di Diego Fusaro
Il noto non è conosciuto. Così diceva Hegel. E non è conosciuto perché lo diamo per scontato o rinunciamo a ragionarvi serenamente, complice la distrazione di massa che regna a ogni latitudine. Lo sappiamo da anni. Anche da prima che ce lo ricordasse Thomas Piketty nel suo studio sul capitalismo nel ventunesimo secolo.
Il mondo post-1989 non è il mondo della libertà, come ripetono i suoi ditirambici cantori: a meno che per libertà non si intenda quella del capitale e dei suoi agenti. Per il 99% della popolazione mondiale il post-1989 è e resta un incubo: un incubo di disuguaglianza e miseria.
Ce l’ha ancora recentemente ricordato Forbes, la Bibbia dei sacerdoti del monoteismo del mercato deregolamentato. Otto super-miliardari – meticolosamente censiti da Forbes – detengono la stessa ricchezza che è riuscita ad accumulare la metà della popolazione più povera del pianeta: 3,6 miliardi di persone. L’1% ha accumulato nel 2016 l’equivalente di quanto sta nelle tasche del restante 99%.
Gregor Gysi è l'attuale presidente del partito tedesco Die Linke (La Sinistra), nato dalla trasformazione dell'ex partito socialista tedesco (PDS). Nel 1998 Gysi fece questo discorso al parlamento tedesco, mettendo in guardia contro l'introduzione dell'Euro. Viene quasi un dolore allo stomaco nel sentire queste lucide profezie, espresse quasi 20 anni fa.
Quello che segue è il transcript dei sottotitoli. [In ogni caso, io suggerisco di guardare il video: è più efficace - M.M.]
Si è parlato molto d’integrazione europea e, senza dubbio, l’unificazione dell’Europa è un grande obiettivo politico. Ricordo i giorni in cui venne giú il muro, all’inizio della discussione della riunificazione della Germania e alla domanda angosciante che ci si pose: ‘Cosa succederà adesso? Diventerà una Europa tedesca o una Germania europea?
di Maurizio Blondet
Esiste un segretariato dell’ONU, United Nations Capital Development Fund (UNCPD) di cui pochissimi conoscono l’esistenza. Ma lo conoscono bene Master Card Foundation e la Bill and Belinda Gates Foundation, perché ne sono divenuti i più generosi donatori. Il motivo: l’UNCPD è la centrale ideologica occulta del progetto di abolizione mondiale del contante. E’ l’ente – con Bill Gates e le finanziarie che emettono carte di credito, come Master Card – del crudele esperimento sociale che ha luogo in India, la prima cashless society a spese di un miliardo di poveri, che non hanno, ne possono avere, un conto in banca. Ricostruire chi e come ha indotto quell’esperimento in corpore vili, è un istruttivo compendio dei metodi con cui gli interessi americani si impongono dietro le quinte.
Presso la sede a New York dell’ UNCPD (“Fondo per lo Sviluppo del Capitale”: piuttosto esplicito) ha sede il segretariato della Better Than Cash Alliance (Alleanza Meglio-del-contante: molto esplicito) , nata nel 2012, un’associazione di puri idealisti che promuovono la scomparsa del liquido. Mastercard, Visa, Dell Foundaton, Omidyar Network (eBay), Citi, insomma le IT, e-commerce e finanziarie che si aspettano di fare miliardi dal passaggio totalitario ai pagamenti elettronici. Ma non si deve tralasciare che della Better than Cash Alliance sono soci anche il noto fondo filantropico e umanitario che è la Gates Foundation (Microsoft) e l’USAID, l’ente americano volto a fare il bene dei popoli sottosviluppati – come dice il nome: Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale” – che l’agenzia del Dipartimento di Stato e una delle principali coperture della CIA nelle operazioni estere.
Ho guardato i 50 minuti di questo video a bocca aperta. Non vi dico altro.
Qui (fonte Byoblu) la lista dei bonifici effettuati da MPS di cui parla Borghi nell'intervista.
