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Il Tempo
L'approccio ipotetico del limite umano é protendere i concetti al proprio limite. Ergo, l'unica cosa pratico del concetto di infinito e la "finitezza" di colui che ipotizza la non fine di qualcosa. L'infinito non esisterebbe se non nel dualismo con tutto ciò che conosciamo ...che per definizione é destinato a finire (nei limiti nei quali é dato concreto).
L'infinito é duale al limite finito al quale rispondiamo incondizionatamente.
...ma magari mi sfugge qualcosa...
Se conosci qualcosa che si possa definire infinita al di lá di ogni ragionevole dubbio, ti prego di elencarla cosí possiamo parlarne.
Ciao
mc
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Parli di entità finite perché sono vive?
Perché suddette entità invecchiando e mutando... mica sono finite..non ancora per lo meno...
Quando poi ste entintà muoino credo che il corpo vada a nutrire altro...presumo anche la parte spirituale e tutto il resto...
Ho detto che l'infinito è un paradosso troppo grosso per il genere umano e forse anche per l'infinito stesso...
Finito/Infinito vale come Fatto/Ancora da Fare....troppo molle per somigliare ad un punto di partenza...
Il big bang non espode in una dualità e potenzialmente prima era un intero non due metà....
Il nastro "infinito" di Moebius, illude di aver una dualità ma in realtà è un concetto che non si specchierà mai ...
...esso può rappresentare la novità per chi lo percorre solo se esiste una memoria che va consumandosi man mano che si procede su suddetto nastro ..potrebbe essere una base teorica...
...ma non mi convince...
L'infinito non è solo duale, tipo dispari/pari...ma ben altro, scava pure dentro se stesso ..con un micro/macro tra un 1&-1... ci sta il terzo incomodo: Lo zero ...
Anteater
La speranza e la preghiera sono un chiedere...MEGLIO INVECE DARE! ...Slobbysta
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L'infinito è solo apparente.
Pensate semplicemente al simbolo che lo rappresenta: l'otto rovesciato.
Già solo questo segno non è altro che la rappresentazione dell'illusorietà del tempo. L'otto rivesciato non è altro che un cerchio ripiegato su se stesso. Come se il tempo circolare avesse deciso di prendere una "piega" diversa attorcigliandosi su se stesso: dualità. Questa dualità ci fa credere che esista qualcosa di illimitato come l'infinito, ma in realtà non esiste nè il finito nè l'infinito. Esiste un cerchio che si è piegato.
Se eliminiamo il concetto di tempo il gioco è fatto. Una realtà che è in sè e basta. A quel punto l'eternità sarebbe esistenza pura, come una meditazione.
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alroc ha scritto: L'infinito è solo una costruzione mentale. Siamo stati abituati a ritenere che le cose terminino e l'idea dell'infinito ci sembra semplicemente l'opposto del finito.
L'infinito è solo apparente.
Pensate semplicemente al simbolo che lo rappresenta: l'otto rovesciato.
Già solo questo segno non è altro che la rappresentazione dell'illusorietà del tempo. L'otto rivesciato non è altro che un cerchio ripiegato su se stesso. Come se il tempo circolare avesse deciso di prendere una "piega" diversa attorcigliandosi su se stesso: dualità. Questa dualità ci fa credere che esista qualcosa di illimitato come l'infinito, ma in realtà non esiste nè il finito nè l'infinito. Esiste un cerchio che si è piegato.
Beh il momento stesso che vai ad ipotizzare delle geometrie distruggi l'infinito. Che sia un cerchio, uno rovesciato, un toroide... la provocazione sarebbe chiedere cosa c'è oltre al cerchio, che è infinito nel suo moto e allo stesso tempo finito per definizione. La geometria fa parte della dimensione duale (mi ci avete costretto ad usare sto termine), non si può usare per parlare di unità. La geometria permette, anzi invita, la variabile tempo.
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A me piace il termine duale! ... Oltre a trovarlo elegante lo trovo concettualmente irrinunciabile in questo tipo di astrazioni filosofiche.La geometria fa parte della dimensione duale (mi ci avete costretto ad usare sto termine), non si può usare per parlare di unità.
