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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

Capitolo 3


12. LA FALSIFICAZIONE DELLA STORIA E DELL'ARCHEOLOGIA DI NOVGOROD-SUL-VOLKHOV

12.1. La vera cronologia implicita nella "sezioni di livello" del manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov

Le informazioni raccolte nella presente sezione si basano sulle osservazioni relative alla dendrocronologia di Novgorod effettuate da Y. A. Yeliseyev.

Ci è stato detto che Novgorod-sul-Volkhov, che gli storici identificano come la Grande Novgorod descritta nelle cronache, possiede un unico mezzo di datazione assoluta – i diversi strati dei manto stradale di Novgorod presumibilmente antichi. Tutti gli oggetti che si trovano in questi strati sono fiduciosamente datati dagli storici e dagli archeologi moderni con un tasso di precisione di 10-15 anni ([993]); inoltre, le date in questione sono presentate come indipendenti dalla storia Russa consensuale secondo Scaligero e Miller. La dendrocronologia di Novgorod-sul-Volkhov è considerata la prova indipendente della versione Romanoviana della storia Russa. Nella fig. 3.29 presentiamo la fotografia di uno scavo con tutti i 28 strati di vecchio manto stradale visibili di Novgorod; sono in ottime condizioni. Pertanto, 28 è il numero massimo di strati di pavimentazione presenti nella città ([993], pagina 16). L’ accademico V. L. Yanin ci racconta che "nei 550 anni trascorsi della formazione di questo antico strato di resti. . . vediamo. . . 28 strati di pavimentazione - un gigantesco cumulo di pini in condizioni eccellenti" ([993], pag. 16). V. L. Yanin scrive inoltre che "i tronchi di [presumibilmente - Aut.] 800 anni... possono ancora essere utilizzati a fini di costruzione" ([993], pag. 15).

Fig. 3.28. L'icona di Yaroslavl conosciuta come "Nostra Signora di Yaroslavl, la Grande Panhagia" o "l’Horanta di Yaroslavl". Dalla Cattedrale di Spaso-Preobrazhenskiy del Monastero Spasskiy, negli anni 1320 ([142], pag. 11). La città di Yaroslavl. Tratto da [142], pagina 11.

Figura 3.29. Fotografia di uno scavo in cui si possono vedere tutti i 28 strati delle vecchie pavimentazioni stradali di "Novgorod" Volkhov. Tratto da [993], pagina 21.

Fig. 3.30. Documento #109 su corteccia di betulla di Novgorod-sul-Volkhov. Arbitrariamente risalente al presunto XII secolo; in realtà, i documenti risalgono al secolo XVI-XVII. Sottolineiamo l'utilizzo dei due punti nella punteggiatura. Tratto da [993], pagina 172.

Perché Yanin si riferisce a 550 anni prima? La questione è che gli intervalli di tempo tra gli strati di pavimentazione possono essere stimati confrontando la distribuzione annuale della larghezza dell'anello. Il concetto è sufficientemente semplice e chiaro. Non abbiamo controllato l'applicazione pratica di questo metodo - tuttavia, anche supponendo che questa stima sia corretta, ci si trova immediatamente di fronte al seguente problema.

Le strade di Novgorod-sul-Volkhov devono essere state pavimentate con legno fino al XX secolo con l'introduzione dell'asfalto; non si vede perché gli abitanti della città dovessero smettere di utilizzare questo sistema per trovarsi a sguazzare nel fango. I manto stradale di Novgorod è fatto di tipici tronchi che erano un elemento sine qua non della vita umana nelle zone paludose. Ciò ci offre un’ottima occasione per stimare la data delle fondazioni della moderna Novgorod. Una sottrazione di 550 anni da una data arbitraria del XX secolo come il 1940 ci lascerà approssimativamente al 1400.

Come può essere vero? Consideriamo la questione dal punto di vista di uno storico Scaligeriano, che insiste sulle fondazione della Novgorod delle cronache nel X secolo d.C., e sull'identificazione della città come la moderna Novgorod-sul-Volkhov (e non la Yaroslavl sul Volga che implica la nostra ricostruzione). L'implicazione è che la costruzione delle strade di tronchi dovrebbe coincidere da queste parti con la fondazione di un qualsiasi tipo di insediamento; anche gli storici sono d'accordo. La condizione ideale dello strato più basso fa sì che sia il primo; se ci fossero stati quelli precedenti e se si fossero decomposti completamente, lo strato più basso sarebbe stato semidecomposto. Non vediamo niente del genere. Pertanto, gli strati presenti ci dicono che il primo insediamento di queste paludi deve essere datato al XV secolo e non al X.

I "dendrocronologi" guidati dall’Accademico V. L. Yanin suggeriscono di spostare la cronologia di Novgorod indietro di 500 anni, e sostengono che tutti gli strati del manto stradale devono essere datati all'epoca del XV secolo ([993], pagina 16). Cito da V.L. Yanin:

Così, la formazione del più antico manto stradale avvenne tra la metà del X secolo e la fine del XV; il processo ha richiesto 28 strati di pavimentazione ed è durato più di 550 anni" ( [993], pag. 16). In altre parole, ci viene detto che lo strato più alto dei manto stradale di Novgorod risale al XV secolo. In questo caso, cosa è successo ai numerosi strati di tronchi asfaltati nei successivi 500 anni (il XV-XX secolo)? Si dice che questi siano "marciti e si siano completamente decomposti", il che appare estremamente bizzarro. Il manto stradale "antico" rimane intatto, mentre quello più recente (dal secolo XVI in poi) è scomparso senza lasciare traccia.

Yanin ci dice che "la materia organica rimane in ottime condizioni a causa dell'elevata umidità prevalente negli strati inferiori del terreno di Novgorod" ([993], pagina 16). In altre parole, le paludi preservano la materia organica dal degrado; questo è un fatto ampiamente noto. Dal momento che la città di "Novgorod" sul Volkhov è stata fondata tra le paludi, non ci sono stati problemi per quanto riguarda la conservazione del materiale organico - tuttavia, bisogna chiedersi per quali ragioni questo processo si sia tinterrotto nel XV secolo. Yanin scrive che "non c'è materia organica negli strati più recenti che abbia raggiunto i giorni nostri (la seconda metà del XV secolo e così via)" ([93], pagina 46). Quale cataclisma ha colpito la regione di Volkhov nel XVI secolo e perché la conservazione della materia organica si sia stata fermata? Gli "archeologi di Volkhov" non sanno darci risposte comprensibili. In altre parole, si vede che tutte le scoperte dell'area di Volkhov sono arbitrariamente datate all’epoca del XV secolo. Ciò ha portato a uno strano vuoto nell'"archeologia e cronologia della regione di Volkhov" – un vuoto di 400 anni, non meno. Questo vuoto ha cancellato ogni evento storico che si è svolto in questa regione tra il XV e il XX secolo.

Gli archeologi hanno evidentemente notato questa lacuna cronologica e si sono allarmati. Yanin cita un vuoto di 400 anni nella dendrocronologia della regione di Volkhov nella nuova edizione del suo libro ([993] ). Afferma che il gap è stato colmato, ma non si preoccupa di divulgare dettagli o spiegare come è stato fatto.

Ritorniamo alla questione di trovare una data assoluta per gli strati di pavimentazione della regione di Volkhov. Perché sono stati datati al X-XVsecolo? Il libro di Yanin contiene la seguente risposta: "Abbiamo per prima cosa. . . cercato di costruire una scala dendrocronologica relativa. . . e poi arrivare ai dati assoluti. Abbiamo studiato i tronchi delle fondazioni delle chiese di Novgorod; le date in cui sono state create ci sono note da cronache" ( [993] , pag. 20). Yanin ripete questa affermazione nella riedizione del suo libro del 1998.

Tutto diventa perfettamente chiaro - Yanin ci dice esplicitamente che l'intera dendrocronologia di Novgorod-sul-Volkhov si basa sulla cronologia Scaligeriano-Milleriana delle cronache Russe, che sono state usate come fonte per le date di costruzione di diverse chiese. I tronchi delle loro fondazioni sono stati perciò ipso facto "datati", e la datazione degli strati di pavimentazione è stata calcolata di conseguenza. Tuttavia, già sappiamo che le cronache in questione sono falsificazioni o edizioni del XVII-XVIII secolo, qv nel Chron4, capitolo 1. La datazione "dendrocronologica" indipendente degli oggetti scavi nella regione di Novgorod-sul-Volkhov è quindi fuori questione.

V. L. Yanin sembra esserne al corrente, visto che nell'edizione del 1965 del suo libro troviamo il seguente passaggio: "B. A. Kolchin sta raccogliendo campioni di tronchi risalenti al XVI, XVII e XVIII secolo per completare la scala e farla arrivare all’oggi, per poi tornare indietro per confrontare i dati per una certezza assoluta" ([993], pagine 20-21).

Sfortunatamente, l'edizione del 1998 non parla molto dei dettagli di questa "verifica" - sarebbe molto interessante scoprire come B. A. Kolchin è riuscito a colmare il divario di 400 anni nella dendrocronologia di "Novgorod".

L'importante circostanza che tutta la storia e la cronologia di Novgorod-sul-Volkhov si basino solo sulle cronache, o su fonti scritte, è riconosciuta dagli stessi storici. M. Karger, storico, ci dice "Questi rapporti. . . sono restati l’unica fonte per la ricostruzione dell’antica storia della città fino a poco tempo fa" ([365], pagina 8).

La nostra ricostruzione della vera cronologia di Novgorod-sul-Volkhov è la seguente. Un qualche tipo di insediamento fu stabilito qui nel XV secolo, forse più tardi. Nel XVII secolo, durante la guerra con la Svezia, qui si è dovuto costruire una piccola fortezza. A causa del carattere paludoso del terreno, le strade hanno richiesto una pavimentazione; questi manti stradali di legno sono affondati e sono stati necessari nuovi strati di tavole. Questa attività deve essere proseguita fino al XX secolo, poiché non si vede altro motivo per la sua interruzione se non l'avvento dell'asfalto; gli ultimi strati di pavimentazione devono pertanto risalire allo XIX o addirittura al XX secolo ([365], pagina 8). Non dimenticate che gli "scavi di Novgorod" sono iniziati solo nel XX secolo ([365] , pag. 8). Ci si potrebbe chiedere per quale motivo gli archeologi del XIX secolo non abbiano avuto la brillante idea di scavare il famoso "antico manto stradale della GrandeNovgorod"; è possibile che questo manto stradale fosse ancora stati utilizzato attivamente nel XIX secolo? Lo strato superiore della pavimentazione del XV secolo era ancora palesemente visibile a tutti nel XIX secolo e considerato recente; datarlo al XV secolo sarebbe stato quindi impossibile.

Gli scavi dei famosi manti stradali sono iniziati solo nel 1951, nei luoghi delle costruzioni distrutte nella guerra del 1941-1945. Yanin riporta quanto segue:

"Nel 1951, quando gli archeologi stavano stimando le coordinate dei futuri scavi, il territorio era una terra desolata ricoperta di bardana e cespugli di sambuco... pezzi di armamenti di calcestruzzo arrugginito si vedevano attraverso le erbacce, tra i detriti di mattoni e malta - i nazisti avevano lasciato 1/250esimo di una città fiorente nel morto territorio. Era il settimo anno dopo la guerra; Novgorod stava lentamente recuperando, sorgendo dalle rovine carbonizzate e ricostruendosi da sola" ([993], pagina 10).

L’accademico V. L. Yanin prosegue dicendo che il "manto stradale" di Novgorod-sul-Volkhov è aumentato di due metri dalla fine del XV secolo ([93], pagina 16). In altre parole, il manto stradale composto da tronchi di legno si trovava alla profondità di circa due metri - questa avrebbe ben potuto essere la pavimentazione del XX secolo prima della guerra, precedenti di una decade gli scavi.

I nostri oppositori possono ricordarci che tra i tronchi di pavimentazione sono stati trovati alcuni documenti "antichi" scritti su corteccia di betulla; si suppone che questi dati risalgano al secolo XI-XV. L'idea che la corteccia di betulla possa essere stata usata per scrivere nel XIX secolo è considerata assurda. Di seguito indicheremo il contenuto dei registri delle cortecce di betulla del "XV secolo"; come vedremo, non contengono nulla che non possa essere stato scritto nel XIX secolo. Per quanto riguarda l'uso recente della corteccia di betulla per scrivere, citiamo da V. L. Yanin stesso: "Molti documenti sulla corteccia di betulla sono sopravvissuti e sono conservati nei musei e negli archivi di oggi - tra cui cronache tarde risalenti al XVII secolo XIX, e interi libri.. nel 1715, i Siberiani usavano un libro fatto di corteccia di betulla per tenere i registri fiscali... L'etnografo S. V. Maksimov, che aveva visto un libro di corteccia di betulla in un insediamento di vecchi credenti sul fiume Mezen, aveva persino espresso il suo fascino per questo materiale scritto, così insolito per noi... è inoltre noto che anche gli Svedesi utilizzavano la corteccia di betulla per scrivere nel XVII-XVIII secolo ([993], pag. 27).

Inoltre: "l'etnografo A. A. Dounin-Gorchavich, che aveva visto i khanty [un'etnia indigena della Russia settentrionale] preparare la corteccia per la scrittura all'inizio di questo secolo [il XX - agosto] riferisce che il materiale viene bollito in acqua per renderlo adatto alla scrittura" ([993], pagina 29).

Uno dei nostri lettori, un ingegnere geologo della regione Komi della Russia (Oukhta) di nome Vitaliy Vassilyevich Kozlov, ci ha inviato informazioni su un libro sulla storia dell'editoria durante la Seconda Guerra Mondiale. La sezione sulle pubblicazioni della guerriglia (giornali, volantini, opuscoli, ecc.) ci racconta dell'uso della corteccia di betulla per la stampa, in particolare da parte dei guerriglieri del Nord-Ovest, dove si trova Novgorod-sul-Volkhov. La corteccia di betulla è stata quindi usata come materiale per la scrittura fino alla metà del XX secolo.

Pertanto, il fatto che siano stati trovati documenti su corteccia di betulla negli strati superiori dei manto stradale di Novgorod non implica necessariamente che questi strati abbiano un’età notevole. Potrebbero risalire allo XIX e anche al XX secolo.

Ci si potrebbe chiedere quali siano le ragioni per usare la corteccia di betulla come materiale di scrittura nel XIX secolo, dopo l'invenzione della carta. Il fatto è che la carta era rimasta molto costosa fino al XX secolo - mentre la corteccia era molto meno costosa, soprattutto nel Nord. Il materiale scritto in questione non era composto da semplici pezzi di corteccia staccati da un albero:

"La corteccia di betulla doveva essere bollita in acqua per renderla più elastica e adatta alla scrittura; I livelli grossolani sarebbero poi stati rimossi. . . Le cortecce di betulla erano generalmente tagliate di forma rettangolare" ( [993], pag. 33). La corteccia di betulla, quindi, potrebbe aver gareggiato con la carta fino al XIX secolo, dato il suo basso costo.

V. L. Yanin ci dice che "tutti i libri e i documenti fatti di corteccia di betulla noti agli scienziati prima del 26 luglio 1951 sono stati scritti con l’inchiostro, senza eccezioni" ( [993], pag. 30). Tuttavia, i famosi documenti su corteccia di betulla di Novgorod-sul-Volkhov vengono graffiati su pezzi di corteccia, senza tracce di inchiostro da nessuna parte. Perche' avrebbero dovuto averne? Il terreno paludoso doveva essere così umido che l'inchiostro sarebbe stato lavato via; gli unici pezzi di corteccia di betulla con sopra del testo sono quelli dove le lettere sono state graffiate. Un tipico documento trovato a Novgorod-sul-Volkhov è riportato nella fig. 3.30.

Torniamo al contenuto degli "antichi" documenti trovati a Novgorod sul-Volkhov. Quasi tutti i documenti citati nel libro di Yanin dal titolo "Ti ho spedito una lettera di corteccia di betulla” sono di natura quotidiana; il loro testo non contiene segni della loro "grande antichità", anche se gli storici moderni cercano di trovarla nel testo dei documenti. Eppure questi "segni" possono ben essere quelli del XIX secolo - come nel caso del Documento n. 288, ad esempio, datato al presunto XIV secolo (la vera datazione è di 400 anni più recente, come stiamo iniziando a capire, e riguarda l'epoca del XVIII-XIX secolo).

Nel documento si legge: "khamu, tre cubetti. . . uno zolotnik [1/96 di una sterlina - Trad.] di filo di seta verde, un altro di seta dorata, e un altro di colore giallo e verde. . . uno zolotnik di candeggina per uno sbiancamento, del sapone Bulgaro per lo stesso sbiancamento e per un altro sbiancamento. . . " ( [993] , pagg. 45-46). Yanin commenta il testo nel modo seguente: "sebbene questa epistola non abbia né un inizio né una fine, si può essere certi che sia stata scritta da qialche ricamatrice. Il tessuto (kham in Russo antico) doveva essere sbiancato con candeggina e sapone" ([993], pag. 46). Ci è stato detto che questo passaggio dimostra innegabilmente la "grande antichità" del documento sulla corteccia di betulla, perché la parola khamovnik significava "tessitore" o "ricamatore" in Russo antico ([223], [224] e [225]). Tuttavia, dato che il documento in questione riguarda il ricamo con la seta, non avrebbe più senso supporre che "khamu" sia in realtà parte della parola "barkhatu" (il caso genitivo di "barkhat la parola Russa "velluto"), con la lettera T scritta nel modo particolare per la Russia, con tre "gambi" in basso - Si può facilmente confondere per la lettera M. La seta veniva più spesso utilizzata per il ricamo del velluto, dopotutto; in generale, tutti gli oggetti menzionati nel testo - velluto, sapone, candeggina e seta colorata, erano comuni nel XIX secolo.

Lo stesso vale per tutti gli altri documenti di Novgorod-sulVolkhov.

Riassumiamo. L'intera situazione sembra davvero strana - appena 50 o 100 anni dopo che i manti stradali in legno cessano di essere utilizzati, storici e archeologi li riscoprono e annunciano che i tronchi sono databili a tempi immemorabili. Ciò è direttamente riconducibile al fatto che la scienza storica manca ancora dei mezzi per un'datazione oggettiva; La cronologia consensuale è quindi un caos totale di dati soggettivi. Ne siamo stati testimoni molte volte; gli scavi a Novgorod-sul-Volkhov sono solo un altro esempio.

12.2. Novgorod-sul-Volkhov era anche noto come "okolotok" (parola Russa utilizzata per un accordo parrocchiale)
Ricordiamo al lettore che, secondo le nostre ricerche, la Grande Novgorod, come descritta nelle cronache, non ha nulla in comune con la città delle paludi della regione di Volkhov, conosciuta con lo stesso nome oggigiorno (a quanto pare, questo orgoglioso nome è stato associato solo alla città in questione nel XVII secolo. È molto probabile che le cronache Russe abbiano usato il nome "Grande Novgorod" per riferirsi all'agglomerato di città situate all’incrocio di Volga e Oka e non solo per una città - in altre parole, l'intera terra nota come "Russia di Vladimir e Suzdal" di oggi. Il centro amministrativo dell'agglomerato, secondo la nostra ricostruzione si trovava nella città di Yaroslavl sul Volga (la famosa "Corte di Yaroslav).

Così, ci si potrebbe chiedere quale fosse il vecchio nome della Novgorod moderna sulla Volkhov - usato prima del XVII secolo, quando questa città venne rinominata "Grande Novgorod". Poichè ciò è avvenuto appena 300 anni fa, abbiamo qualche speranza di ricostruire il vero vecchio nome della città sulla Volkhov con l'aiuto di fonti storiche.

Questa speranza non è vana - è molto facile scoprire il vero nome di "Novgorod" sul Volkhov. Apprendiamo quanto segue dal manuale intitolato La Cittadella di Novgorod ([731]): "Tutto ciò che si trovava al di fuori dell'insediamento iniziale di Novgorod era noto come okolotok. Anche nel XIV-XVI secolo questo nome veniva usato per riferirsi all’intero territorio della cittadella, a parte la Corte del Sovrano. Okolotok era venuto a sostituire il nome originale di Novgorod" ([731], pagina 9).

Con l’espressione “insediamento iniziale” gli autori del libro intendono la cittadella, piuttosto piccola, nel centro della città: "Novgorod (o la sua cittadella, le due cose in realtà sono la stessa) era stato il centro “veche” dell'intera città costruita sul fiume Volkhov. . . la piccola corte principesca copriva inizialmente l'intera città" ([731], pag. 9).

I dettagli dell’ "eroica" storia di Novgorod-sul-Volkhov sono quindi estremamente interessanti: ci è stato detto che il nome di Novgorod veniva usato solo per riferirsi alla piccola cittadella nel centro della città, mentre il resto, a quanto pare, aveva un nome diverso nella "profonda antichità". Nel XVI secolo anche il Cremlino non era conosciuto come Novgorod, ma piuttosto come "okolotok", qv sopra. Esiste la possibilità che la corte del sovrano fosse comunque nota come Novgorod. Gli storici sono pertanto del parere che gli abitanti della città sul fiume Volkhov ricordassero ancora dalle cronache il nome di "Novgorod", e lo utilizzassero unicamente per la corte della città; si ammette anche che la parola "okolotok" veniva usata per il resto della moderna "Novgorod". Ci si potrebbe chiedere perché il nome di "Grande Novgorod" avrebbe dovuto essere dimenticato dagli abitanti della città - un piccolo insediamento militare o monastico sul fiume Volkhov avrebbe ben potuto essere conosciuto un tempo come "Novgorod", dopo tutto, il nome si traduce come "Nuova Città", e l'insediamento era stato appena costruito nel XV secolo. Tuttavia, ci viene detto che non è mai stata conosciuta come "Grande".

Siamo del parere che quanto sopra implichi la mancata esistenza di un nome adeguato per la piccola città sul fiume Volkhov nel secolo XVI, o l'epoca pre-romanoviana - il nome "okolotok" è di natura molto generale e descrittiva. Era ancora in uso relativamente di recente per riferirsi a un gruppo di villaggi, un sobborgo o un insediamento parrocchiale ([224], volume 2, pagina 1717). Il grado di polizia dell'"okolotochniy nadziratel", o "ufficiale responsabile di un okolotok", è esistito in Russia fino al XX secolo (ibid).

La città di Novgorod, sul fiume Volkhov, è stata quindi un recente insediamento di minore importanza nel XVI - XVII secolo, senza nemmeno un nome. Può esserci stato un remoto monastero o un piccolo forte; l'insediamento apparso nei dintorni era noto come "okolotok". Questa parola è probabilmente derivata dalla parola Russa "okolo", che significa "vicino" – "le vicinanze", cioè della cittadella militare, per esempio. Più tardi, nel XVII secolo, quando tutta la storia Russa venne distorta per servire gli interessi della dinastia Romanov, i falsificatori ebbero bisogno di una città Russa che avrebbe svolto la parte della Grande Novgorod come descritto nelle cronache al posto dell'originale Novgorod, o di Yaroslavl. Gli eventi relativi alle cronache sono stati così trasferiti sulle rive paludose del fiume Volkhov nelle fonti cartacee. Le nuove mappe, così come quelle "antiche" prodotte in serie nel XVIII-XIX secolo, hanno adottato la formula "Grande Novgorod".

Gli abitanti locali hanno adottato il nuovo nome senza molti problemi; bisogna pensare che la loro prima conoscenza della presunta grande storia del "Grande Novgorod" sul fiume Volkhov sia avvenuta circa 100-200 anni dopo, quando hanno letto la “Storia” di N. M. Karamzin, dove la localizzazione sul Volkhov della Grande Novgorod è già sufficientemente esplicita. Va detto che Novgorod-sul-Volkhov è diventato ufficialmente la Grande Novgorod alla fine degli anni '90.

Questo spiega la condizione di Novgorod sul-Volkhov nel XVII secolo, abbastanza povera da far raccontare allo storico M. Karger del "destino storico della città che si è trasformata in una remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. . ." ([365], pag. 5). Tutto è perfettamente chiaro: il nuovo insediamento cominciava a insediarsi solo nel XVII secolo; qui c'era una palizzata per la difesa militare. Apprendiamo che "il governo Moscovita cercava di mantenere la capacità difensiva della palizzata di Novgorod" ([365], pagg. 12-13).

12.3. Attrazioni turistiche presentate come la famosa "Corte del Sovrano", dove era insediato l'arcivescovo della Grande Novgorod
La cronaca della Grande Novgorod ci racconta spesso della famosa "Corte del Sovrano", o della residenza dell'arcivescovo di Novgorod. L'arcivescovo era conosciuto come il sovrano di Novgorod e, secondo le cronache, governava su tutta la città. La sua influenza era immensa - non solo a Novgorod, ma in generale anche in Russia, e così la sua ricchezza. C'è rimasto qualcosa della sua corte, che doveva annegare nel lusso e nell'opulenza? Le cronache ci dicono che il territorio della "Corte del Sovrano" ospitava il palazzo dell’arcivescovo e diversi altri edifici. Ne vediamo una traccia da qualche parte nella Novgorod moderna?

La guida di L. A. Rozhdestvenskaya dal titolo La Cittadella di Novgorod ([731]) è abbastanza sicura di sé quando ripete che secondo le cronache: "l’arcivescovo, conosciuto anche come il sovrano, era l’unico signore e padrone della cittadella e della corte, che costituiva il centro di Novgorod nei primi giorni di esistenza della città" ([731], pag. 9). Poi Rozhdestvenskaya salta dalla "storia antica" alle condizioni moderne delle locali:

"La Corte del Sovrano della città di Novgorod è un notevole complesso di costruzioni civili che ospitava servizi amministrativi ed economici. Anche l'arcivescovo di Novgorod viveva qui, conosciuto come il proprietario di un enorme tesoro; anche il Consiglio dei Signori si riuniva nella cittadella, decidendo le politiche interne ed estere della Grande Novgorod" ([731], pag. 24).

Si scopre che gli storici ci mostrano davvero una "Corte del Sovrano" a Novgorod-sul-Volkhov, qv nella fig. 3.31. Bisogna dire che l'edificio che vediamo è del tutto irrilevante - vediamo il muro di una cittadella e un semplice edificio a due piani, che è tutto tranne che antico. Chiediamoci l’età degli edifici che costituiscono l’insieme della presunta "Corte del Sovrano", nonché del loro destino nel secolo XVII-XIX - ricostruzione, ristrutturazioni, uso generale, ecc.

Ciò che apprendiamo è che quasi tutti gli edifici della "Corte del Sovrano" (con l’unica eccezione della "camera sfaccettata") sono stati costruiti nel secolo XVII-XIX ([731], pagg. 24-28) - postdatando di qualche secolo l’epoca della presunta residenza dell’arcivescovo a Novgorod-sul-Volkhov. Siamo del parere che non ci sia mai stato un arcivescovo di Novgorod-sul-Volkhov. Si sa che "dal XVII secolo la cittadella di Novgorod è stata una roccaforte in cui risiedevano leader militari" ([731], pag. 18). I leader militari, attenzione, non gli arcivescovi. Il principale edificio della "Corte del Sovrano" è la cosiddetta "Camera sfaccettata"; ne tratteremo a lungo più avanti.

Inoltre, non vi sono segnali che indichino una precedente residenza di un sovrano, o di un arcivescovo, presso la "Corte del Sovrano". Gli storici non hanno ancora raggiunto alcun consenso nella scelta di un unico edificio della "Corte del Sovrano" e nella sua denominazione a "Palazzo dell’Arcivescovo"; a quanto pare, si tratta di un "serio problema scientifico", e non c'è unanimità tra le fila degli storici. Ad esempio:

Fig. 3.31. La presunta "Corte del Governatore della Grande Novgorod" nella città moderna di Novgorod sul fiume Volkhov, Tratto dal [731], pagg. 64-65, inserto.

Fig. 3.32. Il piccolo edificio all'interno della cittadella della moderna Novgorod sul fiume Volkhov, che svolge la parte della "camera sfaccettata" nella "Corte del Governatore della Grande Novgorod". La costruzione dell'edificio vien fatta risalire al XV secolo. Si tratta tuttavia di una costruzione tipica del XVII-XVIII secolo. Non è chiaro il motivo per cui questo edificio in particolare sia stato datato al XV secolo e chiamato "Camera sfaccettata" - non vediamo alcuna sfaccettatura su di esso, mentre il nome stesso suggerisce che le pareti siano decorate in modo particolare. Tratto da [731], pagine 64-65, inserto.

Fig. 3.33. La Camera Sfaccettata del Cremlino a Mosca. Vediamo la parte anteriore orientale del muro esterno della camera con blocchi di pietra sfaccettati, da cui il nome. Tratto da [191]. 64-65, inserto interno.

Figura 3.34. Ingrandimento di un frammento della parete anteriore della sezione sfaccettata. I blocchi sfaccettati ai i quali deve il proprio nome sono chiaramente visibili. Tratto da [191], inserto interno.

Fig. 3.35. L'interno del banale edificio che si dice essere la "Camera sfaccettata della Grande Novgorod". Presumibilmente datato al XV secolo, tuttavia si tratta di una mera imitazione dello stile del XV secolo, e probabilmente risale al XIX secolo. Tratto da [731], pagine 64-65, inserto.

Fig. 3.36. Fotografia della Sala Cerimoniale della Camera Sfaccettata di Mosca. Tratto da [191], inserto.

Fig. 3.37. Un antica incisione del XVIII secolo che raffigura una festa nella splendida Camera Sfaccettata del Cremlino Moscovita. Tratto da [191], pagina 15.

"Secondo l'architetto V. N. Zakharova, il palazzo dell’arcivescovo è l’edificio tra l’edificio Likhoudov e la Torre Metropolitana. . . poiché quest’ultimo deve trovarsi nelle immediate vicinanze del palazzo" ([731], pag. 28). Vediamo che l’edificio che tradizionalmente era considerato il "Palazzo dell’Arcivescovo" è secondo gli architetti qualcosa di completamente diverso. Persino le moderne guide lo presentano come "ill cosiddetto Palazzo dell’Arcivescovo" ([731], pag. 28).

Gli storici sono eccezionalmente orgogliosi della cosiddetta "Camera Sfaccettata" della cittadella di Novgorod-sul-Volkhov; la guida ([731]) assegna un intero capitolo a questo edificio. L. A. Rozhdestvenskaya scrive:

"La Camera Sfaccettata conosciuta anche come la Camera del Sovrano, è uno degli edifici più straordinari dell’intero complesso della Corte del Sovrano, e l’unica costruzione che ha raggiunto i nostri giorni. Una cronaca di Novgorod del 1433 riporta: "Nello stesso anno Sua Altezza Euphimei ha costruito una camera nella sua corte, con 30 porte. Gli artigiani di Novgorod lavorarono insieme ai loro omologhi Tedeschi" ([731], pag. 33).

Una foto moderna di questo "capolavoro del XV secolo di antica architettura Russa con 30 porte", la cui costruzione richiedeva l'impegno congiunto di artigiani Russi e Tedeschi, è visibile nella fig. 3.32. Ciò che vediamo è una casa molto comune del XVI-XIX secolo - ci sono una grande abbondanza di case simili in molte città Russe. A proposito, vediamo una sola porta sulla fotografia (fig. 3.32). È un mistero come qui si possano costruire 30 porte. Si può presumere un’esagerazione da parte del cronista, o l’inclusione delle porte interne dell’edificio nel numero complessivo. Tuttavia, tale "vanto" sembrerebbe piuttosto strano; vediamo chiaramente che il cronista si riferisce a qualcosa di affascinante. Non c'è nulla di sorprendente in 30 porte interne - quasi ogni grande casa ne avrà tante e anche di più. 30 ingressi, d'altro canto, implicano una grande dimensione dell'edificio e una certa eccentricità della sua architettura. Tutto ciò sembra esistere in realtà; tuttavia, esiste nell'enorme Yaroslavl, la storica Grande Novgorod, che è stata duramente colpita durante il "massacro di Novgorod" del secolo XVI, e non in "una remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. . ." ( [365], pag. 5).

Torniamo nella città sul fiume Volkhov. Da dove ha preso il nome la cosiddetta "Camera Sfaccettata"?

Sappiamo tutti che aspetto abbia la famosa Camera Sfaccettata del Cremlino di Mosca. La sua facciata è formata da blocchi di pietra tetraedri con sfaccettature manifeste, il che rende la Camera piuttosto unica (vedi figg. 3.33 e 3.34). Il nome stesso della Camera deriva da questi blocchi di pietra, come sottolineato anche dagli stessi storici ([191], pagina 8).

Ci sono blocchi sfaccettati da qualche parte nella "Camera Sfaccettata di Novgorod" (fig. 3.32)? Nessuno! I muri sono perfettamente ordinari, lisci e intonacati. Non c'e' traccia di una sfaccettatura da nessuna parte. I nostri oppositori potrebbero dire che qualcuno deve aver asportato le sfaccettature e averle sostituite con lo stucco. Ma quando è successo, e come? Né i documenti né la guida ([731]) ci dicono una sola parola al riguardo.

Siamo del parere che ciò che incontriamo qui non sia che un tentativo di trovare solide basi per la nuova versione Romanoviana della storia Russa, introdotta di recente, e piuttosto goffo. Il concetto era piuttosto semplice - bisognava trovare un piccolo onsediamento sul Volkhov che potesse essere stato un tempo la Grande Novgorod, comemenzionato nelle cronache. Queste ultime specificavano l'esistenza della famosa Camera Sfaccettata nella Grande Novgorod, e così gli storici Romanoviani hanno evidentemente deciso che una certa casa del XVIII secolo poteva servire come famosa Camera Sfaccettata, la targa commemorativa dice "Camera del Sovrano". 1433 d.c." che è laprova principale di tale identificazione (qv nella fig. 3.32). La placca commemorativa assicura la trasformazione di un semplice edificio in una attrazione turistica – e questo da molti anni.

È possibile che l’interno della scialba "Camera Sfaccettata", nell'insediamento di Volkhov, possa sorprenderci con la generosità delle sue decorazioni, togliendoci ogni dubbio che l'improprio edificio che si vede nella fig. 3.32 sia stato una volta la famosa Camera Sfaccettata della Grande Novgorod?

La stessa guida di cui abbiamo parlato ci dice che c'è una famosa storica sala d'attesa nella cosiddetta "Camera Sfaccettata”:

"La Camera deò Sovrano è stata testimone silenziosa di molti eventi storici. Qui sono stati ricevuti gli inviati del Gran Principe di Mosca, come pure i visitatori provenienti da terre lontane; qui è stato letto un decreto reale. Nel 1478 ha sentito l'editto di Ivan III sull'annessione delle terre di Novgorod da parte di Mosca. . . e nel 1570 vide il triste banchetto di Ivan il Terribile" ([731], pagina 34).

Sppiamo com'erano le sale reali del XV-XVI secolo, l'esempio migliore sono gli edifici del Cremlino a Mosca, risalenti allo stesso XV secolo della Camera Sfaccettata della Grande Novgorod degli storici. Qualche storico sostiene addirittura che alcuni frammenti di questa datino al XII secolo ([557], pag. 37); tuttavia, la data sulla targa commemorativa è quella del 1433, qv nella fig. 3.32.

Fig. 3.38. Foto della Camera Sfaccettata del Cremlino. Tratto dagli autori nel 2000.

Prendiamo ora in considerazione la "prima hall" dell'edificio di Novgorod-sul-Volkhov, la cui foto moderna è visibile nella fig. 3.35. L'interno di questa "sala anteriore" è in una corrispondenza molto scarsa con l'architettura del XV-XVI secolo; inoltre, ciò che vediamo qui è la tipica architettura del XVIII-XIX secolo con elementi anacronistici intenzionali. La vera sala di fronte della Facet Chamber a Mosca è rappresentata nella fig. 3.36 per il confronto (fotografia), e nella fig. 3.37 vediamo un'antica incisione del XVIII secolo che raffigura una festa nella Facet Chamber del Cremlino di Mosca.

Si ha l'impressione che la sala principale della "Camera di Sfaccettata della città sul Volkhov" sia stata costruita nel XVIII-XIX secolo, emulando la Camera di Mosca; tuttavia, ciò provoca una forte sproporzione, poiché la camera doveva essere sistemata in un edificio già esistente. Gli architetti Romanoviani ebbero a che fare con soffitti bassi e una colonna centrale la cui cima si allarga in modo troppo drastico, e appare incombente. Le strane strisce sul soffitto sono molto evidenti (cfr. fig. 3.35). Gli storici suggeriscono che questo edificio sia "l'unica reliquia dello stile gotico antico in Russia" ( [557], pagina 22). Non vediamo nulla del genere negli edifici Russi veramente antichi - queste "strisce gotiche" devono imitare i rilievi sfaccettati dell'originale Camera Sfaccettata di Mosca, dove hanno una funzione architettonica reale comune alla vecchia architettura Russa (vedi Figg. 3.36 e 3.38).

E' singolare che il manuale ([731]) dedichi un intero capitolo alla "Camera Sfaccettata" di Novgorod-sul-Volkhov senza pronunciare una sola parola su ricostruzioni o ristrutturazioni dell'edificio, divulgando molti altri dettagli di questo tipo a riguardo di altre costruzioni nella cittadella, e anche meno famose - tutte le opere di ricomparsa realizzate nella XXIX L'VIII-XIX secolo è riportato in modo molto meticoloso, qv in [731], pagine 24-31. È possibile che gli storici evitino deliberatamente l’argomento per non attirare l’attenzione sulla vera data di creazione di questo falso? A quanto pare, non si sono mai avute ristrutturazioni - la camera si trova nella sua attuale condizione sin dalla sua costruzione nel secolo XVIII-XIX; tuttavia, la guida ([ 73 1 ] ) cerca di convincere le persone che la "Camera Sfaccettata" di Novgorod-sul-Volkhov sia stata costruita nel XV secolo ([731], pagina 33) - o anche il XII secolo, secondo [557], pagina 37, e di averci raggiunto nelle sue condizioni iniziali, più o meno. Questo non è vero, e oggi ci è chiaro.

Evidentemente, questo modesto "Salone Gotico" di Novgorod-sul-Volkhov, nelle sue condizioni moderne, è stata preparata per l’esposizione piuttosto di recente - nel XIX secolo, durante i preparativi per le celebrazioni nel 1862 dell’ "Anniversario Millenario della Russia" a Novgorod-sul-Volkhov (una festa molto generosa alla quale partecipò lo stesso Zar Alessandro II, nonché numerosi ospiti da ogni angolo della Russia ([731], pagine 80 e 82) . Ecco quando è stato eretto il monumento grandioso che si vede all'interno della cittadella (ibid). A quanto pare, questo è stato il momento in cui è sorta la prima necessità di mostrare qualcosa di "antico" al pubblico; il risultato è stato di successo.

12.4. Novgorod-sul-Volkhov: stranezze negli strati di pavimentazione
Come abbiamo visto, gli storici sono del parere che il manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov sia cresciuto di soli due metri negli ultimi 400 anni, a partire dalla fine del XV secolo ([993], pagina 16). Tuttavia, è cresciuto due volte più rapidamente negli ultimi 500 anni ( [993] , pag. 1 6). Si apprende che "nel corso dei 550 anni passati tra la metà del X secolo e la fine del XV è cresciuto di 5,5 metri" ([993], pagine 15-16). Questo è davvero bizzarro in quanto la crescita delil manto stradale dipende direttamente dalle attività umane. L’accademico V. L. Yanin descrive in modo piuttosto chiaro il processo di formazione delil manto stradale:

"L'attività umana ha il seguente effetto collaterale, molto importante per l'archeologia: la formazione di un manto stradale in ogni area abitata dall'uomo per un periodo di tempo più o meno prolungato. Qualcuno. . . taglia il legno per costruire una casa, con trucioli di legno che volano in ogni direzione e cadono a terra. Poi le scarpe di qualcuno si strappano e una vecchia suola viene gettata via; poi una casa brucia, e qualcuno pareggia il terreno dell’incendio e crea una nuova dimora. . . ecco come si forma il manto stradale ovunque ci siano esseri umani, anno dopo anno, lentamente ma costantemente. Lo spessore di questo strato dipende dall’intensità dell’attività umana e dalla capacità di conservazione della materia organica del suolo locale" ([993], pag. 15).

Come dovremmo relazionarci con Novgorod-su-Volkhov in questo caso, visto che nei primi 550 anni il manto stradale é cresciuto al ritmo di un metro per secolo, come ha potuto diminuire fino a 50 centimetri nei successivi 400 anni? L'intensità dell'attività umana potrebbe essere scemata così tanto? Sembra davvero molto strano. l'attività umana è invece diventata molto più intensa nelle epoche più recenti. Nel caso in cui la capacità di conservazione del suolo nella regione di Volkhov fosse cambiata drasticamente nel XV secolo, sarebbe senz'altro auspicabile saperne di più in merito.

Tutto ciò implica che la data consensuale delil manto stradale di Novgorod-sul-Volkhov sia palesemente scorretta. Sembra che l'intera formazione delil manto stradale abbia avuto luogo a velocità costante negli ultimi 400-500 anni, forse con una leggera accelerazione, a partire dal XV secolo, ovvero dalla fondazione dell'insediamento sul fiume Volkhov. La notevole altezza di questo strato è dovuta al fatto che "la materia organica si conserva bene nell’ambiente di Novgorod" e nient'altro, secondo gli archeologi stessi ( [993], pag. 15). Ricordiamo che le paludi conservano la materia organica molto bene, e non la fanno marcire.

Vediamo ora il tasso di crescita del manto stradale intorno alla cattedrale di Santa Sofia nella regione di Volkhov, probabilmente uno degli edifici più antichi della Russia, che "non è mai stato ricostruito dall’XI secolo e ha conservato... la sua forma originale fino ai nostri giorni", come ci viene detto ([731], pagina 53). Si è scoperto che "negli ultimi nove secoli, il manto stradale ha ricoperto due metri della parte inferiore dell’edificio" ([731], pagina 54). In altre parole, il manto stradale che si è formato attorno alla principale cattedrale della regione di Volkhov negli ultimi 900 anni è considerato della stessa altezza dello strato che si è formato nel centro di Novgorod-sul-Volkhov per 400 anni ([993], pagina 16). Anche se ci si dovesse fidare della cronologia consensuale di questo manto stradale, la cattedrale "estremamente antica" di Santa Sofia dovrebbe essere datata al XV secolo e non all'XI.

Siamo del parere che questa cattedrale sia stata costruita ancora più di recente - nel XVII secolo e non nel XV secolo. Di conseguenza, il manto stradale intorno a essa è cresciuto di circa un metro per secolo.

Va detto che la velocità della crescita del manto stradale è stata calcolata dagli archeologi partendo dagli strati di pavimentazione - o almeno concorda con la relativa "dendrocronologia di Novgorod". Infatti, secondo V. L. Yanin:

"il manto stradale di Novgorod non era soggetto a putrefazione ed era cresciuto di un centimetro all'anno nel Medioevo. Era cresciuto di 5, 5 metri tra la metà dello X e la fine del XV secolo. . . così, per la formazione dell'antico manto stradale ci sono voluti 28 strati di pavimentazione e 550 anni" ([993], pagine 15-16). L'altezza degli strati di pavimentazione è quindi pari a 5 metri, e la loro formazione ha impiegato 550 anni - circa un metro per secolo, o un centimetro all'anno, proprio come ci raccontano gli storici.

Possiamo quindi contare circa 500 anni a ritroso dal XX secolo e arrivare al XV secolo come data della fondazione della città. La cattedrale di Santa Sofia deve essere stata costruita nel XVII secolo, perché è stata coperta da uno strato di 2 metri.

Dobbiamo inoltre sottolineare che nella cattedrale sono state trovate tracce durante gli scavi di affreschi scalpellati via:

"Molti frammenti di affreschi scalpellati via sono stati scoperti durante gli scavi del parco della Martiryevskaya. . . Il restauro della cupola è iniziato nel 1944 ... e' venuto fuori che il Pantocrator e la parte superiore dei personaggi degli arcangeli... sono stati dipinti nel secolo XVI il primo su un supporto umido" ([731], pagina 62). Vale a dire che l'intonaco è stato scalpellato via ai primi del XVI secolo, e il supporto umido deve risalire all'incirca alla stessa epoca; pertanto, la cattedrale di Santa Sofia sulla Volkhov reca diversi segni dei lavori di ricostruzione successivi realizzati dai Romanoviani (supporti umidi e affreschi).

Tuttavia, le radicali modifiche del disegno originale non si sono fermate qui. Secondo M. V. Mouravyov:

"Nel 1688 e nel 1692 il pavimento della cattedrale è stato innalzato di 1,62 metri... i tre pilastri rotondi sono stati demoliti, le strette finestre originali si sono allargate e altre finestre aperte su altre pareti. Nel 1837 è stata ricostruita l'intera parete settentrionale; nel 1861 sono state rimosse le piccole lapidi delle persone sepolte nella cattedrale. Infine, nel 1893-1904 la cattedrale ha subito una revisione completa, che ha portato alla sostituzione delle opere originali di maestri italiani con le croste dei decoratori della cooperativa Safronov" ([557], pag. 15).

è rimasto qualcosa della cattedrale originaria del XVI secolo? Si può vedere come anche l'arte del XVIII secolo sia scomparsa senza lasciare traccia.

M. V. Mouravyov ci parla di un'altra circostanza piuttosto curiosa:

"C'erano molti graffiti sui muri interni di Santa Sofia (scritte graffiate sull’intonaco) - alcune in glagolitsa [scrittura pre-Cirillica - Trad]. . . possono essere considerati come una specie di cronaca su pietra del vecchio tempio. . . Questi graffiti sono stati scoperti da I. A. Shlyapkin durante l'ultimo restauro, mentre i nuovi strati di gesso venivano scalpellati via; tuttavia, quando la commissione archeologica ha espresso il desiderio di proseguire lo studio dei graffiti, i muri erano già stati ricoperti di stucco fresco, il che ha privato gli scienziati della maggior parte del materiale di ricerca" ([557], pag. 17).

Pare che in questi giorni, si chiamino "restauro" le attività più strane.

Le informazioni di cui disponiamo sugli "antichi" eventi, presumibilmente accaduti a Novgorod-sul-Volkhov, provengono dalle cronache Russe nella loro edizione e interpretazione del XVII-XVIII secolo ([365]). Mentre cominciamo a capire, gli originali perduti dovevano fare riferimento agli eventi di Yaroslavl. Dopo la riforma Romanoviana del XVII secolo, questi eventi sono stati trasferiti dal Volga alla regione di Volkhov. Nel XIX-XX secolo i confusi storici e archeologi hanno iniziato a fare pellegrinaggi alla "remota zona nella indefinita provincia di Novgorod. ", come correttamente la chiama M. Karger ([365], pag. 5). Gli eventi descritti nelle cronache hanno finito per essere collegati all’ambiente di Volkhov; alcuni di loro erano abbastanza vaghi da permetterlo, altri no. Ci sono stati dei fallimenti completi, ma le chiese della regione di Volkhov sono ancora ostinatamente identificate erroneamente come "i templi di Novgorod dei giorni andati di cui si parla nelle cronache". Uno degli innumerevoli siti vuoti è stato dichiarato "la piazza dove la famosa Veche di Novgorod si riuniva". Il famigerato massacro di Novgorod è stato associato alla regione di Volkhov invece che a Yaroslavl, e la stanza dove "si è svolto il triste banchetto di Ivan il Terribile" ([731], pagina 34) è stata prontamente trovata e viene ora fotografata da innumerevoli turisti, sbalorditi e creduloni. La lista continua.

Niente di tutto ciò è vero; gli eventi che apprendiamo dalle cronache si sono verificati altrove - a Yaroslavl sul Volga, secondo la nostra ricostruzione. A proposito, il nome stesso Volkhov è una versione leggermente corrotta del nome Volga.

12.5. I documenti sulla corteccia di betulla venivano usati dagli "antichi" Romani, e quindi non possono precedere il XIV secolo

Tutte le considerazioni di cui sopra ci danno una visione nuova sul fatto che i presunti antichi romani abbiano ampiamente utilizzato la corteccia di betulla per la scrittura. Come stiamo cominciando a capire, anche gli "antichi" documenti su betulla Romani devono essere stati scritti nel XVIII secolo e non nella "profonda antichità". La storia della loro scoperta è la seguente.

Fig. 3.39. Uno dei documenti romani scritti su corteccia di betulla, scoperto in Inghilterra e presumibilmente datato a tempi immemorabili. Tali documenti risalgono molto probabilmente all'epoca del XV-XVII secolo; forse sono stati scritti in una dei guarnigioni Russe, acquartierate in ogni parte del gigantesco Grande Impero "Mongolo". Tratto da [726], pagina 127.

Fig. 3.40. Il primo passo di un frammento di un documento "Romano" su corteccia di betulla, datato oggi al II secolo d.c.. Gli storici fanno notare che è scritta in demotico, praticamente identico alla scrittura egiziana e utilizzata in ogni regione dell'Impero ([726], pagina 127). Secondo la nostra ricostruzione, il documento in questione risale all'epoca del Grande = Impero Mongolo, o del XIV secolo XVII. Tratto da [726], pagina 127.

Nel 1973 Robert Burley, archeologo britannico, ha iniziato i suoi scavi nei pressi del famoso muro di Adriano (il muro dell’Orda?), che risale al presunto II secolo d.C. "Ha trovato due sottili frammenti di legno. Burley pensava si trattasse di schegge di legno. . . sono stati accuratamente srotolati con un coltellino, e gli archeologi hanno trovato al loro interno frammenti di messaggi in Latino. Lo stesso Burly ricorda che "stavamo osservando la minuscola missiva e rifiutavamo di credere ai nostri occhi". . . Burley teneva in mano i resti di una lettera scritta con inchiostro e che parlava di indumenti inviati da qualcuno a un soldato che aveva servito a Vindolanda intorno al 102 d.C." ([726], pag. 124).

Sottolineiamo che la lettera era stata scritta con inchiostro; se fosse rimasta sottoterra per due millenni, l'inchiostro sarebbe stato molto probabilmente cancellato al tempo in cui la corteccia di betulla è stata dissotterrata. Pertanto, questi messaggi devono essere molto meno antichi di quanto non sostengano gli archeologi e gli storici inglesi.

"Burley aveva tutte le ragioni per appassionarsi, anche se al momento non l'aveva sospettato. Aveva messo alla luce la più grande riserva di documenti mai trovata nelle province settentrionali dell'Impero Romano. Nei successivi quattro anni Burley e i suoi assistenti sono riusciti a trovare più di duecento documenti o frammenti di documenti con vecchie iscrizioni; nel 1988 ne hanno raccolto più di mille, tra cui duecento pezzi di corteccia con testi latini distinti... La maggior parte di loro erano fatti di betulla o di legno d’ontano da alberi molto giovani, e le iscrizioni erano state fatte con inchiostro e un calamo. Questi pezzi di corteccia appena raccolti erano così elastici che erano stati modellati in rotoli di fibre incrociate, il che equivaleva a sigillare una lettera, e legati con un filo. I pezzi più grandi di corteccia sono 20 per 8 cm. . . Così è stato scoperto il gruppo più antico di documenti storici Britannici; rivelandosi un'unica fonte di informazioni sulle guarnigioni Romane nel Nord-Ovest. Dopo circa 1900 anni di oblio, i Romani si sono scontrati in Gran Bretagna con i loro discendenti attraverso questa raccolta di epistole" ([726], pagg. 124-125).

Secondo la nostra ricostruzione, i documenti in questione sono le epistole in corteccia di betulla utilizzate dalle truppe Cosacche nel XV-XVII secolo, incluse quelle acquartierate sulle isole Britanniche dopo la Grande conquista Mpngola". Alcune cronache le identificavano come truppe Romane, che è il modo in cui sono conosciute alla storia Scaligeriana, che li aveva datati a un'epoca inventata.

Uno di questi documenti è riportato nella fig. 3.39. Gli storici scrivono quanto segue a questo proposito:

"Questa lettera era conservata in uno degli strati più antichi di Vindolanda; è stata scritta su legno con inchiostro. La missiva è un invito alla festa di compleanno inviato alla moglie di un comandante militare dal coniuge di un altro capo delle truppe Romane. . . la scrittura è molto simile alla scrittura demotica (non geroglfica) trovata sui papiri Egiziani della stessa epoca; sembra che l’intero impero abbia utilizzato lo stesso sistema di stenografia" ([726], pag. 127; cfr. anche fig. 3.40).

Tutto è perfettamente chiaro e viene spiegato perfettamente dalla nostra ricostruzione. Vediamo che l'intero Grande Impero Mongolo del XIV-XVI secolo utilizzava lo stesso sistema di stenografia - proprio come dovrebbe fare uno Stato centralizzato, dove la vita delle province imperiali, per quanto distante, è in sincronia con quella del centro, con usanze e principi simili utilizzati nella città sul fiume Volkhov, dalle guarnigioni dell’Orda nella lontana Gran Bretagna come in Egitto in Africa (per ulteriori dettagli, vedere Chron5).

12.6. In re "Datazioni di Novgorod" di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin. Come i succitati accademici datano documenti di corteccia di betulla della fine del XVIII secolo all'XI secolo
Dobbiamo dire qualche parola sull'articolo degli accademici A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin intitolato "Il libro dei salmi di Novgorod dell’XI secolo come libro più antico della Russia" ([290:1]) pubblicato nel "Vestnik Rossiyskoi Akademii Nauk" (la Gazzetta ufficiale dell’Accademia Russa delle Scienze) nel marzo 2001. Questo è l'articolo che apre l’edizione di marzo; siamo grati a A. Y. Ryabtsev per aver attirato la nostra attenzione su questa pubblicazione, poiché contiene passaggi che estremamente bizzarri dal punto di vista della cronologia e dei metodi di datazione.

L'articolo di Zaliznyak e Yanin riguarda scoperte nel campo dell'archeologia di "Novgorod", che hanno avuto risonanza negli ultimi tempi; in primo luogo, un pezzo di corteccia di betulla con un disegno che raffigura Santa Barbara su un lato, qv nella fig. 3.41, e le tre tavolette cerate con iscrizioni graffite in cera che Zaliznyak e Yanin chiamano "Il libro dei salmi di Novgorod" ([290:1], pagine 202-203). Entrambi gli oggetti sono stati scoperti durante gli scavi del 2000 a Novgorod-sul-Volkhov ([290:1]).

La scoperta ha ricevuto una grande pubblicità; il 27 marzo 2001 l'Accademia Russa delle Scienze ha tenuto una lunga sessione del suo Presidium alla presenza di funzionari del governo Russo. L’accademico Y. S. Osipov, Presidente della RAS, ha sottolineato questp ritrovamento nella sua relazione, e l'ha menzionata prima di tuttoil resto parlando dei risultati della storia e dell'archeologia Russa. L'ha definita una stupenda scoperta (vedi il testo del suo rapporto sul giornale "Vestnik", 2001, volume 71, numero 8, pagina 682).

Figura 3.41. Un foglio di corteccia di betulla che raffigura Santa Barbara trovato durante gli scavi a Novgorod sul fiume Volkhov; lo strato in cui è stato scoperto era datato al "primo terzo dell'XI secolo" da V. L. Yanin ( [290; 1 ], pag. 202). Tuttavia, vediamo una data in fondo al foglio - 7282 "da Adamo", che si converte nella cronologia moderna come 1774 D.C., ovvero la fine del XVIII secolo. Fotografia scattata da [290:1], pagina 203.

Ci asterremo dal giudicare il valore di questi risultati per le scienze storiche e linguistiche. La questione che ci interessa è di natura formale. Come sono stati datati gli antichi oggetti con le iscrizioni che Yanin e Zaliznyak hanno citato nel loro articolo? I due autori tentano di datare i ritrovamenti all'inizio dell'XI secolo ([290:1]). Più precisamente, tentano di datare lo strato di terreno sul quale la corteccia di betulla in questione è stata rinvenuta al primo terzo del XI secolo ([290: 1 ] , pag. 202). Per quanto riguarda lo strato in cui sono state trovate le tre tavolette che compongono il "Libro dei salmi", esso è datato al primo trimestre dello stesso XI secolo ([290:1], pag. 203). Così, secondo l'opinione di Zaliznyak e Yanin, entrambi gli oggetti risalgono all'"antica Novgorod" e sono stati realizzati circa mille anni fa. Questo li porta alla conclusione che le due scoperte devono essere nient 'altro che testi Russi veramente antichi. Il "Libro dei salmi", ad esempio, è stato scritto da un rappresentante della "prima generazione di letterati Russi", che "quasi certamente era stata testimone del battesimo della Russia" ([290:1], pagina 206).

Figura 3.42. La datazione della corteccia di betulla sotto Santa Barbara. Un ingrandimento della fotografia (in alto) e una copia disegnata delle cifre (in basso). Vediamo la tipica calligrafia del XVIII secolo e la datazione del 7282 (o 1774 D.C.) in regolari numeri arabi. Nell'angolo in alto a destra vediamo il 7 secondo lo Slavonico Ecclesiastico. La cifra in questione corrisponde alla cosiddetta indicazione, o l'anno ecclesiastico dato secondo un ciclo di 15 anni, a partire da settembre. L'indicazione è in fatti equivalente a 7 nel 1774. L’indicazione aggiunta rende la datazione più ecclesiastica, in un certo senso, perché corrisponde allo stile comune della vecchia letteratura della chiesa Russa. E' abbastanza naturale che la data arcaica dell'indicazione debba essere trascritta nelle antiche cifre Slavoniche e non nel loro moderno arabo equivalente. La fotografia è stata scattata da [290:1], pagina 203 (da vicino).

La "precisione" delle datazioni offerte in [290: 1 ] è impressionante - Zaliznyak e Yanin ritengono che il "Libro dei salmi" debba essere datato "all'epoca tra i primi anni '90 e la fine degli anni '10", offrendo così una datazione con un tasso di precisione di 10 anni; lo stesso vale per circa 15 anni in entrambe le direzioni per la datazione "Novgorod" del pezzo di betulla menzionato in precedenza, datato al "primo terzo del XI secolo" ([290:1], pag. 202).

Abbiamo messo la parola "Novgorod" tra virgolette per una buona ragione - secondo le nostre ricerche, la città della Volkhov conosciuta come Novgorod oggi non ha nulla in comune con la Grande Novgorod che ci è nota dalle cronache Russe. Evidentemente, la moderna "Novgorod" ha ricevuto questo nome solo sotto i primi Romanov nel XVII secolo, nel corso della loro campagna per la falsificazione della antica storia Russa. Nel secolo XVI questa città era conosciuta come "okolotok" (la parola si traduce come "insediamento parrocchiale", qv in [731], pagina 9, e in Chron4, capitolo 3:12.2. Come abbiamo scoperto, la storia di Novgorod-sul-Volkhov difficilmente può essere tracciata più indietro rispetto al secolo scorso. Inoltre, è certamente la storia di un piccolo insediamento e non di una grande città - la roccaforte di Novgorod, conosciuta con il nome di "La Cittadella" o addirittura di "Il Cremlino" oggi è più probabile che sia stata costruita nel XVII secolo e non prima – semplicemente come insediamento fortificato durante la guerra con la Svezia.

Ribadiamo che, secondo i risultati delle nostre ricerche, gli oggetti più antichi trovati negli strati pavimentati di Novgorod sul-Volkhov risalgono al XV-XVI secolo e non prima, dal momento che né la città, né le pavimentazioni esistevano all'epoca. La datazione dell'XI secolo dello strato di pavimentazione più basso offerto da V. L. Yanin ci sembra sbagliato. La datazione corretta è molto più tardi, qv in Chron4, Capitolo 3:12.

Come fanno Zaliznyak e Yanin a datare il primo oggetto (il disegno, la cui fotografia, come citata nel loro articolo, è visibile nella fig. 3.41)?

Il metodo di datazione insistito nell'articolo di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin ([290:1]) si basa sulla datazione dendrocronologica dei vecchi strati di pavimentazione sepolti in profondità nel terreno. Scrivono:

"La stagione 2000 è iniziata con una piacevole sorpresa. Un piccolo pezzo di corteccia di betulla è stato trovato nello strato datato al primo terzo del XI secolo, con schizzi di figure umane graffite su entrambi i lati. Una delle figure può essere identificata come Gesù Cristo. La figura sull'altro lato è accompagnata dall'iscrizione che può essere facilmente letta come "Varvara" (versione Slava della denominazione Barbara) preceduta dalla lettera A in cerchio, che era la consueta abbreviazione della parola greca "sacro". L'immagine di Santa Barbara corrisponde completamente al canone - indossa una corona e tiene in mano la croce di un martire" ([290, 1], pagina 202). Cfr. fig. 3.41.