Ieri tutti i media hanno dato grande risalto all'articolo del Financial Times che prevedeva conseguenze disastrose per l'Euro se al nostro referendum dovesse prevalere il "no". Con questo articolo, Paolo Annoni suggerisce una lettura più attenta dell'articolo stesso.
di Paolo Annoni
I commenti all’articolo pubblicato ieri dal Financial Times sul referendum costituzionale del 4 dicembre sembrano fatti e scritti da chi si è fermato al titolo. Ammettiamo che il titolo, “Il referendum italiano ha le chiavi del futuro dell’euro”, sia difficile da ignorare in questi tempi volatili e imprevedibili, ma nell’articolo c’è scritto molto di più. C’è scritto che le cause sottostanti a una possibile uscita dell’Italia dall’euro non hanno “niente a che fare con il referendum stesso”, che la causa principale di questa possibile uscita è che la produttività in Italia dall’introduzione dell’euro è scesa del 5% ed è salita del 10% in Francia e Germania. E cioè che non c’è spazio strutturale per l’Italia in questa Europa. C’è scritto che la seconda causa è il fallimento dell’Europa nel costruire un’adeguata unione economica e bancaria dopo la crisi del 2010-2012 e invece la scelta di imporre l’austerity. Queste sono le due cause dell’aumento dei populismi in Europa per l’FT.
In sintesi: Finlandia e Danimarca (nell'Euro la prima, legata all'Euro la seconda) stanno soffrendo economicamente. Svezia e Norvegia (che invece sono fuori dall'Euro) stanno molto meglio.
di Frances Coppola
Da @MineforNothing su Twitter riprendo questo grafico:
Ora, sappiamo che la Finlandia è nei guai. Una serie di forti shock dal lato dell’offerta ha devastato l’economia. Quando Nokia è crollata sulla scia della crisi finanziaria del 2007-2008, lacerando un buco enorme nel PIL del paese, il governo ha risposto con un sostanziale sostegno fiscale. Questo ha rovinato la sua già virtuosa posizione fiscale: in un anno è passata da un surplus del 6% a un deficit del 4%, e anche se il suo deficit da allora è leggermente migliorato, è ancora al di fuori dei parametri di Maastricht. A causa di questo, l’attuale governo – sotto la pressione degli eurocrati folli – sta attuando l’austerità fiscale, per portare il deficit al di sotto del 3% del PIL. Per un’economia che ha subito una grave diminuzione della sua capacità produttiva, questo è disastroso. Le misure di austerità non saranno in grado né di ridurre il deficit né di far ripartire l’economia. Al contrario, provocheranno un’ulteriore riduzione dell’economia e, di conseguenza – è una questione di semplice aritmetica – provocheranno un aumento del deficit in percentuale sul PIL. La Finlandia è stata in recessione per quasi tutti gli ultimi quattro anni: quello di cui ha bisogno è una politica fiscale espansiva, non di salassi. L’austerità è una strategia del tutto controproducente per un’economia che ha avuto danni sul fronte dell’offerta a causa di shock esogeni.
di Maurizio Blondet
Un lunedì dello scorso aprile un centinaio di altissimi capi di banche d’affari e “delle più grandi istituzioni finanziarie del mondo” si sono riuniti in un ufficio del Nasdaq a Times Square. In gran segreto. Lo scopo: una esercitazione, una simulazione riguardante trasferimenti finanziari con un nuovo metodo. Che ha avuto successo. Come ha notificato giuliva Bloomberg:
“Alla fine della giornata, tutti loro avevano visto qualcosa di straordinario: dollari americani trasformati in veri attivi digitali, utilizzabili istantaneamente fin dall’apertura di una transazione commerciale. Il sistema attuale (di trasferimenti e bonifici, ndr.) complesso, pesante, soggetto ad errori, ci mette dei giorni per trasferire denaro nella città o nel mondo, è sostituito istantaneamente da un nuovo sistema quasi sicuro e che risponde in tempo reale”. Un software “che trasformerà la finanza”, era quello che i massimi capintesta del totalitarismo finanziario.
E’ un incontro che ricorda molto da vicino quello di Jekyll Island, in cui nel 1910 i banchieri d’affari cospirarono per creare la Federal Reserve come loro banca privata di emissione (1).
di Valerio Lo Monaco
“Menomale che la popolazione non capisce il nostro sistema bancario e monetario perché, se lo capisse, credo che prima di domani scoppierebbe una rivoluzione“. Non è una mia frase, ma è uno degli aforismi celebri di Henry Ford ed è uno degli aforismi che nasconde una grandissima realtà. Possiamo partire da una semplice domanda: se una cosa è tua, hai bisogno di chiederla in prestito? Evidentemente no: se sei obbligato a chiederla in prestito, vuol dire che quella cosa tua non è, a maggior ragione se paghi un interesse per questa cosa che chiedi in prestito. E allora, se la cosa che chiedi in prestito, in questo caso la moneta, tua non è, evidentemente è di qualcun altro.
