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Meditazione, Tai Chi, Yoga. Le pratiche spirituali
- invisibile
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Ma ho poco tempo in questo periodo e per cui provo a fare in modo diverso. Invece che fare un lungo post inizio facendovi una domanda (a cui tutti possono rispondere ovviamente. anzi più siete e più mi aiutate):
Cosa significa per voi, personalmente, fare bene le cose?
La domanda presuppone che fare bene le cose sia un modo di fare "positivo", nel senso che noi abbiamo bisogno di fare bene le cose, in quanto questo modo di fare porta soddisfazione e riconoscimento della propria esistenza (ed altre cose), cose che considero veri bisogni per tutti (e non solo desideri).
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
Cosa significa per voi, personalmente, fare bene le cose?
Non ho letto la discussione. Posso rispondere anche io a questa domanda? Per me, fare bene le cose significa farle con il grado di distorsione esterna minore possibile. Cioè, sono dell'idea che ognuno di noi ha delle caratteristiche ben specifiche, un'indole ben specifica e se vogliamo, un programma ben specifico. Questo programma non nasce da una sola vita, ma si "spalma" su più vite/esperienza.
E allora, secondo il mio punto di vista non esiste un modo di fare bene le cose inteso in maniera universale, ma esiste un modo oggettivo, che spesso può risultare non valido da altre entità che hanno compiti e programmi diversi.
Non so se si comprende bene.
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- invisibile
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Dipende ha scritto:
Cosa significa per voi, personalmente, fare bene le cose?
Non ho letto la discussione.
E' possibile che ti possa interessare, e forse molto.
La discussione è iniziata nel vecchio sito, con lo stesso titolo.
Posso rispondere anche io a questa domanda?
Certo che si, sei il benvenuto. Inoltre più siete a rispondere e più credo che mi aiutate. Come dicevo sono molto impegnato in questo periodo e questo è un tentativo di esporre certe cose di modo che possa "usare" le vostre risposte, invece che fare un lungo post approfondito tutto insieme.
Per me, fare bene le cose significa farle con il grado di distorsione esterna minore possibile. Cioè, sono dell'idea che ognuno di noi ha delle caratteristiche ben specifiche, un'indole ben specifica e se vogliamo, un programma ben specifico. Questo programma non nasce da una sola vita, ma si "spalma" su più vite/esperienza.
E allora, secondo il mio punto di vista non esiste un modo di fare bene le cose inteso in maniera universale, ma esiste un modo oggettivo, che spesso può risultare non valido da altre entità che hanno compiti e programmi diversi.
Non so se si comprende bene.
Io ho capito bene cosa dici. Questo è già un aiuto (in parte) rispetto a quello che volevo dire.
Aspetto altre eventuali risposte.
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- TheNecrons
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Cosa significa per voi, personalmente, fare bene le cose?
Tenendo conto delle mie ultime esperienze, per me vuol dire "agire" in modo naturale.
Perchè ho scritto "agire" invece che "fare le cose"? Perchè secondo me, se si segue la Natura, ossia "se si fanno le cose come andrebbero fatte", tante cose non possono essere fatte bene. Non posso "fare bene" una cosa che mi danneggia, per esempio. Posso dormire "bene", bere "bene", muovermi "bene" ecc.
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Invisibile, volevo descrivere un'esperienza interessante che forse potrebbe essere un po' lunga. Se vuoi aspetto.
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- invisibile
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TheNecrons ha scritto: Invisibile, volevo descrivere un'esperienza interessante che forse potrebbe essere un po' lunga. Se vuoi aspetto.
Vai tranquillo, che per questa cosa aspetto di vedere se ci sono altre risposte ed è possibile che ci sia bisgono di riflessione.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
Qualunque commento off topic, oltre che qualunque commento di tipo personale, sarà immediatamente punito con la sospensione.
Invisibile
@Slobbysta
@mc
Avete disturbato abbastanza questa discussione, che prima del vostro arrivo era stata sempre in topic.
E' palese che avete approfittato dell'episodio con Raphael per piombare come avvoltoi con il solo scopo di attaccarmi sul personale e di mandare in vacca il thread.
Vi ho avvertito più volte di smetterla, ma voi evidentemente vi sentite superiori alle regole della comunità, perché continuate a non occuparvi minimamente della discussione disturbando tutti quanti.
Reputo che ho pazientato abbastanza e visto che da parte vostra non c'è il minimo segno di vole cambiare comportamento, come annunciato vi ho segnalato a Massimo chiedendogli di sospendervi da questa discussione.
Per ora non risponderò più alle vostre accuse, menzogne e commenti denigratori personali, fino a quando non saprò cosa ha deciso di fare Massimo. Poi deciderò di conseguenza.
Se permetti, Massimo, questo e' proprio il commento ad personam che staresti cercando di bloccare sul nascere.
Peccato che e' in bella mostra ed e' rivolto a specifiche utenze che da qui in poi non hanno la facolta' di rispondere a quelle luride infamie di invisibile, che, sinceramente, non capisco cosa ci faccia ancora in giro per questo blog che ha riempito di disturbi, insulti, provocazioni, offese, trolling pesante, estenuante, ingiustificato ed ingiustificabile. A tratti imbarazzante... e' una vergogna che tu trovi il coraggio di difendere questo tipo di utenze.
Io proprio non so come tu faccia a non accorgerti di quanto sia ipocrita questa utenza e non so come tu non riesca ad accorgerti di come ti prenda per il culo, chiedendoti di bannare "dei disturbatori" quando e' esso stesso il re dei disturbatori di discussione.
L'ennesima figura barbina la hai fatta bannando (sospendendo ... quello che e'...) Raphael che e' stato denunciato come clone e sospeso per quello, il tutto fidandoti dell'utenza che per l'ennesima volta ha mentito, forse per orgoglio, forse per patologia, o chissa' per non dover ammettere che il proprio interlcutore avesse ragione nelle sue critiche ad invisibile, conseguenza diretta della provocazione infinita portata avanti con il solito sistema di sfinimento.
Io non so come quella faccia da culo riesca a scrivere quelle porcherie riguardanti le altre utenze:
"Vi ho avvertito più volte di smetterla, ma voi evidentemente vi sentite superiori alle regole della comunità, perché continuate a non occuparvi minimamente della discussione disturbando tutti quanti."
Quando ho dovuto subire (e continuo a subire dalla suddetta utenza invisibile) continue ed infinite provocazioni atte a delegittimare la mia opinione ovunque.
E' veramente umiliante leggere del tuo intervento in difesa di quella merda di utenza, dopo che ripetutamente ho chiesto il tuo intervento in piu' occasioni senza mai ottenere nemmeno una verifica di cio' che ormai era palese a molti iscritti.
Quindi, l'appello di non commentare fuori tema in questo forum di invisibile e' ridicolo dopo che il suddetto:
ha agganciato un utenza su una ltro forum/articolo l'ha invitata a partecipare qui per discutere, insistendo di continuare qui come sede adatta, ha interagito e lo ha accusato di venire qui a disturbare e lo ha fatto "bannare - escludere" dalla discussione con una falsa accusa (cazzo fino a ieri le accuse immotivate erano considerate male... oggi non piu'???) solo perche' dopo le sue (di invisibile) varie inutili argomentazioni fasulle, l'ipocrisia della propria appalesata, ad ogni intervento, incoerenza, l'utenza Raphael ha molto efficacemente inquadrato uno dei peggiori difetti (SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI, TRANNE CHE DI REDAZIONE!!!) dell'utente invisibile e ferito il suo orgoglio... e, soprattutto, rotto il giocattolo con cui egli millanta il miraggio della persona che vorrebbe essere (ma che, e' ben lungi da essere, visto il suo comportamento inetto per l'ennesima volta messo a nudo) ...solo per questo, lo ha fatto allontanare con le stesse stronzate che vomita su tutti coloro i quali dimostrino di non essere d'accordo con lo squallore delle sue ipotesi.
