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Il Tempo
Alla base di ogni nostra percezione, del modo stesso in cui ci sentiamo vivi e definiamo la realtà, c'è la dimensione tempo.
Anche Dio o gli Dei sono e sono stati teorizzati, percepiti, immaginati, anche per dare uno sblocco al loop che la nostra ragione ci presenta con la percezione temporale. La parola creazione perde di significato senza la dimensione tempo.
Così come la definizione di vità è a doppio filo legata al tempo.
Lo stesso libero arbitrio è teorizzabile solo immaginando il tempo in un certo modo.
Pertanto vorrei chiedere e riflettere sul come il Tempo si inserisce nella fede, nella vostra concezione di vita, nell'essere e nella spiritualità.
Anche contributi su come il tempo è stato ipotizzato nel corso della storia, in abito filosofico e scientifico sono ben accetti.
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
(De André)
Ovviamente è detta in modo giocoso e non risolve affatto la questione, ma ha un suo dannato perché :cool:
Comunque io non ci parlo con uno che non mette l'avatar :baby:
[Misti mi morr Z - 283] Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno.
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Il nostro cervello è un lettore di ologrammi. Questo ci dà l'illusione di muoverci (la percezione del tempo è una misurazione del movimento tutto sommato, no?)
Viviamo in un eterno presente, nel senso che anche il nostro passato coesiste con l'attimo che stiamo vivendo. Ogni qualvolta accade un cambiamento, muta anche il nostro passato. La nostra evoluzione è per così dire retroattiva.:wink:
Un esempio: abbiamo una fobia nata da un'esperienza passata, interviene qualcosa che ci fa superare il nostro problema. Il cambiamento permette ai nostri ricordi di non associare più la nostra esistenza all'antico episodio perchè sembra diventare sempre più sfocato e irrilevante per il nostro presente. Tutte le paure ed emozioni legate all'evento traumatico si dissolvono.
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***
Riguardo al tempo avevo scritto una cosa interessante, qualche anno fa. Fatemela ritrovare, poi la posto qui.
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(la percezione del tempo è una misurazione del movimento tutto sommato, no?)
Il tempo non è una grandezza fisica primaria, è una sequenza di cambiamenti materiali, è un fattore matematico che indica lo spostamento nello spazio dei corpi materiali.
E’ vero che noi percepiamo la “vita” in funzione del trascorre del tempo, ma questo dipende dal nostro concetto di vita materiale, il passato e il futuro in realtà sono un fattore psicologico, purtroppo predominante.
In realtà esiste solo l’attimo presente che viviamo in modo poco presente perché sempre concentrati sul quello che era o su quello che sarà.
Probabilmente un essere cosciente, come un animale, vive meglio il proprio presente perché inconsapevole del fattore “era” o “sarà”, mentre gli esseri autocoscienti, come noi, hanno la consapevolezza del moto e della mutazioni della materia e quindi una cognizione psicologia del trascorrere del tempo.
Anche Dio o gli Dei sono e sono stati teorizzati, percepiti, immaginati, anche per dare uno sblocco al loop che la nostra ragione ci presenta con la percezione temporale.
La parola creazione perde di significato senza la dimensione tempo.
Io non credo ad una “Entità superiore” creatrice dell’universo, per me non c’è distinzione tra Creatore e Creato, sono un’ unica Unità indistinguibile , che “E’”, ed è a-temporale e a-spaziale.
Il mio concetto di “Creatore-Creato” è esprimibile con il termine “non duale” .
“Non dualità” è impossibile da raffigurare, non possiamo darle una forma, non possiamo determinare un centro, un luogo, non possiamo limitarla in uno spazio e in un tempo ….
Non possiamo denominarla entità perché le entità, superiori o inferiori che siano, fanno parte della dimensione “Duale” e creazione e distruzione appartengono a questa dimensione, così come il libero arbitrio, che determina il male o il bene in base al giudizio di autocoscienza individualizzata (entità individuale).
Un concetto che si avvicina al “non dualità” è il “vuoto” , un vuoto infinito che non ha forma, la cui esistenza permette al mondo delle forme (dimensione duale) di esistere.
Gli atomi sono composti per il 99,99999% di spazio vuoto e c’è uno 0,00001 % che noi definiamo “materia”, questo dimostra che senza “vuoto” non potrebbe esistere l’atomo che da forma alla materia.
