Nuova Cronologia

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4 Anni 1 Mese fa #37938 da Francese70
Risposta da Francese70 al topic Nuova Cronologia
Attendo numi per iniziare una conversazione in base a ciò che ho postato

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4 Anni 1 Mese fa - 4 Anni 1 Mese fa #37946 da Francese70
Risposta da Francese70 al topic Nuova Cronologia
Ricapitolo il mio pensiero :

La storia vista dalle medaglie annuali dei papi, dal XVI secolo ad oggi:
La medaglia, così come la stampa, non era altro che un oggetto propagandistico e commemorativo. Essa commemorava, come commemora, l'evento annuale più famoso che poteva dar lustro alla Chiesa.
La medaglia papale è nata come strumento di celebrazione di eventi e del ruolo del papa. Era utilizzata e diffusa prevalentemente come dono ai dirigenti degli uffici dello Stato Pontificio e alle autorità ricevute dal Pontefice. C'era anche la richiesta collezionismo, che - fino all'inizio del 1800 - era costituito prevalentemente da nobili e ecclesiasti. Il collezionismo non era ristretto all'ambiente romano; la medaglia era un ottimo ricordo per i pellegrini cattolici, che si recavano a Roma dall'Italia e dal mondo.

La famiglia Hamerani, che aveva l'incarico delle coniazioni, manteneva la proprietà dei coni e aveva il diritto di usarli per soddisfare le richieste.

Dopo la rivoluzione francese e le guerre napoleoniche emerge la classe borghese. E' un nuovo mondo. La classe dirigente si allarga. Il collezionismo, che è un atto di cultura, si sviluppa. Il mercato non è in grado di soddisfare la richiesta di medaglie , poiché la disponibilità è limitatissima. La famiglia Hamerani, che aveva conservato l'incarico di incisore ufficiale dello Stato Pontificio garantendo per un secolo qualità artistica, non trova degni successori. In questo contesto si sviluppa la operazione del Cardinal Mazio (anni '20 del secolo XIX), con acquisto dei vecchi coni, restauro/ rifacimento, catalogo di vendita.
Il fatto però è questo: come mai la Chiesa, da metà del XVI secolo in poi, inserisce allegorie del tutto pagane nelle sue medaglie?

numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-D2912/1

Il restauro delle mura di Roma del 1752. La figura che spicca è pagana, come tutte le altre.

numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-AE912/1

1857: prima ferrovia Roma - Frascati. La figura seduta sulla di allora locomotiva a vapore è pagana.

numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-D217/1

1707: innalzamento,dopo il ritrovamento, della colonna di Antonino Pio (o costruzione papale?)

numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-AD91/5

1655: questa è straordinaria e ricorda l'elezione di Alessandro VII. Il triangolo isoscele è per la Chiesa la Trinità. Verrà preso poi dalla Massoneria

numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-AE1G/2

Vi è la medaglia dell'anno VII di Pio VII, straordinaria, per i restauri del Colosseo. Restauri? Sì, perché vi sono stampe del Colosseo già dai secoli precedenti.

Quindi mi chiedo: il paganesimo che è commemorato da figure allegoriche muliebri e non, cosa ha a che fare con la Chiesa? Perché di questa scelta?

Secondo voi? Che l'Impero Romano sia in realtà giunto sino al 1870, e quindi era "romano" sì, in quanto Stato Pontificio e che l'Imperatore in realtà fosse il Papa?
Ultima Modifica 4 Anni 1 Mese fa da Francese70.

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4 Anni 1 Mese fa #37950 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
So cosa state per scrivere: ma Nomit, dai parallelismi di Fomenko sembra che Carlo V corrisponda a Traiano, non ad Augusto! Quindi la differenza non sarebbe di 1550 anni, ma solo di 1450!
E' vero, ma allora come si spiega che Svetonio ci fa capire che proprio Augusto parlava spagnolo come Carlo V (ma anche Traiano era spagnolo) e che proprio il suo medico si chiamava Antonio Musa come quello che visse nel XVI secolo e che curò anche Carlo Quinto?

Non sarà che ci troviamo di fronte all'ennesimo fastidioso doppione?