Volevo aggiungere all'analisi di Shavo, in relazione all'esempio di Alroc, che anche ipotizzare l'annullamento temporale (ottenuto nell'esempio tramite meditazione) é frutto della stessa pratica di astrazione percettiva che opera chiunque si approcci al concetto di infinito.
Se si individua questo tipo meccanismo mentale (interpretativo) nell'ipotizzare l'infinito, non ci si può permettere di non riconoscerlo anche nel, probabilmente illusorio, tentativo di fermare, congelare, la propria esistenza in un istante di meditazione... (Sempre che abbia compreso correttamente l'esempio in questione).
Non trovo margini per attribuire, con una certa confidenza, maggiore validità ad una ipotesi rispetto all'altra... Mi sembrano entrambi plausibili, naturalmente.
mc
mc
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- etrnlchild
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Colpa mia che ho usato come immagine il cerchio. Ma la ciclicità che intendo io non implica ripetizione o ripassaggio da luoghi noti, che è quello che l'immagine del cerchio suggerisce. Parlerei allora di trasformazione continua ed eterna. Se si dovesse passare per "stati della materia" già noti potrebbe essere una possibilità ma non vincolante.P.K.89 ha scritto: La tua visione ciclica è in contrasto con quello che asseriscono i fisici dell'articolo
Prendi le teorie sull'espansione o contrazione dell'universo. Potrebbero essere vere entrambe. D'altra parte, come dice qualcuno, una discesa può apparire una salita e viceversa, dipende da dove la si guarda.
Nell'affrontare questi temi credo quindi sia importante, secondo me, essere consapevoli delle limitazioni che linguaggio, sovrastrutture scientifiche, immagini hanno nel momento che intendono descrivere o spiegare. Soprattutto se si pretende di occupare la posizione dell'osservatore che misura un'oggetto "altro da sé". Questa potrebbe essere la trappola.
Allo stesso modo in cui lo strumento per misurare non è più neutro rispetto alla misura, diventando esso stesso parte influente e determinante nella misura stessa.
E' qui forse che dovremmo superare il dualismo tra osservatore e osservato. Che poi è quello che la meccanica quantistica ha evidenziato: una incapacità di separare l'osservatore dall'oggetto che vuole osservare.
Difficile discutere sull'universo, in maniera "oggettiva" quando sono io l'universo.
Un pò forse come descrivere la propria voce a chi è abituato ad ascoltarla da fuori. Le due descrizioni saranno sempre realmente differenti, eppura stanno parlando dello stesso oggetto, ed entrambe saranno reali. La contraddizione quindi è solo apparente.
La "verità assoluta" sarebbe quindi una chimera. Magari coesistono tante verità che sono tutte reali perchè il nostro punto di vista le rende tali. L'osservatore diventa parte integrante dell'osservato e ne modifica realmente la percezione.
Sembrerebbe quello che notò il teorizzatore della teoria delle stringhe dicendo che i ricercatori stavano descrivendo lo stesso oggetto ma da diversi punti di vista.
"Lo spirito del guerriero non conosce né il lasciarsi andare né il lagnarsi, né conosce il vincere o il perdere."
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Beh il momento stesso che vai ad ipotizzare delle geometrie distruggi l'infinito. Che sia un cerchio, uno rovesciato, un toroide... la provocazione sarebbe chiedere cosa c'è oltre al cerchio, che è infinito nel suo moto e allo stesso tempo finito per definizione.
Come non contemplare ciò che è stato scritto...
La geometria fa parte della dimensione duale...
...qui già mi sfugge...
Ma che vuol dire duale? Gli opposti?
Che c'entra col tempo?
Se la forza del ragionamento duale è ciò che mi è stato "suggerito" sopra e cioè un contrario: infinito/finito ...e su questa base parlar del tempo...beh..insomma..c'è un po' di confusione, direi..oppure mi sfugge la genialità della cosa...
...poi siamo sinceri...facciamo una camminata per il mondo, e guadiamolo con DUE occhi, di duale c'è veramente poco...neppure un fiore e il suo profumo...