La nostra consapevolezza è tutta concentrata su quella piccolissima percentuale, il nostro essere materiale, che è pari al 0,0001 % ….
Il “vuoto” (non dualità) è onnipresente e, per me, è anche onnisciente perché in esso sono racchiuse tutte le “informazioni” e le “energie” da cui la dimensione duale delle forme può emergere.
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Calvero ha scritto: Non è il tempo, siamo noi che passiamo :goof:
(De André)
Ovviamente è detta in modo giocoso e non risolve affatto la questione, ma ha un suo dannato perché :cool:
Comunque io non ci parlo con uno che non mette l'avatar :baby:
Il non avatar, potrebbe divenire un avatar nel momento in cui nessuno ne mette uno. :laugh: ad ogni modo ne metterò uno credo...
Tornando al tempo, sviluppando la frase sul noi che passiamo e non il tempo, potremmo immaginarci come un entità, sovra materiale che si sposta su delle caselle, e il tempo è la misura dello spostamento, ma se così fosse sarebbe come avere già un numero n di possibili soluzioni e asseconda del "caso?" o forse no "viviamo" volta per volta uno di questi fotogrammi.
Il che potrebbe assomigliare almeno in parte alla visione di alroc
Il nostro cervello è un lettore di ologrammi. Questo ci dà l'illusione di muoverci (la percezione del tempo è una misurazione del movimento tutto sommato, no?)
Al2012
Ti ringrazio per la risposta articolata, cercherò di fare delle mie considerazione sulla base di quello che hai condiviso.
Redazione
Con questa anticipazione mi hai troppo incuriosito, un po come l'annuncio dell'uscita di Star Wars per i fun della serie :saber: :laugh:
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o forse no "viviamo" volta per volta uno di questi fotogrammi.
Sì.
È l'eterno presente.
Ogni fotogramma è dove ci troviamo.
Siamo ancora legati a una visione lineare e duale del tempo (prima/dopo) in realtà esiste solo l'adesso.
Ogni "adesso" costituisce il passato e il presente insieme: al mutare del presente, muta anche il passato.
Al2012, hai sempre tutta la mia stima.
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Riguardo al tempo, ironicamente mi è più facile concepire il concetto di vuoto-matrice... Onestamente mi interrogo ora per la prima volta a riguardo, per merito vostro, e ciò che mi viene in mente è che il tempo sia strettamente collegato alla nostra memoria, la nostra predisposizione ad immagazzinare ricordi e quindi a meditare sull'evolversi delle cose. La memoria dà vita al tempo, l'immaginare una linea temporale fatta di ricordi dà la possibilità di immaginarsi che essa continui, il passato che crea il futuro per così dire..
In ogni caso non mi verrebbe da dire che esageriamo in tal senso, ovvero che esageriamo a dare importanza al tempo, perchè questa predisposizione a me pare assolutamente naturale. E se è naturale è logico supporre sia anche funzionale in qualche modo.
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Al2012, confesso di essere in difficoltà a comprendere il significato di dualità per come lo hai usato, magari è solo un mio limite, potresti definirlo? Possibile non ci sia un'espressione migliore? Beh immagino sia possibile, ad ogni modo attendo speranzoso.
Nella mia ipotesi, perché di ipotesi personale si tratta, il significato di “dualità” rappresenta la frammentazione in tanti parti distinti e separate tra loro, in pratica è l’opposto della “non-dualità” che rappresenta unità, la totalità non frammentata del tutto.
La dimensione “non duale” rappresenta la totalità, l’insieme di tutto quello che può esistere, ma lo rappresenta in potenzialità, in modo a-spaziale e a-temporale, ovvero senza la separazione in forme determinate.
Come un insieme di “pixel”, che se raggruppati in un certo modo danno forma a determinate “immagini”.
E’ da questi “pixel” che emerge la dimensione “duale” delle forme e dello spazio che le contiene.
Dalla unità emerge la individualità che osservando i “pixel” li raggruppa creando forme.
Riferendomi al concetto dell’ologramma espresso da Alroc, se osservi la lastra fotografica di un ologramma non riesci a vedere nessuna immagine, è un intreccio informe di linee, ma se fai attraversa la lastra da una luce laser ti aprirà una immagine tridimensionale dell’oggetto fotografato, in un certo senso la lastra rappresenta la dimensione “non duale”, l’immagine tridimensionale la dimensione “duale” e la luce laser la individualità che osserva.