A prima vista sembrerebbe di no, perché se Augusto corrispondesse a Traiano, Caligola corrisponderebbe ad Antonino Pio e Claudio a Marco Aurelio e questo sembra assurdo. Però… Nerone corrisponderebbe a Commodo, e ci sta. I tre imperatorini dell'anno dei quattro imperatori corrisponderebbero ai quattro imperatorini successivi a Commodo: Pertinace, Didio Giuliano, Pescennio Nigro e Clodio Albino. Vespasiano coi suoi due figli Tito e Domiziano corrisponderebbero a Settimio Severo coi suoi due figli Geta e Caracalla. Tito regna per due anni fino alla morte, Geta regna per due anni insieme al padre e al fratello e poi viene ucciso da quest'ultimo. L'imperatore che segue Domiziano è Nerva, che non appartiene a nessuna dinastia, l'imperatore che segue Caracalla è Macrino, che non appartiene a nessuna dinastia. Entrambi governano per un anno (14 e 16 mesi). Entrambi si chiamano Marco.

Allora forse Augusto e Traiano erano la stessa persona. Il motivo per cui gli imperatori successivi sono così diversi potrebbe essere che l'impero sia stato diviso fino a Nerone/Commodo.
Anche i successivi Tiberio ed Adriano, con la loro politica anti-giudaica, potrebbero essere la stessa persona. Gli altri potrebbero essere stati sovrani diversi che regnavano su pezzi diversi dell'Impero.
La domanda è: quando è vissuto l'imperatore Augusto/Traiano?

Che rottura di palle, 'sti doppioni :blank:

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4 Anni 1 Mese fa #37954 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia

Secondo voi? Che l'Impero Romano sia in realtà giunto sino al 1870, e quindi era "romano" sì, in quanto Stato Pontificio e che l'Imperatore in realtà fosse il Papa?


Secondo me no, perché una eventuale identità culturale non significa che fossero lo stesso soggetto politico, al massimo si può dubitare che fossero cristiani monoteisti, ma non che siccome erano pagani allora corrispondono agli antichi.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Francese70

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4 Anni 1 Mese fa #37955 da Francese70
Risposta da Francese70 al topic Nuova Cronologia
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4 Anni 1 Mese fa - 3 Anni 11 Mesi fa #37997 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
www.jaks.sk/dokumenty/fomenko/04-Dark%20...ence%20Book%204-.pdf

IL PROBLEMA DEI SECOLI BUI
di Anatoly Fomenko

Libro 4 della serie “History: Fiction or Science?”

2. L’ “antico” storico Tacito e il ben noto scrittore del Rinascimento Poggio Bracciolini

Oggi si considera che il famoso “antico” storico Romano Tacito sia vissuto nel I Secolo D.C. ([833], Volume 2, pagg. 203, 211). Il suo lavoro più famoso è la “Storia”. Nella cronologia Scaligeriana, i libri di Tacito scomparvero alla vista per un lungo periodo, dimenticati, e riapparvero solo nel XIV-XV secolo D.C. Questo è ciò che ci dice la storia Scaligeriana: “Gli autori Medievali del XI-XIII secolo non mostravano di conoscere Tacito, egli è solo conosciuto attraverso Orosio… Nel XIV secolo Tacito è più conosciuto. Il manoscritto di Montecassino era stato utilizzato da Paolino da Venezia (in 1331-1334)… e più tardi da Boccaccio… quindi… arrivò al ben noto umanista Fiorentino Niccolo Niccoli, ed è conservato attualmente a Firenze, nella Libreria Medicea… La nostra tradizione degli ultimi libri degli Annali e della Storia risale per la maggior parte a questo manoscritto. Solo il manoscritto Italiano del 1475 attualmente conservato a Leida deve aver avuto qualche altra fonte. Negli anni intorno al 1420, gli umanisti Italiani iniziarono a cercare i manoscritti di Tacito in Germania. La storia di questa ricerca rimane poco chiara a causa del fatto che i possessori dei testi appena ritrovati spesso nascondevano i propri acquisti, soprattutto se fatti in modo illegale. Nel 1425 l'importante umanista e segretario Papale Poggio Bracciolini ricevette un inventario di un certo numero di manoscritti che contenevano diversi lavori minori di Tacito da un monaco dell’Abbazia di Hersfeld… Che il manoscritto fosse realmente arrivato da Hesfeld o da Fulda, o se Poggio lo avesse realmente ricevuto, come anche la possibile data di questo fatto – tutto ciò rimane un mistero. Nel 1455 il manoscritto o la sua copia erano già a Roma, e costituirono la base per il manoscritto che ha raggiunto i giorni nostri”. ([833], Volume 2, pag. 241).