CIAO
E' stato un piacere...
Un saluto a tutti coloro siano lieti di riceverlo:
Se non avro' possibilita' di continuare consideratevi salutati!
... chi non ne' fosse lieto che si fottesse, invece.
mc (Marco)
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- TheNecrons
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Sempre riguardo alla percezione delle "energie" (o quel che sono) esterne, una "nuova" esperienza mi si sta ripresentando sempre più spesso. Infatti, questa volta riguardo più specificatamente animali, vegetali, insetti...e non solo umani.
Tantissime volte, camminando per strada, sento varie forme di energie, alcuni delle quali riguardano altri esseri viventi.
Per esempio, non so più quante volte, sento in un certo senso la "disapprovazione" o la sofferenza dell'erba di un prato a causa dei corpi che ci vengono buttati sopra. Tra tutte le sostanza, una di quelle che percepisco come "più disarmonici" è la plastica. Spesso mi è capitato di sentire questa "sofferenza", e di avvicnarmi per poi scoprire un pezzo di plastica incastrato all'interno della piantina, non visibile da lontato, che poi ovviamente ho spostato.
Altre volte invece, sento che quelle piante abbiano bisogno di altri tipi di aiuto. Spesso mi è semplicemente capitato di avvicinarmi ad alcune piante (e non tutti quelli presenti in quel luogo, ma a seconda da come ricevo questa comuncazione) e toccarle in un certo modo, sentendo una movimentazione del Chi in varie parte del Corpo. Certe volte, anche percependo in che modo sono state danneggiate inizialmente, per esempio possono essere state scosse violentamente.
Esattamente come per gli umani, in base a cosa sento, vengo guidato (non dalla Mente) nell'interazione con quell'individuo. Non sono "io" (ego-mente) che decido come avvicinarmi all'albero o alla piantina per sostenerla, ma guidato da non so cosa i movimenti sono molto complessi e non dettati da alcun tipo di arbitrarismo. Tutto, anche il minuscolo movimento, è dettato in base a tantissime percezioni. Io per esempio, non decido se avvicinarmi o meno a un altro essere vivente e toccarlo (tipo albero). Spesso l'albero non vorrà che tu ti avvicini, o vuole che lo faccia in un certo modo (come è per gli umani).
Spesso infatti mi capita di avvicinarmi ad uno sciame di moscerini e sentire che con rispetto, non vogliono che tu ti avvicini (o spesso, non nello stato in cui eri in quel momento). Altre volte, no. Mi capita di considerare l'idea di passare in uno sciame di moscerini, perchè spesso dovrei fare una lunga strada altrimenti.
Altre esempi di interazioni con le vespe. Alcune volte quando una vespa gira attorno a me, io sto tranquillissimo perchè sento che questa vespe non ha proprio nulla contro di me, è amichevole e ti rispetta. Altre volte, sento invece che sono io che devo andarmene, e subito dopo scopro che ero nella vicinanza di un nido.
Due parole su una cosa. Tutte le volte che passo accanto a mura e grossi accumuli di rocce in città, non posso che ammettere che sento...."qualcosa". Credo una disotorsione energetica (ovviamete artificiale) davvero potente. Non è la plastica o il vetro sull'erba. Oltre ad avere un funzionamento diverso, ha anche un condizionamente più intenso. Poi dopo ho letto anche quello che aveva scritto Invisibile, sulle piramidi e la concentrazione artificiale delle rocce, e ora sto riflettendo sulla cosa.
Ciao a tutti.
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per parte mia, una considerazione sul fare bene le cose riesco a riferirlo quasi esclusivamente a
possibili attività manuali; in questo caso fare bene significa ottenere la soddisfazione
di un risultato voluto, che mi gratifica per l'impegno e la passione profusi nell'opera ( sia che si
tratti di lavoro professionale che di attività hobbistica ).
Capita anche, alle volte, che il risultato non sia "soddisfacente" ma, se è il "massimo" che
mi è stato possibile ottenere, sento di aver "fatto bene".
Ho delle forti "insicurezze", invece, a dire di saper "fare bene le cose" in ambito spiritualità.
Mi lascio preferibilmente "condurre" da un qualcosa che definirei "istinto", e, senza avere
maturato ( calcificato? ) "dati oggettivi" di riferimento, suppongo di regolarmi non male,
ma forse nemmeno bene (nonostante l'età, mi manca la sicurezza di un "oggettivo" rispetto a chi
o rispetto a cosa).
Penso di "godere" di un buon grado di incoscienza; cioè:
mentre in ambito attività manuale mi viene naturale "impegnarmi per" (dove suppongo
di saper fare), in ambito di spiritualità non trovo molto istintivo l' "impegnarmi per".
Per dire di aver fatto le cose bene, credo si debba "sapere" cosa si vuol fare e come si "deve"
fare; in certi casi uno lo sa, in altri casi non lo sa e forse si può sopperire con un po' di
"buonsenso" ( quella misteriosa entità ...).
Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera - S. Quasimodo.
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- invisibile
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Tutto molto interessante, ma preferisco non pronunciarmi nel merito per ora.
Mi permetto solo di ricordarti la cautela, perché la mente è bravissima a creare illusioni e siccome ci hanno insegnato a credergli, è facile cadere in queste illusioni.
Preciso che io non sto dicendo che le tue esperienze siano illusioni, è possibile che siano assolutamente reali. Tengo solo a ricordare le regole utilissime della stessa Meditazione e del Tai Chi (che a mio avviso sono preziose anche nella vita):
Non presumere
Non concludere
Non giudicare
Che credo sia il modo più sano ed equilibrato per affrontare ogni cosa, comprese queste "strane" cose
@FVM
Bentrovato e grazie per il contributo.
Attendo altre eventuali risposte.
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Ricorda di espellere anche l'utenza "misterx".
Nessun rancore.
Con affetto.
Marco
ps:
mc ... due minuscole.
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Sempre pronto ad aiutare i vecchi amici.Grazie, hai messo fine ad una bella esperienza a cui non riuscivo a dire addio da solo.
Un saluto, e grazie per tutto quello che hai dato al sito.
Massimo
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- invisibile
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Ho iniziato con la domanda sul "fare bene le cose", perché questa idea rappresenta uno dei possibili condizionamenti che possono creare blocchi al corpo e all'energia (Chi) e questo accade soprattutto nella fase della crescita e della cosiddetta educazione.
Le risposte a mio avviso sono tutte "buone", nel senso che contengono tutte delle riflessioni su cosa significa "fare bene le cose".
Io penso che una cosa fatta bene sia semplicemente una cosa che funziona, e che sia indispensabile considerare quello che ha detto TheNecrons, ovvero farla senza fare del male a se stessi.
Quello che volevo sottolineare è che quando siamo nella fase della crescita veniamo letteralmente bombardati da istruzioni che ci vogliono insegnare cosa significa fare "bene le cose", e questo è vero a tutti i livelli, fisico, mentale e spirituale.
