C’è una strana calma nell’aria, dopo la conclusione nei dibattiti televisivi fra Barack Obama e John McCain – che sono risultati fatali per il secondo - e non lascia presagire nulla di buono.
L’imprevedibile (?) svolta economica, che nell’arco di due settimane ha portato Barack Obama ad un vantaggio ormai praticamente incolmabile, rischia di mettere in moto un disperato colpo di coda da parte di coloro che non vogliono rassegnarsi ad una presidenza del senatore nero di Chicago.
La vera “tragedia“ infatti, per i repubblicani, non è soltanto la probabile vittoria di Obama, ma il fatto che nel contempo i senatori repubblicani che andranno alla rielezione (circa una decina) hanno probabilità minime di essere rieletti. Questo significherebbe, nella migliore delle ipotesi, un parlamento a maggioranza democratica rafforzata (la maggioranza già ce l’hanno, ma ora è risicata), che sarebbe libero di fare praticamente tutto quello che vuole. Nella peggiore delle ipotesi invece i repubblicani rischiano addirittura di vedere trasformato quel “praticamente“ in un “assolutamente“.
Se infatti i democratici riuscissero a conquistare 60 seggi al Senato, ai repubblicani non resterebbe nemmeno la possibilità di praticare il cosiddetto filibuster (ostruzionismo parlamentare), ultima spiaggia per chi vuole opporsi al passaggio di una nuova legge, per cui si troverebbero in totale balia del partito avversario.
Questa ipotesi, sommata all’immagine di un “negro“ alla Casa Bianca, ...
Thierry Meyssan: «Si j’avais plié, je n’aurais pas eu à partir» (“Se mi fossi piegato, non sarei dovuto partire”) 13 ottobre 2008 - Intervista rilasciata a Beirut.
Traduzione di Pino Cabras.
La chiusura degli uffici francesi del Réseau Voltaire (“Rete Voltaire”, NdT) e l’esilio del suo presidente sollevano molti interrogativi. Alcuni commentatori vi hanno visto la fine di un avventura, altri, al contrario, nell’osservare che queste decisioni non hanno ridotto la combattività del Réseau, hanno cercato di scoprire quali fossero le motivazioni. Thierry Meyssan lo spiega qui. Meyssan descrive una Francia sottoposta al controllo dei servizi statunitensi, con un’opinione pubblica anestetizzata che non ha consapevolezza del controllo politico. Ai suoi occhi, c’era un pericolo immediato e la minaccia che lo ha costretto ad andarsene non tarderà a ricadere su altri.
Lei ha lasciato la Francia un anno fa, nel settembre 2007. Non è un espatriato qualsiasi: è famoso in tutto il mondo come l’iniziatore del movimento che contesta la versione governativa degli attentati dell’11 settembre, il leader di un movimento anti-imperialista, e in alcuni paesi si è presentato come il principale dissidente occidentale. Perché è stato costretto all’esilio?
Thierry Meyssan: Nel dicembre 2002, il Segretario della Difesa USA Donald Rumsfeld ha firmato la direttiva 3.600.1, volta a screditare o eliminare le personalità francesi che si opponevano alla guerra globale al terrorismo [1]. L’elenco includeva in primo luogo Jacques Chirac, poi dei grandi esponenti industriali, e in più vi figuravo io a causa del mio lavoro sull’11/9.
Erano tre mesi prima della invasione dell’Iraq. Era l’epoca dell’isteria antifrancese a Washington. I servizi segreti francesi sono stati informati del fatto che gli omicidi erano stati subappaltati dal Pentagono al Mossad e mi misero in guardia. I miei amici ed io abbiamo cercato di metterci in contatto con gli altri bersagli. Uno degli amministratori del Réseau Voltaire era un vecchio amico di una di queste personalità. Abbiamo preso un appuntamento con questo personaggio ai primi di marzo, ma morì pochi giorni prima dell’incontro, ...
di Marco Cedolin
Nonostante fin dagli inizi di luglio sia noto il pesante coinvolgimento della Galbani nell’ambito della truffa dei formaggi avariati, uno scandalo le cui proporzioni gigantesche sono state messe in luce dagli sviluppi delle indagini della magistratura rese note nei primi giorni di settembre, si sono dovuti attendere quasi 4 mesi ed un nuovo scandalo, portato alla luce da alcuni dipendenti del deposito Galbani di Perugia, perché la grande distribuzione ed il Ministero della Sanità si sentissero in dovere di mettere in atto una qualche tardiva reazione.