Pertanto, il pezzo di corteccia di betulla in questione è datato da [290:1] in accordo con la datazione dello strato di suolo in cui è stato scoperto. Gli strati dendrocronologici reali di "Novgorod", a loro volta, dipendono dalla dendrocronologia delle pavimentazioni di legno che sono stati dissotterrate fino al XX secolo. Il gruppo di architetti che avevano condotto gli scavi era guidato per lo più da V. L. Yanin; la sua scala di datazioni "Novgorod" è stata sviluppata piuttosto di recente. Sebbene il concetto di datazione dendrocronologica abbia senso in teoria, il suo utilizzo suggerito da V. L. Yanin in caso della "dendrocronologia di Novgorod" ci sembra discutibile. Abbiamo spiegato la nostra posizione con la massima attenzione ai dettagli nel capitolo 3:12 del Chron4. La corteccia di betulla di cui sopra conferma la fondatezza dei nostri dubbi.

Il fatto è che il pezzo di corteccia in questione contiene una datazione piuttosto esplicita, ben visibile e in ottime condizioni. Ergo, abbiamo un'ottima occasione per verificare le datazioni dendrocronologiche di V. L. Yanin. La data del disegno corrisponde all’XI secolo d.C. o alla datazione di Yanin dello strato pavimentato in cui è stato trovato? Se la risposta è positiva, la dendrocronologia di "Novgorod" riceve almeno una certa validazione; altrimenti i risultati di Yanin contraddicono le informazioni contenute nei ritrovamenti stessi. In quest'ultimo caso sarebbe anche molto interessante conoscere quale sia questa datazione e se essa differisca da quella suggerita da Yanin riguardo al rispettivo strato di suolo in modo drastico (il presunto XI secolo a.d.)

A proposito, la presenza reale di una data sotto il disegno di Santa Barbara non è contestata da nessuno dei due autori: "Un altro particolare degno di nota è che troviamo una data graffiata sulla tavoletta sotto il disegno di Santa Barbara" ([290:1], pagina 203). L'interpretazione di tale data da parte di Yanin e Zaliznyak verrà discussa separatamente tra breve.
Figura 3.43. Una mappa del XVII secolo utilizzata per fornire un campione della grafia tipica di quell'epoca. Tratto da un libro intitolato "Storia di Mosca nei documenti del secolo XIX-VIII", rappresenta "Una bozza del appezzamento di terra sulla via Petrovskaya Riservata per la costruzione di un teatro. 1776." Tratto da [330:1], pagina 218.

Figura 3.44. Esempi di cifre scritte a mano e della lettera D (fl) simile a 2, grafia Russa della fine del XVIII secolo. Tratto da [330:1], pagina 218.

Passiamo al fig. 3.42, dove si vede un'estremità della tavoletta con la data graffita sopra, graffita e non scritta, fate attenzione ([290:1], pagina 203). Ciò spiega il fatto che la scrittura manca della facilità e delle curve fluide del calamo; è pesante, rigida e lineare.

L'interpretazione della data in questione non è difficile: si vedono scritte tipiche del XVIII secolo e cifre arabe regolari che rappresentano il 7282. Stanno per l'anno secondo l'era ecclesiastica Russa "da Adamo", o l'era Bizantina. L'inizio della nuova era cade nell'anno 5508 da Adamo.

Questa cronologia è stata ufficiale in Russia fino alle riforme di Pietro il Grande. Ma i Russi l’anno usata anche negli anni successivi, soprattutto per i bisogni della chiesa. Anche oggi alcune pubblicazioni ecclesiastiche usano queste datazioni, che possono sembrare arcaiche, ma sono comunque ancora vive. E' abbastanza facile calcolare come l'anno 7282, specificato nel documento in esame, corrisponda al 1774 d.C. in cronologia consensuale, dal 7282 - 5508 = 1774. Alla fine del XVIII secolo, nientemeno!

La calligrafia dell'autore è tipica del XVIII secolo. Date un'occhiata a come ha scritto i numeri. Per prima cosa vediamo una figura di sette, che differisce dalla sua controparte moderna solo per un singolo tratto (o una curva) tipico del tardo secolo XVIII e anacronistico oggi, qv nella fig. 3.42.

Passiamo ora ai vecchi documenti che risalgono alla stessa epoca per verificare. In Fig. 3.43 si vede un frammento di una mappa delle strade di Mosca scritto a mano del 1776; vediamo moltissimi numeri, tutti scritti alla fine del XVIII secolo. Si vede anche il nome scritto di via Dmitrovka (fig. 3.43). Questa mappa è stata tratta dal libro Storia di Mosca nei documenti del XII secolo XVIII ([330:1], pag. 218); il testo è intitolato "Piano del sito sulla via Petrovskaya destinato alla costruzione del teatro". Questo documento è un originale del XVIII secolo ([330: 1 ] , pag. 218).

Ingrandimenti dei numeri utilizzati nel piano sono riportati nella figura 3.44 - vediamo che la cifra di sette ha la stessa "coda" in basso del suo cugino sul documento di corteccia di betulla di "Novgorod". Pertanto, il primo numero della data della "betulla" è un sette.

La seconda e la quarta cifra sono esattamente uguali - due archi con tratti in basso, qv nella fig. 3.42. E' evidente dagli esempi presentati nella figura 3.44. A proposito, la cifra di due era identica alla lettera D Russa scritta alla fine del XVIII secolo - forse per il fatto che la parola Russa "due" (dva) inizia proprio con questa lettera. Il fatto che i due fossero intercambiabili è evidente dall'iscrizione di un'altra illustrazione XVIII secolo che si vede nella fig. 3.45. È stato anche tratto da “la storia di Mosca nei documenti del XII-XVIII secolo”, sezione intitolata "Ponti pedonali sui ponti di Presnya, illustrazioni del XVIII secolo" ([330:1], pag. 210). Un ingrandimento di questa illustrazione è presentato nella fig. 3.46; vediamo che la lettera e il numero sono identici.

In questo caso, non si può fare a meno di notare che la lettera D detta anche figura del due, è stata scritta occasionalmente senza alcun tratto in basso; evidentemente questo dettaglio era facoltativo. Vediamo questa lettera scritta così all'inizio della parola "Dmitrovka" nel piano sopra citato del 1776, qv nelle Figg. 3.43 e 3.44 - un semplice arco senza tratto in basso; vediamo questa cifra trattata esattamente nello stesso modo nel documento sulla corteccia di betulla - i tratti inferiori sono rudimentali, ma sono comunque presenti, qv nella fig. 3.42.

Per quanto riguarda la terza cifra - riconosciamo la cifra di 8 senza problemi; è scritto come due graffi curvati, proprio come ci si aspetterebbe per una figura in otto graffi su un pezzo di corteccia di betulla. Nonostante le complicazioni derivanti dal metodo di scrittura, il numero è molto chiaro: qv nella fig. 3.42.

La data che ci viene fornita è l'anno 7282 - come abbiamo detto in precedenza, è in un sistema cronologico diverso ma comprensibile, e si converte nel 1774 d.C. - alla fine del XVIII secolo, il regno di Caterina la Grande.

Nella fig. 3.47 si vede il documento di betulla risalente al 7282 rispetto allo stesso numero scritto nella grafia del XVIII secolo, con i numeri tratti dal summenzionato piano del 1776. Vediamo lo stesso numero, l'unica differenza è rappresentata dai materiali di scrittura utilizzati in entrambi i casi (carta liscia e corteccia di betulla ruvida). Le linee graffiate tendono naturalmente ad avere meno curve rispetto a quelle disegnate con un calamo.

Ricordiamo anche la lettera 3 dello Slavonico Ecclesiastico (che sta per "7") sopra la data e a destra (cfr fig. 3.42). Nel caso in esame è facile capire che la cifra in questione si riferisce all'indicazione o al numero dell'anno in una particolare cronologia ciclica con un ciclo di 15 anni. Va sottolineato che il valore indicativo per il 1774 è effettivamente pari a 7.

Il fatto che questa data sia accompagnata da un numero di indicazione la rende più "ecclesiastica", in un certo senso, o più in linea con le datazioni comuni ai vecchi libri della chiesa Russa. E' anche perfettamente naturale che il numero dell'indicazione arcaica sia trascritto in antichi numeri Slavi e non in quelli Arabi moderni.

Figura 3.45. Alla fine del XVIII secolo la lettera D manoscritta era identica a quella manoscritta del 2. In altre parole, le due erano intercambiabili. L'immagine è tratta da un libro intitolato "Storia di Mosca nei documenti del XII-XVIII secolo", intitolato "Ponti per passeggini presso gli stagni Presnya". Disegni Del XVIII Secolo". Tratto da [330:1], pagina 210.

Figura 3.46. Un ingrandimento del disegno precedente con l'iscrizione. Tratto da [330:1], pagina 210.

Figura 3.47. La data sulla corteccia di betulla: 7282 (cifre arabe), [indicazione] 7 (in Slavonico ecclesiastica "zemlya") rispetto alla stessa data in numeri individuali raccolti da esemplari della scrittura a mano della fine del XVIII secolo. Questa datazione si converte alla moderna scala cronologica in 1774 d.C. (7282 - 5508 = 1774).

Facciamo infine attenzione al fatto che c'è un piccolo scarabocchio che segue la prima cifra di sette nella data sulla betulla a quanto pare al posto di un punto, qv nella fig. 3.42, poiché non si può proprio grattare un puntino su un pezzo di corteccia di betulla nel modo in cui si potrebbe scrverlo sulla carta. Sembra che separi il posto delle migliaia, usato largamente nella numeraione Araba.

A proposito, nessuna indicazione del genere è mai stata usata nella numerazione Slavonico ecclesiatica; il luogo delle migliaia era indicato da un segno speciale che si metteva prima della cifra corrispondente e non dopo di essa; questo segno è costituito da linee rette e sarebbe stato facile da graffiare su un pezzo di corteccia di betulla. La sua stessa assenza porta alla conclusione che i numeri usati non sono sinonimo di Slavonico ecclesiastico, come A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin sembrano credere ([290:1]).

L'interpretazione di questa data su cui insistono Zaliznyak e Yanin è veramente degna di nota e in un certo senso edificante. Cito:

"Un altro curioso [che si può tradurre come "relativamente poco importante"? - Aut.]: la data scarabocchiata sulla corteccia; questa data è 6537 (dalla Genesi) e corrisponde a 1029 d.C. Il primo, il terzo e il quarto numero sono indicati con l'indicazione Slavonico ecclesiastica, mentre il secondo è Romano, come suggerisce S. G. Bolotov. Per questo, la Santa Barbara è stata disegnata da una persona che aveva difficoltà a trascrivere correttamente la data nella numerazione in Slavonico ecclesiastico, essendo comunque a conoscenza della corretta trascrizione Occidentale" ([290, 1], pag. 203).

Ci asteniamo da commenti molto approfonditi su una così strana interpretazione di un numero riportato regolarmente in cifre arabe utilizzate ancora oggi. Semplicemente informaiamo i lettori sulla trascrizione della data 6537 (o 1029 d.C., poiché 6537 - 5508 = 1029) nella numerazione Slavonico ecclesiastica. Si tratta di:

ЅФЛЗ
“Ѕ” sta per la lettera "zelo" in Slavonico ecclesiastico, che rappresenta il 6000 (accompagnata da un segno speciale),
“Ф” in Slavonico ecclesiastico è la lettera "fert", che rappresenta il 500,
“Л” è in Slavonico ecclesiastico "lyoudi", che rappresenta il 30,
"З" è in Slavonico ecclesiastico "zemlya", che rappresenta il 7.

Non c'è nulla di simile sul pezzo di corteccia di betulla che stiamo studiando, tranne una lettera, "zemlya". Tuttavia, questa lettera da sola non ha un ruolo decisivo - in primo luogo perché riguarda le cifre di un'unità e quindi non potrebbe influire in modo sostanziale sulla data, anche se fosse stata in qualche relazione con essa; tuttavia, essa non si riferisce alla data principale - è chiaramente visibile nella fig. 3.42 che la lettera "zemlya" si trova a una distanza considerevole dalla data principale e deve pertanto indicare qualcos'altro da sola. Come abbiamo già detto, questa cifra rappresenta l'indicazione del 1774, che in effetti era pari a 7.

Passiamo ai primi tre numeri (fig. 3.42). Se rappresentano il numero 6537 in Slavonico ecclesiastico, come sostengono gli autori di [290:1], queste cifre devono assomigliare alle lettere Slavonico ecclesiastiche "zelo", "fert" e "lyoudi". È possibile interpretare i caratteri del documento come tali lettere? Vediamo.

La prima cosa da menzionare è che la prima lettera "zelo" che rappresenta 6000 deve essere accompagnata da un segno speciale per trasformarlo nel posto delle migliaia - non c'è nessun segno del genere in nessun posto, nella figura 3.42.

Tuttavia, ci sono osservazioni più importanti da fare - dopotutto, il segno avrebbe potuto essere stato omesso. In generale, la figura di 7 sulla corteccia della betulla può essere interpretata come la lettera Slavonico ecclesiastica "zelo" - consideriamo difficile questa interpretazione, perché una sembra il riflesso specchiato dell'altra, ma molti storici applicano nonostante tutto comunque questo metodo alle datazioni di Slavonico ecclesiastico. Supponiamo tuttavia che Zaliznyak e Yanin abbiano interpretato correttamente il primo numero.

Passiamo al numero più importante - il secondo. Perché lo consideriamo il più importante? La risposta è semplice: si tratta dell’unità di cento e quindi determina l'approssimazione della data. Altre cifre sono meno importanti - l'unità del migliaio è abbastanza facile da indovinare, anche se alcune “antiche” datazioni contengono discrepanze millenarie, qv in ChronI e Chron2. Per quanto riguarda decenni e anni, non possono spostare una data oltre 100 anni in entrambe le direzioni, e non influenzano nemmeno tanto la datazione approssimata.

Pertanto, la cifra critica è l’unità del centinaio. Vediamo come dovrebbe apparire nell'improbabile caso che la dendrocronologia "Novgorod" sia corretta e chiediamoci se qualcosa del genere possa essere visto da qualche parte nel documento di corteccia di betulla (è impossibile). Come si evince dalla citazione di cui sopra, gli autori dell'articolo su questo sono d'accordo.

Tenete presente che il documento è stato trovato nello strato del primo terzo dell'XI secolo col metodo di V. L. Yanin ([290:1], pag. 202). Un semplice calcolo aritmetico dimostra che la cifra in questione deve indicare 500 o 400 per far corrispondere l'anno alla data suggerita da Yanin.

Nel primo caso, avremmo ottenuto 6500, o 992 d.C. Decenni e anni avrebbero spostato questa data nell'XI secolo d.C., come "necessario" - qualsiasi numero sarebbe andato bene tranne il 90. Questo caso sarebbe ideale per una datazione all'XI secolo.

Il secondo caso sarebbe molto peggio - se la seconda cifra dovesse essere 400, si arriverebbe all'anno 6400, o 892 d.C., senza anni o decenni (6400 - 5508 = 892). Questo è molto "peggio" del primo caso, poiché l'unico modo per fissare la data finale nell'XI secolo sarebbe applicare criteri molto rigidi alla cifra dei decenni - l'unica cifra adatta sarebbe il 90, indicata dalla lettera Ч nello Slavonico ecclesiastico (nota come "cherv"). Ci sarebbe voluto un bel po' a far sembrare quello che si trova sulla corteccia di betulla la lettera in questione, per il semplice fatto che non c'è niente di simile, qv nella fig. 3.42.

Zaliznyak e Yanin insistono sul fatto che il primo caso sia corretto; tuttavia, non hanno osato dichiarare apertamente che il simbolo Slavonico ecclesiastico per 500, o la lettera Ф ("fert") sia presente nel documento. Per quanto riguarda la supposizione sopra menzionata, espressa in [290:1], secondo cui i numeri sono in Slavonico ecclesiastico, ad eccezione di quello più importante, che si rivela per qualche motivo Romano, il nostro commento è il seguente. Poiché la cifra in questione è di carattere decisivo, l'ipotesi che essa appartenga a un sistema numerico diverso rende completamente invalida l'intera "interpretazione" di questa data. E' assolutamente ovvio che qualunque simbolo possa ottenere una qualche interpretazione numerica in un sistema straniero; se non ovvio, forse, è perlomeno accettabile. Tenete a mente che stiamo parlando di graffi su un pezzo di corteccia di betulla e non di una datazione scritta in calligrafia.

Ci si potrebbe chiedere se la seconda cifra (2) assomigli in qualche modo al numero Romano D usato per 500 (cfr. fig. 3.42). In senso stretto, non è così; tuttavia, si potrebbe ancora arrivare ad un'interpretazione piuttosto inverosimile che avrà un certo senso - in effetti, qui vediamo la cifra del due, che veniva trascritta esattamente come la lettera Russa Л da molti calligrafisti del XVIII secolo. È proprio questa che che corrisponde al numero Romano D. Le versioni scritte a mano di entrambe le lettere possono essere simili.

Ma perché i due autori interpretano diversamente la quarta cifra? Si tratta della stessa identic cifra del due; ma questa volta non l'hanno letta come il Romano D, o 500, ma piuttosto come lo Slavonico ecclesiastico "lyoudi" (Л) con un valore numerico di 30? La lettera è sempre stata scritta nella sua forma attuale, e il simbolo sulla corteccia di betulla è costituito da molti altri dettagli, qv nella fig. 3.42. Ma se si vogliono interpretare i simboli nel modo in cui si vuole che vengano interpretati, ogni data può ricevere a priori una propria "interpretazione".

Pertanto, poniamo la seguente domanda, puramente retorica - è possibile affermare che una datazione che dice esplicitamente 1774 d.C. si riferisca all'XI secolo? Non lo riteniamo – o almeno bisognerebbe impegnarsi a fondo per convalidare tale affermazione. Tuttavia, chiunque legga il lavoro di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin può testimoniare che si può fare con grande facilità, se c’è bisogno. Abbiamo un ottimo esempio di come alcuni storici siano ansiosi di fare in modo che le datazioni trovate su antichi manufatti provino la cronologia Scaligeriana, e di quali sforzi colossali sono disposti a fare a tal fine.

A proposito, la datazione all’XI secolo della corteccia di betulla ha tuttavia creato un "problema" nella scienza storica:

"La scoperta aveva portato un problema all'istante. La costruzione ‘E’, dove è stata trovata la corteccia, si trova sulla vecchia via Chernitsyna, il cui nome si traduce come "via delle suore" e ha ricevuto il suo nome dal convento di Santa Barbara che un tempo stava nelle sue vicinanze. È ovvio che non avrebbe potuto esserci un convento qui nella prima parte dell'XI secolo: i primi monasteri Russi risalgono alla seconda metà dell'XI secolo, e il convento di Novgorod di Santa Barbara è stato menzionato per la prima volta in una cronaca che si riferiva al 1138 d.C., ol che posticipa la nostra scoperta di oltre un secolo" ( [290: 1 ] , pag. 202).

Scopriamo che il convento di Santa Barbara è rimasto in piedi nel luogo dove è stato trovato il pezzo di corteccia di betulla, e il disegno che troviamo è proprio di Santa Barbara (cfr fig. 3.41). E 'ovvio che il disegno deve essere stato perso o sepolto qui quando il convento ancora esisteva. Doveva essere ancora presente nel 1774, quando furono fatte le iscrizioni sulla corteccia di betulla. Questo fa sì che tutto sia comprensibile.

Si potrebbe discutere della reale data del 1774, o delle ragioni per cui dovremmo trovare questa particolare figura nel documento di betulla, e perché dovrebbe esserci una data, poiché non era consuetudine scrivere date con disegni di santi nella Russia antica. Su questo tema vi sono opinioni diverse, ma non si può non sottolineare che l’anno in questione è è l’anno della sconfitta finale di Pougachev, con gravi persecuzioni dei sostenitori dei "ribelli" avviate in tutta la Russia ([941], pag. 52; anche [85], volume 35, pagina 280). Stiamo solo iniziando a renderci conto della vera portata di questo avvenimento oggi, perché diventa chiaro che la sconfitta di Pougachev non è dovuta alla semplice "soppressione di una ribellione contadina", come insegnano nelle scuole, ma piuttosto alla sconfitta del gigantesco Stato Siberiano Russo con capitale a Tobolsk, ostile nei confronti dei Romanov. Questo stato deve essere stato conosciuto come "Tartaria Moscovita" in Occidente, qv nella sezione che tratta della nostra ricostruzione della "guerra con Pougachev" (Chron4, capitolo 12).

Pertanto, il 1774 deve essere stato uno degli anni più importanti della storia della Russia e del mondo in generale; segna un punto di svolta che ha afflitto ogni strato della società Russa. Forse è per questo che vediamo una data sotto il disegno di Santa Barbara.

Concludiamo con qualche parola sull'altro punto discusso in [290:1] - le tre tavolette del libro dei Salmi di Novgorod. Sfortunatamente, non vi troviamo nulla che permetta di leggere una datazaione (o almeno non ce n’è nessuna [190:1]). Tuttavia, la datazione al'XI secolo a.d. di queste tavolette come suggerito da [290:1] sembra basarsi su una semplice fantasia. Il fatto che sia stato trovato nello strato del "primo trimestre dell'XI secolo" di V. L. Yanin ([290:1]), page 203) non significa nulla, come abbiamo già osservato nel caso del documento di betulla che ha avuto la data del 1774. Quindi, queste tavolette potrebbero essere oggetti del XVIII secolo. Tutte le singole parole che riportano (citate in [290:1], pagina 106) possono essere trovate anche nei manoscritti che datano all XVIII secolo (in particolare quelli scritti dai vecchi credenti). Si può dire lo stesso sullo stile di scrittura delle tavolette rappresentate nella fotografia pubblicata in [290]: 1 ] , pag. 205 - non ci sono caratteristiche che suggeriscano una data precedente a quella del XVIII secolo.

A proposito, il nome stesso di questi reperti è piuttosto curioso - erano note come tabellae cerae, e lo strumento usato per scrivere era chiamato stilo. Gli stili erano piccole bacchette di metallo o di osso utilizzate per la scrittura sulla cera; tali strumenti... erano necessariamente provvisti di una piccola palettina utilizzata per cancellare" ([290:1], pagg. 202-203).

Apprendiamo quindi che le "antiche" tavolette in cera Greche e Romane usate per la scrittura erano chiamate cerae, mentre le lettere erano scritte con styli. Non si può fare a meno di notare la somiglianza tra l'antica parola Greca cera e le parole Russe per "grattare" e "disegnare" ( rispettivamente zarapat e chernovik). La paletta, che era una condicio sine qua non di ogni stilo, potrebbe bene essere stata chiamata stilorka nella Russia moderna; per quanto riguarda la flessione tra R e L, è sufficiente ricordare al lettore come la parola Amsterdam era scritta nel Medioevo - Amsteldam, Amstelredam, ecc. (cfr. ChronI, capitolo 1, ecc.).

Riepilogo: l'interpretazione della tavoletta di betulla proposta da Zaliznyak e Yanin (il presunto XI secolo) ci sembra profondamente errata. Ci sono circa 700 anni di errore; l'argomentazione di cui sopra dimostra che la data in questione è 1774, ossia la seconda metà del XVIII secolo.

12.7. La risposta degli storici al nostro articolo sulle datazioni di Novgorod di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin
Nel febbraio 2002 abbiamo pubblicato un articolo intitolato "Sulle datazioni di Novgorod di A. A. Zaliznyak e V. L. Yanin" nel "Vestnik Rossiyskoi Akademii Nauk". Riguardava l'interpretazione della data su una tavoletta di betulla scoperta di recente a Novgorod-sul-Volkhov ([912:2]). Ne abbiamo già discusso in dettaglio.

Lo stesso numero del "Vestnik" contiene commenti sull'articolo scritto dal personale dell'Istituto RAS di archeologia, pubblicato su insistenza del consiglio editoriale. I redattori hanno ordinato e pubblicato i due articoli seguenti: "La Scala Dendrocronologica di Novgorod come la scala più affidabile del mondo antico" di R. M Mounchayev e Y. N. Chyornykh ([912:2], pagine 141-142) e "Awkward Palaeography" di A. A. Medyntseva ([912:2], pagine 143-146). Secondo il commento editoriale, essi contengono una "stima perfettamente obiettiva dell'articolo dal punto di vista editoriale", e presumibilmente "conclude del tutto l'argomento a cui si riferisce" ([912:2], pag. 146).

Tuttavia, la nostra domanda agli storici rimane senza risposta: qual è la data scritta sulla betulla? La valutazione negativa del nostro lavoro riportata nei suddetti articoli è del tutto infondata; i loro autori non hanno fatto nulla per analizzare il problema. Tuttavia, anche a loro è mancato il coraggio di confermare l'"interpretazione" dell'XI secolo della data suggerita da Zaliznyak e Yanin; la questione della data corretta è passata sotto silenzio assoluto.

Consentitemi di illustrare brevemente il contenuto degli articoli. R. M Mounchayev e Y. N. Chyornykh, gli autori dell'articolo precedentemente intitolato "La Scala Dendrocronologica di Novgorod come la Scala più affidabile del mondo antico" ([912:2], pagine 141-142) cercano di ragionare a lungo sul tema dei "ricercatori sulla cattiva strada della cronologia" in generale, lasciando sciocchezze come l'effettiva analisi delle datazioni sulle tavolette di betulle al di fuori della loro venerabile attenzione accademica.

Iniziano nel modo seguente: "L'articolo di A. T. Fomenko e G. V. Nosovskiy sembra preoccupasi per un caso particolare; tuttavia, è prudente e persino obbligatorio considerarlo in un contesto più generale..."

Continuano con contesti generali per tutto il tempo. Ad esempio, Mounchayev e Chyornykh sono del parere che prima di poter interpretare una datazione trovata su una tavoletta di betulla, dovremmo "convincere gli specialisti... che tutte le scale dendrocronologiche dell'Europa orientale devono la loro esistenza a una cospirazione dei cosiddetti specialisti, o a una totale ignoranza da parte di questi ultimi" ([912:2], pag. 142). In caso contrario, "la discussione stessa (o quello che è) sulla questione delle reliquie medievali e della loro antichità viene completamente privata di significato" ( [912:2], pag. 142). Tutti i commenti sono abbastanza irrilevanti, davvero.

Citiamo l'unica obiezione che Mounchayev e Chyornykh possono fare in relazione alla questione in discussione: "L'approccio di A. T. Fomenko e G. V. Nosovskiy allo studio delle tavolette di betulla può essere classificato come scolastico. . . Questi "metodi" sono stati respinti da tempo dalla scienza accademica. Consideriamo inutile continuare la discussione su questo tema". In altre parole, l'articolo ci dice che la scienza storica ha un sistema consolidato di tabù che riguardano alcuni approcci alla soluzione di problemi storici e cronologici. L'etichetta "scolastico" non spiega assolutamente nulla, essendo solo un desiderio di tenere l'erronea cronologia di Scaligero e Petavio, al riparo da critiche e tentativi di revisione.

Passiamo ora alla "Awkward Palaeography" di A. A. Medyntseva ([912:2], pagine 143-146). L'autore sta cercando di confutare la nostra interpretazione della datazione sulla corteccia di betulla; tuttavia, per qualche strana ragione, parla solo della prima figura dei quattro (il luogo delle migliaia), senza parlare dell’unità delle centinaia, che per noi è di grande interesse e che casualmente è decisiva per la datazione. Forse l'"interpretazione" all'XI secolo delle altre tre figure suggerita da Zaliznyak e Yanin è semplicemente non supportabile.

Per quanto riguarda la prima figura, Medyntseva dice di preferire l'interpretazione di Yanin e Zaliznyak, che suggeriscono sia la lettera zelo in Slavonico ecclesiastico. Cita una tabella con diverse versioni di lettere in Slavonico ecclesiastico (vedi fig. 1 nel suo articolo). E' sorprendente che proprio la lettera di cui parla ("zelo") sia del tutto assente dalla tabella. La ragione è ovvia: la lettera Slavonico ecclesiastica "zelo" non assomiglia per nulla al numero arabo che dovrebbe rappresentare (la cifra di sette). Evidentemente, proprio questa lettera era stata esclusa dalla tabella per evitare l’ "imbarazzo" in relazione ai fatti discussi.

Sottolineiamo che, nonostante l'evidente desiderio di "difendere" l'interpretazione di Yanin e Zaliznyak, Medyntseva manca del coraggio necessario per affermare che quanto sopra è corretto. E' solo d'accordo sul fatto che abbiano letto la prima cifr in modo corretto senza chiedere alcuna prova, rimanendo perfettamente silenziosa sulle altre tre.

Figura 3.48. Una delle leggi contenute nella Sobornoye Ulozhenie del 1649. Vediamo la parola "Russo" usata in riferimento a una confessione piuttosto che a un gruppo etnico - qui è sinonimo di "Ortodosso". Edizione fotografata del XVII secolo.

13. IPOTESI SULL'ETIMOLOGIA DELLA PAROLA "RUSSIA" ( "ROUSS")
E' noto che l'Impero Mongolo è stato diviso in diverse province, la cosiddetta Ulus. Tenendo presente la frequente flessibilità di R & L, si potrebbe suggerire che le parole Ulus e Rouss, o Russia, abbiano la stessa origine (cfr. anche il nome del famoso Principe Urusov). Vediamo un esplicito parallelo fonetico. In quest'ultimo caso, tuttavia, ci si potrebbe chiedere se il nome stesso della Russia possa derivare dalla parola "rus" (o "ulus" nella sua versione Turca), che era una provincia del Grande Impero Mongolo.

È successa una cosa simile al nome "Ucraina" - questa parola era intesa come "terre di confine" (cfr. la moderna parola Russa "okraina" che si traduce come "vicinato"). Vi erano molti territori noti come "ucraina"; tuttavia, il nome alla fine si è rierito a un'unica regione, ovvero l'Ucraina moderna. La stessa cosa avrebbe potuto accadere alla parola Russia; potrebbe aver significato inizialmente una provincia, diventando poi il nome dell'intero paese. In questo caso, "Russo" poteva essere inteso come "rappresentante di una certa provincia Imperiale" e poi è diventato il nome di un gruppo etnico.

Studiando il Sobornoye Ulozhenie del 1649 - una collezione di leggi Russe del XVII secolo, l'epoca dei primi Romanov vediamo che anche nei documenti ufficiali del XVIII secolo (e la fonte in questione è un documento ufficiale) si usa la parola Russo per riferirsi a una confessione e non a una nazionalità. Citiamo la fotografia di una di queste leggi nella fig. 3.48. La legge inizia con le parole: "Che la persona sia Russa o appartenga a una fede diversa", il che si spiega da sé.
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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

Capitolo 4

L’ANTICA RUSSIA VISTA DAI CONTEMPORANEI

1. ABUL-FEDA AFFERMAVA CHE I RUSSI FOSSERO “GENTI DI ORIGINE TURCA”

Secondo Abul-Feda, "i Russi sono un popolo di origine Turca; i loro vicini meridionali più vicini sono i Guzes [Guz = Kazack = Cossack - Aut.], una nazione imparentata. ... nell'XI secolo i Guzani hanno conquistato la Persia e fondato la monarchia di Seljuk" ([175], pagina 391). Il nome dell'impero Ottomano è molto probabilmente una lieve variazione della parola Ataman; pertanto, d'ora in poi useremo la formula Ottomano = Ataman.

Le origini Turche dei Russi potrebbero sembrare in un primo momento assurde, ma consigliamo ai lettori di non farsi troppo sorprendere. La dinastia Russa è di origine Mongola, anche secondo la storia Scaligeriano-Milleriana, poiché i principi spesso sposavano le figlie dei Khan ([362]); molti dei costumi della corte sarebbero stati adottati, da parte dei Moscoviti, dai Mongoli. Anche la dinastia Turca è di origine Mongola, essendo stata fondata dal "Tamerlano il Mongolo" alla fine del XIV secolo. Discuteremo la vera identità dei Khan Mongoli di seguito: diciamo solo che fino ad ora erano imparentati con gli imperatori Bizantini e che spesso erano sposati con principesse Bizantine. Si dovrebbe quindi astenersi dal pensare che i "costumi Mongoli" in questione siano stati introdotti da atei nomadi, la cui patria era nei deserti polverosi della Cina del Nord.

Le relazioni tra la Russia e la Turchia devono essere state molto più profonde di quanto si pensi oggi. I succitati nomi Tartaro utilizzati in Russia possono essere stati semplicemente di origine Ottomana = Ataman. Segnaliamo le Figg. 3.3-3.5 ai lettori; vediamo Stepan Timofeyevich Razin indossare abiti reali e un turbante Ottomano sulla testa, proprio come li indossavano i sultani Ottomani - Ataman! Vedere anche Figg. 3.6-3.9.

Si dovrebbero anche ricordare i famosi giannizzeri della Turchia medievale, così come il fatto che molti Grand Visir e comandanti militari sono stati spesso Cristiani e persino Slavi! Passiamo ora alle “Lezioni sulla storia Medievale” del famoso storico T. N. Granovskiy. Riporta quanto segue:

"La fanteria del Sultano è nota per essere stata la migliore d’Europa, eppure i ranghi di questa fanteria sono stati davvero strani [sic!]! - Aut.]. Intorno al 1367... i Turchi hanno iniziato a reclutare ragazzi Cristiani come potenziali soldati. . . ogni villaggio veniva visitato dai funzionari Turchi ogni cinque anni; i più sani e forti venivano selezionati, portati via e mandati al Sultano. . . all'età di vent'anni. . . diventavano giannizzeri. . . senza speranza di farsi una famiglia. . . I giannnizzeri. . . hanno vinto tutti le battglie fondamentali a Varna, in Kosovo e così via, e sono stati loro a prendere Costantinopoli. Così, il potere del Sultano Turco era sostenuto dai Cristiani" ([192], pagina 48).

Ricordiamo immediatamente che questo tipo di reclutamento è proprio il tagma, ovvero la "tassa di sangue", già nota nella storia del giogo "Mongolo e Tartaro" in Russia; Le reclute erano bambini che avrebbero servito nell'esercito per il resto della loro vita. Queste reclute erano conosciute come Cosacchi. Questa usanza è esistita in Russia fino a Pietro il Grande e, evidentemente, in Turchia un po 'più tardi.

Si scopre che coloro che hanno preso Costantinopoli nel mezzo del XV secolo erano Cristiani! A proposito, il Sultano è stato sostenuto da un forte partito politico Cristiano, attivo nell'assedio di Costantinopoli ([455], pag. 191).

È spettacolare che il rapporto Russo sopravvissuto sull’assedio di Costantinopoli, scritto nel 1453, sia stato scritto da un certo Nestor Iskander - un testimone dell'assedio e uno dei suoi partecipanti. Il fatto che il rapporto in questione sia stato scritto in Russo fa riflettere sul fatto che "un prigioniero dei Turchi, che era stato preso in ostaggio in tenera età e per tutta la sua vita era stsato lontano dalla sua cultura d'origine" sia riuscito a "seguire le regole dell’etichetta letteraria, osservandole meticolosamente. . . quello che abbiamo davanti è senza dubbio un capolavoro scritto da un eccezionale scrittore Russo del XV secolo" ([636], pagina 602). La conclusione è estremamente semplice: l'esercito di Maometto II che aveva fatto irruzione a Costantinopoli era in parte composto da Russi istruiti.

I nostri oppositori potrebbero iniziare a dirci che i Russi e gli altri Cristiani venissero usati dai Turchi come carne da cannone e nient 'altro.. Tuttavia, non è così - Granovskiy prosegue dicendo che "non solo diventavano giannizzeri - ma alcuni di loro venivano allevati in un serraglio separato. . . i migliori. . . costituivano la guardia privata del Sultano. . . Da qui provengono i potenziali comandanti militari e i Gran Vizir. tutti i Gran Vizir della prima metà del XVI secolo, che hanno portato gloria all'esercito Turco, sono stati cresciuti in quei serragli d'élite ([192], pagg. 48-49).

Il fatto che alcuni principi Russi abbiano nomi e patronimici Turchi e Ottomani (Ataman) si presume che confermi l'esistenza del terribile "giogo Tartaro e Mongolo" in Russia, mentre la presenza dei Russi nell'esercito Turco e la "dominanza dei Cristiani e di Slavi" nelle alte file dell'esercito Turco non induce nessun commento sul giogo "Slavo e Cristiano in Turchia" da parte degli stessi storici. I nostri oppositori potrebbero dire che i sudditi Ottomani di origine Slava erano Musulmani; e possiamo essere d’accordo (almeno per quanto riguarda l'epoca post-XVI). Tuttavia, i Tartari Russi sono stati spesso Cristiani, come ci è noto da molti documenti (l’ "epistola ai baskaks e a tutti i Cristiani Ortodossi" et al); bisognerebbe anche ricordare i battezzati Tartari di Kasim.

Il giogo è probabilmente una fantasia - tutte le prove storiche che troviamo testimoniano di un normale corso di affari in uno stato multinazionale.

Un'interessante testimonianza è riportata nelle note dell'inglese Jerome Gorsey, capo dell'ufficio Moscovita della "Società Russa dei Commercianti Inglesi" alla fine del XVI secolo. Ha scritto: "La lingua Slava [il Russo, cioè, poiché l'autore di queste parole si riferisce esplicitamente alla Russia - Aut.] può. . . essere utile anche in Turchia, in Persia e anche in alcune parti dell’India" ([314], pag. 97). In altre parole, una parte della popolazione Turca, Persiana e Indiana ha parlato Russo alla fine del secolo XVI.

Tutte queste prove non corrispondono completamente al quadro della storia che gli storici solitamente disegnano per noi. Tutti i fatti "scomodi" di solito rimangono nascosti alla vista del pubblico, per non suscitare domande ingiustificate. Eppure si scopre che esistono molte prove "anti-storiche" di questo tipo; parte di esse sono citate nel presente libro.

2. RUSSIA E TURCHIA
Formuliamo la seguente ipotesi, che è vitale per la comprensione della nostra concezione generale. C'è stata un’epoca in cui sia la Russia che la Turchia erano parte dello stesso impero.

Prima del XVII secolo, la Russia e la Turchia erano nazioni amichevoli, il che è in perfetta concordanza con la nostra teoria che entrambe avessero fatto parte ad un certo punto dello stesso Grande Impero Mongolo. L'allontanamento tra le due è iniziato solo dopo lo smembramento di questo impero nel XVII secolo.

Alcuni cronisti Arabi ci dicono direttamente che la Russia eraa considerata la parte Ortodossa dell'Impero Mongolo ([547]). Essi notavano che la parte Ortodossa dell'impero possedeva il più grande potenziale militare ed esprimevano la speranza di una futura unificazione confessionale. Noi consideriamo questi testi scritti dopo il grande scisma religioso del XV-XVI secolo, quando il vecchio Cristianesimo unito si divideva in tre parti: Ortodossi, Latini e Musulmani. Uno scisma politico ha completato la segregazione.

Si sa che le relazioni tra la Turchia e la Russia erano più che cortesi nella prima della metà del XVII secolo.

Nel 1613 "Il Sultano ha firmato un patto di "amore e amicizia" con il Signore dei Moscoviti, promettendo assistenza militare nella guerra contro il Re di Lituania" ([183], volume 2, pagina 161).

Nel 1619, "il Patriarca Russo Filarete Aut.] ha chiesto che i Cosacchi del Don non si limitassero a mantenere relazioni pacifiche con la Turchia, ma che si unissero all'esercito Turco e obbedissero ai Pascià Turchi" ([183], Volume 2, pag. 169).

Nel 1627 "Le relazioni con la Turchia sono state ratificate per iscritto: "Con la presente bacio la croce a nome del Gran Signire Murad, giurando amicizia allo Zar Mikhail Fyodorovich, accordando un regolare scambio di ambasciatori, e promettendo assistenza militare contro i suoi nemici e il re Polacco. Ai re della Crimea, ai Nogai e agli Azov è proibito fare guerra contro le terre dei Moscoviti" ([183], volume 2, pagina 173).

A proposito, l’ambasciatore Turco a Mosca non era altri che il Greco Tommaso Cantacuseno - forse un discendente del famoso imperatore Bizantino Giovanni Cantacuseno ([183], volume 2, pag. 170). evidentemente, la nobiltà Bizantina considerava la conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II come un'altra rivoluzione di palazzo e non come un'invasione straniera (conquista Ottomana, caduta di Bisanzio e così via). Tutti questi termini a cui siamo abituati oggigiorno sono evidentemente stati introdotti dopo la vittoria di Maometto da parte dei superstiti del partito sconfitto fuggito in Occidente; sono stati loro a convincere l'aristocrazia Europea a lanciare una crociata contro Bisanzio per liberarla dalla "tirannia Turca". Il concetto stesso della "caduta di Bisanzio nel 1453" è frutto di questa campagna di propaganda.

Le tracce di un'ex unione tra Turchia e Russia si trovano in documenti storici che ci raccontano del summenzionato assedio di Costantinopoli avvenuto nel 1453 - per esempio, il fatto che ci fossero Russi che prendevano parte all'assedio. Contestiamo inoltre il suggerimento secondo cui Nestor Iskander, l'eminente scrittore Russo del XV secolo", fosse stato un semplice soldato nell'esercito di Maometto II - siamo del parere che il personaggio in questione fosse un eminente signore della guerra Ottomano.

A proposito, il matrimonio tra Ivan III e la principessa Greca dopo la caduta di Costantinopoli potrebbe essere stato il suo "trofeo di guerra"?

Si presume che i legami tra la Russia e Bisanzio siano stati interrotti poco prima della caduta di Costantinopoli, per motivazioni religiose. I Russi avrebbero iniziato a trattare la chiesa Bizantina come eretica e che presumibilmente stesse orientandosi verso la creazione di un'unione con la sua controparte Occidentale. Gli storici moderni ritengono che i Russi si siano astenuti dal partecipare alla guerra tra Bisanzio e la Turchia, ritenendo entrambe le parti "indegne di assistenza". Tuttavia, consideriamo il modo in cui Nestor Iskander, un vero partecipante dell'assedio, descrive quest'ultima. Il suo testo è stato inserito nelle cronache Russe ed è la fonte primaria di informazioni su questo evento in Russia. Come ci si dovrebbe giustamente aspettare, Nestor si riferisce a Maometto II, il suo sovrano, in toni riverenti.

Tornando all’inserto a colori [636], questa è la riproduzione di una miniatura della Litsevoy Svod del XVI secolo, raffigurante l'assedio di Zar-Grad da parte dei Turchi Ottomani. Il testo della miniatura è il seguente:

"Lui [Maometto II - Aut] si era avvicinato alla città reale armato di armi meravigliose, e aveva fatto riunire terrificanti masse di persone e navi davanti alle sue mura; questo a dicembre. E così aveva ordinato che i cannoni e gli archibugi cominciassero a sparare contro le mura della città, e aveva mandato una quantità di batterie di teste d'ariete a distruggere le sue difese".

Come si vede chiaramente, il testo iniziale è molto benevolo nei confronti di Maometto. Consideriamo ora lo stesso frammento di una pubblicazione moderna (cfr. [636], pag. 222): "Questo infedele perfido e malvagio aveva mandato via tutti gli ambasciatori. E così aveva ordinato ai cannoni e agli archibugi di sparare sui muri della città, e aveva mandato una serie di batterie di teste di ariete per distruggere le sue difese".

Si tratta ovviamente di un'altra edizione dello stesso testo, che risale almeno al secolo XVII. Siamo del parere che l'obiettivo primario di questa attività editoriale fosse quello di introdurre caratteristiche negative nel testo che inizialmente aveva trattato gli Ottomani in modo benevolo (parole come "perfido", "infedele" ecc.). Al contrario, le caratteristiche positive ("meravigliose" e così via) sono state rimosse. L’atteggiamento dell’autore nei confronti degli eventi da lui descritti è stato quindi completamente invertito. È così che è stata creata la versione Scaligeriano-Milleriana della storia Russa.

A proposito, sottolineiamo l'ovvia somiglianza fonetica tra le parole Ottomano (in un'altra versione - Osman, o Ross-Man?) e Ataman. I Turchi si definivano Ottomani (e Osmani) nel 1453, quando hanno fatto irruzione nelle mura di Costantinopoli - potrebbero essere gli Atamani e i Uomini-Ross?

Concludiamo con un'ovvia domanda sull'identità di questo "illustre scrittore del XV secolo" - potrebbe essere lo stesso Nestor che oggi è considerato l'autore della Povest Vremennih let? Tenete presente che è molto probabile che questa opera sia stata scritta nel XVIII secolo e poi ascritta a "un antico autore Russo". Tuttavia, abbiamo già visto che Nestor deve aver vissuto nel XV secolo.

3. QUELLO CHE SI VEDE DALLA SPAGNA MEDIEVALE SULLA FAMOSA MAPPA ARABA DI AL-IDRISI
Cito dal “libro dei Modi e dei Regni” di Abul Kasim Mohammed conosciuto come Ibn-Khaukal, datato al 967 al giorno d'oggi. Scrive:

"Ci sono tre tribù Russe, una delle quali è più vicina ai Bulgari delle altre due. Il re di questa tribù vive a Quyaba [presumibilmente Kiev - Aut]... Un'altra tribù si trova più a nord ed è nota come la tribù di Slavia. . . La terza tribù si chiama Arthania [L’Orda - Aut.], e il suo re vive ad Artha [ancora Orda - Aut.]" Offerta di [156] citata in [547],

E' quindi del tutto ovvio che gli Arabi considerassero l'Orda, o Artha, uno Stato Russo, il che è in perfetta concomitanza con la nostra ricostruzione.

Gli Arabi scrivevano sull'Orda piuttosto spesso - comunque, secondo lo storico B. A. Rybakov, "preziose informazioni sugli Slavi e sulla Russia di Kiev, raccolte dai geografi Orientali del IX-XII secolo. . . necessitano ancora di uno studio meticoloso" ([753], pag. 174). Nella descrizione Araba, la Russia è composta da tre Stati popolati da Russi. Apprendiamo anche dei tre centri dello stato, i tre Saray. C'è una "vasta quantità di letteratura" scritta su questi tre centri ([753], pagina 174). Gli Arabi hanno compilato mappe molto dettagliate della Russia, ognuno dei tre stati indicato esplicitamente. Diversi ricercatori identificano i tre Saray con diverse città moderne:

"Le tre città Russe si trovano sullo stesso fiume, secondo un geografo Persiano all'inizio. . . possono essere identificate come segue: Quyaba = Kiev. . . Slavia = Novgorod e Arthania = Byeloozero e Rostov. . . questo è il quadro geografico sviluppato dagli specialisti Russi nel settore degli studi Orientali negli anni '60-'70" ([753], pagg. 176-177). Tuttavia, apprendiamo che esistevano anche altre opinioni.

Non bisogna dimenticare la famosa mappa medievale di Abu Abdallah Mohammed Ibn-Mohammed Al-Idrisi, compilata nel presunto anno 1154 d.C. a Palermo per Re Ruggero II ([378]). Nelle Figg. 4.1-4.4 Si può vedere la visione generale della piccola mappa e alcuni frammenti della grande mappa compilata da Al-Idrisi. Ci sono circa 2500 nomi sulla mappa in totale. Al Idrisi aveva studiato a Cordoba (Spagna) - uno dei più illustri centri culturali dell'Europa Occidentale; il suo libro è stato scritto in Sicilia ([753], pag. 178). Di cos'altro potrebbero avere bisogno gli storici? È una gran mole di materiale che potrebbe essere usato per ricostruire l'antica storia della Russia. Tuttavia, stranamente, "gli specialisti di studi Orientali che scrivono della Russia di Kiev, quasi mai si riferiscono a “Le Meraviglie del Viaggatore in Giro per il Mondo” di Abu Abdallah Mohammed Ibn-Mohammed Al-Idrisi e alla sua famosa mappa, due fonti più che affidabili e rispettabili" ([753], pagina 178).

Fig. 4.1. Breve versione della mappa Araba di Al-Idrisi. Presa da [378], fra le pagine 32 e 33, appendice 2.

Inoltre, "Novoseltsev si riferisce al passo dell’opera di Al Idrisi che cita le tre capitali Russe definendolo molto contorto e raccomanda di trattare la versione di Al Idrisi con la massima cautela" ( [752], pag. 178). Qual è il problema? Perché gli storici moderni preferiscono tacere sul lavoro di Al Idrisi o trattarlo con cautela? La questione è che l'antica geografia riportata da questo autore è in contrasto con la moderna concezione della Russia di Kiev. Diversi scienziati hanno utilizzato la mappa e il libro di Al-Idrisi nelle loro ricerche e sono giunti a conclusioni che i loro colleghi hanno dichiarato "assurde senza alcun dubbio".

P. Smirnov, ad esempio, "ha usato la mappa di Al-Idrisi per la sua localizzazione assolutamente irrealistica delle "tre capitali Russe" - Quyaba come Balakhna (una grande città sul Volga un po’ oltre Nizhniy Novgorod - Aut.] , Slavia come Yaroslavl e Arthania come Ardatov [una città nella regione di Nizhniy Novgorod - Aut.]" ([753], pag. 178).

È ovvio che i moderni lettori troveranno la localizzazione di Kiev sul Volga piuttosto assurda. Inoltre, l'identificazione consensuale della Slavia è Novgorod; tuttavia, apprendiamo che la Slavia potrebbe anche riferirsi a Yaroslavl. Questo ci riporta alla nostra ipotesi che Yaroslavl sia la storica Grande Novgorod, il che è perfettamente in sintonia con la nostra ricostruzione.

Un'altra "folle fantasia" è che si vede una somiglianza tra i nomi Arthania e Ardatov; questo ci porta ai nomi Artha e Orda, il che significa ancora una volta che l’Orda era uno Stato Russo nella regione del Volga.

Fig. 4.2. un frammento della grande mappa Araba di Al Idrisi. Tratto da [378] inserto tra le pagine 36 e 37, appendice 8.

Fig. 4.3. Un altro frammento della grande mappa Araba di Al Idrisi. Tratto da [378] inserto tra le pagine 906 e 91, appendice 16.

Fig. 4.4. Un'altra versione dello stesso frammento della grande mappa Araba di Ai-Idrisi. Si differenzia da quella sopra riportata. Tratto da [378], tra le pagine 90 e 91, appendice 17.

Non si dovrebbe pensare che le "folli fantasie" di Smirnov fossero qualcosa fuori dal comune - B. A. Rybakov, per esempio, è altrettanto duro nei confronti di Konrad Miller, e il suo "verdetto" è il seguente:

"Il libro di Smirnov è uscito più o meno nello stesso periodo in cui si è svolto il monumentale lavoro di Konrad Miller sulla cartografia Araba. L’inconsistenza dei metodi scientifici che usa e l’assurdità delle conclusioni che fa quando cerca di tracciare la geografia dell’Europa Orientale possono competere con le teorie di Smirnov. Come potete vedere voi stessi - la terra dei Polovtsi copre l'intera Europa Orientale [e può quindi essere identificata come Polonia - Aut]; il nome "Cumania" copre l’intera zona tra Samara e la Crimea, "Cumania Interna" è il territorio tra Gomel e Nizhniy Novgorod, e "Cumania Esterna" - il terreno tra Dvina occidentale e Volga nelle regioni di Polotsk e Novgorod, fino a Byeloozero. ." ([753], pag. 178).

Cosa può rendere Smirnov e Miller "sbagliati"? Al contrario, stiamo cominciando a renderci conto che i loro cauti tentativi di trovare nuove identificazioni geografiche per i nomi antichi corrispondono alla realtà storica molto meglio dell’opinione di Rybakov, che si basa solo sulla grezza versione Romanoviano-Milleriana.

4. LA GRANDE RUSSIA COME ORDA D’ORO, LA PICCOLA RUSSIA COME ORDA BLU, E LA BIELORUSSIA COME ORDA BIANCA

A) Come abbiamo visto, gli Arabi si riferiscono ai tre centri della Russia nelle loro relazioni.

B) Nella descrizione della Mongolia, gli stessi autori Arabi citano i tre Saray - SarayBatu, Saray-Berke e il Nuovo Saray.

C) Anche la Bibbia ci racconta di tre centri della Russia - "Principe di Rosh, Meshech e Thubal".

Abbiamo già formulato il nostro punto di vista, secondo il quale la Bibbia si riferisce alla Russia, alla Moscovia e a Tobol, o alla Siberia. Confrontiamo i tre Saray che vengono costantemente menzionati nei documenti con la separazione dello Stato Russo nei tre grandi regni del XIV-XVI secolo:

1) La terra Severskaya (terra di Chernigov) - i confini approssimativi dell'Ucraina moderna.

2) Lituania o Russia bianca (Bielorussia) - Russia nord-occidentale e Bielorussia moderna con capitale Smolensk.

3) Il Regno del Volga, noto anche come Siberia, o la Russia di Vladimir-Suzdal. Le sue città (conosciute come Sarays) erano particolarmente numerose nella regione del Volga - Samara, Tsaritsyn, Ryazan, Tver e la Grande Novgorod (Yaroslavl con Vladimir e Rostov).

Tutte e tre le parti della Russia furono unite quando è salita al potere la dinastia dell’Orda della regione Volga; questa unificazione segna il momento in cui i gran principi di Mosca hanno introdotto la formula "Gosudar Vseya Rusi" ("Signore di tutta la Russia") nei loro titoli.

D) Lo stesso triplo titolo è stato utilizzato anche dai primi Romanov (già nel XVII secolo) - "Signore dell'intera Russia, Grande, Piccola e Bianca"

La nostra ipotesi è la seguente. Tutte le succitate divisioni della Russia o della Mongolia in tre regni fanno riferimento a uno stesso fenomeno. Questo ci porta alle seguenti conclusioni:

1) Grande Russia = Orda d'Oro = Tobol = Thubal biblico = Regno del Volga = Russia di Vladimir Suzdal, o "Nuova Saray" nella terminologia "Mongola", identificata anche come Grande Novgorod = Yaroslavl.

2) Piccola Russia = "Orda Blu" = Territorio Severskaya = Malorossiya, o Ucraina moderna = "la Biblica Rosh" o Russia (Russia di Kiev). Gli storici Russi parlano spesso della suo capitale: Chernigov, o Novgorod Severskiy (Novgorod settentrionale, qv in [161], pagina 140), mentre i loro colleghi Occidentali insistono per identificarla come Kiev. Il nome deve la sua esistenza all'area di Siniye Vody ("Acque Blu", cfr. il fiume moderno Sinyukha, tributario dell'Ingo meridionale precedentemente conosciuto con lo stesso nome, qv in [347], pag. 257).

3) Russia Bianca = Orda Bianca = Lituania = Principato di Smolensk = Il Meshech Biblico (Polotsk, Pskov, Smolensk e Minsk). La Bielorussia moderna è la parte Occidentale di questo Stato medievale, mentre la Lituania Cattolica più recente fa parte della vecchia Russia Bianca. I Lituani menzionati nelle cronache Russe sono i cosiddetti Latini, o Cattolici Russi. Questa parte della Russia sembra corrispondere a Saray-Berke (Byeliy = Saray Bianco) nella terminologia "Mongola" (tenendo presente la frequente flessione di R e L).

La frontiera tra la Grande e la Piccola Russia deve più o meno corrisponderee al moderno confine tra la Russia e l'Ucraina (noto come Malorossiya, o "Piccola Russia"). Il confine tra Russia Bianca = Lituania e Grande Russia deve essere stato situato molto più a est nel Medioevo - cioè tra Mosca e Vladimir (in altre parole, Mosca faceva parte della Russia Bianca). È possibile che lo spartiacque tra i due dialetti rurali primari della Russia che si trovano qui possa riflettere il reale confine politico tra l’Orda Bianca e l’Orda d'Oro che esisteva nei tempi andati.

Così, Mosca all'inizio faceva parte della Russia Bianca, o della Lituania. Questo fatto era ancora vivo nella memoria popolare nel XVII secolo, durante i Grandi Disordini (per esempio, negli editti di Minin e Pozharskiy del 1613 che i due propagavano da Yaroslavl. Tali editti contengono dichiarazioni sulla necessità di lottare contro Mosca; la parola "Lituani" è usata come sinonimo della parola "Moscoviti":

"E hanno baciato la croce a Yaroslavl e hanno giurato di sollevarsi contro il Moscovita, di muoversi contro Mosca e di combattere fino al loro ultimo respiro. . . per aver prestato giuramento di combattere i Lituani baciando la croce" ([994], parte 2, pagina 519; citato in [795], pagine 97-98).

5. L'INIZIO DELL'INVASIONE TARTARA E MONGOLA COME VIENE DESCRITTA DAI CONTEMPORANEI
Gli storici ci dicono che "gli abitanti dell'Europa Centrale... scoprirono presto che i Tartari avevano invaso la Russia. . . questa notizia straordinaria ha impiegato alcuni mesi prima di raggiungere in Occidente i vicini più prossimi della Russia, e poi anche vari centri imperiali e Roma stessa" ([25], pagina 71). S. A. Anninskiy riferisce che la lettera di Julian, il missionario Ungherese, sulla guerra con i Mongoli, è una delle prime testimonianze Europee degli avvenimenti nella Russia Orientale. Cosa ci dice Julian?

"La terra da cui provengono è conosciuta come Gotta [Anninskiy aggiunge che altre cronache usano le versioni ortografiche di Gothia e Gotha]. La prima guerra con i Tartari è iniziata nel modo seguente. C'era un capo di nome Gourgouta nel paese di Gotta [Anninskiy]: evidentemente si tratta di un riferimento a Genghis-Khan]. . . c'era un altro capo di nome Vitut nella terra dei Cumans [Anninskiy: altre cronache utilizzano le versioni Vitov e Vrok]. . . e un'altro, dal fiume Buz, di nome Goureg, che l'aveva attaccato per le sue ricchezze e sconfitto. Vitut era fuggito dal Sultano Ornakh, che lo aveva ricevuto... e poi impiccato. . . i due figli di Vitut. . . sono tornati allora dal summenzionato Goureg, che aveva derubato loro e il loro padre. Goureg. . . ha ucciso il figlio maggiore, legandolo a cavalli che lo hanno fatto a pezzi. Il figlio più giovane è allora fuggito da Gourgouta, il capo Tartaro, citato sopra, e lo ha implorato di portare Goureg davanti alla giustizia. . . Questo è stato fatto, e dopo la vittoria. . . il giovane ha chiesto a Gourgouta di lanciare una campagna contro il Sultano Ornakh... Gourgouta era stato felice di accettare e distrusse completamente le truppe del Sultano. . . E così, con molte gloriose vittorie al suo nome, Gourgouta, il Capo Tartaro. . . si schierò contro i Persiani, li mise in fuga e conquistò il loro regno. Questa vittoria lo rese ancora più audace. . . e così cominciò a fare guerre contro altri regni, tramando per conquistare il mondo intero. Si avvicinò alla terra dei Cumani e. . . conquistò tutta la loro terra. I Tartari procedevano verso Ovest, e ci vollero un anno o poco più per conquistare cinque delle più grandi terre pagane - Sascia, la Volgaria. . . Vedin, Merovia e Poidovia, così come il regno dei Mordani. . . l'esercito [dei "Tartari" - Aut.] era diviso in quattro parti... Una di loro... andò verso Suzdal, un’altra ai confini della regione di Ryazan. . . la terza sul fiume Don, di fronte al castello Voronezh (Ovcheruch). . . Gourgouta, il primo capo che ha iniziato la guerra, è intanto morto; i Tartari sono governati dal figlio Khan" ([25], pagina 71).

Questo testo è pieno di pezzi di informazioni sulle famose conquiste del sovrano che gli storici presentano come Genghis-Khan e la sua discendenza.

Primo corollario. Da dove vengono i Tartari e i Mongoli? La loro patria si chiama Gothia = Gotta = Gotha. Gothia, Comunque, è un famoso paese medievale abitato dai Goti, i terrificanti conquistatori del mondo medievale. Si sa che i Goti hanno vissuto in Europa, il che automaticamente rende i Tartari una nazione Europea. Il corollario non è nostro - è fatto proprio dalla fonte che cito. Sfidiamo qualsiasi storico a cercare di identificare Gothia come il predecessore geografico della Mongolia moderna.

I nostri oppositori potrebbero dire che il missionario Julian ha commesso un errore, e l'identificazione dei Tartari come i Goti è solo una sua fantasia; è solo un caso di confusione. Ma cosa si dovrebbe dire del fatto che quasi tutti identificavano i Tartari come i Goti nel Medioevo? Herberstein ha riportato che ci si riferiva alla nazione dei Polovtsy come Goti da parte dei Moscoviti del XVI secolo: "I Russi affermano che la i Polovtsy sono la stessa nazione dei Goti" ([161], pag. 165). Un altro fatto noto è che molte cronache Russe hanno usato il nome Polovtsy per riferirsi ai Tartari. Così, i Moscoviti del XVI secolo erano dell'opinione che i Tartari fossero di origine Gotica.

Abbiamo già conosciuto la tradizione medievale che ha costantemente identificato le nazioni apocalittiche di Gog e Magog come i Goti e i Mongoli, mentre alcune cronache inglesi del Medioevo uniscono i due nell’unica nazione di Goemagog, identificando di fatto i Goti come Mongoli e Tartari (per dettagli e riferimenti sulla storia Inglese, cfr. parte 2 del presente libro).

Herberstein riferisce che i Tartari erano anche noti come Taurimenes e Pechenegi ( [ 161 ] ). Un altro fatto storico è che i Bizantini hanno usato il nome Tauro-Sciti per riferirsi ai Russi (per esempio Leone Diacono in [465]). Ancora una volta vediamo i Tartari e i Russi identificati come un'unica nazione.