Ma se una di queste istruzioni non è vera, ovvero se non è aderente alla realtà, eseguire tutta o parte di quella istruzione sbagliata (convinti che è in quel modo che bisogna fare perché lo dicono gli adulti, quelli che "sanno" che si fa così), questo genera, con la ripetizione dell'errore nel tempo, dei blocchi che sono sia fisici che energetici e/o delle disarmonie di qualche tipo.
Questi blocchi possono rimanere nel corpo e nella propria "configurazione energetica" anche per tutta una vita, perché inconsapevolmente siamo noi stessi che li ricreiamo in continuazione, a causa della nostra credenza che quella data cosa va fatta in quel modo. Questo accade soprattutto in modo inconscio e spesso molto in profondità nella persona, e questo è uno dei motivi per cui è difficile accorgersene e diventare consapevoli di questi blocchi e disarmonie.
Quando si percepisce del dolore fisico (anche lieve) a causa di una tensione ricorrente nel corpo, spesso è un segno di un blocco che si è "fissato" nel corpo e nell'energia. Diciamo che è già una "manifestazione forte" del problema e sarebbe saggio porgergli la massima attenzione e serietà, perché "la pillola che fa passare il dolore" non risolverà mai quel problema in quanto siamo noi stessi a ri-generarlo, anche se inconsapevolmente.
Faccio un esempio pratico molto comune.
Raccogliere una cosa da terra è uno dei gesti che creano problemi a moltissime persone, soprattutto da una certa età in poi.
Questo accade anche perché si giudica il "raccogliere da terra" una cosa di poco conto. Non si considera che è importantissimo come si fa quel gesto, perché in genere è solo un "fastidio di cui ci si vuole liberare il prima possibile".
Nessuno ci ha insegnato che invece "fare quel gesto bene" è una cosa molto importante, perché il corpo deve fare una cosa molto complessa che richiede la massima attenzione e presenza, senza la quale è impossibile fare in modo funzionale e senza fare del male a se stessi.
"Fare bene" questo gesto, non è una cosa che si può apprendere e codificare con il sapere, con la mente, se non in linea molto generale che però non può in nessun caso essere sufficiente per guidare il corpo a compierlo "bene", ovvero a fare quello che si ha intenzione di fare, farlo in modo che funzioni e senza danneggiare se stessi.
I bambini, soprattutto quelli piccoli, raccolgono le cose da terra in modo perfetto, sempre, perché il corpo sa perfettamente come farlo e siccome non hanno ancora la "sapienza di come si fa", il corpo è libero di svolgere il suo compito.
Si rimane in asse con la schiena e sono le gambe che si piegano (ci si "accuccia"). Poi si afferra l'oggetto, molto vicino al corpo di modo che il suo peso venga scaricato tramite le braccia-tronco-gambe a terra, e ci si solleva usando soprattutto le gambe.
In pratica si solleva l'oggetto da terra con le gambe, non con le braccia.
Gli adulti invece quasi sempre fanno l'esatto opposto. Si chinano in avanti (andando fuori asse) e senza usare le gambe sollevano l'oggetto usando soprattutto le braccia e la schiena ed in questo modo si impone uno stress innaturale a queste parti (a tutto il corpo in realtà).
Gli adulti, che "sanno come si fa" e che inoltre, magari innervositi o preda di altre emozioni, giudicano quell'azione cosa di poco conto, lo fanno malissimo, non usano il corpo in modo completo ed armonico con la conseguenza che certe parti del corpo vengono costrette a fare un lavoro eccessivo e che altre non partecipano affatto all'azione.
Questo può essere sia causa che manifestazione di blocchi fisico-energetici e che hanno un "insieme" di aspetti fisici, mentali ed energetici, perché tutto è collegato come ha suggerito anche TheNecrons con le sue osservazioni.
Quindi anche l'addestrare negli anni il proprio corpo a compiere gesti disarmonici, a causa di costrutti mentali creati da morali, codificazioni comportamentali, paure del giudizio altrui (pigrizia) e vari altri fattori, crea dei blocchi fisico-energetici che possono rimanere anche per tutta la vita se la persona non riesce in qualche modo a ritrovare il proprio equilibrio e la propria funzionalità naturale.
Le pratiche spirituali permettono di identificare questi blocchi e progressivamente rimuoverli (ed in questo particolare aspetto il Tai Chi è molto efficace) ristabilendo una corretta funzionalità del corpo ed una equilibrata circolazione dell'energia che è alla base della salute ma anche di un buon equilibrio psicologico e spirituale.
Perché un corpo in disequilibrio soffre e questa sofferenza viene costantemente comunicata alla persona, e anche se queste "comunicazioni" sono totalmente ignorate il corpo continuerà a comunicare i problemi, perché sa che vive in una condizione sbagliata e per cui è in allarme.
Il suo "capo" (che siamo noi) continua a ricreare queste condizioni squilibrate, blocchi ed alterazioni del flusso dell'energia e nonostante gli avvisi spesso non lo ascolta proprio, se non quando la situazione diventa seria e si arriva al dolore fisico.
Oltre ad essere una situazione innaturale e per cui dannosa per la salute, vivere "separati dal proprio corpo" ci fa perdere moltissimo della vita, perdiamo moltissime cose belle, moltissima gioia.
Basta guardare la gioia che fare semplici gesti da ad un bambino per capire che "li c'è qualcosa di importante,[/i] per capire che "raccogliere bene una cosa da terra" è importante e non solo per la salute, ma per la mente e lo Spirito della persona.
Quando il corpo funziona in modo naturale è contentissimo, ed è anche grato della considerazione che gli diamo e questo trasmette molta gioia al nostro Essere.
L'altro giorno portavo della legna in casa con un carrello.
"Che palle", mi dicevo, perché avevo cose più importanti da fare, giudicavo.
Mi rendo conto del mio errore di valutazione e modifico la mia attitudine.
Faccio "Tai Chi" portando la legna, quindi mi calmo, vuoto la mente, sento e rilasso il corpo (etc.), ed ecco che mi arriva una grande gioia, perché fare qualunque cosa è meraviglioso, affascinante, sempre diverso e c'è sempre da imparare qualcosa, se siamo in equilibrio e non giudichiamo a priori.
Vi invito ad osservare con la massima attenzione e molta serietà come si muovono i bambini, perché loro sono ancora liberi e quindi possono essere da esempio.
Io, a causa di certi lavori che ho fatto in passato, avevo un serio problema con l'asse ed in particolar modo con la testa, che era sempre molto fuori asse rispetto al corpo (in avanti).
Il Tai Chi ha rimesso a posto questo problema e questo a fatto si che non solo adesso la posizione è corretta, ma ora ho molta più energia a disposizione perché mantenere una posizione innaturale (e quindi questo vale anche per la presenza di blocchi e disarmonie dell'energia) richiede l'uso molta energia ed è un "lavoro supplementare" che il corpo deve fare in continuazione, anche se non ne siamo consapevoli.
Questo è un aspetto molto importante, perché non riguarda solo il corpo ma tutte le "parti che siamo".
Qualunque attitudine stabilita, abitudine, convinzione, credenza, che non sia attinente con la realtà (asse del corpo per esempio), implica necessariamente un dispendio di energia supplementare, perché siamo noi stessi che creiamo quella "realtà" e quindi quella realtà per esistere necessita del nostro continuo apporto di energia.
Questo accade a molti livelli ed è per lo più un fenomeno inconscio.
Il Tai Chi, essendo un ritrovare se stessi quotidiano, un verificare la realtà (infatti viene anche chiamato "pratica della realtà"), a livello fisico, mentale e spirituale, aiuta ad identificare e quindi a rimuovere tali "creazioni", e di conseguenza a ritrovare l'equilibrio a tutti i livelli e la "conseguenza" di questo processo, forse la più importante a mio avviso, è il ritrovare il modo di rimanere in contatto con la realtà.