Alcuni dipendenti del deposito Galbani di Perugia, venditori ed addetti allo stoccaggio, hanno infatti presentato un esposto in procura nei confronti della Galbani, denunciando di “essere stati obbligati per anni dai capi del personale a vendere merce con data di scadenza contraffatta”.
La denuncia, documentata con tanto di fotografie e registrazioni audio, sembra essere direttamente collegata allo scandalo concernente i grossi quantitativi di formaggi avariati, ...
di Marco Cedolin
Fra le tante soluzioni volte a contenere la dilagante crisi finanziaria che sta sconvolgendo i mercati, accanto all'iniezione di liquidità consistente nello stanziamento di centinaia di miliardi di euro (o dollari) di denaro pubblico destinati a sostenere il sistema bancario e alla nazionalizzazione degli istituti di credito volta a metterli al riparo dagli imprevisti, molti fra politici ed economisti sembrano indicare una terza via che a loro dire dovrebbe garantire ottimi risultati nel medio periodo.
L'idea sarebbe quella di destinare altri centinaia di miliardi di denaro pubblici ad un massiccio piano di costruzione di grandi infrastrutture, rifacendosi a quanto messo in atto da Roosevelt dopo la crisi del 29, stimolando in questo modo tanto la crescita economica del Pil quanto la ripresa dell'occupazione. Al fine di sostenere questa strategia alcuni uomini politici, tanto del PD quanto del PDL, intendono proporre in sede europea una risoluzione che consenta ai Paesi membri di superare il tetto del 3% previsto dai parametri di Maastricht, considerando gli esborsi in favore delle reti TEN non più come spese generanti indebitamento, bensì come investimenti destinati allo sviluppo infrastrutturale europeo.
Un escamotage che potrebbe permettere di reperire le risorse finanziarie per le numerose tratte TAV attualmente allo stato di progetto, ...
Questo articolo descrive come ho curato un (presunto) basalioma, comparso sulla schiena di mia madre, nell’arco di circa sei mesi, seguendo le indicazioni del Dott. Tullio Simoncini.
Nel novembre del 2007, mia madre ha iniziato a sentire un certo prurito all’altezza delle scapole, al centro della schiena. Non potendo vedere direttamente quel punto, mi ha chiesto ripetutamente di osservarlo, e dopo un pò di tempo ho notato che si era formata una specie di macchia permanente, del diametro di qualche millimetro.
Il prurito nel frattempo si era trasformato in fastidio costante, con occasionali fitte di dolore vero e proprio, che mia madre descriveva come dei “piccoli morsi”, acuti e lancinanti.
Le dimensioni della macchia nel frattempo erano aumentate, e verso i primi di gennaio provammo a fare delle applicazioni locali, tagliando una fettina di aloe e spalmando il liquido che ne fuoriusciva direttamente sulla parte interessata.
Per un certo periodo le dimensioni della macchia sembrarono stabilizzarsi, ma non appena smettevamo le applicazioni la macchia tornava a crescere, con nuove serie di “morsi” sempre più fastidiosi.
Mi fu chiaro a quel punto che la cosa non si sarebbe risolta con le semplici applicazioni di aloe.
Verso la metà di febbraio mi rivolsi a Tullio Simoncini, ...
di Marco Cedolin
La crisi finanziaria sta ormai occupando in pianta stabile da alcune settimane le prime pagine dei giornali, riuscendo perfino ad intaccare l'atmosfera patinata dei TG, con tutto il suo corollario costituito da banche che falliscono, stati che nazionalizzano gli istituti di credito, governi che stanziano, o auspicano lo stanziamento, di cifre da capogiro destinate a preservare il sistema bancario dal crack imminente, mercati azionari ormai fuori controllo che si muovono in maniera schizofrenica simili ai vagoncini delle montagne russe.