In altre parole dalla coscienza universale emergono le coscienze individuali che sperimentano la frammentazione della dimensione “duale”.
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Mi spiace mi rendo conto ora che non centri una mazza col topic, vedrò di non rispondere più a riguardo, grazie comunque per la risposta!
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Ebbene con dimensione duale ti riferisci a tutto ciò che è figlio della divisione dunque, ogni cosa ad eccezione dell'unità diciamo, la matrice...giusto?
Giusto.
Ma ancora non mi piace il termine... a che coppia di elementi si riferisce "dualità"?
Indica forse una polarità che tutto tiene insieme? I due estremi ideali?
Mi sai indicare un termine che non ha il suo opposto? (nel caso ci fosse, me la cavo rispondendoti che è l’eccezione che conferma la regola):wink:
Alle altre due domande la risposta è “no”
In merito alla non esistenza fisica del tempo, segnalo un articolo che fa riferimento ad una ricerca condotta dal fisico italiano Davide Fiscaletti e l'ingegnere sloveno Amrit Sorli:
Il tempo? Non esiste …
www.altrogiornale.org/il-tempo-non-esiste/
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- invisibile
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"Non capisco questa cosa che il tempo non esiste, io lo vedo quel corvo volare"
Il Maestro rispose:
"Io vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo ... "
:ok:
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Geniale esempio.
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Premesso che la dualità è uno scorcio di qualcosa destinato a mutare e non un dato di fatto solido....bianco/nero destra/sinistra vero/falso sfociano rispettivamente negli infiniti grigi, che tra D/S si può pure andare dritto, che il vero/falso sta alla sopportabilità e al grado di approfondimento...
Il tempo per noi umani è sempre in ritardo
Il tempo per i "morti" è sempre in anticipo
...il tempo è come tutti i numeri all'infinito cuciti tutti in una "coperta" e la vita è un felino che che "gioca" ad allungarsi al buio sotto ..come un tunnel tra tutti gli spazi immaginabili..
...il tempo non è certo un illusione...contare numeri all'infinito, questa è si un'illusione, è per quello che il tempo è tale...imponderabile per delle scimmie che si vestono e si grattano la testa...
Anteater
La speranza e la preghiera sono un chiedere...MEGLIO INVECE DARE! ...Slobbysta
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- etrnlchild
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E mi piace anche la conclusione dell'articolo www.altrogiornale.org/il-tempo-non-esiste/ "noi, piuttosto, misuriamo la frequenza, la velocità e la sequenza numerica del cambiamento della materia."
Io credo che l'Universo (il Tutto), sia sempre esistito, non c'e' mai stata creazione, ma solo trasformazione da uno stato ad un altro. D'altra parte al tempo dobbiamo necessariamente associare il concetto di Energia, e questa, fin'ora, sappiamo non potersi né creare né distruggere.
Quello a cui assistiamo potrebbe essere dunque una trasformazione ciclica infinita che mai, in senso assoluto, è iniziata e mai finirà. "Inizio" e "fine" sono attributi che noi associamo per una questione culturale e di esperienza del mondo che ci circonda, in particolare guardando al nostro "viaggio" terreno (nascita, vita, morte), misti ad un certo grado di esclusività che ci attribuiamo per le nostre capacità speculative e di autocoscienza. Dell'autocoscienza delle altre specie sappiamo poco - il mio gatto si riconosceva allo specchio ed era del tutto indifferente a se stesso, in senso narcisistico. .
Saremmo dunque su un cerchio sul quale origine e fine non hanno senso assoluto ma vengono disegnati da noi come archi di "vita." Siamo noi a fissare in maniera relativa i due punti creando passato e futuro: due impostori.
Contemporaneamente non potremmo negare che l'Universo non sarebbe minimamente perturbato dall'improvvisa dipartita della nostra specie, proseguendo esso stesso sul suo ciclico cammino di trasformazioni.
E' interessante notare che una visione di questo tipo darebbe estremo valore "all'arco di vita terrena" che ci è concesso, e il cambiamento del mondo, da molti auspicato, sarebbe compiuto: il famoso paradiso terrestre sarebbe realizzato qui e ora.