Perché è solo la realtà che è il vero "metro", l'unica "entità" in base alla quale possiamo valutare qualcosa in modo sicuro, il resto sono percezioni ed opinioni soggettive che per quanto importanti non potranno mai avere l'utilità universale della realtà.
La realtà è che io potevo portare la legna in casa con gioia, ma se non smettevo di giudicare e quindi di creare una "mia realtà soggettiva" ("che palle"), non avrei mai provato quella gioia e quindi sarebbe stato a tutti gli effetti un "che palle", mentre nella realtà, quella che non creo io ma che esiste di per sé, ogni essere umano può provare gioia nel portare la legna in casa.
Per confermare questa realtà basta osservare i bambini piccoli, che non hanno ancora il potere di crearsi una "realtà soggettiva".
Trovo che sia un gran peccato privarsi di tali gioie, che sono pure gratis, cosa ormai rarissima nella nostra "civiltà".
@TheNecrons
A proposito di tutto questo, quando ti sei ritrovato a calciare il pallone nel modo "perfetto" che ci hai descritto, oltre alla meraviglia che ci hai comunicato nel vedere quanto il corpo possa essere perfetto nel movimento, non hai provato anche gioia o almeno una certa "contentezza"?
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A proposito di tutto questo, quando ti sei ritrovato a calciare il pallone nel modo "perfetto" che ci hai descritto, oltre alla meraviglia che ci hai comunicato nel vedere quanto il corpo possa essere perfetto nel movimento, non hai provato anche gioia o almeno una certa "contentezza"?
Sì, assolutamente. Per me, quella "gioia di muoversi" è uno degli aspetti che ho tenuto più in considerazione. Pensavo che dai miei scritti si capisse...ma forse non benissimo
Sì, non c'è niente di noioso quando ti muovi in quel modo. Magicamente tutto quello che fai diventa bello, divertente e interessante. Anche cose che ti sembra di aver fatto 1000 volte...anche se non è vero, perché solo per la Mente "due eventi possono essere uguali".
Infatti, come ha detto Invisibile, la Realtà non è mai noiosa. E questo non riguarda solo i movimenti. Quando ho un certo equilibrio e riesco a vedere le cose più per quel che sono (e spesso lo sento a livello fisico se sto filtrando la Realtà), non nego che provo una grandissima gioia di vivere. Perché anche camminare diventa affascinante. Anche parlare. Anche guardare il cielo. Anche Vivere semplicemente.....e come faccio a dire che è la Realtà ad essere e così? Beh ovviamente non si può "dire" in modo esaustivo, ma basandomi sulle mie esperienze, posso dire che ogni volta che provo quanto descritto prima, sento a livello fisico varie sensazioni di liberazione....di "ritrovamento". La bellissima è sensazione di poter finalmente vedere senza un velo sugli occhi. Immaginate di mettervi un velo per 10 minuti, poi toglietelo. Ogni volta è così.
E non so perché, ma finora la Realtà mi è sempre apparsa..."bella" e interessante. Perché anche se è vero che nella Realtà una cosa può per esempio creare disarmonia, è la tua Mente che inizia a riempirti di giudizi negativi. Una cosa crea disarmonia, ma questo non è un giudizio, è la Realtà. Per cui vivere in quel modo ti permette di vivere al meglio litigi, provocazioni, altri attacchi dall'esterno ecc.
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invisibile ha scritto:
Cosa significa per voi, personalmente, fare bene le cose?
Seguire l'istinto.
Sì lo so, è una formula inflazionata e inquinata in miliardi di modi.
Ma è l'unico modo per dirla bene.
Insomma, ho fatto per bene una cosa, dicendo cosa significa per me fare bene una cosa :ok:
[Misti mi morr Z - 283] Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno.
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Calvero ha scritto:
invisibile ha scritto:
Cosa significa per voi, personalmente, fare bene le cose?
Seguire l'istinto.
Ciao Calvero.
Sono d'accordo. Ma questa parola, proprio per i motivi che hai detto, faccio molta attenzione quando la uso.
Io piuttosto userei "Spirito", nel senso che "io" gli attribuisco, perché fare bene le cose è si seguire lo Spirito (istinto) ma lo è solo se lo si segue durante tutto il percorso del fare una cosa.
Quindi è come una "collaborazione" tra noi e lo Spirito, in cui in ogni "passo" del fare la cosa si chiede la sua assistenza. Questo "contatto", dialogo se preferisci anche se non è "verbale", ma appunto si può definire "istintivo", si può anche tradurre verbalmente (a parole, nella mente intendo) ma non è per forza necessario soprattutto se si ha la maestranza di questo contatto con lo Spirito.
Se in tutte le fasi del fare una cosa si mantiene questo contatto, e quindi la sua guida di cui ho parlato spesso, il fare sarà perfetto, in ogni senso si voglia intendere questa parola.
Ci vuole purezza ed umiltà per fare in questo "modo".
Purezza perché lo Spirito può "scrivere" le sue istruzioni solo su una "superficie" (contenitore) pura.
Umiltà perché bisogna accettare che non sappiamo, o che al massimo possiamo sapere solo una piccola parte del fare e spesso solo dopo che è stato fatto.
Penso che tu intendessi proprio questo e usare "istinto" può essere poco esplicativo, proprio per l'abuso ed il mal-uso che se ne fa.
Inoltre ci hanno insegnato che "istinto" è una cosa "animale" e quindi "inferiore". Tutte idiozie ovviamente ma cerco sempre dii considerare la pre-formazione mentale dell'altro, per quanto possibile.
"Spirito" d'altronde fa scattare "l'allarme religione", e quindi siamo in difficoltà in entrambi i casi.
Ma io preferisco usare "Spirito" perché credo che sia un termine più completo ed esplicativo.
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@TheNecrons
Sì, assolutamente. Per me, quella "gioia di muoversi" è uno degli aspetti che ho tenuto più in considerazione. Pensavo che dai miei scritti si capisse...ma forse non benissimo
Grazie per la conferma.
Io l'avevo capito ma forse non tutti hanno percepito quanto tu abbia colto l'importanza ed il significato profondo di queste esperienze.
Devi considerare che sei molto giovane e per cui, usando l'ottima definizione di FVM, hai poche "calcificazioni" rispetto alla maggioranza di noi.
Quindi diciamo che per te è più "facile" ritrovare certe condizioni naturali, ri-toccarle, rispetto a chi è adulto e ha dovuto subire molte più storture imposte dalla cosiddetta "civiltà". Storture rispetto alla Natura ovviamente.
Credo che tutti coloro che partecipano sinceramente a questo tipo di scambi, spirituali-esistenziali diciamo, lo fanno perché sentono che "qualcosa non va" e spesso per certi aspetti non riescono a capire cosa è che non va,
Anche io mi sono avvicinato a questi aspetti della vita a causa di questo sentire che qualcosa non va, ma non solo e questo credo vale per tutti.
Quindi per te è "evidente" che quello che stai scoprendo (ri-scoprendo) sia chiarissimo per tutti.
Non è detto
Immagina 30 anni di "lavoro" con un capo stronzo, facendo una cosa che non ti piace e avendo dovuto accettare migliaia di cose che sono contro la tua Natura.
