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Possessioni e ossessioni. Solo psicopatologia?
E' un caso interessante nel quale probabilmente il diavolo non vi partecipò, sempre ovviamente per quel che conta il mio parere. Seguendo l'iter di tutto l'ambaradan la possessione si ridurrebbe ad una patologia collettiva di tipo sessuale abnorme, dallo sfrenato esibizionismo alla masturbazione. Questo e molto altro, veniva "addebitato" a forze soprannaturali, i demoni, appunto. Gira che ti rigira, alle suore alla fine non venne riconosciuto alcunchè, mentre il povero curato Grandier, siccome era spesso in calore, si pensò bene di accalorarlo di più, ardendolo vivo, come di costume. La legna a quei tempi abbondava...
Un meccanismo mentale insomma, che a questa stregua portò all'inopinata e ignobile "caccia alle streghe", fino alla "Chorea lasciva" del dotto Paracelso. Un altro esempio di isteria collettiva riguarderebbe la vicenda dei bambini di Salem. Il loro comportamento, pur non evidenziando implicite implicazioni a sfondo sessuale, potrebbe considerarsi una replica dei fatti di Loudun. Il discorso si amplia se oltre alle superstizioni, si vanno a considerare alcuni casi di case infestate, da Plutarco a Svetonio fino ad Azzurrina, A. Lincoln, castelli merlati e dimore fatiscenti dei giorni nostri.
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io ti consiglio di leggere un mio piccolo testo a proposito della natura delle specie (in particolar modo quelle animali, che praticano una forma di sesso). Tu penserai che non c'entra nulla con quello di cui stiamo parlando qui, ma in realtà c'entra non poco. Scoprirai che l'idea che il sesso sia un vero e proprio "demone" non è affatto campata per aria, e le spiegazioni che fornisco sono, almeno è quello che penso io, semplici e razionali.
Le specie sono esseri viventi
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Butto giù qualcosa sulla spiegazione che dai del sesso visto come una forma demoniaca. Non mi trovi consenziente. Brevemente: Sono le aberrazioni, chiamale pure demoniache (anche se la matrice è del tutto umana) che derivano da certi comportamenti che vanno condannati. Il sesso, se visto e praticato "sporco", altro non è che una deviazione negativa di carattere fisico. Non c'è cosa più bella, e qui parlo in proprio, che decidere d'amore e d'accordo con la partner di ottenere da un atto sessuale improntato dal rispetto reciproco e dal rispetto verso una creatura voluta che verrà al mondo.
In soldoni, perchè si hanno rapporti sessuali "demoniaci" come tu li definisci? Perchè si inculcano degli inutili tabù fin dalla prima infanzia. Un insegnamento sbagliato può di conseguenza portare a vedere il male anche dove non c'è, e non parlo solo di sesso, e quindi alimentandolo l'errore di valutazione prima, di nascosto, e poi crescendo, mettendo in pratica le perversioni. L'eco di un tabù, è l'indistruttibile coscienza delle conseguenze negative, che la tradizione ha fissato in profondità, e quella ancora della ineluttabile debolezza dell'uomo sul piano morale.
Un saluto
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Il mio libro è un libro scientifico, e privo di connotazioni morali, a parte i miei strali sulla ristrettezza di vedute degli scienziati.
Nel mio libro io sostengo che l'attrazione sessuale non è frutto della propria scelta individuale, ma dell'influenza della specie sull'individuo. Io sostengo che noi proviamo attrazione per l'altro sesso perché un altro essere vivente, che non siamo noi, ma è un essere vivente che vive in ogni essere umano, ci condizione psichicamente, ci "inietta" neurotrasmettitori e ormoni, e sfrutta tutte le armi che ha a disposizione per spingerci a riprodurci. Questo essere, visto secondo i canoni della morale cattolica, è un demone, ma tecnicamente non lo è perché non potrebbe mai essere scacciato con un esorcismo. In realtà siamo noi a possedere il so corpo, non il contrario, e la riproduzione è il metodo tramite il quale lui sopravvive. Poiché lui è un essere vivente esattamente come noi, e che non ne vuole sapere di morire esattamente come noi, e se noi non ci riproduciamo lui si estingue.