Appare altresì evidente come diventi necessario per i pochi che vogliono mantenere il controllo sui molti che questa visione debba essere scongiurata con ogni mezzo, proiettando tutte le aspettative in un tempo futuro e in altro luogo, monopolizzando la gestione della questione "vita-morte" e conseguentemente allontanando la maggior parte degli individui dal vivere il "momento presente", l'unico, di fatto, di cui siamo veramente padroni.
Credo anche che per chi ama la spiritualità, intesa come ricerca sul e del "sé", ci sia poco spazio per la fede.
"Lo spirito del guerriero non conosce né il lasciarsi andare né il lagnarsi, né conosce il vincere o il perdere."
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Concordo.
Il tempo e il concetto di creazione hanno avuto inizio a partire dalla dualità.
La dualità nella quale siamo immersi ci dà l'erronea percezione del prima e dopo. Tutto è semplicemente un continuo fluire da uno stato all'altro.
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- etrnlchild
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C'e' anche una bella storiella di Tolstoj "le tre domande" sul qui e ora.invisibile ha scritto: C'è una storia che non ricordo se sia Zen, taoista o buddista (ma poco importa) in cui l'allievo chiede al Maestro (vado a memoria):
"Non capisco questa cosa che il tempo non esiste, io lo vedo quel corvo volare"
Il Maestro rispose:
"Io vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo, vedo un corvo ... "
:ok:
"Lo spirito del guerriero non conosce né il lasciarsi andare né il lagnarsi, né conosce il vincere o il perdere."
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Al2012 ha scritto:
In realtà esiste solo l’attimo presente che viviamo in modo poco presente perché sempre concentrati sul quello che era o su quello che sarà.
Probabilmente un essere cosciente, come un animale, vive meglio il proprio presente perché inconsapevole del fattore “era” o “sarà”, mentre gli esseri autocoscienti, come noi, hanno la consapevolezza del moto e della mutazioni della materia e quindi una cognizione psicologia del trascorrere del tempo.
Che possa non esistere il passato o il futuro, in una qualche forma dimensionale è soltanto un ipotesi, ma che un animale non abbia coscienza in qualche modo del suo passato è molto forte come affermazione. Pensiamo ad esempio ad un qualsiasi animale, tutti hanno memoria del loro passato, la diversità stà nella quantità e la durata dei dati che possono immagazzinare, ma tutti ricordano ad esempio se in un determinato punto c'è un facile accesso al cibo, o se vi è un pericolo, e non di meno ha cognizione del futuro, pensiamo ad esempio ad alcuni animali o insetti che fanno provviste per le stagioni più rigide e povere di cibo. Quel tipo di comportamento implica una memoria di eventi passati e un pensare al futuro per garantirsi una sopravvivenza.
Anche lo stesso mondo vegetale ha un "memoria" a meno che non ci limitiamo ad una visione di coscienza soltanto in presenza di un sistema nervoso centrale, ma ampliando le nostre vedute, anche il comportamento di una pianta al susseguirsi delle stagioni è in qualche modo una conseguenza di un esperienza nel tempo. Negare questo e liquidare la cosa con: processi biochimici, porterebbe poi ad una successiva riflessione sul perchè dell'innescarsi di certi processi, e parimenti negli esseri dotati di sistema nervoso, anche la gioia è data da una reazione chimica nel nostro cervello, pertanto la domanda resterebbe.
Io non credo ad una “Entità superiore” creatrice dell’universo, per me non c’è distinzione tra Creatore e Creato, sono un’ unica Unità indistinguibile , che “E’”, ed è a-temporale e a-spaziale.
Il mio concetto di “Creatore-Creato” è esprimibile con il termine “non duale” .
“Non dualità” è impossibile da raffigurare, non possiamo darle una forma, non possiamo determinare un centro, un luogo, non possiamo limitarla in uno spazio e in un tempo ….
Non possiamo denominarla entità perché le entità, superiori o inferiori che siano, fanno parte della dimensione “Duale” e creazione e distruzione appartengono a questa dimensione, così come il libero arbitrio, che determina il male o il bene in base al giudizio di autocoscienza individualizzata (entità individuale).