Anche se la persona è consapevole delle storture e delle forzature malsane che deve accettare, il fatto è che le ha accettate e questo non può che fare un danno reale. Non è facile affrontare tali "calcifiicazioni" e capire che qualcuno può iniziare a ri-sentire la realtà in poco tempo come sembra stia facendo tu (vedi la cautela? ho detto "sembra"), perché le illusioni sono cosa potente.
Non è un caso che l'illusione è l'arma principale del potere, perché funziona, se si ascolta la mente.
Se invece si ha il coraggio di non ascoltarla, tutto può accadere, anche i miracoli e per "miracoli" non intendo montagne che si spostano no, i miracoli possono essere "minuscoli" ma il bello è che nel mondo dello Spirito non c'è giudizio e quindi un miracolo "minuscolo" è identico a quello che sposta le montagne.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
Abbiate paura, non siete degni, è pericoloso, vi fate male, fate i bravi, dubitate di tutto, sembra un po' inginocchiatevi e chinate il capo che usa la chiesa e i suoi mandanti, sono le paroline magiche per farvi star fermi.
Con lo spauracchio del demonio, dell'inferno, della maledizione eterna, l'umano è riuscito a bloccare la sperimentazione dei propri simili, anche se nella maggioranza dei casi non c'era intenzione.
Su questo Pianeta si è creato il pericolo del mistero che non è sentimento naturale, ma condizionato. Il mistero deve generare curiosità, deve affascinare non terrorizzare.
Voi non siete esseri distaccati dal vostro spirito, voi siete il vostro spirito. Calvero ha scritto “seguire l'istinto”, io ho scritto “fare le cose con il minor grado di distorsioni esterne possibili” hanno lo stesso significato e credo che sia la mossa giusta.
Non bisogna sottovalutare l'importanza dell'errore come chiave per imparare e migliorarsi. Fare un errore in coscienza, cioè decidendo di agire per poi sbagliare non è danno, fare errori perché qualcuno ti dice come fare è danno grosso, stare fermi forse è pure peggio.
Questa èsolo la mia opinione.
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Dipende ha scritto: ...
Questa èsolo la mia opinione.
Che rispetto ovviamente e che, forse ti sorprenderà e poi ti spiego perché a mio avviso, trova la mia quasi completa approvazione.
Perché secondo me tu non hai capito quello che dico e non hai capito l'ottica da cui lo dico.
Questa incomprensione l'avevo già percepita sin dai nostri primi.... chiamiamoli "scambi" e a me mi pare, e lo dico anche io senza nessuna intenzione polemica, che la causa sia il pre-giudizio.
Questo pre-giudizio io lo rilevo in molte persone che si sono "ribellate al sistema", ribellione che trova la mia più felice approvazione, ma che non hanno esaminato a fondo certi aspetti delle cosiddette "tradizioni".
Infatti tu mi vedi come uno che dice "chinate la testa altrimenti andate all'inferno" e, perdonami, a me viene da sorridere perché non ho mai detto cose simili.
Quando sento un prete che dice che siamo tutti peccatori, io gli dico ma nemmeno per sogno.
Quando un prete dice che dobbiamo tutti soffrire per il peccato originale, io gli rispondo ma soffri tu per qualcosa che non hai commesso se proprio ne sei convinto, a me pare una scemenza ma, cosa più importante, so per certo che è solo un inganno creato dal potere (ecclesiastico in questo caso) per fregare le persone.
Tu dici che (solo un esempio):
"il tuo modo di vedere le cose, oltre ad essere poco originale, nel senso che ogni religione/filosofia terrestre nella sua espressione più tradizionale e distorta dice le stesse cose che dici tu e il risultato fu ed è una massa di inconsapevoli, timorosi, bloccati esseri, è anche il motivo principale per cui alla fine dei giochi qui quasi nessuno “passa il turno”."
questo significa che non hai capito cosa sto dicendo. Perché io cito molte cose di varie tradizioni, ma le uso perché le ho sperimentate su me stesso per molti anni e so che il risultato di tali "pratiche" è l'esatto opposto di quello che descrivi tu, ovvero la massima libertà possibile, una grande consapevolezza, il fiorire dello spirito critico, la scomparsa delle paure, una fluidità ed agilità (fisica e mentale-psichica) in cui non c'è più traccia del "essere bloccati" che tu vedi.
Tu pensa che il Tai Chi è proprio "l'arte suprema del movimento e del divenire".
Le pratiche spirituali portano proprio all'opposto di quello che tu descrivi e secondo me lo immagini così perché non conosci la materia in modo approfondito e perché cadi nell'illusione che se uno usa la parola "Spirito" allora è un prete di qualche religione, proprio come ho appena detto a Calvero parlando di "allarme religione".
Tu pensa che io considero OGNI religione un tragico errore, nel migliore dei casi.
Ti ho suggerito di leggere anche il thread del vecchio sito. Non so se lo hai fatto a te l'ho suggerito proprio per poter avere un linguaggio comune, almeno sulle basi, con cui poter dialogare con te.
Questo in linea generale, così come anche tu hai parlato in generale.
Ora, vuoi approfondire qualcosa in particolare di modo che io possa dirti perché la tua visione di me e di quello che dico è fuori strada? A me farebbe molto piacere perché io penso che anche nelle tradizioni spirituali ci siano moltissime cose preziose per tutti noi, ed è un vero peccato buttare via tutto solo perché un po' di mascalzoni hanno usato queste conoscenze profonde per fini malvagi.
In questi giorni ho poco tempo per cui se vuoi approfondire delle cose è possibile che all'inizio si andrà lenti.
Ciao
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Dipende ha scritto: Lontano da me qualsiasi intenzione di far polemica, ma invisibile il tuo modo di vedere le cose, oltre ad essere poco originale, nel senso che ogni religione/filosofia terrestre nella sua espressione più tradizionale e distorta dice le stesse cose che dici tu e il risultato fu ed è una massa di inconsapevoli, timorosi, bloccati esseri, è anche il motivo principale per cui alla fine dei giochi qui quasi nessuno “passa il turno”.
Anche da me è lontana ogni intenzione di fare polemica, e ti dico che allora stiamo leggendo due Topic diversi. Perché levata la bagarre scatenatasi, che non fa testo, trovo questo Topic assolutamente in linea e onesto con quanto dichiarato dal responsabile del topic stesso.
Abbiate paura, non siete degni, è pericoloso, vi fate male, fate i bravi, dubitate di tutto, sembra un po' inginocchiatevi e chinate il capo che usa la chiesa e i suoi mandanti, sono le paroline magiche per farvi star fermi.
Con lo spauracchio del demonio, dell'inferno, della maledizione eterna, l'umano è riuscito a bloccare la sperimentazione dei propri simili, anche se nella maggioranza dei casi non c'era intenzione.
Olà, e sfondiamo una bella porta aperta :wink:
Non vedo similitudini, quindi in senso negativo, con le argomentazioni sostenute da Invisibile
Su questo Pianeta si è creato il pericolo del mistero che non è sentimento naturale, ma condizionato. Il mistero deve generare curiosità, deve affascinare non terrorizzare.
E ci macherebbe
Voi non siete esseri distaccati dal vostro spirito, voi siete il vostro spirito. Calvero ha scritto “seguire l'istinto”, io ho scritto “fare le cose con il minor grado di distorsioni esterne possibili” hanno lo stesso significato e credo che sia la mossa giusta.
Infatti mi è piaciuta la tua descrizione. Molto ficcante e intelligente
Non bisogna sottovalutare l'importanza dell'errore come chiave per imparare e migliorarsi. Fare un errore in coscienza, cioè decidendo di agire per poi sbagliare non è danno, fare errori perché qualcuno ti dice come fare è danno grosso, stare fermi forse è pure peggio.