Anteater
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Spero ancora che qualcuno possa chiarirlo perché è spacciato come un termine ineludibile, ma rischia di venire abusato. La mia definizione era troppo vaga e Al2012 troppo accondiscendente :nono:Anteater ha scritto: Ma che vuol dire duale? Gli opposti?
Che c'entra col tempo?
Se la forza del ragionamento duale è ciò che mi è stato "suggerito" sopra e cioè un contrario: infinito/finito ...e su questa base parlar del tempo...beh..insomma..c'è un po' di confusione, direi..oppure mi sfugge la genialità della cosa...
...e sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima!
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Persino il dualismo tra finito e infinito è soltanto un'astrazione. Nella vita tutto ci sembra finito, delineato, ma a ben vedere i paletti ce li mettiamo noi, arbitraria-mente. Il mare respira, sfido a indicarne la fine. Così il corpo dell'uomo... Se piscio in un lago e in quel lago cade un fulmine, io potenzialmente posso prendere la scossa; allora il mio corpo dove finisce? in cielo? E sì che l'urina ci è tanto cara, e la consideriamo cosa nostra, fino a un attimo prima di liberarcene. E ancor prima di morire, il mio corpo si sta già mescolando al resto...in che punto finisce? Allora io dico che in natura esiste solo l'infinito, siamo noi a creare il concetto di finito, per semplificarci la vita. Ma se il finito non esiste il dualismo è spezzato, era tutto un inganno della mente.. E il tempo non è forse formato da tanti paletti?Paletti che mettiamo per rendere finito quel movimento costante, continuo, che mai finisce? E quindi il tempo esiste, ma si uccide quando lo si vuole contare, ecco la risposta.
E ciò di cui avevo già sentore prima di andare a dormire: quel 2, così vicino all'1..
Shavo ha scritto: ..sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima..
Chi può garantire che quel 2 non sia figlio di una semplificazione grossolana, che attuiamo per nient'altro che barare, ingannare la vita, e avvicinarci di più a una risposta?
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Saremmo dunque su un cerchio sul quale origine e fine non hanno senso assoluto ma vengono disegnati da noi come archi di "vita." Siamo noi a fissare in maniera relativa i due punti creando passato e futuro: due impostori.
Più che di cerchio io mi riferirei alla spirale, che è la figura geometrica che si manifesta in natura, basta pensare alla forma delle galassie, ma anche al moto dei pianeti intorno al sole che muovendosi li trascina in moto elicoidale.
Questo comporta che dopo un anno il nostro pianeta non si ritrova in una identica porzione di spazio occupata l’anno precedente, così come l’intero sistema solare.
°°°
@ Hito
Senza tempo non esisterebbe la musica, voi lo sapete immaginare un universo senza musica?
La musica non esisterebbe se non ci fossero le vibrazioni, ma senza di esse non potrebbe esistere neanche l’universo
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Che possa non esistere il passato o il futuro, in una qualche forma dimensionale è soltanto un ipotesi,
Giustissimo! Il massimo che io posso fare è ipotizzare.
In effetti c’è una parte di me che è restia ad accettare totalmente questa ipotesi …..
ma che un animale non abbia coscienza in qualche modo del suo passato è molto forte come affermazione. Pensiamo ad esempio ad un qualsiasi animale, tutti hanno memoria del loro passato, la diversità stà nella quantità e la durata dei dati che possono immagazzinare, ma tutti ricordano ad esempio se in un determinato punto c'è un facile accesso al cibo, o se vi è un pericolo, e non di meno ha cognizione del futuro, pensiamo ad esempio ad alcuni animali o insetti che fanno provviste per le stagioni più rigide e povere di cibo. Quel tipo di comportamento implica una memoria di eventi passati e un pensare al futuro per garantirsi una sopravvivenza.
Nella mia ipotesi, in un animale molte nozioni fanno parte di una conoscenza che definerei “istinto di specie” ciò non nega che sia cosciente e che possa imparare dalle proprie esperienze, che applica all’occorrenza, però senza la consapevolezza di qualcosa che ha imparato in un tempo passato, diciamo che sa e ha imparato quello che conviene fare, ma non che questo suo sapere deriva da un tempo passato.