Una debacle dalle conseguenze inimmaginabili che imperversa come un tornado nel mondo virtuale della finanza, costituito in larga parte da ectoplasmi del tutto inafferrabili per i comuni mortali, in quanto composti da algoritmi e calcolazioni complesse dalle quali fuoriesce un vero e proprio lemmario incomprensibile ai più. La crisi finanziaria parla il linguaggio del Mibtel, del Dow Jones, del Nasdaq del Nikkei, dell’Euribor, dei Bond, , degli hedge funds, dei sinking funds, degli swaps, della riserva frazionaria, dei piani di consolidamento del baylout da 850 miliardi di dollari, di 450 miliardi di euro “bruciati” in Europa nel corso di un solo lunedì.
La crisi dei comuni mortali parla il linguaggio del Paese reale, lontanissimo dal gergo destinato a pochi iniziati che straborda dalle pagine dei giornali e dagli schermi della TV. Racconta il potere di acquisto di salari e pensioni ormai in caduta libera, ...
[All'interno il video con l’analisi delle immagini]
Volete sapere che differenza c’è fra un mondo senza Internet, e un mondo con Internet?
Nel primo mondo c’è voluta una decina di anni per mettere insieme i capi d’accusa contro il presunto “pacco” americano dei viaggi lunari, nel secondo sono bastate due ore per ottenere lo stesso identico risultato con i cinesi.
Dunque, andiamo con ordine, perchè la cosa si fa interessante: circa quaranta anni fa gli americani dissero di essere andati sulla Luna. Tutti vedemmo le immagini “arrivare” dalla Luna, e quindi nessuno ebbe il minimo dubbio: vedere è credere – lo sanno tutti - e questo proverbio non è nato per caso.
Poi saltò fuori un certo Kaysing, che nel ’74 pubblicò il libro-bomba “Non siamo mai andati sulla Luna”. Kaysing criticava soprattutto le fotografie lunari, nelle quali aveva individuato svariate incongruenze (bestemmie vere e proprie, per chi si intende di fotografia). Purtroppo Kaysing fece anche alcuni errori, sollevando un paio di obiezioni infondate, e questo gli costò moltissimo in termini di credibilità (il debunker che riesce a trovare un errore nella tesi complottista diventa peggio di una iena affamata: si accanisce su quell’errore fino all’ossessione, nel disperato tentativo di farti dimenticare tutto il resto).
Ma di fatto Kaysing aveva incrinato la sfera di cristallo, e dopo di lui vennero molti altri che consolidarono il suo lavoro, migliorandolo e rendendolo più accurato. Oggi esiste una notevole lista di obiezioni sui viaggi lunari, ...
In occasione di questo articolo, riproponiamo il film "Money, Banking and the Federal Reserve".
MAGIKONOMICS - di Paxtibi
"A partire da oggi, le crisi economiche verranno create scientificamente." (Deputato Charles A. Lindbergh Sr., dopo il passaggio del Federal Reserve Act del 1913).
C'è ormai un coro quasi assordante che a gran voce richiede l'intervento dello stato per “salvare l'economia” dal “fallimento del libero mercato,” qualsiasi cosa questa formula stia a significare. Dico così perché sono abbastanza convinto – dato che questo mercato non è mai stato libero – che la maggior parte di questi cantori non sappiano nemmeno il motivo del loro sgolarsi, ...
di Marco Pizzuti
Più di una volta l’umanità si è trovata a provare un certo timore al sopraggiungere di alcune date indicate a titolo profetico come fatidiche. E’ successo, ad esempio, per l’anno mille, e il fenomeno si è ripetuto solo 8 anni orsono (almeno per coloro che seguono il calendario gregoriano) durante il nostro primo giorno d’ingresso nel terzo millennio. In ambedue i casi però non si è verificato nulla di quanto previsto, e questo porta a suggerire che si possano dormire sonni tranquilli anche per il futuro.
