Abbiamo intervistato Jim Fetzer, uno dei “padri fondatori” della cosiddetta teoria “no planes”, per cercare di capire qualcosa di più su questo aspetto controverso dell’11 settembre, che sembra non trovare pace sui forum di Internet.
Jim Fetzer è Professor Emeritus all’Università del Minnesota, dove ha insegnato Logica e Filosofia della Scienza per oltre 20 anni. E’ stato il fondatore di Scholars for 9/11 Truth insieme a Steven Jones, prima di entare in rotta con il Movimento dei Truthers a causa delle sue teorie considerate "troppo estreme" dalla maggioranza dei suoi membri. In passato Fetzer, che nella vita ha scritto una trentina di libri sugli argomenti più diversi, è stato uno dei ricercatori che ha maggiormente approfondito il caso Kennedy. In particolare si è distinto, insieme ad altri autori, per la dettagliata analisi tecnica che dimostrerebbe la sostanziale manipolazione del filmato di Zapruder da parte del governo americano. Riguardo all’11 settembre, Fetzer si dichiara un sostenitore della teoria “no planes”.
E dobbiamo dire, riguardo a questo, che per la prima volta in assoluto siamo riusciti ad avere un dialogo civile e costruttivo con un sostenitore di questa teoria. Fino ad oggi ci eravamo scontrati soltanto con personaggi più o meno fanatici e invasati, che ti urlavano in faccia “Ma come fai a non vedere che le immagini televisive sono un falso colossale?”, ma poi non riuscivano a darti una sola spiegazione sensata su quelle che sarebbero le presunte anomalie contenute in questi video.
La cosa più triste è che non solo costoro pretendono che tu capisca quello che nemmeno loro probabilmente hanno ben chiaro, ma arrivano ad accusare apertamente il nostro sito di fare “disinformazione”, solo perchè non appoggiamo le loro teorie. (Come se accusando gli altri di diffondere informazioni false si rinforzasse automaticamente la credibilità delle proprie).
A noi in realtà interessa prima di tutto capire, e Jim Fetzer ha dimostrato che si può ragionare nel pieno rispetto delle opinioni altrui, ed arrivare comunque a stabilire un terreno comune, senza per questo doversi trovare d’accordo su tutto. In fondo, non dimentichiamolo mai, non sta al normale cittadino di spiegare cosa è successo l’11 di settembre.
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INTERVISTA A JIM FETZER – 2 gennaio 2011 – (PRIMA PARTE)
TRADUZIONE
M.M.: Sono Massimo Mazzucco di luogocomune.net, e parliamo oggi con Jim Fetzer della cosiddetta teoria “no planes”. Prima di tutto vorrei chiederle questo: lei si sente di esprimere la posizione generale dei cosiddetti “no planers”, oppure si trova in contrasto con qualcuno di loro su un qualunque argomento specifico della questione?
J.F.: Domanda interessante, Max. Io probabilmente mi trovo in una posizione abbastanza centrale, rispetto alla cosiddetta questione “no planes”, che in realtà si articola intorno a presunte anomalie in tutti e quattro i presunti luoghi degli schianti aerei.
M.M.: Partiamo allora dal volo United 175, …
Le prime pagine di mezzo mondo riportavano ieri la reazione seccata di Mosca a quello che i russi definiscono “ingerenze eccessive e intollerabili” dell’occidente nel processo a Mikhail Khodorkovsky. Il caso è esploso dopo che l’ex-proprietario della Yukos ha ricevuto un secondo verdetto di colpevolezza, che lo condannerà probabilmente ad ulteriori anni di prigione.
Di certo è curioso vedere la Casa Bianca che si sbilancia ufficialmente a favore di un semplice cittadino russo, definendosi ”profondamente preoccupata” per un verdetto che suggerisce “una applicazione selettiva della giustizia” in Russia. Hillary Clinton dice addirittura che “il processo solleva seri dubbi sul rispetto della legge in Russia”, e che “il verdetto avrà un impatto negativo sulla reputazione della Russia”.
Anche il ministro degli esteri tedesco, Westerwelle, ha fatto sapere che considera questo verdetto “un passo indietro nella strada verso la modernizzazione del paese”, dicendosi ”molto preoccupato” per la nuova sentenza.
Da parte sua, il presidente del comitato affari esteri del parlamento inglese, Richard Ottaway, ha detto che nel caso di Khodorkovsky non è stato seguito "un procedimento legale riconoscibile come legittimo”.
Ma come mai tutti si preoccupano così tanto che questo signore venga “trattato giustamente” ...
Traduzione dell’articolo: “20 dati statistici che provano che la ricchezza mondiale viene riversata nelle mani dell’élite - lasciando il resto del mondo sventuratamente povero”, di The Economic Collapse Blog
Al giorno d’oggi la ricchezza mondiale è più concentrata nelle mani di una élite di quanto lo sia mai stata nella storia moderna.
Un tempo la maggior parte della popolazione sul pianeta sapeva come coltivare i propri alimenti, allevare i propri animali e prendersi cura di sè. Non c’erano molte persone favolosamente ricche, ma c’era una certa dignità nell’avere un pezzo di terra che potevi chiamare tuo, o nell’avere un’abilità che potevi far fruttare.
Tristemente, nelle ultime decine di anni, una percentuale sempre maggiore di terre coltivabili è stata inghiottita da grosse corporation e da governi corrotti. Centinaia di milioni di persone sono state cacciate dalle proprie terre verso aree urbane sempre più dense.
Nel frattempo, è diventato sempre più difficile avviare un’attività propria, dal momento che poche monolitiche corporation globali hanno iniziato a dominare quasi ogni settore dell’economia mondiale. Così, un numero sempre maggiore di persone nel mondo è stata obbligata a lavorare per “il sistema” per riuscire appena a sopravvivere. Allo stesso tempo, coloro che sono al vertice della catena alimentare (l’élite) hanno impiegato decenni per implementare il sistema in modo da assicurarsi nelle proprie tasche porzioni sempre più vaste di ricchezza.
E così oggi, nel 2010, abbiamo un sistema globale in cui pochissime persone al vertice ...
Con un voto a sorpresa, il Senato americano ha approvato l’abrogazione della cosiddetta legge DADT, che riguardava la possibilità per i militari omosessuali di servire nell’esercito americano.
Escogitata da Bill Clinton come compromesso fra le rivendicazioni del movimento gay e la rigida legislazione militare - che prevede l’espulsione senza onori dall’esercito per chi si fosse rivelato omosessuale - la formula DADT (che significa “Don’t Ask Don’t Tell”, ovvero “non chiederlo e non dirlo”) suggeriva che i militari gay non proclamassero apertamente il loro orientamento sessuale, e che a loro volta i superiori non facessero troppe domande in proposito.
Insomma, si trattava di ipocrisia bella e buona, apertamente dichiarata.
Restava però il fatto che una volta “scoperto” – per un motivo o per l’altro - il militare gay veniva inevitabilmente espulso dall’esercito, e questo ha portato, nel corso degli anni, ad una serie infinita di tragedie personali.
Un militare gay che fosse stato colto, ad esempio, a scrivere una e-mail compromettente al suo compagno, ...
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