie come aneddoti che ci raccontano dell'orrenda ignoranza scolastica degli Svedesi, con un uso gratuito di punti di sospensione e punti esclamativi.

Peter Englund ci assicura che i riferimenti Assiri sono il risultato dei "giochi di parole" del sacerdote - tuttavia, è possibile che le truppe Svedesi abbiano resuscitato un vecchio slogan della Riforma del XVI secolo, che si rifà alla frase "Distruggiamo gli Assiri!", perché il ricordo dell'Assiria Biblica come Russia doveva essere ancora fresco nell'Europa Occidentale. Riteniamo improbabile che i sacerdoti Svedesi impartissero lezioni linguistiche ai soldati che stavano per combattere e forse morire. È stato più tardi che gli storici del XVIII-XIX secolo hanno iniziato ad attribuire le proprie teorie linguistiche ai personaggi del XVIII secolo per giustificare la cronologia Scaligeriana appena falsificata.

A proposito, la parola finlandese suuri significa anche "grande" - è quindi possibile che il Grande Impero avesse avuto diversi nomi "esterni": Il Grande = Megalion = Mongolia, così come Suuri = Assur = Assiria.

Torniamo a quello che dicevamo all'inizio di questa sezione e chiediamoci la data in cui il libro Biblico di Ezechiele è stato creato - potrebbe essere stata un'epoca precedente alla nuova era di un paio di secoli, come la storia Scaligeriana cerca di convincerci? Come si è già capito, le parole di Leone Diacono implicano che non avrebbe potuto essere stato scritto prima dell'XI secolo della nuova era. Altrimenti bisognerebbe ammettere che la questione dell'invasione Russa dal Nord fosse discussa con grande interesse diversi secoli prima di Cristo.

11. La vera posizione della Grande Novgorod

11.1. Cosa sappiamo della città di Novgorod (La Grande)

La Grande Novgorod ha svolto un ruolo importante nella storia della Russia di Kiev, come della Russia nel periodo Vladimir Suzdal. Molti rinomati Gran Principi sono nati a Novgorod. Per motivi di convenienza, per il momento utilizzeremo la formula "Novgorod storica" o "Novgorod delle cronache" per evitare per il momento una localizzazione geografica esplicita; il fatto è che la città identificata come sua discendente oggi, Novgorod sul Volkhov, è molto improbabile che abbia nulla a che fare con il suo storico nome. La chiameremo quindi "Novgorod-sul-Volkhov", o "Novgorod moderna", qui di seguito tratteremo delle sue origini.

Fig. 3.26-3.27. La nostra ricostruzione della geografia della Russia nel Medioevo. La Grande Novgorod come descritta nelle cronache identificata come la Russia di Vladimir e Suzdal col suo centro a Yaroslavl sul Volga. Era nota come "Corte di Yaroslav" di Novgorod the Great. Le frecce indicano i trasferimenti della capitale Russa nel XVI secolo.

Ryurik, il primo Gran Principe della Russia, è presumibilmente originario di Novgorod. Pertanto, la dinastia dominante proviene da Novgorod; personaggi come Vladimir il Santo, Yaroslav il Grande, Yaroslav Vsevolodovich, Alessandro Nevskiy, ecc. hanno tutti preso il titolo di "Gran Principe di Novgorod", mentre i Principi di Mosca hanno conservato il titolo di "Gran Principe di Novgorod e Vladimir" fino al secolo XVI. L'arcivescovo della Novgorod storica occupava una posizione particolare nella gerarchia ecclesiastica Russa - era l'unico ad indossare una cappa bianca (ancora indossata dai patriarchi Russi) fino alla metà del secolo XVI; a partire dal XVII secolo, tuttavia, non c’è alcun arcivescovo a Novgorod-sul-Volkhov.

La storica, o Novgorod delle cronache, occupa la posizione della vecchia capitale Russa nella storia Russa del XVII secolo. In primo luogo, era nota come centro commerciale e un importante porto fluviale. La Russia commerciava con con l'Europa attraverso La Grande Novgorod, che si trovava all'incrocio di importanti rotte commerciali. Tuttavia, gli scavi in atto da molti anni nella moderna Novgorod dimostrano chiaramente che Novgorod-sul-Volkhov non è mai stata un importante centro commerciale. Ci si chiede quale potesse essere la natura delle rotte commerciali che si sono intersecate qui. Sarebbe difficile trovare un'altra città la cui ubicazione sia altrettanto scomoda per il commercio; essa è lontana da ogni via commerciale medievale nota e la sua posizione geografica era senza speranza dal punto di vista commerciale.

La veče di Novgorod, o l'assemblea, è piuttosto famosa nella storia. Si riuniva nella cosiddetta Corte di Yaroslav a Novgorod. Le cronache di Novgorod ci raccontano di persone di Novgorod che prendono decisioni "riunendo una veče presso presso la Corte di Yaroslav" ([8], volume 1; anche [759], pag. 59). Nel secolo XVI Ivan il Terribile era rimasto alla Corte di Yaroslav durante la sua visita a Novgorod ([775], pag. 474). Gli storici ritengono che Ivan abbia anche pensato di trasferire la capitale a Novgorod. Stranamente, gli storici moderni non sono ancora riusciti a trovare nemmeno una traccia di questo famoso luogo nella moderna Novgorod. Grandi Principi avevano visitato Novgorod costantemente, nella Russia di Kiev e in quella di Vladimir-Suzdal. È noto che la città era collegata a Mosca da "La Grande Strada" ([776], pag. 13). Proviamo a considerare la possibile ubicazione di questa strada, supponendo che la Novgorod delle cronache sia la città sul fiume Volkhov. È ancora circondata da paludi e da un terreno impraticabile, qv nelle mappe della Russia Europea presentate nelle Figg. 3.26 e 3.27.

Nel 1259, per esempio, i fratelli Vasilkovich celebrarono l'arrivo di Alessandro Nevskiy a Rostov in viaggio da Novgorod a Vladimir (CCRC, volume 1, pagine 203 e 226); anche volume 15, pagina 401). "In strada" significa che Rostov si trova tra Novgorod e Vladimir. Niente di strano, parrebbe, a dispetto del fatto che Alessandro abbia dovuto fare una deviazione, piuttosto notevole, a giudicare dalla carta.

Tuttavia, apprendiamo anche che il Grande Principe Vassily Vassilyevich era stato sconfitto dal Principe Youri sotto Rostov nel 1434, fuggendo poi nella Grande Novgorod, e continuando la fuga verso Kostroma e Nizhniy Novgorod (Bassa Novgorod) - vedi [36], pagina 85. Poco dopo (lo stesso anno), il principe Vassily Yourievich "Kossoi" ("Lo Strabico") aveva "viaggiato [da Mosca – Aut.] verso La Grande Novgorod, e quindi per Kostroma, iniziando a radunare le sue truppe" ([36], pagina 85).

Scopriamo quindi che La Grande Novgorod si trovava tra Mosca e Kostroma, e anche tra Kostroma e Rostov. Un’ occhiata alla mappa ci dice che chiunque decidesse di andare da Mosca a Kostroma attraverso la moderna Novgorod sarebbe oggi considerato a dir poco eccentrico. Gli storici stanno cercando di convincerci che il principe Vassily Vassilyevich, sconfitto nei pressi di Rostov, avesse coperto 500 chilometri di paludi da Rostov a Novgorod, e poi fossse tornato indietro, sempre attraverso le paludi, per raggiungere al più presto Kostroma.

Può darsi che abbia visitato Novgorod per circostanze particolari - ma come possiamo spiegare che qualche mese dopo il suo nemico prende la stessa assurda strada per andare da Mosca a Kostroma il più presto possibile? Anche oggi, la distanza tra Mosca e Novgorod-sul-Volkhov sarebbe impossibile da coprire senza la ferrovia e l'autostrada che li collega. C'è una strada di 120 chilometri tra Rostov e Kostroma, abbastanza consistente anche nel Medioevo. Un'altra via medievale famosa collega Mosca e Kostroma; la sua lunghezza è pari a circa 270 km. Lungo il tragitto ci sono diverse città conosciute: Sergiev Posad, Pereyaslavl Zalesskiy, Rostov e Yaroslavl. La distanza tra Mosca e Novgorod-sul-Volkhov è pari a circa 500 chilometri, la maggior parte del terreno è costituito da paludi. Nel Medioevo non esistevano strade moderne riempite di terra con una superficie dura; quindi, il principe che scappa fa una gigantesca deviazione attraverso le paludi settentrionali (mille chilometri, non meno), e poi fa la ste4ssa cosa tornando indietro, invece di usare una strada decente. Non sarebbe stato più facile raggiungere Kostroma direttamente da Mosca via Yaroslavl?

Tutto ciò rende ovviamente molto sospetto il fatto che sia corretto identificare la storica Grande Novgorod come la moderna città sul fiume Volkhov, che chiaramente non soddisfa le condizioni specificate nelle antiche cronache.

11.2. La nostra ipotesi su Yaroslavl come la storica Grande Novgorod

11.2.1. Perché l'identificazione tradizionale della vecchia capitale Russa (La Grande Novgorod) come la moderna città di Novgorod sul Volkhov è considerata dubbia

Una volta identificata la città storica Grande Novgorod come Yaroslavl e non Novgorod-sul-Volkhov, elimineremo una delle più grandi contraddizioni della storia Russa. Si presume che i Grandi Principi di Kiev, Vladimir e Mosca si siano recati costantemente a Novgorod e che il Grande Principato di Kiev e poi Mosca sia stato costantemente in contatto con Novgorod.

Si presume così l'esistenza di strade e antiche città tra Mosca e la Novgorod delle cronache.

Tuttavia, non è così; Novgorod-sul-Volkhov è una città completamente isolata. Non esistono vecchi centri storici né nella direzione di Mosca (distante circa 500 km) né di Kiev (distante più di 1000 km). C'è un gran numero di antichi monasteri a Novgorod-sul-Volkhov, il che non sorprende affatto - i monasteri sono stati spesso costruiti in luoghi remoti e desolati, e la città moderna di Novgorod era esattamente questo nei giorni andati, un luogo remoto e desolato. Le città Russe storicamente più vicine (tranne Pskov) sono Vologda, Yaroslavl e Tver; tuttavia, sono tutti distanti almeno 500 chilometri.

Gli storici considerano Novgorod uno dei più importanti centri commerciali del Medioevo attivo prima della fondazione di San Pietroburgo, ma non ci dicono nulla del porto marittimo che utilizzava per commerciare con l'Europa. Yaroslavl, per esempio, era situata al crocevia della Dvina settentrionale e della Volga, entrambe vie navigabili, e commerciava con l'Europa attraverso Archangelsk e Kholmogory, mentre Pskov aveva scambi via Ivangorod e Narva. E la Novgorod moderna sul fiume Volkhov?

11.2.2. Yaroslavl come antico centro commerciale.

La fiera di Molozhskaya

Yaroslavl è il più grande centro commerciale del Volga. "La posizione di Yaroslavl, collocata tra Mosca e il Mar Bianco, e proprio accanto alla rotta del Volga. Nella seconda parte del XVI secolo, c'era stata una residenza di delegati Inglesi per il commercio in città, e molti beni esteri venivano comprati e venduti... Yaroslavl svolgeva un ruolo importante nel commercio estero Russo, e i suoi grandi magazzini avevano reso la città un centro commerciale di importanza capitale. . . All'inizio del XVIII secolo la rotta commerciale primaria fu spostata a San Pietroburgo da Archangelsk, e Yaroslavl ha cessato di rivestire importanza in materia di commercio estero… tuttavia, essa è rimasta un importante centro commerciale nazionale" ([994], pagg. 16, 17 e 24). Un intero capitolo del libro ([94]) che tratta della storia di Yaroslavl nel XVII secolo è intitolato "Il terzo più importante centro commerciale del paese".

Secondo N. M. Karamzin, il periodo do vivace commercio con i Tedeschi era iniziato con Ivan Kalita. Gli storici ritengono che la figura chiave di questo commercio sia stata la città moderna nota come Novgorod, affermando che "Novgorod era stata alleata della Lega Anseatica e aveva inviato i prodotti Tedeschi a Mosca e in altre regioni del paese". Ci si chiede come e dove Novgorod abbia acquistato i prodotti Tedeschi prima di inviarli a Mosca. Evidentemente, Karamzin si riferisce al fatto che il mercato principale del paese si trovava nei pressi di Yaroslavl, sull’estuario del Mologa ([362], volume 4, pag. 149).

Il Diacono Timofei Kamenevich-Rvovskiy, storico del XVII secolo, scrive quanto segue nel suo saggio intitolato “Sulle antichità Russe”: "Nella foce del glorioso fiume Mologa ci sono state grandi fiere fin da tempi immemorabili, anche prima del grande e terribile re Vasiliyevich Tyomniy ["Il cieco"]

. . . Molti commercianti stranieri venivano a commerciare - da Germania, Polonia, Lituania, Grecia e Roma, come anche dalla Persia e altre terre, a quanto si dice -" ([362], volume 4, commento 323).

Si apprende anche che la quantità di navi raccolte nell'estuario del Mologa era così grande che le persone potevano attraversare l'estuario, e anche il fiume Volga stesso, addirittura, senza un ponte, spostandosi da una nave all'altra. Il mercato si trovava nel campo di Molozhskiy: "grande e bella, sette per sette verste (1 versta = 1066,52 metri). Il Tesoro del Gran Principe raccoglieva 180 e più pood d’argento [ 1 pood = 16,38 kg - Transl.] solo in tasse" ([362], Volume 4, pag. 323). Il famoso antico mercato Russo deve essere stato qui fino al secolo XVI, se la sua memoria era così fresca e vivida nel XVII secolo. Questa dev'essere stata la famosa "fiera di Novgorod", da cui i beni sarebbero arrivati in tutte le altre città Russe.

Il Diacono Timofei prosegue riportando la frammentazione dell'enorme mercato storico in diversi mercati più piccoli – vale a dire, la famosa Fiera di Yaroslav (Yaroslavskaya) ha dato vita alle successive più importanti fiere del secolo XVI, conosciute come Arkhangelskaya, Svinskaya, Zheltovodskaya (alias Makaryevskaya), nei pressi di Nizhniy Novgorod , da prendere debitamente in considerazione), Yekhonskaya, Tikhvinskaya di Novgorod (!), ecc.