Ma da qualche tempo il giorno 21 dicembre dell’anno 2012 viene indicato sempre più insistentemente come la prossima scadenza per l’arrivo di una grande catastrofe, e viene da chiedersi se siamo di nuovo alle prese con l’ennesimo parto della fantasia umana, o se per caso questa volta “bolla in pentola” qualcosa di diverso. A ben vedere infatti il 21 dicembre 2012 non è una data partorita dal solito profeta “ispirato da Dio”, ma è la data di conclusione di un computo matematicamente e astronomicamente perfetto: il calendario Maya.
I calendari Maya
Il popolo Maya disponeva di differenti calendari astronomici (come ad es. il calendario di Venere), ciascuno con una diversa funzione. Di tutti questi però, ...
di Pino Cabras
Altro che “moral suasion”. Il modo in cui si è arrivati al voto del Congresso USA sul piano di salvataggio proposto dal Segretario al Tesoro va ben oltre.
Normalmente, con il termine “moral suasion” si definisce una “tattica di persuasione” usata da un’autorità per influenzare e esercitare una “pressione” mirante a ottenere un comportamento socialmente responsabile, senza fare uso della forza di leggi o regolamenti.
Tra gli strumenti usati per queste pressioni da parte degli organi forti negli equilibri costituzionali ricordiamo: riunioni a porte chiuse, incontri con i leader di gruppi politici, l'irrigidimento di certi meccanismi di controllo, gli appelli pressanti allo spirito pubblico di comunità, il ricorso a mezzi di pressione mediatica. Negli USA si usa anche il termine di “jawboning”, con sfumature più inclini all'uso di intimidazioni: come a dire che la gravitas presidenziale, a forza di "offerte che non si possono rifiutare", scivola verso la grevitas di don Vito Corleone.
La pressione dell'amministrazione Bush-Cheney sulle prerogative parlamentari è stata sin da subito abnorme. Dopo l'11 settembre 2001 la Camera dei Rappresentanti e il Senato non furono sciolti come in un golpe sudamericano, questo no, ma furono costretti a legiferare sotto fortissimi condizionamenti, come l’emergenza antrace, quando i ceppi di un’arma batteriologica usciti con certezza da laboratori militari statunitensi furono usati in una spregiudicata operazione terroristica. Alcune delle lettere contenenti antrace furono indirizzate ai due senatori più potenti, che in quel momento frenavano ancora l’approvazione della legge poi denominata USA Patriot Act.
Gli Stati Uniti sono immuni, in ragione della forza della loro Costituzione scritta, ...
di Marco Cedolin
L’amministratore delegato delle Ferrovie di Stato Mauro Moretti è certamente in possesso di uno spiccato senso dell’umorismo, commisto ad una fervida fantasia.
Entrambe le qualità traspaiono con chiarezza dall’annuncio dello stesso Moretti che ha prospettato per il prossimo14 dicembre un aumento, ancora non quantificato, delle tariffe dei treni ad alta velocità.
Senza l’ausilio di molto umorismo ed altrettanta fantasia, certo Moretti non avrebbe infatti potuto annunciare l’aumento della tariffa di un servizio che nella realtà dei fatti in Italia oggi praticamente non esiste e con tutta probabilità continuerà a non esistere ancora per alcuni anni.
Il servizio dell’alta velocità, in Italia attualmente contempla infatti esclusivamente due tratte, quella fra Settimo Torinese e Novara di appena 85 km e quella fra Roma e Gricignano di circa 190 km.
I treni accreditati nominalmente come ad alta velocità, che saranno oggetto dei rincari, coprono in realtà il tragitto Torino – Milano con tempi di percorrenza in tutto e per tutto simili a quelli dei convogli tradizionali. Questo poiché non è ancora stata ultimata la costruzione dei nodi di Torino e Milano e conseguentemente “l’alta velocità” può essere sfruttata solamente lungo una parte del già brevissimo percorso, senza che per forza di cose essa produca alcun vantaggio significativo in termini di abbreviazione del viaggio.
Il normale Eurostar delle 7,15 copre infatti la tratta fra Torino e Milano in 1h e 25 minuti al prezzo di 19 euro, ...
Leggi tutto: E’ in arrivo una “October Surprise”?