Occorre qualche cenno storico per capire il tutto. Originariamente la moneta non esisteva. Per scambiare delle merci tra cittadini privati si utilizzava il baratto, che funzionava bene, era un accordo tra gentiluomini, merce contro merce, senonché aveva evidentemente delle limitazioni. In seguito si prese a scambiare della merce attraverso metalli pregiati. La cosa era leggermente più utile rispetto al baratto. Il vero passaggio chiave avvenne quando poi si decise di coniare delle vere e proprie monete. Chi è che poteva coniare delle monete? Prima di tutto furono gli imperi, per esempio l’Impero romano coniava monete: letteralmente batteva moneta. Poi venne il Signore. Il Signore del Feudo.
di Guido Salvador
L'importanza sempre maggiore dei temi economici, la difficoltà di comprensione dei vari aspetti (causata anche dalle visioni contrastanti degli stessi esperti), l'attuale degenerazione verso una deleteria finanziarizzazione staccata completamente dalla sua ragion d'essere, suggeriscono una breve riflessione in merito alla pretesa scientificità dell'Economia.
Si vuole accennare in modo critico ad alcuni concetti basilari di questa disciplina esponendoli in ordine sparso.
Innanzi tutto ci si trova di fronte ad una difficoltà di definizione dell'Economia, che in modo semplice può intendersi come una attività volta al soddisfacimento di bisogni mediante l'utilizzo di beni, limitati nella loro disponibilità e da ottenersi attraverso uno scambio.
Anche il termine “bisogno” non è ben definibile né quantificabile da un punto di vista scientifico (tranne i casi dei valori minimi in relazione alla sopravvivenza fisica) come pure il “soddisfacimento” trattandosi di una valutazione puramente personale di tipo psicologico.
Beni economici
La limitatezza soggettiva della disponibilità dei beni (nel luogo e/o nel tempo) è necessaria per poterli considerare di tipo economico poiché in caso contrario non sussisterebbe lo scambio potendo chiunque utilizzarli direttamente.
Raramente ho trovato un analisi così lucida, comprensibile e lineare sul problema delle banche, sulla creazione del denaro, e sulle conseguenze che questo comporta all'interno della società. (M.M.)
Per i nostri figli, dobbiamo uscirne - di Maurizio Blondet
”La vedo ogni giorno questa generazione dei 25enni e dei trentenni. Destini incerti come le foglie nei boschi di dicembre. Proprio nell’età che dovrebbe essere quella della fioritura, della fecondità, dell’energia (…) una generazione di ragazzi bravi intelligenti, col segreto dolore di chi si sente senza definizione, anonimo, senza un posto nel presente e forse nel futuro”. La generazione sprecata che Antonio Socci ha tratteggiato così nel suo articolo natalizio su Libero è, in ultima analisi, vittima della deflazione: non ci sono soldi, o meglio, non circolano. E la deflazione è l’esito ineluttabile e costantemente ripetuto del capitalismo, quando non gli viene impedito di applicarsi sulla società con tutto il suo rigore ideologico (che i liberisti proclamano “scientifico”). Infine, ci sono dei metodi riconosciuti per combattere la deflazione; hanno funzionato in passato; oggi non li si vuole adottare, perché ridurrebbero il potere a quelli che lo detengono.
Mi rendo conto che queste qui sopra siano una serie di affermazioni apodittiche, contestabili dagli ignoranti e dagli ideologi del pensiero unico, che richiedono spiegazioni; purtroppo lunghe.
La deflazione è instaurata
Partiamo da ciò che tutti vedono, o dovrebbero vedere: le banche centrali non riescono, applicando i metodi prescritti dal capitalismo terminale (che le possiede), a sconfiggere la deflazione. La Federal Reserve ha ridotto il tasso primario a 0 (che significa: le banche possono ottenere dollari gratis) dal 2008, per 7 anni. Ha lanciato tre giri di cosiddetto quantitative easing, diciamo “stampaggio di moneta”, e comprato a man bassa Buoni del Tesoro Usa, iniettando trilioni di dollari nel sistema. La Banca del Giappone ha stampato a perdifiato, per rimettere in moto un’economia congelata da un decennio. La BCE (Draghi) ha tagliato il suo tasso di deposito a negativo (meno 0,2) per punire le banche e i risparmiatori che tesaurizzano i soldi, onde spingerli ad investirli.
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