Inoltre, si è scoperto che esisteva un arcivescovo Goto nella Crimea Russa almeno fino al XVIII secolo. A. V. Kartashov, famoso esperto di storia della Chiesa Russa, riferisce quanto segue: "La corrente del Cristianesimo era arrivata in Russia attraverso la Crimea, che serviva alla Russia come ponte culturale con Bisanzio. Le uniche nazioni Cristiane qui presenti erano i Greci e i Goti" ([372], volume 1, pagina 54). Kartashov continua a elencare le diocesi Greche (eparchie) nella zona della Crimea (intorno a Sebastopoli e Soudak). Poi ci racconta che "il resto della Roma era caduto sotto l'influenza dei Goti, che si erano stabilizzati definitivamente qui riluttanti a seguire i loro compagni tribali (quelli che erano andati in Italia con Teodorico a metà del V secolo" ([372], volume 1, pagina 54).

Il V secolo menzionato da Kartashov è ovviamente una datazione Scaligeriana arbitraria, poiché sappiamo già che Teodorico non ha vissuto prima del XIII secolo d.C., qv in ChronI e Chron2.

"I Goti della Crimea... avevano una loro propria eparchia. . . Questa regione Gotica aveva uno sbocco sul mare tra Aloushta e Balaklava. . . L'arcidiocesi Gotica a Dori. . . era addirittura sopravvissuta alla stessa nazione Gotica, che aveva cessato di esistere nel XVIII secolo, assimilata dai Greci e dai Turchi. Quando cadde sotto la giurisdizione del sinodo Russo dopo la conquista della Crimea da parte di Caterina il Grande, l'unica cosa rimasta dei giorni andati era il suo titolo di "Gotica” - la gerarchia e la parrocchia erano già Greche ([372], pag. 55). Kartashov ci dice più avanti che i Goti avevano fondato l’eparchia di Tmutarakan. Così i Goti hanno vissuto in Russia almeno fino al XVIII secolo. Inoltre, erano Cristiani Ortodossi.

Secondo corollario. Come abbiamo visto, il sovrano dei Goti si chiamava Gourgouta. La supposizione degli storici moderni (S. A. Anninskiy, ad esempio), che il nome in questione sia una corruzione di Ougoudei, uno dei soprannomi di Genghis-Khan, ci sembra piuttosto inverosimile. In effetti, è abbastanza facile riconoscere la vecchia forma Russe del nome Giorgio (Georgiy nel nome Gourgouta - Gyurata, Gyurgiy e Gourgiy, come più spesso si usa nelle cronache Russe. Vedere l'indice alfabetico all'opera fondamentale di N. M. Karamzin, ad esempio ( [362] ): "Gyurgiy (Gyuryata, vedi Georgiy)". Si deve quindi tener conto del parallelo tra Gourgouta, Georgiy e Gourgiy.

Ricordiamo ora al lettore che Georgiy è stato uno degli alias di Yaroslav il Saggio, fondatore della dinastia Russa! Karamzin, ad esempio, usa la formula "Grande principe Yaroslav, o Georgiy" ([362], volume 1, capitolo 2). Ivan il Terribile ricorda il suo antenato "Georgiy, o Yaroslav - il grande Zar e il Grande Sovrano" in una lettera al re Svedese ([639], pagina 136).

Secondo il nostro parallelismo dinastico, lo stesso carattere si identifica con Yaroslav Vsevolodovich e Ivan Kalita = Caliph, artefice della grande invasione dei "Mongoli e dei Tartari", qv in basso.

Terzo corollario. Cosa fa questo Georgiy(Gourgouta)? Utilizza il conflitto tra il capo del fiume Buz (Bug, tenendo conto della flessione tra Z e G in Russo) e Vitof, o Vitovt (sic!), il capo Cumano. Gerogiy conquista i loro territori. Il capitano del fiume Buz (Bug) è il suo omonimo (Goureg = Gyurgiy), mentre il suo nemico si chiama Vitovt, che è anch’esso un nome noto dalle cronache (il famoso principe Lituano Vitovt (1392-1430), per esempio). è possibile che il Vitovt in questione sia di natura completamente diversa; tuttavia, ciò che vogliamo sottolineare a proposito del testo in questione è il fatto che ogni singolo nome Tartaro che abbiamo incontrato è comune per Russi e Lituani del XIV secolo.

Ricordiamo che il nome Cuman, o Kuman (da cui Cumania) è molto probabilmente derivato dalla parola komon, o koti – la parola Russa per "cavallo" nella sua forma arcaica, come utilizzato nel famoso “Slovo o Polku Igoreve”. Pertanto, il paese dei Cumani si tradurrebbe probabilmente come "il paese dei cavalieri" - un altro alias del l’Orda, in altre parole.

Quarto corollario. Georgiy prosegue sconfiggendo un certo Sultano Ornakh e lancia una campagna contro la Persia, che conquista con successo. Gli storici moderni sostengono che la conquista della Persia da parte della Mongolia sia avvenuta due decenni dopo la morte di Genghis-Khan - è comprensibile; si rendono conto che i Mongoli avrebbero avuto bisogno di un po' di tempo per raggiungere Volga dalle steppe lontane della Cina settentrionale; avrebbero anche dovuto conquistare la Russia e formare uno stato prima di poter continuare verso l'Iran. Tuttavia, il missionario Ungherese del XTV secolo, contemporaneo di questi eventi, non vede tali complicazioni cronologiche - attribuisce la campagna persiana a Georgiy, ossia allo stesso Gengis-Khan. Gli storici si affretteranno ad accusarlo di ignoranza, poiché le sue osservazioni contraddicono la cronologia consensuale.

Quinto corollario. Georgiy successivamente conquista Sascia, Fulgaria, Vedin, Merovia, Poidovia e il regno dei Mordvani. Si riconoscono facilmente i seguenti regni:

Bulgaria = la Bulgaria,

Merovia = Moravia (terra dei cechi),

Poidovia = Podolia (Ucraina),

Il Regno dei Mordvan = Mordovia (nella regione del Volga).

Sascia (o Sacia) era il nome usato per le terre dei Sassoni nel Medioevo. Oltre ai tradizionali Sassoni della Germania moderna, si dovrebbero citare i Sassini del fiume Yaik (hanno lasciato la loro terra nel 1229, "inseguiti dai Tartari e dai Mongoli", qv in [362], Volume 3, capitolo 8, pagina 166). Inoltre, secondo l’interpretazione di Erodoto da parte di Karamzin, "gli Sciti, conosciuti dai persiani come i Sak, tra loro si chiamano Skoloty" ([362], volume 1, capitolo 1, annotazione 7). Aggiungiamo che il nome Skoloty ("Skolot") suona in qualche modo simile al nome degli Scozzesi, le cui origini possono essere ricondotte all'invasione Sassone - questo non dovrebbe sorprenderci; come vedremo nella parte 2 del libro in questione, il nome Scots è stato usato dalle cronache inglesi del XIII-XVI secolo per riferirsi agli Sciti, o Russi.

Riflettiamo per un momento. Comprendiamo che i lettori possano provare una certa irritazione a questo punto a causa dell'enorme quantità di alterazioni e identificazioni; tuttavia, raccomandiamo di riflettere più a fondo su questo punto. Per ribadire uno dei nostri principali concetti: nel Medioevo, prima dell'invenzione della carta stampata, i nomi delle nazioni e delle aree geografiche si spostavano attraverso le mappe, a seguito della migrazione dei documenti edelle cronache. I gruppi etnici rimanevano praticamente nelle stesse aree in cui vivono oggi - i gruppi che migravano includevano eserciti e principi, accompagnati dal loro entourage e dai loro cronisti. Non avrebbero potuto alterare in misura sostanziale la composizione etnica dei luoghi che attraversavano; tuttavia disponevano di archivi, libri e documenti, il che è molto importante. Sono stati loro a dare i nomi alle nazioni, alle città, ai fiumi, alle montagne e ai mari. I vecchi nomi alla fine sono stati cancellati dalla memoria. Quelli che ci sono noti oggi provengono dai documenti del secolo XV-XVII, nella localizzazione che si era formata all'epoca di Gutenberg. Le denominazioni geografiche si sono irrigidite con la propagazione delle mappe stampate.

Sesto corollario. E così sappiamo che fu conquistata la regione del Volga (Mordovia, Bulgaria-sul-Volga ecc. Dopo queste vittorie, Georgiy dirige i suoi eserciti verso Occidente e divide le truppe in quattro gruppi principali, che devono procedere in quattro direzioni principali. Quali? Purtroppo, il testo menziona solo tre punti: Suzdal, Ryazan e Voronezh. Scopriamo quindi che le terre verso l'Ovest dalla linea di Suzdal/Ryazan/Voronezh non erano allora state conquistate. Ora possiamo iniziare a ricostruire passo passo l'unificazione militare della Russia. Georgiy è partito dall'Est e ha rivolto la sua attenzione all'Occidente. Dopo la sua morte, la conquista è proseguita dal "suo figlio Khan". Poi abbiamo la conquista Mongola della Russia Occidentale e dell'Ungheria da parte di Batu-Khan, nota come "la grande invasione dei Mongoli e dei Tartari" secondo i libri di testo di storia, che è un riflesso della conquista di Kiev da parte di Yaroslav il Saggio, Principe di Yaroslavl e la conquista di Kiev da parte di BatuKhan.

Secondo Karamzin, "Yaroslav era entrato a Kiev insieme al suo valente esercito asciugandosi il sudore dalla fronte, secondo la cronaca" ([362]). La conquista di Kiev è stata tutt'altro che un'impresa facile, dato che Yaroslav (alias Batu-Khan) era stato costretto a schiacciare per primo l'esercito Polacco.

Torniamo al testo di Julian e leggiamolo ancora una volta, questa volta utilizzando le versioni più usuali dei nomi Russi cui fa riferimento. Sostituiremo anche il termine Tartaro con il termine Mongolo, poiché il testo in questione è intitolato "La guerra con i Mongoli". Ci ritroviamo con questo:

"La terra da cui provengono i Mongoli (= quelli grandi) è nota come Gothia. La prima guerra con i Mongoli è iniziata nel modo seguente. C'era un capo di nome Georgiy nella terra dei Goti... c'era un altro capo di nome Vitovt nel paese dei cavalieri (l’Orda). . . e un'altro, sul fiume Bug, anch'esso di nome Georgiy, che aveva attaccato Vitovt a causa delle sue ricchezze, e l'aveva sconfitto. Vitovt era fuggito dal Sultano Omakh, che lo aveva ricevuto. . . e poi impiccato. . . i due figli di Vitovt. . . sono tornati dal Georgiy sopra menzionato, che aveva derubato loro e il loro padre. Questo Georgiy aveva... ucciso il figlio maggiore, legandolo a cavalli che lo hanno fatto a pezzi. Il figlio più giovane è fuggito dall'altr Georgiy, il capo dei Tartari menzionato sopra, e lo ha implorato di portare davanti alla giustizia l’assassino di suo padre... E' stato fatto, e dopo la vittoria... il giovane chiese a Georgiy di lanciare una campagna contro il Sultano Ornakh. . . Georgiy era stato felice di fare questa guerra e distrusse completamente le truppe del Sultano. . . E così, con molte gloriose vittoria a suo nome, Georgiy, Signore dei Mongoli. . . si era lancito contro i Persiani, e dopo averli messi in fuga conquistò il loro regno. Questa vittoria lo rese ancora più audace. . . e così cominciò a fare guerre contro altri regni, tramando per conquistare il mondo intero. Si è avvicinato alla terra dei Cavalieri e... . . conquistò tutta la loro terra. I Mongoli (= Grandi) si spostarono verso Ovest, e ci vollero un anno o poco più di quello per conquistare cinque delle più grandi terre pagane - Sassonia, Bulgaria. . . Vedin, Moravia (il regno Ceco) e Podolia, o l'Ucraina, così come il regno Mardoviano. . . l'esercito fu diviso in quattro parti. . . Una di loro. . . andò verso Suzdal, un’altra verso i confini della regione di Ryazan. . . la terza sul fiume Don, di fronte al castello Voronezh (Ovcheruch)... Georgiy, il primo capo che ha iniziato la guerra, è morto; i Mongoli sono governati dal figlio Khan (Ivan – Batu-Khan)".

Quello che abbiamo di fronte è il resoconto dei conflitti nella Russia Occidentale (Lituania, Bug, ecc.), che è stato usato a suo vantaggio dal sovrano dei Mongoli, o Grandi (abitanti della Velikorossiya o Grande Russia). Era cominciata una guerra che si è conclusa con l'unificazione della Russia sotto il dominio della dinastia Novgorod = Yaroslavl di Ivan Kalita = Batu-Khan. Questa unificazione è stata accompagnata dalla conquista di Kiev, dalla guerra con i Polacchi, dalla campagna Persiana e Ungherese.

Tali eventi risalgono tradizionalmente al XIII secolo; li mettiamo nel secolo XIV, considerando lo slittamento cronologico centenario scoperto. Batu-Khan viene sovrapposto a Ivan Kalita = Caliph, e Genghis-Khan - al fratello maggiore Georgiy.

Fig. 4.5. Disegno di Amazzoni da un vaso greco "antico" che presumibilmente risale al V secolo a.C. (montato e in piedi). Presa da [578], libro 1, pagina 23, illustrazione 12.

6. AMAZZONI NELLA RUSSIA DEL XVII SECOLO. DONNE RUSSE CHE INDOSSANO YASHMAKS
Le Amazzoni sono considerate creature fantasiose dei miti Greci "antichi" e nient 'altro (vedi fig. 4.5). Tuttavia, la Povest Vremettnyh Let, per esempio, le menziona come personaggi reali, che potrebbe inizialmente sembrare una cosa strana - in effetti, dov’è che l'autore della cronaca avrebbe sentito parlare delle Amazzoni? Tuttavia, non c'è nulla di strano in questo - come abbiamo detto in precedenza - la cosiddetta "Povest Vremennyh Let" è di origine relativamente recente. Per quanto riguarda le truppe montate di donne guerriere, queste in realtà esistevano in Russia. Ad esempio, è noto che gruppi di donne armate erano soliti accompagnare le Zarine dell’Orda d’Oro come scorta ([282], pag. 146).

Per quanto sia abbastanza sorprendente questa scorta di Amazzoni è esistita presso la corte dei re Moscoviti fino all'inizio del XVII secolo, e ci sono registrazioni di viaggiatori stranieri che fanno riferimento a questa usanza. Nel 1602, per esempio, Giovanni, principe di Danimarca e il fidanzato della principessa Xenia Borisovna, visitarono Mosca. Lo scrivano che lo ha accompagnato ci racconta quanto segue sull'equipaggiamento reale dello Zar Boris, sua moglie e sua figlia Xenia:

"Tutte le donne andavano a cavallo, proprio come i maschi.

Figura 4.7. Un ingrandimento dell’immagine precedente che indica l'esistenza di una terra chiamata Amazzonia in Russia, tra il Mar Azov, il Volga e il Don.

Fig. 4.8. La terra delle Amazzoni in Russia, tra Volga e Don, rappresentata sulla mappa di CarloV e Ferdinando.

Indossavano copricapi di un bianco splendente, rivestite di taffeta beige e decorate con nastri di seta gialla, bottoni d'oro e nappe che cadevano sulle spalle. I loro volti erano ricoperti di yashmaks bianchi e non si vedeva altro che la bocca; indossavano vestiti lunghi e stivali gialli. Andavano a coppie, ciascuna su un cavallo bianco; ce n’erano 24" ([282], pagg. 145-146).

I. E. Zabelin non può fare a meno di fare il seguente paragone, che è davvero molto ovvio: "Il gruppo cerimoniale delle donne cavllerizze - Amazzoni, porta a supporre che questa usanza sia stata presa in prestito dalle regine dell’Orda d'Oro" ([282], pagina 146).

A proposito, il fatto che le usanze della corte di Mosca siano state "prese in prestito" dal’Orda d'Oro è di pubblico dominio; dal punto di vista tradizionale questo sembra davvero strano - perché i grandi principi Russi dovrebbero adottare usanze di una nazione il cui livello culturale era molto più basso di quello della Russia conquistata? Inoltre - come avrebbero potuto questi selvaggi delle polverose steppe Mongoliche sviluppare un'etichetta cerimoniale così complessa, visto che non erano sufficientemente alfabetizzati, come ci assicurano gli storici moderni?

La nostra spiegazione è semplice. I Gran Principi di Russia non hanno preso in prestito le loro consuetudini da alcun selvaggio; il problema è che il Corvo d'Oro non era altro che lo stato Russo del XV secolo con una capitale a Kostroma o a Yaroslavl (detta Grande Novgorod). La Russia di Mosca del XVI secolo era il successore diretto di questo Stato; le usanze di Moscovia e dell’Orda d'Oro erano naturalmente simili l'una all'altra.

La lussuosa mappa di Carlo V e Ferdinando che risale al XVI secolo fa esplicito riferimento all'Amazzonia come a un territorio Russo. A quanto pare, era collocata tra Volga e Don, nella regione del Mar Azov e della Tartaria, un po' più a sud del portage Volga-Don, qv nella fig. 4.6. La mappa chiama questo terreno AMAZONVM, qv in figg. 4.7 e 4.8. Come sappiamo, queste terre appartengono ai Cosacchi (anche conosciuti come Tartari) da tempi immemorabili.

Le donne Cosacche, o Amazzoni, si riflettono in moltissime "antiche" opere letterarie. Questo è ciò che gli storici ci dicono:

"Le Amazzoni sono figure stabili nell'arte e nella letteratura antiche. Le vediamo su innumerevoli vasi greci, a cavallo e in lotta contro i Greci... Gli archeologi conoscono le donne armate degli Sciti. . . Conosciute anche le donne guerriere. . . dalla storia medievale degli Alani. Tuttavia, il numero di tumuli femminili con armi è più alto nelle zone che un tempo erano state popolate dai Sarmaziani e non dagli Sciti, raggiungendo il 20% di tutti i tumuli di sepolture con armi" ( [792], pag. 86).

Teniamo inoltre conto dei seguenti fatti: le sopramenzionate yashmaks indossate dalle donne Russe fino al XVII secolo. Esiste una tradizione simile in Medio Oriente che si mantiene anche oggi. Potrebbe essere nata dall’Orda d'Oro, o Russia?

Si dovrebbe inoltre tenere presente la somiglianza tra alcune vecchie usanze Russe e quelle ancora vive in Iran, per esempio - per cui il copricapo delle donne Iraniane è indossato esattamente come una volta in Russia; Gli iraniani usano samovar completamente identici ai loro omologhi Russi, e così via.

Ricordate che l'Iran (o la Persia) è stato per molto tempo un ulus dell'impero "Mongolo"; è quindi possibile che nella Russia Ortodossa esistessero altre usanze oggi considerate "puramente Musulmane" forse anche originate da lì.

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

CAPITOLO 5

La nostra ricostruzione della storia Russa prima della battaglia di Kulikovo

1. LE ORIGINI DELLA STORIA RUSSA

Secondo la nostra ipotesi, il periodo più o meno documentato della storia Russa (cioè la storia Russa che si basa su fonti scritte che sono sopravvissute fino ad oggi) inizia solo con il XIV secolo d.C. Sfortunatamente, possiamo solo dare un quadro molto generale della storia Russa del XIV secolo; a quanto pare, non esistono documenti esistenti che possano essere di aiuto.

Rivolgiamoci alla Povest Vremmenij Let, che segue gli avvenimenti storici Russi fino al 1204, la caduta di Costantinopoli dopo la quarta crociata. Morozov si riferisce al suo studio sulle varie copie di questa cronaca in [547] e la sua opinione è che la Povest Vremennyh Let sia molto probabilmente legata a eventi Bizantini e abbia poco in comune con la storia Russa. Per esempio, Morozov fa spesso riferimento a terremoti che non si verificano mai nel territorio della Russia storica. Morozov ha inoltre studiato tutti i riferimenti fatti alle eclissi solari e lunari nella cronaca e ha ricavato il seguente corollario:

Non è possibile verificare nessuna eclissi antecedente alla fine dell'XI secolo e menzionata nella Povest Vremennyh Let mediante calcoli astronomici; la prima eclissi solare confermata dai calcoli, svoltasi l'8 aprile 1065, non poteva essere osservata da Kiev, ma solo dall'Egitto e dal Nord Africa.

Tutti i dati astronomici contenuti nelle cronache Russe possono essere confermati solo a partire dal XIV secolo in avanti.

La nostra ipotesi è la seguente: la Povest Vremennyh Let ha assorbito eventi delle cronache Bizantine, ricoperti da uno strato di eventi Russi successivi, risalenti principalmente al XVI secolo. Citeremo molti esempi qui di seguito.

Pertanto, non troviamo tracce della storia Russa documentata che precedano il XIII secolo; è possibile che allora non esistessero storici al di fuori di Bisanzio.

Il potere di Bisanzio, anche se considerato come un'istituzione puramente formale o interamente religiosa, riguardava enormi territori, che spesso si trovavano a una grande distanza dalla capitale. Il ruolo dominante di Bisanzio nell'epoca del XII-XIII secolo si spiega con il fatto che, secondo la nostra ricostruzione, il personaggio storico conosciuto come Gesù Cristo ha vissuto (ed è stato crocifisso) nel XII secolo Zar-Grad = Gerusalemme = Troia. Le regioni conquistate, o themae, come venivano chiamate a Bisanzio, comprendevano tutto il mondo conosciuto dai cronisti Bizantini, oltre le quali esistevano bizzarre regioni che non riuscivano a comprendere e che chiamavano "deserti", popolandoli con personaggi immaginari - giganti, persone con teste canine, ecc.

Dopo la dissoluzione dell'Impero Bizantino nel 1204, le diverse parti sono diventate indipendenti, come nuovi stati e nuovi storici. Questo non è accaduto immediatamente, e quindi le antiche cronache Bizantine sono state usate come livello di base per la storia Russa. Ciò è anche naturale, dal momento che i paesi che si erano formati da frammenti dell'Impero Bizantino erano stati tutti governati da ex governatori o generali, o da membri dell'aristocrazia Bizantina. Alla fine sono diventati dei sovrani indipendenti, conservando le antiche cronache Bizantine. La loro discendenza considerò queste cronache come "l'inizio della propria storia locale".

Questa situazione è tipica di quasi tutti i paesi, lo stesso è accaduto alla vecchia storia Inglese, qv nella parte 2; ancora una volta, le antiche cronache Bizantine dell'XI-XIII secolo sono state incluse successivamente nella storia antica Inglese dagli storici delle isole Britanniche. Lo stesso processo si è verificato in Russia e a Roma, le cui vecchie "cronache" riflettono la storia reale dell'XI secolo di Bisanzio trasferito in Italia e intessuto nella cronologia Italiana.

Pertanto, il XIII secolo segna un punto di svolta nella storia Russa; non sappiamo quasi nulla delle epoche che l'avevano preceduto. L'alba della storia Russa così come la conosciamo cade nel periodo in cui un gran numero di principati o di Orde sparsi in tutto il territorio della Russia; devono essere state costruite sulle rovine dell'ex impero Bizantino dei Greci Romeani.

Riportiamo brevemente l'elenco delle orde più importanti: La Grande Orda, la Piccola Orda, l’Orda Bianca e l’Orda Blu. La Grande Novgorod = Yaroslavl, così come Suzdal, Ryazan, Smolensk, Kiev (o Chernigov), Tver, Azov, Astrakhan e molte altre ancora erano capitali indipendenti, mentre Mosca semplicemente non esisteva. Queste Ordi non si erano ancora unificate in un unico Stato e continuavano a combattersi tra loro.

Questi stati indipendenti erano governati da antichi discendenti del governatore-generali Bizantini di clan aristocratici, che facevano risalire tutti i loro antenati ad Augusto e che avevano perfettamente ragione nel farlo, indipendentemente da quanto sarcasmo e vetriolo questa opinione possa provocare da parte di uno storico istruito.

I legami con la corte Bizantina erano rimasti attivi e funzionali per molti anni; Kartashev riferisce che alcuni dei Grandi Khan "Mongoli" (o i governanti Slavi della Russia, come stiamo iniziando a capire) hanno occasionalmente sposato le figlie degli imperatori Bizantini.

Per esempio, Abaka-Khan era sposato con la figlia dell’imperatore Bizantino Michele Palaiologo ([372], pag. 281); Nogai-Khan, famoso personaggio della storia Russa, era sposato con Eufrosinia, figlia di un imperatore Bizantino ([372], pag. 282). Tokhta-Khan, il predecessore di Uzbek-Khan, era sposato con la figlia di Andronico il Vecchio, anch'esso imperatore Bizantino; Lo stesso Uzbek-Khan era sposato con la figlia dell'imperatore Andronico il Giovane; si presume però che Uzbek si fosse già convertito all'Islam.

Di seguito discuteremo del fatto che quando si legge una fonte medievale Occidentale, è molto difficile capire se gli autori si riferiscano ai Musulmani o ai Cristiani Ortodossi, perché spesso si dimostrano riluttanti a distinguere tra i due, usando il termine "infedeli" per riferirsi a entrambi - quindi, gli "infedeli" che si possono incontrare in questi testi potrebbero ben aver aderito alla fede Ortodossa, a seconda della persuasione dell'autore.

2. L'INVASIONE DEI TARTARI E DEI MONGOLI COME UNIFICAZIONE DELLA RUSSIA
sotto il regno della dinastia di Novgorod = Yaroslavl di Georgiy = Genghis-Khan e poi di suo fratello Yaroslav = Batu-Khan = Ivan Kalita
Più sopra abbiamo già fatto riferimento all'"invasione dei Tartari e dei Mongoli" per quanto riguarda l'unificazione della Russia (si veda la nostra analisi del rapporto scritto da un missionario Ungherese contemporaneo degli eventi in questione). Questa epoca (la prima metà del secolo XIV) è quella più lontana con cui possiamo tracciare la storia documentata della Russia (riOrdate che l'epoca della Grande = "Mongolia" cade nel XIV secolo dopo l’aggiustamento cronologico dello slittamento centenario della storia Russa scoperto dagli autori.

La situazione in Russia assomigliava in gran parte al caos dei principati indipendenti che regnavano in tutta l'Europa Occidentale, tra cui emergevano grandi strutture statali. Questo processo iniziò in Russia; il primo centro che aveva unito tutti gli altri principati Russi attorno a sé era stato la Grande Rostov. Descriviamo la nostra ricostruzione più in dettaglio.

2.1. Genghis-Khan = Georgiy = Ryurik

2.1.1. Il suo originale nel XIV secolo è Youri = Georgiy Danilovich di Mosca

Nel 1318 il Gran Principe Georgiy Danilovich = Genghis-Khan salì sul trono di Rostov nel territorio che sarebbe poi diventato la Russia di Vladimir e Suzdal. I suoi duplicati fantasma sono il principe Georgiy Vsevolodovich del presunto XIII secolo, Youri Dolgoroukiy di Rostov nel presunto XII secolo, Mstislav Oudaloi ("L’Audace"), fratello e co-regnante con Yaroslav il Saggio nel presunto XI secolo.

Georgiy (Youri) Danilovich = Genghis-Khan avvia l'unificazione della Russia. Conquista per prima la regione del Volga e si sposta passo dopo passo verso ovest. I dettagli di questa conquista non sono ben conosciuti, ma questo non ha grande importanza. Gli storici Romanoviani hanno allungato questo periodo di conquista per diversi decenni; in realtà è stato molto più breve. Le prove fornite precedentemente dall’osservatore Ungherese sono molto più realistiche dal punto di vista cronologico e più sensate in generale ([25]). Il processo di unificazione in questione oggi ci è noto come "L’invasione dall'est dei Mongoli e dei Tartari", o così deve essere apparso ai cronisti della Russia Occidentale. A quanto pare, le cronache Russe che sono servite come originali per quelle che hanno raggiunto i nostri giorni erano di origine Polacca o Ucraina (dopotutto, la Cronaca Radzivilovskaya è stato trovato a Konigsberg). È noto in generale che molte cronache Russe mostrano segni evidenti del dialetto Russo Sud-Occidentale.

Bisogna prestare attenzione al fatto che il vecchio stemma Russo raffigurava San Giorgio il Conquistatore – il che non sorprende, considerando chw Giorgio (Georgiy), alias Genghis-Khan, era stato effettivamente il fondatore del Grande Impero Russo "Mongolo".

Indicazioni che la prima capitale Russa sia stata a Rostov sopravvive in molte fonti - citiamo la "Storia" di Karamzin, che contiene il seguente passaggio su Rostov:

"Le città gareggiavano nell'antichità, proprio come i vecchi clan aristocratici. Gli abitanti di Rostov erano orgogliosi di quanto fosse antica la loro città, definendo Vladimir un sobborgo e i suoi abitanti, muratori, costruttori e servitori. I primi implicavano che questi ultimi non meritassero nemmeno di avere un Principe proprio e suggerivano di inviare loro un governatore generale" ([363], Volume 3, Capitolo 2, pagina 375). Gli storici stimano la disputa tra Rostov e Vladimir della fine del XII secolo, quando Vladimir era già diventata la capitale dello Stato Russo secondo la cronologia Romanoviano-Milleriana. Rostov cercava di riottenere il suo status di capitale.

2.1.2. L'identità di Ryurik, fondatore della dinastia reale dei principi Russi, la data della sua vita e la localizzazione dei suoi atti
La personalità storica del famoso Ryurik si rivela in un certo senso costituita da due strati, una somma di due riflessi. Il primo strato è la biografia del famoso Re di Troia Enea, fuggito da Troia in fiamme, o Czar-Grad, all'inizio del XIII secolo e andato in Russia, l'antica patria dei suoi antenati. Lo riportiamo nel nostro libro intitolato "Le origini della Russia come Orda". Il secondo strato è la "biografia" del principe Georgiy Danilovich "Il Moscovita", conosciuto anche come Genghis-Khan. Discuteremo il secondo livello in dettaglio in questo libro.

1) Cosa ci dice la cronaca?

Il nome del leggendario Ryurik, che è stato chiamato in Russia per "aiutare a ristabilire l'ordine", è noto a tutti i Russi sin dalla più tenera età. Sono state scritte molte opere scientifiche su questa leggenda, e le dispute sul suo reale significato continuano anche oggi. Alcuni sostengono che questa leggenda sia la prova della “natura servile di tutti i Russi", che erano del tutto impotenti e incapaci di organizzare un proprio stato, e furono costretti a convocare Ryurik il "Varangiano" per governarli. Oggi i Varangiani si identificano con i Normanni, e alcuni scienziati sostengono che Ryurik e le stesse fonti dello Stato Russo siano di origine straniera (Normanna). Gli oppositori di questa teoria (in particolare gli Slavofili del XVIII-XX secolo) si oppongono a questa teoria, e cercano di aggiornarla. E' del tutto ovvio che dovremo inevitabilmente affrontare questo problema piuttosto controverso; tuttavia, non abbiamo intenzione di evitarlo, dal momento che siamo interessati all'argomento e abbiamo alcune considerazioni correlate che vorremmo condividere.

Esaminiamo la Povest Vremennyh Let. Citeremo per primo il resoconto di Karamzin del rispettivo passaggio: "gli Slavi di Novgorod e le tribù dei Krivichi, Ves e Choud inviarono rappresentanti che attraversarono il mare per dire ai Russo-Varangiani: ‘La nostra terra è grande e abbondante, ma manca di ordine: vi invitiamo a governare su di noi". . . Ryurik venne a Novgorod, Sineus a Byeloozero. . . e Truvor a Izborsk, la città dei Krivichi" ([362], volume 1, capitolo 4, pagina 69).

Questo è ciò che ci dice la cronaca originale:

"Nell'anno 6370 [il presunto anno 862 d.C. - Aut.] . . non c'era pace tra di loro, con un clan che insorgeva contro l'altro, e conflitti incessanti ovunque, e così decisero di cercare un principe per governarli. E attraversarono il mare fino alla tribù Varangiana dei Russi... tutte le altre tribù Russe - Choud, Krivichi, tutti gli Slavi, e gli altri, e dissero ai Varangiani: "La nostra terra è grande e abbondante, eppure non possiamo trovare pace tra di noi. Venite adesso e regnate su di noi". E tre fratelli si sono messi a governare sull'intera Russia, insieme alle loro famiglie; la prima è arrivata agli Slavi da Ladoga; il fratello maggiore era Ryurik, che diventò principe di Ladoga; il secondo venne a dominarci qui a Byeloozero, e il terzo, Truvor, andò a Izborsk. E quei Varangiani battezzarono come Russa la terra di Novgorod, poiché i loro antenati erano arrivati da lì; il secondo anno, sia Sineus che Truvor morirono, e Ryurik divenne l'unico sovrano. E successe che fondò una città sul fiume Volkhov e l’ha chiamata Novgorod, rendendola la sua capitale. Divise tutta la terra in feudi tra la sua gente- Polstek, Rostov e Byeloozero. Tutte queste città erano abitate da Varangiani; Gli abitanti di Novgorod erano Slavi, i Krivichi vivevano a Polotsk, i Meryane a Rostov, i Ves a Byeloozero e i Muroma a Murom. Ryurik era il loro Signore. . . e due dei suoi uomini si misero in viaggio. . . e scesero lungo il Dnepr [dopo aver conquistato Kiev – Aut.]. . . e divennero sovrani della terra Polacca, mentre Ryurik rimase l'unico sovrano di Novgorod" (La Cronaca Radzivilovskaya, [716], pagina 16).

Secondo la nostra ricostruzione, questo passaggio descrive l'unificazione della Russia da parte di Georgiy il Grande all'inizio del XIV secolo (questo personaggio storico è anche conosciuto come Genghis-Khan). In particolare, apprendiamo della fondazione di Novgorod su Volkhov (Volga) = Yaroslavl.

2) Ryurik = Youri = Gyurgiy = Georgiy (Giorgio).

Il nome Georgiy = Gyurgiy (Youri) deriva dal nome di Ryurik riportato nelle Cronache, quest'ultimo è la versione arcaica del precedente. A oposito, il nome Ryurik non esiste in Russia in quanto tale, ed è anche assente dal canone ecclesiastico. Non si deve pensare che questo nome sia stato dimenticato - è in usonelle sue forme moderne, Youri e Georgiy. I due sono diventati nomi indipendenti solo di recente. Si vede che sono lo stesso quando si guardano le antiche cronache.

3) Ryurik = Youri = Georgiy Danilovich nel XIV secolo.

L'originale di Ryurik è il Grande Principe Youri = Georgiy Danilovich di Mosca, vissuto all’inizio del XIV secolo.

4) La "convocazione dei Principi" come unificazione della Russia da parte di Youri = Genghis-Khan.

Come abbiamo visto, la cronaca della leggenda di Ryurik inizia con la descrizione di grandi disordini, o di una guerra tra le varie parti delle terre Slave, che è lo specchio della guerra del XIV secolo finita con l'unificazione della Russia da parte della dinastia di Ivan Kalita e Genghis Khan = Youri = Ryurik dopo l'appello "venite a governare". La cronaca è perfettamente corretta nel riOrdare che è stato creato uno Stato nuovo e più grande.

5) All'origine dei Varangiani.

La cronaca identifica esplicitamente i Varangiani come Russi: "E quei Varangiani hanno battezzato come Russia la terra di Novgorod" ([716], pagina 16). Alcuni storici cercano di convincerci che Russia fosse stato una volta il nome di una "antica" tribù Scandinava, che aveva risposto alla disperata richiesta dei vicini di Novgorod e che era arrivata in soccorso, avendo abbandonato l’antica patria e stabilendosi nel territorio della Russia moderna, battezzandola con il nome del loro antico luogo di nascita. Questa "tribù Scandinava dei Russi" non ha lasciato traccia nell’antica storia Scandinava - nessuna fonte Scandinava che risale all'epoca in questione menziona una conquista della Russia dal territorio della moderna Scandinavia.

Secondo la nostra ricostruzione, Ryurik = Youri Danilovich era un principe Russo. Le sue truppe avevano invaso la Scandinavia mentre andavano dalla Russia (l’Orda) verso l'Occidente e il Nord-Ovest. Ryurik aveva in origine governato Rostov, Yaroslavl e il resto dell'agglomerato urbano conosciuto come Grande Novgorod. Ricordiamo che la cronaca usa la parola per riferirsi all'intera terra Russa e non a una sola città ([716], pagina 16). Questo è in perfetta concomitanza con la nostra ipotesi che la Grande Novgorod fosse stato un tempo il nome dell'intera regione di Yaroslavl, e di tutte le città che comprendeva.

Inoltre - gli stessi storici ci dicono che gli antichi documenti Bizantini spesso usavano il termine "Russo-Varangiani", oppure Varangiani Russi ([804], pag. 246). Gli storici si affrettano a spiegare che il nome in questione è frutto di un’ "assimilazione" e nient 'altro:

"Il termine "Russo-Varangiani" (rossobaraggoi) utilizzato nella terminologia politica Bizantina dell'XI secolo è una diretta conseguenza dell'assimilazione dei Normanni tra gli Slavi. Il termine era usato per riferirsi alle truppe Russe ... È degno di nota che un poeta Islandese non distinguesse tra gli Slavi e i Greci del passato" ( [804] , pag. 246, commento 25).

6) Il nome dei Varangiani è sopravvissuto su qualche mappa?

Supponendo che i Varangiani fossero di origine Slava, dove vivevano in Russia? Studiamo la mappa del mondo per localizzare in un modo o nell'altro luoghi la cui toponimia è legata alla parola "Varangiano". Ne troviamo solo uno in tutto l’atlante geografico, piuttosto esauriente ([159]), come si può vedere. È la città di Varegovo (o semplicemente "Varyagovo", la parola Russa per "Varangiano" è "Varyag"). Si trova a una distanza di soli 30-40 chilometri da Yaroslavl.

Questo nome è l'unico che può risalire alla parola "Varangiano". L’atlante ([159]) non contiene luoghi con nomi simili da nessuna parte, che si tratti di Scandinavia, America o Australia.

Secondo N. M. Karamzin, c'è una "chiesa Varangiana" a Novgorod e anche una "strada Varangiana". Karamzin è del parere che il Mar Baltico identifichi il Mar Varangiano ([362], volume 4, indice di R. Stroyev). Non c'è nulla di sorprendente in questo: i Russi (o i Varangiani) commerciavano con l'Occidente, utilizzando i porti del Mar Baltico per questo scopo in particolare, da qui il nome: Varangiano = Russo. Ribadiamo che, secondo la cronaca ([716], pag. 16), i Varangiani e i Russi erano due nomi della stessa nazione. Tuttavia, l'ipotesi di Karamzin, secondo cui il Mar Varangiano è solo il Mar Baltico, è piuttosto debole, come dimostreremo di seguito.

7) I Varangiani sono un'altra parola per "nemico".

Riflettiamo ancora sulla reale identità dei Varangiani. La nostra ipotesi sull'origine del nome è la seguente: Varangiani si traduce in Russo come "nemici" ("vorogi" o "vragi", cfr. "Varyagi"). In altre parole, il nome non identifica alcuna nazionalità particolare, ma si riferisce piuttosto alla natura ostile della nazione cui si fa riferimento – per esempio le forze ostili che sono salite al potere nella Russia unificata. Tenete presente che stiamo discutendo dell'epoca dei primi sdel XIV secolo, che è il periodo in cui è stato fondato il gigantesco impero di Genghis-Khan = Georgiy. Dal punto di vista di una scrittura proveniente dai territori Slavi Occidentali (l'autore dei primi capitoli della Povest Vremennyh Let), la fusione e il potenziamento dei poteri militari delle terre Orientali (Yaroslavl et al) sotto Genghis-Khan e BatuKhan = Ivan Kalita venivano sentiti come l’invasione del nemico o una "invasione di Varangiani". Che sarebbe diventato il pretesto per dichiarare in alcuni documenti "i Mongoli e i Tartari" nemici della Russia.

La nostra sintesi è la seguente: l'inizio della Povest Vremmenih Let riflette la posizione dei Russi Occidentali (o Slavi Occidentali) e dei loro abitanti, che affermavano: "il nostro nemico Ryurik (il Varangiano) è salito al potere in Russia".

Questi sentimenti potevano essere espressi solo dallo sconfitto partito Occidentale, la cui fusione politica con l'impero deve essere stata il risultato di un'annessione. Questo potrebbe essere il motivo per cui la dinastia Russa Orientale di Giorgio = Genghis-Khan (l'Orda) è stata dichiarata straniera e vista in modo malevolo da alcuni cronisti - gli occidentali sconfitti erano naturalmente molto espliciti nell'esprimere dispiacere, e la loro voce irata è stata ripresa dai loro successori. È facile capire il partito sconfitto: l'unificazione dell'impero deve essere stata accompagnata dal massacro degli oppositori. Ancora oggi si vede spesso come la voce del partito sconfitto suona più forte di quella del vincitore; un partito sconfitto trova facilmente consolazione e simpatia, e ha buone possibilità di essere trattato con benevolenza dagli cronisti futuri.

8) L'opposizione tra gli Slavi Occidentali e i Russi, o i nemici dell'Est.

Tale concetto può essere facilmente dimostrato dai documenti storici; in effetti, la cronaca Radzivilovskaya ci racconta dei Russi Varangiani, o dei nemici Russi, qv in [716], pagina 16. Inoltre, la cronaca afferma che "quei Varangiani [o nemici - Aut.] avevano dato il proprio nome alla terra Russa" ([716], pag. 16). Tutto è perfettamente chiaro - La parola "Russo" si riferisce a un gruppo etnico, ma in un senso piuttosto generale della parola, nella misura in cui è applicabile alle antiche nazioni del XIII-XIV secolo. La parola "Varangiano" non è altro che una caratteristica emotiva della nazione vista da parte degli Occidentali. Ovviamente, gli Slavi Occidentali all'inizio cercarono di opporsi ai nemici Orientali (i Russi). Infatti le cronache Russe ci raccontano:

a) Gli abitanti di Novgorod devono versare un tributo ai Varangiani (o ai nemici): "pagare un tributo ai Varangiani di là dal mare" ([716], pag. 56).

b) Abbiamo appreso della violenza esercitata sulle tribù Slave (il Krivichi e gli altri) dai nemici Varangiani: "i Varangiani che vivono lì hanno usato violenza sugli Slavi - i Krivichi, il Meryane e i Choud" ( [36], pag. 56). Una nazione ostile e violenta sarebbe stata naturalmente classificata come nemica; da qui "Varangiani".

c) Alcune città si erano inizialmente unite e avevano cercato di bandire i nemici Varangiani tentando di governarsi autonomamente: "E così gli Slavi si sollevarono, e i Krivichi, e il Meryane, allo stesso modo i Choud, contro i Varangiani, e li bandirono, e li fecero fuggire sul mare; e quindi fondarono le città, e hanno cominciato a governare sulle proprie terre" ([36], pagina 56).

d) Tutti questi sforzi sono stati vani - quello che è seguito è stato un periodo di guerre civili e anarchia: "e ogni città si è sollevata contro l’altra città, e c'è stata violenza e spargimento di sangue" ( [36] , pag. 56). Le nazioni in guerra hanno infine invitato i Russi Varangiani a governarli: "E hanno attraversato il mare fino ai Varangiani... tutte le tribù Russe - Choud, Krivichi, tutti gli Slavi, e gli altri, e hanno detto ai Varangiani: "La nostra terra è grande e abbondante, eppure non possiamo trovare pace tra di noi. Venite ora a regnare su di noi" ([36], pagina 56).

La Russia fu unita da Genghis-Khan - Georgiy, o Youri, e poi Batu-Khan = Ivan Kalita. Le cronache ci dicono che la Russia ha ricevuto il suo nome da quei sovrani ([36], pagina 56).

9) Oltre ai nemici Varangiani, le cronache citano anche gli alleati.

Tuttavia, se i Varangiani erano nemici della nazione dello cronista, egli deve anche menzionare gli alleati. In effetti, li troviamo riflessi nella cronaca, che ci racconta degli alleati subito dopo aver finito con i nemici, i Russi. Gli alleati della nazione dello cronista sono i Goti e altre due nazioni chiamate Ouremyane e Inglyane (cfr. [716], pag. 16).

Ricordiamo che le parole Russe per "altri" e "amici" sono molto simili - "drougoi" e "droug", rispettivamente. La parola "drouzie" usata nell'originale è molto probabilmente la seconda, e non la prima - sarebbe una cosa ovvia da fare per il cronista menzionare le nazioni amiche insieme alle nazioni nemiche. Riteniamo che questa interpretazione del testo abbia perfettamente senso.

Così, la cronaca in questione ci racconta degli amici e dei nemici della nazione del cronista Slavo Occidentale.

10) "Fryagi" e "Fryazi" come altre due forme della parola "vragi" ("nemici"). L'identità dei "Fryagi" che hanno invaso Costantinopoli nel 1204.

Oggi si presume che i Varangiani (i nemici) siano menzionati nelle antiche cronache anche sotto l'alias di Fryagi, o Fryazi. Alcuni storici (M. N. Tikhomirov, per esempio; vedi [841] sono del parere che la nazione conosciuta come Fryagi, Fryazi e Fryaziny possa essere identificata come gli Italiani - non tutti gli Italiani, ma soprattutto i Genovesi. Non si può fare a meno di segnalare come molti testi parlino di Fryagi e di nessun'altra nazione, siano essi Italiani o Europei Occidentali in generale; questo fa pensare che l'intero mondo Occidentale sia stato popolato dai Genovesi agli occhi degli scribi Russi, che non scrivevano di nessun'altra nazione se non dei Fryagi.

Ciò è possibile; tuttavia, bisogna notare che la parola Russa per nemico ("vrag") ha la forma dialettale "vrazhina" - come "frazhina" o "fryazina", tenendo presente la flessione dei suoni Zh e Z.

La nostra ipotesi è la seguente. Gli Italiani, tra gli altri, potrebbero essere stati chiamati Fryazi o Fryagi, ma questo nome non ha nulla in comune con nessuna nazione mitica scomparsa senza lasciare traccia. Quindi, una parte dei Russi potrebbe averli percepiti come nemici in un qualche momento storico, e averli perciò chiamati così. Ciò non sorprende affatto - tra gli Italiani vi sono stati molti Cattolici Romani a partire dal XVI XVII secolo, e i Cristiani Ortodossi potrebbero averli trattati come un potere ostile in alcuni periodi storici.

C'erano i villaggi di Fryazino e Fryazevo a Nord di Mosca; esistono ancora come città satellitari. Questi villaggi erano presumibilmente popolati da immigrati Italiani. Potevano essere considerati nemici? Vedi [841], pagg. 116-117 per ulteriori dettagli. l fatto che i Fryagi (o i Fryazi) non siano stati una nazionalità reale, ma piuttosto una forma della parola Vrag (nemico) diventa ovvio dall'antico racconto Russo che parla della conquista di Costantinopoli da parte dei crociati nel 1204 (vedi l'Almanacco intitolato "Vecchie storie Russe", Mosca, 1986). è risaputo che i crociati erano della massima diversità etnica; tuttavia, la cronaca usa la parola "fryagi" per riferirsi agli invasori, senza usare una sola volta il termine "Crociata". Se vogliamo seguire il punto di vista Scaligeriano-Milleriano, dobbiamo pensare che l'autore abbia considerato tutti i crociati come venuti da Genova. Siamo dell'opinione che tutto sia stato molto più semplice in realtà – il cronista chiama "nemici" gli invasori, e questo è certamente un termine che nessuno potrebbe applicare a una nazionalità unica. La nostra interpretazione di queste fonti fa sì che tutto si possa comprendere - la capitale era stata conquistata da un potere ostile chiamato "fryagi" o "i nemici".

11) La città di Novgorod fondata da Ryurik e la sua vera identità.

Ryurik, o Youri, aveva fondato la città di Novgorod sul fiume Volkhov. Tutto è abbastanza corretto – evidentemente, la città in questione è Yaroslavl sul fiume Volga, Volkhov è una prima versione del nome di questo fiume. È stato solo dopo la migrazione del nome "Novgorod" nella sua attuale posizione a causa di un gioco di prestigio storico che il nome originale di Volga si era spostato a nord-ovest e si era identificato con il fiume che attraversa la moderna Novgorod, not oggi come Volkhov.

I nomi geografici erano oggetto di migrazioni e moltiplicazioni, come abbiamo dimostrato più volte. Tuttavia, è anche possibile che la moderna Novgorod fosse stata creata dai nativi della Novgorod originale, o Yaroslavl, che avevano battezzato il fiume locale con il nome noto di Volkhov o Volga - un possibile derivato di "vlaga" (acqua, umidità, ecc.), mentre la città è diventata nota come Novgorod (cfr. Mosca, San Pietroburgo e Odessa negli Stati Uniti) ).

12) Il significato della parola Ilmer.

Ryurik (Youri) fonda Novgorod accanto a Ilmer. Cosa potrebbe significare questa parola? La cronaca riporta la nazione di Mer, la cui capitale una volta era stata a Rostov - proprio accanto a Yaroslavl.

13) La reale ubicazione della capitale di Ryurik.

Abbiamo così trovato praticamente tutte le denominazioni geografiche citate nella storia sulla “convocazione di Ryurik”. Tutte riguardano la regione di Yaroslavl; ciò è confermato anche dal fatto che tutte le città menzionate nella cronaca si trovano nella stessa zona: Polotsk, Belozersk, Rostov e Murom. La posizione geografica della capitale di Ryurik è pertanto indicata in modo inequivocabile - poteva essere Rostov o Yaroslavl, ma non certo la città moderna di Novgorod sul moderno fiume Volkhov.

14) La fondazione di Kiev.

Il “Cronografo di Archangelsk” fa risalire l'alba della storia Russa al presunto anno 852 d.C., dicendoci che "c'erano tre fratelli Kiy, Shchek e Khoriv. Kiy aveva fondato la città di Kiev" ( [ 36 ] , pag. 56).

Siamo del parere che il passaggio in questione si riferisca agli Slavi Occidentali - il nome Shcheck suona simile a "Ceco", mentre "Khoriv" potrebbe essere un riferimento alla Croazia o ai Croati. Abbiamo già citato l’opinione di Morozov sui primi capitoli della Povest Vremennyh Let, che contiene uno strato corposo di eventi Bizantini, con la priorità a Bisanzio rispetto alla Russia. Bisogna anche riOrdare che le fonti medievali Inglesi usano la parola Chyo per Kiev, come pure i nomi Cleva e Riona ([517], pagina 262). Tuttavia, è molto probabile che Chyo sia un altro nome dell'Isola Chyos (Khios) nel Mar Egeo proprio vicino alla Grecia. Potrebbe la Povest Vremennyh Let raccontarci la fondazione del regno Ceco e Croato, così come del Regno di Chyo (Chyos)? È perfettamente naturale per una fonte influenzata da Bisanzio.

2.1.3. La via più rapida e comoda dalla Grecia a Roma, e la posizione della famosa "Via Greco-Varangiana"
Dal momento che la Grecia e l'Italia sono paesi Mediterranei, il buon senso suggerisce di navigare verso Ovest attraverso il Mediterraneo - ci sarebbero voluti circa due giorni per arrivare a Roma dalla Grecia. Tuttavia, ci viene detto che i marinai antichi prendevano una strada completamente diversa. Partivano dalla Grecia, con le loro navi cariche di armi, bestiame, cereali, tessili e materiali da costruzione, e si dirigevano verso il Bosforo per arrivare a Roma – che stava nella direzione opposta. Passati attraverso i Dardanelli e il Bosforo, raggiungevano il Mar Nero, salpavano verso la costa Settentrionale, e entravano nell'estuario del Dnepr. Una volta raggiunta la sorgente del Dnepr, i marittimi scaricavano le navi e le trascinavano con le loro merci lungo la striscia di terra asciutta tra Dnepr e il fiume Lovat, che equivale a 150 chilometri, non meno. Dovevano, sulla loro strada, attraversare il Dvina occidentale - un grande fiume navigabile diretto verso il Mar Baltico, proprio dove dovevano arrivare; e oltretutto molto piu' ampio del Lovat. Tuttavia, invece di usare il Dvina Occidentale per dirigersi verso il Mar Baltico, attraversavano il fiume, scaricavano nuovamente le loro navi e proseguono verso il Lovat. Qualche dozzina di chilometri più in là raggiungevano il Lovat e navigavano verso il lago Ilmen, poi verso la moderna Volkhov, il Lago Ladoga, e, infine, il Mar Baltico con le tempeste e i pericoli di Kattegat e Skagerrak. Attraversato il mare, i marinai avrebbero raggiunto il Mare del Nord, la costa nebbiosa della Gran Bretagna, passato il canale Inglese, le coste di Portogallo, Francia e Spagna, e poi Gibilterra, ritornando nel Mediterraneo che avevano lasciato molti mesi fa per qualche incomprensibile motivo.

Ci è stato detto che i commercianti hanno girato l’intero continente europeo, e questo non è una nostra invenzione! È proprio questa la strada su cui insistono gli storici moderni che identificano il Mar Varangiano con il Mar Baltico. La Povest Vremennyh Let ci dice quanto segue: "Dai Varangiani ai Greci, poi più a Nord lungo il Dnepr, trascinando le navi verso il Lovot, e poi verso il Grande Lago di Ilmer; da quel lago si dirgevano verso il Grande Lago di Nevo attraverso il Volkhov e poi nel Mar Varangiano, nella strada verso Roma, e poi verso Zar-Grad attraverso lo stesso mare" ([716], pagina 12).

Abbiamo citato l'Academic Moscow Copy della Cronaca Radzivilovskaya; la cronaca afferma che l'ultima parte dell'itinerario passa per lo stesso mare Varangiano, fino a Costantinopoli, che lo rende lo stesso mare per Roma, Costantinopoli e la moderna San Pietroburgo. Il Mar Varangiano può quindi essere facilmente identificato come il Mediterraneo o l'intero Atlantico.

La goffaggine di questa interpretazione (che è comunque considerata "tradizionale") è ovvia. Ecco perché l'accademico B. A. Rybakov, ad esempio, dichiara che l'intero frammento con la descrizione dell'itinerario è di natura apocrifa, scritto da qualche cronista che dovevano trovare "una via che avrebbe portato dal Mar Nero a Roma attraverso le terre Russe" ( [753], pag. 127). Pertanto, l'ipotetica identificazione del Mar Varangiano come Mar Baltico si basa sulla descrizione a priori estremamente convoluta e distorta della rotta commerciale Greco-Varangian.

Se l'itinerario in questione coincidesse con la ricostruzione suggerita dagli storici moderni, ci si dovrebbe aspettare in questa regione un'abbondanza di ritrovamenti collegati al commercio, anche se gran parte della "rotta" veniva presumibilmente condotta attraverso paludi selvagge. Tuttavia, specialisti della storia numismatica ci raccontano quanto segue a questo proposito:

"Nonostante l'intensità delle relazioni economiche e politiche tra la Russia e Bisanzio, le monete di quest'ultima sono quasi del tutto assenti dalle piazze dell'Europa Orientale del IX-X secolo. Tutto ciò è tanto più bizzarro se si considera l'attività degli operatori commerciali sulla rotta commerciale Greco-Varangiana a partire dalla metà del IX secolo e oltre - ci si dovrebbe aspettare di trovare i prodotti della zecca di Costantinopoli in tutta questa regione" ([756], pag. 59). E' ovvio che la vera strada era altrove.

La nostra ipotesi è la seguente: la denominazione "Varangiano" avrebbe potuto essere applicata a diversi mari - il Baltico, il Bianco e il Mediterraneo; forse anche ad altri. Se i Russo-Varangiani potevano essere identificati come i Russi che avevano commerciato con molti paesi stranieri, alcune delle principali rotte marittime avrebbero potuto essere denominate Varangiane, o Russe (tenendo presente che il Mar Nero era stato un tempo conosciuto come il Mar Russo, per esempio).

La correttezza di questa teoria è confermata dalle osservazioni dalla “Storia” di N. M. Karamzin (cfr. la voce "Mar Baltico" nell’indice alfabetico delle denominazioni geografiche in [362], libro 4). In effetti, N. M. Karamzin è costretto a identificare i numerosi mari menzionati nelle cronache come il Mar Baltico, seguendo la geografia storica Scaligeriano-Milleriana (Mar Bianco, il Mar Veneto, il Mar Varangiano, il Mar Orientale e il Grande Mare). Il Mar Bianco è conosciuto molto bene e non è certo il Mar Baltico. Il Mar Veneto è chiaramente il Mediterraneo. Vediamo numerose tracce dell'ampia "geografia Varangiana".

Ribadiamo che l’unico nome geografico relativo alla parola "Varangiano" presente nell’atlante moderno ([159]) appartiene alla città di Varegovo, nella regione di Yaroslavl.

2.1.4. I tre fratelli: Ryurik, Sineus e Truvor.
La divisione dell’Orda Russo-Mongola in Orda d'Oro, Orda Bianca e Orda Blu nel XIV secolo

La leggenda sulla "convocazione dei principi" riflette anche la divisione della "Mongolia" (Grande) Russia in tre parti: l’Orda d'Oro, l’Orda Blu e l’Orda Bianca. La leggenda in questione si riferisce a questo evento come alla divisione dello Stato tra i tre fratelli - Ryurik (il più anziano), Sineus e Truvor. A proposito, il nome Sineus potrebbe essere un riflesso dell'Orda Blu, visto che la parola Russa per "blu" è "siniy"?

2.1.5. Ipotesi sulle origini dell'era musulmana dell’Hegira
L'inizio dell'era dell'Hegira nella storia Scaligeriana cade nel 622 d.C. Morozov ha espresso una serie di considerazioni in [547]
che portano alla seguente ipotesi coraggiosa: l'era dell’Hegira inizia davvero nel 1318 d.C. e non 622.
Aggiungiamo che in questo caso l’inizio dell’era dell'Hegira coincide con l’inizio del regno di Georgiy (Genghis-Khan). Se ci soffermiamo su questo, noteremo la somiglianza tra la parola Hegira e il nome Georgiy (così come le sue varianti - Gourgiy, Gourgouta, ecc.). La parola Hegira può anche essere un derivato composto delle due parole Gog ed Era - l'era di Gog, l'era dei Goti o l'era dei Mongoli.

2.2. Batu-Khan identificato come Yaroslav, è il suo originale nel XIV secolo

2.2.1. Breve biografia

Georgiy = Genghis-Khan è stato ucciso nella battaglia sul fiume Sitt, che è stata comunque vinta dalle sue truppe "Tartare". Suo fratello, Batu-Khan, o Ivan Kalita = Caliph, continua con la causa di Georgiy. Il nome Batu deve derivare dalla parola "batka" - "padre". La parola "batka" è usata dai Cosacchi per i loro Ataman; Considerare inoltre bisogna considerare il modo abituale di rivolgersi allo Zar in Russia: "Zar-Batyushka", che si traduce come "Nostro Padre lo Zar". Il nome Kalita è molto probabilmente una versione distorta della parola Caliph.

I duplicati fantasma di Ivan Kalita = Batu-Khan sono Yaroslav il Saggio nel presunto XI secolo e Yaroslav Vsevolodovich, leggendario fondatore di Yaroslavl, o Grande Novgorod, nel presunto XIII secolo (cfr. pagine 8-9). Quest 'ultimo personaggio è stato anche accreditato per la conquista di Kiev intorno al 1330; questo tipo di datazioni non può essere stimato con un grado di precisione di cui valga la pena parlare. Batu-Khan = Ivan Kalita ha continuato a fare guerre contro i suoi vicini in Occidente. Si presume abbia raggiunto l’Italia. L'unificazione della Russia e la formazione del ciclopico impero sono giunte a compimento durante il suo regno. Divise la Russia tra i suoi figli poco prima della sua morte. La cronaca lo riporta quando ci parla di Yaroslav il Saggio: "I figli di Yaroslav hanno diviso lo stato tra di loro, in seguito al volere del loro padre" ([363], volume 2, capitolo 4, pagina 45). Questa è la famosa divisione della Russia tra i figli di Yaroslav il Saggio. Secondo la nostra ricostruzione, proprio questa divisione ha portato all'esistenza di tre Stati sul territorio della Russia ed è avvenuta a metà del XIV secolo. La Russia è stata divisa in Grande Russia, Russia minore e Russia bianca (conosciute anche come le tre Orde d'Oro, Blu (l'Ucraina moderna e la Polonia) e Bianca. Ivan Kalita sarebbe morto nel 1340.

E’ da notare che gli autori medievali considerano l’Ungheria moderna un’area conquistata dai nativi della Grande Ungheria, o Regione Volga ([25]). Herberstein, ad esempio, riporta la stessa cosa descrivendo la regione di Yugra in Russia, definendola "proprio la Yugra da cui provengono gli Ungheresi; si sono stabiliti in Pannonia e hanno conquistato molti paesi Europei guidati da Attila. I Moscoviti sono molto orgogliosi di questo nome [Attila - Aut.], poiché i loro sudditi avevano portato la distruzione in Europa" ([161], pag. 163). Ci auguriamo che i lettori prestino attenzione alla significativa menzione del famoso Attila nel contesto della storia Russa. Per il momento ci asterremo dal approfondire la questione, e ricorderemo semplicemente al lettore che, secondo la cronologia Scaligeriana, Attila era morto in "tempi immemorabili", cioè il presunto V secolo a.d. Così, Sigismund Herberstein ci dice che Attila era un leader militare Russo.

