C’è una strana calma nell’aria, dopo la conclusione nei dibattiti televisivi fra Barack Obama e John McCain – che sono risultati fatali per il secondo - e non lascia presagire nulla di buono.
L’imprevedibile (?) svolta economica, che nell’arco di due settimane ha portato Barack Obama ad un vantaggio ormai praticamente incolmabile, rischia di mettere in moto un disperato colpo di coda da parte di coloro che non vogliono rassegnarsi ad una presidenza del senatore nero di Chicago.
La vera “tragedia“ infatti, per i repubblicani, non è soltanto la probabile vittoria di Obama, ma il fatto che nel contempo i senatori repubblicani che andranno alla rielezione (circa una decina) hanno probabilità minime di essere rieletti. Questo significherebbe, nella migliore delle ipotesi, un parlamento a maggioranza democratica rafforzata (la maggioranza già ce l’hanno, ma ora è risicata), che sarebbe libero di fare praticamente tutto quello che vuole. Nella peggiore delle ipotesi invece i repubblicani rischiano addirittura di vedere trasformato quel “praticamente“ in un “assolutamente“.
Se infatti i democratici riuscissero a conquistare 60 seggi al Senato, ai repubblicani non resterebbe nemmeno la possibilità di praticare il cosiddetto
filibuster (ostruzionismo parlamentare), ultima spiaggia per chi vuole opporsi al passaggio di una nuova legge, per cui si troverebbero in totale balia del partito avversario.
Questa ipotesi, sommata all’immagine di un “negro“ alla Casa Bianca, ... ... sta togliendo il sonno ad un numero sempre maggiore di americani, ed aumentano quindi le probabilità che nei prossimi 20 giorni succeda qualcosa di assolutamente imprevisto e altamente catastrofico.
Più che di un attentato al candidato democratico - che appare improbabile per una lunga serie di motivi - potrebbe venire a qualcuno la tentazione di creare le condizioni per imporre la legge marziale, in modo da deragliare all’ultimo momento la vittoriosa scalata di Obama al trono di Washington.
Sul suo blog Arianna Huffington
fa notare che l’unico argomento in cui i sondaggi vedono ancora McCain in vantaggio è la famosa “national security”, e si domanda se Obama debba quindi temere una nuova “October surprise”. *
A questo proposito, allarma non poco
il fatto che la “squadra di combattimento“ [Combat Team] del Primo Battaglione di fanteria sia passata, dal primo di ottobre, sotto il diretto comando di NorthCom, la sezione del Pentagono incaricata di gestire eventuali “emergenze nazionali“ come disastri naturali, rivolte popolari e – naturalmente – terrorismo.
Questo battaglione proviene da tre turni consecutivi in Iraq, e i suoi soldati sono particolarmente allenati nella ricerca del nemico porta a porta, e nelle battaglie cittadine in genere (fu lo stesso battaglione che entrò per primo a Baghdad, nel 2003).
Naturalmente, possono essere tutte coincidenze. La speranza è che ormai i falchi repubblicani abbiano il fiato corto (e le tasche piene zeppe), e non ce la facciano comunque a mettere in piedi una “catastrofe nazionale“ in grado di sovvertire, o comunque rinviare, l’esito delle elezioni.
Ma di certo l’idea di un mandato senza possibilità di ostacolo a “gentaglia“ come Obama, Pelosi e Reid, sta cominciando ad assumere la forma di un fantasma che molti americani non vorrebbero mai veder concretizzato.
Anche se non succederà nulla, da oggi al 4 novembre, saranno 20 giorni da trascorrere con il fiato sospeso.
Massimo Mazzucco
* October Surprise: il termine è comunemente riferito al “colpo di mano“ dei repubblicani, che durante le elezioni del 1980 impedirono a Carter di liberare gli ostaggi in Iran, facendo così crollare il suo indice di gradimento, al punto da regalare a Reagan una vittoria travolgente.
Ma poiché le elezioni americane avvengono sempre in novembre, per “sorpresa di ottobre” si intende un qualunque grosso evento che distragga l’attenzione della gente dalla gara elettorale, capovolgendone eventualmente i termini nel frattempo.