Anche lo stesso mondo vegetale ha un "memoria" a meno che non ci limitiamo ad una visione di coscienza soltanto in presenza di un sistema nervoso centrale, ma ampliando le nostre vedute, anche il comportamento di una pianta al susseguirsi delle stagioni è in qualche modo una conseguenza di un esperienza nel tempo.
Il susseguirsi delle stagioni è dovuto al moto della Terra intorno al Sole e non al conteggio del tempo che passa.
Per come la penso io tutti esseri viventi hanno una forma di coscienza, le piante comunicano tra loro, sentono il pericolo e lo stesso direi dei batteri. (le particelle?)
E’ quella che i definirei “parcellizzazione” della coscienza universale, che emerge da essa in forma diversamente evoluta e consapevole.
Negare questo e liquidare la cosa con: processi biochimici, porterebbe poi ad una successiva riflessione sul perchè dell'innescarsi di certi processi, e parimenti negli esseri dotati di sistema nervoso, anche la gioia è data da una reazione chimica nel nostro cervello, pertanto la domanda resterebbe.
Come vedi io non nego la coscienza a nessuno, la distinzione che faccio è relativa al grado di consapevolezza raggiunta dalla specie, che comunque, indipendentemente dalla specie di appartenenza, sono strettamente collegata tra loro (entanglement) come parte di un insieme che chiamiamo ecosistema, che a sua volta e parte di ecosistema che chiamiamo sistema solare, che a sua volta è parte di un ecosistema che chiamiamo galassia, e così via seguendo una logica olistica dell’esistente.
I processi biochimici, che non appartengono solo agli esseri dotati di sistema nervoso, sono reazioni biologiche, che, a mio avviso, sono conseguenze legate anche a stimoli “esterni”, per esempio la gioia o la paura non sono fattori biologici, ma percezioni coscienti che stimolano la reazione biochimica.
Il vuoto dell'esempio dell'atomo è perfettamente duale, in quanto c'è il pieno o materia
Nel mio esempio il vuoto è paragonato al non-duale perché è grazie ad esso che l’atomo, quindi tutto quello che può avere forma, può esistere.
La dimensione duale (atomo) emerge dalla dimensione non-duale (vuoto).
Uso il termine “emergere” perché voglio rappresentare qualcosa, che pur essendo definito spazialmente, appartiene, è parte di un insieme indefinito.
Ma anche in questa "visione" , trovo qualche difficoltà a definire il tempo "solo" come spostamento nello spazio, mi è più facile immaginarlo come uno spostamento ordinato e conseguenziale nello spazio.
In riferimento alla definizione del tempo che lo spostamento sia Casuale o Causale non vedo alcuna differenza (se ho compreso bene cosa intendi dire).
Io penso che sia tutto causale, e l’origine, anche se inconoscibile, sia il quello che definisco “Non-Duale”
Non lo chiamo Dio perché questa parola, per me, indica la volontà della creazione, l’atto della creazione, la scissione in entità superiori ed inferiori, di cui non nego l’esistenza, ma che colloco entrambe nella dimensione “Duale”.
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Ora, domanda (per chi avra' voglia di rispondere): la non-dualita' (quella evocata originariamente da AL ... credo), se esistesse, sarebbe destinata a finire o no? Si esaurisce? Muta in qualcos'altro?
Sempre nell’ambito della mia ipotesi, la “non dualità” è a-spaziale e di conseguenza a-temporale, quindi, se esiste, trascende i termini inizio/fine che appartengono alla dimensione duale che da essa emerge.
Le mutazioni avvengo sempre a livello duale seguendo una logica collegata alla evoluzione delle coscienze ed alla consapevolezza raggiunta.
Il non-duale non muta anche se ciò che può emergere da esso si concretizza i qualcosa di nuovo, perché già potenzialmente presente. (lavori in corso)
L'esempio del vuoto dell'atomo e' una analisi relativa e nonostante riesca egregiamente a spiegare il concetto che si poneva all'attenzione e' allo stesso tempo uno sviluppo concettuale relativo all'impossibilita' di dare consistenza ad esistenze infinitesimalmente piu' piccole di cio' che per noi risulti esistente.