Qui non sei stato preciso. C'è un po' di confusione nei concetti, mi pare. Forse dovresti spiegarti meglio.
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invisibile ha scritto:
Ciao Calvero.
Hallo
Sono d'accordo. Ma questa parola, proprio per i motivi che hai detto, faccio molta attenzione quando la uso.
Io piuttosto userei "Spirito", nel senso che "io" gli attribuisco, perché fare bene le cose è si seguire lo Spirito (istinto) ma lo è solo se lo si segue durante tutto il percorso del fare una cosa.
Tu prendi una sinfonia, e mettiamo sia in DO minore.
Quella è la nota che contraddistinguerà l'intera sinfonia a seguire, dico bene?
Non mi intendo di musica a tal punto, quindi spero di aver reso l'idea.
Ecco che il mio istinto decide per il "DO minore" ed è lui che ha comandato come seguirà l'intera sinfonia.
Quindi, se come dici tu, intendi allineare concettualmente in qualche modo l'istinto con lo spirito, io ti dico che lo spirito è quello che fa proseguire l'intera sinfonia, ma che è l'istinto che comanda la sinfonia, e non viceversa. In che senso?
Nel senso che nel momento in cui mi chiedi cosa significa per me fare le cose fatte bene, è il mio istinto che dà l'ordine. Non il mio spirito. Esso si assoggetterà al comando iniziale. Cioè all'intenzione. Cioè all'arbitrio che pone in essere la decisione in senso primigenio.
Ergo, quando tu mi spieghi che...
Quindi è come una "collaborazione" tra noi e lo Spirito, in cui in ogni "passo" del fare la cosa si chiede la sua assistenza. Questo "contatto", dialogo se preferisci anche se non è "verbale", ma appunto si può definire "istintivo", si può anche tradurre verbalmente (a parole, nella mente intendo) ma non è per forza necessario soprattutto se si ha la maestranza di questo contatto con lo Spirito.
... allora io posso essere d'accordo relativamente. Perché comunque la mia risposta corretta credo che continui a rimanere univoca e in qualche modo imperativa.
Per me è l'istinto che mi fa fare le cose fatte bene, è lui il principe.
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Ma per fare bene le cose io intendo tutto il "percorso" del fare una cosa, dal "concepimento" alla conclusione-realizzazione.
Quindi per me va bene che
Ecco che il mio istinto decide per il "DO minore"
ma secondo me l'istinto non può "comandare l'intera sinfonia" perché che sia in Do minore non è sufficiente a farla bene, essendo una cosa molto complessa (con i "requisiti già espressi come quello di non fare del male a se stessi).
E qui che, a prescindere dal significato che diamo a "istinto", interviene lo Spirito in quanto esistente proprio come "guida universale".
Riprendendo l'esempio di raccogliere una cosa da terra, "tu" (istinto o come vogliamo definire "tu") decidi di raccogliere una pietra (Do minore) e quindi è si "principe", perché per farlo un essere umano deve compiere tutta una serie di cose diciamo "fisse", inevitabili, come accucciarsi molto vicino alla pietra, prendere la pietra con le mani eccetera.
Ma il punto è che siccome tutto è in divenire nessun "tu" può essere "principe dell'azione" istante dopo istante, perché l'atto è di una complessità infinita e perché non è mai uguale, è sempre diverso per infiniti fattori. Basta una piccola diversità di umore o di temperatura di certi muscoli, ed ecco che molte cose devono essere fatte un po' diversamente (a prescindere dal giudizio di "non importanti" che noi possiamo dare) pena il fare del male a se stessi.
Perché affinché non si faccia del male a se stessi, si deve tenere conto di tutto, assolutamente tutto in ogni micromillimetro e microsecondo del procedere e questo ne la mente ne l'istinto possono farlo.
Solo lo Spirito, in quanto Nulla, può ed è per questo che si definisce anche "guida".
Se vuoi possiamo dire che l'istinto è il principe dell'arbitrio e lo Spirito il principe del divenire.
Ma secondo me non è che ci sia poi tutta questa differenza tra i due e quindi è possibile che stiamo parlndo della stessa "cosa".
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Se c'è il momento di un calcio nei coglioni, sia. La sinfonia a seguire, al limite, saranno le urla strazianti di chi si è preso il calcio nelle palle e, sempre a seguire, per completare l'opera [la sinfonia], una ginocchiata nelle gengive. Un calcio nei coglioni è un calcio nei coglioni. Il ri-posizionamento del mio corpo, il divenire e la contrazione dei miei nervi, la presa di coscienza nel vedere il mio nemico inginocchiato, col sangue che gli esce dal naso, e come abbia perso la forza di rialzarsi, mentre è lì a piangere lacrime amare, è una magnifica sintonia. Semplicissima. Affatto complessa. Istintivamente perfetta.
Ora, prima che tu pensi che stia spostando il discorso o cambiando le carte in tavola, ti dico che in realtà quest'uscita appositamente violenta e [come direbbero i moralisti] truce, vuole solo essere il modo provocatorio per dare una scossa al discorso e mettere un forte contrasto nelle immagini, in modo che la metafora di prima, assai delicata e, appunto, musicale, non si prenda troppa importanza su di sé. Non che non fosse corretta, ma, come tutte le metafore che vengono usate in passaggi che vorrebbero semplificare, rischiano di semplificare troppo.
Quindi, tutto questo per dire necessariamente cosa?
Beh, per rispondere alla tua ultima domanda in maniera più accurata e per quella che è la mia opinione in merito.
Quindi:
- credo che innanzitutto ci manchi di identificare per bene cosa noi intendiamo con il fare bene una cosa, e qui entra in campo la mia spiritualità, anche se il linguaggio è universale.
Tu tieni presente la metafora di prima, della sinfonia voglio dire, e aggiungici questa; più un ipotesi per meglio dire, che oltretutto è pratica e si riferisce direttamente al problema.
Eccoti il film:
Sono di fronte ad un abuso, ma so che il mio intervento presterebbe il fianco a molti problemi che potrebbero riguardare l'infrangere un'etica o una morale; se sarebbe o meno cosa che mi compete, se è legale o non è legale, se mi arrecherebbe biasimo da parte di chi mi ama, se il mio intervento tradirebbe così un amore o un percorso, sai tu, sudato negli anni; se vi sono persone meritevoli che rimarrebbero offese, se veramente era un abuso quello, oppure forse era solo così che l'avevo voluto vedere!! ... ; e - come potrai immaginare, ancora una lunga serie di importantissime variabili - pure quelle che possono trascendere il problema stesso, quindi ... che fare?
Seguo l'istinto. Punto.
Ora, cosa succede? E qui torno al tuo discorso e, quando mi dici che...
Ma il punto è che siccome tutto è in divenire nessun "tu" può essere "principe dell'azione" istante dopo istante, perché l'atto è di una complessità infinita e perché non è mai uguale, è sempre diverso per infiniti fattori. Basta una piccola diversità di umore o di temperatura di certi muscoli, ed ecco che molte cose devono essere fatte un po' diversamente (a prescindere dal giudizio di "non importanti" che noi possiamo dare) pena il fare del male a se stessi.
... ecco che io ti dico: - non m'interessa.
Credo che tu capirai che non lo dico in senso denigratorio per quanto tu hai bene esposto, tutt'altro - ma ti sto proprio spiegando cosa intendo io con le cose fatte bene. Cioè come io intendo quando una cosa è fatta bene.