Inoltre, gli Ungheresi sono una delle poche nazioni Europee isolate dal punto di vista linguistico - altre lingue Europee Ugro-Finniche includono il Finlandese e le lingue correlate nella Scandinavia, la lingua Udmurtiana parlata a Est del Volga, vicino agli Urali. Ricordiamo che Batu-Khan inviò tre eserciti in Europa; gli antenati degli Ungheresi dell' epoca attuale erano tra questi?

2.2.2. Un tentativo di trasferire la capitale a Kiev
A quanto pare, Yaroslav il Saggio = Batu-Khan = Ivan Kalita aveva tentato di trasferire la capitale dello Stato a Kiev. Secondo il racconto egli "aveva fondato una grande città [a Kiev - Auth]. ]. . . anche la chiesa di Santa Sofia, trasferendo quindi qui la diocesi del Metropolita" ([716], anno 6545 (1037). Lo stesso evento viene riflesso nella versione "Tartara" dell'invito inviato da Batu-Khan al Metropolita Cirillo, che si trasferì da Novgorod a Kiev, come abbiamo già segnalato. A proposito, la "tomba di Yaroslav" esiste ancora a Kiev. A quanto pare, Yaroslav il Saggio = Batu-Khan aveva intenzione di proseguire con la sua espansione militare verso Occidente e spostare la capitale più a Ovest, vicino alla prima linea. In effetti, è noto che si spostò successivamente verso l’Ungheria.

2.2.3. La battaglia tra Batu-Khan e il re Ungherese con i suoi alleati
"Dopo aver catturato Kiev, Batu-Khan mosse tre eserciti in direzione dell'Europa - il primo verso la Polonia, il secondo verso la Silesia, il terzo verso l'Ungheria. I Mongoli [= I Grandi - Aut] distRussero avanzando Vladimir Volynskiy, Cholm, Sandomir e Cracovia, i cavalieri Teutonici, le truppe Tedesche e Polacche, e invasero la Moravia. Incontrrono resistenze da parte dell’esercito del Re di Boemia e una resistenza ancora più forte nelle terre dei Cechi, dove si sono scontrati e sono stati sconfitti dall’esercito unito dei duchi Austriaci e Caringiani... l'Orda è quindi indietreggiata e si è unita alle forze principali in Ungheria. A quel tempo il paese era già stato invaso da Batu-Khan, che aveva sconfitto le truppe di Bela, re d'Ungheria. Quest'ultimo aveva portato a Pest un grande esercito composto da truppe Ungheresi, Croate e Austriache, nonché cavalieri Francesi e numerosi soldati di diversi principi. I Mongoli [= I Grandi - Aut.] si avvicinarono a Pest e si fermaronoi lì per due mesi. Poi iniziarono a ritirarsi, e le forze alleate si sono mosse all’inseguimento verso di loro. Dopo sei giorni di marcia, avevano incontrando solo alcuni soldati qua e là. Il settimo giorno gli alleati hanno deciso di accamparsi in una valle circondata da colline ricoperte di vigne, e al mattino si sono ritrovati circondati dall'esercito Mongolo. Gli alleati hanno tentato di attaccare i Mongoli, ma sono stati accolti da uno sciame di frecce e pietre lanciate delle catapulte. Gli alleati hanno quindi iniziato a ritirarsi verso il Danubio con gravi perdite. La maggior parte delle truppe alleate fu distrutta nei sei giorni successivi, e i Mongoli [= I Grand - Aut.] hanno catturato Pest.

L’esercito del Re Bela è fuggito verso la Dalmatia, inseguito dai Mongoli [= Grandi - Aut.], che hanno continuato a distruggere le città Europee; hanno fatto marcia indietro dopo aver invaso la Slavonia, la Croazia e la Serbia. . . Successivamente Batu-Khan tornò indietro con le sue truppe verso il Basso Volga e il Don, avendo così concluso la sua conquista delle terre Occidentali" ([183], volume 1, pagine 30-31).

Abbiamo utilizzato una citazione così ampia con uno scopo. Le informazioni di cui sopra sono di fondamentale importanza, poiché la descrizione di questa battaglia tra le truppe Russe di Batu-Khan e il re Ungherese, accompagnato dai suoi alleati, è molto simile a quella della famosa battaglia di Kalka tra i Tartari e i Polovtsy (o Russi e Polacchi, secondo la nostra ricostruzione).

Facciamo una piccola osservazione prima di continuare con il nostro racconto sulla battaglia di Kalka. La capitale dell'Ungheria si chiama Budapest; tuttavia, secondo la cronaca che abbiamo appena citato, in quei giorni era nota come Pest. Il prefisso "Buda" potrebbe essere stato aggiunto dopo la conquista dell'Ungheria da parte di Batu-Khan e degli antenati degli Ungheresi di oggi? Dopotutto, "Buda" e "Batu" sono abbastanza simili.

2.2.4. La battaglia di Kalka combattuta tra i "Mongoli", o i Russi, e i "Russi", e i Polacchi.

La battaglia di Kalka fu combattuta nel presunto anno 1223 dalle due seguenti parti: i "Mongoli" (o le truppe Russe provenienti dalla Russia Vladimir-Suzdal) e l'esercito unito dei "Russi e Polovtsy" ( [634], pag. 149). Le truppe Russe Occidentali erano venute ad aiutare i Polovtsy (Polacchi), anche se i "Mongoli" (Grandi) avevano raccomandato loro di non partecipare alla battaglia: "Abbiamo sentito che state per opporvi a noi su insistenza dei Polovtsy; Non fatelo, perché non vogliamo prendere la vostra terra, né le vostre città, né i vostri villaggi, e non siete nostri nemici" ([643], pagina 155). Tuttavia, i principi della Russia Occidentale avevano deciso di combattere dalla parte dei Polovtsy, o Polacchi. La battaglia si concluse con la completa disfatta degli alleati.

La battaglia di Kalka fu preceduta da una ritirata di 8 giorni dei "Mongoli" dal Dnepr (presumibilmente). Dopo una lunga marcia, portarono gli inseguitori in un luogo chiamato Kalki, o Kalka (un fiume, secondo alcuni resoconti). Le forze alleate caddero qui nell’imboscata e subirono una sconfitta amara e schiacciante. I "Tartari" li inseguirono fino al Dnepr. Lo scenario è lo stesso della battaglia tra Batu-Khan e il re Ungherese. Sarebbe opportuno procedere con un confronto in modo più meticoloso.

L'unica differenza tra le descrizioni delle due rispettive battaglie è che nel primo caso il presunto "ritiro" dei Mongoli è cominciato dal fiume Dnepr, mentre nel secondo il fiume in questione era il Danubio. Nel caso della battaglia di Kalka, si presume che i "Mongoli" si siano ritirati fino a raggiungere un certo fiume Kalka che dovrebbe essere un affluente del mare di Azov ([634], pag. 552). Tuttavia, bisogna subito notare che non c’è un simile fiume nelle vicinanze ne’ qualcosa del genere in nessuna parte del mondo, né vi sono testimonianze della sua esistenza (cfr. l'indice alfabetico dell'Atlante Geografico Globale, Mosca, 1968). Un altro fiume dove i "Tartari" hanno sconfitto i principi Russi del Nord-Est (il fiume Sit) esiste ancora con lo stesso nome ed è un tributario del fiume Mologa. Anche altri fiumi menzionati nelle cronache conservavano i loro nomi precedenti ed esistono ancora oggi.

La nostra opinione è che "Kalka" o "Kalki" sia una versione corrotta del nome Kulikovo (campo). Nel Chron4, capitolo 6, dimostreremo che il campo di Kulikovo è molto probabilmente destinato a identificarsi come Kulishki, una parte nota di Mosca. Secondo la nostra ricostruzione, Mosca nell'epoca in esame non era né una capitale né una città, qv in Chron4, capitolo 6. In effetti, un tempo questo luogo era circondato da colline con frutteti (la menzione dei vigneti nelle fonti Ungheresi sopra citate non implica necessariamente l'uva – che sarebbe naturalmente impossibile a queste latitudini). Tuttavia, la parola Slava per "uva" ("vinograd") aveva in origine significato di "orto" o "pezzo di terra coltivato" ( [782] - [790] ). In questa parte di Mosca c'erano molti frutteti, e la toponimia delle strade e delle chiese locali, molte delle quali hanno la radice "DAU" ("frutteto") nei loro nomi, lo testimonia. Antichi nomi come "StaroSADskiy Lane", "Chiesa di Vladimir nei Giardini", ecc. si trovano ancora sulle pendenze della collina che scende verso Kulishki. Non sosteniamo che la battaglia di Kulikovo si sia svolta qui; stiamo solo cercando di sottolineare il fatto che il nome Kalka (Kalki) è molto caratteristico per Mosca e per l'area intorno a Mosca (cfr. la città di Kaluga, ecc.).

A propositoizione, la parola "vinograd” potrebbe aver significato "voin-grad" a un certo punto - "città guerriera" in altre parole, o "insediamento militare" - dopotutto sarebbe più naturale aspettarsi che la descrizione di una battaglia faccia riferimento a un insediamento militare piuttosto che a una vigna.

La nostra opinione è che abbiamo davanti due racconti della stessa battaglia - separati solo nelle cronache, sulla carta, ma riflessi di uno stesso evento.

Per quanto riguarda la localizzazione geografica esatta del falso ritiro dei "Mongoli" (Dnepr o Danubio), possiamo solo dire che la questione richiede ulteriori ricerche. La distanza tra Azov e Dnepr è approssimativamente uguale a quella tra Dnepr e Mosca o Kaluga; per i "Mongoli" era indifferente se ritirarsi verso Azov o Mosca (o Kaluga). La regione di Azov è la localizzazione su cui gli storici moderni insistono, anche se non ci sono segnali di alcuna Kalka da nessuna parte vicino ad Azov, a differenza di Mosca. In questo caso, la nostra ricostruzione suggerisce che i "Mongoli" abbiano attirato i loro nemici fino ai confini del Grande Principato Russo di Rostov, Vladimir e Suzdal, conosciuto anche come Novgorod. Mosca era stata perciò situata nelle terre di confine, qv nel capitolo 6.

Si deve anche ricordare che la cronaca non menziona quasi nessun capo "Tartaro" da nessuna parte; tutto ciò che apprendiamo è che i Tartari sono stati accompagnati da "i Brodniki e dal loro leader Ploskinya" ( [634], pagina 159). L'unico "Tartaro" signore della guerra menzionato nella cronaca era quindi uno Slavo etnico - poteva essere Russo?

2.3. L'"invasione dei Mongoli e dei Tartari" secondo le cronache Russe: I Russi combattono i Russi

La stessa descrizione della conquista dei Mongoli e dei Tartari trovata nelle cronache Russe suggerisce che i Tartari possano essere identificati come truppe Russe guidate da comandanti Russi. Apriamo la Cronaca Lavrentyevskaya, per esempio, che è la principale fonte Russa che si occupa dell'epoca di GenghisKhan e Batu-Khan. Si presume che questo testo sia "una compilazione dalle cronache di Vladimir e Rostov" ([634], pag. 547). Il testo contiene un gran numero di passaggi letterari che si presume siano stati introdotti in una fase successiva ([634], pag. 548).

Ignoriamo le ovvie decorazioni stilistiche e consideriamo il rimanente scheletro della cronaca. Sembra che la Cronaca Lavrentyevskaya descriva l'unificazione dei principati Russi avvenuta negli anni 1223-1238, con centro a Rostov, e il principale istigatore, Georgiy Vsevolodovich, Principe di Rostov. Se compensiamo lo slittamento centenario di cui siamo già a conoscenza, arriviamo all'inizio del XIV secolo. La cronaca racconta gli eventi Russi, raccontandoci di principi Russi, di truppe Russe e così via. Si parla spesso di "Tartari", ma non si conosce il nome di un leader "Tartaro". Tutte le vittorie dei Tartari sembrano giovare solo ai principi Russi di Rostov, in particolare a Georgiy Vsevolodovich e a suo fratello Yaroslav Vsevolodovich dopo la sua morte. Se sostituiamo "Tartaro" con "Rostoviano", otterremo un resoconto molto plausibile di principi Russi che unificano la Russia.

In effetti - la prima vittoria dei "Tartari" sui principi Russi vicino a Kiev è descritta come segue. Subito dopo l'evento, quando "in tutta la terra Russa si piangeva", Vassilko, principe Russo inviato da quelle parti da Georgiy Vsevolodovich (per "aiutare i Russi", come ci viene raccontato oggi) ritorna da Chernigov e "torna a Rostov, lodando il Signore e la Madonna" ([634], pagina 135 ). Perché un principe Russo dovrebbe essere così contento della vittoria dei Tartari? Le sue lodi al Signore testimoniano che la vittoria per cui esprime gratitudine è la sua; e' tornato a Rostov trionfante. In questo modo si identificano i "Tartari" come Russi, rendendo questo conflitto una pura e semplice discordia interna.

Dopo un breve resoconto degli eventi di Rostov, la cronaca prosegue con una descrizione magniloquente delle guerre con i Tartari, che prendono Kolomna, Mosca, l'assedio di Vladimir (detto "Novgorod", per qualche motivo), e si dirigono verso il fiume Syt, che esiste ancora (è un tributario del Mologa). Qui avviene la battaglia; Qui viene ucciso il Gran Principe Youri (Georgiy = Gyurgiy). Dopo averci raccontato della sua morte, il cronista sembra dimenticare i "malvagi Tartari" e prosegue raccontandoci a lungo di come il corpo del principe Georgiy sia stato portato a Rostov con un sacco di cerimonie. Dopo la descrizione dei lussuosi funerali di Georgiy e un breve panegirico del Principe Vassilko, la scrittura ci racconta come "nell'anno 1238 Yaroslav, figlio di Vsevolod il Grande, era salito al trono di Vladimir, con molta gioia dei Cristiani, protetti dagli infedeli Tartari dalla mano di Dio Onnipotente" ([634], pag. 145).

Il risultato delle vittorie Tartare è quindi il seguente. I Tartari hanno sconfitto i Russi in una serie di battaglie e hanno conquistato diverse città chiave della Russia. Poi le truppe Russe vengono messe in fuga nella decisiva battaglia di Syt. Le forze Russe sono dissanguate da questa sconfitta. Gli storici cercano di convincerci che questa sconfitta ha segnato l'inizio dell'orrendo giogo "Mongolo", con campi di battaglia ricoperti di corpi di guerrieri e crudeli stranieri che governano la loro terra. L'esistenza della Russia indipendente cessa e il paese viene immerso nell'oscurità.

I lettori potrebbero aspettarsi un resoconto di come i principi Russi superstiti, incapaci di fornire alcun tipo di resistenza militare, fossero costretti ad andare a negoziare col Khan. In realta', dove stava il Khan? Dato che le truppe Russe di Georgiy dovevano essere state distrutte, ci si dovrebbe aspettare che la sua capitale venisse violentemente invasa dai Tartari - i nuovi sovrani del paese.

Cosa ci dice la cronaca? Si dimentica subito dei Tartari, e ci racconta della Corte Russa di Rostov e della sepoltura cerimoniale del Grande Principe morto in battaglia. Il suo corpo viene portato nella capitale, ma non troviamo alcun Khan Tartaro, ma il fratello Russo erede del defunto Georgiy, Yaroslav Vsevolodovich. Dove è andato il malvagio Khan Tartaro? E perché i Cristiani di Rostov dovrebbero gioire in modo così strano e inappropriato? Si è scopre che non c'è mai stato nessun Khan Tartaro - Yaroslav è il successivo Gran Principe che prende il potere nelle sue mani, mentre i Tartari spariscono senza lasciare traccia. Tutto è pacifico; il cronista ci racconta della nascita della figlia di Yaroslav e fa riferimento ai Tartari che prendono Kiev e si spostano verso l’Ungheria ([634], pagina 148).

La nostra opinione è che ciò che vediamo qui sia l'unificazione della Russia di Vladimir e Suzdal da parte dei Gran principi di Rostov, che avevano vinto la battaglia decisiva a Syt. Tuttavia, il Gran Principe Georgiy (alias Genghis-Khan) muore in battaglia; suo fratello Yaroslav è il successivo Gran Principe, conosciuto anche come Ivan Kalita = Caliph. Yaroslav (o Ivan) trasferisce la capitale da Rostov a Vladimir o alla città di Yaroslavl da lui fondata, conosciuta anche come Grande Novgorod ([634], pag. 145).

La cronaca di cui sopra utilizza già il nome Novgorod per riferirsi a Vladimir, il che dimostra che vi era già una certa confusione tra i due in quell'epoca ( [634], pag. 138). Ricordiamo al lettore la nostra ipotesi che Signore Grande Novgorod sia stato il nome di tutto il dominio del Grande Principe che comprendeva Vladimir, Yaroslavl, Rostov, ecc., e non una Città Unica. Pertanto, la conquista di Novgorod, come menzionato nella cronaca Lavrentyevskaya, può significare la conquista iniziale di questa regione da parte del Principe di Rostov.

A proposito, stiamo anche iniziando a capire perché Novgorod sia stata chiamata Novgorod, o " Città Nuova" - a quanto pare, Rostov era conosciuta come la "Città Vecchia" ([839], pag. 36). Perciò, la capitale è stata trasferita dalla vecchia capitale (Rostov) alla Nuova Città, o Novgorod (Vladimir o Yaroslavl).

La cronaca di Lavrentyevskaya ci racconta poi dei "Tartari" che prendono Kiev e sconfiggono gli Ungheresi nel regno del Grande Principe Yaroslav ([634], pagina 148).

3. IL GIOGO TARTARO E MONGOLO IN RUSSIA COME IL PERIODO DEL GOVERNO MILITARE NELL'IMPERO UNITO DI RUSSIA

3.1. La differenza tra la nostra versione e quella Milleriano-Romanoviana

La storia Milleriano-Romanoviana considera l'epoca del XIII-XV secolo come un'epoca buia in cui la Russia era governata da invasori stranieri. Da un lato ci viene detto che la Russia schiacciata e sconfitta langue nella misera condizione di una provincia imperiale, con il centro dell'impero situato in un lontano, misterioso e mitico oriente.
D'altro canto, sia le cronache Russe che gli articoli degli stranieri descrivono l'Impero Mongolo come un paese popolato per la maggior parte da Russi, governato dai Gran Principi e da Khan Mongoli. È probabile che la parola "Mongolo" significhi "Grande" ed è una formula più breve del titolo integrale di Gran Principe. Le cronache Russe chiamano semplicemente lo Zar Khan. Di seguito presenteremo la nostra versione di questo periodo della storia Russa, che differisce dalla versione tradizionale principalmente nell'interpretazione dei fatti noti - non presentiamo nuovi fatti storici, ma suggeriamo un approccio totalmente diverso alla storia della Russia. A parte questo, il parallelismo dinastico tra le diverse epoche della storia Russa e la conseguente compressione di quest'ultima è stato scoperto dagli autori e può essere sicuramente considerato un nuovo fatto scientifico.

3.2. Alessandro Nevskiy = Berke-Khan.
Il suo originale: Simeone il Fiero o Chanibek Khan (XIV secolo)
Dopo la morte di Ivan Kalita = Batu-Khan = Yaroslav nel XIV secolo, la Russia (o l'Orda) è stata divisa tra i suoi figli - i Khan. N. M. Karamzin ci dice:

"I figli di Yaroslav [il Saggio - il doppio di Ivan Kalita – Aut.] divisero lo Stato tra di loro, seguendo la volontà del padre. La regione di Izyaslav comprendeva Novgorod, Polonia e Lituania, che si estendevano all’enorme area tra Kiev e i Carpazi nel Sud-Ovest. Il principe di Chernigov prese anche Tmutarakan, Ryazan, Murom e la terra dei Vyatichi; per quanto riguarda Vsevolod, il suo dominio a Pereyaslavl fu integrato con Rostov, Suzdal, Beloozero e la regione del Volga [o il Regno del Volga, come l'Orda d'Oro è stata spesso chiamata nelle cronache - Aut.] La regione di Smolensk comprendeva la provincia moderna di Smolensk, nonché parti delle regioni di Vitebsk, Pskov, Kaluga e Mosca" ([363], volume 2, capitolo 4, pagina 45). L'ultimo principato menzionato da Karamzin è la Russia Bianca o l’Orda Bianca, un principato medievale Russo la cui capitale era stata inizialmente a Smolensk; includeva anche Mosca.

Il titolo di Gran Principe o Gran Khan era stato assegnato al figlio di Ivan Kalita = Batu-Khan, Simeone il Fiero, il cui fantasma duplicato è nel XIII secolo Alessandro Yaroslavich Nevskiy. Useremo quasi sempre questo nome, che è noto a tutti. Altri duplicati della stessa figura storica sono Chanibek-Khan nel XIV secolo e Berke-Khan nel XIII.

L'espansione dell'Orda era stata congelata durante il regno di Alessandro, e l'attenzione principale si è spostata verso gli affari interni dell'Impero. Divenuto Gran Principe (Berke-Khan), Alessandro Nevskiy "non andò nel suo dominio a Kiev, ma si diresse invece verso Novgorod" ([435], pagina 193). La capitale non era stata trasferita a Kiev, anche se il padre di Alessandro, Batu-Khan = Ivan Kalita, aveva avuto intenzione di farlo, quv sopra. Tuttavia, Kiev era diventata il centro della Terra Severskaya (futura Ucraina). Un altro principato la cui formazione risale a questa epoca è la Russia Bianca o l’Orda Bianca, che poi è divenuta nota come Lituania. La posizione principale venne occupata dall’Orda d’Oro o dalla regione Volga, il cui centro era Novgorod, o la Russia di Vladimir-Suzdal (Yaroslavl, Kostroma, Vladimir, Rostov e Suzdal). Qui è dove il Khan, o il Gran Principe, viveva.

Stiamo entrando nell'epoca della costruzione e organizzazione dello Stato. E 'stato introdotto un sistema di governo civile e militare doppio. Il potere supremo era nelle mani dei signori della guerra conosciuti come Khan e governati dal Gran Khan = il Gran Principe. Principi locali gestivano le città; le loro responsabilità comprendevano la riscossione delle tasse (un decimo di tutti i beni e un cittaino ogni dieci) a beneficio dell’Orda, o dell'esercito. I domini dei Gran Principi erano esentati da tale imposta ([435], pag. 189).

3.3. I saray come quartier generale dei Gran Principi, o Khan
Procederemo con una relazione più dettagliata del concetto che è stato espresso inizialmente per la prima volta nell’introduzione del presente libro.

L'esercito del Grande Impero "Mongolo" Russo era numeroso, per la maggioranza a cavallo. Questo esercito era professionale - i soldati, o Cosacchi, venivano reclutati da bambini e non si sposavano. L’agricoltura era loro severamente vietata ([183], pag. 36). Tale esercito richiedeva in generale depositi e strutture di stoccaggio, nonché campi invernali. Questi luoghi erano chiamati Sarays - la parola saray è ancora usata nella lingua Russa e sta per centro di stoccaggio. Il principale potenziale militare dell'Orda er concentrato per la maggior parte nella regione del Volga e dell’Orda d'Oro. Per questo motivo vediamo tante città della regione del Volga e della Russia in generale, i cui nomi includono la radice SAR - SARatov, TSARitsyn, ChebokSARy, SARansk, ZARaisk, SARay, SARapoul, SARnny ecc. In realtà, la stessa parola Czar (Zar) è costituita dalla stessa radice, come è stato evidenziato da Morozov. Vediamo il nome Saray in molti posti fino ai Balcani, per esempio anche nella città di Sarayevo. Si suppone chei Mongoli abbiano raggiunto anche quelle parti.

3.4. Comunicazioni imperiali
Come abbiamo detto nell'introduzione, questa è anche l'epoca della costruzione delle comunicazione; la questione era vitale per l'immenso impero:

"C'erano linee di comunicazione postale che collegavano i Saray, il centro della Orda d'Oro, con ogni provincia; raggiungevano le migliaia di verst (1.0668 km), e venivano serviti da 400.000 cavalli e un intero esercito di assistenti. I viaggiatori si spostavano lungo queste autostrade con una velocità fino a 250 verst al giorno. Le missive consegnate dai corrieri a cavallo erano doppiate dai corrieri a piedi, che potevano raggiungere i 25 verst [1 verst = 3500 ft. - Transl.] al giorno ([183], Volume 1, pagina 42).

L'Impero cresceva anche nel commercio:

"Il territorio della Orda d'Oro occupava l'intersezione di vecchie rotte commerciali che andavano dalle coste del Mar Nero al Nord e all'Occidente attraverso le steppe adiacenti al Mar Nero e al Mar Caspio. . . La maggior parte del territorio adiacente all'attuale fiume Volga era nelle mani dei Tartari e dei Mongoli, e questo fiume era in effetti una strada commerciale molto importante, diventata particolarmente vitale nel secolo XIV, quando le relazioni con la Russia in qualche modo si stabilizzarono... un'altra importante via commerciale del XV secolo era stata il Don, anch'esso controllato dai Tartari, che governavano la città di Azak (Azov) nell'estuario di Don. Questa città era un importante terminal commerciale e un collegamento tra i commercianti di mare e di fiume, e anche per le carovane che andavano a Nord e a Est" ([674], pagine 43-44).

Fig. 5.1. Collana d'oro di un principe con medaglie d'oro del diametro di 10 centimetri. Presumibilmente, un capolavoro della scuola di gioielli di Ryazan risalente all'inizio del XII secolo; in realtà, i principi di Ryazan non avrebbero potuto permettersi tali gioielli fino alla Grande Conquista Mongola, che aveva posto le loro terre al centro di un impero mondiale, proprio accanto alla capitale, la Grande Novgorod. Cartolina pubblicata a Mosca da Izobrazitelnoye Iskusstvo Publishers nel 1988.

Ricordiamo al lettore che i Cosacchi del Don sono certi che la regione Azov appartenesse a loro ([183], volume 2). Pertanto, il "controllo Tartaro" sulla regione di Azov costituisce un'ulteriore prova del fatto che Tartari e Cosacchi sono la stessa cosa:

"La rotta del Don era strettamente connessa alla rotta del Volga; tra i due fiumi c'era un trasporto di merci nel punto in cui i due fiumi si avvicinano. . . L’Orda d'Oro aveva commerci con l'Asia centrale e con le colonie Italiane vicine al Mar Nero, a Bisanzio e all'Egitto; questo ha reso il Saray un centro commerciale internazionale, dove si potevano trovare oggetti Orientali, pellicce Russe, cuoio ecc. . . i Khan del Orda d'Oro hanno beneficiato enormemente di questo commercio, poiché hanno riscosso le numerose tasse pagate dai commercianti... i Khan Mongoli introdussero guarnigioni di sicurezza che sorvegliavano le rotte delle carovane in Persia, e le carovane pagarono tasse speciali per il passaggio attraverso il territorio protetto" ([674], pag. 45).

Allo stesso tempo, gli autori Arabi del XIII-XIV secolo scrivevano che il Volga era pieno di navi Russe ([674], pagina 45). Vediamo che il commercio era una delle attività primarie dei Russi in questa epoca, da cui i numerosi riferimenti ai commercianti Russi nell’Orda. Gli stranieri non facevano distinzioni tra loro e i commercianti Mongoli, il che è abbastanza naturale, visto che "Mongolo" si traduce come "grande".

Si presume che l'impero "Mongolo" vendesse "schiavi Russi", il che sarebbe perfettamente naturale, se la versione della storia Scaligeriano-Milleriana fosse stata corretta - malvagi invasori che vendono la nazione conquistata come schiavi a paesi lontani. Tuttavia, i documenti ci lasciano un'impressione diversa: c'erano altrettanti Tartari tra gli schiavi provenienti dalla Russia come c'erano Russi ([674], pagine 3440). Il commercio di schiavi era in effetti molto comune nel XIV secolo; tuttavia, gli schiavi erano persone di tutte le nazionalità e gruppi etnici - Russi, Tartari, ecc.

Così, la Grande = conquista "Mongola" aveva portato alla formazione dell'Impero, il cui centro in Russia, svolgeva un ruolo chiave nel commercio internazionale; si potevano trovare qui beni da tutto il mondo. Gli archeologi moderni talvolta trovano reperti che testimoniano lo splendore del periodo, e naturalmente li attribuiscono al periodo "pre-Mongolo". Di seguito è riportato un esempio che lo testimonia.

Nella fig. 5.1. vediamo una collana principesca dorata con quattro medaglie d'oro del diametro di circa 10 cm. Le medaglie sono tenute insieme da perle incastonate; questa lussuosa collana è stata trovata sull’antico sito di Ryazan nel 1822 e si presume rappresenti la scuola di gioielleria di Ryazan nel XII secolo. Si possono solo immaginare i gioielli indossati dai Gran Principi e dai loro cortigiani. La storia Scaligeriana non chiarisce come questo livello di lusso possa caratterizzare una cittadina Russa provinciale - una collana d'oro massiccia ricoperta di filigrana e pietre preziose difficilmente poteva essere acquistata dalla vendita di prodotti locali sui mercati internazionali.

3.5. I Mongoli partecipano alle crociate del XIV secolo
Tutte le crociate del XIV secolo sono state coronate da successo con la partecipazione attiva dei Mongoli – i paesi Occidentali hanno cercato di formare un'unione con i Mongoli per conquistare Siria ed Egitto. In Mongolia sono stati inviati molti inviati Papali, come pure inviati del Re Francese. Si scopre che i Mongoli sostenevano l'idea delle crociate in Palestina:

“Gli inviati Cattolici mandati in Mongolia cercavano di unirsi ai Mongoli per combattere insieme contro l'Islam. L'idea di unire i crociati e i Mongoli contro i Musulmani, che avevano catturato Gerusalemme e il Santo Sepolcro, era stata espressa in Occidente sin dalla conquista del Khorezm Musulmano da parte di Genghis-Khan. Inoltre, gli Occidentali credevano nella leggenda di uno Stato Cristiano da qualche parte all'interno dei confini della Mongolia governato da un sacerdote, o Papa Giovanni" ([183], volume 1, pagina 54). Vediamo chiaramente quanto segue:

1) la Mongolia era in gran parte Cristiana. Di seguito parleremo del fatto che Khorezm è solo la versione Araba del nome Kostroma (una città nei pressi di Yaroslavl). Kostroma era uno dei quartieri generali usati dal Gran Khan. Ricordiamo che gli storici non riescono ancora a trovare il "Khoresm smarrito".

2) La Mongolia Cristiana era governata dal Papa Giovanni: è indubitabilmente Ivan Kalita il "batya", o "padre", conosciuto anche come Batu-Khan. Inoltre, GenghisKhan era conosciuto come Giovanni il Presbitero (cfr. l’indice alfabetico del libro di Matuzova [517]). Ricordiamo anche che Georgiy e Ivan erano fratelli.

3) Dal punto di vista tradizionale, uno "Stato governato da un Papa Giovanni" è una totale assurdità, ed è esattamente questo che sostengono gli storici moderni. Tuttavia, gli Occidentali erano convinti che tale Stato esistesse fino al XVII secolo, non meno:

Gli inviati papali erano ospiti benvenuti nei quartieri generali della Mongolia e negoziavano ampiamente con i Mongoli, che hanno risparmiato la popolazione Cristiana dell'Asia Minore e dell'Asia Centrale [durante le crociate! - Aut.]; Ai Cristiani fu promessa la restituzione di tutte le terre confiscate dai Turchi; tuttavia, i Mongoli hanno chiesto che il re di Francia e altri re giurassero fedeltà a Genghis-Khan [alias il Grande Principe Georgiy - Aut.]" ([183], volume 1, pagina 55).

"Khulagu-Khan [un'altra versione di Georgiy - Gourgou, un nome portato da molti discendenti di Genghis-Khan - Aut] ... aveva conquistato le terre dell'Asia Minore fino all'India, e le terre conquistate in Occidente arrivavano fino a Damasco. Baghdad fu presa dalle sue truppe, il Califfo ucciso, la città distrutta e la popolazione Musulmana massacrata. Lo stesso avvenne a Damasco - i Mongoli uccisero i Musulmani e protessero i Cristiani. La moglie di Khulagu [Giorgio - Aut.] era Cristiana e nipote di Van-Khan [alias Papa Giovanni, ossia lo stesso vecchio Ivan Kalita = Georgiy = Genghis-Khan - Aut] ... il suo comandante militare Kitbok era Cristiano; anche lo stesso Khulagu era di credo Cristiano e aveva sempre una chiesa da campo vicino alla sua sede principale ... nello stesso anno [il presunto anno 1257, o 1357 dopo la compensazione dello slittamento centenario - Aut.] Khulagu diresse le sue truppe verso l'Egitto.

Le campagne di successo dei Mongoli in Asia Minore avevano riempito di gioia tutti i Cristiani [gli storici sono dell'opinione che i Cristiani Russi non abbiano esultato per la notizia della conquista Mongola - Aut.] - i Mongoli erano visti un po’ come dei "crociati gialli", che combattevano contro i Musulmani infedeli. Il quartier generale di Khulagu era visitata da inviati del re Armeno, del principe di Antiochia e da Luigi IX, Re di Francia" ([183], volume 1, pagine 62-64).

Gli storici cercano di farci credere che i pogrom Musulmani avvengono nel periodo in cui i Mongoli hanno deciso di accettare l'Islam come religione ufficiale; Strano a dirsi, questa "conversione all'Islam" ha portato a una "migliore organizzazione" della gerarchia ecclesiastica Ortodossa nell'impero Mongolo e alla fondazione dell'eparchia di Saray nella sede del Khan. Gordeyev riporta quanto segue:

"Accettare l'Islam come religione ufficiale non ha influenzato l'atteggiamento verso i Cristiani - al contrario, la gerarchia della chiesa Cristiana è stata riorganizzata per essere più efficiente. Nel 1261 è stata fondata un’eparchia nella sede dei Khan dell’Orda d’Oro. . . il Metropolita Cirillo. . . era presente alla fondazione dell'eparchia di Saray" ([183 ] , volume 1 , pag. 64).

La nostra opinione è la seguente. L'Islam non esisteva come religione separata all'epoca - lo scisma tra Islam, Cristianesimo Ortodosso e Chiesa Latina si è svolto più tardi, nel XV-XVI secolo. Per questo noi vediamo i crociati come una forza congiunta di Cattolici (Europei Occidentali), di Cristiani Ortodossi (Russi) e di Musulmani (Mongoli). Solo nel secolo XVI gli storici Occidentali hanno deciso di presentare le antiche crociate come battaglie contro l'Islam, poiché nel secolo XVI l'Occidente era già in guerra con i paesi Musulmani.

Nella seconda parte del XIV secolo "Il Cristianesimo in Asia è stato diffuso dalla setta dei Nestoriani, banditi da Bisanzio... la setta è stata chiamata come il vescovo di Costantinopoli. . . che l'aveva fondata a Mosul; e obbedivano a un loro proprio patriarca" ([183], volume 1, pagina 54).

Da qui proviene il nome Musulmano – deriva da Mosul, cittadina dell’Asia Minore. I primi Musulmani sono stati i Cristiani Nestoriani. Solo in seguito, quando tutto ciò era già stato dimenticato da quasi tutti, lo scisma tra il credo Musulmano e quello Cristiano fu retrodatato di circa 600 anni.
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CAPITOLO 6
La Battaglia di Kulikovo

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4


di Anatoli Fomenko


"H. Fren è riuscito a leggere quanto segue sulle monete del Gran Principe Vassily Dmitrievich e di suo padre (Dmitriy Donskoi): "Sultano Tokhtamysh-Khan, possano i suoi anni durare a lungo" - A. D. Chertkov, "Antiche monete Russe: Una Descrizione" (Mosca, 1834; pagina 6).

1. I DISORDINI ALL’INTERNO DELL'ORDA NEL TARDO XIV SECOLO. DMITRIY DONSKOI COME TOKHTAMYSH-KHAN.

La Battaglia di Kulikovo e la "conquista di Mosca". Panoramica generale

Il presente capitolo si basa in larga misura su molte importanti osservazioni formulate da T. N. Fomenko, così come a una serie di sue ipotesi. Oltre a questo, c’è la sezione sulla storia del Monastero Donskoi e i suoi collegamenti con la Battaglia di Kulikovo.

Dopo la formazione del Grande Impero nella prima metà del secolo XIV a seguito delle conquiste di Batu-Khan (la stessa personalità storica che ci è nota anche come Ivan Kalita = Caliph), lo stato si è diviso nelle tre parti seguenti:

il Regno del Volga, o l’Orda d'Oro,

La Russia Bianca, o l'Orda Bianca, e

la Severskaya Zemlya = Ucraina.

Diciamo quanto segue sulla parola "severskaya" - che è collegata alle parole Siberia e Sever ("Nord") - ma la parola in questione non si riferisce necessatriamente alla direzione Nord (ricordando anche che molte mappe medievali erano invertite rispetto alle loro controparti moderne, con il Nord in basso e il Sud in alto (per ulteriori esempi, vedere ChronI).

Verso la fine del XIV secolo si è avuto un grande conflitto nell’Orda d'Oro, o Regno del Volga. Circa 25 Khans hanno governato il paese nei 20 anni precedenti tra il 1359 e il 1380. La guerra finisce con la famosa Battaglia di Kulikovo, dove Dmitriy Donskoi (conosciuto anche come Tokhtamysh-Khan, secondo la nostra ricostruzione) sconfisse le truppe di Mamai, un leader militare e governatore de facto dell’Orda. Eviteremo di entrare nei dettagli intricati della lotta di potere nell'Orda che ha preceduto la battaglia.

In Chron5 parleremo a lungo del libro dello storico medievale Mauro Orbini intitolato "Sulla gloria degli Slavi ..."pubblicato nel 1601 e tradotto in Russo nel 1722. Orbini scrive quanto segue nella descrizione della Battaglia di Kulikovo: "Nel 6886 dalla Genesi (secondo la cronologia Russa), Dmitriy, il grande principe di Russia, aveva sconfitto Mamai, re dei Tartari. Tre anni dopo ha messo in fuga un’altra volta le truppe di questo re - Herberstein ci dice che i corpi degli uccisi coprivano la terra per 13 miglia intorno al campo di battaglia" ([1318], pagina 90; anche [617]). Si sa però che le truppe di Mamai sono state schiacciate di Tokhtamysh tre anni dopo la Battaglia di Kulikovo. Ciò è in linea con la nostra ricostruzione, che identifica Dmitriy Donskoi e Tokhtamysh-Khan come la stessa personalità storica.

Passiamo alla famosa Battaglia di Kulikovo. In primo luogo, va notato che, secondo le cronache Russe, la causa della battaglia era stata una disputa di frontiera tra il principe Dmitriy Donskoi della Grande Novgorod, e i principi di Ryazan e Lituani Oleg e Holgerd. Questi ultimi avevano cospirato per allontanare Dmitriy dalle terre di Mosca, Kolomna, Vladimir e Murom, convinti che Mosca fosse Lituana di diritto, mentre Kolomna, Vladimir e Murom appartenessero al principato di Ryazan. Hanno coinvolto lo Zar Mamai per attuare questo piano (vedi la "Storia della battaglia con Mamai" ([635], pagg. 136-137)).

Le cronache descrivono così la Battaglia di Kulikovo come una disputa territoriale per Mosca, Kolomna, Murom e Vladimir. I principi (o i khans) stavano pianificando di spingere Dmitriy Donskoi "verso la Grande Novgorod, Byeloozero o la Dvina" ([635], pagine 134-135). Come ricorderete, Grande Novgorod si identifica con Yaroslavl, secondo la nostra ipotesi, mentre le regioni di Byeloozero e Dvina sono i vicini Settentrionali di Yaroslavl. La nostra ricostruzione suggerisce anche che la capitale Dmitriy fosse stata a Kostroma, vicino a Yaroslavl, qv di seguito. Tutto diventa perfettamente chiaro - I due principi avevano progettato di rimandare Dmitriy nella sua vecchia capitale.

Come sappiamo, la battaglia è stata vinta da Dmitriy Donskoi, che ha conquistato il Principato di Ryazan e le parti Orientali della Lituania, stabilendosi a Mosca in modo permanente.

2. LA Battaglia di Kulikovo

2.1 L'effettiva ubicazione del campo di Kulikovo

Prendiamo in considerazione le cronache storiche della famosa battaglia che si è svolta sul campo di Kulikovo nel 1380. Attualmente si presume che il campo di Kulikovo si trovi tra i fiumi Nepryadva e Don (attualmente la regione di Kurkinskiy della provincia di Tulskaya, qv in [797], pag. 667) - circa 300 kilometri a sud di Mosca. La battaglia più famosa nella storia Russa avrebbe dovuto svolgersi qui, quando le truppe di Dmitriy Donskoi hanno incontrato l'esercito Tartaro e Mongolo guidato da Mamai.

Tuttavia, è risaputo che nessuna traccia della famosa battaglia è stata trovata in alcun luogo in questo campo "Kulikovo" vicino a Tula. Ci si può chiedere se sia la sua vera posizione - dopotutto, non sono state trovate armi o monumenti di sepoltura in nessun luogo nelle vicinanze di Tula - che, a sua volta, ci fa chiedere se storici e archeologi moderni abbiano scelto il luogo giusto per gli scavi.

Il 6 luglio 1995 il "Rossiyskaya Gazeta" ha pubblicato un articolo di Nikolai Kireyev intitolato "Dove sei, Campo di Kulikovo?" in cui racconta la lunga e futile storia degli scavi nella regione di Tula condotti dagli archeologi alla ricerca dei resti della famosa battaglia erroneamente situata da queste parti dagli storici Romanoviani. Citiamo le conclusioni alle quali giunge l'autore dell'articolo:

"I membri della Spedizione archeologica di Tula insieme ai colleghi del Museo di Storia dello Stato stanno conducendo scavi sul campo di Kulikovo dal 1982. Oltre 350 reperti archeologici sono state scoperti e studiati. Una ricostruzione generale del campo così com'è stato negli ultimi duemila anni è stata realizzata [? - Aut] … anche la flora e la fauna della regione, nonché il suolo. . . la zona di 70 chilometri è stata studiata dagli specialisti. . . che hanno utilizzato la fotografia geomagnetica a tale scopo, nonché numerosi altri metodi. Molti fossi sono stati scavati; la zona è stata letteralmente passata al settaccio da soldati e scolari. Ci sono stati anche diversi tentativi di usare ESP per la ricerca degli artefatti. Tuttavia, anni e anni di ricerca non ci hanno lasciato un unico oggetto che ci permettesse di affermare che la battaglia in questione sia stata combattuta nella parte Settentrionale del campo, tra il fiume Smolka e il villaggio di Khvorostyanka. . . Tuttavia, questa volta gli archeologi erano dotati di rivelatori di metallo all'avanguardia fabbricati dal Fisher Research Laboratory negli Stati Uniti. Questi strumenti possono trovare metallo fino a 30 centimetri di profondità e rilevarne il tipo. I risultati non sono mancati - nella prima settimana è stata individuata una punta di freccia nella regione di Zelyonaya Doubrava, e poco più. Sono state trovate punte di freccia vicino al villaggio di Khvorostyanka, una delle quali una freccia per perforare armature, e pezzi di cinghie, parte di una normale cinta porta munizioni. Gli scavi proseguono".

Fig. 6.1. La maglia di ferro che sarebbe stata trovata sul campo di Kulikovo nell'Oblast di Tulskaya. Gli storici stanno cercando di convincerci che questa maglia di ferro ha circa 600 anni, il che è molto dubbio: seicento anni sotto terra l'avrebbero trasformata in una massa solida di metallo arrugginito con la sua forma originaria ben difficilmente ricostruibile. Tratto da [974],

Così, impariamo che sul sito sono state trovate alcune punte di freccia e diverse cinghie - troppo pochi reperti per un enorme campo di battaglia.

Molti dei libri scritti sulla Battaglia di Kulikovo contengono fotografie della maglia di ferro che sarebbe stata trovata nel campo di Kulikovo nella regione di Tula, qv nella fig. 6.1. Tuttavia, le sue eccellenti condizioni sono altamente sospette per un manufatto di 600 anni. Ci è stato detto che questa catena, fatta di anelli metallici molto raffinati, aveva passato 600 anni sepolta nel terreno solo per essere trovata, aperta e portata al museo, dopo aver rimosso gentilmente i pezzi di terra umida. Tuttavia, dopo tanti anni si sarebbe trasformato in un pezzo di roccia e metallo che non avrebbe permesso nemmeno di separare i singoli anelli della massa incrostata. Siamo del parere che la maglia di ferro in questione sia di origine relativamente recente e presentata come "antica" per fornire almeno un unico manufatto militare presumibilmente trovato nel "campo di Kulikovo" vicino a Tula.

2.2. Kulishki a Mosca e la Chiesa di Tutti i Santi costruita in onore dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo sulla piazza Slavyanskaya a Mosca
Cominciamo con l'osservazione che alcune cronache ci dicono direttamente che il campo di Kulikovo era a Mosca.

Ad esempio, la famosa "Arkhangelogorodskiy Letopisets" descrive la ricezione della famosa icona (Nostra Signora di Vladimir) a Mosca, durante l'invasione di Timur nel 1402, e ci dice che l'icona era stata ricevuta a Mosca, "sul campo di Kulichkovo". Il testo integrale della citazione è il seguente: "E l'icona è stata esposta, e il Metropolita Cipriano ha riunito una grande massa di persone sul campo di Kulichkovo, dove oggi vediamo una chiesa di pietra, la Chiesa di Candlemas, il 26° giorno d’agosto," ([36], pag. 81).

La chiesa in questione è sulla strada di Sretenka; nelle vicinanze troviamo la parte di Mosca ancora conosciuta con il suo antico nome di Kulishki.

L'opinione che Kulishki fosse sinonimo del campo di Kulikovo era popolare a Mosca fino al XIX secolo! Ad esempio, l'almanacco intitolato "Vecchia Mosca" e pubblicato dalla Commissione per lo Studio della Storia della Città raccolta dalla Imperial Archeological Society di Mosca ([813] ) cita l’ "erronea nozione che il nome di Kulishki a Mosca derivi dal nome del campo di Kulikovo" ([813], pag. 69). La stessa pagina contiene il passaggio che ci racconta dell'esistenza di Kulishki prima di quella di Mosca.

La Chiesa di Tutti i Santi esiste ancora nella regione di Kulichki: "secondo la tradizione antica, è stata costruita da Dmitriy Donskoi per commemorare i soldati morti sul campo di Kulikovo" ([841], pagina 143). Si fa riferimento ad essa nel modo seguente: "La chiesa in pietra di Tutti i Santi a Kulishki, come si legge in una fonte scritta del 1488. L'edificio è sopravvissuto fino a oggi" (ibid). Il suo nome è rimasto lo stesso - "Chiesa di tutti i santi" a Kulishki" (cfr. fig. 6.2); la chiesa si trova proprio di fronte all'uscita inferiore della stazione sotterranea Kitai-Gorod di Mosca, sulla piazza nota come Slavyanskaya oggi, vicino al fiume Moskva e alla via Solyanka, che era una volta conosciuta come "Kulizhki", o "Kulishki" ([284], pagina 53).

Fig. 6.2. La Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki. Secondo la nostra ricostruzione, le truppe di Dmitriy Donskoi erano state riunite qui prima della Battaglia di Kulikovo. Foto scattata nel 1995.

Si presume che "la parola Kulizhki significasse "paludi" ( [284], pag. 62). A parte questo, la parola "kulizhka" si traduce in "terreni deforestati sgomberati per l’aratura", secondo il dizionario di V. Dahl ( [223] ). Apprendiamo anche che "la maggior parte dell'area di Kulishki a Mosca era ricoperta da frutteti" ([841], pagina 143).

La regione di Kulishki includeva anche la Piazza Pokrovskiye Gate; il cancello in questione era noto una volta come Kulishskiye.

Secondo la nostra ipotesi, la famosa Battaglia di Kulikovo si è svolta in questa parte di Mosca; il risultato è stata la sconfitta delle truppe di Mamai provenienti dalla Russia Occidentale, da Ryazan e dalla Polonia da parte di Dmitriy Donskoi, conosciuto anche come Tokhtamysh-Khan. La presenza di soldati Polacchi nelle truppe dei "Mongoli" di Mamai potrebbe stupire i lettori; tuttavia, ciò è affermato nelle cronache in modo abbastanza esplicito, qv in CCRC, volume 25, Mosca e Leningrado, 1949, pagina 201; cfr. anche [363], volume 5, pag. 462.

Fig. 6.3. St. Mamai. Una goffratura Giorgiana medievale. Foto dell'articolo del Prof. V. Beridze nella rivista "Nauka i Zhizn". Numero 12, 1966.

La versione consensuale sostiene che le truppe di Mamai sono state sconfitte due volte nello stesso anno 1380, la prima volta da Dmitriy Donskoi e la seconda da Tokhtamysh-Khan. La nostra ipotesi identifica i due come la stessa personalità storica, che rende la seconda "sconfitta" un semplice duplicato fantasma. La "seconda sconfitta" di Mamai è avvenuta "a Kalki". Come abbiamo già detto, "kalki" o "kuliki" sono un’altra versione dello stesso nome Kulishki, o del campo di Kulikovo. L'etimologia della parola può essere ricondotta alle parole rispettivamente kulachki, kulak e kulachniy boy - pugni, pugno e combattimento; significava "posto per tornei di combattimenti a pugni". A proposito, Mamai-Khan si chiama Tetyak nella "Storia della Battaglia di Kulikovo": "Il sovrano senza Dio Tetyak, che veniva chiamato diavolo nella carne, ha cominciato a tremare di terrore" ([666], pagina 300). Tetyak potrebbe essere una variante del nome Tokhta. I compilatori successivi della "Storia" devono aver confuso Dmitriy Donskoi = Tokhta-Mysh = Tokhta Meshech, o Tokhta di Mosca, per il suo nemico e usato il nome Tokhta per riferirsi a Mamai.

Un altro fatto poco noto che dobbiamo sottolineare è che il nome Mamai è un nome Cristiano e si trova ancora oggi nel calendario ecclesiastico. Si tratta di una lieve corruzione del termine mama (madre) o mamin (di mamma); gli antichi Russi devono avere due nomi di origine simile - Batiy (Batu) derivato da Batka (padre) e Mamiy o Mamai - "figlio della madre". Nella fig. 6.3 vediamo un'immagine Giorgiana del presunto XI secolo che raffigura il Cristiano San Mamai.

Quanto precede si traduce quindi così: Dmitriy Donskoi combatte contro un leader militare con un nome Cristiano!

Infine, dobbiamo anche ricordare che il nome "Kulichkovo", qv sopra, viene costantemente letto come "Campo di Kuchkovo" dagli storici Romanoviani (vedi [284], per esempio - o pagina 143 di [841], dove si legge che "il Campo di Kuchkovo si trovava vicino al moderno cancello di Sretenskiye".

Quale potrebbe essere il problema? Perché gli storici non possono darci una citazione integrale dalla cronaca che chiama Kulichkovo il campo in questione, e anche in modo chiaro? La possibile spiegazione potrebbe essere la loro riluttanza a fornire ai lettori un'opportunità per rintracciare l'evidente connessione tra il campo di Kulichkovo e il famoso campo di Kulikovo, il campo di battaglia di Dmitriy Donskoi. Tale riluttanza può essere di natura subconscia; tuttavia, riteniamo che ciò sia stato fatto in assoluta consapevolezza dello scopo e delle conseguenze - almeno nel XVII secolo XVIII, quando è stata costruita la falsa interpretazione della storia Russa. Ciò ha portato anche a nuove localizzazioni geografiche di diversi eventi importanti nella storia Russa.

2.3. Informazioni sulla Battaglia di Kulikovo: origine e condizione attuale
In un modo o nell'altro la fonte principale di dati relativi alla storia della Battaglia di Kulikovo è la Zadonshchina. Secondo gli Scaligeriti, "si hanno tutte le ragioni per credere che la Zadonshchina sia stata creata nell’anno 1480, poco dopo la Battaglia di Kulikovo, quando Dmitriy Donskoi era ancora vivo" ([635], pag. 544).

Una fonte successiva è la "Storia della battaglia con Mamai", che "molto probabilmente è stata scritta nel primo trimestre del XV secolo" ([635], pag. 552). Si tratta di un prodotto basato sulla Zadonshchina; apprendiamo inoltre che "la Storia della battaglia con Mamai contiene passaggi dalla Zadonshchina; sono stati inseriti nel testo originale dell’opera, nonché nelle edizioni successive" ([635], pag. 545). C'è anche la "Storia della Battaglia di Kulikovo", che si incontra in diverse cronache. Tuttavia, gli storici ritengono che sia stata "creata non prima della metà del XV secolo e che riguardi il genere giornalistico" ([635], pagine 549-550).

L'implicazione è che la Zadonshchina sia la fonte primaria. Studiamo il suo testo.

Ci sono sei copie della Zadonshchina che sono sopravvissute fino i nostri giorni. La più antica è di fatto un resoconto condensato della prima metà del libro. Per il resto, "Il testo delle altre copie è stato manipolato dai cronisti in modo piuttosto pesante. . . Ogni singola copia della Zadonshchina contiene un gran numero di difetti e distorsioni, rendendo la pubblicazione basata su una sola copia incapace di dare ai lettori l’impressione del testo integrale dell’opera, da cui la vecchia tradizione di ricostruire il testo della Zadonshchina dopo un’analisi comparativa di tutte le copie esistenti" ([635], pag. 545).

Tutte le copie risalgono al XVI-XVII secolo, con l’unica eccezione quella più antica, che comprende solo metà della Zadonshchina e risale alla fine del XV secolo ([635], pag. 545).

L'edizione fondamentale della Zadonshchina ( [635] ) attira immediatamente la nostra attenzione per la sua propensione ad utilizzare il corsivo per molte località geografiche, il che indica che tutti questi frammenti sono stati ricostruiti da storici successivi con un confronto di copie diverse, come si afferma apertamente a pagina 545 di [635]. Risulta inoltre che le denominazioni geografiche originali sono state spesso sostituite da qualcosa di completamente diverso. Spesso vediamo in corsivo i nomi Don e Nepryadva, e questo ci porta a rispondere alle seguenti domande: quali erano i nomi originali indicati nelle fonti e perché sono stati sostituiti da Don e Nepryadva?

2.4. Il quartier generale di Mamai a Krasniy Kholm (Collina Rossa) nei pressi del campo di Kulikovo contro il Krasniy Kholm, il ponte di Krasnokholmskiy e l'acquedotto di Krasnokholmskaya a Mosca
Sarebbe opportuno che i lettori prendessero una mappa di Mosca e la usassero per gli ulteriori riferimenti.

Secondo le fonti Russe, la sede di Mamai durante la Battaglia di Kulikovo era stata situata su una certa collina rossa (Krasniy Kholm), qv in [183], volume 1, pagine 98 e 101. Diversi giorni prima della battaglia, le "guardie Russe di Melik venivano guidate verso Nepryadva e la collina rossa, che forniva una vista unica dell'intera area circostante, alle truppe Tartare" ( [ 183] , volume 2, pagina 98). Durante la battaglia "Mamai dava ordini ai suoi soldati dalla sua sede a Krasniy Kholm, accompagnato da tre principi" ([183], volume 1, pagina 101). "Czar Mamai e tre malvagi principi sono arrivati in cima a un’alta collina e si sono fermati lì a osservare il bagno di sangue" ( [362] , Commento 76 al volume 1, pagina 29). Visto che c'era una collina rossa vicino al campo di Kulikovo, avrebbe senso cercare un nome simile nelle vicinanze di Kulishki a Mosca. Possiamo trovarne uno?

In effetti, possiamo. C'è una collina molto alta proprio accanto al Kulishki; una volta era nota come Krasniy Kholm. In cima c'è la famosa piazza Taganskaya, vicino al Cancello Yaouzskiye. La sede di Mamai poteva essere stata situata qui? Inoltre, il famoso argine Krasnokholmskaya sul fiume Moskva e il ponte Krasnokholmskiy si trovano ancora in questa stessa zona. L’attuale Krasniy Kholm non è indicata formalmente su nessuna mappa; tuttavia, c'è un Krasnaya Gorka (un'altra parola Russa per "collina") vicino al Cremlino, dove si trova il vecchio edificio dell'Università Statale di Mosca ([284], pag. 52).

Il campo di Kulishki a Mosca è circondato da diverse colline, una delle quali ospita la Piazza Rossa e il Cremlino; questa collina potrebbe essere nota come "Krasniy Kholm". è possibile che il quartier generale di Mamai sia stato situato proprio su questa collina durante la Battaglia di Kulikovo.

2.5. Kuzmina Gat nella Battaglia di Kulikovo e nel quartiere di Kuzminki a Mosca
Le truppe di Mamai si sono fermate a Kuzmina Gat prima della battaglia reale, qv in [635], pagina 163.

Ogni Moscovita riconoscerà istantaneamente il posto come il quartiere Kuzminki a Mosca. il fiume Moskva si trova nel grande distretto di Nagatino, la cui toponimia proviene dalle parole Russe na gati, o "sull'ostacolo", un luogo paludoso con strade fatte di tronchi su cui altrimenti sarebbe impossibile farsi strada.

La nostra ricostruzione è la seguente. Mamai si stava avvicinando a Kulishki, o al centro della moderna Mosca, dall'Est, avanzando sulla riva sinistra del fiume Moskva — quella dove si doveva combattere la battaglia.

Dmitriy si stava avvicinando al campo di battaglia da Sud, sulla riva destra del Moskva. Ha dovuto forzatamente attraversare il fiume prima della battaglia.

I due eserciti si sono incontrati nel centro stesso della moderna Mosca — a Kulishki, vicino a Piazza Slavyanskaya e Via Sretenka, qv nella mappa (figg. 6.4 e 6.5).

Un altro dettaglio a complemento del quadro è il fatto che le truppe di Dmitriy hanno trascorso la notte prima della battaglia "sul Berezouy" — il nome può essere tradotto come "riva" (mentre le truppe di Mamai si sono accampate a Kuzmina Gat, qv in [635], pagine 160-161).

Va detto che gli storici non possono trovare tracce di Kuzmina Gat da nessuna parte nella regione del Don; ogni singola versione suggerita contraddice i dati delle cronache. Gli storici finiscono per accusare i cronisti di ignoranza e di incapacità di interpretare la storia, scrivendo cose come: "ci si scontra con numerose e gravi contraddizioni.. A quanto pare, l’identificazione della Gat di Kuzmina suggerita dai ricercatori non è corretta, o, in alternativa, l’autore della "Storia" aveva una nozione molto vaga degli itinerari di entrambi gli eserciti ([631], pag. 215). Il testo che cito viene da un voluminoso documento di ricerca ([631]) sotto la supervisione editoriale dell’Accademico B. A. Rybakov.

2.6. Identificazione di Kolomna come punto di partenza della marcia di Dmitriy verso il terreno di Kulikovo
Secondo la cronaca, l’esercito di Dmitriy è partito da Kolomna, dove è andato a incontrare i suoi alleati. Oggi il luogo in questione è identificato come la città di Kolomna, a circa 100 chilometri da Mosca. Ciò è possibile; tuttavia, non si può negare un'altra possibilità, ossia che la Kolomna in questione identifichi come la famosa città di Kolomenskoye, che oggi fa parte di Mosca. Ricordiamo al lettore che un tempo c'era un gigantesco palazzo di legno degli Zar su questo sito.

Questa ipotesi è confermata anche dalle seguenti prove raccolte nella "Storia della battaglia con Mamai". Quando Dmitriy seppe della battaglia che stava per avvenire, ordinò ai suoi alleati di dirigersi verso Mosca, dove sono arrivati prontamente ([635], pagine 140-141).

La stessa cronaca riporta un ordine perfettamente identico dato da Dmitriy, che questa volta indica Kolomna come punto di incontro ([635], pagine 142-143). A quanto pare, due rapporti duplicati dello stesso ordine: gli alleati di Dmitriy si sono riuniti a Kolomenskoye, a Mosca. Lo stesso frammento è entrato nella cronaca due volte.

La cronaca continua a sovrapporre Kolomna a Mosca tutto il tempo — per esempio, dopo averci appena parlato delle truppe che si riuniscono a Kolomna, il cronista prosegue riferendo che l’esercito di Dmitriy è partito da Mosca ([635], pagine 144-145). Vediamo un'altra identificazione di Kolomna come il famoso Kolomenskoye di Mosca. Inoltre, Tikhomirov riferisce che "Mosca era il centro dove le truppe si riunivano da altre regioni della Russia: "... molti eserciti si sono diretti verso Mosca, rispondendo alla chiamata del Principe. C'erano truppe da Byeloozero, Yaroslavl, Rostov e Oustyug. I Moscoviti costituivano la maggioranza dell'esercito Russo, come si evince dal rapporto sulla disposizione del reggimento a Kolomna e sul campo di Kulikovo" ([841], pag. 47).