La ragione per cui il vuoto potrebbe non essere privo di materia, usufruisce della stessa spiegazione delle "non-dualita'" del concetto di sviluppato di Al.
Pensiero a me poco chiaro che cerco d’interpretate a mio modo.
Le percentuali 99,99999% di spazio vuoto e 0,00001 % di massa (materia) relative all’atomo sono valide per tutto quello che da atomi è formato.
Nel vuoto quantistico appaiono e scompaiono continuamente particelle cosiddette virtuali.
Noi immaginiamo le particelle come se fossero delle piccolissime palline, ma in realtà sono composte da vibrazioni.
Se questo è vero, l’universo è costituito da una infinità di vibrazioni intrecciate tra loro (entanglement).
Cosa che io paragono ad una immensa lastra olografica, un universo olografico, da cui si può fare emergere una infinità di immagini tridimensionali, tenendo conto che, secondo il neurochirurgo Pribram, anche il nostro cervello funziona in modo olografico.
°°°
Alcuni link:
Universo olografico
www.xmx.it/universoillusione.htm
Karl Pribram
www.movimentosereno.it/la-ricerca-di-kar...atico-dellologramma/
°°°
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Ma che vuol dire duale? Gli opposti?
Che c'entra col tempo?
Se la forza del ragionamento duale è ciò che mi è stato "suggerito" sopra e cioè un contrario: infinito/finito ...e su questa base parlar del tempo...beh..insomma..c'è un po' di confusione, direi..oppure mi sfugge la genialità della cosa...
Hai ragione, riconosco di aver introdotto qualcosa di estraneo alla tema proposto ed ho approfittato di questa frase:
Anche Dio o gli Dei sono e sono stati teorizzati, percepiti, immaginati, anche per dare uno sblocco al loop che la nostra ragione ci presenta con la percezione temporale.
La parola creazione perde di significato senza la dimensione tempo.
Per introdurre una mia riflessione.
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Spero ancora che qualcuno possa chiarirlo perché è spacciato come un termine ineludibile, ma rischia di venire abusato. La mia definizione era troppo vaga e Al2012 troppo accondiscendente
Io ho provato a spiegarti che cosa intendo con il termine “duale” e “non duale”
Nella mia ipotesi, perché di ipotesi personale si tratta, il significato di “dualità” rappresenta la frammentazione in tanti parti distinti e separate tra loro, in pratica è l’opposto della “non-dualità” che rappresenta unità, la totalità non frammentata del tutto.
La dimensione “non duale” rappresenta la totalità, l’insieme di tutto quello che può esistere, ma lo rappresenta in potenzialità, in modo a-spaziale e a-temporale, ovvero senza la separazione in forme determinate.
E sono sicuro che tu hai compreso.
Ho usato termini impropri? Non sarebbe la prima volta, ma aldilà di questo penso che sia importante discutere sul significato che uno da al termine più che sul termine stesso.
Duale, per me, significa la molteplicità contrapposta alla unicità.
...e sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima!
Siccome ritengo questa tua frase rivolta a me, non comprendo il perché tu continui a riferiti al termine più che al significato che io gli do.
Ripeto, siccome tu hai compreso a cosa mi riferisco, perché non mi suggerisci un termine più appropriato?
Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.
Nel link che segue si può leggere il pensiero di S. Agostino in merito al tempo.
Lo letto in modo rapido, ci possono essere spunti di riflessione, quello che posso dire è che non accetta l’idea che il tempo sia solo un fattore matematico e psicologico dovuto al moto della materia nello spazio e ai mutamenti biologici della materia organica, ma, a mio avviso, non riesce a dare spiegazioni convincenti.
Mi pare propenso ad concetto di continuum spazio-temporale
Il punto critico per me è in merito ai veggenti ed alla possibile di predire o intuire fatti futuri.