Ci viene perciò detto:

1. Secondo la cronologia Scaligeriana, Tacito è vissuto nel presunto I secolo D.C., presumibilmente intorno agli anni 58-117 D.C. ([797], pag. 1304).
2. Comunque, la sua Storia non era conosciuta nel Medio Evo.
3. La biografia della Storia di Tacito che abbiamo a nostra disposizione può essere tracciata indietro nel tempo solo fino al XIV-XV secolo A.D.
4. Nulla si conosce del destino della Storia prima del XIV secolo. Da cui l’ipotesi che i libri di Tacito possano essere stati medievali come origine e che si riferissero a reali eventi medievali del X-XIV secolo D.C. Comunque, potrebbero essere stati modificati nel XVI-XVII secolo.

Questo riepilogo potrebbe essere sufficiente. Comunque, segnaliamo un fatto interessante. Il racconto accademico del destino dei libri di Tacito che abbiamo citato da [833] è scritto in modo modesto e neutrale e non contiene nulla che possa sorprenderci. Eccetto il bizzarro intervallo di un millennio e mezzo tra il momento della sua scrittura e la sua apparizione nel XV secolo D.C. Questo arido testo in realtà nasconde alcune circostanze piuttosto particolari che offuscano l’intera storia della scoperta dei libri scritti dall’ “antico” Tacito. Gli storici moderni non amano ricordare questi fatti, perché portano a un certo numero di opache questioni e a seri dubbi sulla correttezza delle datazioni degli eventi descritti nei libri di Tacito. Diamo un resoconto di ciò che realmente è accaduto nel XV secolo. Studieremo la storia di come la famosa Storia di Cornelio Tacito è stata scoperta secondo i seguenti lavori: [1195], [1379], e [21]. Verso la fine del XIX secolo il perito Francese Hochart e il perito Inglese Ross dichiararono indipendentemente che la Storia di Cornelio Tacito era stata in realtà scritta nel XV secolo dal famoso umanista del Rinascimento Poggio Bracciolini. In altre parole accusarono Bracciolini di un falso premeditato. La pubblicazione dei lavori di Hochart e Ross provocò inizialmente un grande scandalo all’interno della comunità degli storici. Comunque, i loro oppositori furono costretti a lasciar perdere la discussione, poiché non avevano nulla di sostanzioso da contrapporre alle prove di Hochart e Ross; preferirono lasciar cadere la cosa. Questo è un metodo comune in questi casi. Il commento moderno a [833] ne è un esempio perfetto, perché non cita la ricerca di Hochart e Ross in nessun modo. L’analisi portata avanti da Hochart e Ross era veramente importante. Dichiariamo subito che oggi, possedendo informazioni che erano sconosciute a Hochart e Ross, dovremmo dire che non siamo d’accordo sulla conclusione che la Storia di Tacito sia un falso. I fatti che abbiamo scoperto e la nuova concezione della cronologia abbreviata suggeriscono che fosse basata su un originale andato perduto – che stava, comunque, descrivendo eventi medievali e non una distante epoca antidiluviana. Comunque, questo testo ci ha raggiunto in un edizione più recente, probabilmente redatta nel XVI-XVII secolo. Hochart e Ross scoprirono chiare tracce che provavano che la Storia di Tacito fosse Medievale all’origine. Hochart e Ross si sbagliavano solo su una cosa – cioè l’interpretazione dei loro propri risultati. Essendo assolutamente inconsapevoli della falsità della cronologia di Scaligero-Petavio, essi considerarono che i fatti scoperti dimostrassero che la Storia fosse un falso; comunque, dal nostro punto di vista gli stessi fatti possono indicare che la Storia di Tacito sia un testo storico genuino che descrive eventi reali del XIV-XV secolo D.C. Comunque, potrebbe essere passata sotto la supervisione di faziosi “interessati editori” del XVI-XVII secolo. Consideriamo l’atmosfera Rinascimentale in cui “vennero alla luce” questi “antichi” manoscritti. Poggio Bracciolini viene considerato uno degli scrittori più spettacolari del Rinascimento del XV Secolo. È l’autore di trattati storici e morali di alta fascia. “Per quanto concerne problemi teologici… può parlare con un