Siamo quindi del parere che Dmitriy Donskoi sia partito proprio da questo posto, che è il distretto di Kolomenskiy di Mosca di oggi. Dove si è diretto il suo esercito?

2.7. La Kotly della Battaglia di Kulikovo e la Kotly a Mosca
Secondo la cronaca, Dmitriy è partito per marciare verso "Kotyol" ( [635], pagine 150-151). Possiamo trovare questo nome da qualche parte a Mosca? Date un'occhiata alla cartina, e vedrete immediatamente il fiume Kotlovka vicino a Kolomenskoye a Mosca, così come la stazione ferroviaria di Nizhniye Kotly, anch'essa situata nelle vicinanze. A proposito, se Dmitriy marciava in questa direzione, avrebbe dovuto arrivare nelle vicinanze del Monastero di Novodevichiy, che si trova sull'altra sponda del fiume Moskva. Vediamo se la cronaca può confermarlo.

2.8. L'ispezione prima della battaglia sull Campo Devichye, vicino al Monastero Devichiy, e il Monastero Novodevichiy sul Campo di Devichye in Russia
Dmitriy organizzò un sopralluogo delle sue truppe "al Campo di Devichye". Si riporta quanto segue: " stavano in formazione più di 150.000 cavalieri e fanti, e Dmitriy si rallegrò nel vedere un esercito così grande mentre si recava nel vasto Campo di Devichye" ([362], volume 5, capitolo 1, pagina 37; anche [635], pagine 154-155).

Figura 6.6. Una vista da Zamoskvorechye con del ponte Kamenniy. Un frammento di incisione di P. Picart risalente al 1707 circa. Tratto da [550], pagine 162-163.

Figura 6.7. Un frammento dell'incisione sopra riportata con il "Monastero Devichiy". Tratto da [550], pagine 162-163.

Inoltre, "La Storia della battaglia con Mamai" ci dice esplicitamente che "al mattino il Gran Principe ordinò a tutte le truppe di convergere sul campo vicino al Monastero Devichiy" ([635], pagina 155).

La nostra ricostruzione implica che dovremmo trovare il campo di Devichye da qualche parte sul territorio della Mosca moderna. Non ci vuole molto tempo - si può identificare istantaneamente come il grande campo tra l’ansa del fiume Moskva e il Monastero Novodevichiy. Questo campo è piuttosto vasto, e una volta era ufficialmente noto come Campo Devichye, qv in [554], pagina 246. Alcuni dei vecchi nomi sono sopravvissuti fino al giorno d'oggi – Strada del Campo Devichye, un tempo solo Campo Devichye, la riva Novodevichya e la strada Novodevichiy.

Figura 6.8. Un'incisione del 1702 con vista del Monastero Novodevichiy e dei suoi dintorni. Tratto da [9], pagina 407).

Vediamo il Monastero Devichiy su un antico disegno di Mosca risalente al 1707 circa intitolato "Una vista dello Zamoskvorechye con il Ponte Kamenniy" ([550], pagina 163, qv in figg. 6.6 e 6.7). Nella fig. 6.8 si vede un'antica incisione che risale al 1702 con la vista del Monastero Novodevichiy e dei suoi dintorni all'inizio del XVIII secolo ( [9], pag. 407). Possiamo vedere chiaramente un grande campo; fino all'inizio del XVIII secolo è stato libero da qualsiasi costruzione.

Possiamo quindi vedere come Dmitriy Donskoi sia partito da Kolomenskoye, abbia attraversato la Moskva arrivando sul campo di Devichye, dove ha ispezionato le sue truppe. La cronaca definisce questo attraversamento del fiume come il "passaggio sul Don"; È ovvio che il nome Don era un tempo solo sinonimo della parola "fiume". Ricordiamo al lettore che, secondo la nostra ricostruzione, Mosca non era ancora stata fondata; quindi, il fiume potrebbe essere stato chiamato in modo diverso, il che rende Don il vecchio nome del Moskva, o semplicemente è il sinonimo di "fiume". Ulteriori informazioni su questo argomento sono disponibili qui sotto.

È impressionante come la Zadonshchina si riferisca in modo ovvio al fiume Moskva col nome di Don: "La Principessa Mar'ja stava in piedi sulle mura di Mosca, lamentandosi: "O Don, fiume che scorri veloce. . . riportami il mio signore e marito Mikoula Vassilyevich" ([635], pagina 105). Pertanto, il fiume Don, come citato nella cronaca, un tempo passava attraverso Mosca e può quindi essere identificato come il fiume Moskva; la nostra ipotesi è confermata dai dati delle cronache.

2.9. Il Monastero Devichiy, il Babiy Gorodok e la Polyanka sulla riva destra del Moskva e la possibilità di identificarli come il campo del Devichye e il luogo in cui Dmitriy Donskoi aveva ispezionato le sue truppe
Oggi il campo di Devichye si trova sulla riva sinistra del fiume Moskva. Tuttavia, è più probabile che Dmitriy abbia ispezionato le sue truppe mentre si trovavano sulla riva destra del fiume, prima di attraversarlo (così la "Storia della battaglia con Mamai" riferisce di questo evento, qv in [635], pagina 155, e fig. 6.4. In questo caso, l'ispezione è avvenuta nei pressi della moderna Polyanka, di fronte al Cremlino, che non esisteva ancora nell'epoca di Dmitriy Donskoi. Il Cremlino è stato costruito solo nel secolo XVI, qv sotto e anche nel Chron6. Sembra che la cosiddetta Babiy Gorodok ("città nubile") fosselocalizzata proprio in questo sito ([803], Volume 2, pag. 587). Poteva anche essere stata conosciuta come Devichiy Gorodok (la prima parola significa anche "fanciulla" in Russia). Anche le Strade Babyegorodskiye si trovavano in questa zona. La toponimia di questo vecchio nome Moscovita è considerata nebulosa oggi:

"Le Strade Babyegorodskiye sono state chiamate così da Babiy Gorodok, un luogo conosciuto dal XVII secolo... la parola "gorodok" [che oggi si traduce come " piccola città"] era in quei giorni una "fortificazione". La leggenda sulla battaglia tra i Tartari e le donne che presumibilmente hanno costruito la fortificazione nel 1382 non è confermata da alcun dato documentale". Citazione indicata in [825], pagina 65. Pertanto, il luogo in questione è in qualche modo legato alla leggenda della battaglia con i Tartari del 1382, nello stesso periodo in cui si è svolta la Battaglia di Kulikovo - non dovrebbe sorprenderci, perché questa leggenda riflette la stessa Battaglia di Kulikovo, o una copia fantasma che è finita nel 1382 (vedi di seguito).

V. Nazarevskiy riporta quanto segue sulla "battaglia con i Tartari" del 1382 e sulla possibile toponimia di Babiy Gorodok: "C'era una leggenda sulle centinaia di contadine che fuggivano dai Tartari e pregavano di essere fatte entrare nel Cremlino. Gli era stato negato l'ingresso nella fortezza per paura di carestie, così hanno costruito una fortificazione in legno sulla riva destra del Moskva e si sono preparate alla difesa; il nome del luogo deiva presumibilmente da questo" ( [568] , pag. 68). Il racconto si riferisce molto probabilmente a un accampamento militare e non a una mera fortificazione in legno.

Gli storici moderni hanno fornito molte spiegazioni teoriche sul nome; tuttavia, il punto di vista ufficiale è che "l'esatta toponimia del nome [Babiy Gorodok - Aut.] rimane sconosciuta - una versione suggerisce che qui ci fosse una fortificazione, costruita da donne che cercavano di difendersi dai nemici; un altro si interroga sulla possibilità che i Tartari possano aver scelto delle donne come schiave sulle rive del Moskva... la spiegazione più diffusa è che la riva del fiume fosse stata fortificata (fortificare = "gorodit" in Russo) da piloni guidati con l'aiuto di martelli noti come "baby" (citazione fornita secondo [735], pagg. 298-301. Siamo del parere che il nome in questione non abbia nulla a che fare con martelli di alcun tipo, e che rifletta più probabilmente la partecipazione delle guerriere (amazzoni) alla Battaglia di Kulikovo.

Troviamo nelle vicinanze anche il Monastero della Natività di Nostra Signora; ricordiamo al lettore che la Battaglia di Kulikovo si è svolta il giorno della Natività di Nostra Signora, e che, secondo la nostra ricostruzione, si sarebbe potuta celebrare la costruzione di un monastero con un nome simile, così come la Chiesa della Natività di Nostra Signora sul campo di Kulikovo (Kulishki a Mosca) (cfr. fig. 6.9).

"C'è una voce di una cronaca del 1472 che cita la localizzazione del Giardino Goloutvinskiy in questa zona; apparteneva al Monastero della Natività di Nostra Signora di Goloutvino, dove si trova il famoso confessionale di Ivan III del 1504. La Parrocchia della Natività di Nostra Signora esiste dal 1625". Citazione secondo [13], #107.

Il fatto che il monastero di Goloutvino sia stato fondato per commemorare la Battaglia di Kulikovo è menzionato, per esempio, da V. G. Bryussova: "è noto che Dmitriy Donskoi ha costruito diverse chiese per commemorare la sua vittoria sul campo di Kulikovo - i monasteri di Doubenka, Goloutvino e Stromynka, e ha portato a termine la costruzione della chiesa a Kolomna [è molto probabile che la chiesa in questione sia stata costruita nella zona di Kolomenskoye a Mosca e non nella città di Kolomna - Aut .]; la Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki è stata costruita in onore di tutti i guerrieri uccisi nella battaglia" ([100], pagina 121).

Figura 6.9. Solyanka Street e la Chiesa della Natività di Nostra Signora a Kulishki, situata in questa strada. Vediamo il Campo di Kulikovo dalla stessa prospettiva delle truppe di Dmitriy Donskoi. La collina di Taganskiy (Collina Rossa), dove si trovava il quartier generale di Mamai, può essere vista da lontano. Sulla sinistra vediamo la rpida base della collina, dove era statapreparata l'imboscata di Vladimir Andreyevich. La Chiesa della Natività di Nostra Signora a Kulishki si trova proprio dove l’esercito dell'imboscata ha combattuto contro Mamai. La Battaglia di Kulikovo si è svolta nel giorno della Natività di Nostra Signora, motivo per cui la chiesa è stata costruita qui per commemorare questo particolare giorno sacro. Foto scattata nel 1997.

È da dire dire che la zona di Babiy Gorodok erano ideale per un'ispezione militare; oggi troviamo la piazza Oktyabrskaya, così come le strade di Polyanka e Bolshaya Polyanka, i cui nomi implicano l'esistenza di un grande campo in questa regione.

Ricordiamo che l'ispezione militare in questione è stata effettuata sul Campo di Devichye. Sopra abbiamo già suggerito che questo campo può essere identificato come i dintorni del monastero di Novodevichiy", tuttavia, il monastero in questione è un po' più in alto seguendo la corrente del fiume Moskva, e quindi Dmitriy avrebbe dovuto fare una deviazione per attraversare il fiume qui, q.v. nella fig. 6.4. È molto probabile che Dmitriy abbia utilizzato il Guado Krymskiy, che troviamo proprio accanto al moderno Cremlino - c'era un guado qui, che rendeva molto più facile attraversare il fiume Moskva. Si scopre che il primo convento di Mosca era localizzato proprio qui, vicino al luogo dove il fiume Chertoriy confluiva nella Moskva (vedi [62], pagina 187). Il vecchio modo di riferirsi a un convento è "devichiy monastyr", o "monastero delle nubili". Il luogo in questione si identifica con l'area intorno alla stazione sotterranea di Kropotkinskaya a Mosca. L. A. Belyaev riferisce quanto segue:

"Nel Monastero delle Nubili vicino a Chertoriy si parla di una 'Chiesa di San Alessio, il Reverente Servo di Nostro Signore', citato nella lista dei 1514 edifici compilata da Aleviz Noviy. . . Uno dei candidati alle elezioni tenutesi al Consiglio del 1551 proviene da "Chertoriy, il convento di Alexei" ... su questo sito è stato costruito un nuovo monastero di nome Zachatyevskiy nel 1584" ([62], pagine 187-188). Cfr. anche [331], volume 1, allegato al volume 1, punto 93.

Si può quindi constatare che il primo convento (Devichiy Monastyr) di Mosca si trovava proprio vicino al Campo Devichye, dove Dmitriy Donskoi aveva effettuato un'ispezione militare delle sue truppe.

2.10. Il passaggio del Moskva
Le truppe di Dmitriy Donskoi hanno probabilmente attraversato la Moskva, chiamata "Don" nelle cronache, esattamente nello stesso posto in cui oggi troviamo il moderno Ponte Krymskiy, dove una volta c'era un guado chiamato Stariy (vecchio) o Krimskiy (Crimeano), qv in [803] , Volume 2, pagina 407. Gli storici sono del parere che una volta qui ci fosse stata una strada principale, che collegava Kiev e Smolensk con Vladimir, Suzdal e la Grande Rostov. Attraversava il fiume Moskva dove oggi si vede il Ponte Krymskiy, e si dirigeva verso il Cremlino, oltre i villaggi e i prati sulla riva del Moskva e più avanti verso Nord-Ovest ([803], Volume 2, pagina 407). Potrebbe essere lo stesso guado che Dmitriy Donskoi aveva utilizzato per attraversare il Don, o fiume Moskva.

2.11. Il Berezouy e l'Argine Bersenyevskaya a Mosca

Prima di attraversare il fiume, Dmitriy Donskoi e il suo esercito si fermarono in un posto chiamato Berezouy ([635], pagine 160-161). E’ degno di nota il fatto che l’argine del fiume Moskva nei pressi del ponte Bolshoi Kamenniy, proprio accanto al Cremlino, che sembra essere il luogo in cui l’esercito di Dmitriy attraversò il fiume, si chiami Bersenyevskaya da tempo immemorabile. Bersenyevka è un antico nome Moscovita; si presume che dati al XIV secolo: "queste sono le paludi dove una volta si trovava il monastero Nikolskiy di Bersenyevka, conosciuto anche come "L'Antico Nikola". È menzionato in voci cronache che risalgono a 1390 e 1404". Citazione data secondo [13], #24 e 76.

È facile notare come le parole Berezouy e Bersen (Berzen) possano facilmente essere versioni diverse dello stesso nome riportate in cronache diverse.

Bisogna anche notare che gli storici Romanoviani non trovano un posto simile da nessuna parte nella regione del Don moderno; ciascuno dei loro suggerimenti contraddice i dati contenuti nelle cronache e nella "storia". Per saperne di più su questa lunga e inutile discussione in [631], pag. 214.

2.12. Il fiume Don e la sua relazione con la Battaglia di Kulikovo. Il Giardino Podonskoye a Mosca
Secondo le cronache, le truppe Russe hanno attraversato il Don per raggiungere il campo di Kulikovo, qv nel CCRC, volume 37, pagina 76. Dmitriy, il vincitore, insieme al fratello, si erano definiti "Donskoi".

Oggi si presume che il fiume in questione sia quello che conosciamo oggi con lo stesso nome; tuttavia, questo moderno fiume Don viene più volte chiamato Tanais nel Medioevo - così lo chiamavano gli autori stranieri del XV-XVII secolo quando scrivevano della Moscovia (vedi Stranieri sull'Antica Mosca. Mosca del XV-XVII Secolo) ([314]). La maggior parte delle città Russe, dei fiumi, ecc., indicate in queste note di viaggio, devono essere state conosciute agli autori dai loro interlocutori Russi, poiché si tratta di nomi Russi che sono rimasti invariati fino ad oggi (anche si può osservare una certa somiglianza tra i nomi Don e Tanais). Evidententemente, Tanais era ilnome usata dai Russi quando parlavano con stranieri, qv in [314], pagine 23 e 59, e così via). Anche il Fiume Volga aveva assegnato un alias - Ra ([314], pagina 23).

La domanda da porsi è la seguente: quale è la posizione medievale del fiume Russo Don? Attualmente questo nome è associato a un solo fiume; sappiamo però che questo nome era sinonimo della parola "fiume" in Russo, e rimane ancora tale in molte altre lingue ancora oggi.

Quanto detto è un fatto noto. Il Dizionario Etimologico di M. Fasmer ([866], volume 1, pagina 553) riferisce che i nomi Don e Dunai (Danubio) eistevano in molte lingue antiche - non solo Slavonico, ma anche Turco, Indiano antico, Zend e altri. La parola Dunai, che è il nome Russo del Danubio, significa ancora "torrente" in certi dialetti Russi, mentre in Polacco significa "fiume profondo con ripide sponde". In Lettone, dunavas significa una sorgente o un piccolo fiume ([866], volume 1, pagina 553).

Inoltre, i nomi di due altri grandi fiumi europei, Dnepr e Dniester, derivano ugualmente dalla parola "Don", vista la radice DN non vocalizzata all'inizio. Per quanto riguarda Dunai (Danube), si vede chiaramente che si tratta di un’altra versione del nome Don ([866], Volume l, pagina 518).

Per questo "Don" significa "fiume"; pertanto, qualsiasi fiume potrebbe essere indicato con tale nome. Dato che la nostra ipotesi sostiene che il campo di Kulikovo sia situato nel territorio della moderna Mosca, ci si potrebbe chiedere quindi della posizione del fiume Don – che ovviamente si può identificare col Moskva. M. B. Plyukhanova ci dice anche che "la parola Dunai è stata ampiamente usata nel folklore Slavo per riferirsi a grandi fiumi - Don, Dnepr, Moskva ecc." ([661], pagina 18). Questo fatto è stato infine dimenticato.

2.13. Il Fiume Mecha sul campo di Kulikovo come fiume Moskva (o, in alternativa, uno dei suoi affluenti chiamato Mocha)
Secondo la cronaca, la Battaglia di Kulikovo è durata per un intero giorno, alla fine del quale le truppe di Mamai hanno iniziato a fuggire, e sono state spinte verso il fiume Mecha, "dove molti dei Tartari sono annegati" (CCRC, volume 37, pagina 76). Mamai è sopravvissuto, accompagnato da diversi guerrieri. Pertanto, il fiume Mecha deve essere abbastanza grande da permettere a un uomo di annegarvi e situato vicino al campo di battaglia, poiché tutti gli eventi sono avvenuti nello stesso giorno. Dove potrebbe essere questo fiume? Oggi si può trovare un piccolo fiume chiamato Krasivaya Mecha nella regione di Tula, dove si presume che la battaglia abbia avuto luogo.

Tuttavia, bisogna tenere presente che non sono state trovate tracce della battaglia in questa zona; il nome stesso avrebbe potuto comparire qui molto più tardi, quando gli storici onniscienti decisero che la Battaglia di Kulikovo era stata combattuta nella regione di Tula. Ciò ha portato alla costruzione di un monumento agli eroi di Kulikovo nel 1848-1850 e alla fondazione di un museo da queste parti ( [797], pag. 667). Il nome Krasivaya Mecha potrebbe essere stato coniato nello stesso periodo, in modo che i turisti avessero qualcosa da vedere.

Tuttavia, se la Battaglia di Kulikovo è stata combattuta nel territorio della moderna Mosca, dove possiamo trovare il fiume Mecha? La risposta è semplice: o è il Moskva, o Mocha, il suo tributario lungo 52 chilometri ([841], pagina 8). I nomi di Mecha e Mocha sono tutt'altro che identici. Tuttavia, il tributario in questione si immette prima nel fiume Pakhra, che a sua volta confluisce nella Moskva; il moderno Mocha si trova a una certa distanza da Mosca.

Tuttavia, la cronaca si riferisce molto probabilmente al Moskva stesso - un grande fiume vicino al Campo Kulishki. Le truppe sconfitte di Mamai sono state spinte verso il Moskva, e un gran numero di guerrieri avrebbero potuto annegare lì. Il nome Mecha potrebbe anche essere una variazione della parola Moskva. La questione è che il nome Moskva deriva dal nome Mosokh, o Meshech, qv sopra - MSCH non vocalizzato. Si tenga inoltre presente che molte cronache Russe provengono dalla Polonia - Konigsberg, ecc. (cfr. sopra).

2.14. Il Fiume Nepryadva nel campo di Kulikovo e nel fiume Naprudnaya nel campo di Kulishki a Mosca.
Il fiume Neglinka a Mosca

La Battaglia di Kulikovo si è svolta sul fiume Nepryadva (CCRC, volume 37, pagina 76). Questo fiume è menzionato in molte cronache che parlano della Battaglia di Kulikovo; evidentemente, era piccolo, e correva proprio attraverso il campo di battaglia, e alcuni guerrieri combatterono in piedi nel fiume.

Possiamo localizzare un fiume con lo stesso nome a Mosca? Certamente – il fiume Naproudnaya, conosciuto anche come Samoteka - attraversare il campo di Kulishki ([284], pagina 54). Si ha l'impressione netta che il nome di Nepryadva sia solo una versione del nome Naprudnaya (che deriva dal Russo na prudu o da na prudakh, "vicino ad uno stagno" o "circondato da stagni", rispettivamente).

Inoltre, il fiume Naprudnaya scorre attraverso il Kulishki a Mosca, o lo stesso Campo di Kulikovo. In effetti, apprendiamo quanto segue: "La principale.. area elevata segue il corso... del fiume Naprudnaya (Samoteka), e poi del fiume Neglinnaya, fino al Cremlino. . . poi lungo le strade Sretenka e Lubyanka (l'antico Campo di Kuchkovo) e fino a Kitai-Gorod" ([284], pag. 54). Tutti questi elementi comprendono il grande Campo di Kulikovo a Mosca.

Il nome Naprudnaya (Nepryadva) è ciò che ci aspettiamo di incontrare qui, visto che a Mosca ci sono sempre stati molti stagni. I nomi correlati che sono sopravvissuti fino a questo giorno comprendono le strade Naprudniye (1° e 2°), la Strada Naprudniy, la Via Prudovaya, il Viale Prudovoy e così via ([858]).

Inoltre, c'era un villaggio chiamato Naprudskoye a nord dal Cremlino, sul fiume Yaouza ([841], pagina 125). I nomi Nepryadva e Naprudnaya sono simili - La facilità della trasformazione è evidente da un altro nome legato allo stagno (via Prudovaya). Un fiume col nome di Naprudnaya sarebbe potuto diventare Naprudovaya e poi Nepryadva.

Ricordiamo che il nome Nepryadva è corsivo in alcune edizioni moderne della Zadonshchina (anche se vediamo anche il nome senza “grazie”). Il corsivo significa che il nome nel caso particolare è stato "ricostruito" da qualcuno.

Un altro fiume che scorreva nel Kulishki a Mosca è il Neglinka, che confluisce nel Moskva. È un piccolo fiume. Un altro nome del Kulishki è "Campo Kuchkovo al Neglinnaya" ([841], pag. 51). Il prefisso "NE" in nome di un fiume è un evento raro; i nomi dei due fiumi potrebbero essersi confusi a causa della precedente esistenza di una piccola diga e di uno stagno sul Neglinnaya, proprio accanto al Cremlino. Così Sigismund Herberstein descrive la zona del XVI secolo: "la sorgente del Neglima (Neglinnaya) è persa nelle paludi; c'è una piccola diga sul fiume vicino alla città, proprio vicino alla Cittadella più fortificata [il Cremlino - Aut.]; forma un serbatoio, riempie i suoi bracci prima della cittadella. . . e scorre verso il vicino Moskva" ([314], pag. 15).

Figura 6.10. La chiesa di San Vladimir nei giardini sopra la collina adiacente al campo di Kulikovo e al Kulishki a Mosca. L'imboscata di Vladimir Andreyevich, il cui intervento decise l'esito della battaglia, avvenne dagli alberi sulla pendenza Meridionale della collina. Foto scattata nel 1995.

2.15. L'imboscata di Vladimir Andreyevich sul Campo di Kulikovo e la Chiesa Vladimirskaya a Mosca
L'esito della Battaglia di Kulikovo fu deciso dall'imboscata guidata dal principe Vladimir Andreyevich e dal suo comandante militare Dmitriy Bobrok. La battaglia fu vinta grazie alla loro partecipazione; il loro intervento nell'azione militare segna un punto di rottura nel corso della battaglia, ed è riportato in dettaglio nella "Storia della battaglia con Mamai" ([635], pagine 177179). Sarebbe naturale aspettarsi che una certa memoria della squadra dell'imboscata sopravvivesse nelle vicinanze del campo di battaglia. In effetti, troviamo la famosa chiesa di "San Vladimir nel Frutteto" su una delle colline vicine al Kulishki a Mosca; esiste ancora oggi sulla Strada Starosadskiy qv nella fig. 6.10. Dev'essere qui che si trovava la squadra dell'imboscata di Vladimir Andreyevich - nella pendenza meridionale della collina; una volta era ricoperta da una fitta vegetazione, e in seguito in questo sito sono stati coltivati frutteti. Da qui il nome di Starosadskiy, o Strada del Vecchio Frutteto, come anche nel nome della chiesa.

2.16. "Il Fiume Chura a Mikhailov" accanto al campo di Kulikovo di fronte al fiume Chura e alle otto Strade Mikhailovskiy a Mosca
Usiamo “I Reperti del Ciclo di Kulikovo” ([631]), una raccolta di diversi resoconti relativi alla Battaglia di Kulikovo. La "Storia di Dmitriy Ivanovich, il Virtuoso Principe, e l'Infame Mamai, re degli Elleni" ([631], pagine 137-194) ci racconta di un guerriero di nome Foma che era di guardia nei pressi del fiume Chura a Mikhailovo. Egli ebbe una visione dall'alto e si rivolse al principe come segue (citando il testo integrale): "La stessa notte un guerriero di nome Foma, noto per la sua fedeltà, ricevette ordine dal Gran Principe di stare in guardia contro i perfidi nemici sul fiume Chura a Mikhailovo" ([631], pagg. 172-173). Nella fig. 6.11 riportiamo un'antica illustrazione di questo passo tratto dalla "Leggenda della Battaglia di Kulikovo" (il testo e le miniature sono tratti dalla Litsevoy Svod del XVI secolo, cfr. [666] ). Il fiume Chura si vede nella miniatura in basso a sinistra.

Le altre versioni della leggenda ci dicono la stessa cosa; alcuni citano gli alias di Foma (Katsibey, Khabycheyev e Khetsibeyev - vedi [63 1] , pagine 217, 242 e 359).

Pertanto, l'esercito di Dmitriy Donskoy stava vicino al fiume Chura a Mikhailovo prima della battaglia stessa. C'è un fiume con un tale nome a Mosca? La risposta è positiva; inoltre, esiste fino ad oggi con lo stesso nome (questo fatto ci è stato segnalato da me. B. Menshagin). Nella fig. 6. 12 si vede un frammento di una mappa moderna di Mosca con il Fiume Chura indicato su di esso; confinante con il Monastero Danilovskiy, vicino al Viale Leninskiy, scorre attraverso il cimitero Musulmano che un tempo era noto come il Cimitero dei Tartari ( [ 143]). Il nome Chura è molto antico, e lo troviamo sulle prime mappe di Mosca. Vicino vediamo Nizhniye Kotly, un luogo che l’esercito di Dmitriy attraversa nel suo percorso verso il nemico.

E ora il fatto più interessante - perché la "leggenda" sottolinea che l'esercito si fermò "vicino al fiume Chura a Mikhailovo"? Il fiume deve aver attraversato un villaggio chiamato Mikhailovo sulla sua strada, o un posto con un nome simile. Troviamo qualcosa di simile da qualche parte nell'area che ci interessa? Sì. Un rapido sguardo sulla mappa di Mosca nella fig. 6.12 rivela un intero agglomerato di strade e corsie che condividono il nome di Mikhailovskiy proprio accanto al fiume Chura e al cimitero Musulmano; otto vie principali Mikhailovskiy attraversate dalla Strada Trasversale Mikhailovskiy. Infine, ci sono anche la prima e la seconda via secondaria Mikhailovskiy ([858], pagina 200). Queste ultime non sono indicati sulla mappa in questione, ma si trovano nel libro di riferimento delle strade di Mosca ([858]). Pensiamo che da queste parti una volta ci fosse un villaggio chiamato Mikhailov o Mikhailovo. Inoltre, Chura è un fiume molto piccolo, e il doppio riferimento a Chura e Mikhailovo ha perfettamente senso.

Fig. 6.11. Foma Katsibey di guardia sul fiume Chura vicino Mikhailov. Tratto da [666], pagina 155 (80).

Figura 6.12. Il fiume Chura e i suoi dintorni. Vediamo vicino Nizhniye Kotly. Tratto da [551], mappa 60.

Questo agglomerato è l'unico di questo tipo a Mosca. Il libro di riferimento ([858] ) non cita niente del genere altrove. Abbiamo quindi appena scoperto un'eccellente prova concreta della nostra ricostruzione.

Figura 6.13. Un ingrandimento della mappa di Mosca con sopra il fiume Chura. Qui l'esercito di Dmitriy Donskoi si fermò la notte prima della Battaglia di Kulikovo. Tratto da [551], mappa 60.

Figura 6.14. Un frammento della mappa di Mosca dove si può chiaramente vedere un agglomerato di sei vie Mikhailovskiy proprio accanto al Chura, più altre due (per un totale di otto) non indicate sulla mappa, ma reperibili nel libro di riferimento ([858], pagina 200). Pertanto, questa parte di Mosca potrebbe essere stata chiamata "Chura, a Mikhailov", che è ciò che ci dice la cronaca. Tratto da una mappa elettronica di Mosca.

Figura 6.15. Il fiume Chura a Mosca. Fotografato a monte, di fronte alla moderna Leninskiy Avenue. Il cimitero musulmano è sulla destra. Fotografia scattata da T. N. Fomenko nel gennaio 2001.

Figura 6.16. Il fiume Chura a Mosca. Vediamo lavori di costruzione su larga scala in corso, con scavatori sulla sinistra. Si sta costruendo un'autostrada; l'intero territorio avrà presto un aspetto diverso. Il fiume scomparirà o verrà fatto passare attraverso tubature. Siamo riusciti a fotografare il fiume negli ultimi mesi della sua esistenza. Foto scattata nel gennaio 2001.

Figura 6.17. Una vista sul fiume Chura dalla riva sinistra ai piedi di una grande collina. Sulle pendici troviamo il cimitero Musulmano (ex Tartaro). Foto scattata nel gennaio 2001.

Figura 6.18. Una vista sulla collina e il cimitero Musulmano dalla riva destra del fiume Chura. Secondo l'antica miniatura riprodotta sopra, Foma Katsibey era di guardia prima della Battaglia di Kulikovo, non lontano da qui. Foto scattata nel gennaio 2001.

Cosa possono dirci gli storici a proposito di Mikhailovo e del fiume Chura nella regione di Tula? Ci sono parecchi problemi dato che non c'è né un Chura né un Mikhailovo nei pressi; potrebbe essere per questo che alcuni storici propongono di cercare le tracce di un villaggio chiamato Chur Mikhailov invece di un fiume (il che non porta comunque ad alcun risultato). Ci dicono piuttosto nebulosamente che "secondo il parere di K. V. Koudryashov, Chur Mikhailov si trovava nei pressi del luogo in cui il fiume Kochura affluisce nel Don, circa 50 chilometri a valle, vicino all’estuario del Nepryadva" ([631], pag. 106). Ammettono anche quanto segue sul passaggio della cronaca che suggerisce di cercare un villaggio invece di un fiume: "la frase non è chiara a causa di errori e di una successiva interpretazione errata del testo che ne oscura il significato" ([631], pagine 106 e 120).

Siamo del parere che i venerabili storici stiano semplicemente guardando nel posto sbagliato.

2.17. Il Fiume Sosna e la Strada Brasheva (Borovitskaya) verso il Campo di Kulikovo identificato come fiume Sosenka e la vecchia Strada Borovskaya che conducono al centro di Mosca
La "Storia di Dmitriy Ivanovich, il valoroso principe, e l'Infame Mamai, re degli Elleni" ([631], pagine 137-194) riporta che Dmitriy Donskoi e Vladimir Andreyevich avevano mandato un piccolo gruppo di esploratori nella regione del fiume Sosna con l'ordine di riportare un prigioniero per poterlo interrogare. Una delle versioni parla del fiume Bystraya Sosna (cfr. [631], pag. 147).

Dmitriy si dirige verso il campo di Kulikovo, prendendo la strada di Kotly, mentre l'esercito di Vladimir Andreyevich si avvicinava al campo di battaglia da un'altra direzione utilizzando il Percorso Brashev ([631], pag. 354). In un'altra cronaca si legge quanto segue: "C'era un gran rumore, come di tuono, la mattina, mentre il principe Vladimir attraversava il Moskva e si recava a Borovitz sul suo principesco dorato traghetto" ([631], pag. 235). Vediamo che le cronache si riferiscono allo stesso luogo sotto i nomi di Brashev e Borovitz; Percorso Brashev è un altro nome della Strada Borovitz.

Ancora una volta, troviamo entrambi i nomi caratteristici della toponimia Moscovita - c'è un fiume Sosenka (forma affettuosa di Sosna, letteralmente "albero di pino") nella periferia Sud-Orientale di Mosca, proprio accanto al Villaggio Sosenki, qv nella fig. 6.19 e 6.20, proprio accanto all'autostrada circolare intorno a Mosca. Troviamo anche l'ex Strada Borovskaya in quest'area, conosciuta oggi come Autostrada Borovskoye, qv nella fig. 6.19. I nomi delle strade coincidono; anche i nomi Borovskaya e Brasheva sono simili, tenuto conto della frequente flessione di Sh e S (Ts). Il nome Sosenki è evidenziato nelle figg. 6.19 e 6.20; l’Autostrada Borovskoye è visibile nella fig. 6.19, in alto a sinistra. Ricordiamo anche la porta Borovitskiye del Cremlino.

E’ chiaro il motivo per cui la cronaca dovrebbe menzionare un gruppo di esploratori inviati al fiume Sosna = Sosenka nel contesto del movimento del principe Vladimir attraverso la strada Borovskaya - questa strada è infatti adiacente al fiume Sosenka, qv nella fig. 6.19.

A proposito, il nome di "Sosna" nelle cronache potrebbe avere anche un altro legame con la Battaglia di Kulikovo - una volta c'era un tratto chiamato "Pod Sosenkami", o "sotto i pini"; al giorno d'oggi lì c'è una Strada Podsosenskiy. Quanto segue è noto dalla storia di Mosca: "La Strada Podsosenskiy... è situata sul sito di un vecchio tratto denominato "Pod Sosenkami" ([312:1], pag. 195). Non è chiaro, però, se sia mai esistito un fiume da qualche parte in questa zona.

Secondo la nostra ricostruzione, l'esercito di Dmitriy Donskoi si stava muovendo nel modo seguente (usiamo la mappa chiamata "Archeological Artifact from the Second Half of the XIII-XIV Century on the Territory of the Modern Moscow" come fornito da [331], volume 1, allegati). L’esercito di Dmitriy si dirigeva verso Kotyol seguendo la via Ordynskaya, conosciuta anche come Strada Kolomenskaya, qv nella mappa (fig. 6.2 1 ). Le truppe di Vladimir Andreyevich hanno preso la Borovskaya = Strada Borovitskaya oltre il fiume Sosenka, qv nella fig. 6.21. Entrambi portano verso il campo di Kulikovo nel centro di Mosca. Gli esploratori devono essere stati inviati al Sosenka per assicurarsi che la via prescelta non nascondesse ostacoli. Vladimir Andreyevich avrebbe dovuto infatti attraversare il Moskva, come indicato nella cronaca di cui sopra. Le truppe di Mamai aspettavano sulla sinistra del fiume, sull’altra sponda.
Fig 6.21

Cosa possono dirci gli esperti storici sul fiume Sosna e sulla Strada di Brashev, indicate nelle cronache? Ancora una volta, ci sono parecchi problemi. suggeriscono il fiume Bystraya Sosna, tributario del Don; ammettono tuttavia che questa versione è in contraddizione con altre indicazioni fornite nella cronaca: L'autore della "Storia" deve aver avuto un'idea molto vaga del percorso scelto da Mamai. . . Pertanto, il riferimento agli esploratori inviati a Bystraya Sosna, che si trova molto più a sud rispetto alla Mecha, è errato" ([631], pag. 204).

Per quanto riguarda il Percorso Brashev, menzionato nelle cronache, si apprende quanto segue: "Il riferimento alle truppe che partono da Kolomna e si muovono lungo il Percorso Brashev guidato da Vladimir di Serpukhov contraddice le informazioni fornite in altre cronache. . . è difficile discutere sull'autenticità della fonte in questione e della veridicità delle rivendicazioni ivi formulate" ([631], pag. 209).

Figura 6.19. Frammento di una mappa di Mosca e dei suoi dintorni. Qui è dove troviamo il fiume Sosenka, proprio vicino al villaggio di Sosenki. Vicino vediamo l’Autostrada Borovskoye, la vecchia Strada Borovskaya. Esse devono riflettersi nella cronaca come fiume Sosna e Strada Brasheva (Borovitskaya). Tratto da [551], mappa 20.

Figura 6.20. Una mappa di Mosca raffigurante il fiume Sosenka e il villaggio di Sosenki. Tratto da [551], mappa 20.

Ribadiamo - la ricerca è stata condotta nel posto sbagliato.

Abbiamo esaminato tutti i principali nomi geografici menzionati nelle cronache che descrivono la Battaglia di Kulikovo. Tutti trovati a Mosca.

2.18. Yaroslav e Alessandro nella descrizione della Battaglia di Kulikovo
"Il racconto della battaglia con Mamai" si riferisce costantemente a Yaroslav e Alessandro, i famosi signori della guerra e antenati di Dmitriy Donskoi. Tuttavia, nessun altro suo famoso predecessore viene menzionato altrove nella cronaca, il che è piuttosto strano - due antenati vengono sempre menzionati, mentre figure famose come Vladimir Monomakh rimangono oscurate dal silenzio. Gli storici moderni presumono che i personaggi in questione si possano identificare come Yaroslav il Saggio dell'XI secolo e il grande Alessandro Nevskiy del XII.

Naturalmente si può presumere che il cronista fosse particolarmente affezionato a questi due grandi Principi, che hanno vissuto rispettivamente 300 e 100 anni prima degli eventi in questione. La nostra ipotesi rende le cose molto più semplici - Yaroslav è un duplicato fantasma di Ivan Kalita, il padre di Dmitriy, mentre Alessandro è il riflesso di Simeone il Fiero, fratello e predecessore di Dmitriy. La cronaca si riferisce pertanto ai predecessori immediati di Dmitrij e non a lontani personaggi ancestrali.

2.19. Chi ha combattuto contro chi sul campo di Kulikovo?
Gli storici moderni cercano di convincerci che le due parti che si sono combattute sul campo di Kulikovo fossero i Russi e i Tartari, e i primi hanno sconfitto questi ultimi. Le fonti originali sembrano essere di opinione diversa - citeremo la breve panoramica dei fatti di Gumilev. Consideriamo anzitutto l'esercito "Tartaro" di Mamai.

Si è scopre che "i Tartari del Volga erano riluttanti a servire Mamai, e ce n'erano pochissimi nel suo esercito" ([216], pagina 160). Le truppe di Mamai erano costituite da Polacchi, Genovesi (o Fryagi), Yas e Kasog. Mamai era finanziato nientemeno che dai Genovesi!

Ora diamo un'occhiata alla composizione etnica dell'esercito Russo. "Mosca. . . ha dimostrato lealtà all’unione con il legittimo erede dei Khan del Orda d’Oro - Tokhtamysh, che era stato il sovrano dei Tartari di Siberia e della regione del Volga" ([216], pag. 160).

Diventa chiaro che si tratta di una guerra civile all'interno dell'Orda. I Tartari della Volga e della Siberia servono nell'esercito Russo e combattono contro i Crimeani, i Polacchi e i Genovesi guidati da Mamai. Le truppe Russe "erano squadre di fanteria e cavalleria, oltre che miliziani. . . La cavalleria. . . consisteva di Tartari convertiti al Cristianesimo, Lituani che avevano cambiato parte e Russi che facevano parte della formazione della cavalleria Tartara" ([216], pag. 162). Mamai era alleato di Jagiello, Principe Lituano, mentre Dmitriy era alleato con Tokhtamysh e il suo esercito di Tartari Siberiani.

Il fatto che le truppe di Mamai siano chiamate "Orda" oggi non sorprende nessuno; tuttavia, si è scoperto che l'esercito Russo era anche conosciuto come l'Orda - nella famosa Zadonshchina: "Mamai, disgustoso nemico, perché sei venuto nella terra Russa? Ora sarai schiacciato dall'Orda di Zalesye" ([635], pagina 108). Ricordiamo al lettore che la Russia di Vladimir e Suzdal era nota una volta come la Terra di Zalesye; le truppe Russe vengono quindi esplicitamente definite Orde in una cronaca, così come le loro controparti "Mongole e Tartare", in perfetta concomitanza con la nostra ricostruzione.

A proposito, i Russi e i Tartari appaiono uguali nelle antiche miniature Russe che raffigurano la Battaglia di Kulikovo - abiti, armamenti, cappelli, accessori, ecc. - non si riesce a distinguere un "Russo" da un "Tartaro" (per esempio, le miniature della Litsevoy Svod del XVI secolo, riprodotte in [635]).

Pertanto, anche se rispettiamo il punto di vista tradizionale, non si può affermare che la Battaglia di Kulikovo sia stata combattuta tra i Russi e gli invasori di Tartari. Entrambi sono mescolati in modo tale da non poterli distinguere. Secondo la nostra ipotesi, la parola Tartaro si riferiva alla cavalleria e non a un gruppo etnico, come un sinonimo del termine Cosacchi. Evidentemente, è stato poi introdotto al posto di quest'ultimo nel corso di successive tendenziose modifiche.

Pertanto, la Battaglia di Kulikovo fu combattuta tra i Cosacchi provenienti dalla Siberia e dalla regione Volga guidati da Dmitriy Donskoi e i Cosacchi provenienti dalla Polonia e dalla Lituania guidati da Mamai.

2.20. Una breve digressione e un confronto tra l'architettura Russa e quella Tartara
Si presume tradizionalmente che l'architettura Russa differisca in larga misura dalla sua controparte Tartara; tuttavia, allo stesso tempo si possono vedere sorprendenti somiglianze tra le due. Citeremo solo un esempio tra i molti.

La torre Krutitskiy esiste ancora a Mosca come reliquia delle eparchie di Sarskaya e Podonskaya: "La forma architettonica di questa torre è caratteristiche per la fine del XVII secolo; la torre è abbellita da ornamenti sui cancelli; nonostante il fatto che la torre abbia una forma esplicitamente Russa, in particolare per quanto riguarda le finestre, essa lascia l'impressione di un edificio orientale, e ricorda i muri smaltati della Persia e i minareti del Turkistan" ("Moskovskiy Letopisets", [554], pag. 254). I nostri oppositori potrebbero obiettare che gli invasori Mongoli costringevano i loro schiavi Russi a costruire edifici in modo orientale; tuttavia, siamo dell'opinione che nell'architettura Russa fossero coesistiti diversi stili fino al XVIII secolo, uno dei quali è quello che oggi chiameremmo Orientale. La rigida distribuzione dei singoli stili a singole epoche esiste solo nella cronologia Scaligeriana; oggi vediamo un mix eclettico di stili architettonici praticamente in ogni città - perché mai sarebbe dovuto essere radicalmente diverso in passato?

3. LA FOSSA COMUNE DEGLI EROI UCCISI NELLA Battaglia di Kulikovo NEL VECCHIO MONASTERO SIMONOV A MOSCA

3.1. Dove sono le tombe dei guerrieri caduti nella Battaglia di Kulikovo?

Secondo le cronache e la "Storia Della battaglia con Mamai", ogni parte ha subito circa 250.000 vittime. Questo numero è molto probabilmente un'esagerazione, perché dopo la fine della battaglia "Il Grande Principe era rimasto sul Don per otto giorni, ispezionando il campo di battaglia e separando i corpi dei Cristiani da quelli dei pagani. . . i primi venivano seppelliti in un terreno consacrato, i secondi lasciati agli uccelli e alle bestie" ([635], pagine 186-187).

I lettori abituati alla versione Scaligeriana e Milleriana della storia penseranno con molta probabilità che tutto ciò sia avvenuto nella regione di Tula - Alto Don, dove oggi si presume che la Battaglia di Kulikovo sia stata combattuta.

Tuttavia, si scopre che i guerrieri Russi morti nel Battaglia di Kulikovo sono sepolti a Mosca e non a Tula - nel vecchio monastero Simonov! Qui sono sepolti i più famosi eroi della battaglia - i guerrieri Russi, Peresvet e Oslyabya, per esempio (vedi [413] e [678]): "Peresvet e Oslyabya furono sepolti nella Chiesa della Natività di Nostra Signora. . . i monaci eroici caduti sul campo di battaglia non sono stati portati al Momastero Troitskaya, ma piuttosto sepolti tra le mura di questa chiesa" ( [678], pag. 136; cfr. anche [734]).

Se dobbiamo assumere che i corpi degli eroi siano stati effettivamente portati da Tula a Mosca (e sono circa 300 chilometri), perché non potrebbero essere stati portati al Monastero Troitse-Sergiyeva, che è relativamente vicino? Inoltre, Dmitriy aveva seppellito morti per 8 giorni; poi il suo esercito è partito verso Mosca, il che richiede parecchio tempo. Forse i cadaveri degli eroi sono rimasti senza sepoltura per diverse settimane?

Dal momento che la battaglia si è svolta nella Santa Festa della Natività di Nostra Signora, è perfettamente naturale che una chiesa della Natività di Nostra Signora sia stata eretta sul campo di battaglia. Questo è esattamente ciò che vediamo - questa chiesa fa ancora parte del monastero Simonov a Mosca (cfr. [678], pagina 136), fondato subito dopo la Battaglia di Kulikovo. Secondo la nostra ipotesi, il monastero Simonov è stato costruito proprio sul campo di Kulikovo come ultimo luogo di riposo di tutti i soldati Russi che furono uccisi qui.

"Il Monastero Simonov, fondato nel 1379, era stato uno dei più importanti avamposti della linea di difesa di Mosca. La maggior parte dei suoi edifici sono stati demoliti all'inizio degli anni '30 [sic! - Aut.] , quando è stato costruito il Palazzo della Cultura della Fabbrica Likhachyov. Il muro meridionale e le tre torri esistono ancora oggi" ([554], pag. 295, commento 269). Oggi questo monastero si trova dentro la fabbrica, e si può raggiungere attraverso un lungo corridoio.

Pertanto, la versione Milleriano-Romanoviana non contesta il fatto che il monastero Simonov sia stato fondato praticamente contemporaneamente alla Battaglia di Kulikovo.

Questo monastero si trova sulla riva del Moskva, vicino all’Argine Krasnokholmskaya di cui abbiamo parlato prima. Così, tutti i nomi e i luoghi legati alla Battaglia di Kulikovo sono concentrati in un'unica area di Mosca, i cui confini sono segnati dalla Chiesa di Tutti i Santi costruita da Dmitriy per commemorare la battaglia, e dal Monastero Simonov, dove i soldati uccisi furono sepolti. Le cronache cominciano ad avere più senso - i guerrieri morti sul campo di battaglia sono stati seppelliti nelle vicinanze e non portati dalla regione di Tula a circa 300 chilometri di distanza.

Si dovrebbe menzionare anche la seguente circostanza. Ci è voluto molto impegno per trovare un riferimento letterario al luogo di riposo degli eroi morti nella Battaglia di Kulikovo, che si presume sia stata un’importante battaglia, e tuttavia non abbiamo ancora trovato un solo accenno al luogo in nessuna delle pubblicazioni storiche fondamentali che abbiamo avuto a nostra disposizione. Al giorno d'oggi gli storici sembrano stranamente riluttanti a toccare questo argomento. Inoltre, L. A. Belyaev, Capo del Settore per l’Archeologia Moscovita all’Istituto di Archeologia della RAS), scrive quanto segue sul vecchio monastero Simonov: "Non sono stati effettuati scavi archeologici su larga scala qui. Sappiamo solo di alcune osservazioni superficiali effettuate da B. L. Khvorostova durante la ricostruzione della chiesa negli anni '80. V. L. Yegorov, il ricercatore che ha studiato la questione della sepoltura di Peresvet e Oslyabya, è arrivato al punto di presumere la totale distruzione del pavimento del refettorio e l'inutilità di ulteriori scavi archeologici [sic! - Aut.]" ([62], pag. 185).

Solo per una fortunata coincidenza siamo riusciti a trovare le informazioni che stavamo cercando in un libro nientemeno del 1806, quello a cui faceva riferimento M. Pospelov nel suo articolo del 1990 sulla rivista Moskva, che riguardava lo scandaloso rifiuto della fabbrica "Dynamo" di lasciare gli edifici del monastero situati nella loro sede. Solo dopo aver visitato il monastero abbiamo trovato lì la fotocopia di un libro molto raro ([734] ), pubblicato nel 1870, che tratta anche della questione del luogo del riposo finale di Peresvet e Oslyabya. Entrambi i libri (uno del 1806 e l'altro del 1870) si occupano specificamente della storia del Monastero Simonov. Non esiste un solo lavoro fondamentale di storia in generale in nostro possesso che contenga informazioni utili; Lo stesso vale per i libri scritti sulla storia di Mosca. N. M. Karamzin fa un breve riferimento ([362], Commento 82 al volume 5, capitolo 1, pagina 31).

Quale potrebbe essere il problema? Perché non scopriamo nulla delle tombe degli eroi caduti sul campo di Kulikovo? La risposta ci sembra ovvia, perché i sepolcri in questione non hanno nulla a che fare con la regione di Tula, dove la Battaglia di Kulikovo è stata trasferita per far diventare Mosca più antica di quanto non sia realmente, e sono sempre stati a Mosca. Per questo motivo gli storici preferiscono aggirare la questione – qualunque persona ragionevole chiederebbe immediatamente se i corpi degli eroi defunti siano stati effettivamente trasportati a Mosca dalla regione di Tula, visto che la distanza tra le due è superiore a 300 chilometri. Se la sepoltura si trova a Mosca, anche la battaglia è stata combattuta nelle vicinanze; tutto questo è perfettamente ovvio. Ribadiamo che nella regione di Tula non c’è segno di guerrieri sepolti da nessuna parte. Anche se il numero dei defunti è stato esagerato, il che è probabile, dovrebbero essere rimaste molte tombe dopo una battaglia così grande, e alcuni dei loro resti avrebbero dovuto sopravvivere fino ai nostri giorni. Questo è il caso di Mosca, ma non di Tula.

Tuttavia, è abbastanza facile comprendere la posizione degli storici - secondo la loro "teoria" Mosca esisteva già da tempo come grande città quando si è svolta la Battaglia di Kulikovo; sono anche del parere che il Kulishki di Mosca fosse già parte della città, e quindi un improbabile candidato per un campo di battaglia.

Secondo la nostra versione, l'epoca della Battaglia di Kulikovo è stata proprio l'alba di Mosca, che era a quei tempi solo un piccolo insediamento. Il Kulishki era ancora un grande campo senza edifici. Dmitriy Donskoi ha iniziato a fortificare Mosca dopo la battaglia, o alla fine del XIV secolo, come ci dice il cronista: "Dmitriy Ivanovich, il Gran Principe, aveva fondato Mosca come città di pietra e continuò in seguito per renderla sempre più grande" ([284], pagina 89).

3.2. Il vecchio Monastero Simonov. La scoperta di una antica fossa comune nel 1994
La presente sezione racconta la storia della nostra visita al Vecchio Monastero Simonov del 15 giugno 1994, che è stata intrapresa per analizzare le condizioni geografiche della Battaglia di Kulikovo. E' perfettamente naturale che, avendo espresso l'ipotesi che la battaglia in questione si sia svolta sul territorio della Mosca moderna, fosse necessario visitare personalmente il monastero Simonov, per verificare in modo empirico la nostra ricostruzione.

Questa visita ha dato i risultati più inaspettati, e, riteniamo opportuno relazionarli qui. In primo luogo, ricordiamo che nel 19941, l'Antico Monastero Simonov astava ancora nei locali della fabbrica "Dynamo" e si poteva raggiungere solo attraverso un labirinto di corridoi nella fabbrica, il Qv nelle figg. 6.22 e 6.23. La Chiesa della Natività di Nostra Signora è circondata da edifici industriali, nella fig. 6.24. È diventata una chiesa solo diversi anni fa e in precedenza veniva utilizzata come deposito industriale.

Sapevamo che qui erano stati sepolti almeno due dei più famosi eroi della Battaglia di Kulikovo, ossia Peresvet e Oslyabya. Tuttavia, ci chiedevamo se fossse possibile trovare la fossa comune degli altri guerrieri caduti nella battaglia. Dopotutto, se Mosca era stata il campo di battaglia e se Dmitriy aveva passato otto giorni a seppellire i morti, avrebbero dovuto esserci delle tombe militari nelle vicinanze.

Ci stavamo appena avvicinando alla chiesa quando vediamo un enorme contenitore di legno all’interno di una tomba appena realizzata, pronta per essere sepolta (vedi figg). 6.25 e 6.26). Quando abbiamo chiesto l'identità delle persone sepolte, il sacerdote che aveva partecipato ai funerali e gli operai che stavano realizzando la sepoltura ci hanno detto con grande eccitazione che il terreno nel raggio di circa 100 metri dalla chiesa consisteva praticamente di nient'altro che teschi e ossa umani – e che l'area avrebbe potuto essere ancora più ampia, ma le costruzioni industriali rendevano impossibile affermarlo con sicurezza. Come ci è stato detto, una quantità enorme di ossa era stata trovata nel terreno proprio durante costruzione della fabbrica; quegli antichi resti furono semplicemente dissotterrati e gettati via.

Figura 6.22. Un lungo passaggio che porta al Vecchio Monastero Simonov attraverso la sede di una fabbrica. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.23. Entrata del vecchio Monastero Simonov: alla fine del lungo passaggio, qv sopra. Fotografia inserita

Figura 6.24. La Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Monastero Simonov. Fotografia scattata nel 2000

Figura 6.25. Vecchio Monastero Simonov nel 1994. Una cassa di legno piena di teschi e ossa dissotterrati durante la costruzione di uno scantinato accanto alla Chiesa della Natività di Nostra Signora nel Vecchio Monastero Simonov. Il terreno intorno alla chiesa è virtualmente pieno di teschi e ossa che risalgono all'epoca della Battaglia di Kulikovo. I resti sono stati posizionati casualmente - alcuni scheletri, secondo gli operai locali, erano persino a testa in giù. Secondo la nostra ricostruzione, questa è una grande tomba comune dei guerrieri caduti nel vicino Campo di Kulikovo (Kulishki a Mosca). La fotografia è stata scattata dagli autori nel 1994, prima che la cassa venisse sepolta vicino al lato Occidentale della chiesa. C'è un grande mazzo di fiori dentro la cassa.

Figura 6.26. Una cassa di legno con resti umani. I fiori sono stati messi nella scatola dai monaci prima della sepoltura. Foto scattata nel 1994.

Figura 6.27. Il coperchio della cassa è stato sollevato su nostra richiesta. Foto scattata nel 1994.

Di recente, poco prima del nostro arrivo, era stata scavata uno scantinato, a circa 10 metri dalla chiesa. Il cantiere era molto piccolo; tuttavia, sono stati trovati diversi metri cubi di teschi e ossa, abbastanza da riempire il contenitore di legno che abbiamo notato entrando nel sito. Uno dei lavoratori è stato così gentile da aprire il coperchio della cassa che in effetti era riempita di teschi e ossa. Abbiamo scattato una foto, qv nella fig. 6.27. La cassa è stato seppellito a circa 10 metri a Nord della chiesa. Gli operai che hanno rinvenuto tutte queste ossa hanno riportato dei fatti molto significativi.

In primo luogo, le ossa erano ammucchiate nel caos più assoluto - uno degli scheletri era addirittura a testa in giù! E' ovvio che non si trattava di un cimitero regolare, ma piuttosto di un luogo di sepoltura di massa; i cadaveri erano stati seppelliti in grandi fosse comuni. La costruzione di una cantina ha quindi portato al dissotterramento di diversi metri cubi di teschi e ossa umani.

In secondo luogo, i lavoratori sono rimasti sorpresi dal fatto che quasi tutti i crani avevano denti giovani e sani; hanno sottolineato questo fatto diverse volte. Si ha l'impressione che tutte le persone sepolte fossero giovani e sane - guerrieri e non deboli, vecchi in altre parole. Quello che avevano trovato era la fossa comune di soldati uccisi in una battaglia.

Figura 6.28. Una lapide del Vecchio Monastero Simonov. Il terreno intorno alla Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Simonov era coperto da pietre di questo tipo. Secondo la nostra ricostruzione, questo segnalava la fossa comune dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo. Qui Dmitriy Donskoi ha seppellito per diversi giorni i morti, come ci raccontano le cronache. Foto scattata nel 1994.

In terzo luogo, a parte i crani e le ossa, i lavoratori hanno trovato una serie di lapidi, tutte abbastanza uniformi e senza iscrizioni, qv nella fig. 6.28. Sono tutte decorate con lo stesso ornamento - una placca al centro con diverse strisce collegate - una dritta in fondo e due curve in alto. L’ornamento assomiglia allo scudo di un guerriero o alla già nota croce Cristiana (o a forma di T) (per ulteriori riferimenti, vedere la tavola delle croci in ChronI, capitolo 7:6.1). La totale assenza di iscrizioni ci dice della natura comune della sepoltura - inoltre, ci sono molte più ossa che lapidi. Devono esservi state diverse tombe, ognuna delle quali contrassegnata da una lapide dello stesso tipo; questo fatto dovrebbe dirci che le sepolture sono state fatte contemporaneamente. Ricordate che la croce sulle lapidi è a biforcata, ed è molto diversa dalle croci usate oggi dalla chiesa Cristiana.

È degno di nota il fatto che su alcuni antichi stemmi troviamo questa croce forcata accanto alla figura di un orso eretto, che una volta era stato il famoso emblema della città di Yaroslavl; si vede uno di questi stemmi nella cattedrale di San Lorenzo a Norimberga, fig. 6.29.

A proposito, un altro cimitero con lapidi simili (con croci forcate) si trova sul pavimento della Cattedrale Arkhangelskiy, nel Cremlino di Mosca, tra i sepolcri delle Zarine Russe. Quelle tombe sono tra le più antiche trovate lì, qv nella fig. 6.30. Tuttavia, è possibile che l’ornamento a forma di T trovato sulle lapidi sia un’antica rappresentazione della croce Cristiana a forma di T, simile a quella trovata sull’abbigliamento ricamato appartenente a Yelena di Valacchia ([550], pag. 60).

In quarto luogo, quando il terreno delle sepolture del Simonov è stato scoperto, non sono state trovate bare, né oggetti metallici, né resti di indumenti; nient’altro che ossa. Ciò implica che le tombe siano molto antiche - legno, ferro, rame e tessuti sono completamente decaduti e si sono trasformati in polvere. Questo processo richiede secoli. Le lapidi sono anche manifestamente diverse da quelle che la Chiesa ha usato negli ultimi due secoli. Tuttavia, la prova della grande età delle tombe sembra inutile, dato che gli archeologi interpellati avevano già suggerito una datazione al XIV secolo, che è proprio il secolo in cui si è svolta la Battaglia di Kulikovo. Tuttavia, come ci è stato detto al monastero, gli archeologi si ne sono immediatamente andati senza mostrare interesse per le tombe - la succitata opinione degli archeologi sulla "futilità di ulteriori scavi archeologici" nel monastero Simonov ([62], pag. 185). Consideriamo tutto ciò molto sospetto.

Figura 6.29. L'antico stemma nella cattedrale di San Lorenzo a Norimberga. Vediamo una croce forcata e una figura eretta di orso; quest'ultimo rappresenta lo stemma di Yaroslavl, o Grande Novgorod, secondo la nostra ricostruzione. Grafico Ph scattato da A. T. Fomenko nel giugno 2000.

Figura 6.30. Vecchio sarcofago nello scantinato della cattedrale Moscovita Arkhangelskiy del Cremlino. Sembra proprio dello stesso tipo della lapide del Vecchio Simonov. La fotografia è stata scattata nel dicembre 1997. Questo doveva essere l'aspetto che i sepolcri Russi avevano prima dell'inizio del XVII secolo, o dell'avvento dei Romanov, che hanno riformato i riti di sepoltura Russi nella prima metà del XVII secolo. Storici ed archeologi parlano di queste tombe come di "tombe dei peccatori", estendendo quest'ultimo termine a tutti i Russi che sono vissuti nell'epoca del Grande Impero "Mongolo". Le origini di questa bizzarra terminologia rimangono a noi sconosciute. Siamo del parere che una scelta così tendenziosa dei termini spinga di fatto gli scienziati a non prendere sul serio tali sepolcri.