S. Agostino: Le Confessioni: Libro XI
www.monasterovirtuale.it/la-patristica/s...ssioni-libro-xi.html
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Al2012 ha scritto: @ Shavo
Spero ancora che qualcuno possa chiarirlo perché è spacciato come un termine ineludibile, ma rischia di venire abusato. La mia definizione era troppo vaga e Al2012 troppo accondiscendente
Io ho provato a spiegarti che cosa intendo con il termine “duale” e “non duale”
Nella mia ipotesi, perché di ipotesi personale si tratta, il significato di “dualità” rappresenta la frammentazione in tanti parti distinti e separate tra loro, in pratica è l’opposto della “non-dualità” che rappresenta unità, la totalità non frammentata del tutto.
La dimensione “non duale” rappresenta la totalità, l’insieme di tutto quello che può esistere, ma lo rappresenta in potenzialità, in modo a-spaziale e a-temporale, ovvero senza la separazione in forme determinate.
E sono sicuro che tu hai compreso.
Ho usato termini impropri? Non sarebbe la prima volta, ma aldilà di questo penso che sia importante discutere sul significato che uno da al termine più che sul termine stesso.
Duale, per me, significa la molteplicità contrapposta alla unicità.
...e sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima!
Siccome ritengo questa tua frase rivolta a me, non comprendo il perché tu continui a riferiti al termine più che al significato che io gli do.
Ripeto, siccome tu hai compreso a cosa mi riferisco, perché non mi suggerisci un termine più appropriato?
Ti invito prima a considerare le mie riflessioni sul dualismo, post #987
Lì ho cercato di spiegare perché lo trovo fuorviante. Poi, una volta che siam d'accordo sul fatto che sia fuorviante, si può cercare un altro termine. Quando si trattano argomenti talmente delicati la scelta delle parole è fondamentale. Magari invece duale è proprio il termine più adatto, io non lo so, cerco di esser critico perché quello è sempre un ottimo punto di partenza..
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E' semplice: il "vuoto" di materia e' una approssimazione relativa all'impossibilita' percettiva (impossibilita' di raggiungere quella parte necessariamente oggettiva di cui c'e' bisogno per arrivare a comprendere le ipotesi formulate individualmente) di andare oltre.Pensiero a me poco chiaro che cerco d’interpretate a mio modo.
Le percentuali 99,99999% di spazio vuoto e 0,00001 % di massa (materia) relative all’atomo sono valide per tutto quello che da atomi è formato.
Nel vuoto quantistico appaiono e scompaiono continuamente particelle cosiddette virtuali.
Noi immaginiamo le particelle come se fossero delle piccolissime palline, ma in realtà sono composte da vibrazioni.
Secondo, poi, quello che affermi sul vuoto quantistico, il vuoto non e' vuoto, quindi... e' esso stesso una entita' "non duale"?
Una componente non duale della non dualita' della materia? :woa:
Ipotizzare una realta' infinita significa dover fare i conti anche con una infinita' di modi per descriverla e tutti corretti (soprattuto perche' immaginari).Cosa che io paragono ad una immensa lastra olografica, un universo olografico, da cui si può fare emergere una infinità di immagini tridimensionali, tenendo conto che, secondo il neurochirurgo Pribram, anche il nostro cervello funziona in modo olografico.
Per tornare al Tempo:
siamo finiti nel dualismo, perche' lo si ipotizzava infinito. E per introdurre l'infinito ci si e' spinti al definire la limitata concezione di finito. Dopo di che', si e' iniziato a discriminare i termini ed i concetti in base alla propria (autocertificata) artificiosita' razionale, come se non si stesse, tutti quanti in tutte le teorie finora affrontate, gia' in quel contesto.
Per cui, chi asserisce che il tempo, cosi' come lo fa per il concetto di infinito, e' una artificiosita' dettata dai limiti umani, si illude che concetti come "dualita'" e "atemporalita'" e "aspazialita'" non lo siano, ma senza confermare nulla in piu' rispetto a cio' che si pone di "superare" di limitato.