linguaggio che sarebbe stato considerato da ognuno quello stesso dei Sacri Padri se non fosse stato per la firma di Bracciolini” ([21], pagg. 358-363). È l’autore della guida allo studio storico dei monumenti Romani e della famosa Storia di Firenze, un libro che assomiglia alla cronaca di Tacito. “Questo brillante copista è stato in assoluto un talento universale del suo secolo. I critici lo paragonano ai più grandi autori del Rinascimento… molti pensarono che fosse possibile definire la prima metà del XV secolo Italiano l’ “Età di Poggio”… Firenze costruì mentre era ancora in vita una statua in suo onore realizzata da Donatello… Un modo di vivere piuttosto dispendioso costava finanziariamente a Poggio Bracciolini parecchio… e lo metteva in una continua ricerca di soldi. La ricerca, la preparazione, la copia e correzione di antichi autori erano per lui una fonte addizionale di introiti. Nel XV secolo … questa era un’attività piuttosto lucrativa. Con l’aiuto dello scienziato ed editore Niccolo Niccoli (1363-1437)… Poggio Bracciolini fondò uno studio che lo occupò per la correzione di antichi testi, con un gran numero di collaboratori molto istruiti, ma la maggior parte già macchiati di infamia… I primi ritrovamenti furono fatti da Poggio Bracciolini e Bartolomeo da Montepulciano nell’epoca del concilio di Nicea… in una desolata e umida torre del monastero di San Gallo… “ in una desolata e umida torre dove un prigioniero no sarebbe sopravvissuto tre giorni” riuscirono a trovare una pila di manoscritti antichi – i lavori di Quintiliano, Valerio Flacco, Asconio Pediano, Nonio Marcello, Probo, e altri. La scoperta fece molta impressione – diede inizio a un’intera epoca letteraria”. ([21], pagg. 358-366). Un po’ dopo Bracciolini “scoprì” frammenti “da Petronio” e le Bucoliche di Calpurnio. Le circostanze di questo ritrovamento restano nebulose. A parte gli originali, Bracciolini commerciava con le copie, che vendeva per grosse somme di danaro. Per esempio, avendo venduto una copia di Tito Livio ad Alfonso d’Aragona, Poggio fece abbastanza soldi da comprarsi una villa a Firenze. “Fece pagare al Duca d’Este cento ducati (1200 franchi) per le lettere di San Girolamo, e con grande irritazione… I clienti di Poggio erano i Medici, gli Sforza, i D’Este, le famiglie aristocratiche Inglesi, i Duchi di Borgogna, i cardinali Orsini e Colonna, gente ricca come Bartolomeo di Bardi, università, le quali… incominciarono a tirar su biblioteche, o si impegnavano ad allargare il loro deposito di libri antichi”. ([21], pagg 363-366). Diamo adesso un’occhiata alla storia della scoperta dei libri di Tacito. Le copie principali dei libri di Tacito – le cosiddette Prima e Seconda Copia Medicea – sono conservate a Firenze, in un deposito di libri che ha Poggio tra i suoi fondatori. Secondo la Cronologia Scaligeriana, queste copie sono prototipi di tutte le altre antiche copie di Tacito. La prima edizione a stampa di Tacito si suppone sia stata fatta nel presunto anno 1470, basata sulla Seconda Copia Medicea o una copia di questa che si presume fosse conservata nella libreria di San Marco a Venezia. “Comunque è scomparsa, o forse non stava lì” ([21], pagg. 366-368). “Le due Copie Medicee… contengono i lavori storici completi di Tacito che hanno raggiunto i gironi nostri” ([21], pagg. 366-368). La Cronologia Scaligeriana è dell’opinione che Tacito sia nato tra il 55 e il 57 D.C. “L’anno della morte di Tacito è sconosciuto” ([833], Volume 2, pagg. 203, 211). Perciò, si presume che Tacito sia vissuto nel I secolo D.C. Dopo di ciò, il suo nome scompare per molti secoli, fino all’epoca del Rinascimento ([833]). Hochart e Ross hanno raccolto tutti i riferimenti a Tacito fatti prima della scoperta di Poggio nel XV secolo. Si scopre che ci sono ben pochi riferimenti, e sono tutti abbastanza vaghi e generici da poter anche riferirsi a gente che non aveva nulla in comune con l’autore della Storia. Così, persino nella Cronologia Scaligeriana non ci sono