Figura 6.31. Le tombe moderne di Peresvet e Oslyabya nella Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Monastero Simonov a Mosca. Installato dopo il 1985. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.32. Vecchia fotografia del 1985 che rivela le condizioni della Chiesa della Natività di Nostra Signora, subito dopo la partenza delle autorità della fabbrica. Questa foto è visibile sul cartellone con informazioni sulla storia della ricostruzione della chiesa vicino all'entrata. La legenda dice "Il luogo di riposo finale di Peresvet e Oslyabya, gli eroi della Battaglia di Kulikovo. 1985." Abbiamo fatto una copia della fotografia nel 2000; ciò che vediamo è un'immagine di totale devastazione.

Figura 6.33. Il muro dietro l’altare della Chiesa della Natività di Nostra Signora. Si vedono edifici industriali dietro il muro; i resti scoperti durante i lavori di costruzione sono sepolti accanto al muro. Alcune tombe sono contrassegnate da croci. La tomba che abbiamo visto nel 1994 è segnata da una pesante pietra e da un piccolo abete. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.34. La croce dietro l'altare della chiesa con un frammento di una vecchia lapide accanto ad esso. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.35. La croce dietro l’altare della Chiesa della Natività di Nostra Signora. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.36. Un'altra croce dietro l'altare della Chiesa della Natività di Nostra Signora. Qui sono stati sepolti nel 1999 i teschi e le ossa scoperti durante la pavimentazione del giardino. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.37. La pietra pesante sul letto di fiori che segna il luogo dove nel 1994 fu sepolta l'enorme cassa di legno con i resti degli eroi uccisi nella Battaglia di Kulikovo. Per qualche ragione qui non c'è croce. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.38. La pesante pietra sul letto di fiori che segna il luogo in cui si trova l'enorme cassa di legno con i resti degli eroi uccisi nella Battaglia di Kulikovo. L’effettiva sepoltura è stata filmata dagli autori nel 1994.

Siamo quindi venuti a conoscenza dei lavori di costruzione condotti sull'ultimo luogo di riposo degli eroi del Campo di Kulikovo, delle cantine e dei collettori costruiti su questo sito. I resti dei soldati vengono gettati via o, nel migliore dei casi, sepolti nuovamente in casse comuni con una funzione Cristiana.

Si potrebbe pensare che gli storici avrebbero davvero un grande lavoro da svolgere qui - come è possibile pensare che ci sia un antico cimitero che esiste ancora qui nel centro di Mosca, e che non ci sia un solo storico o archeologo che si chieda l'identità dei morti sepolti qui?

Supponiamo anche che gli storici non sappiano nulla delle fosse comuni dei guerrieri caduti nel campo di Kulikovo che si trovano nel Monastero di Simonov; dopo tutto, per il momento è solo una nostra ipotesi. Eppure proprio questi storici sanno perfettamente che i resti di Peresvet e Oslyabya sono sepolti in questa chiesa. Si potrebbe pensare che le loro antiche lapidi siano ancora custodite con timore reverenziale.

Non è così. Quando si entra in chiesa, si vedono le nuove lapidi fatte un paio di anni fa, qv nella fig. 6.3 1. Una vecchia fotografia appesa nelle vicinanze (fig. 6.32) mostra questo posto come era nel 1985, quando la chiesa era stata evacuata dalle autorità della fabbrica - non c'è affatto traccia di tombe. Le antiche lapidi devono essere state da allora distrutte o rimosse.

La vera lapide XIV proveniente dalla tomba di Oslyabya e Peresvet, menzionata da N. M. Karamzin in [365], volume 5, capitolo 1, commento 82, non oggigiorno visibile da nessuna parte - potrebbe anche far parte della muratura della chiesa, come suggerisce Karamzin. Tuttavia, al giorno d'oggi nessuno sa nulla di vecchie lapidi - quella che ci interessa molto probabilmente è stata portata all'esterno e distrutta dai piccapietre negli anni '60 durante uno dei subbotniks (gli incontri collettivi di lavoro del sabato condotti gratuitamente da volontari dell'epoca Sovietica). Uno dei lavoratori che aveva partecipato a questi subbotniks ce ne ha parlato; ha portato le pietre fuori dalla chiesa di persona. In ogni caso, non siamo riusciti a localizzare la vecchia lapide, né a sapere cosa c'era scritto sopra.

Inoltre, il testo dell’iscrizione non si trova in alcun lavoro storico. Cosa si poteva essere scritto? Com'è possibile che negli anni '60, con cinismo e piena consapevolezza, sia stato dato il barbarico ordine di distruggere queste antiche pietre inestimabilistata siuperata, quando la feroce campagna anti-religiosa era già roba passata? Dopotutto, erano riuscite a sopravvivere agli anni 20 e 30.

Può essere, la questione, collegata alle radici stesse della storia Russa e non semplicemente alla religione? Per quanto riguarda gli autori del presente libro, i fatti conosciuti conducono alla conclusione che la distruzione metodica di alcuni antichi reperti (quelli che avrebbero potuto aiutarci a capire il vero significato della storia antica Russa) è avvenuta in Russia per molti anni, senza alcuna pubblicità e nel modo più spregevole possibile.

Nel 2000 abbiamo visitato ancora una volta il monastero del Vecchio Simonov, molte altre ossa erano state dissotterrate, a quel tempo, dal terreno intorno alla chiesa. Queste ossa sono state seppellite ancora una volta accanto al muro che si trova dietro l'altare della chiesa, qv nella fig. 6.33; ci sono due nuove croci che segnano le tombe, qv nelle figg. 6.34, 6.35 e 6.36. Siamo riusciti a parlare con la persona che aveva montato personalmente la croce della figura 6.36 nel 1999. Uno dei parrocchiani stava preparando il cortile della chiesa; lo strato del terreno che è stato rimosso durante il processo aveva uno spessore di meno di un metro. Tuttavia, questo strato superficiale di terreno conteneva una moltitudine di ossa umane e persino i resti di diversi crani; il parrocchiano ha seppellito le ossa nel terreno consacrato e ha messo una croce sopra. Evidentemente, la croce vicina che si vede nelle figg. 6.34 e 6.35 è stata montata in modo analogo. E’ assolutamente ovvio che il terreno intorno alla Chiesa della Natività di Nostra Signora è pieno di ossa fino agli strati più profondi; le vecchie lapidi dovevano stare proprio sopra di loro. Dopo la loro rimozione, le ossa giacciono proprio sotto i nostri piedi.

Tuttavia, stranamente, non c'è croce nel punto in cui nel 1994 è stato sepolto il gigantesco contenitore con teschi e ossa. Questo posto è segnato da un grande pezzo di roccia e nient 'altro - né placche né iscrizioni (vedi figg). 6.37 e 6.38). Le ragioni di tale segretezza rimangono per noi assolutamente poco chiare. Perché non è stata montata una croce su questo sito? Il pezzo di roccia e il letto di fiori servono sicuramente per uno scopo commemorativo; tuttavia, se non si sa che sotto si trova un grande contenitore con teschi e ossa riesumati dalla tomba collettiva degli eroi morti sul Campo di Kulikovo, è impossibile scoprirlo tirando a indovinare.

3.3. La localizzazione del villaggio di Rozhestveno che Dmitriy Donskoi aveva concesso al monastero Vecchio Simonov dopo la Battaglia di Kulikovo

La storia della Chiesa della Natività di Nostra Signora nel Vecchio Simonov di Mosca ([734]) afferma esplicitamente che Dmitriy Donskoi ha concesso il villaggio di Rozhestveno alla chiesa in questione subito dopo la battaglia; il villaggio si trovava sul campo di Kulikovo: "Il Gran Principe aveva concesso il villaggio di Rozhestveno al Vecchio Monastero Simonov il giorno della Natività di Nostra Signora; si trovava sul campo di battaglia dove le truppe di Mamai erano state schiacciate dall’esercito di Dmitriy" ([734], pagine 7-8).

Gli storici ritengono che la Battaglia di Kulikovo sia stata combattuta nella regione di Tula. Non sembra strano che una chiesa Moscovita abbia ottenuto un villaggio a circa 320 chilometri da Mosca? A parte questo, la regione di Tula non faceva parte del suo principato e apparteneva ad altri principi! Nulla di simile è mai avvenuto nella vera storia Russa.

Questa assurdità cessa di esistere quando trasferiamo la Battaglia di Kulikovo a Mosca, dove si trova il Monastero Simonov. Secondo le cronache, quest’ultimo non ha posseduto terreni nella regione di Tula negli ultimi 200-300 anni; tuttavia, possedeva il villaggio di Simonova proprio accanto ad esso - la residenza dei "lavoratori del monastero - fabbri, metallurgici, carpentieri et al" ([734], pagg. 11-12). Tutto diventa chiaro all'istante.

3.4. La battaglia tra Mamai e Tokhtamysh nel 1380 è l'ennesimo riflesso della Battaglia di Kulikovo del 1380
Ci è stato detto che subito dopo la Battaglia di Kulikovo "Mamai, che era fuggito verso le sue steppe, ha affronta un nuovo nemico: Tokhtamysh, il Khan del Orda le cui terre si trovano oltre il fiume Yaik, e discendente di Batu-Khan. Cercò di strappare a Mamai il trono dell’Orda del Volga per salvare l’eredità dei discendenti di Batu-Khan. Jagiello, l'alleato di Mamai... aveva abbandonato quest'ultimo. Tokhtamysh aveva messo in fuga Mamai sulle rive del Kalka e si è proclamato leader dell’Orda del Volga. Mamai era fuggito verso Kapha. . . dove è stato ucciso dal Genovese" ([435], pag. 233).

Segnaliamo istantaneamente la somiglianze tra le descrizioni delle due battaglie:

1) Entrambe le grandi battaglie si svolgono nello stesso anno – ossia, 1380.

2) Entrambi le battaglie finiscono con la sconfitta dello stesso leader militare, Mamai.

3) Una battaglia si svolge a Kalki (KLK non vocalizzato), mentre la seconda è combattuta sul campo di Kulikovo, che trascrive anch’esso KLK senza vocalizzazioni.

Abbiamo già evidenziato la somiglianza tra i due nomi.

4) Entrambe le battaglie parlano dell'alleato Lituano di Mamai che lo abbandona o non riesce a soccorrerlo a tempo debito.

5) Mamai fugge a Kapha dopo la battaglia con Tokhtamysh, e fa la stessa cosa dopo la Battaglia di Kulikovo ([635], pagine 108-109).

Questo è praticamente tutto quello che sappiamo sulla sconfitta di Mamai a Kalki.

La nostra ipotesi è la seguente:

La sconfitta di Mamai a Kalki è solo un altro resoconto della Battaglia di Kulikovo che viene riportata in alcune cronache in forma sintetica, nettamente diversa dalle descrizioni dettagliate della battaglia trovate in altre cronache.

Ciò implica che Tokhtamysh-Khan può essere identificato come Dmitriy Donskoi, un fatto molto importante, che si associa bene alla nostra ricostruzione generale - in effetti, sappiamo già che le cronache chiamano Tokhtamysh discendente di Batu-Khan, che abbiamo già identificato come Ivan Kalita, nonno di Dmitriy Donskoi. Quest'ultimo è pertanto un discendente genuino di Batu-Khan; le cronache sono corrette.
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Capitolo 6
4. La Battaglia di Kulikovo e la nostra ricostruzione geografica

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko


4. LA BATTAGLIA DI KULIKOVO E LA NOSTRA RICOSTRUZIONE GEOGRAFICA

La geografia reale e lo schema generale della Battaglia di Kulikovo a Mosca sono stati ricostruiti dagli autori al meglio delle loro conoscenze, qv nelle figg. 6.4 e 6.5.

5. A QUANTO PARE, MOSCA È STATA FONDATA CIRCA NEL 1382.

La "Battaglia di Mosca", presumibilmente combattuta tra i Russi e i Tartari nel 1382, è l'ennesimo riflesso della Battaglia di Kulikovo.

La storia tradizionale ci dice che Mosca fu fondata da Youri Dolgoroukiy nel 1147, poiché il primo riferimento ad una città con questo nome è datato 1147 nella cronologia Scaligeriana-Milleriana. Tuttavia, il Cremlino di Mosca fu costruito per la prima volta sotto Dmitriy Donskoi – cioè alla fine del XIV secolo (cfr. [284], pagine 87-88). Abbiamo già identificato Dmitriy Donskoi come Tokhtamysh-Khan. Due anni dopo la Battaglia di Kulikovo, nel 1382, Tokhtamysh viene a Mosca insieme al suo esercito e due principi di Suzdal. Mosca viene sconfitta. Chi l'ha difesa da Tokhtamysh? Dmitriy Donskoi? È impossibile, dato che i due sono la stessa persona, ed è per questo che il Khan era accompagnato da due principi di Suzdal. Infatti, apprendiamo che poco prima dell'arrivo di Tokhtamysh, Dmitriy era andata a Kostroma. Siamo del parere che Kostroma fosse la residenza del Gran Principe che da lì è venuto a Mosca, accompagnato dal suo esercito. Per questo non era a Mosca, difesa da "Ostey, un principe Lituano" ([36], pagina 78).

Secondo alcune cronache, questa conquista di Mosca del 1382 segna l'inizio di una nuova era "Tartara" ([759], pag. 25). La costruzione del Cremlino e il reale regno di Dmitriy risale a quest'anno, che sembra segnare anche la fondazione di Mosca come grande città fortificata. Come si può vedere, la fondazione di Mosca è avvenuta poco dopo la Battaglia di Kulikovo, e proprio accanto al campo di battaglia.

La nostra ricostruzione è sostenuta anche dalla seguente leggenda:

Nel secolo XVI, quando fu introdotto il concetto di Mosca come terza Roma, "era necessario dimostrare che la stessa fondazione di Mosca assomiglia a quella delle sue sorelle [cioè le prime due Rome - Aut.] - e che era stata segnata anche da un spargimento di sangue su larga scala" ([284], pagina 50). Lo spargimento di sangue in questione è probabilmente una ripercussione della memoria che la città era stata fondata proprio accanto a un campo di battaglia.

La cronaca che riporta che i Russi combattono contro i Tartari a Mosca a pochi anni dalla Battaglia di Kulikovo potrebbe essere un'altro rendiconto della stessa battaglia, anche se più conciso. I cronisti non sono riusciti a riconoscere i due come duplicati, e li hanno separati nel tempo di soli due anni. A proposito, la Battaglia di Kulikovo si è svolta all'inizio di settembre, l'8 settembre, mentre la Battaglia di Mosca del 1382 si è svolta alla fine di agosto, il 26 ([36], pagine 76 e 78).

Il Principe Dmitriy Donskoi vince la Battaglia di Kulikovo, mentre la battaglia di Mosca, che risale al 1382, è stata vinta da Tokhtamysh-Khan, o lo stesso Dmitriy, secondo la nostra ricostruzione.

Segnaliamo un dettaglio interessante per dimostrare come gli storici alterino la storia su Mosca. E' venuto fuori che "M. N. Tikhomirov aveva considerato inaffidabili alcuni episodi della cronaca e non li aveva inclusi nella sua ricerca - per esempio, la versione sul tradimento del Gran Principe Oleg Ivanovich di Ryazan, che presumibilmente aveva indicato il guado più conveniente sul fiume Oka a Tokhtamysh ([841], pagina 59, commento 106). La nostra ricostruzione rende l'episodio facilmente comprensibile - perché Oleg non avrebbe dovuto mostrare il guado al suo signore Dmitriy Donskoi, alias Tokhtamysh-Khan? Nessun tradimento da nessuna parte - ciò che vediamo è un esempio di collaborazione perfettamente normale tra i principi Russi dell’Orda.

Dobbiamo dire ancora qualche parola su Oleg di Ryazan - si presume che sia stato spaventato dalle truppe di Mamai proprio prima della Battaglia di Kulikovo, e abbia implorato i principi Russi di astenersi da azioni militari contro Mamai. Questo evento viene datato al 1380; Oleg diventa un traditore e un alleato dei "Tartari" ([635], pagine 157-158).

Una versione simile del tradimento di Oleg è inclusa nella leggenda del 1382 sulla "Battaglia di Mosca" - Oleg di Ryazan va da Tokhtamysh e "diventa suo collaboratore nella conquista della Russia per il più grande dolore di tutti i Cristiani" ( [635], pagina 191). Oleg diventa così un alleato dei "Tartari". È molto probabile che questa sia la stessa legenda che è stata duplicata a causa di un piccolo errore cronologico.

La battaglia del 1382 è descritta come molto agguerrita - si dice che "Mosca è stata sconvolta nel modo più orribile - vi furono sepolti 10.000 cadaveri" ([841], pag. 50).

Torniamo alla questione delle sepolture di massa a Mosca a partire dal 1380 o 1382.

Tikhomirov riporta quanto segue sulla battaglia del 1382: "c'erano molti teschi e ossa trovati sul lato della collina durante gli scavi al Cremlino, tutti sepolti nella maniera più caotica [cfr. le succitate sepolture caotiche nel vecchio monastero Simonov - Aut. ]. In alcuni luoghi la quantità di crani non corrispondeva in modo evidente alla quantità di ossa; è ovvio che abbiamo scoperto diverse fosse comuni dove parti di corpi smembrati erano state sepolte in modo disordinato - molto probabilmente, le fosse dove i defunti difensori di Mosca erano stati sepolti nel 1382" ([841], pag. 50).

Secondo la nostra ipotesi, questa vasta fossa comune sul territorio del Cremlino (un'altra collina rossa?) è un altro gruppo di tombe comuni dove sono stati sepolti i guerrieri Russi dell’Orda caduti nella Battaglia di Kulikovo. La datazione tradizionale di queste tombe (1382) coincide con l'anno della Battaglia di Kulikovo (1380). Il cimitero del Cremlino si trova accanto ad un monumento molto più recente ad Alessandro II ([841], pagina 59, commento 107).

Altre tombe comuni con i resti degli eroi di Kulikovo si trovano nel Vecchio Monastero Simonov.


6. TOKHTA-KHAN E IL LEADER MILITARE NOGAI COME DUPLICATI DI TOKHTAMYSH-KHAN E MAMAI IL SIGNORE DELLA GUERRA

Lo slittamento cronologico centenario della storia Russa ha creato un duplicato fantasma degli eventi della Battaglia di Kulikovo conosciuti come i disordini nell'Orda, che si presume siano avvenuti alla fine del XIII secolo - un conflitto tra Nogai e Tokhta. Abbiamo già menzionato Nogai come il doppio di Mamai nella nostra relazione sullo slittamento di cento anni trovato nella cronologia consensuale della storia Russa.

7. LA CAPITALE DI DMITRIY DONSKOI = TOKHTAMYSH-KHAN E LA SUA LOCALIZZAZIONE PRIMA DELLA BATTAGLIA DI KULIKOVO

Passiamo alla tradizione ecclesiastica. La fine del XIV secolo (data della Battaglia di Kulikovo) è comunemente associata alla famosa Festa della Purificazione ecclesiastica associata all'icona di Vladimir della Beata Vergine Maria. Il nome Russo della festa è sretenye, e troviamo anche una strada chiamata Sretenka a Mosca, chiamata così per commemorare l'arrivo di questa icona da queste parti a causa della presunta invasione di Timur-Khan, poco dopo la Battaglia di Kulikovo.

Purtroppo, non abbiamo trovato dettagli sulle origini di questa festa, che era una volta una giornata molto importante nel calendario Ortodosso, in nessuno degli antichi testi religiosi che abbiamo studiato - in particolare, non c'è alcun canone ecclesiastico che la descriva. Tuttavia, c'è un antico canone ecclesiastico Russo associato all'icona della Beata Vergine Maria Fyodorovskaya, conosciuta molto meno della sua controparte di Vladimir. Gli eventi della storia Russa relativi a questo canone risalgono alla stessa epoca - all'inizio del XV secolo, la Battaglia di Kulikovo è ancora un ricordo molto recente. Questo canone probabilmente contiene la risposta alla nostra domanda sulla reale ubicazione della capitale di Dmitriy.

Il canone ecclesiastico ci dice in modo inequivocabile che la capitale del principe Russo che governava in quel periodo era a Kostroma: "Come sei bella, o grande Città di Kostroma, e l'intera terra Russa. . ." (canon troparion); ". . . perché le più grandi difese contro tutti i nemici sono stati concesse alla vostra città, Kostroma, e all'intera terra della Russia" (canon kathisma), qv nelle fonti ecclesiastiche del XVI-XVII secolo.

Si presume che Dmitriy Donskoi sia "fuggito" a Kostroma poco prima dell'avvento di Tokhtamysh; diventa chiaro il motivo per cui le cronache si riferiscono a Kostroma - la città era la capitale dello Zar Dmitriy, conosciuta anche come Tokhtamysh-Khan, ed è qui che lui ha preparato il suo esercito per la marcia verso Mosca. Kostroma è una grande città vicino a Yaroslavl, o Grande Novgorod, come stiamo iniziando a capire. Vaghe testimonianze su Kostroma che cerca di diventare la capitale della Russia sopravvivono ancora nella storia - la sua concorrente era Mosca ([686], pagina 124). Kostroma era la terza città più grande della Russia dopo Mosca e Yaroslavl ([438], pagina 97).

La nostra ipotesi è la seguente: la città di Kostroma era la residenza dello Zar Russo, o Khan, alla fine del XIV inizio del XV secolo. Mosca non assomigliava affatto a una capitale, ma piuttosto a un territorio conteso dove i principi dell’Orda, o Russia, si sono scontrati (la parola "kalki" sta per posto speciale per tornei, o per campo di battaglia). La costruzione di Mosca è stata promossa da Dmitriy Donskoi subito dopo la Battaglia di Kulikovo; tuttavia, non c’era nulla di lontanamente simile a una capitale all'epoca, né il posto era noto come Mosca prima del secolo XVI, cioè quando la capitale Russa vi fu trasferita.

8. SULLA STORIA DELLA CHIESA DELLA NATIVITÀ DI NOSTRA SIGNORA, CHE FA PARTE DEL VECCHIO MONASTERO SIMONOV

Si presume che "la prima chiesa di legno sia stata costruita qui nel 1370" ([13], #25). Più tardi, in quell’anno, "il monastero Simonov fu fondato sul sito della Chiesa della Natività di Nostra Signora, che è stata poi trasferita in un nuovo luogo, mezzo verst a Nord, dove si trova ancora oggi" ([706]); cfr. anche [803], volume 3, pagina 111). Così, il Vecchio Monastero Simonov non è altro che la Chiesa della Natività di Nostra Signora e il cimitero che la circonda. Vediamo che quando qui è stato fondato un vero monastero, completo di muri, torri ed edifici pubblici, il luogo prescelto si trovava a circa 1000 metri dalla vecchia chiesa, il che significa che il terreno di sepoltura era talmente grande da non poter essere integrato nei locali del monastero. Il monastero Simonov, così com’era nel XVIII secolo, si può vedere nella fig. 6.39; il disegno è accurato e chiaro - lo abbiamo verificato noi stessi quando abbiamo visitato l’Antico e il Nuovo Monastero Simonov nel 2000 confrontando molti dei dettagli del vecchio disegno con le costruzioni sopravvissute.

Vediamo una chiesa bianca in questo disegno del XVIII secolo, sulla sinistra del monastero e sotto la collina con il Monastero Krutitsy. È la Chiesa della Natività di Nostra Signora nel Vecchio Simonov; stranamente, si differenzia in larga misura dalla chiesa moderna (cfr fig. 6.24). Nella fig. 6.39 la chiesa sembra una torre alta con tetto a padiglione; ha una sovrastruttura sormontata da una piccola cupola, qv nella fig. 6.40. Vediamo una lunga fila di finestre proprio sotto il tetto, e un’ala laterale a semicerchio con una propria cupola. Questa chiesa oggi è completamente diversa (cfr. fig. 6.24). Come possiamo vedere, c’è stata una ricostruzione radicale - molto probabilmente nel XIX secolo che ha anche portato alla distruzione di tutte le iscrizioni e reliquie relative al Battaglia di Kulikovo. Questa distruzione deve essere stata la vera ragione della "ricostruzione" della chiesa della Natività di Nostra Signora nel XIX secolo.

Apprendiamo che "nel 1870 è stato costruito un memoriale di ferro sulle tombe di Peresvet e di Oslyabya, a noi note dal 1660. Il seguente passaggio, scritto da una persona che ha visitato frequentemente la chiesa all'inizio del XX secolo, è davvero edificante: ‘ ... siamo stati nel Antico Simonovo, dove abbiamo visto la chiesa attraverso una finestra e ci siamo inchinati davanti al sepolcro di Peresvet e Oslyabya, che si può vedere attraverso la finestra, meditando sull'icona di Santa Sofia sopra l'altare. Il 23 giugno 1915 siamo stati di nuovo nell’Antico Simonovo, sbirciando tra le finestre della chiesa e cercando di vedere il sepolcro di Peresvet e Oslyabya. Un giovane con cui abbiamo parlato, probabilmente figlio di qualche membro del clero, ci ha detto che il terreno intorno alla chiesa era pieno di ossa umane; erano stati trovati interi scheletri" ([306], numero 6, pagine 311 e 319-320).

Vediamo il sepolcro di Peresvet e di Oslyabya curato in un modo strano - i visitatori che lo desiderano sono costretti a camminare sul perimetro della chiesa sbirciando dalle finestre. Bisogna anche notare che è "noto a noi dal 1660", come detto più sopra. Questo significa che le vecchie lapidi di Peresvet e Oslyabya sono state distrutte nel 1600? Probabilmente sì, poiché la metà del XVII secolo fu l'epoca in cui la memoria del Grande pre Romanoviano Impero Russo "Mongolo", conosciuto anche come l'Orda, veniva distrutta con grande vigore ed entusiasmo.

"Dopo che il tempio ha cessato di funzionare, il sepolcro di ghisa è stato venduto come rottame di ferro per un totale di 317 rubli e 25 kopek" ([405], pag. 21). Un disegno del sepolcro in questione può essere visto nella figura 6.41.

Figura 6.39. Il Monastero Simonov nel XVIII secolo. Tratto da [568], pagina 69. A sinistra si vede il monastero di Krutitsy (la Corte della Krutitsy).

Figura 6.40. Un'immagine in primo piano con la Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Monastero Simonov. Era ovviamente diversa nel XVIII secolo - la chiesa è stata ricostruita nel XIX secolo, molto più piccola. Tratto da [568], pagina 69.

Gli operai dicevano, nel 1978, che una fossa di fondazione era stata scavata vicino alla chiesa, e che molti antichi teschi erano venuti alla luce (tutti buttati via). Il tempio è stato chiuso nel 1928... è diventato parte dei locali di una fabbrica e di conseguenza ha raggiunto un livello di degrado estremo. Il campanile è stato distrutto, senza che restasse altro che il pavimento del terreno, allo stesso modo l'intera cupola. Grossolani buchi per finestre e porte sono stati fatti nel muro. Non c'era accesso alla chiesa - si poteva osservare dal monastero Simonov che si trova a circa 200 metri a Nord, attraverso la recinzione e vicino al terreno sportivo" ([803], volume 3, pagina 112)

Figura 6.41. Monumento in ghisa sulle tombe di Peresvet e Oslyabya al Vecchio Monastero Simonov. Installato nel 1870. Venduto come rottami metallici quando la chiesa fu chiusa nel 1928. Tratto da [568], pagina 76.

"Solo a causa della posizione intransigente della comunità la Chiesa della Natività di Nostra Signora è sopravvissuta al tentativo di trasformarla nel magazzino che le autorità di fabbrica avevano pianificato di costruire al suo posto; tuttavia, la sua campana fu demolita nel 1932 ([406], #6, pagina 38).

"La tragedia della chiesa, una reliquia di primaria importanza annessa alla centrale elettrica "Dynamo"... negli anni '60 aveva attirato per la prima volta l'attenzione dell'opinione pubblica. Pavel Korin, artista meritevole, ha scritto quanto segue sul giornale "Komsomolskaya Pravda": "C'è un'altra vecchia ferita di cui non posso tacere. Ci sono date nella nostra storia, il cui solo pensiero nobilita lo spirito. Una di queste date è il 1380 - il grande e imparziale Campo di Kulikovo, dove "c'è stata una grande battaglia, più grane di tutte le battaglie mai combattute in Russia", con "sangue che cadeva come da una nuvola carica di pioggia". . . Ma quante persone sanno che Peresvet e Oslyabya sono sepolti nella Chiesa della Natività di Nostra Signora a Mosca? Oggi si trova nei locali della fabbrica "Dynamo" a Mosca … l'antica terra consacrata viene scavata senza esitazione. L'edificio vibra dal ruggito dei motori sulle ossa degli eroi, senza nemmeno una placca commemorativa in vista – è questo che rappresenta la loro gloria? La nostra nazione è stata patriottica fin da tempi immemorabili; Il patriottismo rende sempre lo Stato e l'individuo più grandi e nobili. Cerchiamo di essere più coerenti e di avere tolleranza zero con la profanazione blasfema dei luoghi sacri nazionali" ([803], volume 3, pagina 113).

Tuttavia, i dibattiti sulla salvezza della chiesa sono cessati nel 1966, lo stesso anno in cui sono iniziati, per riprendere più di 10 anni dopo, nel 1979, quando si celebrava il 600° anniversario della Battaglia di Kulikovo. Numerose discussioni sulla necessità di restaurare il monumento della gloria nazionale sono state pubblicate su una serie di riviste - ad esempio la rivista Ogonyok . . . all'indirizzo pubblico dell'accademico D. S. Likhachyov sulla Pravda. . . e molti altri. Dato che le autorità della fabbrica si erano rifiutate di concedere anche solo un metro quadrato del loro territorio, era nato anche il progetto di fare un passaggio sotterraneo verso la chiesa. Tuttavia, l'anniversario era passato senza che un singolo piano diventasse realtà. Infine, la Moskovskaya Pravda pubblicò tre articoli sulla Chiesa della Natività di Nostra Signora al Vecchio Simonov. . . I motori furono rimossi dalla chiesa; tuttavia, questa fu l'unica operazione attuata nel 1984 - i lavori di restauro non sono ancora iniziati" ([803], pag. 1 13).

9. MAMAI IL TEMNIK NOTO ANCHE COME IVAN VELYAMINOV IL TISYATSKIY.
Entrambi i titoli corrispondono al rango di comandante dell'esercito e si traducono come "leader di migliaia"


La biografia di Dmitriy Donskoi contiene l’episodio di un’altra vittoria in cui il suo principale oppositore era un comandante militare ("tysyatskiy" o "temnik" - entrambi i titoli si traducono come "leader di migliaia", vedi [782], numero 1, pagina 16). Ci riferiamo alla vittoria di Dmitriy su Ivan Velyaminov. A quanto pare, il grado di tisyatskiy era esistito in Russia fino al regno di Dmitriy Donskoi; I comandanti militari di quel rango quasi eguagliavano i grandi principi in quanto a potere e importanza. Secondo A. Nechvolodov: "Vediamo quanto fosse importante un tirsyatskiy - il leader di tutte le forze popolari dell'esercito. A quanto pare, Dmitriy aveva considerato questo rango come un anacronismo il che aveva provocato la rabbia dei boiardi oltre a ridurre il potere reale del Gran Principe. Pertanto, dopo la morte dell'ultimo tirsyatskiy, Vassily Velyaminov, Dmitriy decise di abolire del tutto il rango. Tuttavia, Ivan, il figlio di Vassily, che intendeva ereditare il titolo di suo padre, lo considerò un affronto mortale" ([578], libro l.page 782).

Gli eventi si sono manifestati nel modo seguente: Ivan Velyaminov tradisce Dmitriy e fugge da Mamai nell'Orda ([578], libro 1, pagina 782; cfr. anche [568], pag. 61). L'evento si svolge nel presunto anno 1374 (o 1375) e quindi precede di qualche anno la Battaglia di Kulikovo, 1380. Di conseguenza, scoppia una guerra. Nello stesso periodo in cui Velyaminov ha tradito Dmitriy, Mamai tradisce Mahomet-Khan e avvia i preparativi per la campagna contro Dmitriy: "Mamai aveva rimosso Khan-Khan perché si era stancato di governare per conto di quest'ultimo, proclamandosi Khan. nell'estate del 1380 aveva riunito un enorme esercito" ([578], libro 1, pagina 789). Questa data segna l’inizio dell’invasione di Mamai, la Battaglia di Kulikovo è la sua apoteosi.

La nostra teoria è molto semplice: il boiardo Ivan Velyaminov, che aveva tradito Dmitriy Donskoi, è lo stesso personaggio di Mamai, che si era ribellato contro Khan rivendicando il titolo per se stesso. Questo tradimento aveva portato a un conflitto militare di portata senza precedenti e alla violenta Battaglia di Kulikovo. Questa nostra ricostruzione è sostenuta dai cronisti Russi - Ivan Velyaminov, "venuto nella terra dei Russi", fu catturato e decapitato sul campo di Kuchkovo: "Nonostante il voltagabbana avesse una serie di appoggi importanti, Dmitriy dette comunque l'ordine di giustiziarlo: il traditore fu decapitato sul campo di Kuchkovo. . . Il cronista riferisce che... l'esecuzione colpì profondamente il pubblico. . . anche il conio di Dmitriy riflette la memoria di questo evento" ([568], pagina 61).

Figura 6.42. Le monete di Dmitriy Donskoi. Due monete in prima fila commemorano la vittoria di Dmitriy Donskoi su Ivan Velyaminov, o Mamai, sul Campo di Kulikovo (o Kuchkovo). Bisogna prestare attenzione al fatto che alcune monete combinano lettere in Russo e in arabo - l'arabo è Evidentemente stato una delle lingue ufficiali usate nell'impero Russo, o l'Orda. Questo non dovrebbe sorprenderci - secondo la cronologia modificata, la famosa conquista medievale Araba del VII-VIII secolo è un riflesso della conquista del XIV-XV secolo da parte della Grande Conquista "Mongola", o Russa. Tratto da [568], pagina 62.

Figura 6.43. La copia del disegno della moneta di Dmitriy Donskoi per commemorare la vittoria sul signore della guerra Russo Ivan Velyaminov, o Mamai. Tratto da [568], pagina 62.

Figura 6.44. La copia del disegno di un’altra moneta di Dmitriy, anch’essa consacrata a commemorare la vittoria su Ivan Velyaminov. Nella mano sinistra Dmitriy tiene in mano un oggetto che potrebbe essere la testa tagliata del nemico, o uno scudo modellato come una testa umana. Potrebbe essere un'allusione alla famosa "antica" leggenda greca di Perseo e al capo della terrificante Gorgona Medusa attaccato al suo scudo. Questa leggenda "antica" potrebbe essere stata raccontata per la prima volta dopo la Battaglia di Kulikovo? Tratto da [568], pagina 62.

Figura 6.45. Una miniatura della Litsevoy Svod (seconda metà del XVI secolo). Vediamo una scena di battaglia. il principe Russo sulla sinistra tiene in mano uno scudo che rappresenta una testa umana (cfr. Perseo e la testa di Gorgon). Tratto da [38], pagina 17.

Figura 6.46. Un ingrandimento della miniatura sopra descritta con la testa umana sullo scudo del principe Russo. Tratto da [38],

Che cosa se ne può ricavare? Dmitriy Donskoi, dopo aver celebrato una delle più grandi vittorie della storia Russa, una che lo aveva reso famoso in tutto il mondo, commemora con nuove monete un evento completamente diverso, cioè l'esecuzione di Ivan Velyaminov, un traditore catturato per sbaglio. Tuttavia, anche una sola occhiata alle monete ci rivela che l'evento in questione assomiglia molto di più a una battaglia che a un'esecuzione - sia Dmitriy che il suo nemico sono impegnati in una lotta, con spade nelle mani (vedi figg. 6.42, 6.43 e 6.44). Vediamo su queste monete la raffigurazione della vittoria in una battaglia che è stata abbastanza grande da finire sulle monete di Dmitriy. La vittoria è avvenuta sul campo di Kuchkovo ([568], pag. 61 ), dove Dmitriy Donskoi ha "decapitato" Ivan Velyaminov – nient’altro che il campo di Kulikovo, secondo la nostra ricostruzione, dove Mamai venne messo in fuga. Una rappresentazione simbolica dell'esecuzione che avrebbe dovuto seguire la battaglia è visibile nella copia disegnata della moneta nella figura 6.42 (in alto a destra).

D'altro canto, le monete nelle figg. 6.42 e 6.44 ci portano ad altre questioni; è possibile che Dmitriy nella mano sinistra
stia tenendo uno scudo con raffigurata una faccia umana. Vediamo disegni di scudi simili in diverse antiche illustrazioni Russe (nella fig. 6.45, per esempio, vediamo una miniatura della "Litsevoy Svod" con una scena di battaglia; il principe sulla sinistra tiene in mano uno scudo con una testa umana, qv nella fig. 6.46.

Questo ci porta all'antico mito greco di Perseo, il cui scudo era stato decorato con la testa dell'orrenda Gorgona. In Chron 1 e Chron 2 dimostriamo che il mito di Perseo e della Gorgona è in relazione diretta con la storia Russa, essendo una mera immagine mitica delle imprese attribuite al vero personaggio conosciuto come San Giorgio = Genghis-Khan, che aveva vissuto nel XIV secolo. Il nome Gorgona potrebbe essere una versione distorta del nome "Georgiy" (per ulteriori informazioni su questo argomento, vedere Chron5).

Il cosiddetto campo Vorontsovo esiste ancora come parte di Mosca, proprio accanto al Kulishki; il suo nome deriva dal clan boiardo dei comandanti militari Russi Vorontsov-Velyaminov ([803], volume 2, pag. 388).

L'ultimo di loro era proprio Mamai, che si era sollevato contro Dmitriy Donskoi.

Il libro Quaranta Volte Quaranta ci racconta quanto segue sulla moderna Strada del Campo Voronsovo: "Nel XIV secolo c'era un villaggio qui; apparteneva all'illustre clan Bosniaco dei Vorontsov-Velyaminov; l'ultimo comandante militare in capo nel rango o tysyatskiy veniva da questo clan. Dopo la sua esecuzione, il villaggio è divenuto proprietà del Gran Principe Dmitriy Donskoi, che lo ha concesso al Monastero Andronyev" ( [803] , Volume 2, pag. 388).

Il campo Vorontsovo, o campo di Mamai, era stato quindi concesso al Monastero Andronikov costruito per commemorare la vittoria su Mamai; vediamo una spiegazione semplice e logica per questi eventi lontani.

In effetti, il nome stesso Velyaminov (Velya-Min) può essere una forma distorta di Veliy Mamai, o Mamai il Grande.

10 . LA BATTAGLIA DI KULIKOVO È STATA DOCUMENTATA NEL FAMOSO LIBRO DI MARCO POLO

L’opera di Marco Polo, Il Libro delle Meraviglie ([510] e [1263] descrive l’impero "Mongolo" nell’epoca del suo sesto Khan Khubilai, o Kublai ([510], pag. 111). Marco Polo era un suo contemporaneo. La storia Scaligeriana fa risalire questi eventi alla fine del XIII secolo; tuttavia, secondo la nostra ricostruzione, l'epoca in questione è la fine del XIV secolo. Il sesto Gran Khan, o Zar del Grande Impero Mongolo, fondato da Genghis-Khan - Georgiy Danilovich, non era altro che il famoso Grande Principe Dmitriy Donskoi. In effetti - il primo Khan era stato Georgiy Danilovich (Genghis-Khan), il secondo - Ivan Kalita = Caliph (Batu-Khan), il terzo - Simeone il Fiero, il quarto - Ivan il Rosso, il quinto - Dmitriy di Suzdal e il sesto - Dmitriy Donskoi, qv nella tabella precedente.

Ci si dovrebbe aspettare che Marco Polo descriva la Battaglia di Kulikovo come l’evento più famoso dell’epoca di Dmitriy e la battaglia più importante del Medioevo. Questa nostra aspettativa è effettivamente soddisfatta, e lo è in un modo molto spettacolare - Marco Polo offre una lunga e coinvolgente interpretazione di questa battaglia, dedicando un intero capitolo (77-80) alla sua descrizione ([510], pagine 110-117).

Marco Polo utilizza il nome Nayan o Nayam per riferirsi a Mamai (la versione dipende dalla traduzione; cfr. [510] e [ 1263]. Il Khubilai-Khan menzionato da Marco Polo si identifica come Dmitriy Donskoi, mentre Nayam-Khan è lo stesso personaggio storico del Mamai delle cronache Russe. Ricordate che i suoni M e N erano spesso confusi l'uno con l'altro, soprattutto nei testi dell'Europa Occidentale, dove sono stati trascritti tutti con lo stesso simbolo, ossia una tilde sulla vocale precedente, qv in Chron5. Jagiello, o Jagailo, il principe Lituano, si chiama Re Kaidu. Come i cronisti Russi, Marco Polo riferisce che Kaidu-Khan (Jagiello) non è riuscito ad arrivare in tempo al campo di battaglia.

Secondo Marco Polo, la guerra è cominciata con la disobbedienza dello zio del Gran Khan Nayam (Mamai), che "decise che avrebbe rifiutato l'Autorità del Gran Khan [Donskoi], se gli fosse riuscito, gli avrebbe strappato l'intero stato. Nayan [Mamai] aveva mandato inviati a Kaidu [Jagiello] - un altro potente sovrano e nipote del Gran Khan... Nayam [Mamai] gli ordinò di attaccare il Gran Khan [Donskoi] da una parte, mentre lui stesso l’avrebbe attaccato da un'altra per strappargli terre e governo. Kaidu [Jagiello] aveva accettato e aveva promesso di giungere accompagnato da centomila cavalleri... i due principi [Mamai e Jagiello] avevano iniziato i preparativi per la campagna contro il Gran Khan, radunando moltissimi soldati, fanteria e cavalleria.

Il Gran Khan [Donskoi] lo aveva scoperto; non si era fatto sorprendere, e aveva iniziato. . . a preparare il suo stesso esercito, dicendo che se non avesse giustiziato questi traditori e ribelli... non avrebbe avuto bisogno di corona o di governo. Il Gran Khan [Donskoi] aveva preparato le sue truppe in 10 o 12 giorni, senza che nessuno, tranne il suo consiglio, se ne accorgesse. Aveva raccolto 360.000 cavalleri e 100.000 fanti; le truppe che avevano risposto alla sua chiamata erano quelle più vicine, da cui il loro piccolo numero. Ci sarebbero stati molti altri guerrieri, ma erano molto lontani, a conquistare angoli lontani del mondo, e quindi non sarebbe stato in grado di farli arrivare in tempo... il Gran Khan partì con la sua orda di guerrieri, e in circa 20 giorni arrivò sulla pianura dove Nayam [Mamai] si era fermato con il suo esercito, 400.000 cavalieri in tutto. Il Gran Khan [Donskoi] era arrivato presto al mattino; il nemico non lo sapeva, dal momento che il Gran Khan [Donskoi] aveva bloccato ogni strada e catturato ogni passante, quindi il nemico non si aspettava il suo arrivo. Il suo arrivo colse di sorpresa Nayam [Mamai] , che giaceva nella sua tenda con la sua adorata moglie" ([510], pagine 111-113).

Figura 6.47. L'inizio della battaglia tra Kubilai-Khan (Kubla-Khan) e Nayan-Khan (o Nayam). Antica miniatura del libro di Marco Polo. Estratto da [1263], portafoglio 34, pagina 82.

Figura 6.48. Una chiusura di un frammento della miniatura di cui sopra. Nayam o Nayam si sta riposando con sua moglie prima della battaglia. Entrambe hanno una corona d'oro reale sulla testa.

Nella fig. 6.47 vediamo un’antica miniatura del libro di Marco Polo, che raffigura la battaglia tra Nayam e il Gran Khan. Di lato (fig. 6.48) si vedono Nayam-Khan (Mamai) e sua moglie circondati da truppe, mentre il frammento della fig. 6.49 ritrae il Gran Khan (Dmitriy Donskoi) che attacca le truppe di Nayam = Mamai. A proposito, tutte le facce, comprese quelle di Nayam-Khan (Mamai) e sua moglie, sono tipicamente europee, qv nella fig. 6.48.

Ricordiamo che l’antica miniatura della fig. 6.49 enfatizza la giovane età del Gran Khan, che è come dovrebbe essere, visto che era un giovane all'epoca della Battaglia di Kulikovo. Sia il testo della miniatura che quello di Marco Polo sottolineano la partecipazione personale del Gran Khan (Donskoi) alla battaglia. A proposito, nella miniatura lo vediamo montato, con un'imbracatura rossa sul cavallo e una corona d'oro sulla testa: "Questa volta il Gran Khan [Donskoi]. . . era andato in battaglia personalmente; aveva mandato i suoi figli e i suoi principi ad altre battaglie, ma questa volta aveva voluto prendere parte personalmente all'azione militare" ([510], pag. 117). Anche le cronache Russe enfatizzano l'effettiva partecipazione di Dmitriy Donskoi alla Battaglia di Kulikovo.

"All'alba il Gran Khan [Donskoi] apparve sulla collina vicino alla valle, mentre Nayan [Mamai] stava nella tenda, sicuro che nessuno potesse attaccarlo. . . Il Gran Khan stava in alto, con le sue insegne sventolanti. . . Nayan [Mamai] e il suo esercito si accorsero dell’esercito del Gran Khan, e ci fu grande panico; tutti corsero alle armi, cercando di prepararsi e rimanere in formazione. Entrambe le parti si preparavano a combattere; c'era un gran rumore di corni e altri strumenti, e si sentiva forte l’inno da battaglia. I Tartari hanno questa usanza di aspettare il rullo del tamburo del comandante militare prima di combattere. . . Entrambi gli eserciti erano pronti ora; il Gran Khan [Donskoi] iniziò a far battere i suoi tamburi, e i soldati veloci hanno cominciato a galoppare l'uno contro l'altro brandendo archi, spade, mazze e picche pronti per la battaglia, mentre la fanteria aveva iniziato l’assalto armata con balestre e altre armi... Iniziò una battaglia violentissima, con frecce che cadevano come pioggia. Cavalli e cavalieri cadevano morti a terra; il gran rumore della battaglia era più forte del tuono.

Figura 6.49. Un primo passo di un frammento della miniatura del libro di Marco Polo. Kublah-Khan attacca Nayan-Khan. Estratto da [1263], portafoglio 34, pagina 82.

È necessario sapere che Nayam [Mamai] era stato battezzato Cristiano, e aveva una croce Cristiana sulle sue insegne. . . non c'era mai stata una battaglia così violenta. Nemmeno al giorno d'oggi si vedono eserciti così grandi, con così tanti cavalieri. Furono uccise moltissime persone da entrambe le parti; la battaglia infuriò fino a mezzogiorno, e il Gran Khan [Donskoi] alla fine sconfisse il suo nemico.

Nayan [Mamai] e i suoi soldati vedendo che non potevano più resistere fuggirono. . . Nayan [Mamai] fu catturato, e il suo esercito si arrese al Gran Khan [Donskoi],

Il Gran Khan [Donskoi] aveva appreso che Nayan [Mamai] era stato catturato e ordinò di farlo giustiziare. . . dopo questa vittoria, il Gran Khan [Donskoi] ritornò nella sua capitale a Kanbaluk ... Kaidu, l'altro Zar [Jagiello] venuto a sapere della sconfitta e dell'esecuzione di Nayam [Mamai], decise di astenersi dalla battaglia, temendo che potesse capitargli un destino simile" ([510], pagg. 113-117).

Questa descrizione di Marco Polo è in perfetta concomitanza con i punti focali della Battaglia di Kulikovo come riferito nelle cronache Russe, secondo le quali Mamai aveva effettivamente preso accordi con Jagiello affinché entrambi attaccassero contemporaneamente Dmitriy Donskoi; tuttavia, non erano riusciti a unire le forze, dato che Dmitriy prese Mamai di sorpresa, attaccandolo un giorno prima che Jagiello potesse unirsi a lui.

La Battaglia di Kulikovo è durata dalla mattina a mezzogiorno, ed è esattamente ciò che ci dice Marco Polo. Secondo le cronache Russe, la battaglia era iniziata nella terza ora del giorno contando dall'alba, e si era conclusa con la nona ora ([635], pagine 120-125). Se la trasformiamo in tempo astronomico, possiamo dire che la battaglia è iniziata verso le 8 del mattino e si è conclusa verso le 2 del pomeriggio.

Le cronache Russe riportano che Jagiello fece dietrofront e fuggì non appena la notizia della sconfitta di Mamai lo raggiunse ([635], pagine 126-127). Marco Polo segnala una situazione simile - Kaidu apprende della sconfitta di Nayam e si astiene dalla battaglia per la paura ([510], pagina 17). Inoltre, i nomi Jagiello (o Yagailo) e Kaidu contengono la radice Gai (Kai).

Marco Polo menziona anche un dettaglio interessante e importante che non è riuscito a entrare in nessuna "antica" cronaca Russa curata dai Romanov, ossia il fatto che Nayam-Khan (Mamai) era Cristiano e che c'era una croce sulle sue insegne ([510], pagina 116). Abbiamo già menzionato il fatto che il nome Mamai (o Mamiy) è un nome Cristiano, e che si può trovare nel calendario ecclesiastico.

Fig. 6.50. Un ritratto di Kubilai-Khan tratto da un'incisione cinese. Così l'artista cinese ha disegnato Dmitriy Donskoi, credendolo un Mongolo nato vicino ai confini della Cina. Tratto da [510], pagina 120.

Concludiamo con un curioso ritratto di Khubilai (o Dmitriy) che si dice sia stato disegnato in Cina (fig. 6.50). Gli artisti Cinesi hanno vissuto molto più tardi degli eventi che illustravano. Vediamo Dmitriy come un tipico Mongolo, nel senso moderno della parola; è naturale che gli storici considerino questo ritratto come il più verace di tutti.

11 . ALTRI LUOGHI A MOSCA COLLEGATI IN UN MODO O NELL'ALTRO ALLA BATTAGLIA DI KULIKOVO

11.1. Sette chiese nel campo di Kulikovo, o nel Kulishki a Mosca

Oggi ci sono sette antiche chiese nell'area di Kulishki (o sul campo di Kulikovo, secondo la nostra ricostruzione). Alcune di loro hanno subito una metamorfosi significativa. Sembra tuttavia che il ricordo della Battaglia di Kulikovo e di Dmitriy Donskoi continui a vivere nei nomi di queste chiese e nella loro storia. C'è anche una croce ad un'estremità del campo - un monumento a Dmitriy Donskoi. E lo troviamo proprio dove ci aspettiamo di trovarla (cfr. fig. 6.51). Ulteriori dettagli saranno forniti in seguito.

La disposizione delle chiese di "Kulikovo" è molto eloquente di per sé - circondano il perimetro del campo di Kulikovo qv nella fig. 6.52. Alcune di loro sono state fondate dallo stesso Dmitriy Donskoi. Facciamo un elenco di queste chiese.

1 ) La Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki, situata nella piazza che era stata chiamata Varvarskaya, poi Piazza Nogina, e Piazza Slavyanskaya a partire dal 1992. È l'angolo tra la Strada Slavyanskiy e la Strada Solyanskiy ([803], volume 2, pagine 156-159). Il nome Kulishki è sopravvissuto nel nome della chiesa: "Fu costruita inizialmente sotto il Grande Principe Dimitriy Ioannovich Donskoi in memoria dei guerrieri Ortodossi morti l'8 settembre 1380 nella Battaglia di Kulikovo. Nel 1687 è stata effettuata una ricostruzione; le più recenti e sostanziali opere di restauro si sono svolte nel 1845. Il campanile risale al XVII secolo" ([803], volume 2, pag. 156).

Figura 6.51. Un monumento a Dmitriy Donskoi sulla collina Taganskiy (Collina Rossa), adiacente al Kulishki di Mosca, o campo di Kulikovo. Potrebbe essere questo il luogo dove è stato trovato Dmitriy Donskoi ferito dopo la battaglia? Lo scultore moderno avrebbe potuto non essere a conoscenza di quanto sia stato scelto bene il luogo - a Mosca potrebbe essere ancora viva una vaga memoria della Battaglia di Kulikovo.

Durante la visita al monastero Andronikov del 21 maggio 2000, i sacerdoti del monastero ci hanno detto che molti dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo furono sepolti accanto alla Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki. Non siamo riusciti a trovare alcuna prova documentale di questo fatto; tuttavia, vi sono alcune indicazioni indirette a conferma. In primo luogo, la chiesa è stata specificamente eretta in memoria dei guerrieri morti nella Battaglia di Kulikovo ([803], volume 2, pagina 156). In secondo luogo, si sa che "il pavimento della chiesa era stato inizialmente usato come cripta. Nella conca absidale sono state trovate tombe del XV-XVI secolo.. negli anni 1620 e 1630 i morti furono seppelliti sotto i pavimenti delle gallerie, dove è stata trovata una serie di lapidi bianche, proprio come quelle usate in quell'epoca. . . "Frammenti dell'iniziale chiesa di legno risalenti ai tempi di Dmitriy Donskoi sono stati trovati alla profondità di 5 metri durante la ricostruzione iniziata nel 1976. La parte inferiore della chiesa di pietra è 3 metri e oltre sotto terra" ( [803], volume 2, pagina 158).

Il fatto stesso che qui ci sia una vecchia necropoli, fondata contemporaneamente alla costruzione della chiesa nel XIV secolo, conferma la teoria secondo cui i guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo potrebbero essere sepolti qui - sarebbe perfettamente naturale, visto che la Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki è la chiesa più famosa legata alla Battaglia di Kulikovo.

Si dice che la necropoli originale sia sepolta a circa cinque metri o anche più di profondità, e sarebbe molto interessante organizzare qui degli scavi archeologici.

2) La chiesa di Cosma e Damiano a Shubin – nell'ex Vicolo Kosmodemyanskiy; attualmente 2, Vicolo Stoleshnikov (cfr. #14 in [803], volume 2): "La chiesa di Cosma e Damiano a Shubin, esisteva già nella prima parte del XIV secolo, e il fatto che il vicolo in questione fosse noto come Vicolo Shubin nel XVIII secolo, ci ha portato all'ipotesi che il vicolo esistesse anche nel XIV secolo, e che lì ci fosse stato la corte del nobiluomo Ioakinf Shuba, che aveva messo la sua firma per la validazione sul testamento Dmitriy Donskoi" (citazione fornita in conformità a [824], pag. 226).

Pertanto, esiste un legame indiretto tra la chiesa e il nome di Dmitriy Donskoi – o almeno si presume che sia stata fondata durante il suo regno.

3) La Chiesa dei Tre Santi (Basilio il Grande, Gregorio il Divino e Giovanni Crisostomo a Kulishki, accanto al mercato Khitrov (cfr. n. 25 in [803], volume 2). "E 'possibile che la chiesa (conosciuta all'epoca come Chiesa di San Frol e San Lavr) esistesse dal 1367 come Chiesa dei Tre Santi. Nota da 1406" (citazione fornita secondo [13], #22).

4) La chiesa di Pietro e Paolo a Kulishki, accanto alla porta Yaouzskiye. 4, Vicolo Petropavlovskiy, cfr. [803], volume 2, pag. 95. La parola "Kulishki" è presente nel nome della chiesa.

Figura 6.52. Il campo di Kulikovo al bivio di Moskva e Yaouza, visto dalla collina di Taganskiy, o la posizione dell’esercito di Mamai. Foto scattata nel 1995. Gran parte del campo di Kulikovo rimane priva di costruzioni ancora oggi; vediamo una piazza e un obelisco militare. Inoltre, secondo le vecchie mappe di Mosca, su questa parte del campo di Kulikovo non si è mai costruito.

5) La Chiesa della Trinità che dà la Vita a Khokhlovka o Stariye Sady. 12, Vicolo Khokhlovskiy. Presumibilmente conosciuta dal XVII secolo; il nome di questa chiesa conteneva la parola "Kulishki". Apprendiamo quanto segue: "le chiese più antiche contengono tutte la formula 'a Kulishki' come parte del loro nome: la Chiesa di Pietro e Paolo, la Chiesa dei Tre Santi, la Chiesa della Natività di Nostra Signora, la Chiesa di Tutti i Santi. . . e la Chiesa della Trinità" ([803], volume 2, pagina 146).

6) La Chiesa all’Incrocio della Natività di Nostra Signora a Kulishki, 5, Solyanka Street, all’angolo del 2, Vicolo Podkolokolniy ([803], volume 2, pagina 153). Anche in questo caso la parola "Kulishki" fa parte del nome della chiesa.

7) La chiesa di Kir e Giovanni a Kulishki, 4, via Solyanka. Si presume che la chiesa sia nota dal 1625 ([803], volume 2, pag. 268). La parola Kulishki è presente nel nome della chiesa.

A parte le sette chiese sopra menzionate, bisogna anche indicare la chiesa di San Vladimir il Principe a Stariye Sady, 9, Vicolo Starosadskiy, all’angolo di Vicolo Khokhlovskiy. Il sito della chiesa in questione è citato nel testamento di Vassily I, figlio di Dmitriy Donskoi, del 1423. È noto che "all’inizio del XV secolo la "Nuova Corte" di Vasilij (la sua residenza estiva), aveva la chiesa come parte del suo complesso" ([803], volume 2, pagine 141-142).

Fig. 6.53a. Il vecchio piano dell'estuario del Yaouza, un fiume di Mosca (risale al 1670 circa). Vediamo che la riva destra del fiume, dove la nostra ricostruzione trova il campo di Kulikovo, è ancora libera da qualsiasi tipo di costruzione. Si è scoperto che nel XVII secolo questa terra veniva utilizzata solo per l'orticoltura. Archivio di Ancient Acts (RSAAA), fondo 210, Belgorod, punto 1722, pagina 240. Fondo di Razryadniy Prikaz, un'istituzione militare reale. La fotografia ci è stata data nel 2001 dal professor V. S. Kousov, MSU, Dipartimento di Geografia.

Fig. 6.53b. Ingrandimento di un frammento del piano del 1670 riprodotto nella figura 6.53a; il piano ci dice esplicitamente che la zona in questione è stata utilizzata per scopi orticoli.

Un'altra chiesa legata a Dmitriy Donskoi stava a Lubyanka, proprio accanto a Kulishki - la Chiesa Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria in Piazza Lubyanskaya (angolo della Via Serov, qv in [803], volume 2, pagina 253): "Alexandrovskiy suggerisce che... la Chiesa Grebnyovskaya sia stata costruita per ospitare l'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria, portata dalla cattedrale del Cremlino, da Vassily III - un edificio fin dall'inizio costruito in pietra. Secondo la tradizione orale, l'icona è stata offerta a Dmitriy Donskoi nel 1380 dai Cosacchi della regione del fiume Chara, che scorre nell'estuario del Don ( [803], volume 2, pagina 253).

Oltre a questo, c’è la Chiesa della Natività di Nostra Signora a Mosca, che fa parte del gruppo del Cremlino di oggi. Si dice che sia stata costruita dalla Gran Principessa Yevdokiya, moglie di Dmitriy Donskoi, in memoria della Battaglia di Kulikovo. V. Nazarevskiy ci parla di questa chiesa: "La Chiesa della Natività di Nostra Signora, che troviamo all’interno della cittadella del Cremlino, è stata costruita dalla Gran Principessa Yevdokiya in memoria della Battaglia di Kulikovo, che si è svolta l’8 settembre, giorno della Natività di Nostra Signora secondo il calendario ecclesiastico" ([568], pagina 70).

Possiamo vedere come il Kulishki a Mosca e le aree adiacenti mantengano ancora la memoria del Gran Principe Dmitriy Donskoi. Dal punto di vista Scaligeriano, questo non sembra troppo ragionevole - molti Gran Principi hanno regnato a Mosca, e il fatto che il suo nome sia quello che incontriamo più spesso richiede una spiegazione. Siamo del parere che la nostra ricostruzione dia una risposta esaustiva a questa domanda: Mosca è una città fondata proprio sul campo di battaglia dove l’esercito di Dmitriy ha schiacciato il nemico nella Battaglia di Kulikovo. Il fatto che la memoria di Dmitriy Donskoi sia rimasto nella toponimia di Mosca ne è una logica conseguenza.

In effetti, occorre anche prestare attenzione al fatto che il campo di Kulikovo, o Kulishki a Mosca, rimane ancora in larga misura libero da edifici e costruzioni, come da fig. 6.52; gli unici edifici che si trovano qui oggi sono ex caserme, ancora occupate dai militari ( per la maggior parte dal Ministero della Difesa).

Questa tradizione potrebbe risalire all'epoca di Dmitriy Donskoi e alla Battaglia di Kulikovo?

Secondo le mappe di Mosca che datano al XVIII secolo, non c’erano edifici vicino al Kulishki (cfr. fig. 6.53, per esempio; è una vecchia mappa tratta da [626]).

Inoltre, si può vedere un vecchio piano nella fig. 6.53a (che risale al 6.53a circa), dove l'assenza di edifici sulla riva destra del fiume Yaouza è perfettamente visibile – intorno ci sono terreni agricoli, qv nella parte ingrandita del piano (fig. 6.53b). Questa fotografia unica è stata portata alla nostra attenzione per gentile concessione del professor V. S. Koussov, MSU, Dipartimento di Geografia.