Altro spunto:
Anche le vibrazioni sono caratterizzate da ciclicita' ... la ciclicita' non ha senso se non rapportata al tempo... cosi' come diventa inutilizzabile il concetto di energia o di forza o di mutazione, cambiamento, evoluzione senza tale entita' sequenziale.
Insomma: bisognerebbe tendere a fondere il tutto, far compenetrare tutte le ipotesi fin qui addotte per poter approssimare meglio un qualcosa che non e' definibile per definizione.
O meglio e' definibile nei termini della sua esistenza, cioe' solo con definizioni infinite.
Stai sconfinando nell'interpretazione, aggiungendo una relativizzazione imprescindibile dalle argomentazioni che riporti.Le mutazioni avvengo sempre a livello duale seguendo una logica collegata alla evoluzione delle coscienze ed alla consapevolezza raggiunta.
Il non-duale non muta anche se ciò che può emergere da esso si concretizza i qualcosa di nuovo, perché già potenzialmente presente. (lavori in corso)
Questo tipo di argomentazione e' ancora piu' approssimativa dell'artificiosita' che si attribuiva ai concetti (duali) che si vorrebbero superare e scartare in quanto frutto di limitatezza cognitiva di tipo razionale, perche' introduce qualcosa che oltre ad essere unica nella propria individualita' percettiva, non definisce niente al di fuori di se' stessi (o tutto... dipende dai punti di vista... ma sempre ed esclusivamente in modo relativo!... ecco perche' commentavo lo spunto sulla meditazione: quella e' percezione individuale niente di piu'... lo e' per definizione, lo e' per il fatto che non sara' mai uguale alla percezione di un'altra individualita', lo e' perche' vincolata ai propri limiti (che non si capisce perche' dovrebbero superarsi in tale pratica... ah, gia' perche' la mente e' limitata... salvo quando "analizza la meditazione" e la eleva potenzialmente all'infinito... nonostante anche l'infinito sia una razionalizzazione, in fondo, no? ).
A me sembra grottesco che si pretenda di usare due pesi e due misure ... ... ma tant'e'... no prob. per me, basta che sia messo in conto da subito.
Spero di aver chiarito, anche se non ci conto molto.
mc
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Mi dichiaro colpevole e mi discolpo dicendo che mi è piaciuto.mc ha scritto: Per tornare al Tempo:
siamo finiti nel dualismo, perche' lo si ipotizzava infinito. E per introdurre l'infinito ci si e' spinti al definire la limitata concezione di finito. Dopo di che', si e' iniziato a discriminare i termini ed i concetti in base alla propria (autocertificata) artificiosita' razionale, come se non si stesse, tutti quanti in tutte le teorie finora affrontate, gia' in quel contesto.
Per cui, chi asserisce che il tempo, cosi' come lo fa per il concetto di infinito, e' una artificiosita' dettata dai limiti umani, si illude che concetti come "dualita'" e "atemporalita'" e "aspazialita'" non lo siano, ma senza confermare nulla in piu' rispetto a cio' che si pone di "superare" di limitato.
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Una cosa può esistere nello "spazio" ma non nel "tempo", ma mai una cosa può esistere nel "tempo" e non nello "spazio". Ecco perché il "tempo" è una dimensione dello "spazio".
Si dice che il Tempo sia una dimensione che si sta espandendo all'interno dello Spazio.
Lo spazio ha 4 dimensioni: Lunghezza, larghezza, altezza, tempo.
Io non parlo come scrivo, io non scrivo come penso, io non penso come dovrei pensare, e così ogni cosa procede nella più profonda oscurità. Kepler
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...e sta a vedere che forse dipende dalla fretta con cui vogliamo arrivare all'agognato 1. Pensiamo: magari, partendo dal 2.. duale... ci si arriva prima!
simpatica "sintesi" sul duale...mi astengo dal limitarmi col 2, numero primo balordo in quanto l'unico non dispari....
Ho letto tre volte l'intervento di mc e ho trovato controproducente spulciare osservazioni in merito, in quanto troppo ricco di...pensieri...che si intrecciano..
Credo nell'amore che bypassa molti calcoli e non fa perdere tempo...