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Mi rincresce essere ripetitivo, ma è SEMPRE tenendo conto di questo superiore e più affinato criterio di autogiudizio in rapporto all'effettivo valore dell'intenzione, che l'autoanalisi del ragionamento deve proseguire, anche quando il rapporto interfamigliare diventa più complesso per la presenza dei figli. Sui figli l'altra faccia della medaglia tende ad evidenziare dei grossi limiti, anche tramite l'esaltazione dell'affetto figliale e/o di quello paterno/materno, la cosidetta "voce del sangue" popolarescamente intesa, l'assurda pretesa di considerare i figli come nostra proprietà. Appoggio il poeta Khalil Gibran, quando scrisse che i figli vanno considerati un atto d'amore, come frecce scagliate dal nostro arco, e non una nostra esclusiva proprietà.
Troppo spesso si trasferisce sui figli tutte le nostre vanità e aspirazioni mondane e sociali o, peggio, il ridicolo ed ingiusto e forzoso riscatto delle nostre frustrazioni di cittadini e di uomini, e l'ancora irrazionale ed assurda illusione di vedere sopravvivere in essi la nostra personalità "anagrafica", non dovrebbero avere luogo ad esistere, queste "voglie" riduttive, hanno purtroppo permeato di sè nel corso dei millenni infinite vicende umane e storiche, contribuendo in modo massiccio a creare degli "spostati".
Un saluto
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tu parli di moralità. Il discorso che faccio io, con la moralità, non c'entra niente. Il mio discorso è di carattere scientifico.
Io affermo che il desiderio sessuale non è una cosa che è connaturata all'individuo, ma è indotta dalla specie, che è un essere vivente a se stante che convive con l'essere individuale e ne condivide il corpo come se fosse una possessione demoniaca. Questo è quello che ho scritto nel libro di cui ho spedito il link.
Ti devi decidere: o credi che i demoni siano esseri viventi, e quindi li tratti come tali, oppure decidi che siano qualche cosa d'altro, che possa essere univocamente indicato come moralmente negativo.
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Ti avevo già detto CHIARAMENTE che l'uomo non potrà mai essere un demone in questa vita. Si può eliminare un uomo che si comporta, per così dire, come un demone, ma MAI un'essenza malvagia disincarnata, sfuggente perchè eterea, che lo coabita. Per completezza inseriamo poche righe sui demoni che fanno parte di una schiera di due polarità distinte che noi grettamente pensiamo d'individuare come "bene" e "male". Nella religione del Manicheismo (per accennarne una) che sorse in Iran nel III secolo dopo Cristo, per opera di Mani, due sono gli Iddi, uno del male e uno del bene (Spirito e Materia - Luce e Tenebre). Ambedue sono infiniti e in contrapposizione totale fra loro. Il demone "capo", mister satanasso, sarebbe quindi anche lui un Dio, che funziona da vero e proprio anti-Dio con il Dio del bene. Sotto questo aspetto caro Davide, vedi da te come risulta misera la posizione dell'uomo... carnale.
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Però la tavola ouija mi ha sconcertato perché molti anni fa, quando ero un ragazzino, mi predisse che avrei incontrato una persona, del tutto sconosciuta, mi disse il nome e il cognome, un cognome strano che tutti pensammo a un errore. Invece molti anni dopo, quella persona mi incontrò veramente e lo strano cognome era, cazzo, troppo vero! Nessuno poteva saperlo né immaginarlo.
Non esistono gli spiriti, ma non esiste anche il tempo. Questa è l'unica spiegazione plausibile.