Pertanto, la Fiera di Yaroslavl non è stata solo la prima e la più importante; può anche essere considerata la progenitrice di tutte le fiere e i mercati Russi, compresa la fiera di Tikhvinskaya nei pressi di Novgorod-sul-Volkhov - una mera scheggia della più antica e più grande fiera Russa di Yaroslavl.

11.2.3. Novgofod e Holmgrad
È risaputo che gli Scandinavi che avevano commerciato con la Novgorod delle cronache la chiamavano Holmgrad (qv in [758], per esempio). Questo nome si associa istantaneamente a Kholmogory, nei pressi di Archangelsk. Le vecchie fonti fanno riferimento specificamente a Kholmogory e non a Archangelsk come un vecchio porto sul Mar Bianco, il punto iniziale della famosa rotta commerciale della Dvina Settentrionale, che aveva mantenuto la sua importanza per il commercio fino alla fondazione di San Pietroburgo. Yaroslavl si trovava all'incrocio tra la Dvina Settentrionale e le rotte commerciali del Volga; pertanto, i commercianti che commerciavano attraverso il porto di Kholmogory provenivano da Yaroslavl, qv sopra nella sezione 11.2.2. Ricordate che la rotta commerciale nord della Dvina che conduceva dal Mar Bianco a Vladimir, Suzdal e Mosca passava attraverso Arkhangelsk (Kholmogory), poi Velikiy Oustyug e Vologda, avvicinandosi al Volga proprio accanto a Yaroslavl; la grande fiera era proprio qui, sull'estuario del Mologa. Pertanto, gli Scandinavi associavano i commercianti Russi al nome Kholmogory, che era il porto marittimo più vicino sulla strada per Yaroslavl. Per quanto riguarda Novgorod-sul-Volkhov, è fuori da tutte le possibili vie di scambio e nel Medioevo non avrebbe potuto commerciare con nessuno.

11.2.4. La corte di Yaroslav come corte di un Gran Principe

Non c’è bisogno di cercare troppo a lungo per trovare la corte di Yaroslav a Yaroslavl - è evidentemente il famoso Cremlino di Yaroslavl. A proposito, gli storici moderni sono dell'opinione che il termine "Cremlino", utilizzato da tutti, compresi gli abitanti di Yaroslavl, sia "sbagliato", e che si debba chiamarlo "monastero", dal momento che "nessun principe ne ha mai occupato i locali" - questo è ciò che insegnano nelle scuole di Yaroslavl di oggi. Dobbiamo notare che il Cremlino di Yaroslavl è fatto di pietra bianca, proprio come si suppone lo sia stato la sua controparte a Mosca. La parola "corte" veniva evidentemente utilizzata per riferirsi alla corte del principe, o Cremlino.

11.2.5. Come Nizhniy Novgorod ha ricevuto il suo nome
Una volta che restituiamo il vero nome di Grande Novgorod a Yaroslavl, capiamo immediatamente perché Nizhniy Novgorod si chiama "Nizhniy", o "Bassa" - si trova effettivamente più in basso rispetto al Volga che a Yaroslavl, qv sulla mappa.

11.2.6. La regione di Yaroslavl come dominio del Gran Principe
La consueta pratica dinastica medievale faceva sì che le vecchie capitali divenissero residenze dei secondi figli dei governanti. In effetti, Sigismund Herberstein scrisse nel XVI secolo che "la città e la fortezza di Yaroslavl sulle rive del Volga si trovano a 12 miglia da Rostov, proprio lungo la strada per Mosca. Come per Rostov. . . anche questo territorio era di proprietà ereditaria dei due figli (o fratelli) dei governanti" ([161], pag. 154). Questa è un'altra prova indiretta che Yaroslavl era la vecchia capitale dello Stato. In effetti, si sa che prima del secolo XVI, sotto Ivan Kalita e i suoi successori, l'intera regione di Yaroslavl, Rostov e Kostroma non era di proprietà ereditaria, ma piuttosto considerata dominio del Gran Principe, o area della capitale. Apparteneva al Gran Principe regnante. Quando N. M. Karamzin ci racconta del testamento di Ivan Kalita, fa notare che "non c’è una sola parola né su Vladimir, Kostroma, Pereyaslavl né su qualsiasi altra città che appartenesse a chiunque fosse stato chiamato Gran Principe" ([362], Volume 4, Capitolo 9, pagina 151). Le città nominate da Karamzin delineano la regione di Yaroslavl e Rostov. Ivan III aveva già menzionato Yaroslavl come suo dominio ([759], pag. 62). Poi questa regione è diventata dominio dei due figli del sovrano, poiché la capitale era stata trasferita a Mosca. Non dimenticate che, secondo la nostra ipotesi, Mosca è diventata capitale solo nel XVI secolo.

11.2.7. "Gospodin Velikiy Novgorod" ("Signore Grande Novgorod") come agglomerato di città nella regione di Yaroslavl
La nostra ipotesi è la seguente. Il termine "Signore Grande Novgorod", o "Gospodin Velikiy Novgorod" era utilizzato per riferirsi a un intero agglomerato urbano e non solo a Yaroslavl - la regione in questione era stata una grande preminenza fino al trasferimento della capitale a Mosca; quest 'ultimo è avvenuto, secondo la nostra ipotesi nel secolo XVI.

Il Grande Principato, o l'agglomerato di città che avevano costituito la capitale Russa tra Ivan Kalita (Caliph) e Ivan III, era costituito dalle seguenti città e dai loro dintorni: Yaroslavl, Rostov, Kostroma, Pereyaslavl, Mologa, Vladimir e Suzdal ([362], volume 4, capitolo 9, pagina 15; anche [362], volume 5, capitolo 1, pagina 21).

È noto che fonti Scandinave chiamavano La Grande Novgorod "terra delle città" ( [523], pag. 47), in altre parole la consideravano un agglomerato di città; per una discussione più approfondita sulla questione, consultare Chron5. Fonti Russe ci raccontano anche di “end” indipendenti di Novgorod, che talvolta si sono scontrate tra di loro. Tutti questi “end” erano indipendenti l'uno dall'altro, e ognuno aveva un leader e un sigillo proprio. L'intera regione di Novgorod era condivisa tra di loro; occorre inoltre notare che tutti i documenti ufficiali di Novgorod erano muniti di più sigilli, uno per ogni “end” - ce ne sono otto su uno dei più vecchi editti di Novgorod ([8], volume 1; anche [759], pag. 59). I rappresentanti degli “end” interessati si riunivano per discutere e risolvere questioni importanti; questi incontri erano conosciuti come veche, e ce n’erano almeno due – quello alla "Corte di Yaroslav" di cui sopra, qv, e quello della "Veche di Sophia". Si presume che il primo sia stato il più importante. A quanto pare, i rappresentanti di tutte le città che erano state parte del dominio del Gran Principe si riunivano a Yaroslavl ed emettevano editti dalla città "Signore Grande Novgorod".

La "Veche di Sophia" deve aver avuto luogo a Vologda, che si trova vicino a Yaroslavl. La gigantesca cattedrale di Sophia esiste ancora a Vologda ([85]). Essa è datata dal XVI secolo e deve essere la famosa cattedrale di Sofia della Grande Novgorod. E' molto probabile che sia stata ricostruita nel XVII secolo.

11.2.8. La famosa icona di Novgorod e l'icona di Yaroslavl
La famosa icona Russa chiamata "Il Segno Donato alla Nostra Signora di Novgorod" è di solito associata alla storica Grande Novgorod. È una rappresentazione molto caratteristica di Nostra Signora con le mani alzate, con un cerchio sul petto. Vediamo Gesù bambino nel cerchio; anche le sue mani sono alzate verso l'alto. La disposizione di entrambi i personaggi è diversa da tutte le altre icone. Si scopre che c'è un'altra versione di questa icona, a tutta lunghezza, l'Icona di Yaroslavl, conosciuta anche come "Nostra Signora della Grande Panhagia", qv nella fig. 3.28, [142], pag. 11 e anche [255]. Non c'è un nome sull'icona vera e propria: il nome deve essere un'invenzione successiva, perché le fonti ecclesiastiche non ci dicono nulla del genere. Questa deve essere una versione della stessa icona del "Segno", che era venerata in Russia - c'è stata anche una speciale festa ecclesiastica in suo onore. L'ovvia relazione tra le due icone ha portato all'introduzione di un nome diverso, altrimenti la cronaca di Novgorod sarebbe stata misteriosamente associata a Yaroslavl.

La famosa Scuola d’arte storica della Grande Novgorod è molto vicina a quella di Mosca, il che è perfettamente naturale e spiegabile con la vicinanza geografica delle due città. La Novgorod moderna sulla Volkhov è a una grande distanza da Mosca, ma piuttosto vicina a Pskov. Lo stile dell'iconografia prevalente a Pskov è notevolmente diverso dal precedente; non bisogna stupirsi del fatto che le antiche chiese di Novgorod-sul-Volkhov siano decorate in stile Pskov e non assomigliino a quelle della Grande Novgorod e Mosca. Novgorod-sul-Volkhov era una città satellite di Pskov; vediamo altre indicazioni che ci indicano che la storica Grande Novgorod non ha nulla in comune con la città moderna di Novgorod-sul-Volkhov; inoltre occorre tener conto della distanza tra le due.
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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

Capitolo 3


12. LA FALSIFICAZIONE DELLA STORIA E DELL'ARCHEOLOGIA DI NOVGOROD-SUL-VOLKHOV

12.1. La vera cronologia implicita nella "sezioni di livello" del manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov

Le informazioni raccolte nella presente sezione si basano sulle osservazioni relative alla dendrocronologia di Novgorod effettuate da Y. A. Yeliseyev.

Ci è stato detto che Novgorod-sul-Volkhov, che gli storici identificano come la Grande Novgorod descritta nelle cronache, possiede un unico mezzo di datazione assoluta – i diversi strati dei manto stradale di Novgorod presumibilmente antichi. Tutti gli oggetti che si trovano in questi strati sono fiduciosamente datati dagli storici e dagli archeologi moderni con un tasso di precisione di 10-15 anni ([993]); inoltre, le date in questione sono presentate come indipendenti dalla storia Russa consensuale secondo Scaligero e Miller. La dendrocronologia di Novgorod-sul-Volkhov è considerata la prova indipendente della versione Romanoviana della storia Russa. Nella fig. 3.29 presentiamo la fotografia di uno scavo con tutti i 28 strati di vecchio manto stradale visibili di Novgorod; sono in ottime condizioni. Pertanto, 28 è il numero massimo di strati di pavimentazione presenti nella città ([993], pagina 16). L’ accademico V. L. Yanin ci racconta che "nei 550 anni trascorsi della formazione di questo antico strato di resti. . . vediamo. . . 28 strati di pavimentazione - un gigantesco cumulo di pini in condizioni eccellenti" ([993], pag. 16). V. L. Yanin scrive inoltre che "i tronchi di [presumibilmente - Aut.] 800 anni... possono ancora essere utilizzati a fini di costruzione" ([993], pag. 15).

Fig. 3.28. L'icona di Yaroslavl conosciuta come "Nostra Signora di Yaroslavl, la Grande Panhagia" o "l’Horanta di Yaroslavl". Dalla Cattedrale di Spaso-Preobrazhenskiy del Monastero Spasskiy, negli anni 1320 ([142], pag. 11). La città di Yaroslavl. Tratto da [142], pagina 11.

Figura 3.29. Fotografia di uno scavo in cui si possono vedere tutti i 28 strati delle vecchie pavimentazioni stradali di "Novgorod" Volkhov. Tratto da [993], pagina 21.

Fig. 3.30. Documento #109 su corteccia di betulla di Novgorod-sul-Volkhov. Arbitrariamente risalente al presunto XII secolo; in realtà, i documenti risalgono al secolo XVI-XVII. Sottolineiamo l'utilizzo dei due punti nella punteggiatura. Tratto da [993], pagina 172.

Perché Yanin si riferisce a 550 anni prima? La questione è che gli intervalli di tempo tra gli strati di pavimentazione possono essere stimati confrontando la distribuzione annuale della larghezza dell'anello. Il concetto è sufficientemente semplice e chiaro. Non abbiamo controllato l'applicazione pratica di questo metodo - tuttavia, anche supponendo che questa stima sia corretta, ci si trova immediatamente di fronte al seguente problema.

Le strade di Novgorod-sul-Volkhov devono essere state pavimentate con legno fino al XX secolo con l'introduzione dell'asfalto; non si vede perché gli abitanti della città dovessero smettere di utilizzare questo sistema per trovarsi a sguazzare nel fango. I manto stradale di Novgorod è fatto di tipici tronchi che erano un elemento sine qua non della vita umana nelle zone paludose. Ciò ci offre un’ottima occasione per stimare la data delle fondazioni della moderna Novgorod. Una sottrazione di 550 anni da una data arbitraria del XX secolo come il 1940 ci lascerà approssimativamente al 1400.

Come può essere vero? Consideriamo la questione dal punto di vista di uno storico Scaligeriano, che insiste sulle fondazione della Novgorod delle cronache nel X secolo d.C., e sull'identificazione della città come la moderna Novgorod-sul-Volkhov (e non la Yaroslavl sul Volga che implica la nostra ricostruzione). L'implicazione è che la costruzione delle strade di tronchi dovrebbe coincidere da queste parti con la fondazione di un qualsiasi tipo di insediamento; anche gli storici sono d'accordo. La condizione ideale dello strato più basso fa sì che sia il primo; se ci fossero stati quelli precedenti e se si fossero decomposti completamente, lo strato più basso sarebbe stato semidecomposto. Non vediamo niente del genere. Pertanto, gli strati presenti ci dicono che il primo insediamento di queste paludi deve essere datato al XV secolo e non al X.

I "dendrocronologi" guidati dall’Accademico V. L. Yanin suggeriscono di spostare la cronologia di Novgorod indietro di 500 anni, e sostengono che tutti gli strati del manto stradale devono essere datati all'epoca del XV secolo ([993], pagina 16). Cito da V.L. Yanin:

Così, la formazione del più antico manto stradale avvenne tra la metà del X secolo e la fine del XV; il processo ha richiesto 28 strati di pavimentazione ed è durato più di 550 anni" ( [993], pag. 16). In altre parole, ci viene detto che lo strato più alto dei manto stradale di Novgorod risale al XV secolo. In questo caso, cosa è successo ai numerosi strati di tronchi asfaltati nei successivi 500 anni (il XV-XX secolo)? Si dice che questi siano "marciti e si siano completamente decomposti", il che appare estremamente bizzarro. Il manto stradale "antico" rimane intatto, mentre quello più recente (dal secolo XVI in poi) è scomparso senza lasciare traccia.