informazioni reali a riguardo di Tacito – l’autore della Storia – che precedano il XV secolo. Come avvenne realmente la “scoperta di Tacito”? “Nel novembre del 1425 Poggio fece sapere a Niccoli a Firenze da Roma che “un certo monaco” gli aveva offerto un lotto di antichi manoscritti… che includeva “diversi lavori di Tacito a noi sconosciuti” ([21], pag 382). Niccoli concorda immediatamente per l’affare. Comunque, l’acquisto reale prende diversi mesi per qualche ragione. “Poggio procrastina, con scuse diverse… Dà una risposta piuttosto contorta a Niccoli che semplicemente significa che non ha ancora ricevuto il libro di Tacito… Per quanto riguarda il monaco, Poggio mente platealmente e sembra confuso: il monaco si presume sia un suo amico, ma per qualche ragione non va a visitare Poggio quando arriva a Roma… i libri stavano a Hersfeld, ma andavano messi insieme a Norimberga, etc.”([21], pag. 382). Niccoli chiede il catalogo “scoperto” da Poggio, e appare piuttosto irritato. Si scopre che “non ci sono lavori di Tacito nel catalogo”! “Questa strana trafila di incomprensioni che appaiono chiaramente artificiali segnano gli anni 1427 e 1428” ([21]). Infine Poggio certifica a Niccoli nel 1428 che il misterioso monaco era di nuovo arrivato a Roma – ma senza alcun libro! “La quasi quinquennale procrastinazione ha portato alla situazione in cui la scoperta di Poggio viene resa pubblica prima di essere stata realmente fatta, e molti strani pettegolezzi la circondano. L’ultimo riguarda l’ansia di Niccoli, al quale Poggio rispose: “Conosco tutte le canzoni che si cantano a questo proposito.. perciò questo è quello che farò: appena arriva Cornelio Tacito, lo nasconderò alla vista degli estranei.” Si potrebbe pensare – come segnala giustamente Hochart – che la più naturale protezione del manoscritto da feroci dicerie sarebbe stata quella di renderla pubblica per gli scienziati, spiegando tutti i modi, significati, e segreti della sua apparizione. Poggio, al contrario, promette di nuovo di comportarsi in modo falso…” ([21], pagg. 374-382). Hochart e Ross hanno scoperto che “in una molto più tarda edizione della lettera a Niccoli, Poggio, avendo perso traccia delle date riguardo alla sua corrispondenza relativa a Tacito degli anni 1425-1429, per qualche ragione falsifica le date del 28 dicembre 1427 e del 5 giugno 1428 in due delle lettere rese pubbliche” ([21], pagg. 374-382). In queste lettere Poggio chiede a Niccoli di mandargli (?!) un altra copia di Tacito che si presume fosse già in possesso di Niccoli. Confrontando le date della corrispondenza e il testo delle lettere, Hochart afferma che la misteriosa “seconda copia” non era altro che la Prima Copia Medicea che sarebbe stata presumibilmente scoperta molti anni dopo! Hochart è dell’opinione che “le date delle lettere sono contraffatte, sono state composte post factum dopo che Niccoli aveva reso pubblico Tacito per validare la reputazione della prima… copia [la cosiddetta Seconda Medicea – A. F.] che era entrata nella collezione di diverse biblioteche palatine, e preparare il percorso per la seconda copia” ([21], pagg. 374-382). Gli storici contemporanei sono dell’opinione che queste due copie siano state scoperte nell’ordine inverso. Amphitheatrov, che spesso citiamo qui, scrive quanto segue: “Studiando la storia delle origini della Prima Copia Medicea [la seconda ad essere scoperta – A. F.]… non si può non notare la ripetizione della leggenda che aveva inghiottito la copia di Niccolo Niccoli 80 anni prima… un monastero settentrionale appare di nuovo, come anche misteriosi, innominati monaci. Un cenobita Tedesco porta i primi cinque capitoli degli Annali a Papa Leone X. Il Papa è deliziato, e presumibilmente designa il monaco come editore del lavoro. Il cenobita rifiuta, definendosi semi-illetterato. Si vede chiaramente risorgere la leggenda del procacciatore della Seconda Copia Medicea [la prima ad essere stata scoperta – A. F.] e il monaco di Hersfeld… la leggenda indica Arcimboldi come intermediario in questo affare… comunque, Arcimboldi non accenna a questo in nessun modo, a dispetto del fatto che si suppone abbia ricevuto 500 zecchini da Leone X per il pagamento – che ammontano a 6000 franchi, una vera fortuna considerato il costo del danaro [questo rende la cronologia irrilevante! – A. F.]