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Configuriamo una persona che vede un bellissimo enorme campo, coltivato a frutta e cereali, orto compreso, e con animali satolli, tutto in ordine e pulito, al che pensa: che meraviglia di prato dove crescono alberi rigogliosi, dove gli animali, uccelli compresi cantano felici. Quest'uomo vede questa meraviglia ma NON il contadino, e per questo si convince che tutto è frutto della spontaneità, idem le messi, perchè il grano sarebbe stato portato li dal vento. Non crede quindi all'intervento del contadino (Dio). Ama e crede quindi nell'opera, e quindi nel Creato, in ciò che lo circonda, ma non crede in Dio.
E' un po' strana questa mentalità. Ma c'è ragionamento e ragionamento, persona e persona, c'è chi crede nella causa e chi nell'effetto. In realtà l'Effetto altro non è che la Causa stessa, perchè (indiscutibilmente) l'effetto presuppone ovviamente che a monte ci sia una causa, e questa implica la NON casualità ma qualcuno che l'ha prodotta. La posizione dell'ateo risulta quindi strana. Al punto da considerare che in realtà non esistono gli atei... ma esistono dei materialisti che (per quanto su detto) credono nella creazione ma non in un creatore. Un creatore, Dio, Legge Universale (o chi per Lui) si specchia, per così dire nell'intero Universo. L'errore dunque di chi si dichiara ateo, è guardare solo una faccia della stessa medaglia, l'effetto e non chi l'ha causato.
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Il desiderio sessuale è indotto nella specie umana, come in qualunque altro animale, dal desiderio della specie di preservarsi nel tempo. Tale desiderio è indotto mediante la secrezione di neurotrasmettitori in determinate situazioni (presenza dell'altro sesso per esempio), ma mentre l'animale non è granché in grado di opporsi a gli effetti del neurotrasmettitore (dopamina?) che entra in circolo l'uomo è in grado di rifletterci e trovare dei sistemi per godere del sesso senza procreare.In breve: il desiderio sessuale è connaturato sia negli animali che nell'essere umano (questo è indubbio) ma non è indotto (coercitivo) nella specie UMANA al solo scopo di procreare, prova ne sia, tra le altre, che esistono milioni di coppie che pianificano la loro unione senza figli. E questi scopano lo stesso eh...
Se il sesso fosse una libera scelta dell'individuo tanta gente non lo farebbe. In ogni caso, sei stato giovane anche tu, e lo sai che il desiderio sessuale non è una libera scelta.
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Sembra proprio che tu non voglia intendere, riduci le meningi umane a quelle animali, ma, ripeto, ci stà. Non esagerare però... IL tuo continuo dibatterti tra l'istinto animale e il desiderio della specie umana, a mio avviso fa acqua da tutte le parti. A tua discolpa, (si fa per dire eh) vanno considerate le fatiche per la stesura del tuo libro. Lo capisco, ma a mio modo di vedere sei in errore. L'uomo va inquadrato in ottica sovra-animale, con tutto ciò che questo concerne. Poi, detto tra noi, non farmi più vecchio di quanto io sia: sono nato il 15 dicembre 1971, alle ore 7,15 del mattino (mi dicono...). Il 49 sta al ritorno dalla Russia di mio nonno nato a Volano frazione di Codigoro (FE).
Perchè insisto? Proprio per le prerogative innate dell'individuo umano. Un uomo, a differenza di un animale, può arrivare a conoscere e in parte a comprendere il motivo della propria esistenza. Controllare le sue pulsioni. E' l'unico che può farlo. Per superficialità molti non si soffermano quasi mai a questa analisi. Non fermarsi a meditare su questo e solo una questione di comodità. Meditare su sè stessi significa inciampare nei nostri difetti (nessun animale può farlo), significa mettere a nudo la nostra anima e trovarci inevitabilmente delle mancanze, dei lati oscuri, significa indirizzare la nostra vita verso altri valori, significa RINUNCIARE (a volte deliberatamente anche al sesso, per molteplici ragioni), fare dei sacrifici, significa insomma prendere piena coscienza, anche della possibilità di superare i vari istinti che ci compongono e che spesso premono per avere il sopravvento, non solo in ambito sessuale ovviamente.