Yanin ci dice che "la materia organica rimane in ottime condizioni a causa dell'elevata umidità prevalente negli strati inferiori del terreno di Novgorod" ([993], pagina 16). In altre parole, le paludi preservano la materia organica dal degrado; questo è un fatto ampiamente noto. Dal momento che la città di "Novgorod" sul Volkhov è stata fondata tra le paludi, non ci sono stati problemi per quanto riguarda la conservazione del materiale organico - tuttavia, bisogna chiedersi per quali ragioni questo processo si sia tinterrotto nel XV secolo. Yanin scrive che "non c'è materia organica negli strati più recenti che abbia raggiunto i giorni nostri (la seconda metà del XV secolo e così via)" ([93], pagina 46). Quale cataclisma ha colpito la regione di Volkhov nel XVI secolo e perché la conservazione della materia organica si sia stata fermata? Gli "archeologi di Volkhov" non sanno darci risposte comprensibili. In altre parole, si vede che tutte le scoperte dell'area di Volkhov sono arbitrariamente datate all’epoca del XV secolo. Ciò ha portato a uno strano vuoto nell'"archeologia e cronologia della regione di Volkhov" – un vuoto di 400 anni, non meno. Questo vuoto ha cancellato ogni evento storico che si è svolto in questa regione tra il XV e il XX secolo.

Gli archeologi hanno evidentemente notato questa lacuna cronologica e si sono allarmati. Yanin cita un vuoto di 400 anni nella dendrocronologia della regione di Volkhov nella nuova edizione del suo libro ([993] ). Afferma che il gap è stato colmato, ma non si preoccupa di divulgare dettagli o spiegare come è stato fatto.

Ritorniamo alla questione di trovare una data assoluta per gli strati di pavimentazione della regione di Volkhov. Perché sono stati datati al X-XVsecolo? Il libro di Yanin contiene la seguente risposta: "Abbiamo per prima cosa. . . cercato di costruire una scala dendrocronologica relativa. . . e poi arrivare ai dati assoluti. Abbiamo studiato i tronchi delle fondazioni delle chiese di Novgorod; le date in cui sono state create ci sono note da cronache" ( [993] , pag. 20). Yanin ripete questa affermazione nella riedizione del suo libro del 1998.

Tutto diventa perfettamente chiaro - Yanin ci dice esplicitamente che l'intera dendrocronologia di Novgorod-sul-Volkhov si basa sulla cronologia Scaligeriano-Milleriana delle cronache Russe, che sono state usate come fonte per le date di costruzione di diverse chiese. I tronchi delle loro fondazioni sono stati perciò ipso facto "datati", e la datazione degli strati di pavimentazione è stata calcolata di conseguenza. Tuttavia, già sappiamo che le cronache in questione sono falsificazioni o edizioni del XVII-XVIII secolo, qv nel Chron4, capitolo 1. La datazione "dendrocronologica" indipendente degli oggetti scavi nella regione di Novgorod-sul-Volkhov è quindi fuori questione.

V. L. Yanin sembra esserne al corrente, visto che nell'edizione del 1965 del suo libro troviamo il seguente passaggio: "B. A. Kolchin sta raccogliendo campioni di tronchi risalenti al XVI, XVII e XVIII secolo per completare la scala e farla arrivare all’oggi, per poi tornare indietro per confrontare i dati per una certezza assoluta" ([993], pagine 20-21).

Sfortunatamente, l'edizione del 1998 non parla molto dei dettagli di questa "verifica" - sarebbe molto interessante scoprire come B. A. Kolchin è riuscito a colmare il divario di 400 anni nella dendrocronologia di "Novgorod".

L'importante circostanza che tutta la storia e la cronologia di Novgorod-sul-Volkhov si basino solo sulle cronache, o su fonti scritte, è riconosciuta dagli stessi storici. M. Karger, storico, ci dice "Questi rapporti. . . sono restati l’unica fonte per la ricostruzione dell’antica storia della città fino a poco tempo fa" ([365], pagina 8).

La nostra ricostruzione della vera cronologia di Novgorod-sul-Volkhov è la seguente. Un qualche tipo di insediamento fu stabilito qui nel XV secolo, forse più tardi. Nel XVII secolo, durante la guerra con la Svezia, qui si è dovuto costruire una piccola fortezza. A causa del carattere paludoso del terreno, le strade hanno richiesto una pavimentazione; questi manti stradali di legno sono affondati e sono stati necessari nuovi strati di tavole. Questa attività deve essere proseguita fino al XX secolo, poiché non si vede altro motivo per la sua interruzione se non l'avvento dell'asfalto; gli ultimi strati di pavimentazione devono pertanto risalire allo XIX o addirittura al XX secolo ([365], pagina 8). Non dimenticate che gli "scavi di Novgorod" sono iniziati solo nel XX secolo ([365] , pag. 8). Ci si potrebbe chiedere per quale motivo gli archeologi del XIX secolo non abbiano avuto la brillante idea di scavare il famoso "antico manto stradale della GrandeNovgorod"; è possibile che questo manto stradale fosse ancora stati utilizzato attivamente nel XIX secolo? Lo strato superiore della pavimentazione del XV secolo era ancora palesemente visibile a tutti nel XIX secolo e considerato recente; datarlo al XV secolo sarebbe stato quindi impossibile.

Gli scavi dei famosi manti stradali sono iniziati solo nel 1951, nei luoghi delle costruzioni distrutte nella guerra del 1941-1945. Yanin riporta quanto segue:

"Nel 1951, quando gli archeologi stavano stimando le coordinate dei futuri scavi, il territorio era una terra desolata ricoperta di bardana e cespugli di sambuco... pezzi di armamenti di calcestruzzo arrugginito si vedevano attraverso le erbacce, tra i detriti di mattoni e malta - i nazisti avevano lasciato 1/250esimo di una città fiorente nel morto territorio. Era il settimo anno dopo la guerra; Novgorod stava lentamente recuperando, sorgendo dalle rovine carbonizzate e ricostruendosi da sola" ([993], pagina 10).

L’accademico V. L. Yanin prosegue dicendo che il "manto stradale" di Novgorod-sul-Volkhov è aumentato di due metri dalla fine del XV secolo ([93], pagina 16). In altre parole, il manto stradale composto da tronchi di legno si trovava alla profondità di circa due metri - questa avrebbe ben potuto essere la pavimentazione del XX secolo prima della guerra, precedenti di una decade gli scavi.

I nostri oppositori possono ricordarci che tra i tronchi di pavimentazione sono stati trovati alcuni documenti "antichi" scritti su corteccia di betulla; si suppone che questi dati risalgano al secolo XI-XV. L'idea che la corteccia di betulla possa essere stata usata per scrivere nel XIX secolo è considerata assurda. Di seguito indicheremo il contenuto dei registri delle cortecce di betulla del "XV secolo"; come vedremo, non contengono nulla che non possa essere stato scritto nel XIX secolo. Per quanto riguarda l'uso recente della corteccia di betulla per scrivere, citiamo da V. L. Yanin stesso: "Molti documenti sulla corteccia di betulla sono sopravvissuti e sono conservati nei musei e negli archivi di oggi - tra cui cronache tarde risalenti al XVII secolo XIX, e interi libri.. nel 1715, i Siberiani usavano un libro fatto di corteccia di betulla per tenere i registri fiscali... L'etnografo S. V. Maksimov, che aveva visto un libro di corteccia di betulla in un insediamento di vecchi credenti sul fiume Mezen, aveva persino espresso il suo fascino per questo materiale scritto, così insolito per noi... è inoltre noto che anche gli Svedesi utilizzavano la corteccia di betulla per scrivere nel XVII-XVIII secolo ([993], pag. 27).

Inoltre: "l'etnografo A. A. Dounin-Gorchavich, che aveva visto i khanty [un'etnia indigena della Russia settentrionale] preparare la corteccia per la scrittura all'inizio di questo secolo [il XX - agosto] riferisce che il materiale viene bollito in acqua per renderlo adatto alla scrittura" ([993], pagina 29).

Uno dei nostri lettori, un ingegnere geologo della regione Komi della Russia (Oukhta) di nome Vitaliy Vassilyevich Kozlov, ci ha inviato informazioni su un libro sulla storia dell'editoria durante la Seconda Guerra Mondiale. La sezione sulle pubblicazioni della guerriglia (giornali, volantini, opuscoli, ecc.) ci racconta dell'uso della corteccia di betulla per la stampa, in particolare da parte dei guerriglieri del Nord-Ovest, dove si trova Novgorod-sul-Volkhov. La corteccia di betulla è stata quindi usata come materiale per la scrittura fino alla metà del XX secolo.

Pertanto, il fatto che siano stati trovati documenti su corteccia di betulla negli strati superiori dei manto stradale di Novgorod non implica necessariamente che questi strati abbiano un’età notevole. Potrebbero risalire allo XIX e anche al XX secolo.

Ci si potrebbe chiedere quali siano le ragioni per usare la corteccia di betulla come materiale di scrittura nel XIX secolo, dopo l'invenzione della carta. Il fatto è che la carta era rimasta molto costosa fino al XX secolo - mentre la corteccia era molto meno costosa, soprattutto nel Nord. Il materiale scritto in questione non era composto da semplici pezzi di corteccia staccati da un albero:

"La corteccia di betulla doveva essere bollita in acqua per renderla più elastica e adatta alla scrittura; I livelli grossolani sarebbero poi stati rimossi. . . Le cortecce di betulla erano generalmente tagliate di forma rettangolare" ( [993], pag. 33). La corteccia di betulla, quindi, potrebbe aver gareggiato con la carta fino al XIX secolo, dato il suo basso costo.

V. L. Yanin ci dice che "tutti i libri e i documenti fatti di corteccia di betulla noti agli scienziati prima del 26 luglio 1951 sono stati scritti con l’inchiostro, senza eccezioni" ( [993], pag. 30). Tuttavia, i famosi documenti su corteccia di betulla di Novgorod-sul-Volkhov vengono graffiati su pezzi di corteccia, senza tracce di inchiostro da nessuna parte. Perche' avrebbero dovuto averne? Il terreno paludoso doveva essere così umido che l'inchiostro sarebbe stato lavato via; gli unici pezzi di corteccia di betulla con sopra del testo sono quelli dove le lettere sono state graffiate. Un tipico documento trovato a Novgorod-sul-Volkhov è riportato nella fig. 3.30.

Torniamo al contenuto degli "antichi" documenti trovati a Novgorod sul-Volkhov. Quasi tutti i documenti citati nel libro di Yanin dal titolo "Ti ho spedito una lettera di corteccia di betulla” sono di natura quotidiana; il loro testo non contiene segni della loro "grande antichità", anche se gli storici moderni cercano di trovarla nel testo dei documenti. Eppure questi "segni" possono ben essere quelli del XIX secolo - come nel caso del Documento n. 288, ad esempio, datato al presunto XIV secolo (la vera datazione è di 400 anni più recente, come stiamo iniziando a capire, e riguarda l'epoca del XVIII-XIX secolo).

Nel documento si legge: "khamu, tre cubetti. . . uno zolotnik [1/96 di una sterlina - Trad.] di filo di seta verde, un altro di seta dorata, e un altro di colore giallo e verde. . . uno zolotnik di candeggina per uno sbiancamento, del sapone Bulgaro per lo stesso sbiancamento e per un altro sbiancamento. . . " ( [993] , pagg. 45-46). Yanin commenta il testo nel modo seguente: "sebbene questa epistola non abbia né un inizio né una fine, si può essere certi che sia stata scritta da qialche ricamatrice. Il tessuto (kham in Russo antico) doveva essere sbiancato con candeggina e sapone" ([993], pag. 46). Ci è stato detto che questo passaggio dimostra innegabilmente la "grande antichità" del documento sulla corteccia di betulla, perché la parola khamovnik significava "tessitore" o "ricamatore" in Russo antico ([223], [224] e [225]). Tuttavia, dato che il documento in questione riguarda il ricamo con la seta, non avrebbe più senso supporre che "khamu" sia in realtà parte della parola "barkhatu" (il caso genitivo di "barkhat la parola Russa "velluto"), con la lettera T scritta nel modo particolare per la Russia, con tre "gambi" in basso - Si può facilmente confondere per la lettera M. La seta veniva più spesso utilizzata per il ricamo del velluto, dopotutto; in generale, tutti gli oggetti menzionati nel testo - velluto, sapone, candeggina e seta colorata, erano comuni nel XIX secolo.

Lo stesso vale per tutti gli altri documenti di Novgorod-sulVolkhov.

Riassumiamo. L'intera situazione sembra davvero strana - appena 50 o 100 anni dopo che i manti stradali in legno cessano di essere utilizzati, storici e archeologi li riscoprono e annunciano che i tronchi sono databili a tempi immemorabili. Ciò è direttamente riconducibile al fatto che la scienza storica manca ancora dei mezzi per un'datazione oggettiva; La cronologia consensuale è quindi un caos totale di dati soggettivi. Ne siamo stati testimoni molte volte; gli scavi a Novgorod-sul-Volkhov sono solo un altro esempio.

12.2. Novgorod-sul-Volkhov era anche noto come "okolotok" (parola Russa utilizzata per un accordo parrocchiale)
Ricordiamo al lettore che, secondo le nostre ricerche, la Grande Novgorod, come descritta nelle cronache, non ha nulla in comune con la città delle paludi della regione di Volkhov, conosciuta con lo stesso nome oggigiorno (a quanto pare, questo orgoglioso nome è stato associato solo alla città in questione nel XVII secolo. È molto probabile che le cronache Russe abbiano usato il nome "Grande Novgorod" per riferirsi all'agglomerato di città situate all’incrocio di Volga e Oka e non solo per una città - in altre parole, l'intera terra nota come "Russia di Vladimir e Suzdal" di oggi. Il centro amministrativo dell'agglomerato, secondo la nostra ricostruzione si trovava nella città di Yaroslavl sul Volga (la famosa "Corte di Yaroslav).

Così, ci si potrebbe chiedere quale fosse il vecchio nome della Novgorod moderna sulla Volkhov - usato prima del XVII secolo, quando questa città venne rinominata "Grande Novgorod". Poichè ciò è avvenuto appena 300 anni fa, abbiamo qualche speranza di ricostruire il vero vecchio nome della città sulla Volkhov con l'aiuto di fonti storiche.