Questa tua raffigurazione personalmente la condivido al 100%
Un concetto che si avvicina al “non dualità” è il “vuoto” , un vuoto infinito che non ha forma, la cui esistenza permette al mondo delle forme (dimensione duale) di esistere.
Gli atomi sono composti per il 99,99999% di spazio vuoto e c’è uno 0,00001 % che noi definiamo “materia”, questo dimostra che senza “vuoto” non potrebbe esistere l’atomo che da forma alla materia.
La nostra consapevolezza è tutta concentrata su quella piccolissima percentuale, il nostro essere materiale, che è pari al 0,0001 % ….
Il “vuoto” (non dualità) è onnipresente e, per me, è anche onnisciente perché in esso sono racchiuse tutte le “informazioni” e le “energie” da cui la dimensione duale delle forme può emergere.
Il vuoto dell'esempio dell'atomo è perfettamente duale, in quanto c'è il pieno o materia :ok:
Ma anche in questa "visione" , trovo qualche difficoltà a definire il tempo "solo" come spostamento nello spazio, mi è più facile immaginarlo come uno spostamento ordinato e conseguenziale nello spazio.
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Non si possono oggettivamente prevedere tutti, ma proprio tutti i numeri esistenti e su questa base il futuro come potrebbe tornare, potrebbe anche mai farlo...visto il concetto di infinito...
A meno non si voglia chiudere l'infinito in un ologramma e dargli uno specchio per farlo sentire meno solo, nella limitatissima e sempliciotta dualità...
Anteater
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etrnlchild ha scritto: Concordo con AL2012.
E mi piace anche la conclusione dell'articolo www.altrogiornale.org/il-tempo-non-esiste/ "noi, piuttosto, misuriamo la frequenza, la velocità e la sequenza numerica del cambiamento della materia."
Io credo che l'Universo (il Tutto), sia sempre esistito, non c'e' mai stata creazione, ma solo trasformazione da uno stato ad un altro. D'altra parte al tempo dobbiamo necessariamente associare il concetto di Energia, e questa, fin'ora, sappiamo non potersi né creare né distruggere.
Quello a cui assistiamo potrebbe essere dunque una trasformazione ciclica infinita che mai, in senso assoluto, è iniziata e mai finirà. "Inizio" e "fine" sono attributi che noi associamo per una questione culturale e di esperienza del mondo che ci circonda, in particolare guardando al nostro "viaggio" terreno (nascita, vita, morte), misti ad un certo grado di esclusività che ci attribuiamo per le nostre capacità speculative e di autocoscienza. Dell'autocoscienza delle altre specie sappiamo poco - il mio gatto si riconosceva allo specchio ed era del tutto indifferente a se stesso, in senso narcisistico. .
Saremmo dunque su un cerchio sul quale origine e fine non hanno senso assoluto ma vengono disegnati da noi come archi di "vita." Siamo noi a fissare in maniera relativa i due punti creando passato e futuro: due impostori.
Contemporaneamente non potremmo negare che l'Universo non sarebbe minimamente perturbato dall'improvvisa dipartita della nostra specie, proseguendo esso stesso sul suo ciclico cammino di trasformazioni.
E' interessante notare che una visione di questo tipo darebbe estremo valore "all'arco di vita terrena" che ci è concesso, e il cambiamento del mondo, da molti auspicato, sarebbe compiuto: il famoso paradiso terrestre sarebbe realizzato qui e ora.
Appare altresì evidente come diventi necessario per i pochi che vogliono mantenere il controllo sui molti che questa visione debba essere scongiurata con ogni mezzo, proiettando tutte le aspettative in un tempo futuro e in altro luogo, monopolizzando la gestione della questione "vita-morte" e conseguentemente allontanando la maggior parte degli individui dal vivere il "momento presente", l'unico, di fatto, di cui siamo veramente padroni.
Credo anche che per chi ama la spiritualità, intesa come ricerca sul e del "sé", ci sia poco spazio per la fede.
