Si è concluso da poco l’atteso dibattito fra i vice- presidenti candidati, Sarah Palin e Jo Biden.
Non c’è stato il tonfo della Palin che molti si aspettavano, grazie anche alla formula - particolarmente compiacente verso di lei - che impediva ai candidati di rivolgersi direttamente la parola, come nel caso di Obama e McCain. Le domande inoltre erano tutte assolutamente prevedibili.
Ma la vera sorpresa è arrivata da Jo Biden, che ha comunque dato una dimostrazione di esperienza e di fermezza retorica tali da mettere comunque sotto la rivale, su praticamente tutti gli argomenti proposti.
I sondaggi generali, rilevati a caldo, danno una secca preferenza di 51 punti percentuali a Jo Biden, e soli 34 alla Palin (il resto sono indecisi).
Questo significa, in termini elettorali, che non è cambiato praticamente nulla, mentre Obama continua a guadagnare punti negli stati-chiave, ed anche in quelli che fino a poco tempo fa pendevano a favore di McCain. Con grande clamore (e malcontento, da parte dei repubblicani), proprio oggi McCain ha rinunciato a proseguire la campagna elettorale in Michigan – uno stato fino a ieri a suo favore – che in pochi giorni è passato decisamente dalla parte di Obama.
Se si votasse oggi, Obama vincerebbe di larga misura le elezioni, e finchè i democratici riusciranno a mantenere caldo il “problema economico“, è inevitabile che McCain continui a perdere terreno su tutto il fronte.
Tornando al dibattito: è vero che la Palin ha saputo salvare la faccia, evitando figuracce come quelle recenti sulla sua esperienza in politica estera (“dalle coste dell’Alaska vediamo la Russia”), ...
Marco Cedolin
Un paio di giorni fa il Commissario di Governo Paolo Costa annunciava formalmente la cessione dell’area dell’aeroporto Tommaso Dal Molin agli americani, senza curarsi minimamente del fatto che alla fine della settimana i cittadini vicentini sarebbero stati chiamati alle urne proprio per decidere la sorte di quell’area e che per il giorno 8 di ottobre era atteso il pronunciamento del TAR del Veneto che lo scorso giugno già aveva congelato il progetto a causa di irregolarità procedurali ed errate valutazioni ambientali.
Se l’annuncio di Paolo Costa, che aveva fatto seguito alla consegna dei terreni alle cooperative rosse CMC e CCC vincitrici dell’appalto di 300 milioni di euro per la costruzione della nuova base americana era parso come una chiara provocazione, finalizzata a calare la base di guerra sulla testa dei cittadini dimostrando come il loro pronunciamento e quello del TAR fossero del tutto ininfluenti ad incidere all’interno di decisioni già prese in altra sede e pertanto insindacabili, alla provocazione si è voluto in tutta evidenza aggiungere anche la beffa.
Ieri il consiglio di Stato ha infatti bocciato (tre giorni prima dello svolgimento) il referendum indetto per domenica prossima a Vicenza dall'amministrazione comunale per consultare i cittadini sull'uso dell'area dove è prevista la costruzione della nuova base Usa, dichiarando che si sarebbe trattato di una decisione inutile dal momento che riguardava un obiettivo comunque irrealizzabile, ...
di Marco Cedolin
L’uso di materiali tossici in edilizia non sembra più limitarsi all’ambito delle grandi opere, dove sostanze nocive di svariata natura vengono spesso usate per la costruzione delle infrastrutture, come più volte documentato nelle indagini concernenti i cantieri del TAV.
Quanto infatti emerge da una operazione della polizia denominata 'Black Mountains' che in questi giorni ha portato al sequestro di ben 18 aree disseminate lungo tutto il territorio crotonese fino a Cutro e Isola Capo Rizzuto, dimostra inequivocabilmente come il “cemento tossico” venga usato senza parsimonia per edificare qualsiasi genere di costruzione, comprese quelle destinate alla civile abitazione.
Le indagini della procura della Repubblica di Crotone, coordinata dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni, nel merito delle quali già sette persone sono state iscritte nel registro degli indagati hanno portato alla luce come almeno 350 mila tonnellate di materiali tossici contenenti arsenico, zinco, piombo, indio, ...
La vicenda di questo mancato “bailout” (salvataggio) del sistema finanziario va necessariamente letta nel più ampio quadro delle elezioni presidenziali in corso, ed è mia forte convinzione che si sia trattato in realtà di una gigantesca trappola messa a punto e orchestrata nell’ombra da Barack Obama a discapito di John McCain.