Questa speranza non è vana - è molto facile scoprire il vero nome di "Novgorod" sul Volkhov. Apprendiamo quanto segue dal manuale intitolato La Cittadella di Novgorod ([731]): "Tutto ciò che si trovava al di fuori dell'insediamento iniziale di Novgorod era noto come okolotok. Anche nel XIV-XVI secolo questo nome veniva usato per riferirsi all’intero territorio della cittadella, a parte la Corte del Sovrano. Okolotok era venuto a sostituire il nome originale di Novgorod" ([731], pagina 9).

Con l’espressione “insediamento iniziale” gli autori del libro intendono la cittadella, piuttosto piccola, nel centro della città: "Novgorod (o la sua cittadella, le due cose in realtà sono la stessa) era stato il centro “veche” dell'intera città costruita sul fiume Volkhov. . . la piccola corte principesca copriva inizialmente l'intera città" ([731], pag. 9).

I dettagli dell’ "eroica" storia di Novgorod-sul-Volkhov sono quindi estremamente interessanti: ci è stato detto che il nome di Novgorod veniva usato solo per riferirsi alla piccola cittadella nel centro della città, mentre il resto, a quanto pare, aveva un nome diverso nella "profonda antichità". Nel XVI secolo anche il Cremlino non era conosciuto come Novgorod, ma piuttosto come "okolotok", qv sopra. Esiste la possibilità che la corte del sovrano fosse comunque nota come Novgorod. Gli storici sono pertanto del parere che gli abitanti della città sul fiume Volkhov ricordassero ancora dalle cronache il nome di "Novgorod", e lo utilizzassero unicamente per la corte della città; si ammette anche che la parola "okolotok" veniva usata per il resto della moderna "Novgorod". Ci si potrebbe chiedere perché il nome di "Grande Novgorod" avrebbe dovuto essere dimenticato dagli abitanti della città - un piccolo insediamento militare o monastico sul fiume Volkhov avrebbe ben potuto essere conosciuto un tempo come "Novgorod", dopo tutto, il nome si traduce come "Nuova Città", e l'insediamento era stato appena costruito nel XV secolo. Tuttavia, ci viene detto che non è mai stata conosciuta come "Grande".

Siamo del parere che quanto sopra implichi la mancata esistenza di un nome adeguato per la piccola città sul fiume Volkhov nel secolo XVI, o l'epoca pre-romanoviana - il nome "okolotok" è di natura molto generale e descrittiva. Era ancora in uso relativamente di recente per riferirsi a un gruppo di villaggi, un sobborgo o un insediamento parrocchiale ([224], volume 2, pagina 1717). Il grado di polizia dell'"okolotochniy nadziratel", o "ufficiale responsabile di un okolotok", è esistito in Russia fino al XX secolo (ibid).

La città di Novgorod, sul fiume Volkhov, è stata quindi un recente insediamento di minore importanza nel XVI - XVII secolo, senza nemmeno un nome. Può esserci stato un remoto monastero o un piccolo forte; l'insediamento apparso nei dintorni era noto come "okolotok". Questa parola è probabilmente derivata dalla parola Russa "okolo", che significa "vicino" – "le vicinanze", cioè della cittadella militare, per esempio. Più tardi, nel XVII secolo, quando tutta la storia Russa venne distorta per servire gli interessi della dinastia Romanov, i falsificatori ebbero bisogno di una città Russa che avrebbe svolto la parte della Grande Novgorod come descritto nelle cronache al posto dell'originale Novgorod, o di Yaroslavl. Gli eventi relativi alle cronache sono stati così trasferiti sulle rive paludose del fiume Volkhov nelle fonti cartacee. Le nuove mappe, così come quelle "antiche" prodotte in serie nel XVIII-XIX secolo, hanno adottato la formula "Grande Novgorod".

Gli abitanti locali hanno adottato il nuovo nome senza molti problemi; bisogna pensare che la loro prima conoscenza della presunta grande storia del "Grande Novgorod" sul fiume Volkhov sia avvenuta circa 100-200 anni dopo, quando hanno letto la “Storia” di N. M. Karamzin, dove la localizzazione sul Volkhov della Grande Novgorod è già sufficientemente esplicita. Va detto che Novgorod-sul-Volkhov è diventato ufficialmente la Grande Novgorod alla fine degli anni '90.

Questo spiega la condizione di Novgorod sul-Volkhov nel XVII secolo, abbastanza povera da far raccontare allo storico M. Karger del "destino storico della città che si è trasformata in una remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. . ." ([365], pag. 5). Tutto è perfettamente chiaro: il nuovo insediamento cominciava a insediarsi solo nel XVII secolo; qui c'era una palizzata per la difesa militare. Apprendiamo che "il governo Moscovita cercava di mantenere la capacità difensiva della palizzata di Novgorod" ([365], pagg. 12-13).

12.3. Attrazioni turistiche presentate come la famosa "Corte del Sovrano", dove era insediato l'arcivescovo della Grande Novgorod
La cronaca della Grande Novgorod ci racconta spesso della famosa "Corte del Sovrano", o della residenza dell'arcivescovo di Novgorod. L'arcivescovo era conosciuto come il sovrano di Novgorod e, secondo le cronache, governava su tutta la città. La sua influenza era immensa - non solo a Novgorod, ma in generale anche in Russia, e così la sua ricchezza. C'è rimasto qualcosa della sua corte, che doveva annegare nel lusso e nell'opulenza? Le cronache ci dicono che il territorio della "Corte del Sovrano" ospitava il palazzo dell’arcivescovo e diversi altri edifici. Ne vediamo una traccia da qualche parte nella Novgorod moderna?

La guida di L. A. Rozhdestvenskaya dal titolo La Cittadella di Novgorod ([731]) è abbastanza sicura di sé quando ripete che secondo le cronache: "l’arcivescovo, conosciuto anche come il sovrano, era l’unico signore e padrone della cittadella e della corte, che costituiva il centro di Novgorod nei primi giorni di esistenza della città" ([731], pag. 9). Poi Rozhdestvenskaya salta dalla "storia antica" alle condizioni moderne delle locali:

"La Corte del Sovrano della città di Novgorod è un notevole complesso di costruzioni civili che ospitava servizi amministrativi ed economici. Anche l'arcivescovo di Novgorod viveva qui, conosciuto come il proprietario di un enorme tesoro; anche il Consiglio dei Signori si riuniva nella cittadella, decidendo le politiche interne ed estere della Grande Novgorod" ([731], pag. 24).

Si scopre che gli storici ci mostrano davvero una "Corte del Sovrano" a Novgorod-sul-Volkhov, qv nella fig. 3.31. Bisogna dire che l'edificio che vediamo è del tutto irrilevante - vediamo il muro di una cittadella e un semplice edificio a due piani, che è tutto tranne che antico. Chiediamoci l’età degli edifici che costituiscono l’insieme della presunta "Corte del Sovrano", nonché del loro destino nel secolo XVII-XIX - ricostruzione, ristrutturazioni, uso generale, ecc.

Ciò che apprendiamo è che quasi tutti gli edifici della "Corte del Sovrano" (con l’unica eccezione della "camera sfaccettata") sono stati costruiti nel secolo XVII-XIX ([731], pagg. 24-28) - postdatando di qualche secolo l’epoca della presunta residenza dell’arcivescovo a Novgorod-sul-Volkhov. Siamo del parere che non ci sia mai stato un arcivescovo di Novgorod-sul-Volkhov. Si sa che "dal XVII secolo la cittadella di Novgorod è stata una roccaforte in cui risiedevano leader militari" ([731], pag. 18). I leader militari, attenzione, non gli arcivescovi. Il principale edificio della "Corte del Sovrano" è la cosiddetta "Camera sfaccettata"; ne tratteremo a lungo più avanti.

Inoltre, non vi sono segnali che indichino una precedente residenza di un sovrano, o di un arcivescovo, presso la "Corte del Sovrano". Gli storici non hanno ancora raggiunto alcun consenso nella scelta di un unico edificio della "Corte del Sovrano" e nella sua denominazione a "Palazzo dell’Arcivescovo"; a quanto pare, si tratta di un "serio problema scientifico", e non c'è unanimità tra le fila degli storici. Ad esempio:

Fig. 3.31. La presunta "Corte del Governatore della Grande Novgorod" nella città moderna di Novgorod sul fiume Volkhov, Tratto dal [731], pagg. 64-65, inserto.

Fig. 3.32. Il piccolo edificio all'interno della cittadella della moderna Novgorod sul fiume Volkhov, che svolge la parte della "camera sfaccettata" nella "Corte del Governatore della Grande Novgorod". La costruzione dell'edificio vien fatta risalire al XV secolo. Si tratta tuttavia di una costruzione tipica del XVII-XVIII secolo. Non è chiaro il motivo per cui questo edificio in particolare sia stato datato al XV secolo e chiamato "Camera sfaccettata" - non vediamo alcuna sfaccettatura su di esso, mentre il nome stesso suggerisce che le pareti siano decorate in modo particolare. Tratto da [731], pagine 64-65, inserto.

Fig. 3.33. La Camera Sfaccettata del Cremlino a Mosca. Vediamo la parte anteriore orientale del muro esterno della camera con blocchi di pietra sfaccettati, da cui il nome. Tratto da [191]. 64-65, inserto interno.

Figura 3.34. Ingrandimento di un frammento della parete anteriore della sezione sfaccettata. I blocchi sfaccettati ai i quali deve il proprio nome sono chiaramente visibili. Tratto da [191], inserto interno.

Fig. 3.35. L'interno del banale edificio che si dice essere la "Camera sfaccettata della Grande Novgorod". Presumibilmente datato al XV secolo, tuttavia si tratta di una mera imitazione dello stile del XV secolo, e probabilmente risale al XIX secolo. Tratto da [731], pagine 64-65, inserto.

Fig. 3.36. Fotografia della Sala Cerimoniale della Camera Sfaccettata di Mosca. Tratto da [191], inserto.

Fig. 3.37. Un antica incisione del XVIII secolo che raffigura una festa nella splendida Camera Sfaccettata del Cremlino Moscovita. Tratto da [191], pagina 15.

"Secondo l'architetto V. N. Zakharova, il palazzo dell’arcivescovo è l’edificio tra l’edificio Likhoudov e la Torre Metropolitana. . . poiché quest’ultimo deve trovarsi nelle immediate vicinanze del palazzo" ([731], pag. 28). Vediamo che l’edificio che tradizionalmente era considerato il "Palazzo dell’Arcivescovo" è secondo gli architetti qualcosa di completamente diverso. Persino le moderne guide lo presentano come "ill cosiddetto Palazzo dell’Arcivescovo" ([731], pag. 28).

Gli storici sono eccezionalmente orgogliosi della cosiddetta "Camera Sfaccettata" della cittadella di Novgorod-sul-Volkhov; la guida ([731]) assegna un intero capitolo a questo edificio. L. A. Rozhdestvenskaya scrive:

"La Camera Sfaccettata conosciuta anche come la Camera del Sovrano, è uno degli edifici più straordinari dell’intero complesso della Corte del Sovrano, e l’unica costruzione che ha raggiunto i nostri giorni. Una cronaca di Novgorod del 1433 riporta: "Nello stesso anno Sua Altezza Euphimei ha costruito una camera nella sua corte, con 30 porte. Gli artigiani di Novgorod lavorarono insieme ai loro omologhi Tedeschi" ([731], pag. 33).

Una foto moderna di questo "capolavoro del XV secolo di antica architettura Russa con 30 porte", la cui costruzione richiedeva l'impegno congiunto di artigiani Russi e Tedeschi, è visibile nella fig. 3.32. Ciò che vediamo è una casa molto comune del XVI-XIX secolo - ci sono una grande abbondanza di case simili in molte città Russe. A proposito, vediamo una sola porta sulla fotografia (fig. 3.32). È un mistero come qui si possano costruire 30 porte. Si può presumere un’esagerazione da parte del cronista, o l’inclusione delle porte interne dell’edificio nel numero complessivo. Tuttavia, tale "vanto" sembrerebbe piuttosto strano; vediamo chiaramente che il cronista si riferisce a qualcosa di affascinante. Non c'è nulla di sorprendente in 30 porte interne - quasi ogni grande casa ne avrà tante e anche di più. 30 ingressi, d'altro canto, implicano una grande dimensione dell'edificio e una certa eccentricità della sua architettura. Tutto ciò sembra esistere in realtà; tuttavia, esiste nell'enorme Yaroslavl, la storica Grande Novgorod, che è stata duramente colpita durante il "massacro di Novgorod" del secolo XVI, e non in "una remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. . ." ( [365], pag. 5).

Torniamo nella città sul fiume Volkhov. Da dove ha preso il nome la cosiddetta "Camera Sfaccettata"?

Sappiamo tutti che aspetto abbia la famosa Camera Sfaccettata del Cremlino di Mosca. La sua facciata è formata da blocchi di pietra tetraedri con sfaccettature manifeste, il che rende la Camera piuttosto unica (vedi figg. 3.33 e 3.34). Il nome stesso della Camera deriva da questi blocchi di pietra, come sottolineato anche dagli stessi storici ([191], pagina 8).

Ci sono blocchi sfaccettati da qualche parte nella "Camera Sfaccettata di Novgorod" (fig. 3.32)? Nessuno! I muri sono perfettamente ordinari, lisci e intonacati. Non c'e' traccia di una sfaccettatura da nessuna parte. I nostri oppositori potrebbero dire che qualcuno deve aver asportato le sfaccettature e averle sostituite con lo stucco. Ma quando è successo, e come? Né i documenti né la guida ([731]) ci dicono una sola parola al riguardo.

Siamo del parere che ciò che incontriamo qui non sia che un tentativo di trovare solide basi per la nuova versione Romanoviana della storia Russa, introdotta di recente, e piuttosto goffo. Il concetto era piuttosto semplice - bisognava trovare un piccolo onsediamento sul Volkhov che potesse essere stato un tempo la Grande Novgorod, comemenzionato nelle cronache. Queste ultime specificavano l'esistenza della famosa Camera Sfaccettata nella Grande Novgorod, e così gli storici Romanoviani hanno evidentemente deciso che una certa casa del XVIII secolo poteva servire come famosa Camera Sfaccettata, la targa commemorativa dice "Camera del Sovrano". 1433 d.c." che è laprova principale di tale identificazione (qv nella fig. 3.32). La placca commemorativa assicura la trasformazione di un semplice edificio in una attrazione turistica – e questo da molti anni.

È possibile che l’interno della scialba "Camera Sfaccettata", nell'insediamento di Volkhov, possa sorprenderci con la generosità delle sue decorazioni, togliendoci ogni dubbio che l'improprio edificio che si vede nella fig. 3.32 sia stato una volta la famosa Camera Sfaccettata della Grande Novgorod?