. Tutti questi misteriosi monaci senza nome, origine e residenza sono gli esecutori del sistema di falsificazione iniziato da Poggio Bracciolini secondo Hochart. Nessuno li vede e nessuno sa nulla di loro, tuttavia oggi uno di loro porta una una decade perduta di Tito Livio dalla Svezia alla Danimarca, domani un altro viene da Corbea o Fulda con un lavoro di Tacito, ecc. – arrivano sempre dal Nord che è molto lontano e difficile da raggiungere, e portano sempre proprio le merci cercate e che il mercato del libro del secolo richiede a gran voce” ([21], pagg. 374-382). Lo studio della corrispondenza di Poggio porta a più forti sospetti. Gli autori delle lettere si dimenticano di parlare dei ritrovamenti, o si danno reciproche versioni esclusive. “Bayle ci racconta [già nel XVIII secolo – A. F.] che il Papa Leone X voleva trovare così tanto i capitoli mancanti di Tacito che promise un’indulgenza per i peccati come anche potere e soldi. È sorprendente che venissero trovati rapidamente? [la Cronologia ha poca rilevanza a questo proposito – A. F.]. Entrambe le parti del codice di Tacito sono di origine ugualmente misteriosa. Hochart assume che la relazione tra misteri e leggende che le circonda indica una comune origine e famiglia, cioè che sono state entrambe fabbricate nello studio Romano del Fiorentino Poggio Bracciolini”. ([21], pagg. 374-382). Hochart e Ross forniscono informazioni che parlano inequivocabilmente della tendenza di Poggio per la falsificazione. Per Poggio il Latino è una madre lingua. “Egli non scrive in altro linguaggio che il Latino, e come lo fa! La sua flessibilità imitativa lo fa il Prosper Mérimée del XV secolo … quando il lettore lo chiede, Poggio diventa Seneca, Petronio e Tito Livio; può scrivere come chiunque, un vero camaleonte della parola e dello spirito” ([21], pag. 385). L’analisi dei libri di Tacito mostra grosse discrepanze tra il loro contenuto (per quanto concerne la storia e la geografia dell’ “antica” Roma) e la versione consensuale Scaligeriana dell’ “antica” storia Romana. “Un lungo elenco di contraddizioni viene citato da Gaston Boissier… Avendo elencato un gran numero di errori [sono stati realmente errori? – A. F.] che non avrebbero potuto essere stati fatti da un Romano del I secolo [secondo gli storici Scaligeriano – A. F.], Hochart sottolinea quelli che escludono che l’autore sia un appartenente alle tradizioni e alla Weltanschauung del XV secolo”. ([21], pagg. 387-390). Questo è un momento importante. Per Hochart, Ross, Gaston Boissier e altri critici di Tacito tutto questo significa che la Storia è un falso. Essendo cresciuti nella Storia Scaligeriana e certi del fatto che “il reale Tacito” debba essere vissuto nel I secolo D.C. non possono interpretare i reperti storici del XV secolo trovati nel testo della Storia di Tacito in un modo diverso. Per noi, non c’è contraddizione. È sufficiente supporre quanto segue: la “Storia” di Tacito si riferisce a eventi reali del XIII-XV secolo D.C. Tacito, essendo un autore del XV secolo, naturalmente “aderisce alle tradizioni e alla Weltanschauung del XV secolo”; perciò, le “mancanze”riscontrate dagli storici diventano la prova del fatto che la Storia di Tacitò è genuina, ma alla condizione che trasferiamo il periodo di tempo dale i coperto nel Medio Evo. Allo stesso tempo, Hochart e Ross hanno trovato alcune circostanze estremamente particolari nel disseppellimento della Storia di Tacito. Loro li considerano prove di una falsificazione; il nostro parere è che essi indichino una modifica tendenziosa del reale testo della Storia da parte di Poggio Bracciolini. Comunque, è possibile che Tacito fosse il nom de plume utilizzato da Poggio Bracciolini. Egli avrebbe potuto realmente descrivere gli “antichi” eventi Romani che erano avvenuti nel XIII-XV secolo D.C. avendo letto di loro in qualche documento originale su cui aveva potuto mettere le mani. Date un’occhiata voi stessi:
“Il suo [di Poggio – A. F.] soggiorno a Londra fu segnato da speranze grandemente frustrate sulla generosità di Beaufort... Nel 1422... Piero Lamberteschi gli offre un progetto su qualche lavoro storico che si presume basato su fonti Greche e realizzato nel massimo segreto nel periodo di tre anni, per il quale Poggio avrebbe ricevuto una parcella di 500 ducati d’oro. “Fà che lui mi paghi seicento e ci sto” – scrive Poggio, lasciando che Niccoli si curi della faccenda. “L’incarico che mi offre mi piace molto, e spero di produrre qualcosa che valga la pena di leggere.” Un mese dopo scrive: “se vedo… che Piero conferma nei fatti le sue promesse, non studierò solo il Sarmaziano ma anche lo Scita... tieni segreti i progetti di cui ti parlo. Se davvero andrò in Ungheria, dovrà essere un segreto per pochi amici”. In giugno: “Stai certo che ho sufficiente tempo… scriverò qualcosa che ti piacerà… Quando mi confronto con gli antichi, ho fiducia in me stesso. Se ci arrivo, non perderò la faccia davanti a nessuno...” La sua successiva locazione rimane un mistero. Secondo Corniani, ha realmente vissuto in Ungheria per qualche motivo. Tonneli ci dice che sia andato direttamente a Firenze. Se il suo misterioso affare con Lamberteschi raggiunse lo scopo resta anch’esso un enigma. Il nome di Lamberteschi scompare dalla corrispondenza di Poggio, il che viene spiegato da Hochart col fatto che lo stesso Poggio era l’editore della sua raccolta di lettere. Anche se l’affare è caduto e non ha portato a nulla, quale possibile residuo ha lasciato quest’episodio? Il seguente: “Lamberteschi offriva a Poggio la creazione di qualche lavoro storico segreto. La segretezza era pianificata perché fosse sufficiente a far lavorare Poggio in Ungheria mentre ognuno pensava che fosse in Inghilterra. Per questo lavoro avrebbe studiato gli autori Greci... confrontandosi con gli antichi storici, che egli da una parte temeva e con cui dall’altra voleva misurarsi. E infine, tutte le richieste di segreto a cui era pronto ad attenersi dimostrano che l’affare, sebbene letterario e scientifico, era un affare torbido”. ([21], pagg. 393 ff).
Lamberteschi poteva affrontare Poggio con una simile proposta, poiché l’altro era già stato colto con le mani nel sacco a realizzare un falso. Parecchi anni prima, Poggio aveva pubblicato i Commentari di Q. Asconio Pediano attraverso Niccoli. “L’originale di questi Commentari non era stato visto da nessuno, e tutte le copie erano state fatte da Niccoli da un’altra copia che Poggio gli aveva spedito da Costanza. Era stato un grande successo, a dispetto del fatto che... il mondo della scienza presto comprese che qualcosa non tornava... Il successo del falso Asconio Pediano era stato seguito da un’intera serie di falsi che portavano il nome dello stesso falso autore, ma erano tutti troppo rozzi, e immediatamente vennero riconosciuti come falsi. Poggio era... semplicemente più scaltro degli altri… Prima del coinvolgimento nell’affare di Tacito, cerca di vendere qualche sorprendente copia di Tito Livio a Cosimo dei Medici e a Lionello D’Este – ancora in un’atmosfera di mistero, con un lontano monastero su qualche isola del Mare del Nord, monaci Svedesi e cose simili. É improbabile che si parli di qualche opera reale falsificata, ma la copia di un falso può invece essere stata fatta. È noto che Poggio sia stato un maestro di scrittura Lombardiana, che è quella in cui è scritto il manoscritto con cui cercava di stuzzicare i principi... comunque, qualcosa andò storto, e la preziosa copia svanì senza lasciar traccia... È significativo che in questo periodo il normalmente prolifico Poggio non abbia scritto alcunché… comunque passa parecchio tempo a studiare – sistematicamente