Poi ottima la riflessione di AL2012 sul predir il futuro...ma anche viaggiare nel tempo potrebbe esser emblematico e paradossale...
Anteater
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Invece, le cose stanno in maniera inversa, giacché sono le cose esistenti che, semplificando, nascono, mutano, muoiono e poi si trasformano con gran spreco di tempo; cioè sono temporanee e proprio a causa di questa temporalità sono apparenti, illusorie, ma niente affatto inesistenti.
la caratteristica comune di tutte le cose che esistono è il cambiamento, la continua trasformazione, cioè la temporalità.
Ora detta così, indipendentemente dalla concezione e dalla percezione che ne possediamo, si potrebbe anche dire che l'unica cosa che esiste sia il tempo.
Considerazioni macabre:
- La via dell'eterno, non passa per la successione temporale infinita (o meglio: indefinita) ma al più per la sua fine: la morte, la non-esistenza, la morte dell'esistenza, la morte del tempo. :hatchet:
-Siamo esseri caduti nel tempo, per di più oggi come oggi siamo caduti ancora più in basso, nel tempo della storiografia e degli orologi; quindi se qualcuno dice che il tempo non esiste, in buona o cattiva fede che sia, ci vuole imbrogliare, e proprio per tenerci imprigionati nel tempo. :cry:
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Se la "realta' che ci circonda, il Tutto cosmico, il Tutto esistenziale, fossero infiniti, vi sarebbero, di cosneguenza, infiniti modi per descriverlo e infinite configurazioni temporali e atemporali:
credo che fondamentalmente sia questo lo scopo di "dichiarare l'infinito", e cioe' quello di non dover (poter soprattutto) dare spiegazioni puntuali... specifiche...
Potrei sembrare polemico dicendo cio', ma non lo sono affatto:
E' un risultato, molto molto approssimativo, ma e' pur sempre un risultato ... non porta a nessuna conclusione, ma si apre ad una infinita' di esse.. mica poco, esserne consci!!!
ciao
mc
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1 (uno) implicherebbe l'esistenza di altro...
Una dimensione atemporale in realtà corrisponderebbe al tutto/nulla, senza distinzioni.
Quando comunichiamo siamo necessariamente indotti a utlizzare termini che implichino differenze perché abbiamo la necessità di specificare e definire il senso di ciò che esprimiamo, da qui credo l'incapacità di comprendere la non dualità.
In questo caso la dimensione non duale (cioè fuori dall' ologramma) è una condizione che a livello cognitivo possiamo solo immaginare come stato dell'essere, ma non descrivere con strumenti linguistici comuni (bisognerebbe elaborare un vero e proprio glossario).
Quando parlavo dell'infinito come cerchio piegato c'è stato chi ha citato la geometria...ma ovviamente il mio discorso non era sulla geometria, era più una descrizione metaforica della nascita della dualità dove il nulla/tutto è stato imbrigliato in una dimensione che necessita di operare "divisioni" per comprendere ( il cerchio "piegato" in un 8 coricato)
In termini di illusione ottica il nulla/tutto potrebbe essere paragonato all'oscillazione di un oggetto, tale oscillazione sarebbe talmente veloce da dare l'impressione che l'oggetto sia fermo. In realtà l'oggetto si muove, ma a una tale velocità da non essere percepibile. Immaginiamo il big bang. Immaginiamo che esso avvenga, dalla sua iniziale esplosione fino alla sua completa fine, in attimi infinitesimali. Noi che lo viviamo lo osserviamo a "rallentatore", quantificandolo in miliardi di anni, ma in realtà esso potrebbe essere un processo continuo che si verifica a una velocità talmente alta da risultare nulla.
L'ologramma, in questo contesto, avrebbe lo scopo di farci osservare in "slow motion" tutta la faccenda.
Questo "rallentamento" darebbe a noi osservatori l'idea di una realtà composta da intervalli di tempo, ma serebbe solo un'illusione perchè tale apparente processo, composto da cambiamenti in successione lineare, sarebbe solo un "artificio" per vedere meglio cosa ci sta tra una oscillazione e l'altra.
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