La stessa guida di cui abbiamo parlato ci dice che c'è una famosa storica sala d'attesa nella cosiddetta "Camera Sfaccettata”:

"La Camera deò Sovrano è stata testimone silenziosa di molti eventi storici. Qui sono stati ricevuti gli inviati del Gran Principe di Mosca, come pure i visitatori provenienti da terre lontane; qui è stato letto un decreto reale. Nel 1478 ha sentito l'editto di Ivan III sull'annessione delle terre di Novgorod da parte di Mosca. . . e nel 1570 vide il triste banchetto di Ivan il Terribile" ([731], pagina 34).

Sppiamo com'erano le sale reali del XV-XVI secolo, l'esempio migliore sono gli edifici del Cremlino a Mosca, risalenti allo stesso XV secolo della Camera Sfaccettata della Grande Novgorod degli storici. Qualche storico sostiene addirittura che alcuni frammenti di questa datino al XII secolo ([557], pag. 37); tuttavia, la data sulla targa commemorativa è quella del 1433, qv nella fig. 3.32.

Fig. 3.38. Foto della Camera Sfaccettata del Cremlino. Tratto dagli autori nel 2000.

Prendiamo ora in considerazione la "prima hall" dell'edificio di Novgorod-sul-Volkhov, la cui foto moderna è visibile nella fig. 3.35. L'interno di questa "sala anteriore" è in una corrispondenza molto scarsa con l'architettura del XV-XVI secolo; inoltre, ciò che vediamo qui è la tipica architettura del XVIII-XIX secolo con elementi anacronistici intenzionali. La vera sala di fronte della Facet Chamber a Mosca è rappresentata nella fig. 3.36 per il confronto (fotografia), e nella fig. 3.37 vediamo un'antica incisione del XVIII secolo che raffigura una festa nella Facet Chamber del Cremlino di Mosca.

Si ha l'impressione che la sala principale della "Camera di Sfaccettata della città sul Volkhov" sia stata costruita nel XVIII-XIX secolo, emulando la Camera di Mosca; tuttavia, ciò provoca una forte sproporzione, poiché la camera doveva essere sistemata in un edificio già esistente. Gli architetti Romanoviani ebbero a che fare con soffitti bassi e una colonna centrale la cui cima si allarga in modo troppo drastico, e appare incombente. Le strane strisce sul soffitto sono molto evidenti (cfr. fig. 3.35). Gli storici suggeriscono che questo edificio sia "l'unica reliquia dello stile gotico antico in Russia" ( [557], pagina 22). Non vediamo nulla del genere negli edifici Russi veramente antichi - queste "strisce gotiche" devono imitare i rilievi sfaccettati dell'originale Camera Sfaccettata di Mosca, dove hanno una funzione architettonica reale comune alla vecchia architettura Russa (vedi Figg. 3.36 e 3.38).

E' singolare che il manuale ([731]) dedichi un intero capitolo alla "Camera Sfaccettata" di Novgorod-sul-Volkhov senza pronunciare una sola parola su ricostruzioni o ristrutturazioni dell'edificio, divulgando molti altri dettagli di questo tipo a riguardo di altre costruzioni nella cittadella, e anche meno famose - tutte le opere di ricomparsa realizzate nella XXIX L'VIII-XIX secolo è riportato in modo molto meticoloso, qv in [731], pagine 24-31. È possibile che gli storici evitino deliberatamente l’argomento per non attirare l’attenzione sulla vera data di creazione di questo falso? A quanto pare, non si sono mai avute ristrutturazioni - la camera si trova nella sua attuale condizione sin dalla sua costruzione nel secolo XVIII-XIX; tuttavia, la guida ([ 73 1 ] ) cerca di convincere le persone che la "Camera Sfaccettata" di Novgorod-sul-Volkhov sia stata costruita nel XV secolo ([731], pagina 33) - o anche il XII secolo, secondo [557], pagina 37, e di averci raggiunto nelle sue condizioni iniziali, più o meno. Questo non è vero, e oggi ci è chiaro.

Evidentemente, questo modesto "Salone Gotico" di Novgorod-sul-Volkhov, nelle sue condizioni moderne, è stata preparata per l’esposizione piuttosto di recente - nel XIX secolo, durante i preparativi per le celebrazioni nel 1862 dell’ "Anniversario Millenario della Russia" a Novgorod-sul-Volkhov (una festa molto generosa alla quale partecipò lo stesso Zar Alessandro II, nonché numerosi ospiti da ogni angolo della Russia ([731], pagine 80 e 82) . Ecco quando è stato eretto il monumento grandioso che si vede all'interno della cittadella (ibid). A quanto pare, questo è stato il momento in cui è sorta la prima necessità di mostrare qualcosa di "antico" al pubblico; il risultato è stato di successo.

12.4. Novgorod-sul-Volkhov: stranezze negli strati di pavimentazione
Come abbiamo visto, gli storici sono del parere che il manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov sia cresciuto di soli due metri negli ultimi 400 anni, a partire dalla fine del XV secolo ([993], pagina 16). Tuttavia, è cresciuto due volte più rapidamente negli ultimi 500 anni ( [993] , pag. 1 6). Si apprende che "nel corso dei 550 anni passati tra la metà del X secolo e la fine del XV è cresciuto di 5,5 metri" ([993], pagine 15-16). Questo è davvero bizzarro in quanto la crescita delil manto stradale dipende direttamente dalle attività umane. L’accademico V. L. Yanin descrive in modo piuttosto chiaro il processo di formazione delil manto stradale:

"L'attività umana ha il seguente effetto collaterale, molto importante per l'archeologia: la formazione di un manto stradale in ogni area abitata dall'uomo per un periodo di tempo più o meno prolungato. Qualcuno. . . taglia il legno per costruire una casa, con trucioli di legno che volano in ogni direzione e cadono a terra. Poi le scarpe di qualcuno si strappano e una vecchia suola viene gettata via; poi una casa brucia, e qualcuno pareggia il terreno dell’incendio e crea una nuova dimora. . . ecco come si forma il manto stradale ovunque ci siano esseri umani, anno dopo anno, lentamente ma costantemente. Lo spessore di questo strato dipende dall’intensità dell’attività umana e dalla capacità di conservazione della materia organica del suolo locale" ([993], pag. 15).

Come dovremmo relazionarci con Novgorod-su-Volkhov in questo caso, visto che nei primi 550 anni il manto stradale é cresciuto al ritmo di un metro per secolo, come ha potuto diminuire fino a 50 centimetri nei successivi 400 anni? L'intensità dell'attività umana potrebbe essere scemata così tanto? Sembra davvero molto strano. l'attività umana è invece diventata molto più intensa nelle epoche più recenti. Nel caso in cui la capacità di conservazione del suolo nella regione di Volkhov fosse cambiata drasticamente nel XV secolo, sarebbe senz'altro auspicabile saperne di più in merito.

Tutto ciò implica che la data consensuale delil manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov sia palesemente scorretta. Sembra che l'intera formazione delil manto stradale abbia avuto luogo a velocità costante negli ultimi 400-500 anni, forse con una leggera accelerazione, a partire dal XV secolo, ovvero dalla fondazione dell'insediamento sul fiume Volkhov. La notevole altezza di questo strato è dovuta al fatto che "la materia organica si conserva bene nell’ambiente di Novgorod" e nient'altro, secondo gli archeologi stessi ( [993], pag. 15). Ricordiamo che le paludi conservano la materia organica molto bene, e non la fanno marcire.

Vediamo ora il tasso di crescita del manto stradale intorno alla cattedrale di Santa Sofia nella regione di Volkhov, probabilmente uno degli edifici più antichi della Russia, che "non è mai stato ricostruito dall’XI secolo e ha conservato... la sua forma originale fino ai nostri giorni", come ci viene detto ([731], pagina 53). Si è scoperto che "negli ultimi nove secoli, il manto stradale ha ricoperto due metri della parte inferiore dell’edificio" ([731], pagina 54). In altre parole, il manto stradale che si è formato attorno alla principale cattedrale della regione di Volkhov negli ultimi 900 anni è considerato della stessa altezza dello strato che si è formato nel centro di Novgorod-sul-Volkhov per 400 anni ([993], pagina 16). Anche se ci si dovesse fidare della cronologia consensuale di questo manto stradale, la cattedrale "estremamente antica" di Santa Sofia dovrebbe essere datata al XV secolo e non all'XI.

Siamo del parere che questa cattedrale sia stata costruita ancora più di recente - nel XVII secolo e non nel XV secolo. Di conseguenza, il manto stradale intorno a essa è cresciuto di circa un metro per secolo.

Va detto che la velocità della crescita del manto stradale è stata calcolata dagli archeologi partendo dagli strati di pavimentazione - o almeno concorda con la relativa "dendrocronologia di Novgorod". Infatti, secondo V. L. Yanin:

"il manto stradale di Novgorod non era soggetto a putrefazione ed era cresciuto di un centimetro all'anno nel Medioevo. Era cresciuto di 5, 5 metri tra la metà dello X e la fine del XV secolo. . . così, per la formazione dell'antico manto stradale ci sono voluti 28 strati di pavimentazione e 550 anni" ([993], pagine 15-16). L'altezza degli strati di pavimentazione è quindi pari a 5 metri, e la loro formazione ha impiegato 550 anni - circa un metro per secolo, o un centimetro all'anno, proprio come ci raccontano gli storici.

Possiamo quindi contare circa 500 anni a ritroso dal XX secolo e arrivare al XV secolo come data della fondazione della città. La cattedrale di Santa Sofia deve essere stata costruita nel XVII secolo, perché è stata coperta da uno strato di 2 metri.

Dobbiamo inoltre sottolineare che nella cattedrale sono state trovate tracce durante gli scavi di affreschi scalpellati via:

"Molti frammenti di affreschi scalpellati via sono stati scoperti durante gli scavi del parco della Martiryevskaya. . . Il restauro della cupola è iniziato nel 1944 ... e' venuto fuori che il Pantocrator e la parte superiore dei personaggi degli arcangeli... sono stati dipinti nel secolo XVI il primo su un supporto umido" ([731], pagina 62). Vale a dire che l'intonaco è stato scalpellato via ai primi del XVI secolo, e il supporto umido deve risalire all'incirca alla stessa epoca; pertanto, la cattedrale di Santa Sofia sulla Volkhov reca diversi segni dei lavori di ricostruzione successivi realizzati dai Romanoviani (supporti umidi e affreschi).

Tuttavia, le radicali modifiche del disegno originale non si sono fermate qui. Secondo M. V. Mouravyov:

"Nel 1688 e nel 1692 il pavimento della cattedrale è stato innalzato di 1,62 metri... i tre pilastri rotondi sono stati demoliti, le strette finestre originali si sono allargate e altre finestre aperte su altre pareti. Nel 1837 è stata ricostruita l'intera parete settentrionale; nel 1861 sono state rimosse le piccole lapidi delle persone sepolte nella cattedrale. Infine, nel 1893-1904 la cattedrale ha subito una revisione completa, che ha portato alla sostituzione delle opere originali di maestri italiani con le croste dei decoratori della cooperativa Safronov" ([557], pag. 15).

è rimasto qualcosa della cattedrale originaria del XVI secolo? Si può vedere come anche l'arte del XVIII secolo sia scomparsa senza lasciare traccia.

M. V. Mouravyov ci parla di un'altra circostanza piuttosto curiosa:

"C'erano molti graffiti sui muri interni di Santa Sofia (scritte graffiate sull’intonaco) - alcune in glagolitsa [scrittura pre-Cirillica - Trad]. . . possono essere considerati come una specie di cronaca su pietra del vecchio tempio. . . Questi graffiti sono stati scoperti da I. A. Shlyapkin durante l'ultimo restauro, mentre i nuovi strati di gesso venivano scalpellati via; tuttavia, quando la commissione archeologica ha espresso il desiderio di proseguire lo studio dei graffiti, i muri erano già stati ricoperti di stucco fresco, il che ha privato gli scienziati della maggior parte del materiale di ricerca" ([557], pag. 17).

Pare che in questi giorni, si chiamino "restauro" le attività più strane.

Le informazioni di cui disponiamo sugli "antichi" eventi, presumibilmente accaduti a Novgorod-sul-Volkhov, provengono dalle cronache Russe nella loro edizione e interpretazione del XVII-XVIII secolo ([365]). Mentre cominciamo a capire, gli originali perduti dovevano fare riferimento agli eventi di Yaroslavl. Dopo la riforma Romanoviana del XVII secolo, questi eventi sono stati trasferiti dal Volga alla regione di Volkhov. Nel XIX-XX secolo i confusi storici e archeologi hanno iniziato a fare pellegrinaggi alla "remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. ", come correttamente la chiama M. Karger ([365], pag. 5). Gli eventi descritti nelle cronache hanno finito per essere collegati all’ambiente di Volkhov; alcuni di loro erano abbastanza vaghi da permetterlo, altri no. Ci sono stati dei fallimenti completi, ma le chiese della regione di Volkhov sono ancora ostinatamente identificate erroneamente come "i templi di Novgorod dei giorni andati di cui si parla nelle cronache". Uno degli innumerevoli siti vuoti è stato dichiarato "la piazza dove la famosa Veche di Novgorod si riuniva". Il famigerato massacro di Novgorod è stato associato alla regione di Volkhov invece che a Yaroslavl, e la stanza dove "si è svolto il triste banchetto di Ivan il Terribile" ([731], pagina 34) è stata prontamente trovata e viene ora fotografata da innumerevoli turisti, sbalorditi e creduloni. La lista continua.

Niente di tutto ciò è vero; gli eventi che apprendiamo dalle cronache si sono verificati altrove - a Yaroslavl sul Volga, secondo la nostra ricostruzione. A proposito, il nome stesso Volkhov è una versione leggermente corrotta del nome Volga.

12.5. I documenti sulla corteccia di betulla venivano usati dagli "antichi" Romani, e quindi non possono precedere il XIV secolo

Tutte le considerazioni di cui sopra ci danno una visione nuova sul fatto che i presunti antichi romani abbiano ampiamente utilizzato la corteccia di betulla per la scrittura. Come stiamo cominciando a capire, anche gli "antichi" documenti su betulla Romani devono essere stati scritti nel XVIII secolo e non nella "profonda antichità". La storia della loro scoperta è la seguente.