11.2. Sepolture di massa a Kulishki, nel centro di Mosca

Nel 1999 abbiamo ricevuto una lettera molto interessante, di cui si cita qui di seguito un frammento. Ci è stata mandata da I. I. Kourennoi, capitano delle Forze Spaziali e ingegnere della Accademia di Ingegneria Miliatare Pietro il Grande. Riporta quanto segue:

"Attualmente sto facendo ricerche sulle sepolture di massa a Kulishki. La questione è che l'ex Accademia Dzerzhinsky, conosciuta oggi come l’Accademia di Pietro il Grande, è praticamente costruita su fondamenta fatte di ossa, letteralmente così. Ai tempi in cui ero cadetto (circa 1992-1993) stavo contribuendo a fermare una perdita in uno dei seminterrati dell’Accademia. Quando siamo arrivati nei seminterrati, abbiamo visto soldati che spalavano ossa in grandi quantità. Il nostro storico accademico ci ha detto che non era nulla se paragonato alla quantità di ossa dissotterrate durante la costruzione dei campi ricreativi dell’Accademia (due campi da tennis, un campo da calcio e una serie di campi da pallavolo e basket) che si possono vedere dal lato della Strada Kitayskiy accanto all'Hotel Rossiya. L'Accademia occupa un gigantesco edificio del XVIII secolo; uno dei lati dell'edificio si affaccia sul fiume Moskva, l'altro corre parallelo al Muro Kitaygorodskaya, il terzo si affaccia su Kulishki (via Solyanka) e il quarto, più in alto sulla confluenza di Yaouza e Moskva. Queste enormi quantità di ossa mi sono venute in mente mentre leggevo della vostra ipotesi sulla battaglia tra le truppe Russe e Mamai a Mosca. Oggi si presume che le ossa in questione siano state sepolte lì dopo la guerra del 1812, quando nel nostro edificio c'era un ospedale Francese (uno dei pochi edifici in pietra che ha avuto la fortuna di sopravvivere al grande incendio). Ciò può essere vero; tuttavia, visto che nel 1812 non ci sono state battaglie significative a Mosca, e nessuno è riuscito a trovare monumenti o iscrizioni che identificassero i morti in questione come soldati Francesi portati qui dopo altre battaglie nella guerra con la Francia, così come i miei ricordi di persone che citano frammenti di armi che risalgono senz’altro a epoche precedento e che sono state trovate su questo sito, credo che sarebbe opportuno controllare la conformità delle reliquie rispetto alla vostra versione".

Crediamo che questa ricerca sarebbe di grande interesse.

Figura 6.54. Monastero Andronyev (o Andronikov) nel XVIII secolo. Tratto da [568], pagina 71.

Fig. 6.55. La visione generale del monastero Andronikov nel XVIII secolo. Watercolor per Camporesi. Tratto da [100], pagina 132.

Figura 6.56. La cattedrale Spasskiy del Monastero Andronikov nelle sue condizioni moderne. Foto scattata nel 2000.

11.3. Il monastero Andronikov e la Battaglia di Kulikovo

Il famoso monastero Spaso-Andronikov, uno dei monasteri più antichi di Mosca, si trova proprio accanto a Kulishki - sulla sponda ripida dello Yaouza, a sinistra della Piazza Taganskaya = Krasniy Kholm (La collina rossa) come si vede da Kulishki, qv nelle figg. 6.54 e 6.55. Questi luoghi sono molto probabilmente anche legati alla Battaglia di Kulikovo, motivo per cui il monastero Andronikov è stato fondato proprio lì. La costruzione e la decorazione della Cattedrale Spasskiy, che fa parte del monastero, sono state realizzate nel 1390-1427 (cfr. [569], pagine 1-2). In altre parole, la cattedrale di pietra è stata costruita subito dopo la Battaglia di Kulikovo, che risale al 1380. C'è un ricordo del fatto che il monastero è stato fondato per commemorare la battaglia. La cattedrale ha assunto la sua forma moderna solo nel XIX secolo, quando è stata ricostruita dopo l'invasione Napoleonica ([556] e [805], vedi fig. 6.56). Evidentemente, "nel secolo XVII-XIX la cattedrale è stata sfigurata dalle ricostruzioni, che hanno portato anche alla distruzione dei vecchi affreschi. La cupola è caduta durante l'incendio del 1812, e la cattedrale ha subito una ricostruzione radicale" ([805]). Si è scoperto che non ci sono nemmeno disegni della cattedrale prima della ricostruzione. Gli storici ci dicono che "non è sopravvissuta nessuna conoscenza dell’aspetto originale della cattedrale" ([556]). Il "restauro" della cattedrale nel XX secolo si è basato su concetti piuttosto vaghi di come la cattedrale "avrebbe dovuto sembrare in realtà". Si apprende che "moltissimi ricercatori di architettura Russa hanno studiato la cattedrale per ricostruirne l'aspetto iniziale. . . La cattedrale è stata restaurata nel 1960 da un gruppo di architetti guidato da L. A. David" ([805]).

Il critico d'arte V. G. Bryussova scrive quanto segue: "il Monastero Andronikov e la sua Cattedrale Spasskiy occupano un posto speciale nella storia della cultura Russa. Andrei Roublev viveva e lavorava qui; questo monastero è diventato anche il suo ultimo luogo di riposo. Il monastero una volta era eccezionalmente famoso, ma c'è uno strano velo che nasconde la sua storia. Le cronache descrivono la costruzione di quasi tutte le altre chiese in pietra a Mosca, ma non c’è una sola parola sulla costruzione della cattedrale del Monastero Andronikov - tutto ciò che troviamo sono informazioni fuorvianti" ([100], pagina 49).

D'altro canto, "l'analisi di fonti scritte che riportano la costruzione del monastero ci conducono alla conclusione che il suo fondatore non fossse altri che Cipriano [il Metropolita attivo all'epoca della Battaglia di Kulikovo - Aut.]... Dopo aver raggiunto il pulpito pan-Russo, Cipriano aveva deciso di commemorare la vittoria su Mamai ... fondando un monastero. . . e nominò Padre Superiore Andronico... è comprensibile che la consacrazione di questa cattedrale facesse riferimento alla famosa immagine del Sudario, che da tempo immemorabile decorava le insegne militari, aiutando l'esercito Russo sul campo di battaglia, secondo la tradizione popolare. L'aspetto architettonico della cattedrale incarna perfettamente il concetto di monumento alla vittoria" ( [ 100], pagina 121).

M. N. Tikhomirov, sottolineando importanza del monastero Andronikov, lo descrive così:

“Il Monastro Andronikov divenne un centro culturale chiave a Mosca immediatamente dopo la sua fondazione ... in una delle fonti trovaimo la descrizione della cerimonia tenuta da Dmitriy Donskoi dopo la sua vittoria sul fiume Don. Questa descrizione deve essere stata fatta dopo la scomparsa di Cipriano, il che le conferisce una certa qualità leggendaria; tuttavia, gli eventi su cui si basa sono reali. Pertanto, la vittoria dell'esercito Russo sul Don è associata anche al monastero Andronikov" ([842], pagg. 222-223; anche [843], pagine 243-244).

Vi sono prove dell'incontro di Cipriano con Dmitriy Donskoi sul luogo del monastero dopo la Battaglia di Kulikovo. Secondo V. G. Bryussova, "L’edizione di Cipriano della "Storia della battaglia con Mamai" presenta la storia dell’incontro tra Cipriano e Dmitriy Donskoi sul luogo in cui fu costruito il monastero Andronikov" ([100], pag. 121).

La visita alla Cattedrale Spasskiy nel 1999 ha lasciato gli Autori con una triste e fosca impressione. Secondo la Storia Concisa del Monastero Andronikov ( [569] ), scritta dall'arciprete della cattedrale, la "Cattedrale Spasskiy del monastero, precedentemente conosciuta come Monastero Spaso-Andronikov, è il tempio più antico che sopravvive a Mosca ... Ai tempi del terzo Padre Superiore del monastero, il Reverendo Alessandro ... qui è stata costruita una cattedrale di pietra bianca, di "grande bellezza", con "opere d'arte da viva meraviglia". . . realizzata da Andrei Roublev e Daniel Chorniy "in memoria dei loro padri". . . la costruzione e la decorazione sono state realizzate nel 1390-1427 . . . nel XVIII secolo sono stati distrutti gli affreschi dei divini maestri, senza che si salvasse nient'altro che l'ornamento floreale nelle nicchie dell'altare" ([569], pagine 1 e 2).

Ci è stato detto così che l'opera d'arte della cattedrale Spasskiy è sopravvissuta all' "orribile giogo dell'Orda e dei Mongoli", così come ai tumulti del XVI secolo con l'oprichnina, ecc., aveva anche resistito ai Grandi Disordini del XVII secolo. Eppure nel XVIII secolo, quando i Romanov finalmente presero le redini del potere nelle loro mani, diedero l'ordine di distruggere tutti gli affreschi del monastero. Perché mai avrebbero dovuto farlo? La portata della "rettifica" Romanoviana della storia Russa nella cattedrale Spasskiyè chiaramente visibile a qualsiasi visitatore - il vasto spazio delle mura e della cupola è completamente vuoto. L'ordine dato dai Romanov è stato eseguito meticolosamente: non c'è intonaco su nessuna parete, solo mattoni nudi. Tutto questo deve aver richiesto un'enorme mole di lavoro - per trovare gli operai, costruire l'impalcatura e pagare tutto il lavoro. I vandali non hanno ritenuto nemmeno necessario dipingere i muri; al giorno d'oggi non vediamo altro che mattoni e malta - il passato è stato sradicato nel modo più crudele possibile. Dopo tutto, i Romanov avrebbero potuto giustificare in qualche modo il loro ordine di distruggere i vecchi affreschi della cattedrale Spasskiy, sostenendo, per esempio, che fossero datati o sostenendo fossero in cattive condizioni. Non hanno fatto nulla del genere - gli unici affreschi "Mongoli" sono stati distrutti barbaramente, con evidente disprezzo per l’antica storia della Russia.

Di fatto, abbiamo appreso della distruzione Romanoviana degli affreschi nella Cattedrale Spasskiy del XVIII secolo dai materiali pubblicati dal prevosto della cattedrale Vyacheslav Savinykh nel 1999 ([569]). Gli storici moderni rimangono con la bocca cucita quando sono costretti a parlare dell'oltraggio Romanoviano - V. G. La Bryussova, per esempio, autore di un'opera voluminosa intitolata “Andrei Roublev”, che contiene una rappresentazione dettagliata della storia del Monastero Andronikov, non va al di là delle due seguenti caute frasi: "E 'possibile che una descrizione dell'opera d'arte prima della distruzione si trovi negli archivi - e che meriti la nostra attenzione" ([100], pagina 53). Inoltre: "Gli unici frammenti di affreschi ancora in vita si trovano sulle pendenze per l’apertura delle finestre dell'altare" ([100], pagina 53).

I due frammenti della vecchia opera d’arte nelle nicchie delle finestre sono gli unici resti del vecchio splendore della cattedrale. E' degno di nota che siano di natura ornamentale - né santi, né angeli, né altre immagini che ci siano familiari oggi. I frammenti ornamentali rimanenti sono piuttosto insoliti. Non è nemmeno "floreale", come ci dice la guida ( [569] , pagina 2). Vediamo tracciati circolari e varie figure geometriche. Sulla finestra sinistra si vede una croce formata da un cerchio e quattro mezzalune Ottomane. Secondo Bryussova, "Uno degli elementi ci ricorda l'ornamento della famosa Cattedrale Ouspenskiy a Vladimir... un motivo analogo è presente anche nella Chiesa dell'Assunzione sul Campo di Volotovo. . . Le pubblicazioni che si occupano di capolavori di opere d’arte decorativa purtroppo non dedicano sufficiente attenzione alla riproduzione di ornamenti e altri motivi decorativi" ([100], pag. 53). L'argomento è quindi poco interessante per gli storici contemporanei.

Come si vede, il simbolismo nella decorazione ecclesiastica usato nell'arte pre-Romanoviana era radicalmente diverso dallo stile delle cattedrali Romanoviane presenti sin dal XVII secolo. È possibile che si possa avere un'idea di com'era il vecchio stile dell’Orda Russa studiando la decorazione artistica delle moschee Musulmane - ornamenti di natura floreale e geometrica, senza esseri umani. Ricordiamo al lettore che anche l’antica decorazione artistica scoperta di recente nella cattedrale di San Basilio a Mosca è ornamentale (per maggiori dettagli, consultare Chron6).

Cominciamo a renderci conto che, una volta che i Romanov sono riusciti a rafforzare la loro posizione, hanno proceduto ad imporre cambiamenti radicali nei simboli usati dallo Stato e dalla Chiesa, come pure nei rituali ecclesiastici. L'obiettivo era la completa cancellazione della Grande "Mongolia" Russia dalla memoria storica - le "inaccettabili" mezzalune Ottomane, le stelle, ecc. Si deve pensare che le antiche opere della Cattedrale Spasskiy nel Monastero Andronikov avessero qualche qualità che provocava un particolare odio da parte dei Romanov, e che questo li avesse portati a decidere la barbara distruzione dell'intera opera artistica del monastero. Devono aver sofferto un destino così orribile per il loro legame diretto con la storia della Battaglia di Kulikovo a Mosca - è possibile che i muri della cattedrale fossero decorati da icone e murali che raffiguravano in modo veritiero la battaglia. Questo è, dopo tutto, prevedibile perché, come abbiamo già detto, ci sono leggende che raccontano di Dmitriy Donskoi proprio in questo punto dopo la Battaglia di Kulikovo.

Un processo analogo si è svolto nell'Europa occidentale del XVII-XVIII secolo, quando anche lì si stava alterando la storia antica. Ricordiamo che la stella Ottomana e la Mezzaluna sono state tolte dalla guglia dell'enorme cattedrale Gotica di San Stefano a Vienna, QV in Chron6, capitolo 5, 1 1. I Romanov stavano scalzando le opere d'arte dalle mura delle cattedrali del Cremlino nello stesso periodo. Per maggiori informazioni, consultate Chron4, Capitolo 14:5.

Torniamo al Monastero SpasoAndronikov. Questo è quanto ci racconta l’Arciprete Vyacheslav (Savinykh), responsabile della cattedrale, nel suo lavoro: "Il virtuoso Principe Dmitriy Donskoi aveva pregato nella Cattedrale Spasskiy poco prima della Battaglia di Kulikovo [si presume che una chiesa di legno fosse stata costruita qui nel 1360 e ricostruita in pietra dopo la Battaglia di Kulikovo - Aut.]. . . Ed è qui che egli ha lodato il Signore per la vittoria. I corpi di molti eroi caduti in questa battaglia sono sepolti nel cimitero del monastero" ([569], pagina 1). Questo fatto è menzionato anche in [556]. "La più antica necropoli di Mosca, di grande importanza storica, era rimasta per molto tempo all'interno dei confini del monastero. Si sa che il Molto Reverendo Sergiy di Radonezh aveva visitato il monastero la notte prima della battaglia... e aveva benedetto l'esercito per la vittoria. Gli eroi della grande battaglia, caduti per la madrepatria, sono stati sepolti con grande solennità nel Monastero Spaso-Andronikov; da quel giorno questo cimitero è stato l'ultimo luogo di riposo dei soldati caduti per difendere il loro paese" ([556]).

E così si scopre che molti dei soldati caduti nella Battaglia di Kulikovo furono sepolti nel cimitero del famoso Monastero Andronikov. La nostra ricostruzione offre una spiegazione perfetta di questo fatto, suggerendo che la Battaglia di Kulikovo si sia svolta nel territorio di Mosca.

Oggi la vecchia necropoli del Monastero Andronikov è di fatto distrutta. Come ci è stato detto al museo del monastero, l'enorme necropoli è stata rasa al suolo nel 1924, senza lasciare nulla. La maggior parte del suo territorio si trova al di fuori del monastero, poiché uno dei muri del convento è stato spostato nel XX secolo. Questo ha dimezzato il territorio del monastero, e la necropoli è finita fuori dai suoi confini. Le moderne fotografie relative al sito in cui la necropoli stava in precedenza si possono vedere nelle Figg. 6.57 e 6.58. Al giorno d'oggi vi si trova una piazza squadrata, con il tram che passa di lato. Il muro del monastero che si vede nelle figg. 6.57 e 6.58 fu costruito nel XX secolo per sostituire il vecchio muro che una volta circondava l'intera necropoli. Recentemente sono state installate molte croci di legno per segnare il vecchio terreno di sepoltura (vedi figg. 6.59 e 6.60). Come ci è stato detto nella Cattedrale Spasskiy, queste croci sono state messe lì con l'esplicito scopo di commemorare gli eroi morti nella Battaglia di Kulikovo e sepolti qui nel XIV secolo. Qui si sta costruendo una cappella.

È particolarmente degno di nota che il voluminoso lavoro di V. G. Bryussova ([100]) rimanga completamente in silenzio sul fatto che molti degli eroi di Kulikovo sono stati sepolti nella necropoli del monastero Andronikov. Non c'è una parola a riguardo nel moderno libro dell'archeologo L. A. Belyaev intitolato Gli Antichi Monasteri di Mosca (ultimo XIII - inizio XV secolo) e Dati Archeologici ( [62] ). L. A. Belyaev offre una raccolta completa di dati relativi ai monasteri, ma non dice una sola parola sulle antiche tombe dei molti eroi della Battaglia di Kulikovo. Egli rimane inoltre del tutto silente sulla distruzione degli affreschi nel XVIII secolo. Perché fa così? Riluttanza a farsi coinvolgere in questioni controverse, o solo ignoranza?


Figura 6.57. La visione generale della vecchia necropoli del Monastero Spaso-Andronikov, che non si trova più nei locali del monastero. Sullo sfondo vediamo il muro del monastero, ricostruito nel XX secolo. I guerrieri sepolti sul campo di Kulikovo sono stati sepolti in questo cimitero. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.58. La piazza sul sito della vecchia necropoli del monastero. Foto scattata nel 2000.

Riteniamo che sia una vergogna - come può essere vero? I molti eroi caduti nella Battaglia di Kulikovo, una delle più importanti battaglie della storia Russa, sono sepolti nel famoso monastero di Andronikov, che si trova nel centro di Mosca - eppure gli storici e gli archeologi moderni non fanno il minimo riferimento a questo fatto fingendo che non sia di alcun interesse o fingendo ignoranza. Ribadiamo: crediamo che sia una vergogna totale e assoluta. Il Prevosto della Cattedrale Spasskiy è l'unica persona a menzionare l'antico cimitero vicino alla chiesa ([569], pagina 1) - eppure gli esperti storici rimangono sordi. Come mai i numerosi eroi della Battaglia di Kulikovo sepolti nei Monasteri Andronikov e Simonov non meritavano nemmeno di essere menzionati nei libri di storia? Come mai non c'è un monumento qui, né fiori, né visitatori?

Figura 6.59. Grande croce di legno, installata in memoria dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo e sepolta nel vecchio cimitero del Monastero Spaso-Andronikov. Queste informazioni ci sono state fornite dagli operai del museo dei monasteri. Foto scattata nel 2000.

Fig. 6.60. Un'altra croce installata vicino alla precedente, ancora in memoria dei guerrieri morti nella Battaglia di Kulikovo. Foto scattata nel 2000.

Nel marzo del 1999 abbiamo visto due vecchie lapidi nel museo del monastero Andronikov, presumibilmente risalenti al secolo XVI (vedi figg. 6.61, 6.62 e 6.63). Questo è quello che ci dicono le annotazioni del museo, almeno. Vediamo una croce a forma di T su entrambe, che sembra esattamente la stessa croce sulle lapidi del vecchio Monastero Simonov. Una delle lapidi del Monastero Andronikov porta ancora i segni di una vecchia iscrizione, che è stata ovviamente scalpellata via e sostituita da una nuova, qv nelle figg. 6.61 e 6.63. Le lettere sembrano molto pulite e precise, e si distinguono visibilmente dal vecchio motivo consumato sulla pietra tombale.

Figura 6.61. Una pietra tombale del XVI secolo dalla necropoli del Monastero Spaso-Andronikov. Al momento è conservata nel museo del Monastero Spaso-Andronikov a Mosca. Vediamo un’antica croce a tre punte - è così che le pietre tombali Russe si presentavano prima del XVII secolo. La scritta è stata restaurata - potrebbe essere una copia dell'incisione iniziale cancellata, ma non è chiaro. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.62. Un'altra lapide del XVI secolo dalla necropoli del Monastero Spaso-Andronikov esposta nel suo museo. Vediamo anche l'antica croce forcata; una volta c'era una lettera nella parte superiore, ma è stata scalpellata via - i frammenti rimanenti non ci permettono di ricostruire una sola parola. Foto scattata nel 2000.

Figura 6.63. Parte superiore della lapide del XVI secolo con scritte del museo del Monastero Spaso-Andronikov. Foto scattata nel 2000.

Un’altra antica iscrizione è stata scalpellata via dalla seconda lapide, in modo molto rozzo e evidente, nella fig. 6.62 e 6.63. Gli autori non si sono preoccupati nemmeno di coprire le loro tracce, e la loro intenzione di cancellare l'iscrizione dalla pietra e dalla memoria umana è apertamente visibile. Se avessero voluto usare la pietra per un'altra tomba, il vecchio testo sarebbe stato rimosso con maggiore cautela. Non è così - vediamo nella pietra enormi ammaccature e irregolarità (fig. 6.62).

Riassumendo i dati sopra riportati, otteniamo un'immagine molto chiara di quanto segue: risulta che a Mosca esistono antichi cimiteri, molto probabilmente l'ultimo luogo di riposo dei guerrieri uccisi nella Battaglia di Kulikovo, e cioè:

1) Il gigantesco cimitero del vecchio Monastero Simonov, qv. sopra

2) L'enorme necropoli del Monastero Andronikov, qv. sopra

3) La sepoltura di massa al Cremlino, qv. sopra

4) l'ipotetico cimitero vicino alla Chiesa di Tutti i Santi a Kulishki.

5) Le sepolture di massa sul luogo in cui è avvenuta la Battaglia di Kulikovo, nella moderna Accademia di Pietro il Grande (ex Dzerzhinsky), menzionata nella lettera di I.I. Kourennoi, qv in Chron4, capitolo 6: 1.2.

Ribadiamo che nella regione di Tula non sono stati trovati cimiteri di questo tipo nei luoghi dove, secondo gli storici moderni si sarebbe svolta la Battaglia di Kulikovo, nonostante siano stati ricercati con grande diligenza.

11.4. Il moderno memoriale di Dmitriy Donskoi ai piedi della Collina Rossa (Krasniy) o Collina Taganskiy a Mosca


Oggi l’antico campo di Kulikovo contiene la Via Solyanka, l’Accesso Yaouzskiye, la Biblioteca per la Letteratura Straniera e l'altissimo sopra-passaggio sul Terrapieno Kropotkinskaya a Mosca. Come abbiamo già detto, Mamai era accampato sulla Collina Rossa (Krasniy Kholm), dove si trova oggi la stazione sotterranea Taganskaya (da cui il nome di Terrapieno Krasnokholmskaya).

Pertanto, le truppe di Dmitriy Donskoi devono aver attraversato il Fiume Yaouza e essersi dirette verso la Collina Rossa, in alto tra la Biblioteca e il terrapieno.

È curioso che un memoriale sia stato eretto proprio in questo luogo nel 1992, il 25 settembre, il giorno della Battaglia di Kulikovo. Il monumento ha la forma di una croce che sta su una fondazione di granito. Il nome dello scultore è Klykov; sul granito è riportata una scritta che recita: "Ci sarà un monumento a San Dmitriy Donskoi, il Virtuoso Principe e Difensore della Russia. 25 settembre 1992" (cfr. fig. 6.51).

Ci deve essere una tradizione che collega questo posto alla Battaglia di Kulikovo e al nome di Dmitriy Donskoi, che rimane vivo nonostante tutto - ricordiamo al lettore che la Battaglia di Kulikovo si è svolta il 25 settembre 1380. È molto significativo che la croce in questione si trovi di fronte all'attuale campo di Kulikovo, un po' di lato, lungo il Yaouza!

12 . LA BATTAGLIA DI KULIKOVO IN UN'ICONA DEL XVII SECOLO

Studiamo una rara raffigurazione della Battaglia di Kulikovo su una vecchia icona di Yaroslavl, risalente alla metà del XVII secolo e scoperta nel 1959 (pagine 136-137; e anche [142], pagina 130). L'icona raffigura la vita e gli atti di Sergiy di Radonezh ([142], pagina 130). La riproduciamo nella fig. 6.64. L'icona è considerata "un capolavoro della scuola di Yaroslavl e dell'arte Russa del XVII secolo in generale" ( [ 142], pag. 132). Proprio al centro dell'icona vediamo Sergiy di Radonezh. L'icona è "completata da una scena di battaglia che mostra la sconfitta delle truppe di Mamai, disegnata su una lunga striscia relativamente stretta (30 centimetri). L' anonimo artista ha creato un quadro unico della famosa Battaglia di Kulikovo, con una quantità incredibile di dettagli, personaggi e note esplicative" ([142], pagina 133).

Nella fig. 6.65 si vede la parte sinistra del pannello, mentre la parte destra è riprodotta nella fig. 6.66. Chiariamo inoltre il significato esatto del termine "scoperta" applicato alle icone. Di solito le icone erano ricoperte da uno strato di olio per l’essiccazione, che alla fine, scurendosi, diventava quasi completamente nero nel corso di circa 100 anni. Venivano quindi disegnate nuove immagini sopra le icone annerite; spesso marginalmente diverse dall'originale, e a volte completamente diverse. Questo processo poteva anche svolgersi più volte. La scienza chimica del XX secolo consente di eliminare strati più recenti e di ripristinare quelli più vecchi; ciò significa che l'icona di Yaroslavl nel suo stato moderno, "scoperto", non era visibile nel XVIII-XIX secolo. Lo strato superiore non deve avere nulla in comune con la scena in questione, scoperta nel 1959 ([96], pagine 136-137). Questo raro quadro è riuscito così a sfuggire all'attenzione degli storici. Utilizziamo l’ingrandimento di un frammento dell'icona da [996] (pagine 136-137). Ci si potrebbe chiedere che fine abbia fatto oggi quest’icona.

Figura 6.64. Icona agiografica di San Sergiy di Radonezh, da [142], pagina 130.

Figura 6.65. L’antica icona chiamata "La storia della battaglia contro Mamai" che raffigura la Battaglia di Kulikovo (parte sinistra dell'icona). Molti dei dettagli che vediamo in questa icona confermano la nostra ipotesi secondo cui la Battaglia di Kulikovo si è svolta davvero a Kulishki, a Mosca, e che entrambi gli eserciti erano Russi, le ostili "forze Tartare" sono pura immaginazione. L'icona è datata a metà del XVII secolo. L'opera d'arte è stata progressivamente oscurata dallo strato scuro di olio di essiccazione; è stata scoperta solo nel 1959. Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.66. "La storia della battaglia contro Mamai". Parte destra dell'icona. Tratto da [996], pagine 136-137.

osa si vede sull'icona? Molte cose interessanti - in primo luogo, i volti e le armi dei Tartari non differiscono dai volti e dalle armi dei soldati Russi - entrambi gli eserciti sembrano identici. L'esercito Russo di Dmitriy Donskoi è sulla sinistra, e l'esercito "Tartaro" di Mamai è sulla destra. Il dettaglio più significativo è il fatto che i soldati di Mamai stanno attraversando un fiume per raggiungere il campo di Kulikovo, scendendo lungo la pendenza ripida di una collina alta mentre si avvicinano al fiume. Lo si vede chiaramente nella fig. 6.66 - tutto è in perfetta concomitanza con la nostra ricostruzione. In effetti, le truppe di Mamai, che si trovavano sull’alta Collina Rossa (Taganskiy Hill) avrebbero dovuto scendere e attraversare il famoso fiume Yaouza a Mosca; e infatti vediamo che l’esercito di Mamai attraversa il fiume.

Il fatto che le truppe "Tartare" di Mamai siano state effettivamente costrette a guadare il fiume, proprio come vediamo sull'icona, si riflette nel seguente passaggio del Racconto della Battaglia con Mamai: "Simon Melik disse al Gran Principe che lo Zar Mamai aveva già guadato il fiume ed era arrivato al Guado dell’Oca, a una notte dall’esercito di Dmitriy e puntava a raggiungere il Nepryadva al mattino" ([635], pagg. 164-165). Secondo la nostra ricostruzione, il Nepryadva si identifica con il noto fiume Neglinnaya a Mosca, proprio dietro l'esercito di Dmitriy situato nel campo di Kulikovo. Mamai avrebbe dovuto attraversare lo Yaouza per raggiungere il campo, qv nelle figg. 6.4 e 6.5. Si può notare che il nome Guado dell’Oca (Gussin Brod) potrebbe essere derivato dal nome del fiume Yaouza (Yaouzin Brod); il cronista potrebbe non aver compreso il nome e averlo trasformato nella parola "oca". In alternativa, questa trasformazione può essere stata deliberata, servendo a coprire le tracce Moscovite della storia della Battaglia di Kulikovo. Un'altra possibilità è che il nome Yaouz (Guz) si riferisca ai Cosacchi.

Bisogna notare che gli storici non indicano il Guado dell’Oca nel quadro della versione Romanoviana, che localizza gli eventi in questione nell'area del Don. Dicono che " il Guado dell’Oca non è stato ancora localizzato" ([631], pag. 215).

Torniamo alla vecchia icona; è pieno di sorprese. Un altro fatto sorprendente è che entrambi gli eserciti hanno le stesse insegne che sventolano sopra di loro – sia i Russi che i Tartari. E' assolutamente sorprendente dal punto di vista Scaligeriano — siamo stati nutriti da sempre con la versione dell'esercito Russo Ortodosso di Dmitriy che combatte gli invasori stranieri che aderiscono ad una fede diversa. Il che implicherebbe, almeno, simboli diversi sulle insegne.

Cosa vediamo invece sull'icona? È perfettamente visibile dalle figg. 6.67-6.70 che sia i Russi che i "Tartari" hanno sopra di loro le stesse insegne con il Sudario di Cristo – le antiche insegne dell'esercito Russo in tempo di guerra, in altre parole (cfr. fig. 6.71). Il fatto che le truppe "Tartare" di Mamai abbiano un’insegna Russa sopra le loro teste può solo significare che la Battaglia di Kulikovo è stata combattuta nel corso di una sanguinosa guerra civile tra gli eserciti di Dmitriy Donskoi e Ivan Velyaminov il Tisyatskiy.

Figura 6.68. Un’insegna dei "Tartari" con l'immagine del "Sudario" Russo - Ortodosso, portata in battaglia dai soldati di Mamai. Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.69. Le truppe Russe di Dmitriy Donskoi di fronte alle truppe "Tartare" di Mamai in battaglia sotto lo stesso striscione con l'immagine Ortodossa del "Sudarium". Frammento dell'icona di cui sopra. Tratto da [996], pagine 136-137.

Figura 6.70. Un ingrandimento dell’insegna portata dalle truppe di Dmitriy Donskoi con il "Sudarium". Frammento dell'icona di cui sopra. [996], pagine 136-137.

Figura 6.71. Vecchia icona Russa a doppia faccia intitolata "Il Sudario". Sul versante opposto si vede l’ "Adorazione della Croce". Attualmente conservata nella Tretyakovskaya Gallery, Mosca. Questa particolare immagine di Cristo era generalmente associata con i militari. Le truppe Russe portavano in battaglia insegne con copie di questa icona. Immagine tratta da [277], pagina 188.

Nella fig. 6.72 si vede la fotografia di un’insegna militare Russa risalente al XVI secolo. L’insegna è conservata nell’Ermitage di San Pietroburgo ([637], inserto a colori) e reca l’immagine del Sudario. Tuttavia, non viene suggerita l'idea che l’insegna in questione sia effettivamente un originale del XVI secolo; ci viene detto che è una copia del XIX secolo. Non si può fare a meno di chiedersi dove sia l'originale, che deve essere più o meno del XIX secolo. Perché oggi ci viene mostrata una copia? L'originale è sopravvissuto? E 'molto probabile che non si possa accedere all'originale a causa del "simbolismo sbagliato" che vi è presente - per esempio, ci dovrebbero essere mezzelune Ottomane con stelle accanto alla testa di Cristo. Le stelle sono rimaste, e le mezzalune sono state rimosse. Potrebbero esserci anche scritte in Arabo, naturalmente rimosse. In ogni caso, l'originale rimane nascosto, e siamo certi che sia stato nascosto per una buona ragione.

Dobbiamo sottolineare come il disegno sull'icona sia assolutamente esplicito – le insegne Sudarium dell'esercito di Dmitriy Donskoi si stanno muovendo verso le stesse insegne dell'esercito di Mamai, qv nella fig. 6.69.

Infine, non si può fare a meno di notare che l’esercito di Dmitriy ha un’intera batteria di cannoni, che vediamo bombardare l’esercito di Mamai a bruciapelo (fig. 6.73). Ogni cannone sembra una mano allungata che regge una corona circondata da una nuvola di fumo. Come abbiamo dimostrato in "Il battesimo della Russia", il famoso Labarum di Costantino è la rappresentazione simbolica di un cannone. Formalmente, non c'è nulla di sorprendente nella batteria dei cannoni, dato che, secondo la storia Scaligeriana, i cannoni sono stati introdotti intorno alla metà del XIV secolo ([1447], pagina 47), all'epoca dell'invenzione della polvere da sparo in Europa ([1447], pag. 357). Tuttavia, gli storici si affrettano ad assicurarci che quelle invenzioni erano state fatte nell'Occidente illuminato, mentre i Russi continuavano ad usare archi, frecce, mazze, asce e così via. Si presume che la forgiatura di cannoni sia stata introdotta molto più tardi, e che la tecnologia sia stata importata dall’Occidente progredito. Il Dizionario Enciclopedico, ad esempio, cerca di convincerci che i primi cannoni Russi siano stati forgiati a Mosca nel XV secolo ([797], pagina 1080). Tuttavia, come oggi si può vedere, la storia reale è completamente diversa - i cannoni venivano forgiati in Russia subito dopo la loro invenzione nel XIV secolo; a quanto pare c’erano sufficienti cannoni nel 1380 per affrontare il nemico con un'intera batteria di artiglieria.

La casa editrice "Veche" ha pubblicato un libro intitolato I Misteri dell'Antica Russia alla fine del 2000 ( [ 113 ] ) ; I suoi Autori sono gli archeologi professionisti A. A. Bychkov, A. Sì. Nizovskiy e P. Y. Chernosvitov. Un terzo del libro (circa 160 pagine) riguarda la Battaglia di Kulikovo, ovvero il capitolo 5 "I misteri della Battaglia di Kulikovo" ([113], pagine 339-498). Gli Autori approfondiscono le caratteristiche archeologiche del luogo nella regione di Tula, chiamato il "Campo di Kulikovo" dagli storici moderni. Abbiamo appreso che non vi sono state scoperte archeologiche di alcun tipo che potessero provare che la Battaglia di Kulikovo, o qualsiasi altra battaglia medievale su larga scala si sia verificata qui. Risulta che le famose scoperte fatte da S. D. Nechayev, proprietario del terreno nel XIX secolo, non abbiano nulla a che fare con la Battaglia di Kulikovo ([113], pagine 370-371). Anche le relazioni di spedizioni archeologiche di epoche successiva (il XX secolo) dimostrano una totale mancanza di tracce che possano portare alla conclusione che da queste parti si sia effettivamente verificata una battaglia medievale ([113], pagine 390391). L’analisi paleogeografica del campo ha dimostrato che "la riva sinistra della Nepryadva era completamente coperta da boschi" ( [ 113], pag. 406). Ciò contraddice i dati delle cronache che parlano di un campo di grandi dimensioni e senza alberi.

Gli Autori sono giunti alla conclusione che la Battaglia di Kulikovo deve aver avuto luogo altrove. Inoltre, in [113] si incontra un breve resoconto della nostra ricostruzione la quale suggerisce che la Battaglia di Kulikovo si sia svolta a Kulishki a Mosca. Gli Autori sostengono che la nostra ricostruzione non è convincente, e subito dopo suggeriscono invece la "propria ricostruzione", secondo la quale il campo di Kulikovo è situato nel territorio della moderna Mosca, ma più a sud, a Shabolovka. Questa versione si chiama la versione di A. A. Bychkov, da uno degli autori del libro. Non possiamo fare a meno di fare il seguente commento sull'atteggiamento generale degli storici nei confronti del nostro lavoro. Siamo sottoposti a critiche accese o, come nel caso di Bychkov, le nostre teorie sono vergognosamente plagiate. Molto spesso fanno con abilità entrambe le cose.

Figura 6.72. Insegna di battaglia Russa del XVI secolo con l'immagine di Cristo (il Sudario). Mantenuto nell'Hermitage di Stato di San Pietroburgo. Vediamo insegne simili sull'icona chiamata "Storia della Battaglia con Mamai" – sia sulle truppe Russe che su quelle Tartare. Tuttavia, questa insegna del XVI secolo non è l’originale, ma piuttosto una replica del XIX secolo - molto probabilmente una copia "corretta". L'originale è rimasto timidamente nei depositi (se è ancora intatto). Tratto da [637].

Figura 6.73. Una batteria di cannoni nell'esercito di Dmitriy Donskoi che sparano al nemico. Frammento dell'icona "Storia della battaglia con Mamai". Tratto da [996], pagine 136-137.

Così, la famosa Battaglia di Kulikovo si è svolta con molta probabilità a Kulishki a Mosca. Anche se Mosca fosse esistita in quel periodo (fine XIV secolo), sarebbe stata comunque un insediamento relativamente piccolo e non una capitale. La memoria della famosa battaglia combattuta in questo campo deve essere sopravvissuta per molto tempo - la toponimia di Mosca è piena di nomi che hanno a che fare con la Battaglia di Kulikovo. Tuttavia, quando gli storici Romanoviani hanno iniziato a riscrivere la storia Russa, si sono trovati di fronte al compito di cancellare le tracce della battaglia, cambiare la geografia degli eventi e "trasferire" la battaglia in un luogo completamente diverso. La questione è che la fondazione di Mosca è stata retrodatata al XII secolo, qualche centinaio di anni prima della sua creazione reale, e di conseguenza la Battaglia di Kulikovo doveva essere trasferita. Questo è facile da capire - se Mosca fosse stata la capitale da molto tempo, la città doveva sarebbe stata piena di costruzioni, rendendo così impossibile una battaglia su un grande campo nel centro della città.

Così, dopo la distorsione della cronologia Moscovita, gli storici dovevano risolvere il problema di spostare la famosa battaglia altrove. La nuova località è stata scelta nelle vicinanze di Tula, a quel tempo vuota di edifici e di insediamenti. A ciò hanno fatto seguito dichiarazioni alla stampa che la famosa Battaglia di Kulikovo tra Dmitriy Donskoi e Mamai si era svolta nella regione di Tula. Tuttavia, bisognava ancora fare un po' di lavoro per rendere possibile tutto ciò, ovvero localizzare un fiume Nepryadva nella regione di Tula e creare qui in generale una geografia "Kulikovo" fantasma. Le vecchie denominazioni erano naturalmente diverse e gli storici e i geografi Romanoviani devono aver copiato i nomi rilevanti per la Battaglia di Kulikovo dalle cronache storiche.

Questa "delocalizzazione geografica" è stata analizzata dalla I. R. Moussina che ha fatto un confronto dettagliato dei nomi incontrati sulle rispettive mappe di Mosca e della regione di Tula. Citeremo alcune delle osservazioni da lei formulate.

Ad esempio, il Tratto Krutitsydi Mosca e il Giardino Krutitskiy (uno dei più antichi edifici architettonici di Mosca - cfr. [735:2], pag. 547) devono essersi riflessi nella geografia della regione di Tula come Kurtsy, il nome di un fiume locale.

Il Kulishki, o il campo di Kulikovo a Mosca, si è trasformato in Tula coi nomi di Kaleshevo e Kulikovka.

C'è un monastero Danilovskiy a Mosca. C'è anche il "villaggio Danilishchev.. come indicato nel testamento di Ivan Kalita" ([800:1], pag. 178). A parte questo, c’è una Piazza Danilovskaya, l’ Argine Danilovskaya e il villaggio Danilovskaya a Mosca. Tula ha ricevuto l'alias di Danilovka sulle mappe.

Poi abbiamo il nome piuttosto noto di Saburovo, un villaggio nei pressi dell'Autostrada Kashirskiy. Fyodor Sabur (o Saburov) prese parte alla Battaglia di Kulikovo, e ai suoi discendenti "furono concessi due feudi nel secolo XVI, uno vicino al villaggio Kolomenskoye e l'altro - a nord di Mosca. Si veda l'articolo dal titolo "Storia del villaggio di Saburovo" all'indirizzo: moskvoved.narod.ru/saburovo.htm Il duplicato a Tula è il villaggio di Saburov e così via. Il lavoro di R. Moussina è estremamente interessante e sarà pubblicato separatamente.

Ecco come alcuni dei nomi "legati a Kulikovo" sono andati da Mosca a Tula. Alla fine la gente si è abituata e ha cominciato a pensarli come nomi locali, mentre gli originali Moscoviti venivano dimenticati.

Sottolineiamo un'altra cosa - si potrebbe avere l'impressione che la nostra ricostruzione, che suggerisce che la Battaglia di Kulikovo è stata combattuta sul sito che oggi fa parte del centro di Mosca, non abbia alcun rapporto diretto con i problemi cronologici, dato che la data della battaglia resta la stessa - l'anno 1380. Perché allora gli esperti storici non hanno trovato tracce del Campo di Kulikovo a Mosca? La ragione è semplice - come abbiamo già detto, sono convinti che Mosca esistesse già come città nel 1380, il che significa che non si sarebbe potuta combattere nessuna battaglia qui. Questa è la dimostrazione di come la cronologia influenzi profondamente la nostra percezione, tra le altre cose, dei fatti geografici.

13 . UNA BREVE STORIA DEL CONIO A MOSCA

Risulta che il conio Russo sia stato "resuscitato" nel regno di Dmitriy Donskoi ([363], volume 5, 450). In termini più precisi, le prime monete coniate a Mosca sono tradizionalmente del 1360, mentre la circolazione più ampia delle monete di Mosca sarebbe iniziata nel 1389, subito dopo la Battaglia di Kulikovo ([806] e [347]).

Questa è un'ulteriore indicazione del fatto che il Principato di Mosca è stato realmente fondato dopo il Battaglia di Kulikovo e non all'inizio del XIV secolo, come cercano di convincerci gli storici Milleriani e Romanoviani.

Infatti, i ricercatori della storia numismatica Russa (cfr. [806] e [347]) iniziano le loro liste di monete in circolazione con le seguenti date e principi:

Il Grande Principato di Mosca, a partire da Dmitriy Donskoi.

Il Grande Principato di Mosca e il Principato indipendente di Galich - a partire dal 1389.

I presidi indipendenti intorno a Mosca - a partire da Dmitriy Donskoi.

Il Grande Principato di Suzdal e Novgorod - a partire dal 1365. Secondo la nostra ricostruzione, in realtà si tratta del Grande Principato di Suzdal e Yaroslavl, visto che Novgorod si identifica con quest'ultimo.

Il Grande Principato di Ryazan, a partire dal 1380.

Il Grande Principato di Tve - Comincia nel 1400.

Principali indipendenti intorno a Tve – Cominciano nel 1400 persone.

Il Principato di Yaroslavl - a partire dal 1400.

Principato di Rostov - a partire dalla fine del XIV secolo.

Novgorod e Pskov - a partire dal 1420.

Corollario. La vera storia dell’inizio del conio di monete Russe può essere tracciata al massimo alla fine del XIV secolo, non prima. Crediamo che questo sia l'inizio del conio delle monete in Russia, e non una "rinascita", come ci dicono gli storici.
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14. la storia del Monastero Donskoi a Mosca e i paralleli con la Battaglia di Kulikovo nel territorio della moderna Mosca

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

14. LA STORIA DEL MONASTERO DONSKOI A MOSCA E I PARALLELI CON LA BATTAGLIA DI KULIKOVO NEL TERRITORIO DELLA MODERNA MOSCA

T. N. Fomenko

T. N. Fomenko, Cand. Sci. (Fisica e matematica), l'Autore di diversi libri e articoli sulla topologia e la geometria algebrica, nonché la teoria degli algoritmi, Assistente Professore alla Suddivisione Matematica Generale del dipartimento di matematica e informatica numerica dell'MSU).

14.1. La battaglia contro il "Tartaro" Kazy-Girey nel secolo XVI, il Monastero Donskoi e l'icona di Nostra Signora del Don

Una breve storia e descrizione del Monastero Donskoi si trovano nel Forty Times Forty, dove viene descritto come il "Convento di prima classe Stavropegial all'esterno della Porta Kaluga" ([803], Volume 3, pagina 244) Vedere le figg. 6.74 e 6.75; nella fig. 6.76 si vede una fotografia moderna del muro settentrionale del monastero.

La versione consensuale ci racconta le seguenti notizie sulla fondazione del Monastero Donskoi (citando da [803], Volume 3, e [31]):

"Fondato nel 1591 per servire da fortificazione e per difendere la Porta Kaluga della città" ([310]).

"Fondato dallo Zar Fyodor Ioannovich nel 1591-1592" (il manoscritto Alexandrovskiy).

"Fondato nel 1593 per commemorare la miracolosa liberazione di Mosca dall'invasione di KazyGirey, un Khan Crimeano, nel 1591, sul luogo in cui era stato posizionato il treno reggimentale Russo, insieme alla chiesa mobile del Molto Reverendo Sergiy di Radonezh, dove era stata installata l'icona di Nostra Signora del Don, dopo che era stata trasportata intorno alle mura di Mosca e all'accampamento dell'esercito. Dopo la battaglia che si scatenò per tutta la giornata del 4 luglio, il Khan fuggì la mattina del 5, dopo aver assaggiato la resistenza dell'esercito Russo e lasciandosi alle spalle il treno con i rifornimenti. Il monastero era conosciuto come il monastero di Nostra Signora del Don "al Treno".

L'icona di Nostra Signora del Don, ospitata nel monastero, aveva accompagnato Dmitriy Donskoi durante la sua campagna contro Mamai; Gli Zar Russi l’hanno pregata nel XVII secolo perché gli venisse data la vittoria sui loro nemici. Una sacra processione era partita dal Cremlino verso il convento il 19 agosto" ([239] e [803], volume 3, pagina 244).

L'identità del fondatore della ex Chiesa rimane poco chiara, come pure il tempo della sua fondazione. Potrebbe essere stata fondata dallo stesso Sergiy di Radonezh per commemorare la vittoria di Dmitriy Donskoi nella battaglia del 1380, combattuta sul campo di Kulikovo, che sarebbe poi diventata parte di Mosca? Ricordate che, secondo la nostra ricostruzione, le truppe di Dmitriy Donskoi erano partite dal villaggio di Kolomenskoye a Mosca, dirette verso il Kotly.

Il momento in cui l'icona di Nostra Signora del Don è stata trasferita alla chiesa del Monastero Donskoi rimane sconosciuto, così come l'identità di chi ha dato il via a questo trasferimento. L'icona è legata a Dmitriy Donskoi, che porta alla naturale presunzione che possa essere stata tenuta nella vecchia chiesa della Madonna prima del XVII secolo. Altrimenti, perché gli Zar avrebbero dovuto iniziare a rivolgere le loro "Preghiere per la vittoria" a questa icona del XVII secolo? Forse è stata venerata anche in epoche precedenti, a partire dalla fine del XIV secolo con la vittoria nella Battaglia di Kulikovo.

Poi c’è da chiedersi della processione sacra dal Monastero Donskoi al Cremlino a Mosca - 19 agosto. Perche' il 19? Questa data non può essere legata a Kazy-Girey, sconfitto il 4 luglio, circa sei settimane prima. La scelta della data è probabilmente legata alla memoria di Dmitriy Donskoi e alla sua campagna contro Mamai. Ricordiamo che la Battaglia di Kulikovo si è svolta l'8 settembre 1380, mentre il suo duplicato, noto come "Battaglia di Mosca combattuta contro i Tartari", è datato al 26 agosto 1382 dagli storici moderni (cfr. il capitolo 6:5 di CRON4 sopra). Entrambe le date (26 agosto e 8 settembre) sono ovviamente molto più vicine al 19 agosto, data della processione, rispetto al 4 luglio. A proposito, il nome di Kazy-Girey potrebbe essere una versione leggermente distorta di "Kazak-Geroi", o "l'eroe cosacco".

Fig. 6.74 Un'antica incisione raffigurante la Cattedrale Donskoi a Mosca all'inizio del XVIII secolo. Una stampa di Peter Picard. Tratto da [31], pagina 7.

Figura 6.75. Una litografia del Monastero Moscovita Donskoi del 1873. Tratto da [31], pagina 47.

Figura 6.76. Il muro a nord del Monastero Donskoi così com'è oggi. Tratto da [31].

L'icona della Madonna del Don (vedi fig. 6.77) è associata ad altre stranezze nella storia di Milleriana e Scaligeriana: "L'icona originale di Nostra Signora del Don (dipinta da Teofilo il Greco nel 1392), conservata nella Cattedrale Blagoveshchenskiy del Cremlino prima della rivoluzione, fa attualmente parte della collezione della Tretyakovskaya Gallery. La copia venerata dell'icona è stata realizzata da Simon Oushakov nel 1668 e tenuta nella Cattedrale Minore del Monastero Donskoi (restaurata nel 1930 da Y. I. Bryagin), è stata anche tenuta nella Galleria Tretyakovskaya, è stata consegnata alla Galleria nel 1935 dal Museo delle Arti Anti-Religiose organizzato nei locali dell'ex Monastero Donskoi" ( [28] e [803], Volume 3, pagina 244).

Come può essere? Siamo stati convinti che l'icona sia stata realizzata (scritta?) nel 1392. D'altro canto, vi sono notizie di questa icona venerata dalle truppe di Dmitriy Donskoi nel 1380 e che "accompagnava l'esercito durante la campagna di Mamai" ([239], sopra qv). Ricordiamo ancora una volta al lettore che la Battaglia di Kulikovo si è svolta nel 1380. Anche se la discrepanza che ne risulta è relativamente piccola (solo 12 anni), essa è un chiaro segno di confusione inerente alla versione Romanoviana della Battaglia di Kulikovo.

"Una copia di Nostra Signora del Don è attualmente installata nella cattedrale minore del monastero" ([803], volume 3, pag. 244). Stranamente, né l'identità, né l'Autore della copia sono indicati da nessuna parte.

La chiesa che prende il nome dall'icona di Nostra Signora del Don è la chiesa più antica, la prima e più importante del Monastero Donskoi. Si tratta di "una vecchia cattedrale situata nel centro della parte meridionale della sede del convento" ([803], volume 3, pagine 251-252). Si sa poco sulla fondazione di questa cattedrale.

"La cattedrale è stata eretta nel 1591-1593. Fu il primo edificio in pietra del monastero. La cattedrale è stata spesso ricostruita" ([570] e [803], volume 3, pagina 244).

"L’altare principale porta il nome di Glorificazione di Nostra Signora; questa chiesa, però, è stata più tardi chiamata secondo l'icona di Nostra Signora del Don e non per l'altare; la festa del 19 agosto è anche conosciuta come la festa di Nostra Signora del Don" (Alessandrovskiy Manuscript).

Si presume che la vecchia cattedrale sia stata costruita da F. S. Kon. Secondo le prove del diacono I. Timofeyev, l’Autore degli "Annali", c’era un "ritratto" di Boris Godunov su una delle mura della cattedrale; e comunque sono state trovate tracce di questa immagine [cfr. [150] e il riferimento a questa [ 170] sotto - Aut.] . La cattedrale stessa è una tipica reliquia dell’epoca di Godunov" ([310] e [803], volume 3, pagina 244).

Questo è ciò che l'album con monogrfia intitolato The Donskoi Monastery ([31]) ci racconta della storia della fondazione del convento.

Figura 6.77. L'icona di Nostra Signora del Don. Tratto da [969], pagina 8.

"Nel 1591, alla fine di giugno, Kazy-Girey [evidentemente, Kazak-Geroi, o "l'eroico Cosacco" - Aut.], un Khan Crimeano, si diresse contro Mosca con le sue truppe... il 4 luglio 1591, Kazy-Girey, che si trovava in un campo nel villaggio di Kolomenskoye, dette ordine alla sua avanguardia di condurre una ricognizione offensiva. . . L'avanguardia cercò di aprirsi la strada verso la Porta Kaluga della fortificazione Zemlyanoi (oggi in Piazza Oktyabrskaya), per usare il Guado Crimeano e guadare il Moskva, raggiungendo il Cremlino da una delle rive del fiume. Venne accolto dal fuoco dell'artiglieria Russa. La battaglia infuriò per tutto il giorno, proprio accanto al Goulyai-Gorod [fortificazione mobile fatta di scudi di legno montati su carri - Aut], i Tartari della Crimea si ritirarono, preparandosi alla successiva offensiva. Il Khan divise il suo esercito in due parti per avvicinarsi a Mosca; una parte stava a Kolomenskoye e con l'altra si spostò sulla cima delle Colline Vorobyovy. Boris Godunov lo aveva previsto, e preparò un stratagemma.

In tarda serata, il 4 luglio 1591, tutta Mosca era illuminata da falò accesi sulle torri del Cremlino, del Byeliy Gorod e dei monasteri. Le milizie Moscovite facevano fuoco con i cannoni e battevano i loro tamburi: "Quella notte si sono diretti verso il luogo dove si trovava Kazy-Girey, e hanno iniziato a fare fuoco con i cannoni mentre si avvicinavano" ([720], pagina 444). Nello stesso periodo, un cavaliere disarmato vestito da uomo ricco apparve accanto al campo dei Tartari. Fu preso e portato al Khan, che lo interrogò sulle ragioni del frastuono che facevano i Moscoviti, minacciando di torturarlo. Il prigioniero rispose che un gran numero di rinforzi era arrivato quella notte da Novgorod e da altri principati Russi (CCRC, volume XIV, parte 1, pagina 43). "Il prigioniero venne torturato senza pietà... tuttavia egli è rimase fermo e continuò a ripetere la stessa versione senza alterare una sola parola" ([514], pagina 38). I Tartari, stanchi della battaglia serale e convinti dalla fermezza del prigioniero, gli credettero e fuggirono la notte stessa con tanta fretta che "hanno rotto molti alberi tra Mosca e la città di Serpukhov, calpestando molti dei loro cavalli e uomini" ([514], pagina 38). La mattina seguente non c'erano più Tartari vicino a Mosca.

L'esercito di Kazy-Girey è stato quindi intercettato mentre tentava di attraversare l'Oka e messo in rotta. La campagna di Kazy-Girey si è dimostrata l'ultima campagna Russa che ha raggiunto le mura di Mosca da parte dei Tartari Crimeani.

La sconfitta di Kazy-Girey è stata paragonata alla vittoria sul campo di Kulikovo, che ha portato, tra l’altro, alla offerta a Boris Godunov . . . come ricompensa una coppa d’oro, catturata dall’esercito Russo sul campo di Kulikovo e battezzata "Mamai" ([31], pagine 4-6; anche [803], volume 3, pagina 244).

Un antico disegno intitolato "La sconfitta dell’esercito di Kazy-Girey nei pressi di Mosca nel 1591" ([629], pagina 19), è sopravvissuto su una mappa di Mosca dal libro di Isaac Massa intitolato "Album Amicorum", presumibilmente datato al 1618. Riproduciamo questa mappa nelle figg. 6.78-6.82.

Molti fatti che riguardano Kazy-Girey rimangono poco chiari nella versione Romanoviana e Milleriana. Per esempio, la sconfitta di Kazy-Girey del XVI secolo è esplicitamente paragonata alla battaglia del XIV secolo di Kulikovo. Tuttavia, tale confronto non è affatto spiegato in alcun modo; non vi è alcun commento al riguardo. Questo si può capire facilmente, dato che la versione Milleriana e Romanoviana ha trasferito la Battaglia di Kulikovo da Mosca alla lontana regione di Tula. Kazy-Girey è stato sconfitto vicino a Mosca; le sue truppe hanno seguito lo stesso percorso dell'esercito di Dmitriy Donskoi prima della Battaglia di Kulikovo. Il parallelo è abbastanza ovvio, eppure rimane al di là della comprensione dei colti storici, accecati dall'erronea versione Romanoviana.

La domanda successiva è la seguente. Perché a Boris Godunov sarebbe stata offerta una coppa d'oro chiamata "Mamai"? Si tratta chiaramente di un oggetto importante e prezioso, ovviamente legato alla Battaglia di Kulikovo in qualche modo. Anche questo fatto rimane privo di commenti.

Infine, la versione Romanoviana e Milleriana non spiega la fretta della ritirata di Kazy-Girey - dopotutto ci viene detto che i Tartari non erano stati attaccati da nessuno. Però, si dice che i Tartari "hanno rotto molti alberi tra Mosca e la città di Serpukhov, con molti dei loro cavalli e uomini calpestati" ( [514], pag. 38). Se la sconfitta finale di Kazy-Girey si è verificata all'Oka (da qualche parte nell'area di Podolsk, a giudicare dal percorso di ritiro del suo esercito), perché la chiesa che commemora questa vittoria dell'esercito Russo sarebbe stata eretta a Mosca? Potrebbe essere che Kazy-Girey sia stato sconfitto sotto le mura di Mosca? In questo caso, il parallelo con la Battaglia di Kulikovo, combattuta anche a Mosca, secondo la nostra ricostruzione, diventerebbe tanto più ovvio. È probabile che i Moscoviti lo ricordassero ancora nei giorni di Boris Godunov, motivo per cui la sconfitta di Kazy-Girey è stata paragonata alla vittoria su Mamai.

Da un lato, Kazy-Girey viene considerato al giorno d'oggi un "brutale Tartaro" che aveva tentato di invadere Mosca. Ed è stato sconfitto, proprio come Mamai, un altro "brutale Tartaro". D'altro canto, l'esercito di Kazy Girey ha scelto la stessa strada dell'esercito di Dmitriy Donskoi, il famoso eroe Russo. Si deve ancora una volta dare voce alla presunzione che il nome Kazy-Girey sia un derivato di "Kazak-Geroi", che si traduce come "l'eroico Cosacco". Dobbiamo anche ricordare che le parole "Tartaro" e "Cosacco" erano sinonimi, qv. Sopra. La battaglia con Kazy-Girey potrebbe essere stata combattuta come parte della guerra civile nella Russia del XVI secolo, ovvero l’Orda?

Torniamo alla cattedrale del Monastero Donskoi. Apprendiamo che "non conosciamo nessun documento che possa aiutarci a datare con precisione la costruzione della cattedrale. I. Y. Zabelin ci presenta un calcolo abbastanza convincente basato sui dati delle cronache di [420], pagina 15, che suggerisce che la cattedrale Minore [l’Antica - Aut.] sia stata completata entro il 1593 ([285], pagina 113). Si può presumere che la costruzione sia iniziata nel 1591, poiché la chiesa Spasskaya del monastero di Simonov, costruita in memoria della vittoria su Kazy-Girey (e che non esiste più), è stata eretta alle porte del convento intorno al 1591-1593 ([170]).

Fig. 6.78. Un piano di Mosca dal libro di Isaac Massa intitolato "Album Amicorum". Manoscritto che si presume al 1618. Si suppone sia l’illustrazione alla “La storia di come le truppe di Kazy-Girey furo nel luglio del 1951... La pagina riprodotta descrive la disposizione in battaglia delle truppe.. la parte superiore rappresenta Mosca [629], pagina 19. Notiamo immediatamente un cartiglio vuoto che, probabilmente un tempo conteneva una scritta. Tratto da [629], pagina 19.
Inoltre, Ivan Timofeyev, un reale difensore di Mosca nella battaglia del 1591, sembradatare sia la fondazione del monastero che la costruzione della cattedrale allo stesso anno, a giudicare dallo stile del suo racconto ([170], pagine 198-208)" ([803], Volume 3, pagina 6) . Nella fig. 6.83 si vede una foto moderna dell'Antica (Minore) Cattedrale del Monastero Donskoi. Tra l'altro, vediamo una croce Cristiana gemellata con una mezzaluna che corona la sua guglia; questa è solo un'altra versione della stella e mezzaluna Ottomana, qv nella fig. 6.84. Secondo la nostra ricostruzione, il Cristianesimo era rimasto unito fino al secolo XVI. Nel XVII secolo è emerso il ramo che si sarebbe poi trasformato nell'Islam.

Figura 6.79. Un frammento del piano di Isaac Massa. "In fondo alla pagina vediamo. . . la parte di Mosca nel sud del fiume Moskva e nel campo di Vorobyovskoye, dove il 4 luglio 1591 è stata combattuta la prima battaglia decisiva contro le truppe di Kazy-Girey, Tratto dalla copertina del libro ([629]).