Tutto ciò poiché io ritengo che quel che seguirà a ragione del tuo istinto non è importante, sarà comunque una cosa fatta bene e, soprattutto [per me]: meglio non sarebbe stato possibile farla.
Questo non per sminuire la prima metafora che ho fatto sulla sinfonia, ma per dirti che in realtà le cose poi andranno come dovranno andare. Comunque.
Torno un attimo indietro:
A sua volta, dopo l'esperienza come quella del calcio nei coglioni al nemico, tu (tu generico) avrai maturato altro, e non è detto che in una medesima situazione che ri-capiterà dopo un mese, o forse dopo anni, rifarai la stessa cosa. Non solo non è detto che tu adotterai la stessa soluzione, ma anche se seguissi un diverso istinto - e in antitesi a quello della prima volta - comunque quella prima volta avevi fatto una cosa fatta bene.
Se fosse stata fatta male, era perché non avevi seguito l'istinto.
Questo so.
Quindi, cos'è l'istinto?
Per me l'stinto è ciò che ti dice dal profondo, e tanto più profondamente quanto immediatamente, cosa devi fare. Prerogativa implicita, direi congenita, è che le conseguenze non sono contemplate o, per meglio dirlo: non mi riguarda sapere se ciò che si scatenerà sarà positivo/conveniente/favorevole ...oppure... negativo/sconveniente/sfavorevole - per me - come per gli altri, oltretutto.
Questo per ciò che concerne il sapere quando UNA COSA È FATTA BENE
... per tutto il resto c'è mastercard
PS
(o è noia)
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Tutto quello che hai detto lo condivido, meno che basta l'istinto affinché una cosa sia fatta bene, e qui è diverso cosa tu ed io intendiamo per fare bene.
Come ho detto per me fare bene una cosa significa che quella cosa funziona, con l'aggiunta fondamentale del non fare male a se stessi.
Per me l'stinto è ciò che ti dice dal profondo, e tanto più profondamente quanto immediatamente, cosa devi fare.
Per me questo può essere sia istinto che Spirito.
Prerogativa implicita, direi congenita, è che le conseguenze non sono contemplate o, per meglio dirlo: non mi riguarda sapere se ciò che si scatenerà sarà positivo/conveniente/favorevole ...oppure... negativo/sconveniente/sfavorevole - per me - come per gli altri, oltretutto.
Infatti la mia "esposizione" voleva anche sottolineare questo aspetto, ovvero che ogni interferenza pre o post - gressa, spesso crea blocchi di vario tipo, perché non facendo parte del "fare" in sé, ma del giudizio umano, non c'entra nulla in quanto non-realtà ma costrutto mentale e quindi va a "sporcare" il fare, è come aggiungere un peso o delle costrizioni inutili.
Ecco perché pratiche come il Tai Chi ti "avvicinano" allo Spirito, in quanto si pratica proprio la "purezza del (nel) fare".
Ed è per questo che preferisco la definizione "funzionale", perché elimina a monte ogni possibile costrutto mentale.
Quindi:
Ma il punto è che siccome tutto è in divenire nessun "tu" può essere "principe dell'azione" istante dopo istante, perché l'atto è di una complessità infinita e perché non è mai uguale, è sempre diverso per infiniti fattori. Basta una piccola diversità di umore o di temperatura di certi muscoli, ed ecco che molte cose devono essere fatte un po' diversamente (a prescindere dal giudizio di "non importanti" che noi possiamo dare) pena il fare del male a se stessi.
... ecco che io ti dico: - non m'interessa.
Credo che tu capirai che non lo dico in senso denigratorio per quanto tu hai bene esposto, tutt'altro - ma ti sto proprio spiegando cosa intendo io con le cose fatte bene. Cioè come io intendo quando una cosa è fatta bene.
Tutto ciò poiché io ritengo che quel che seguirà a ragione del tuo istinto non è importante, sarà comunque una cosa fatta bene e, soprattutto [per me]: meglio non sarebbe stato possibile farla.
secondo me non è questione di "interesse", perché il fare è dalla A alla Z e se non curi tutto il percorso non puoi farlo bene (o magari si ma non è stato un "tuo" fare, hai avuto culo diciamo), e direi che tu non parli del "fare bene le cose", ma del "ben decidere" e sulla tua spiegazione di questo sono perfettamente d'accordo.
Invece dissento sulla non importanza di "tutto ciò che segue", perché io credo che tutto sia importante.
Così come è importante come decidi (istinto o Spirito che sia), è altrettanto importante il percorso dalla A alla Z, perché è proprio nel divenire che accade tutto e ovviamente anche la decisione fa parte del divenire.
Io le vedo come "fasi", o per meglio dire come diversi stati dell'Essere e li considero tutti importanti.
Quello che non bisogna considerare, se si vuole fare bene le cose, è proprio il giudizio o il cosiddetto "risultato", perché oltre al "test funzionalità", che secondo me è fondamentale, il resto è giudizio.
Non è un caso che una delle istruzioni del Tai Chi (e della Meditazione etc.) sia proprio "praticare tutti i giorni" (in questo caso il divenire sono "i giorni che si susseguono"), perché molte cose si compiono (ovvero funzionano) solo con la nostra consapevole presenza nel divenire, non nella decisione. Ecco perché secondo me è importante tutto, la decisione ed il percorso.
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Prendo i nodi della questione, quelli che ovviamente m'interessano.
invisibile ha scritto:
secondo me non è questione di "interesse", perché il fare è dalla A alla Z e se non curi tutto il percorso non puoi farlo bene (o magari si ma non è stato un "tuo" fare, hai avuto culo diciamo), e direi che tu non parli del "fare bene le cose", ma del "ben decidere" e sulla tua spiegazione di questo sono perfettamente d'accordo.
C'è un errore nel capire cosa si vuole identificare. Deve essere chiarito.
Perché a questo punto il discorso può essere anche: - tutta la vita intera, e anche se alla fine varrà per la tua vita, non si può considerare cosa significhi voler fare una cosa bene, in termini di tutta l'esistenza: sennò la tua domanda doveva essere "Cosa è per Te la vita?" e non ci siamo, perché non è questa la domanda.
Nel caso specifico invece di quello che io ho chiamato "Film" ti ho portato un'ipotesi di ciò che ritengo una cosa fatta bene. Quindi o adesso tu mi dici dove era il percorso in quell'ipotesi (voglio vedere dove lo trovi, se non forzando la stessa logica del tuo problema), oppure quella era una cosa fatta bene e punto. Fine del discorso, e fine della cosa fatta bene. Al limite puoi giudicare che non era stata fatta bene, ci mancherebbe, ma questo sarebbe un altro discorso.
Oppure, mi può stare bene anche un'altra contestazione, e cioè ritenere che il seguire l'istinto non possa riguardare una cosa fatta bene. Accetterei la contestazione. Ma non posso accettare una contestazione riguardo l'istinto quando cioè si vuole sostenere che è connesso con un percorso e al punto che anche lo spirito seguirà la cosa fatta bene. Non ci siamo. Non mi torna. E ovviamente, non ho nulla contro lo spirito. Oppure se mi dici che lo spirito è in realtà l'istinto, mi starebbe bene anche questa contestazione, sarebbe logica/plausibile o semplicemente avrebbe un senso. Però, a quel punto, allo spirito non darei più il significato di un divenire - così come tu lo identifichi.
Ma non voglio fare intellettualismi o giochi filosofici pomposi della minchia. La questione è importante.