Ciò che vediamo e tocchiamo e ciò che viene esperibile attraverso i sensi, non è tutto (RAGIONA SU QUESTO) perchè l'essere umano, anche il più gretto, è in possesso di un quid che va al di là di questo, addirittura oltre le nostre fantasie, oltre la nostra mente. Parlo dell'altra realtà, che è quella spirituale condivisibile, trascendente e come tale può essere riconosciuta solo dall'uomo e MAI dall'animale. Caro amico, la vita non è soltanto mangiare, dormire, viaggiare, scopare, divertirsi, lavorare... In breve: la nostra vita, la nostra esistenza non si può conformare nell'istinto degli animali, dal momento che abbiamo la ragione e non l'istinto.
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praticamente siamo coetanei. Io sono del 9 luglio.
Comunque da nessuna parte io ho scritto qualcosa di diverso da quello che hai scritto tu.
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Secondo me si ha troppa (auto)ammirazione dell'essere umano e dunque si tende a sopravvalutarlo, sostanzialmente perché ingannati dall'innata e primitiva ignoranza -essenzialmente- circa le dinamiche biochimiche del nostro cervello e delle neuroscienze cognitive, e di come esse vengano interpretate fin dall'inizio dei tempi.
Ciò che noi chiamiamo "ragione" in realtà potrebbe essere parte integrante della sfera istintuale.
Noi comprendiamo l'istinto, nel senso che siamo a conoscenza di questo impulso, e di conseguenza lo consideriamo un fattore che esula dalla ragione. E se fossero invece la stessa cosa?
In tal caso saremmo ingannati dai nostri stessi sensi.
E' vero che l'uomo contrariamente a tutti gli altri animali pone (e si pone) domande anche molto importanti, sulla vita, sull'esistenza, sull'universo, ecc...,
ma è pur vero che a tali domande non si avrà MAI risposta. Talmente è grande e importante la domanda (ed impossibile la risposta) che la nostra "coscienza relativa" scende al pari di quella di un qualsiasi altro animale.
Tanto più è grande la domanda, quanto più la nostra coscienza/ragione tende ad annichilire.
Non dovremmo confrontarci con gli altri animali, ma con l'essenza stessa della vita e dell'esistenza. Solo così possiamo renderci conto della nostra reale dimensione e della potenzialità deduttiva.
La consapevolezza che abbiamo di noi stessi potrebbe essere un inganno, e/o parte del gioco.
Riguardo l'istinto sessuale ad essempio sono d'accordo con Davide71.
L'istinto sessuale potremmo definirlo come uno stratagemma della natura finalizzato all'accoppiamento sessuale e quindi alla continuazione della specie.
Noi non facciamo eccezione. Rispetto agli altri animali abbiamo solo capito come utilizzare tale espediente (piacere sessuale) a nostro vantaggio senza procreare, pur sapendo che il fine ultimo dell'atto sessuale è la procreazione, e non il godimento.
La natura non è stata magnanima nei nostri confronti, il piacere sessuale è(ra) solo una "trappola" finalizzata ad altri scopi.
Ciao a tutti
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In breve, io ammetto e giustifico vari livelli d'intervento dello spirito (indissolubile con il soma umano) nei confronti della realtà terrena, materiale. Un connubio fondamentale, ovvero un io cosciente dell'uomo + io spirituale. Connubio che si evidenzia quando meditiamo, o quando ci interessiamo di un argomento eticamente spirituale. Sono in questi momenti "magici" che riconosciamo un "qualcosa" di più elevato che coabita in noi. Roba questa esclusa a qualsiasi animale, pur intelligente e intuitivo che sia.
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vorrei soffermarmi solo su questo tuo passaggio:
"...ma lo concepisco un mezzo, uno strumento dello spirito, questi lo permea completamente, e "sente" attraverso di lui"
Malgrado io sia una persona molto razionale ed in un certo qual modo "indottrinato" (non nel senso che qualcuno potrebbe intendere) su alcune discipline,
su questo passaggio mi trovo d'accordo.