La tua visione ciclica è in contrasto con quello che asseriscono i fisici dell'articolo
Loro immaginano l'universo come dei quanti di spazio, interessantissimo è l'esempio delle luminarie. Nel caso delle luminarie la lampadina è sempre lì e il flusso di energia elettrica le accende e le spegne. Se l'universo è una serie di lampadine noi cosa siamo? il flusso di energia? E se io e etrnlchild vediamo la stessa lampadina accendersi, (ovvero se ti dico mi piace quel che hai scritto, lo leggi ed esiste sia per me che per te) questo significa che le nostre "energie" sono connesse, come se viaggiassimo sulla stessa serie? E che cosa muove la nostra serie. Insomma è stato sostenuto da altri fisici su LC nel forum sulla fisica quantistica se non erro, credo che questi teoremi, sono si validi ma partono con dei presupposti, ignorando o dando per scontato a seconda della necessità per poter poi trovare un modo di misura. Questo non significa che non siano validi ma non necessariamente sono esaustivi o "veri", al più funzionano.
Se invece introduciamo il concetto di ciclo, si è proprio in opposizione con i due fisici dell'articono in quanto loro asseriscono che:
“Dobbiamo prendere atto” concludono Fiscaletti e Sorli “che lo spazio-tempo non è l’arena fondamentale dell’universo; questa invece è un background tridimensionale quantistico costituito da entità fondamentali del volume di Planck”
Mentra il ciclo stà ad indicare il ripetersi di un evento e quindi il Tempo diverrebbe proprio l'arena fondamentale dell'universo, ovvero misurerebbe dopo quanti movimenti si ritornerebbe al medesimo punto del ciclo ad esempio. Un po come un anno misura il ciclo completo della terra in torno al sole.
In ogni caso ringrazio Al2012 per lo spunto interessante fornitoci con l'articolo.
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- invisibile
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C'e' anche una bella storiella di Tolstoj "le tre domande" sul qui e ora.
:pint:
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Ahahah ...
**********
Ponendo la validita' di un concetto come esistenza, ritenendolo accettabile, il Tempo e' quella "entita'" - "cosa" che porta l'esistenza alla non esistenza.
E' cio' che, qualora termini, implichi la mutazione della vita-esistenza in morte-non esistenza.
°°°°°
Ora, domanda (per chi avra' voglia di rispondere): la non-dualita' (quella evocata originariamente da AL ... credo), se esistesse, sarebbe destinata a finire o no? Si esaurisce? Muta in qualcos'altro?
L'esempio del vuoto dell'atomo e' una analisi relativa e nonostante riesca egregiamente a spiegare il concetto che si poneva all'attenzione e' allo stesso tempo uno sviluppo concettuale relativo all'impossibilita' di dare consistenza ad esistenze infinitesimalmente piu' piccole di cio' che per noi risulti esistente.
La ragione per cui il vuoto potrebbe non essere privo di materia, usufruisce della stessa spiegazione delle "non-dualita'" del concetto di sviluppato di Al.
Sempre che abbia compreso interamente il pensiero, e che non abbia frainteso miseramente qualcosa.
°°°°°
Volevo aggiungere spunti (anche se improvvisati, perdonatemi) riguardo il discorso dualita' - non dualita' delle cose:
La relativita' e' imprescindibile dall'esistenza come la luce laser che sviluppa la proiezione olografica, a mio avviso.
Da cio' si potrebbe far derivare che ogni esistenza individuale e' relativa, e se ha una "scadenza" e' anche soggetta ad un "tempo" (... in questo caso un tempo limite).
Anteater
Concordo sulla ironia di questa analisi filosofica del tempo.Certo che filosofeggiare sul tempo da esseri che invecchiano e scordano, diventa piuttosto comico...
Per il resto, per cio' che scrivi sull'infinito mi ritrovo a riproporre le stesse perplessita' di esistenza e non esistenza, l'infinito esiste perche' solo perche' ne conosciamo l'opposto: il finito (dualita').
Il discorso e' molto interessante... (parlo degli spunti principali su cui si sta ragionando principalmente).
Ottimo argomento.
Complimenti all'autore e a chi ha colto l'opportunita' di discuterne, nonostante l'osticita' estrema.
Ciao.
mc
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mc ha scritto:
L'esempio del vuoto dell'atomo e' una analisi relativa e nonostante riesca egregiamente a spiegare il concetto che si poneva all'attenzione e' allo stesso tempo uno sviluppo concettuale relativo all'impossibilita' di dare consistenza ad esistenze infinitesimalmente piu' piccole di cio' che per noi risulti esistente.
Non ho capito. In che senso l'esempio del vuoto dell'atomo è una "analisi relativa" e uno "sviluppo concettuale" ?
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