e in modo unidirezionale, evidentemente allenandosi per qualche importante lavoro di grande responsabilità riguardante il periodo Imperiale della storia Romana. Niccoli a malapena riesce a mandargli i lavori richiesti: Ammiano Marcellino, Plutarco, la Geografia di Tolomeo, ecc”. ([21], pagg. 394 e ff). Hochart è dell’opinione che Poggio abbia incominciato il falso da solo, ma sia stato presto costretto ad ingaggiare anche Niccoli. Devono aver fabbricato prima la cosiddetta Seconda Copia Medicea, trattenendo la Prima sperando di “pelare il pollo due volte.” Comunque, il mercato era già disorientato da da un gran numero di falsi scoperti. Poggio si astenne da rischiare la seconda volta. La Prima Copia dev’essere entrata in circolazione attraverso suo figlio Giovanni Francesco dopo che aveva fatto fuori la fortuna di suo padre. A parte i lavori citati, l’associazione Poggio-Niccoli aveva messo in circolazione i seguenti testi “Classici”: Il completo Quintiliano, alcuni trattati di Cicerone, sette dei suoi discorsi, Lucrezio, Petronio, Plauto, Tertulliano, alcuni testi di Marcellino, Calpurnio Seculo, ecc. Il mercato andò in agitazione alla scoperta di Tacito. Nel 1455 “Enoch D’Ascoli trovò il Dialogo degli Oratori di Tacito, la Biografia di Agricola, e Germania (ancora un monastero del Nord), il cui linguaggio e carattere sono significativamente diversi dagli Annali e dalla Storia... Le Facezie ascritte a Tacito apparvero sul mercato, e ci volle del tempo perché l’impostura si mostrasse” ([21], pagg. 350-351). Ripetiamo – Hochart e Ross insistevano sul fatto che la Storia di Tacito fosse un falso esclusivamente perché erano convinti della correttezza della Cronologia Scaligeriana. Rigettandola e trasferendo “antichi” eventi Romani nel XIII-XV secolo D.C. cambia completamente il nostro atteggiamento anche su eventi come il misterioso coinvolgimento di Poggio nella scoperta dei libri di Tacito. Infine, citiamo un’antica miniatura da Historiarum ab Urbe condita di Tito Livio pubblicato in Italia nel presunto XV secolo ([1485], pag. 264). La miniatura è nella prima pagina del libro. L’iscrizione sottostante recita “Titi Livii...” Quello che vediamo nella miniatura è un tipico interno della casa di uno scrittore che lavora su un libro. L’artista deve aver cercato di disegnare l’autore dell’opera, cioè, Tito Livio. Comunque, gli storici istruiti preferiscono assicurarci che non è l’ “antico” Tito Livio, ma, piuttosto, un anonimo umanista che scrive un qualche libro. Gli storici moderni commentano astutamente che “In cima alla prima pagina del testo si vede uno scrittore che finisce il suo lavoro... Il disegno mostra uno scienziato umanista nel suo studio” ([1485], pag. 264). Comunque, molto probabilmente, il disegno rappresenta l’autore del libro, ovvero lo scrittore medievale Tito Livio. Potrebbe essere stato contemporaneo di Poggio, o lo stesso Poggio Bracciolini, che era dopo tutto uno scienziato umanista. Si può notare da questo che le pagine di questi libri dell’ “antico” Tito Livio e altri “autori Classici” sono attraversati dal simbolismo medievale, croci Cristiane e stemmi, per esempio. I commentatori moderni naturalmente hanno notato questo fenomeno da lungo tempo. Per esempio, la corrente edizione del libro di Tito Livio viene commentata a proposito nel modo seguente: “All’inizio del Libro 21... si vede uno stemma con croce e angeli” ([1485], pag. 265). Comunque, oggi i commentatori preferiscono assicurarci che tutti questi retaggi tardo medievali siano stati introdotti negli “antichi” libri dagli artisti solo per far piacere ai possessori di libri medievali. La vera spiegazione è molto probabilmente diversa e anche più naturale – cioè, che gli artisti medievali Cristiani utilizzavano simboli medievali per illustrare un libro medievale di un autore tardo medievale che descriveva eventi medievali contemporanei.
Ultima Modifica 3 Anni 11 Mesi fa da Italo.

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