Diciamo che -molto cautamente- io sia "fra quelli" che prende molto seriamente in considerazione la possibilità che la coscienza non sia generata nel nostro cervello, ma piuttosto che il nostro cervello sia "solo" una sorta di ricevitore biologico (dello spirito?) di una qualsivolglia entità la cui natura corrisponde niente di meno che alla definizione delle onde elettromagnetiche, ovvero: "campo elettrico e magnetico che varia di intensità nel tempo e si sposta nello spazio, trasportando energia da un punto all'altro".
Sostanzialmente -e ipoteticamente- considero la coscienza di ognuno di noi come energia esterna (proveniente da una -non meglio definita- fonte sita da qualche parte nell'universo, espressa ad una determinata e precisa frequenza) captata e contestualmente connessa al nostro cervello.
Ad ognuno la sua e di pari conoscenza, dove però il limite terreno invalicabile in termini di PIENA consapevolezza, è rappresentata proprio dalle limitate prestazioni del nostro apparato biologico cerebrale.
Se così fosse noi in realtà saremmo energia cosciente presente in qualunque luogo, ma intrappolata in un corpo biologoco, fintanto che l'apparato ricevente (il cervello) non smetta di funzionare così da disconnetterci e tornare liberi.
Potrebbe sembrare una teoria astrusa (non per te immagino), ma queste idee sono prese molto in considerazione anche in alcuni ambienti del mondo accademico. Esistono studi molto importanti in tal senso, che fanno seguito a coloro che per primi hanno aperto a questa possibilità, ovvero al fisico Penrose e all'anestetista Hameroff.
E' indubbiamente un'ipotesi affascinante e per quanto mi riguarda verosimile, che in un certo senso sostiene quello che hai scritto tu.
Magari te l'ho messa in maniera meno spirituale, ma il senso è quello.
Ciao
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quindi in sostanza il cervello umano sarebbe una sorta di router wifi ho capito bene?
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In sostanza il corpo umano nient'altro sarebbe che un avatar al quale noi -dalla fonte- siamo connessi a distanza, e di cui saremmo impossibilitati dal rendercene conto fintanto che questo non smetta di funzionare (muoia).
Quindi si, diciamo che la tua interpretazione è esatta, anche se personalmente preferisco chiamarlo ricevitore biologico.
In questa direzione vanno anche gli studi e gli esperimenti sulle NDE (esperienze di premorte), anche se non se ne parla molto. Si tende a studiare le NDE seriamente e con interesse, anche se pubblicamente appare un tema controverso.
Sul destino della coscienza una volta disconnessa dal cervello (morte cerebrale), non sono a conoscenza di approfondimenti/ipotesi, o almeno non ho mai trovato nulla in questo senso.
Potrebbe tornare alla fonte per sempre?
Oppure connettersi contestualmente ad un altro apparato biologico appena concepito?
È davvero affascinante questa idea, e per nulla improbabile visto i miracoli visibili dell'universo. Perché dovremmo stupirci?
Amo sempre dire (anche a mia figlia) "studiare tanto ma restare intellettualmente liberi, altrimenti è più libero un ignorante". Fermo restando il fatto che la verità la sappiano solo i morti.
Ricordo quando morì mio padre, aveva un espressione serena. Lo guardavo negli occhi cercando di carpirne i segreti ed interpretare ciò che stava vedendo.
Fu un'esperienza brevissima ma intensa.
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Potrebbe sembrare una teoria astrusa (non per te immagino),"...
...........
Ti ringrazio caro Sam. Dico davvero. NON per una qualsivoglia rivalsa o, peggio, "ragione" di facciata, ma proprio perchè hai inteso il mio pensiero (inerente ai miei personalissimi studi), giusto o sbagliato che possa essere. Le "prove" in questi ambiti sono marcatamente soggettive, e non potrebbero essere altrimenti. A queste mie personali ovviamente mi attengo.
Ciao
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Sugli animali (e sulle piante e, forse, sui minerali) non ci andrei così sicuro...