Fig. 3.39. Uno dei documenti romani scritti su corteccia di betulla, scoperto in Inghilterra e presumibilmente datato a tempi immemorabili. Tali documenti risalgono molto probabilmente all'epoca del XV-XVII secolo; forse sono stati scritti in una dei guarnigioni Russe, acquartierate in ogni parte del gigantesco Grande Impero "Mongolo". Tratto da [726], pagina 127.

Fig. 3.40. Il primo passo di un frammento di un documento "Romano" su corteccia di betulla, datato oggi al II secolo d.c.. Gli storici fanno notare che è scritta in demotico, praticamente identico alla scrittura egiziana e utilizzata in ogni regione dell'Impero ([726], pagina 127). Secondo la nostra ricostruzione, il documento in questione risale all'epoca del Grande = Impero Mongolo, o del XIV secolo XVII. Tratto da [726], pagina 127.

Nel 1973 Robert Burley, archeologo britannico, ha iniziato i suoi scavi nei pressi del famoso muro di Adriano (il muro dell’Orda?), che risale al presunto II secolo d.C. "Ha trovato due sottili frammenti di legno. Burley pensava si trattasse di schegge di legno. . . sono stati accuratamente srotolati con un coltellino, e gli archeologi hanno trovato al loro interno frammenti di messaggi in Latino. Lo stesso Burly ricorda che "stavamo osservando la minuscola missiva e rifiutavamo di credere ai nostri occhi". . . Burley teneva in mano i resti di una lettera scritta con inchiostro e che parlava di indumenti inviati da qualcuno a un soldato che aveva servito a Vindolanda intorno al 102 d.C." ([726], pag. 124).

Sottolineiamo che la lettera era stata scritta con inchiostro; se fosse rimasta sottoterra per due millenni, l'inchiostro sarebbe stato molto probabilmente cancellato al tempo in cui la corteccia di betulla è stata dissotterrata. Pertanto, questi messaggi devono essere molto meno antichi di quanto non sostengano gli archeologi e gli storici inglesi.

"Burley aveva tutte le ragioni per appassionarsi, anche se al momento non l'aveva sospettato. Aveva messo alla luce la più grande riserva di documenti mai trovata nelle province settentrionali dell'Impero Romano. Nei successivi quattro anni Burley e i suoi assistenti sono riusciti a trovare più di duecento documenti o frammenti di documenti con vecchie iscrizioni; nel 1988 ne hanno raccolto più di mille, tra cui duecento pezzi di corteccia con testi latini distinti... La maggior parte di loro erano fatti di betulla o di legno d’ontano da alberi molto giovani, e le iscrizioni erano state fatte con inchiostro e un calamo. Questi pezzi di corteccia appena raccolti erano così elastici che erano stati modellati in rotoli di fibre incrociate, il che equivaleva a sigillare una lettera, e legati con un filo. I pezzi più grandi di corteccia sono 20 per 8 cm. . . Così è stato scoperto il gruppo più antico di documenti storici Britannici; rivelandosi un'unica fonte di informazioni sulle guarnigioni Romane nel Nord-Ovest. Dopo circa 1900 anni di oblio, i Romani si sono scontrati in Gran Bretagna con i loro discendenti attraverso questa raccolta di epistole" ([726], pagg. 124-125).

Secondo la nostra ricostruzione, i documenti in questione sono le epistole in corteccia di betulla utilizzate dalle truppe Cosacche nel XV-XVII secolo, incluse quelle acquartierate sulle isole Britanniche dopo la Grande conquista Mpngola". Alcune cronache le identificavano come truppe Romane, che è il modo in cui sono conosciute alla storia Scaligeriana, che li aveva datati a un'epoca inventata.

Uno di questi documenti è riportato nella fig. 3.39. Gli storici scrivono quanto segue a questo proposito:

"Questa lettera era conservata in uno degli strati più antichi di Vindolanda; è stata scritta su legno con inchiostro. La missiva è un invito alla festa di compleanno inviato alla moglie di un comandante militare dal coniuge di un altro capo delle truppe Romane. . . la scrittura è molto simile alla scrittura demotica (non geroglfica) trovata sui papiri Egiziani della stessa epoca; sembra che l’intero impero abbia utilizzato lo stesso sistema di stenografia" ([726], pag. 127; cfr. anche fig. 3.40).

Tutto è perfettamente chiaro e viene spiegato perfettamente dalla nostra ricostruzione. Vediamo che l'intero Grande Impero Mongolo del XIV-XVI secolo utilizzava lo stesso sistema di stenografia - proprio come dovrebbe fare uno Stato centralizzato, dove la vita delle province imperiali, per quanto distante, è in sincronia con quella del centro, con usanze e principi simili utilizzati nella città sul fiume Volkhov, dalle guarnigioni dell’Orda nella lontana Gran Bretagna come in Egitto in Africa (per ulteriori dettagli, vedere Chron5).

12.6. In re "Datazioni di Novgorod" di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin. Come i succitati accademici datano documenti di corteccia di betulla della fine del XVIII secolo all'XI secolo
Dobbiamo dire qualche parola sull'articolo degli accademici A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin intitolato "Il libro dei salmi di Novgorod dell’XI secolo come libro più antico della Russia" ([290:1]) pubblicato nel "Vestnik Rossiyskoi Akademii Nauk" (la Gazzetta ufficiale dell’Accademia Russa delle Scienze) nel marzo 2001. Questo è l'articolo che apre l’edizione di marzo; siamo grati a A. Y. Ryabtsev per aver attirato la nostra attenzione su questa pubblicazione, poiché contiene passaggi che estremamente bizzarri dal punto di vista della cronologia e dei metodi di datazione.

L'articolo di Zaliznyak e Yanin riguarda scoperte nel campo dell'archeologia di "Novgorod", che hanno avuto risonanza negli ultimi tempi; in primo luogo, un pezzo di corteccia di betulla con un disegno che raffigura Santa Barbara su un lato, qv nella fig. 3.41, e le tre tavolette cerate con iscrizioni graffite in cera che Zaliznyak e Yanin chiamano "Il libro dei salmi di Novgorod" ([290:1], pagine 202-203). Entrambi gli oggetti sono stati scoperti durante gli scavi del 2000 a Novgorod-sul-Volkhov ([290:1]).

La scoperta ha ricevuto una grande pubblicità; il 27 marzo 2001 l'Accademia Russa delle Scienze ha tenuto una lunga sessione del suo Presidium alla presenza di funzionari del governo Russo. L’accademico Y. S. Osipov, Presidente della RAS, ha sottolineato questp ritrovamento nella sua relazione, e l'ha menzionata prima di tuttoil resto parlando dei risultati della storia e dell'archeologia Russa. L'ha definita una stupenda scoperta (vedi il testo del suo rapporto sul giornale "Vestnik", 2001, volume 71, numero 8, pagina 682).

Figura 3.41. Un foglio di corteccia di betulla che raffigura Santa Barbara trovato durante gli scavi a Novgorod sul fiume Volkhov; lo strato in cui è stato scoperto era datato al "primo terzo dell'XI secolo" da V. L. Yanin ( [290; 1 ], pag. 202). Tuttavia, vediamo una data in fondo al foglio - 7282 "da Adamo", che si converte nella cronologia moderna come 1774 D.C., ovvero la fine del XVIII secolo. Fotografia scattata da [290:1], pagina 203.

Ci asterremo dal giudicare il valore di questi risultati per le scienze storiche e linguistiche. La questione che ci interessa è di natura formale. Come sono stati datati gli antichi oggetti con le iscrizioni che Yanin e Zaliznyak hanno citato nel loro articolo? I due autori tentano di datare i ritrovamenti all'inizio dell'XI secolo ([290:1]). Più precisamente, tentano di datare lo strato di terreno sul quale la corteccia di betulla in questione è stata rinvenuta al primo terzo del XI secolo ([290: 1 ] , pag. 202). Per quanto riguarda lo strato in cui sono state trovate le tre tavolette che compongono il "Libro dei salmi", esso è datato al primo trimestre dello stesso XI secolo ([290:1], pag. 203). Così, secondo l'opinione di Zaliznyak e Yanin, entrambi gli oggetti risalgono all'"antica Novgorod" e sono stati realizzati circa mille anni fa. Questo li porta alla conclusione che le due scoperte devono essere nient 'altro che testi Russi veramente antichi. Il "Libro dei salmi", ad esempio, è stato scritto da un rappresentante della "prima generazione di letterati Russi", che "quasi certamente era stata testimone del battesimo della Russia" ([290:1], pagina 206).

Figura 3.42. La datazione della corteccia di betulla sotto Santa Barbara. Un ingrandimento della fotografia (in alto) e una copia disegnata delle cifre (in basso). Vediamo la tipica calligrafia del XVIII secolo e la datazione del 7282 (o 1774 D.C.) in regolari numeri arabi. Nell'angolo in alto a destra vediamo il 7 secondo lo Slavonico Ecclesiastico. La cifra in questione corrisponde alla cosiddetta indicazione, o l'anno ecclesiastico dato secondo un ciclo di 15 anni, a partire da settembre. L'indicazione è in fatti equivalente a 7 nel 1774. L’indicazione aggiunta rende la datazione più ecclesiastica, in un certo senso, perché corrisponde allo stile comune della vecchia letteratura della chiesa Russa. E' abbastanza naturale che la data arcaica dell'indicazione debba essere trascritta nelle antiche cifre Slavoniche e non nel loro moderno arabo equivalente. La fotografia è stata scattata da [290:1], pagina 203 (da vicino).

La "precisione" delle datazioni offerte in [290: 1 ] è impressionante - Zaliznyak e Yanin ritengono che il "Libro dei salmi" debba essere datato "all'epoca tra i primi anni '90 e la fine degli anni '10", offrendo così una datazione con un tasso di precisione di 10 anni; lo stesso vale per circa 15 anni in entrambe le direzioni per la datazione "Novgorod" del pezzo di betulla menzionato in precedenza, datato al "primo terzo del XI secolo" ([290:1], pag. 202).

Abbiamo messo la parola "Novgorod" tra virgolette per una buona ragione - secondo le nostre ricerche, la città della Volkhov conosciuta come Novgorod oggi non ha nulla in comune con la Grande Novgorod che ci è nota dalle cronache Russe. Evidentemente, la moderna "Novgorod" ha ricevuto questo nome solo sotto i primi Romanov nel XVII secolo, nel corso della loro campagna per la falsificazione della antica storia Russa. Nel secolo XVI questa città era conosciuta come "okolotok" (la parola si traduce come "insediamento parrocchiale", qv in [731], pagina 9, e in Chron4, capitolo 3:12.2. Come abbiamo scoperto, la storia di Novgorod-sul-Volkhov difficilmente può essere tracciata più indietro rispetto al secolo scorso. Inoltre, è certamente la storia di un piccolo insediamento e non di una grande città - la roccaforte di Novgorod, conosciuta con il nome di "La Cittadella" o addirittura di "Il Cremlino" oggi è più probabile che sia stata costruita nel XVII secolo e non prima – semplicemente come insediamento fortificato durante la guerra con la Svezia.

Ribadiamo che, secondo i risultati delle nostre ricerche, gli oggetti più antichi trovati negli strati pavimentati di Novgorod sul-Volkhov risalgono al XV-XVI secolo e non prima, dal momento che né la città, né le pavimentazioni esistevano all'epoca. La datazione dell'XI secolo dello strato di pavimentazione più basso offerto da V. L. Yanin ci sembra sbagliato. La datazione corretta è molto più tardi, qv in Chron4, Capitolo 3:12.

Come fanno Zaliznyak e Yanin a datare il primo oggetto (il disegno, la cui fotografia, come citata nel loro articolo, è visibile nella fig. 3.41)?

Il metodo di datazione insistito nell'articolo di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin ([290:1]) si basa sulla datazione dendrocronologica dei vecchi strati di pavimentazione sepolti in profondità nel terreno. Scrivono:

"La stagione 2000 è iniziata con una piacevole sorpresa. Un piccolo pezzo di corteccia di betulla è stato trovato nello strato datato al primo terzo del XI secolo, con schizzi di figure umane graffite su entrambi i lati. Una delle figure può essere identificata come Gesù Cristo. La figura sull'altro lato è accompagnata dall'iscrizione che può essere facilmente letta come "Varvara" (versione Slava della denominazione Barbara) preceduta dalla lettera A in cerchio, che era la consueta abbreviazione della parola greca "sacro". L'immagine di Santa Barbara corrisponde completamente al canone - indossa una corona e tiene in mano la croce di un martire" ([290, 1], pagina 202). Cfr. fig. 3.41.

Pertanto, il pezzo di corteccia di betulla in questione è datato da [290:1] in accordo con la datazione dello strato di suolo in cui è stato scoperto. Gli strati dendrocronologici reali di "Novgorod", a loro volta, dipendono dalla dendrocronologia delle pavimentazioni di legno che sono stati dissotterrate fino al XX secolo. Il gruppo di architetti che avevano condotto gli scavi era guidato per lo più da V. L. Yanin; la sua scala di datazioni "Novgorod" è stata sviluppata piuttosto di recente. Sebbene il concetto di datazione dendrocronologica abbia senso in teoria, il suo utilizzo suggerito da V. L. Yanin in caso della "dendrocronologia di Novgorod" ci sembra discutibile. Abbiamo spiegato la nostra posizione con la massima attenzione ai dettagli nel capitolo 3:12 del Chron4. La corteccia di betulla di cui sopra conferma la fondatezza dei nostri dubbi.

Il fatto è che il pezzo di corteccia in questione contiene una datazione piuttosto esplicita, ben visibile e in ottime condizioni. Ergo, abbiamo un'ottima occasione per verificare le datazioni dendrocronologiche di V. L. Yanin. La data del disegno corrisponde all’XI secolo d.C. o alla datazione di Yanin dello strato pavimentato in cui è stato trovato? Se la risposta è positiva, la dendrocronologia di "Novgorod" riceve almeno una certa validazione; altrimenti i risultati di Yanin contraddicono le informazioni contenute nei ritrovamenti stessi. In quest'ultimo caso sarebbe anche molto interessante conoscere quale sia questa datazione e se essa differisca da quella suggerita da Yanin riguardo al rispettivo strato di suolo in modo drastico (il presunto XI secolo a.d.)