Partito come proposta di legge dal tavolo di Bush, il progetto originario non conteneva sufficienti garanzie da parte di Wall Street nei confronti di Main Street (“la gente” in senso lato), e i democratici non hanno mancato di farlo notare. In altre parole, il progetto Bush voleva “regalare” 700 miliardi di dollari agli istituti finanziari in difficoltà, ma non prevedeva nè una supervisione bipartisan del governo, nè un eventuale beneficio per il cittadino, che si sarebbe comunque dovuto addossare la futura inflazione, ma non avrebbe avuto alcun vantaggio in caso di effettivo recupero economico.
I democratici avevano chiaramente il coltello dalla parte del manico, in quanto, da un lato, possono tranquillamente addossare le colpe del disastro al gioverno repubblicano, ...
Per chi le segue da vicino, le elezioni americane si sono trasformate da un normale esercizio di analisi socio-politica in puro e semplice divertimento collettivo. Il motivo di questo cambiamento si chiama Sarah Palin.
Scelta a sorpresa contro un pool di candidati decisamente più preparati e legittimi, Sarah Palin ha inizialmente “infiammato” la base repubblicana, con un discorso di presentazione alla Convention che ha fatto tremare i democratici di tutto il paese: fondamentalista religiosa che implora Dio perchè l’Alaska abbia il suo oleodotto, contraria all’aborto anche nei casi di incesto e violenza sessuale, la cacciatrice di caribù con tailleur di Valentino ha fatto impazzire i beer-bellies (i panzoni gonfi di birra) del Sud razzista e maschilista, che indossavano orgogliosi dei distintivi elettorali con il volto della Palin e la scritta “Hottest VP“ (“la più bollente vicepresidente”).
McCain – che era stato messo abilmente in corner da Obama con la scelta di Joe Biden - veniva acclamato come “genio” della propaganda elettorale, e i sondaggi nazionali lo vedevano scavalcare Obama, prendendogli un vantaggio di addirittura 4 o 5 punti in un colpo solo. Roba che in tempi normali si ottiene soltanto con due settimane di dura campagna elettorale, visitando almeno una dozzina di stati diversi.
Ammutoliti, i commentatori democratici si guardavano esitanti, e solo i più coraggiosi osavano suggerire che “forse, passato l’entusiasmo, scopriremo veramente quanto vale questa Palin”.
Ebbene, l’entusiasmo è passato, anche perchè nel frattempo c’è stata l’esplosione della bolla finanziaria – quanto casuale?, si domandano alcuni – a riportare tutti con i piedi per terra. E nel frattempo Sarah Palin, dopo aver resistito a lungo con scuse diverse, ha finalmente dovuto accettare di essere intervistata ...
di Pino Cabras
Un dibattito sull’11 settembre 2001, sette anni dopo? Il giornalismo di oggi non lo può tollerare.
Disobbedisci al tabù? E io ti licenzio in tronco, parbleu!
Hai solo il tempo di portarti via lo scatolone con le tue robettine, come i mesti neo-disoccupati della Lehman Brothers. Non importa se la tua TV è decapitata. È successo a un paio di giornalisti di «France 24», la “CNN francese”. Non due giornalisti qualsiasi, come vedremo.
I due sono Grégoire Deniau, direttore dell’informazione di «France 24», e Bertrand Coq, redattore capo della stessa rete. In Italia i loro nomi non dicono molto, ma oltralpe sono noti come autori di grandi inchieste, eccellenti inviati di guerra, cronisti capaci di indipendenza. Entrambi hanno vinto il premio Albert Londres, una sorta di “Pulitzer francese”.
La loro credibilità ha contribuito al lancio di «France 24», l’emittente internazionale tanto voluta dall’allora presidente Jacques Chirac, finché, nel febbraio 2008, Christine Ockrent, un’altra vecchia volpe del giornalismo transalpino, non è diventata amministratrice delegata di «France Monde», la holding che controlla «France 24» e altri canali.
Si dà il caso però che Christine Ockrent sia anche moglie del ministro degli esteri francese Bernard Kouchner, ...
di Marco Cedolin
Mentre il governo e gli enti incaricati di tutelare la salute dei cittadini stanno tentando di fare fronte al pericolo del latte cinese contaminato, premurandosi di offrire l’immagine di un Paese efficiente le cui istituzioni vigilano con attenzione sull’incolumità della popolazione, si finge di dimenticare che anche in Italia esiste un grande scandalo concernente il latte adulterato e si tratta di una truffa in tutto e per tutto simile a quella dei formaggi avariati, che c’induce a guardare con sospetto ogni cartoccio di latte nostrano stipato all’interno del frigorifero.
Il fascicolo dell’inchiesta, partita nel 2005 grazie alle indagini condotte dalla Squadra mobile di Milano e dal Nucleo delle Fiamme Gialle presso la Procura della Repubblica, coordinati dal pm Ilda Boccassini e ben lontana dall’essere arrivata a conclusione, racconta di latte scaduto che veniva raccolto in Lombardia e all’estero, lavorato nel mantovano con additivi acquistati in Francia e commercializzato nuovamente in Lombardia e nel resto del Paese accompagnato da false certificazioni di genuinità.