Non possiamo sapere cosa contiene la coscienza di un essere vivente così diverso da noi e quelle che possono sembrare azioni dettate solo dall'istinto possono avere una ragione che esula dalla comprensione umana: gli animali e le piante non sono esseri umani.
E il cervello umano, nella sua comunque magnificenza, non solo tende ad antropomorfizzare qualsiasi cosa, ma fatica proprio a capire/concepire il non-umano
Mitakuye Oyasin
"La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci" (I. Asimov - Il crollo della galassia centrale)
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Io parto dal presupposto (soggettivo) dell'esistenza di una "mente essenziale" che compenetra ogni cosa e tutte le cose, su questo ragiono alla... Mazzini: "Dio esiste, provarlo è una bestemmia, negarlo è una follia". Includendo quindi piante e cristalli, così come per l'uomo, pur con vibrazioni diverse date dalla propria struttura, hanno tutti un corpo fisico, un nucleo di sensazioni come la paura, l'irritabilità, l'ansietà e via discorrendo. Lo studio dei vegetali lo hanno confermato da decenni. Idem per i cristalli.
Il tuo è un ragionamento che sembra escludere la divinità. Se non si ritiene possibile una Essenza Superiore (si può benissimo escluderla, ad ognuno il suo...) nell'essere umano, negli animali, nelle piante e nei minerali, rifiutiamo un quid percepibile e che è in ogni cosa. La quantistica si sta avvicinando a questi concetti.
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Non vedo dove, nel mio ragionamento, si possa estrapolare una conclusione del genere..
Intanto bisognerebbe mettersi d'accordo con cosa si intende per "divinità"...
Comunque, ti dico la mia, mia "per ora" domani non so...
Esiste un campo energetico infinito ed esistono, su questo piano di realtà, innumerevoli forme energetiche che si evolvono.
Queste forme scelgono dove apprendere ciò che gli necessita per evolversi, sia essa una esperienza "umana" o a"altra".
Una volta legati ad una forma fisica sono "legati" ad essa e, pur avendo scelto "chi" o "cosa" dipendono da libero arbitrio dell'essere vivente in questione.
E possono evolversi o involversi, ma l'entropia rimane, in questo caso, positiva: prima o poi cresceranno abbastanza da... beh non lo so ancora.
il campo energetico infinito è impersonale, quindi in questo senso, non concepisco nessuna "divinità " nel senso tradizionale del termine.
in Autobiografia di uno Yogi, Paramhansa Yogananda ad un certo punto racconta che il suo maestro "lascia" questo piano per andare e portare il suo contributo su altri mondi...
Mi è rimasto impresso e mi ha fatto molto meditare...
Mitakuye Oyasin
"La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci" (I. Asimov - Il crollo della galassia centrale)
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Su Yogananda non tutto è così filante come sembrerebbe a prima vista (di primo acchito).
Sugli "attributi" di Dio, si va ovviamente per stringate deduzioni, e non può essere altrimenti, dal momento che anche nelle più alte manifestazioni del genio risentono di condizionamenti somatici viziosi che impropriamente possono proporre un'idea... antropomorfa della Divinità, magari non fisicamente, ma dal punto di vista intellettuale, di pensiero, di moto, di azione, riducendolo, nostro malgrado (per i nostri limiti) nel recinto di un'etica umanizzata ed umanizzante. La primissima barriera da superare è proprio questa.
Non che certi termini e/o qualità umane non possono applicarsi a Dio, ma logica vuole (e mestizia) che tali elementi (paragoni) vanno sempre considerati nel loro aspetto relativo che relativizza un Ente, un Assoluto (chiamiamolo come più ci piace) che NON ammette concetti presi dall'osservazione dell'uomo e dilatati solamente sul piano quantitativo. Nonostante questo, pur limitati, abbiamo facoltà spirituali innate atte ad aiutarci a qualificare particolari e particolarità di ciò che ci circonda.
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Ricordo dei suoi racconti sui guri sull'Everest.
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