A proposito, la presenza reale di una data sotto il disegno di Santa Barbara non è contestata da nessuno dei due autori: "Un altro particolare degno di nota è che troviamo una data graffiata sulla tavoletta sotto il disegno di Santa Barbara" ([290:1], pagina 203). L'interpretazione di tale data da parte di Yanin e Zaliznyak verrà discussa separatamente tra breve.
Figura 3.43. Una mappa del XVII secolo utilizzata per fornire un campione della grafia tipica di quell'epoca. Tratto da un libro intitolato "Storia di Mosca nei documenti del secolo XIX-VIII", rappresenta "Una bozza del appezzamento di terra sulla via Petrovskaya Riservata per la costruzione di un teatro. 1776." Tratto da [330:1], pagina 218.

Figura 3.44. Esempi di cifre scritte a mano e della lettera D (fl) simile a 2, grafia Russa della fine del XVIII secolo. Tratto da [330:1], pagina 218.

Passiamo al fig. 3.42, dove si vede un'estremità della tavoletta con la data graffita sopra, graffita e non scritta, fate attenzione ([290:1], pagina 203). Ciò spiega il fatto che la scrittura manca della facilità e delle curve fluide del calamo; è pesante, rigida e lineare.

L'interpretazione della data in questione non è difficile: si vedono scritte tipiche del XVIII secolo e cifre arabe regolari che rappresentano il 7282. Stanno per l'anno secondo l'era ecclesiastica Russa "da Adamo", o l'era Bizantina. L'inizio della nuova era cade nell'anno 5508 da Adamo.

Questa cronologia è stata ufficiale in Russia fino alle riforme di Pietro il Grande. Ma i Russi l’anno usata anche negli anni successivi, soprattutto per i bisogni della chiesa. Anche oggi alcune pubblicazioni ecclesiastiche usano queste datazioni, che possono sembrare arcaiche, ma sono comunque ancora vive. E' abbastanza facile calcolare come l'anno 7282, specificato nel documento in esame, corrisponda al 1774 d.C. in cronologia consensuale, dal 7282 - 5508 = 1774. Alla fine del XVIII secolo, nientemeno!

La calligrafia dell'autore è tipica del XVIII secolo. Date un'occhiata a come ha scritto i numeri. Per prima cosa vediamo una figura di sette, che differisce dalla sua controparte moderna solo per un singolo tratto (o una curva) tipico del tardo secolo XVIII e anacronistico oggi, qv nella fig. 3.42.

Passiamo ora ai vecchi documenti che risalgono alla stessa epoca per verificare. In Fig. 3.43 si vede un frammento di una mappa delle strade di Mosca scritto a mano del 1776; vediamo moltissimi numeri, tutti scritti alla fine del XVIII secolo. Si vede anche il nome scritto di via Dmitrovka (fig. 3.43). Questa mappa è stata tratta dal libro Storia di Mosca nei documenti del XII secolo XVIII ([330:1], pag. 218); il testo è intitolato "Piano del sito sulla via Petrovskaya destinato alla costruzione del teatro". Questo documento è un originale del XVIII secolo ([330: 1 ] , pag. 218).

Ingrandimenti dei numeri utilizzati nel piano sono riportati nella figura 3.44 - vediamo che la cifra di sette ha la stessa "coda" in basso del suo cugino sul documento di corteccia di betulla di "Novgorod". Pertanto, il primo numero della data della "betulla" è un sette.

La seconda e la quarta cifra sono esattamente uguali - due archi con tratti in basso, qv nella fig. 3.42. E' evidente dagli esempi presentati nella figura 3.44. A proposito, la cifra di due era identica alla lettera D Russa scritta alla fine del XVIII secolo - forse per il fatto che la parola Russa "due" (dva) inizia proprio con questa lettera. Il fatto che i due fossero intercambiabili è evidente dall'iscrizione di un'altra illustrazione XVIII secolo che si vede nella fig. 3.45. È stato anche tratto da “la storia di Mosca nei documenti del XII-XVIII secolo”, sezione intitolata "Ponti pedonali sui ponti di Presnya, illustrazioni del XVIII secolo" ([330:1], pag. 210). Un ingrandimento di questa illustrazione è presentato nella fig. 3.46; vediamo che la lettera e il numero sono identici.

In questo caso, non si può fare a meno di notare che la lettera D detta anche figura del due, è stata scritta occasionalmente senza alcun tratto in basso; evidentemente questo dettaglio era facoltativo. Vediamo questa lettera scritta così all'inizio della parola "Dmitrovka" nel piano sopra citato del 1776, qv nelle Figg. 3.43 e 3.44 - un semplice arco senza tratto in basso; vediamo questa cifra trattata esattamente nello stesso modo nel documento sulla corteccia di betulla - i tratti inferiori sono rudimentali, ma sono comunque presenti, qv nella fig. 3.42.

Per quanto riguarda la terza cifra - riconosciamo la cifra di 8 senza problemi; è scritto come due graffi curvati, proprio come ci si aspetterebbe per una figura in otto graffi su un pezzo di corteccia di betulla. Nonostante le complicazioni derivanti dal metodo di scrittura, il numero è molto chiaro: qv nella fig. 3.42.

La data che ci viene fornita è l'anno 7282 - come abbiamo detto in precedenza, è in un sistema cronologico diverso ma comprensibile, e si converte nel 1774 d.C. - alla fine del XVIII secolo, il regno di Caterina la Grande.

Nella fig. 3.47 si vede il documento di betulla risalente al 7282 rispetto allo stesso numero scritto nella grafia del XVIII secolo, con i numeri tratti dal summenzionato piano del 1776. Vediamo lo stesso numero, l'unica differenza è rappresentata dai materiali di scrittura utilizzati in entrambi i casi (carta liscia e corteccia di betulla ruvida). Le linee graffiate tendono naturalmente ad avere meno curve rispetto a quelle disegnate con un calamo.

Ricordiamo anche la lettera 3 dello Slavonico Ecclesiastico (che sta per "7") sopra la data e a destra (cfr fig. 3.42). Nel caso in esame è facile capire che la cifra in questione si riferisce all'indicazione o al numero dell'anno in una particolare cronologia ciclica con un ciclo di 15 anni. Va sottolineato che il valore indicativo per il 1774 è effettivamente pari a 7.

Il fatto che questa data sia accompagnata da un numero di indicazione la rende più "ecclesiastica", in un certo senso, o più in linea con le datazioni comuni ai vecchi libri della chiesa Russa. E' anche perfettamente naturale che il numero dell'indicazione arcaica sia trascritto in antichi numeri Slavi e non in quelli Arabi moderni.

Figura 3.45. Alla fine del XVIII secolo la lettera D manoscritta era identica a quella manoscritta del 2. In altre parole, le due erano intercambiabili. L'immagine è tratta da un libro intitolato "Storia di Mosca nei documenti del XII-XVIII secolo", intitolato "Ponti per passeggini presso gli stagni Presnya". Disegni Del XVIII Secolo". Tratto da [330:1], pagina 210.

Figura 3.46. Un ingrandimento del disegno precedente con l'iscrizione. Tratto da [330:1], pagina 210.

Figura 3.47. La data sulla corteccia di betulla: 7282 (cifre arabe), [indicazione] 7 (in Slavonico ecclesiastica "zemlya") rispetto alla stessa data in numeri individuali raccolti da esemplari della scrittura a mano della fine del XVIII secolo. Questa datazione si converte alla moderna scala cronologica in 1774 d.C. (7282 - 5508 = 1774).

Facciamo infine attenzione al fatto che c'è un piccolo scarabocchio che segue la prima cifra di sette nella data sulla betulla a quanto pare al posto di un punto, qv nella fig. 3.42, poiché non si può proprio grattare un puntino su un pezzo di corteccia di betulla nel modo in cui si potrebbe scrverlo sulla carta. Sembra che separi il posto delle migliaia, usato largamente nella numeraione Araba.

A proposito, nessuna indicazione del genere è mai stata usata nella numerazione Slavonico ecclesiatica; il luogo delle migliaia era indicato da un segno speciale che si metteva prima della cifra corrispondente e non dopo di essa; questo segno è costituito da linee rette e sarebbe stato facile da graffiare su un pezzo di corteccia di betulla. La sua stessa assenza porta alla conclusione che i numeri usati non sono sinonimo di Slavonico ecclesiastico, come A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin sembrano credere ([290:1]).

L'interpretazione di questa data su cui insistono Zaliznyak e Yanin è veramente degna di nota e in un certo senso edificante. Cito:

"Un altro curioso [che si può tradurre come "relativamente poco importante"? - Aut.]: la data scarabocchiata sulla corteccia; questa data è 6537 (dalla Genesi) e corrisponde a 1029 d.C. Il primo, il terzo e il quarto numero sono indicati con l'indicazione Slavonico ecclesiastica, mentre il secondo è Romano, come suggerisce S. G. Bolotov. Per questo, la Santa Barbara è stata disegnata da una persona che aveva difficoltà a trascrivere correttamente la data nella numerazione in Slavonico ecclesiastico, essendo comunque a conoscenza della corretta trascrizione Occidentale" ([290, 1], pag. 203).

Ci asteniamo da commenti molto approfonditi su una così strana interpretazione di un numero riportato regolarmente in cifre arabe utilizzate ancora oggi. Semplicemente informaiamo i lettori sulla trascrizione della data 6537 (o 1029 d.C., poiché 6537 - 5508 = 1029) nella numerazione Slavonico ecclesiastica. Si tratta di:

ЅФЛЗ
“Ѕ” sta per la lettera "zelo" in Slavonico ecclesiastico, che rappresenta il 6000 (accompagnata da un segno speciale),
“Ф” in Slavonico ecclesiastico è la lettera "fert", che rappresenta il 500,
“Л” è in Slavonico ecclesiastico "lyoudi", che rappresenta il 30,
"З" è in Slavonico ecclesiastico "zemlya", che rappresenta il 7.

Non c'è nulla di simile sul pezzo di corteccia di betulla che stiamo studiando, tranne una lettera, "zemlya". Tuttavia, questa lettera da sola non ha un ruolo decisivo - in primo luogo perché riguarda le cifre di un'unità e quindi non potrebbe influire in modo sostanziale sulla data, anche se fosse stata in qualche relazione con essa; tuttavia, essa non si riferisce alla data principale - è chiaramente visibile nella fig. 3.42 che la lettera "zemlya" si trova a una distanza considerevole dalla data principale e deve pertanto indicare qualcos'altro da sola. Come abbiamo già detto, questa cifra rappresenta l'indicazione del 1774, che in effetti era pari a 7.

Passiamo ai primi tre numeri (fig. 3.42). Se rappresentano il numero 6537 in Slavonico ecclesiastico, come sostengono gli autori di [290:1], queste cifre devono assomigliare alle lettere Slavonico ecclesiastiche "zelo", "fert" e "lyoudi". È possibile interpretare i caratteri del documento come tali lettere? Vediamo.

La prima cosa da menzionare è che la prima lettera "zelo" che rappresenta 6000 deve essere accompagnata da un segno speciale per trasformarlo nel posto delle migliaia - non c'è nessun segno del genere in nessun posto, nella figura 3.42.

Tuttavia, ci sono osservazioni più importanti da fare - dopotutto, il segno avrebbe potuto essere stato omesso. In generale, la figura di 7 sulla corteccia della betulla può essere interpretata come la lettera Slavonico ecclesiastica "zelo" - consideriamo difficile questa interpretazione, perché una sembra il riflesso specchiato dell'altra, ma molti storici applicano nonostante tutto comunque questo metodo alle datazioni di Slavonico ecclesiastico. Supponiamo tuttavia che Zaliznyak e Yanin abbiano interpretato correttamente il primo numero.

Passiamo al numero più importante - il secondo. Perché lo consideriamo il più importante? La risposta è semplice: si tratta dell’unità di cento e quindi determina l'approssimazione della data. Altre cifre sono meno importanti - l'unità del migliaio è abbastanza facile da indovinare, anche se alcune “antiche” datazioni contengono discrepanze millenarie, qv in ChronI e Chron2. Per quanto riguarda decenni e anni, non possono spostare una data oltre 100 anni in entrambe le direzioni, e non influenzano nemmeno tanto la datazione approssimata.

Pertanto, la cifra critica è l’unità del centinaio. Vediamo come dovrebbe apparire nell'improbabile caso che la dendrocronologia "Novgorod" sia corretta e chiediamoci se qualcosa del genere possa essere visto da qualche parte nel documento di corteccia di betulla (è impossibile). Come si evince dalla citazione di cui sopra, gli autori dell'articolo su questo sono d'accordo.

Tenete presente che il documento è stato trovato nello strato del primo terzo dell'XI secolo col metodo di V. L. Yanin ([290:1], pag. 202). Un semplice calcolo aritmetico dimostra che la cifra in questione deve indicare 500 o 400 per far corrispondere l'anno alla data suggerita da Yanin.

Nel primo caso, avremmo ottenuto 6500, o 992 d.C. Decenni e anni avrebbero spostato questa data nell'XI secolo d.C., come "necessario" - qualsiasi numero sarebbe andato bene tranne il 90. Questo caso sarebbe ideale per una datazione all'XI secolo.

Il secondo caso sarebbe molto peggio - se la seconda cifra dovesse essere 400, si arriverebbe all'anno 6400, o 892 d.C., senza anni o decenni (6400 - 5508 = 892). Questo è molto "peggio" del primo caso, poiché l'unico modo per fissare la data finale nell'XI secolo sarebbe applicare criteri molto rigidi alla cifra dei decenni - l'unica cifra adatta sarebbe il 90, indicata dalla lettera Ч nello Slavonico ecclesiastico (nota come "cherv"). Ci sarebbe voluto un bel po' a far sembrare quello che si trova sulla corteccia di betulla la lettera in questione, per il semplice fatto che non c'è niente di simile, qv nella fig. 3.42.

Zaliznyak e Yanin insistono sul fatto che il primo caso sia corretto; tuttavia, non hanno osato dichiarare apertamente che il simbolo Slavonico ecclesiastico per 500, o la lettera Ф ("fert") sia presente nel documento. Per quanto riguarda la supposizione sopra menzionata, espressa in [290:1], secondo cui i numeri sono in Slavonico ecclesiastico, ad eccezione di quello più importante, che si rivela per qualche motivo Romano, il nostro commento è il seguente. Poiché la cifra in questione è di carattere decisivo, l'ipotesi che essa appartenga a un sistema numerico diverso rende completamente invalida l'intera "interpretazione" di questa data. E' assolutamente ovvio che qualunque simbolo possa ottenere una qualche interpretazione numerica in un sistema straniero; se non ovvio, forse, è perlomeno accettabile. Tenete a mente che stiamo parlando di graffi su un pezzo di corteccia di betulla e non di una datazione scritta in calligrafia.