Il latte marcio, definito nel corso delle intercettazioni “roba che non daremmo nemmeno ai maiali” da alcuni degli arrestati, anziché essere ritirato dal commercio come vuole la legge, veniva letteralmente “ricostruito” attraverso l’uso di additivi chimici ...
Oggi festeggiamo la nascita di Lorenzo Povoleri, figlio di Donatella e del grande Musicband (Federico P.).
Un grande abbraccio ad ambedue, e un’occasione particolare per gli altri utenti che “già sono stati padri e madri” di dare qualche consiglio utile ai novelli genitori. (L'argomento educazione non è mai stato trattato direttamente su questo sito).
Se non avesse quel nome metafisico, potrebbe tranquillamente essere un nostro impiegato comunale, appena uscito – magari un pò brillo – dall’osteria sottocasa. Invece è il presidente di una delle più importanti nazioni del pianeta.
Mahmoud Ahmadinejad ieri sera si è divertito, di fronte alle telecamere della CNN, mettendo in scena la solita commedia del bambino buono che non ha fatto niente a nessuno, mentre “tutto il mondo ce l’ha con lui“.
Ha però anche offerto alcuni spunti interessanti, dando occasione di pensare a chi avesse ancora voglia di farlo, in un paese ormai colonizzato mentalmente dalla martellante propaganda mediatica: Iran male assoluto, Iran paese di terroristi, Iran minaccia atomica, Iran sterminatore di Israele, eccetera eccetera eccetera.
Quella che segue è una sintesi, fatta a braccio, dell’intervista di Larry King a Mahmoud Ahmadinejad, in occasione della sua visita di ieri alle Nazioni Unite.
L.K. - Come mai, secondo lei, c’è questa grande ostilità fra Iran e Stati Uniti?
M.A. - L’ostilità nasce da una parte sola. Noi non abbiamo niente contro gli americani. Sono loro che usano termini ostili nei nostri confronti, costringendoci a rispondere nello stesso modo. Ho anche scritto una lettera a Bush, ...
di Marco Cedolin
All’inizio degli anni 90 toccò agli operai, quando sull’onda della “storica” marcia dei 40.000 colletti bianchi di Torino venne soppressa la scala mobile ed un’intera categoria di lavoratori iniziò a perdere i propri diritti acquisiti nel tempo, mentre la altre categorie plaudivano il ridimensionamento dei troppi privilegi di cui si riteneva gli operai godessero.
Qualche anno dopo fu la volta dei piccoli commercianti, costretti al fallimento a decine di migliaia, per creare spazio ai nuovi potentati della grande distribuzione. Piccoli commercianti spacciati dalla politica come il vero male del Paese e additati dalle altre categorie come evasori fiscali, ladri e truffatori la cui sparizione avrebbe reso più ricca la nostra economia.
Alla fine degli anni 90 fu il turno dei precari, creati dalla legge Treu e condannati a vita dalla Riforma Biagi. Lavoratori in affitto, come le vetture di un autonoleggio, privati di qualsiasi diritto e qualsiasi prospettiva, con la compiacenza di tutto il mondo sindacale e l’acquiescenza dei lavoratori a tempo indeterminato che ritennero si trattasse di un sacrificio indispensabile a creare la giusta flessibilità che potesse sostenere la crescita economica.
Un paio di anni fa venne il momento dei tassisti, ...
di Giulietto Chiesa
L'Occidente nel suo complesso, tanto la sua componente americana, quanto quella europea, fanno fatica a rendersi conto della profondità del cambiamento provocato in Russia dalla cosiddetta "crisi georgiana". Cosiddetta perchè il termine giusto per definire l'accaduto è invece un altro: "attacco georgiano contro la Russia".
Non che io voglia dire che tutto si racchiude in quella forsennata aggressione. Al contrario mi pare di poter dire che Tzkhinvali è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Un momento topico, a suo modo fatale, in cui tante cose che giacevano appena sotto la superficie, sono state violentemente evidenziate. Un momento che spezza la continuità e espone lo stato delle cose con cruda brutalità.
Ricavo molte di queste impressioni dalla privilegiata posizione di partecipante al Valdai Forum, un gruppo di discussione che esiste da qualche anno e che consente a un certo numero di esperti internazionali, di "sovietologi" di antica e fresca data, di politologi, di giornalisti, di andare a diretto contatto con i maggiori leader della Russia, con uno scambio di idee molto franco (garantito dalle condizioni di "off the record") e a tutto campo.
Tre ore con Vladimir Putin, il Premier, a Sochi, sul Mar Nero, il 10 settembre, ...
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