Possiamo fare/cercare un altro esempio. Non è un problema. Magari si riesce a trovare quello più consono.
Detto ciò
Fare una cosa fatta bene a mio avviso rispecchia ciò che per Te senti come integrità. Ma mica è detto che rappresenti l'integrità di qualcun altro.
Se si fa una cosa liberi da costrutti e da maschere, hai fatto una cosa fatta bene, a patto che la senti tua. Però ci risiamo, ed ecco allora che quello che sento mio, non è detto che riguardi ciò che senti Te a differenza di Me.
Domanda: - forse prima bisognerebbe ragionare su quali equilibri dare alla soggettività e all'oggettività in questa discussione?
Mi segui?
___________________
Ok, adesso a un fraintendimento:
Invece dissento sulla non importanza di "tutto ciò che segue", perché io credo che tutto sia importante.
Non sostengo che non sia importante, attenzione, non sbagliarti; sostengo che non sia importante valutarlo come rischio e come vantaggio. Non mi interessa della sua importanza inteso come valore o disvalore tale da influenzarmi prima.
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Calvero ha scritto: Ok, adesso a un fraintendimento:
Invece dissento sulla non importanza di "tutto ciò che segue", perché io credo che tutto sia importante.
Non sostengo che non sia importante, attenzione, non sbagliarti; sostengo che non sia importante valutarlo come rischio e come vantaggio. Non mi interessa della sua importanza inteso come valore o disvalore tale da influenzarmi prima.
Capito.
Domanda: - forse prima bisognerebbe ragionare su quali equilibri dare alla soggettività e all'oggettività in questa discussione?
Mi segui?
Si, infatti adesso mi sembra di vedere più chiaramente perché non ci troviamo.
C'è un errore nel capire cosa si vuole identificare. Deve essere chiarito.
Perché a questo punto il discorso può essere anche: - tutta la vita intera, e anche se alla fine varrà per la tua vita, non si può considerare cosa significhi voler fare una cosa bene, in termini di tutta l'esistenza: sennò la tua domanda doveva essere "Cosa è per Te la vita?" e non ci siamo, perché non è questa la domanda.
Nel caso specifico invece di quello che io ho chiamato "Film" ti ho portato un'ipotesi di ciò che ritengo una cosa fatta bene. Quindi o adesso tu mi dici dove era il percorso in quell'ipotesi (voglio vedere dove lo trovi, se non forzando la stessa logica del tuo problema), oppure quella era una cosa fatta bene e punto. Fine del discorso, e fine della cosa fatta bene. Al limite puoi giudicare che non era stata fatta bene, ci mancherebbe, ma questo sarebbe un altro discorso.
Oppure, mi può stare bene anche un'altra contestazione, e cioè ritenere che il seguire l'istinto non possa riguardare una cosa fatta bene. Accetterei la contestazione. Ma non posso accettare una contestazione riguardo l'istinto quando cioè si vuole sostenere che è connesso con un percorso e al punto che anche lo spirito seguirà la cosa fatta bene.
Qui c'è un punto fondamentale.
Lo Spirito non "segue una cosa fatta bene", lo Spirito è il Nulla e quindi è "fuori" dal tempo.
Per quello è la guida infallibile e totalmente affidabile.
Sei "tu" che hai intenzione di "fare bene" una data cosa e lo Spirito ti guida a farla bene (e quindi per riallacciarmi al tema in modo più vicino, ti guida anche a non creare blocchi in te di qualche tipo eccetera).
Poi, io penso che l'istinto sia una delle forme in cui lo Spirito comunichi con "noi" ed è per quello che alla fine non ci trovo grandi differenze. E' uno dei "canali di comunicazione" con cui comunica ed in questo caso è un canale che condividiamo anche con gli animali. Ma noi abbiamo accesso anche ad altri canali che gli animali non hanno, ma questo è un altro discorso, per ora.
Lo Spirito,come la vedo io chiaramente, è "li a disposizione" di ogni entità esistente per permettere che esista (ogni cosa esiste nel nulla) e per guidarla nel suo divenire. Quindi non segue la cosa fatta bene in sé ma guida ogni entità a seconda della sua Natura e facoltà.
Noi uomini siamo creatori, abbiamo il potere decisionale e varie altre facoltà uniche. Quindi lo Spirito guida noi per tutto ciò che siamo e in questo caso è la nostra decisione di fare una data cosa, e di volerla fare bene che verrà guidata in tal senso e sotto tutti i suoi aspetti.
Ma siccome per lo Spirito esiste solo la realtà, e i nostri giudizi per lui è come se non esistessero perché non sono reali in senso di oggettivi, ecco che si arriva a l'unica cosa che è effettivamente reale, ovvero che la cosa che si aveva intenzione di fare (bene) funzioni secondo le intenzioni che si avevano.
Se nel dare il calcio nei coglioni tu avevi l'intenzione di far svenire il tizio, ma lui piange solo e non sviene (o viceversa non importa), ecco che non hai fatto quella cosa bene, perché non ha funzionato secondo la tua intenzione.
Ora da quel che segue mi sembra di ravvedere una tua "aggiunta" al discorso "fare bene", ma per trovarne la definizione deve essere universale (diciamo che io cercavo quella):
Fare una cosa fatta bene a mio avviso rispecchia ciò che per Te senti come integrità. Ma mica è detto che rappresenti l'integrità di qualcun altro.
Se si fa una cosa liberi da costrutti e da maschere, hai fatto una cosa fatta bene, a patto che la senti tua. Però ci risiamo, ed ecco allora che quello che sento mio, non è detto che riguardi ciò che senti Te a differenza di Me.
Appunto, e questo è il punto (scusa il gioco). Invece la rappresenta totalmente, perché io intendo l'integrità in Natura, considerata come "disegno dell'essere umano", non altro. Per cui non sto parlando di etica, morali od opinioni, non sto parlando di "sentire come integrità", sto parlando dell'integrità oggettiva quella che è nell'ordine naturale (balsfemia! ) di una data entità, in questo caso noi esseri umani.
Qui è dove mi sembra di ravvisare una tua aggiunta rispetto a come la volevo mettere io. Mica te lo contesto sia chiaro, non potrei, è solo che io la vedo così ed ecco perché il discorso "test funzionale" è quanto considero sufficiente per poter dire che una cosa è fatta bene, perché fino ad ora qualsiasi aggiunta che ho trovato non fa che far diventare soggettiva, e per cui non universale, la descrizione.
Domanda: - forse prima bisognerebbe ragionare su quali equilibri dare alla soggettività e all'oggettività in questa discussione?
Mi segui?
Come vedi ti seguo. Infatti il punto è quello. Io cerco una definizione che possa descrivere bene l'evento (fare bene) ed allo stesso tempo che sia libera da qualsiasi soggettività e finora quella che ho trovato è "fare quello che intendi di fare, che funzioni e che tu non ne sia danneggiato".
Tutto questo perché volevo sensibilizzare sull'importanza di fare bene le cose, perché quando quei "requisiti" sono presenti, il fare stesso diventa curativo-istruttivo, perché i blocchi progressivamente scompaiono e siccome l'Essere ne viene vivificato, per usare un termine a te caro che qui è perfetto, l'apprendimento diventa profondo e completo, e soprattutto non è più solo mentale il che rappresenta il modo di accedere alla vera conoscenza.
Ecco un aspetto pratico-spirituale del Tai Chi, in particolare, perché è un "fare in Armonia" ed i risultati sono quelli descritti sopra.
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