Ci si potrebbe chiedere se la seconda cifra (2) assomigli in qualche modo al numero Romano D usato per 500 (cfr. fig. 3.42). In senso stretto, non è così; tuttavia, si potrebbe ancora arrivare ad un'interpretazione piuttosto inverosimile che avrà un certo senso - in effetti, qui vediamo la cifra del due, che veniva trascritta esattamente come la lettera Russa Л da molti calligrafisti del XVIII secolo. È proprio questa che che corrisponde al numero Romano D. Le versioni scritte a mano di entrambe le lettere possono essere simili.

Ma perché i due autori interpretano diversamente la quarta cifra? Si tratta della stessa identic cifra del due; ma questa volta non l'hanno letta come il Romano D, o 500, ma piuttosto come lo Slavonico ecclesiastico "lyoudi" (Л) con un valore numerico di 30? La lettera è sempre stata scritta nella sua forma attuale, e il simbolo sulla corteccia di betulla è costituito da molti altri dettagli, qv nella fig. 3.42. Ma se si vogliono interpretare i simboli nel modo in cui si vuole che vengano interpretati, ogni data può ricevere a priori una propria "interpretazione".

Pertanto, poniamo la seguente domanda, puramente retorica - è possibile affermare che una datazione che dice esplicitamente 1774 d.C. si riferisca all'XI secolo? Non lo riteniamo – o almeno bisognerebbe impegnarsi a fondo per convalidare tale affermazione. Tuttavia, chiunque legga il lavoro di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin può testimoniare che si può fare con grande facilità, se c’è bisogno. Abbiamo un ottimo esempio di come alcuni storici siano ansiosi di fare in modo che le datazioni trovate su antichi manufatti provino la cronologia Scaligeriana, e di quali sforzi colossali sono disposti a fare a tal fine.

A proposito, la datazione all’XI secolo della corteccia di betulla ha tuttavia creato un "problema" nella scienza storica:

"La scoperta aveva portato un problema all'istante. La costruzione ‘E’, dove è stata trovata la corteccia, si trova sulla vecchia via Chernitsyna, il cui nome si traduce come "via delle suore" e ha ricevuto il suo nome dal convento di Santa Barbara che un tempo stava nelle sue vicinanze. È ovvio che non avrebbe potuto esserci un convento qui nella prima parte dell'XI secolo: i primi monasteri Russi risalgono alla seconda metà dell'XI secolo, e il convento di Novgorod di Santa Barbara è stato menzionato per la prima volta in una cronaca che si riferiva al 1138 d.C., ol che posticipa la nostra scoperta di oltre un secolo" ( [290: 1 ] , pag. 202).

Scopriamo che il convento di Santa Barbara è rimasto in piedi nel luogo dove è stato trovato il pezzo di corteccia di betulla, e il disegno che troviamo è proprio di Santa Barbara (cfr fig. 3.41). E 'ovvio che il disegno deve essere stato perso o sepolto qui quando il convento ancora esisteva. Doveva essere ancora presente nel 1774, quando furono fatte le iscrizioni sulla corteccia di betulla. Questo fa sì che tutto sia comprensibile.

Si potrebbe discutere della reale data del 1774, o delle ragioni per cui dovremmo trovare questa particolare figura nel documento di betulla, e perché dovrebbe esserci una data, poiché non era consuetudine scrivere date con disegni di santi nella Russia antica. Su questo tema vi sono opinioni diverse, ma non si può non sottolineare che l’anno in questione è è l’anno della sconfitta finale di Pougachev, con gravi persecuzioni dei sostenitori dei "ribelli" avviate in tutta la Russia ([941], pag. 52; anche [85], volume 35, pagina 280). Stiamo solo iniziando a renderci conto della vera portata di questo avvenimento oggi, perché diventa chiaro che la sconfitta di Pougachev non è dovuta alla semplice "soppressione di una ribellione contadina", come insegnano nelle scuole, ma piuttosto alla sconfitta del gigantesco Stato Siberiano Russo con capitale a Tobolsk, ostile nei confronti dei Romanov. Questo stato deve essere stato conosciuto come "Tartaria Moscovita" in Occidente, qv nella sezione che tratta della nostra ricostruzione della "guerra con Pougachev" (Chron4, capitolo 12).

Pertanto, il 1774 deve essere stato uno degli anni più importanti della storia della Russia e del mondo in generale; segna un punto di svolta che ha afflitto ogni strato della società Russa. Forse è per questo che vediamo una data sotto il disegno di Santa Barbara.

Concludiamo con qualche parola sull'altro punto discusso in [290:1] - le tre tavolette del libro dei Salmi di Novgorod. Sfortunatamente, non vi troviamo nulla che permetta di leggere una datazaione (o almeno non ce n’è nessuna [190:1]). Tuttavia, la datazione al'XI secolo a.d. di queste tavolette come suggerito da [290:1] sembra basarsi su una semplice fantasia. Il fatto che sia stato trovato nello strato del "primo trimestre dell'XI secolo" di V. L. Yanin ([290:1]), page 203) non significa nulla, come abbiamo già osservato nel caso del documento di betulla che ha avuto la data del 1774. Quindi, queste tavolette potrebbero essere oggetti del XVIII secolo. Tutte le singole parole che riportano (citate in [290:1], pagina 106) possono essere trovate anche nei manoscritti che datano all XVIII secolo (in particolare quelli scritti dai vecchi credenti). Si può dire lo stesso sullo stile di scrittura delle tavolette rappresentate nella fotografia pubblicata in [290]: 1 ] , pag. 205 - non ci sono caratteristiche che suggeriscano una data precedente a quella del XVIII secolo.

A proposito, il nome stesso di questi reperti è piuttosto curioso - erano note come tabellae cerae, e lo strumento usato per scrivere era chiamato stilo. Gli stili erano piccole bacchette di metallo o di osso utilizzate per la scrittura sulla cera; tali strumenti... erano necessariamente provvisti di una piccola palettina utilizzata per cancellare" ([290:1], pagg. 202-203).

Apprendiamo quindi che le "antiche" tavolette in cera Greche e Romane usate per la scrittura erano chiamate cerae, mentre le lettere erano scritte con styli. Non si può fare a meno di notare la somiglianza tra l'antica parola Greca cera e le parole Russe per "grattare" e "disegnare" ( rispettivamente zarapat e chernovik). La paletta, che era una condicio sine qua non di ogni stilo, potrebbe bene essere stata chiamata stilorka nella Russia moderna; per quanto riguarda la flessione tra R e L, è sufficiente ricordare al lettore come la parola Amsterdam era scritta nel Medioevo - Amsteldam, Amstelredam, ecc. (cfr. ChronI, capitolo 1, ecc.).

Riepilogo: l'interpretazione della tavoletta di betulla proposta da Zaliznyak e Yanin (il presunto XI secolo) ci sembra profondamente errata. Ci sono circa 700 anni di errore; l'argomentazione di cui sopra dimostra che la data in questione è 1774, ossia la seconda metà del XVIII secolo.

12.7. La risposta degli storici al nostro articolo sulle datazioni di Novgorod di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin
Nel febbraio 2002 abbiamo pubblicato un articolo intitolato "Sulle datazioni di Novgorod di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin" nel "Vestnik Rossiyskoi Akademii Nauk". Riguardava l'interpretazione della data su una tavoletta di betulla scoperta di recente a Novgorod-sul-Volkhov ([912:2]). Ne abbiamo già discusso in dettaglio.

Lo stesso numero del "Vestnik" contiene commenti sull'articolo scritto dal personale dell'Istituto RAS di archeologia, pubblicato su insistenza del consiglio editoriale. I redattori hanno ordinato e pubblicato i due articoli seguenti: "La Scala Dendrocronologica di Novgorod come la scala più affidabile del mondo antico" di R. M Mounchayev e Y. N. Chyornykh ([912:2], pagine 141-142) e "Awkward Palaeography" di A. A. Medyntseva ([912:2], pagine 143-146). Secondo il commento editoriale, essi contengono una "stima perfettamente obiettiva dell'articolo dal punto di vista editoriale", e presumibilmente "conclude del tutto l'argomento a cui si riferisce" ([912:2], pag. 146).

Tuttavia, la nostra domanda agli storici rimane senza risposta: qual è la data scritta sulla betulla? La valutazione negativa del nostro lavoro riportata nei suddetti articoli è del tutto infondata; i loro autori non hanno fatto nulla per analizzare il problema. Tuttavia, anche a loro è mancato il coraggio di confermare l'"interpretazione" dell'XI secolo della data suggerita da Zaliznyak e Yanin; la questione della data corretta è passata sotto silenzio assoluto.

Consentitemi di illustrare brevemente il contenuto degli articoli. R. M Mounchayev e Y. N. Chyornykh, gli autori dell'articolo precedentemente intitolato "La Scala Dendrocronologica di Novgorod come la Scala più affidabile del mondo antico" ([912:2], pagine 141-142) cercano di ragionare a lungo sul tema dei "ricercatori sulla cattiva strada della cronologia" in generale, lasciando sciocchezze come l'effettiva analisi delle datazioni sulle tavolette di betulle al di fuori della loro venerabile attenzione accademica.

Iniziano nel modo seguente: "L'articolo di A. T. Fomenko e G. V. Nosovskiy sembra preoccupasi per un caso particolare; tuttavia, è prudente e persino obbligatorio considerarlo in un contesto più generale..."

Continuano con contesti generali per tutto il tempo. Ad esempio, Mounchayev e Chyornykh sono del parere che prima di poter interpretare una datazione trovata su una tavoletta di betulla, dovremmo "convincere gli specialisti... che tutte le scale dendrocronologiche dell'Europa orientale devono la loro esistenza a una cospirazione dei cosiddetti specialisti, o a una totale ignoranza da parte di questi ultimi" ([912:2], pag. 142). In caso contrario, "la discussione stessa (o quello che è) sulla questione delle reliquie medievali e della loro antichità viene completamente privata di significato" ( [912:2], pag. 142). Tutti i commenti sono abbastanza irrilevanti, davvero.

Citiamo l'unica obiezione che Mounchayev e Chyornykh possono fare in relazione alla questione in discussione: "L'approccio di A. T. Fomenko e G. V. Nosovskiy allo studio delle tavolette di betulla può essere classificato come scolastico. . . Questi "metodi" sono stati respinti da tempo dalla scienza accademica. Consideriamo inutile continuare la discussione su questo tema". In altre parole, l'articolo ci dice che la scienza storica ha un sistema consolidato di tabù che riguardano alcuni approcci alla soluzione di problemi storici e cronologici. L'etichetta "scolastico" non spiega assolutamente nulla, essendo solo un desiderio di tenere l'erronea cronologia di Scaligero e Petavio, al riparo da critiche e tentativi di revisione.

Passiamo ora alla "Awkward Palaeography" di A. A. Medyntseva ([912:2], pagine 143-146). L'autore sta cercando di confutare la nostra interpretazione della datazione sulla corteccia di betulla; tuttavia, per qualche strana ragione, parla solo della prima figura dei quattro (il luogo delle migliaia), senza parlare dell’unità delle centinaia, che per noi è di grande interesse e che casualmente è decisiva per la datazione. Forse l'"interpretazione" all'XI secolo delle altre tre figure suggerita da Zaliznyak e Yanin è semplicemente non supportabile.

Per quanto riguarda la prima figura, Medyntseva dice di preferire l'interpretazione di Yanin e Zaliznyak, che suggeriscono sia la lettera zelo in Slavonico ecclesiastico. Cita una tabella con diverse versioni di lettere in Slavonico ecclesiastico (vedi fig. 1 nel suo articolo). E' sorprendente che proprio la lettera di cui parla ("zelo") sia del tutto assente dalla tabella. La ragione è ovvia: la lettera Slavonico ecclesiastica "zelo" non assomiglia per nulla al numero arabo che dovrebbe rappresentare (la cifra di sette). Evidentemente, proprio questa lettera era stata esclusa dalla tabella per evitare l’ "imbarazzo" in relazione ai fatti discussi.

Sottolineiamo che, nonostante l'evidente desiderio di "difendere" l'interpretazione di Yanin e Zaliznyak, Medyntseva manca del coraggio necessario per affermare che quanto sopra è corretto. E' solo d'accordo sul fatto che abbiano letto la prima cifr in modo corretto senza chiedere alcuna prova, rimanendo perfettamente silenziosa sulle altre tre.

Figura 3.48. Una delle leggi contenute nella Sobornoye Ulozhenie del 1649. Vediamo la parola "Russo" usata in riferimento a una confessione piuttosto che a un gruppo etnico - qui è sinonimo di "Ortodosso". Edizione fotografata del XVII secolo.

13. IPOTESI SULL'ETIMOLOGIA DELLA PAROLA "RUSSIA" ( "ROUSS")
E' noto che l'Impero Mongolo è stato diviso in diverse province, la cosiddetta Ulus. Tenendo presente la frequente flessibilità di R & L, si potrebbe suggerire che le parole Ulus e Rouss, o Russia, abbiano la stessa origine (cfr. anche il nome del famoso Principe Urusov). Vediamo un esplicito parallelo fonetico. In quest'ultimo caso, tuttavia, ci si potrebbe chiedere se il nome stesso della Russia possa derivare dalla parola "rus" (o "ulus" nella sua versione Turca), che era una provincia del Grande Impero Mongolo.

È successa una cosa simile al nome "Ucraina" - questa parola era intesa come "terre di confine" (cfr. la moderna parola Russa "okraina" che si traduce come "vicinato"). Vi erano molti territori noti come "ucraina"; tuttavia, il nome alla fine si è rierito a un'unica regione, ovvero l'Ucraina moderna. La stessa cosa avrebbe potuto accadere alla parola Russia; potrebbe aver significato inizialmente una provincia, diventando poi il nome dell'intero paese. In questo caso, "Russo" poteva essere inteso come "rappresentante di una certa provincia Imperiale" e poi è diventato il nome di un gruppo etnico.

Studiando il Sobornoye Ulozhenie del 1649 - una collezione di leggi Russe del XVII secolo, l'epoca dei primi Romanov vediamo che anche nei documenti ufficiali del XVIII secolo (e la fonte in questione è un documento ufficiale) si usa la parola Russo per riferirsi a una confessione e non a una nazionalità. Citiamo la fotografia di una di queste leggi nella fig. 3.48. La legge inizia con le parole: "Che la persona sia Russa o appartenga a una fede diversa", il che si spiega da sé.
Ultima Modifica 3 Anni 10 Mesi fa da Italo.

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