Fig. 6.80. Un frammento del piano di Isaac Massa. "La parte inferiore dell'incisione è più grande; raffigura la cittadella mobile, o gulyay-gorod, e intorno i guerrieri... La cittadella è formata da una fila di scudi di legno con aperture per cannoni" ([629], pag. 19). Tratto dalla copertina del libro ([629]).

Figura 6.81. Un frammento del piano di Isaac Massa. "Come è noto, il Monastero Donskoi è stato fondato proprio lo stesso anno sul sito di gulyay-gorod" (629, pagine 19-20). All'interno della cittadella mobile vediamo il comandante militare dell'esercito che ha difeso Mosca. forse, Boris Godunoy, visto che vediamo con una corona reale trilobata sulla testa del cavaliere. Tratto dalla copertina di [629].


Figura 6.82. Un frammento del piano di Isaac Massa. Vediamo il centro di Mosca e le vicinanze del fiume Yaouza. Si nota come il sito della battaglia di Kulikovo sia pieno di edifici. Ciò contraddice le vecchie mappe di Mosca risalenti alla metà del XVIII secolo, secondo le quali l'intero territorio era rimasto libero da edifici almeno fino al 1768 (cfr. Chron4, capitolo 6, 1 1). Per questo il piano di Isaac Massa è molto probabilmente destinato a risalire come minimo alla metà del XVIII secolo prima. Tratto dalla copertura anteriore di [629],

"Il diacono Ivan Timofeyev scrive nei suoi Annali quanto segue: "L'ambizioso Boris aveva costruito una nuova cattedrale di pietra sul luogo in cui si trovava il treno del reggimento e dove il Signore ha fatto un miracolo e l'ha consacrata alla Beata Vergine Maria come Nostra Signora del Don, da cui il nome Donskoi. Fingeva di essere guidato dalla vera fede; tuttavia, la vera motivazione era la sua incredibile vanità e il desiderio di mantenere vivo per le generazioni future il ricordo del suo nome e la gloria della vittoria. Le sue intenzioni erano chiare, come era stato in molti altri casi, poiché la sua immagine era stata dipinta su una delle mura della cattedrale, come se fosse un santo ([170], pag. 208). Così, la cattedrale Minore era stata originariamente costruita per commemorare la vittoria del comandante militare [Boris Godunov - Aut] sui Tartari, con il suo ritratto dipinto su una delle mura della cattedrale" ([31], pagina 8).

Una parte del Monastero Donskoi del XVI secolo è giunta alla nostra epoca? La risposta è negativa. I Romanov hanno dato l'ordine di ricostruire radicalmente l'antica cattedrale (Minore) nel XVII secolo. Si dice che "la ricerca condotta negli anni '30 prima dei lavori di restauro del 1946-1950, non è riuscita a scoprire un unico affresco risalente alla fine del XVI secolo. L’opera d’arte, la cui importanza temporale è davvero fondamentale, probabilmente stata cancellata durante la ricostruzione radicale della cattedrale, che è stata realizzata nel 1670" ([31], pagina 8). I commentatori moderni non possono ignorare il fatto che la posizione dei Romanov in quelle che venivano chiamate "ricostruzioni radicali" è sempre stata palesemente tendenziosa: "I affreschi potrebbero essere stati distrutti prima, se consideriamo l'atteggiamento estremamente fazioso nei confronti di Boris Godunov che aveva prevalso per secoli nel regno Romanoviano ... l'opinione parziale dei Romanov é servita a lungo come punto di vista storico ufficiale... gli affreschi soni probabilmente scomparsi nel primo decennio del XVII secolo, senza che una singola menzione ne fosse stata fatta in alcun documento della chiesa... il diacono Ivan Timofeyev aveva ragione nell'affermare che l'antica cattedrale del Monastero Donskoi sia stata costruita dallo stesso Boris Godunov" ([31], pagine 8-9).

La barbara distruzione degli affreschi nell'antica cattedrale del Monastero Donskoi è solo un episodio della lunga e raccapricciante serie di vandalismi simili che seguirono l'usurpazione Romanoviana, il cui obiettivo era la totale cancellazione dell'antica storia Russa (vedi Chron4, capitolo 14).

La grande cattedrale del Monastero Donskoi che si vede nella fig. 6.85 è stata eretta nel 1686-1698, proprio alla fine del XVII secolo, cioè, già sotto i Romanov. Si può pensare che la nuova decorazione della cattedrale riflettesse già la loro visione "progressista" della storia Russa. E' quindi inutile cercare nella cattedrale le tracce dell'antica storia Russa ("l’Orda"), inoltre anche che "la cattedrale ha subito numerose riparazioni e ristrutturazioni" ([31], 21). Il XVII secolo può essere considerato come la soglia di credibilità della storia consensuale del mondo, e questo si conferma anche nella storia del Monastero Donskoi.

Figura 6.83. La Cattedrale Minore (Antica) del Monastero Donskoi a Mosca. Tratto da [31].

Figura 6.84. La cupola della Cattedrale Minore (Antica) del Monastero Donskoi a Mosca. Vdiamo sulla cima un simbolo tipico delle chiese Russe - una croce Cristiana che comprende la mezzaluna Ottomana e la stella. Tratto da [31].

Concludiamo con la formulazione delle seguenti considerazioni:

1) A quanto pare, la chiesa del Molto Reverendo Sergiy era stata costruita nel villaggio Moscovita di Kotly prima del XVI secolo - nel 1380, per essere più precisi, per commemorare la vittoria su Mamai nel luogo dove Donskoi si era fermato prima dell'ispezione militare alle truppe. Qui è dove era stata eretta la Madonna del Don, e più tardi il Monastero Donskoi.

2) Quanto all'icona di Nostra Signora del Don, nella fig. 6.77, anch’essa deve essere stata parte di questa parte della chiesa (forse anche mobile). Avrebbe potuto essere stata trasferita lì dopo la fondazione della nuova chiesa e del monastero, che ha preso il nome da questa icona.

3) Il nome dell'icona (Nostra Signora del Don) è spiegato dal fatto che è stata data a Dmitriy Donskoi dai Cosacchi del Don. Bisogna ricordare che anche l'icona della Madonna di Vladimir è stata venerata a Mosca durante il regno di Dmitriy (cfr fig. 6.86). Le due icone si assomigliano molto.

Per saperne di più su queste icone, la loro storia, le migrazioni e la localizzazione corrente in [420], Volume 2, pagine 198208, [963], pagine 111, 143, 153 e 161, e [969], edizione 1, ill. 1.8.

4) La scelta del luogo per il Monastero Donskoi (originariamente la chiesa di Nostra Signora del Don) deve essere legato alla Chiesa della Beata Vergine Maria costruita dal reverendo Sergiy di Radonezh a Kotly nella città di Mosca, dove erano presenti le truppe di Dmitriy. La Chiesa forse era già molto antica nel secolo XVI, poiché erano passati circa due secoli dalla battaglia di Kulikovo. Tuttavia, sembra che nel XVI secolo fosse ancora nota la posizione del campo di battaglia. È possibile che l'ambizioso Boris abbia tentato di far apparire i propri atti superiori alle le vittorie del XIV secolo di Dmitriy Donskoi, da cui il ritratto nella chiesa. La versione retrospettiva suggerita dagli storici moderni non sembra convincente neanche per loro, e quindi continuano a parlare della scelta strategica della località, ecc. È possibile che molti degli eventi oggi legati alla battaglia di Kulikovo si riferiscano davvero all'epoca di Boris Godunov e di suo fratello Dmitriy - il secolo XVI.

Figura 6.85. La grande cattedrale del Monastero Donskoi a Mosca. Sulle sue cupole si vedono le stesse croci Ortodosse composte di mezzaluna ottomana e stella. Tratto da [31],

5) L’ implicito paragone con la battaglia di Kulikovo viene appena citato, gli storici non paragonano mai nessun documento reale, limitandosi a menzionare la coppa "Mamai". Perché questo? L'ovvio parallelo è tra i percorsi dei due eserciti e la scelta del luogo di battaglia, sia nel XIV che nel XVI secolo (i villaggi di Kolomenskoye e Kotly a Mosca, il Guado Crimeano e così via). Tuttavia, l'erronea posizione consensuale della Battaglia di Kulikovo (la regione di Tula) fa sì che simili analogie risultino eretiche per qualsiasi storico. Per questo ci presentano nient'altro che confronti vaghi, frammentari e illogici.

Corollario. I fatti sopra citati confermano la correttezza, seppur indirettamente, della nostra ricostruzione secondo cui la battaglia di Kulikovo è stata combattuta nella zona centrale di Mosca.

Figura 6.86. L'icona di Nostra Signora di Vladimir. Preso da [969], ill. 1.

Figura 6.87. "Il Piano di Mosca, la Capitale Imperiale", 1768. Citiamo solo il frammento del piano con il Cremlino e i suoi dintorni fino al fiume Yaouza. Quello che vediamo qui è virtualmente uno spazio vuoto Secondo la nostra ricostruzione, questo è proprio il luogo della battaglia di Kulikovo che ebbe luogo nel 1380. Tratto dalla copertina di [629].

Figura 6.88. Un frammento del "Piano di Godunov" che si suppone risalga ai primi del 1600, quando la parte di Mosca tra il Cremlino e l’estuario del Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 55.

Figura 6.89. Un frammento del "progetto di Pietro", o un piano di Mosca risalente ai presunti anni 1597-1599, in cui la parte di Mosca tra il Cremlino e l’estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 51.

14.2. La vera datazione dei presunti antichi piani di Mosca che oggi si dice risalgono al secolo XVI-XVII

E' curioso che la parte di Mosca dove suggeriamo che la battaglia di Kulikovo sia stata combattuta (il Kulishki) sia, nel piano di Isaac Massa, piena di edifici. Questo è molto strano, perché l'intera regione è considerata priva di edifici e di costruzioni nelle due mappe sostanzialmente più recenti del 1767 e del 1768 (rispettivamente figg. 6.53 e 6.87 cfr. [629] e Chron4, capitolo 6:11). A quanto pare, il ricordo del fatto che una violenta Battaglia sia stata combattuta qui nel 1380 è vissuto per molti secoli, e a nessuno sarebbe venuto in mente di insediarsi su un gigantesco cimitero. Solo molto più tardi, quando la vera storia di Mosca è stata distorta in modo sproporzionato, sono apparse qui le prime costruzioni. Tuttavia, anche queste erano legate in qualche modo ai militari e non ci sono mai stati edifici residenziali qui; oggi questo sito è occupato dagli edifici del Ministero della Difesa e delle istituzioni collegate. Pertanto, gli Autori della " Mappa Isaac Massa" devono aver vissuto nella seconda metà del XVIII secolo, già dopo il 1768. Il piano deve essere stato disegnato intorno a quell'epoca e leggermente retrodatato al XVII secolo, ed è quindi un falso.

Questo fa sembrare inaffidabili anche la datazione di altre otto famose mappe di Mosca - tutte considerate molto antiche. Esse sono le seguenti:

1) "La Bozza Godunov", presumibilmente risalente ai primi del 1600.

2) "La Bozza di Pietro", una mappa di Mosca Evidentemente datata al 1597-1599 ([627], pag. 51).

3) "La mappa Sigismund", presumibilmente datata al 1610, incisione di L. Kilian ([627], pag. 57).

4) "La mappa Nesvizhskiy", presumibilmente datata al 1611 ([627], pag. 59).

5) La mappa di Mosca, presumibilmente incisa da M. Merian nel 1638 ([627], pag. 75).

6) La mappa di Mosca tratta da “Viaggio a Mosca, in Persia e in India” di A. Olearius, presumibilmente risalente all’anno 1630 ([627], pag. 77).

7) La mappa di Mosca da “Viaggio a Moscovia” di A. Meierberg, presumibilmente datata al 1661-1662 ([627], pag. 79).

8) La mappa di Mosca dell'album di E. Palmquist Evidentemente risalente al 1674 ([627], pag. 81).

Esaminiamo i frammenti delle mappe sopra citate che raffigurano il Kulishki, o l'area tra il Cremlino e l'estuario del Yaouza, qv nelle figg. 6.88-6.95. Ognuna di queste mappe raffigura questa zona come terra edificata, il che porta alla conclusione che nessuna di esse può precedere il 1768, allo stesso modo della mappa di Isaac Massa. Le datazioni del XVII e XVI secolo sono state introdotte da falsari. La cartografiadi Mosca è piena di palesi falsi.

I nostri oppositori potrebbero teorizzare di sviluppo di edifici del XVI-XVII secolo nel sito di Kulishki, che sono stati demoliti in seguito per qualche oscura ragione, e nuove costruzioni che appaiono verso la fine del XVIII e persino al XIX secolo. Tuttavia, ciò è altamente improbabile - se un territorio così grande e situato oltretutto nel centro stesso della capitale fosse stato sviluppato, non sarebbe rimasto privo di edifici per troppo tempo, anche presumendo che alcuni di essi siano stati demoliti. Ci deve essere una buona ragione perché un sito nel centro di una capitale rimanga vuoto per un così lungo periodo di tempo.

Figura 6.90. Un frammento della "mappa Sigismund", o un piano di Mosca risalente al presunto anno 1610, per cui la parte di Mosca tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 57.

Figura 6.91. Un frammento del "piano Nesviga" risalente al presunto anno 1611, in cui la parte di Mosca tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 59.

Figura 6.92. Un frammento della mappa di Mosca incisa da M. Merian nel presunto anno 1638, dove la parte di Mosca tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 75.

Figura 6.93. Un frammento della mappa di Mosca contenuta nel libro di A. Olearius intitolato "Un viaggio verso Moscovia, Persia e India", presumibilmente risalente all’anno 1630. La mappa rende perfettamente visibile che l'area di Kulishki tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza è costruita. Questo è sufficiente per dare al piano una data successiva al 1768. Tratto da [627], pagina 77.

Figura 6.94. Un frammento della mappa di Mosca dal libro di A. Meierberg intitolato "Un viaggio verso Moscovia", presumibilmente datato 1661-1662, dove la parte di Mosca tra il Cremlino e l'estuario di Yaouza, o il Kulishki, è già piena di edifici. Pertanto, il piano in questione non può essere anteriore al 1768. Tratto da [627], pagina 79.

Figura 6.95. Un frammento di un piano di Mosca dell'album di E. Palmquist, presumibilmente risalente al 1674. Vediamo edifici in tutta Kulishki, o l'area tra il Cremlino e l'estuario del fiume Yaouza. Pertanto, il piano non può essere stato elaborato prima del 1768. Tratto da [627], pagina 81.

Ci sono prove che la "Bozza Godunov" abbia subito una trasformazione di qualche tipo. Si presume che l'unica copia sopravvissuta del piano sia stata fatta nel 1613; porta la dicitura "Mosca secondo l'originale di Fyodor Borisovich". Gli storici ci dicono che "secondo l'iscrizione, l'originale della mappa è stato fatto dal principe Fyodor, figlio di Boris Godunov" ([627]), pagina 55. Storici Romanoviani e Milleriani ammettono che l'originale è andato perduto; è impossibile sapere se la copia differisce o meno in alcun modo da esso. Consideriamo questa "scomparsa" dell'originale come altamente sospetta.

14.3. Ulteriori osservazioni sulla battaglia di Kulikovo

1. È possibile che il luogo chiamato Mikhailov sul fiume Chura sia collegato al nome di Mikhail, il Grande Principe di Tver. Si sa che aveva lanciato due campagne contro Mosca, passando l'inverno lì. Tuttavia, dato che Mikhail di Tver si era battuto contro i discendenti di Daniel, il Gran Principe di Mosca, cercando di impossessarsi della città, i vincitori avrebbero potuto prendersi cura di far sparire le tracce materiali del viaggio di Mikhail; invece, la tradizione orale li ha preservati.

2. Bisogna prestare particolare attenzione ai luoghi in cui si trovavano i primi palazzi principeschi. Una volta c'era un villaggio Danilov a nord del monastero di Danilov, come anche il palazzo di Daniel Aleksandrovich, fondatore del monastero ([62], pagine 101-104 e 109-111).

3. Il palazzo reale di Dmitriy Donskoi doveva trovarsi nel villaggio di Mosca, Kolomenskoye. Non vi sono prove dirette che lo confermino; tuttavia, "si dice che nel 1380 Dmitriy Donskoi abbia costruito una chiesa a Kolomenskoye per commemorare la vittoria nel Campo di Kulikovo; oggi c'è la chiesa di San Giorgio su quel sito" ([294:1], pag. 7). Inoltre, "Kolomenskoye è conosciuto come un villaggio principesco e un luogo strategico sulla strada di avvicinamento a Mosca. . . Le truppe Russe si erano fermate a Kolomenskoye dopo la grande battaglia di Kulikovo. . . l'antica chiesa di San Giorgio è stata costruita qui per onorare l’esercito Russo; è possibile che alcuni dei soldati morti per le ferite dopo la battaglia siano stati sepolti qui" ([821:1], pagina 23). Apprendiamo di un antico cimitero di Kolomenskoye, che esisteva nel XIII secolo e che fu poi chiuso ([821:1], pagina 24).

4. Il palazzo di Ivan il Terribile si trovava nel villaggio di Vorobyovo presso le Colline Vorobyovy ( [301] , pag. 64). Gli storici ritengono che sia stata la sua residenza di campagna; tuttavia, è molto probabile che sia servita in origine come palazzo principale prima della costruzione del Cremlino sull'altra sponda del Moskva. La grande dimensione del palazzo reale sulle Colline Vorobyovy viene enfatizzata in [537:1], pagina 56.

Si scopre che alcuni dei palazzi principali dei principi Russi erano situati a sud del Moskva e la sua parte bassa paludosa nota come Don prima della battaglia di Kulikovo e per un po’ anche dopo. Questo spiega i riferimenti al Campo di Kulikovo come situato "oltre il Don" e il nome della cronaca Zadotishchina, il cui nome si traduce letteralmente come "Scritti dell'altra parte del Don".

5. Torniamo ad alcune antiche chiese e monasteri di Mosca per tracciare i loro legami con la battaglia di Kulikovo. Citiamo alcuni dati aggiuntivi tratti dal giornale "Nedyelya", #1/96, pagina 21.

a) Il Convento Ougresh Stavropegial di San Nicola (Strada 6 Dzerzhinskaya): "Il monastero è stato fondato nel 1380 su ordine di Dmitriy Donskoi, che lo aveva eretto per commemorare la sua vittoria sul Campo di Kulikovo".

b) Il Monastero Stavropegial della Natività di Nostra Signora (Strada 20, Rozhdestvenka): "Il monastero è stato fondato nel 1386 per commemorare la vittoria nella Battaglia di Kulikovo".

c) Il Convento Stavropegial Sretenskiy (Strada 19, Bolshaya Lubyanka): "Il monastero è stato fondato intorno al 1395". Non vengono fatti riferimenti diretti alla Battaglia di Kulikovo; tuttavia, sia la data che l'ubicazione corrispondono.

d) La Chiesa di San Nicola e la Trinità che dà la Vita a Bersenevka nell'Upper Sadovniki (Terrapieno 18, Bersenevskaya): "C 'era un monastero qui, conosciuto dal 1390".

14.4. Le origini del nome Mikhailovo al Fiume Chura a Mosca

Come si è detto in precedenza, alcune edizioni della Zadonshchina riferiscono che uno dei soldati di Dmitriy, Foma Katsybey (o Kochubey) si trovava a guardia del fiume Chura nei pressi di Mikhailovo ([631], pag. 217). Gli storici non lo possono localizzare in nessuna parte della regione di Tula, dove pretendono si trovi il campo di Kulikovo. Quindi, o cercano di contestare l'autenticità di questo passaggio, o inventano antichi insediamenti, che oggi non esistono, che richiamano il nome di Kochur Mikhailov. D'altro canto, si può ricordare il nostro dettagliato resoconto sul fatto che un fiume chiamato Chura (come indicato in molte vecchie mappe) attraversa Mosca ancora oggi (vedi sopra). A proposito, bisogna menzionare il seguente fatto particolare. Chura ha un tributario chiamato Krovyanka. Stranamente, alcune mappe recenti usano il nome Krovyanka per riferirsi all'intero fiume Chura. Perché? Gli storici cercano di cancellare il "pericoloso" nome di Chura dalla memoria?

È sulla riva del fiume Chura che troviamo una traccia distinta di un antico tratto chiamato Mikhailov, proprio accanto al cimitero Musulmano. Si tratta di un grande quartiere dove quasi tutte le strade portano il nome Mikhailovskaya, qv sopra anche su qualsiasi altra mappa di Mosca.

Si sa poco delle origini del nome Mikhailovo vicino al fiume Chura a Mosca; I libri moderni sulla storia di Mosca considerano sufficiente rintracciare il nome di Mikhailov in "uno dei proprietari locali" – cioè un signore del XX secolo.

Tuttavia, la combinazione dei due nomi (Chura e Mikhailov) deve ancora essere percepita come pericolosa dagli storici, dato che la Zadonshchina (dove si incontrano questi nomi) è un'opera nota. Il fatto che il nome di Krovyanka sia stato attribuito alla parte stessa del fiume Chura che corre vicino a Mikhailov può essere in diretto rapporto con la riluttanza degli esperti storici a vedere nomi legati alla toponimia di Mosca menzionati nella Zadonshchina.

Citiamo anche i dati che indirettamente confermano le antiche origini del nome Mikhailovo. Karamzin fa riferimento due volte al villaggio di Mikhailovskoye (o Mikhalevskoye), nel commento 326 al volume IV e nel commento 116 al volume V (cfr. [362], libro I, commenti al volume IV, capitolo IX, colonna 125; anche il libro II, commenti al volume V, capitolo I, colonna 41. Alcuni dei testamenti lasciati dai principi Russi citano anche il villaggio di Mikhailovskoye.

Ci si chiede quale fosse l'identità del principe Mikhail, il cui nome è stato poi dato al villaggio di Mikhailovo sul fiume Chura. Daniil Aleksandrovich, il primo Principe Indipendente di Mosca, salì al trono dopo Mikhail il Coraggioso Principe di Tver, poiché Mosca faceva parte all'epoca del principato di Tver. Non si sa nulla della sede di Mikhail a Mosca. Daniil ha mantenuto relazioni amichevoli con i Principi di Tver. Il palazzo di Daniil e il monastero da lui fondato si trovavano nei pressi del fiume Moskva, del monastero di Danilov e del cimitero di Danilovskoye, che esistono ancora oggi. è possibile che il sito scelto da Daniil per la costruzione dei palazzi e del monastero si trovasse nelle vicinanze dell'ex quartier generale di Mikhail il Coraggioso, il precedente sovrano. Gli storici discutono sui possibili luoghi della tomba di Daniil; una delle versioni, che ci sembra la più plausibile, suggerisce che Daniil sia vissuto e sia stato sepolto nel suo villaggio Danilov e nel monastero da lui fondato.

Si presume inoltre che il figlio di Daniil Youri (Georgiy) Danilovich, erede al trono di Mosca, avesse una pessima relazione con Mikhail Yaroslavich, il Principe regnante di Tver che era arrivato a Mosca due volte - nel 1305 e nel 1307. La prima volta i Principi si erano accordati per una tregua; la seconda volta Mikhail cercò di conquistare Mosca, e a lungo si era accampato alle mura della città - ma fu poi costretto a ritirarsi. Se il quartier generale del Principe Moscovita fosse stato all'epoca nei pressi del villaggio Danilov, avrebbe senso presumere che Mikhail avesse fissato il campo lì vicino. Ci sono perciò notizie che abbia passato uno degli inverni a Mosca. Il presupposto logico sarebbe che la sua sede si trovasse vicino al villaggio Danilov - forse proprio in cima all’alta collina accanto a Chura, dove si trovano una moltitudine di strade e corsie che condividono il nome Mikhailovskaya.

Siamo quindi portati alla teoria secondo cui il nome Mikhailovo è collegato con Mikhail il Coraggioso, suo nipote Mikhail Yaroslavich, o con entrambi i personaggi. Citiamo il seguente passaggio della storia di Mosca di Ivan Zabelin: "Lo stesso anno. . . nel 1329. . . Ivan Danilovich [il Gran Principe di Mosca – Auth] ebbe l'idea di . . . erigere una chiesa in pietra accanto alla sua corte e consacrarla alla Trasfigurazione di Cristo; questa chiesa era stata progettata in sostituzione della fatiscente Chiesa del Salvatore nei Boschi, dove i resti di Mikhail, Gran Principe di Tver ucciso nell'Orda, erano ancora conservati nel 1319 ... In quei giorni esisteva già il monastero vicino alla chiesa - potrebbe essere il più antico monastero di Mosca. . . secondo i racconti più recenti di vecchi saggi, questo monastero era stato fondato sull'altra sponda del Moskva... da Daniil Aleksandrovich, il padre di Ivan Danilovich. . . e anche che Ivan Danilovich aveva trasferito l'archimandrita di Danilovo e alcuni preti scelti al Cremlino" ([284], pag. 77).

L'implicazione è che una certa chiesa del Salvatore nei Boschi, dove il corpo di Mikhail, il defunto Principe di Tver era conservato, si trovava vicino al monastero Danilovskiy - forse, nelle vicinanze di Mikhailovo sul fiume Chura, da cui il nome Mikhailovo (o Mikhailov). Pertanto, la nostra ricostruzione non contraddice l'antica tradizione.

Abbiamo già menzionato sopra come il nome stesso del libro che contiene un resoconto della battaglia di Kulikovo (Zadonshchina ) si riferisca al fatto che la battaglia si è svolta lungo il fiume dove allora abitava il Principe ("za Donom" si traduce come "oltre il Don"). Ciò è in sintonia con la nostra ipotesi che il Cremlino non esistesse all'epoca e non potesse essere stato il centro della città, mentre il palazzo di Dmitriy si trovava sulla riva destra del Moskva, così come i palazzi dei suoi predecessori (prima nelle vicinanze del Monastero Danilov e Mikhailovo sul fiume Chura, e poi a Kolomenskoye).

14.5. L'icona Grebnyovskaya data a Dmitriy Donskoi e il fiume Chura a Mosca

Alcune fonti (qv in seguito) riferiscono che la cosiddetta Icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria fosse stata data a Dmitriy Donskoi proprio prima della battaglia di Kulikovo. Le fonti concordano che i Cosacchi che avevano dato l'icona a Dmitriy provenissero dal fiume Chura, Chira o Chara, e si definivano i Cosacchi di Grebnyovskiye. Le origini del nome non possono essere tracciate da documenti esistenti. Una delle versioni suggerisce che Grebnyov fosse il nome del loro Ataman, un altra - che questi Cosacchi provenissero dalla città di Grebni o dal villaggio di Grebnyovskaya, e un'altra ancora lo considera il nome di una delle tribù Cosacche (allo stesso modo dei Cosacchi di Zaporozhye, i Cosacchi di Yaik, i Cosacchi di Terek, ecc. ), piuttosto che una posizione geografica esplicita. Procediamo citando le fonti.

L'opera in quattro volumi intitolata Forty Times Forty riporta quanto segue nella descrizione della chiesa immaginaria consacrata all'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria in Piazza Lubyanskaya a Mosca: "Alexandrovskiy suggerisce. . . che la chiesa Grebnyovskaya sia stata costruita per ospitare l'icona con lo stesso nome, che è stata portata qui dalla cattedrale del Cremlino, costruita in pietra da Vassily III. Una vecchia leggenda dice che l'icona è stata data a Dmitriy Donskoi dai Cosacchi del fiume Chara, che scorre nel Don nei pressi dell'estuario" ([803], volume 2, pagina 253).

Y. P. Savelyev scrive quanto segue nel suo notevole libro dal titolo The Ancient History of the Cosacks (Mosca, Veche, 2002): "Quando i Cosacchi del Don delle città di Sirotina e Grebni sentirono che Dmitriy Ivanovich, Principe di Mosca, stava raccogliendo le sue truppe per resistere contro i Tartari, vennero ad aiutarlo, e gli diedero l'icona con il gonfalone di Nostra Signora del Don e l'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria" (pagina 199). E. P. Savelyev fa riferimento alla "Cronaca di Antoniy, l'Archimandrita del Monastero Donskoi, 1592" dalla "Descrizione storica del Monastero Donskoi Stavropegial a Mosca" di I. Y. Zabelin, seconda edizione, 1893.

Savelyev prosegue riferendo che "Stefan, il metropolita di Ryazan, menziona il fatto che l'icona in questione sia stata data a Dmitriy dai Cosacchi della "città di Grebni situata nell'estuario del fiume Chira" nella sua storia sull'icona Grebnyovskaya della Beata Vergine Maria del 1712. L'icona si trova al Lubyanka di Mosca" (pagina 1997) e racconta al lettore i vani tentativi degli storici di localizzare le città di Sirotin e Grebni sul fiume Don.

Tuttavia, se dobbiamo identificare la mitica Chira o Chara col fiume Chura a Mosca, tutto diventa chiaro all'istante, dal momento che il famoso Monastero Donskoi si trovava sul fiume Chura. Secondo la nostra ricostruzione, le truppe di Dmitriy sono passate da questo posto mentre si avvicinavano al luogo della Battaglia di Kulikovo. Anche l'icona di Nostra Signora del Don era conservata qui; è possibile che le due famose icone sopra citate siano state date a Dmitriy proprio in questo posto.

Comunque non abbiamo trovato alcuna indicazione letteraria sull'attuale posizione di queste icone, o qualcosa che confermi che esse esistono ancora.

Concludiamo con l'ipotesi che il nome Cheryomushki (una zona di Mosca) sia molto antico; potrebbe derivare dai nomi Chura e Mikhailovo, Chura e Mosca. Si tratta di una possibilità da esaminare ulteriormente.

Inoltre, facciamo riferimento a un fatto interessante che ci è stato ricordato da V. P. Fyodorov. Il 23 agosto 2002 il Vechernyaya Moskva ha pubblicato un articolo intitolato "La Capitale Deve Recuperare i Suoi Antichi Laghi", in cui si legge che il parco storico di Kossino a Mosca è il luogo dei "tre laghi più antichi di Mosca: il Lago Nero, il Lago Bianco e il Sacro Lago . . . molte proprietà curative sono attribuite a quest ultimo - secondo l'antica leggenda, qui c’è una chiesa sommersa ... speriamo che, dopo la fine dei lavori di pulizia, i Moscoviti riescano ancora una volta ad apprezzare gli effetti salubri del lago (un'altra leggenda dice che i partecipanti alla Battaglia di Kulikovo si sono bagnati qui per curare le loro ferite). Il limo nella parte inferiore del lago contiene iodio, bromo e argento; è stato usato per curare i reumatismi sin da tempi immemorabili". Pertanto, nelle vicinanze di Mosca c'è anche un altro posto direttamente legato alla battaglia di Kulikovo, che coincide perfettamente con la nostra ricostruzione.

"Il Battesimo della Russia" e "I Cosacchi come Aryani: dalla Russia all'India", i libri di Fomenko e Nosovskiy, dimostrano che l'importanza fondamentale della battaglia di Kulikovo deriva dalla sua natura religiosa - è stato uno scontro tra le due correnti principali del Cristianesimo di quell'epoca, vale a dire quella dello Zar e l'Apostolica (capeggiate rispettivamente da Mamai-Khan e Dmitriy Donskoi). La storia "antica" riflette la Battaglia di Kulikovo come la famosa battaglia tra l'Imperatore Romano Costantino I il Grande e Massenzio (Licinio). Dopo la vittoria sul Campo di Kulikovo, l'imperatore Dmitriy Donskoi = Costantino il Grande ha reso il Cristianesimo Apostolico la religione di stato di tutto il Grande Impero "Mongolo".

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Capitolo 7 - Dalla Battaglia di Kulikovo a Ivan il Terribile

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CAPITOLO 7

DALLA BATTAGLIA DI KULIKOVO A IVAN IL TERRIBILE |

1. LA CATTURA DI MOSCA DA PARTE DI DMITRIY = TOKHTAMYSH NEL 1382 E LA NASCITA DELLA MOSCOVIA COME STATO

Nel 1382 Tokhtamysh-Khan arrivò a Mosca e conquistò la città. Pare che Dmitriy Donskoi, avendo vinto una battaglia di importanza capitale sul campo di Kulikovo due anni prima, questa volta non abbia nemmeno cercato di resistere ai Tartari, fuggendo in fretta da Mosca a Kostroma. Dmitriy si trovava perciò a Kostroma durante la cattura di Mosca da parte dei Tartari. La città fu difesa dal principe Lituano Ostey, ucciso quando i Tartari fecero irruzione nella città ([435], pagg. 235-236).

Secondo la nostra ricostruzione, Dmitriy Donskoi e Tokhtamysh-Khan sono solo due nomi del medesimo personaggio storico. La sua capitale doveva essere a Kostroma. Nel 1382 le truppe di Dmitriy hanno attaccato e conquistato una una fortificazione Lituana nel territorio di Mosca. Dmitriy (o Tokhtamysh) potrebbe essersi astenuto dall'effettiva partecipazione alla battaglia, restando a Kostroma, la sua capitale. Ricordate che il nome Lituania si riferisce al regno Russo Occidentale con capitale a Smolensk. Mosca stava al confine tra il Regno Russo Orientale del Volga (La Grande Russia) e la Russia Occidentale, conosciuta anche come Lituania o Russia Bianca. Dmitriy inizia a costruire Mosca in questo periodo, il che lo rende il fondatore de facto di Mosca come grande città.

Sembra che Dmitriy Donskoi = Tokhtamysh Khan sia diventato il successivo Gran Principe della Russia Bianca; questo probabilmente a causa di lotte interne e conflitti nell'Orda. E' risaputo che Tokhtamysh finì, inaspettatamente, alla corte del principe Lituano subito dopo il 1382. I Lituani = i Russi Bianchi rifiutarono di consegnare il fuggitivo Tokhtamysh all’Orda, nonostante siano stati messi in fuga dall’Orda stessa ([183], volume 1, pagine 109-110).

2. L'IDENTITÀ DELLA LITUANIA E LA POSIZIONE DELLA SIBERIA

La questione dell’identità della Lituania è molto importante nel presente discorso. Le fonti del XVI secolo lo risolvono sensa troppi problemi — il nome Lituania veniva utilizzato per riferirsi a uno Stato Russo con capitale a Smolensk. Più tardi, quando Jagiello (Jacob), il Gran Principe della Lituania, salì sul trono Polacco, le parti Occidentali della Lituania andarono alla Polonia. A proposito, è noto che i reggimenti di Smolensk hanno preso parte alla famosa Battaglia di Griinwald. Nonostante gli storici sostengano che abbiano svolto un ruolo secondario, supponendo che il principe di Lituania fosse già a Vilna. Tuttavia, la famosa "Leggenda dei Principi di Vladimir" localizza esplicitamente a Smolensk la capitale del principe Heidemin, fondatore della dinastia Lituana ([637]).
Diretti riferimenti al fatto che la Lituania fosse un principato Russo venivano fatti da S. Herberstein, l'ambasciatore Austriaco nella Russia del XVI secolo. Un suo antico ritratto si vede nella fig. 7.1. Pensiamo alle origini del nome Lituania. La radice non vocalizzata della parola è LTN, che con ogni probabilità deriva dalla parola Latino ed è un sinonimo della parola Cattolico. In altri termini, i Lituani erano i Cattolici Russi. Una parte dell'antico Impero Russo era caduta sotto l'influenza della Chiesa Cattolica, da cui il nome Lituania. Il termine in questione è di origine tardiva. La Grande Lituania, come si dice nelle cronache, è solo un ricordo dell'antico regno Russo, che comprendeva anche il territorio della moderna Lituania. È vero che la Mongolia (alias Megalion) estendeva i suoi vasti territori "da mare a mare", come giustamente viene detto dagli storici moderni che studiano la Grande Lituania. Per quanto ne sappiamo non esiste una sola antica cronaca scritta in Lituano; mentre ci sono molte cronache scritte in Russo. Sigismund Herberstein, l'inviato Austriaco presso la Corte Russa, scrive quanto segue: "La Russia è attualmente divisa in tre domini su cui regnano tre sovrani. La maggior parte appartiene al Gran Principe di Mosca, la seconda in grandezza al Gran Principe di Lituania (in Littn), e il terzo al Re di Polonia, che è attualmente [nella seconda metà del XVI secolo, cioè - Aut.] il sovrano sia della Lituania che della Polonia" ([161], pag. 59). Ricordiamo che la prima edizione del libro di Herberstein risale al presunto anno 1556. Gli storici sottolineano il fatto che il termine Russia impiegato da Herberstein si riferisce all'"antico Stato Russo" - in altre parole, il significato del termine nel secolo XVI aveva senso solo in riferimento allo Stato come era nell'XI-XIII secolo ([161], pagina 284, commento 2). La nostra affermazione sulla Lituano e Latino siano sinonimi è confermata da Herberstein nel modo seguente: "Solo due regioni del paese non sono veramente Russe – la Lituania (Lithwania o Lythen) e la Zhemaytia; sebbene il loro abitanti vivano in Russia, parlano una lingua propria e aderiscono alla fede Latina. La maggior parte di loro è di etnia Russa" ([161], pag. 59).

Fig. 7.1. Sigismund Herberstein, inviato imperiale. 1559. Xilografia del libro intitolato "Biografia del Barone Herberstein per i Grati Discendenti". Vienna, 1560" ([90], pag. 48).

Il nome della Lituania moderna deriva pertanto dalle due province Russe di cui sopra. Anche oggi la popolazione Lituana si concentra nella città di Kaunas, che è di fatto la capitale Lituana nel senso moderno del termine secondo gli stessi Lituani. Non è l’unico caso di denominazione geografica con un significato completamente diverso noto nella storia Russa. Un altro esempio è il nome "Siberia". Nel secolo XVI questo nome veniva utilizzato per un principato nel corso medio del Volga; la città di Oulianovsk (Simbirsk) che esiste ancora deve essere stata in qualche momento la capitale di questo principato. Questo è ciò che Sigismund Herberstein ci dice in proposito: "Il fiume Kama scorre nel Volga a dodici miglia a valle di Kazan; la provincia di Siberia era adiacente a questo fiume" ([161], pag. 162). Così, nel XVI secolo la Siberia era ancora sul Volga; la sua "migrazione" verso Est è avvenuta più tardi.

3. IL PARALLELO TRA LA STORIA RUSSA E LITUANA

La genealogia di tutti i principi Lituani è nota dalla "Leggenda dei Principi di Vladimir". Non conosciamo altre fonti. Il lavoro in questione risale al XVI secolo. Secondo gli storici, "Non si conosce il momento esatto in cui queste leggende sono apparse, e non si sa nulla della loro esistenza prima del secolo XVI" ([637], pagina 725). Questa opera sostiene che Heidemin (Gidemin) sia stato un principe di Smolensk. Il suo successore aveva il nome di Nariman-Gleb; Poi Holgerd, sposato con Ouliana di Tver. Il fratello di quest'ultimo era diventato principe a Vilna durante il suo regno; evidentemente, Holgerd era rimasto ancora a Smolensk. A Holgerd successe Jacob o Jagiello, che "cadde nell'eresia Latina" e divenne alleato di Mamai. Fu sconfitto da Dmitriy Donskoi. Poi Jagiello divenne Re di Polonia, e un suo parente, il nipote di Heidemin, chiamato Vitovt, si stabilì vicino al luogo chiamato Troki o Trakai. Vediamo due rami genealogici: i Polacchi e i Lituani. Si scopre che questa genealogia è finita nella "Leggenda dei Principi di Vladimir" per una buona ragione - c'è un parallelismo dinastico tra i principi Lituani e i principi Moscovite, il cui regno è contemporano. Qui non c'è alcuno slittamento cronologico - i governanti legati insieme dal parallelismo avevano regnato nello stesso periodo. Il parallelismo in questione è il seguente.

a) Gli Zar (Khan) della Russia (L’Orda).
b. I principi di Lituania.

1 a. Russia (Orda). Youri Danilovich + Ivan Danilovich = Ivan Kalita (Caliph), 1318-1340, ha regnato per 22 anni.
■ lb. Lituania. Heidemin, 1316-1341, ha regnato per 25 anni. La durata del regno dei due governanti (22 e 25 anni) è abbastanza vicina l'una all'altra.

1.1a. Russia (Orda). Ivan Kalita (Caliph) è il fondatore di una dinastia. Yaroslav il Saggio è un riflesso fantasma che lo sposta verso la fine del presunto XI secolo, qv. sopra
■ 1.1b. Lituania. Heidemin è anche il fondatore di una dinastia.

1.2.a. Russia (Orda). Yaroslav il Saggio divide lo stato tra i suoi diversi figli nel suo testamento.
■ 1.2.b. Lituania. Anche Heidemin divide lo stato tra i diversi figli.

1.3.a. Russia (Orda). Dopo la morte di Yaroslav, i suoi figli cominciano a complottare per il trono. Disordini.
■ 1.3.b. Lituania. Anche i figli di Heidemin cominciano a lottare per il potere dopo la morte del padre. Disordini.

Commento. Questo conflitto su larga scala del XIV secolo è piuttosto noto - nel breve periodo tra il 1359 e il 1380, circa due dozzine di Khan si erano seduti sul trono Russo. Il conflitto del XIV secolo probabilmente non viene riflesso nella storia della "dinastia Moscovita" fondata da Ivan Kalita a causa del fatto che Mosca non esisteva ancora. Questo sarebbe accaduto solo alla fine del secolo XIV. La storia del XIV secolo a Mosca è solo una copia fantasma della storia dei Khan. Dopo la divisione del regno, il parallelismo tra la dinastia Russa e quella Lituana scompare per un po’. Le due dinastie sono divise. Entrambi fanno risalire la propria origine a Ivan Kalita = Yaroslav il Saggio = Heidemin. La dinastia Lituana regna in Occidente e il suo dominio comprende il territorio moderno di Mosca, mentre la dinastia Moscovita ha sede nella Grande Novgorod, o area di Yaroslavl, Kostroma e Vladimir.

2.a Russia (Orda). Sequenza di sovrani: Simeone il Fiero (1340-1353, ha regnato per 13 anni), Ivan il Mite (1353-1359), ha regnato per 6 anni, Dmitriy di Suzdal (1359-1363), ha regnato per 4 anni, e Dmitriy Donskoi 1363-1389), ha regnato per 26 anni.
■ 2.b. Lituania. Sequenza di sovrani: Yevnout alias Ivan seguito da Nariman, alias Gleb. regnano nell'epoca 1341-1345; tutte le informazioni a disposizione sono molto vaghe.

Fig. 7.2. Un disegno di Vitovt tratto dal libro "A Description of Sarmatia in Europe" di A. Guagnini, presumibilmente datata 1581. Tratto da [578], libro 1, pagina 819, illustrazione 408.

Poi abbiamo Holgerd (1345-1377), che ha regnato per 32 anni, e Jagiello (1377-1392), che ha regnato per 15 anni. Jagiello = Jacob = Vladislav diventa Re di Polonia nel 1386 ([797], pag. 1565; cfr. anche [637], pagine 432-435). Le correnti dinastiche di Mosca e Lituania si unificano ancora una volta - questo accade alla fine del XIV secolo, dopo Dmitriy Donskoi, e il parallelismo continua.

3.a. Russia (Orda). Vassily I (1389-1425) ha regnato per 36 anni.
■ 3b. Lituania. Vitovt (1392-1430) ha regnato per 38 anni. Le due durate del regno (36 e 38 anni) coincidono bene. Un vecchio ritratto di Vitovt tratto da un libro del presunto anno 1581 si vede nella fig. 7.2.

Commento. Facciamo notare un fatto sorprendente: i sigilli di Vassily I e Vitovt sono sopravvissuti fino ad oggi. Sono identici e recano la stessa iscrizione ([794], pag. 129). Per maggiori informazioni, vedere il sito Web.

4.a. Russia (Orda). Dmitriy Yourievich (1425-1434) ha regnato per 9 anni.
■ 4.b. Lituania. Sigismund (1430-1440) ha regnato per 10 anni. Le durate di regno dei due sono molto simili.

5.a. Russia (Orda). Ivan III (1462-1505) ha regnato per 43 anni (o, in alternativa, 57 anni tra 1448 e 1505; tra l'accecamento del padre e l'inizio del regno reale nel 1448.
■ 5.b. Lituania. Kasimir (1440-1492) ha regnato per 52 anni. Le durate di regno sono in buona corrispondenza (rispettivamente 57 e 52 anni). Il parallelismo si ferma qui e cessa di esistere entro il secolo XVI. Si presume che la Lituania e la Polonia si siano fuse sotto Casimiro, che nel 1447 diventa Re di Polonia. I sigilli dei Gran Principi sono materiale di grande valore per la nostra ricerca. Sullo stemma Lituano vediamo un guerriero montato armato di una spada o di una scimitarra - proprio come la figura di San Giorgio che ci è familiare nello stemma di Mosca. Tuttavia, le antiche versioni di questi ultimi non assomigliano semplicemente allo stemma Lituano, ma sono del tutto identiche. Questo è chiaramente visibile dalle fotografie delle monete coniate da Ivan Vassilyevichin [161], pagina 125. Ogni moneta raffigura un cavaliere che tiene in mano una spada (o una scimitarra) - non una picca. Studiamo il sigillo di Vassily I Dmitrievich dell'almanacco dal titolo "Sigilli Russi" ([794]) riprodotto nelle figg. 7.3 e 7.4. Il cavaliere è armato di spada e non c'è in giro nessun drago ucciso. Vediamo lo lo stesso nello stemma Lituano. Il sigillo di Vasilij I è quindi del tutto identico al sigillo di Vitovt, Gran Principe di Lituania e contemporaneo di Vassily. Gli storici a questo proposito dicono: "Un semplice paragone tra il sigillo del Gran Principe Vassily Dmitrievich (allegato al suo secondo e terzo testamento) e quello utilizzato da Vitovt negli ultimi decenni del suo regno dimostra che sono identici" ( [794] , pag. 129). Inoltre: "Sebbene entrambe i sigilli siano tradizionalmente attribuiti a Vassily I, non si può fare a meno di notare che sono completamente identici a quelli del suo genero Vitovt, il Gran Principe di Lituania.

Figura 7.3. Il sigillo di Vassily I Dmitrievich del suo secondo testamento. I moderni commentatori ritengono che l'iscrizione circolare sia "illeggibile" ([794], pag. 150). Tratto da [794], sigillo 19, tra le pagine 128 e 129.

Figura 7.4. Il sigillo di Vassily I Dmitrievich dal suo terzo testamento. Tratto da [794], sigillo 19, tra le pagine 128 e 129.

L’iscrizione è in Latino, come nel caso del sigillo di Vitovt" ([794], pag. 150). Ricordiamo inoltre che l’iscrizione trovata sul sigillo di Vassily (il doppio di Vitovt, come si può a capire) è perfettamente visibile, qv nella fotografia nel [794]. Tuttavia, gli storici ritengono che essa "non possa essere decifrata" ([794], pag. 150). E 'sorprendente come le iscrizioni sui sigilli di Vasilij I e di Vasilij II siano spesso dichiarati illeggibili, nonostante le loro eccellenti condizioni. La questione è che il testo è scritto in una miscela di caratteri Latini e Russi con altre lettere e simboli e questi ultimi sono oggi difficili da decifrare. Inoltre, ciò che vediamo sul sigillo di Vasilij II, per esempio, (#25 in [794] ) è la leggenda perfettamente leggibile "Il Gran Principe Vassilij Vassilyevich" intrecciata con un'altra iscrizione - altrettanto chiara, ma apparentemente incomprensibile, che usa un alfabeto dimenticato. Il guerriero montato con una picca che uccide un drago (San Giorgio) compare per la prima volta sul sigillo di Ivan III Vassilyevich, insieme ad altri due sigilli con aquila bicefala. Questo significa che lo stemma Moscovita era identico a quello della moderna Lituania fino a Ivan III - evidentemente i Lituani hanno conservato l'antico stemma Russo nella sua forma originale. Il nostro corollario è quindi il seguente: lo stemma Lituano è identico a quello di Mosca. Per quanto riguarda lo stemma usato dalla dinastia dell’Orda di Yaroslavl, è molto simile a quello usato oggi dalla città di Vladimir - un leone (o un orso) che regge un lungo mazzapicchio. Che l’animale in questione sia un orso o un leone è difficile da capire dalle vecchie rappresentazioni dell’emblema.

4. LA RUSSIA (CIOÈ L’ORDA) NELLA PRIMA METÀ DEL XV SECOLO. UN’EPOCA DI DISORDINI


L'epoca tra Dmitriy Donskoi e Ivan III è molto poco coperta da fonti storiche. E' il momento di una guerra in cui i discendenti di Ivan Kalita = Yaroslav il Saggio = Batu-Khan stavano lottando per il potere; questo conflitto della metà del XV secolo è ben conosciuto nella storia. È curioso come i decreti del principe sopravvissuti risalenti all'epoca in questione non abbiano né data né riferimenti al luogo in cui sono stati critti. Ciò risulta evidente dai materiali raccolti ne Gli Atti Storici Compilati e Pubblicati dalla Commissione Archeografica ([8]), volume 1. Questa raccolta contiene i documenti ufficiali Russi superstiti, i più antichi dei quali risalgono al XIV secolo. Si presume che molti di loro ci abbiano raggiunto nella loro forma originale. Nessuno dei decreti o degli atti che precedono Vassily III riporta indicazioni sulla data e il luogo della loro creazione (ad eccezione di un unico atto del 1486), ma il nome del principe è strappato, qv in [759], pag. 64). Inoltre, il Gran Principe di tutta la Russia è il titolo introdotto nel regno di Vasilij III.

I nostri commenti. La capitale era ancora a Kostroma o Vladimir, e non a Mosca. Per questo, i titoli dei principi "Moscoviti" non contenevano la formula "Gran Principe di Mosca" - i governanti venivano semplicemente chiamati Gran Principi. Il nome di Mosca è assente dai documenti dell'epoca - Ryazan viene citata molto più spesso, per esempio, e Yaroslavl viene chiamata dominio del Gran Principe ([759], pagina 52). Tutto ciò fa sembrare piuttosto strani i documenti che precedono Ivan III. Secondo la nostra ricostruzione, lo stato di Moscovia era inesistente all'epoca - i Khan della Russia (o l'Orda) avevano ancora base sul Volga. I titoli usati non erano conformi alla versione della storia insegnata nelle scuole moderne, e l'alfabeto è stato dimenticato nel corso degli anni. Pertanto, la storia Russa che precede il regno di Ivan III è un'epoca buia – e come vediamo, i documenti sopravvissuti di quell'epoca ovviamente non corrispondono alla versione consensuale, che sostiene che Mosca era già capitale all'epoca. Esisteva, è probabile, ma come centro locale fondato in tempi relativamente recenti, e non somigliava per nulla alla capitale dell'Impero nel suo insieme. Questa epopea è anche segnata dalle azioni di un certo misterioso e onnipotente boiardo di nome Ivan Dmitrievich Vsevolozhskiy – che riesce in qualche modo a mettere sul trono i Gran Principi e poi a rimuoverli ([435], pagina 254). È possibile che questo "boiardo Vsevolozhskiy" sia realmente lo Zar di Tutto il Volga ( vse-Volzhskiy ) - lo Zar-Khan del Regno del Volga, conosciuto anche come "Orda d'Oro". Da qui il suo potere sui principi. Questa è un'ulteriore indicazione del fatto che Mosca non era all'epoca una capitale. In generale, nel XV secolo vediamo una quantità anormalmente grande di "Gran Principi": Suzdal, Tver, Ryazan, Pronsk, ecc. ([435], pag. 253). A quanto pare, la Russia assomigliava ancora nelle sue infrastrutture al vecchio Impero Mongolo o la Grande Orda. Non c'era la Moscovia, nonostante la città di Mosca esistesse già. La capitale si trovava ancora nella "Signore Grande Novgorod", ovvero in un agglomerato di diverse città Russe - Yaroslavl, Kostroma, Rostov, ecc. Questa epoca non ha nulla in comune con il modo in cui viene descritta dagli storici di oggi, che l'hanno sostituita con un riflesso fantasma di storia relativo alla Russia di Mosca della fine del XV-XVI secolo. Ciò che in realtà abbiamo è davvero un'epoca buia - non possiamo decifrare nemmeno i pochi documenti sopravvissuti dell'epoca. Forse veniva utilizzato un altro antico alfabeto oltre al Glagolitsa - l'alfabeto Cirillico è stato probabilmente introdotto nel regno di Ivan III, dopo il suo matrimonio con la principessa Greca Sofia Palaiologa, o anche più tardi.

5. IVAN III

5.1. Principati Russi uniti sotto il dominio di Mosca durante il regno di Ivan III. La fine dei disordini


Oggi ci viene detto che il "Giogo Mongolo" è finito nel 1481, dopo la cosiddetta "Opposizione dell’Ougra", quando le truppe di Ivan III hanno affrontato l'esercito del "Mongolo" Akhmat-Khan. Non c'è stata alcuna battaglia tra i due eserciti, che si sono separati dopo essere rimasti l'uno di fronte all'altro per un po' ([362]). Un antico disegno di questo evento si può vedere nella fig. 7.5. Fate attenzione al fatto che i guerrieri su entrambi i lati del fiume sembrano esattamente uguali; inoltre, anche le insegnei dei due eserciti sono identici.

Vediamo cosa ci raccontano le cronache sull'evento in questione. Si scopre che nello stesso anno 1481 lo Zar Ivan Shibanskiy e i suoi 15.000 Cosacchi avevano attaccato Akhmat-Khan, irrompendo nel suo campo e uccidendolo ( [36], pagina 95). Gli storici chiamano questo Zar "Khan Ivan Shibanskiy" ([435], pagina 288). Le cronache riportano anche che non c'è stata alcuna battaglia tra i due eserciti ([36], pag. 95). È degno di nota il fatto che lo Zar Ivan Shibanskiy scompare dalla storia Russa senza lasciare traccia dopo aver compiuto un'impresa così grande.

Il commento è il seguente: Ivan Shibanskiy è solo lo stesso Zar Ivan III. In questo caso però sarebbe il Khan dell'Orda. E infatti è proprio così nella nostra ricostruzione; e come vediamo esce vittorioso dai disordini.

Dopo la sua vittoria su Akhmat, Ivan III sconfigge Abreim, lo Zar (o Khan) di Kazan l'anno successivo. Poi conquista l'intera Siberia Meridionale, fino all'Ob, poi Novgorod, e Vyatka qualche anno dopo.

Il nostro principale corollario è il seguente: il "Giogo Mongolo" non cessò nel 1481, né l'Orda sparì da nessuna parte. Uno dei Khan dell’Orda è succeduto a un altro, e basta. Il Khan Russo Ivan III è salito al trono di conseguenza. Ricordoamo che le cronache Russe usano la parola "Zar"; noi usiamo "Khan" per sottolineare i legami tra la dinastia Russa dell’Orda e la dinastia Moscovita fondata da Ivan III.

Fig. 7.5. Antica miniatura che raffigura l' "Opposizione dell’Ougra" del 1480. I guerrieri Russi e Tartari sembrano perfettamente identici. Inoltre, le insegne di battaglia di entrambi gli eserciti sono assolutamente identiche. Tratto da [264], libro 2, pagina 117.

5.2. I Turchi e i Russi che hanno preso Costantinopoli nel 1453. Mosca e il suo alias "La Terza Roma"

Costantinopoli, o la "Seconda Roma" (detta "Nuova Roma") cade nel 1453, durante il regno di Ivan III. Si presume che sia stata conquistata dagli Ottomani = Ataman, venuti dai Balcani Slavi. Bisogna prestare particolare attenzione al fatto che Gli Ottomani attaccarono Zar-Grad, o Costantinopoli, dal Nord - la parte Balcanica ([455], pagina 191).

I nostri commenti. è possibile che le truppe Russe abbiano preso parte al famoso assedio di Costantinopoli. Questo evento si è forse riflesso nella leggenda del "Cappello di Monomakh" portato da Costantinopoli come trofeo. Ricordiamo al lettore che le relazioni tra Mosca e Costantinopoli si erano interrotte fino alla conquista della città da parte degli Ottomani = Ataman, e poi erano state riprese.

Va ricordato che due partiti Bizantini avevano lottato per il potere a Costantinopoli prima della caduta della città. Uno di loro (il Palaiologi) era pro-Occidentale, l'altro (rappresentato da Giovanni Cantacuseno, tra gli altri, qv in [455], pagina 183) - pro-Turco. Le relazioni tra Bisanzio e la Russia si deterioravano ogni volta che un monarca filo-Occidentale saliva al trono e i sovrani Russi li accusavano di sentimenti pro-Cattolici. Tuttavia, queste relazioni rifiorivano immediatamente ogni volta che il trono veniva reclamato da un sovrano filo-Ottomano. Il partito pro-Ottomano si è rivelato vittorioso quando gli Ottomani hanno conquistato Costantinopoli (questo evento è noto oggi come "la caduta di Costantinopoli"). Le relazioni tra Mosca e la Turchia erano rimaste buone e stabili fino al XVII secolo e solo sotto i Romanov si sono deteriorate.

5.3. Il matrimonio tra Ivan III e Sophia Palaiologa e il cambio di usanze alla corte di Mosca

La storia Milleriana e Romanoviana ci racconta il matrimonio tra Ivan III e Sophia Palaiologa, la principessa Greca, e i cambiamenti radicali avvenuti alla corte di Mosca. Secondo un contemporaneo, "Il nostro Gran Principe aveva cambiato tutti i nostri costumi" ([435], pag. 276). Secondo Kostomarov, "Questa riforma dei costumi. . . era stata davvero l'introduzione di metodi di governo autocratici" ([435], pag. 276). Le misteriose iscrizioni sul sigillo del Gran Principe in una scrittura illeggibile (qv menzionato sopra e nel [794]) cessano di esistere sotto Ivan III, e i decreti emanati dalla corte reale si accompagnano all'indicazione del tempo e del luogo della loro creazione.

6 . VASSILY III COME SOVRANO DI TUTTA LA RUSSIA

Vassily III (1505-1533), figlio di Ivan III, è stato il primo a diventare noto come Sovrano di tutta la Russia ( [8] ) e Zar ( [ 161 ] , pagg. 74-75). Questi eventi risalgono alla prima metà del XVI secolo.

7. I SIGILLI DEI GRAN PRINCIPI (O KHAN) DEI SECOLI XV-XVII

Riproduciamo diversi sigilli dei sovrani Russi risalenti all'epoca del XV-XVII secolo. Li abbiamo tratti dal libro di G. V. Vilinbakhov intitolato L’Insegna Russa e il Suo 550° Anniversario ( [ 134] ). L'autore ci dice tra l'altro: "Troviamo singolare che il modello simbolico del sigillo attribuito all'Imperatore Federico III e risalente al 1442 (con l'imperatore e le sue regalie sul fronte del sigillo e l'aquila bicefala sul retro) sia molto simile al sigillo del Gran Principe Ivan III del 1497, con un cavaliere sulla faccia frontale e con la stessa acquila bicefala sul retro" ([134], pag. 25). Il sigillo di Ivan III si trova nella fig. 7.6. L'eccezionale somiglianza tra i due sigilli si spiega perfettamente con la nostra ricostruzione, secondo cui Federico III è il riflesso dello Zar Russo (Khan) Ivan III nelle cronache dell’Europa Occidentale; questo monarca era l'imperatore onnipotente che vedevano gli Occidentali.

Fig. 7.6 dell'Europa Occidentale. Il sigillo del Grande Zar, o Khan Ivan III, risalente al presunto anno 1497. Gli stessi storici sottolineano la somiglianza tra questo sigillo e il sigillo di Federico III d’Asburgo, o lo stesso Ivan III, secondo la nostra ricostruzione (vedi Chron7, capitolo 13). Tratto da [134], pagina 23.

1) Nella fig. 7.7 vediamo la Bolla d'Oro (Testamento?) di Vassily III Ivanovich ([134], pag. 26).
2) Nella fig. 7.8 si vede il Sigillo Minore di Stato di Ivan Vassilyevich IV "Il Terribile" del 1539. È identico al sigillo di Ivan III, qv nella fig. 7.6. Questo fatto è anche in perfetta concomitanza con la nostra ricostruzione.
3) Anche il sigillo che vediamo nella fig. 7.9 si presume appartenga a Ivan Vassilyevich IV "Il Terribile", e risale al 1569. Tuttavia, questo sigillo è completamente diverso dall'altro – vediamo che c’è un unicorno sopra. Stranamente, questa immagine scompare poco dopo dai sigilli reali degli Zar Russi. Anche questo fatto si spiega con la nostra ricostruzione, secondo la quale l'Ivan che aveva governato nel 1569 era una diversa persona, quindi aveva un sigillo diverso.
4) Nella fig. 7.10 vediamo la Bolla d’Oro di Ivan IV "Il Terribile" del 1562.
5) Nella fig. 7.11 vediamo il Sigillo di Stato Mediano dello Zar-Khan Fyodor Ivanovich risalente al 1589. Il suo disegno è quasi identico alla Bolla d’Oro degli Zar (Khan) precedenti.
6) Nella fig. 7.12 vediamo il Sigillo Minore di Stato di "Dmitriy Ivanovich, Principe di Mosca" e il Sigillo Minore di Stato dello Zar Mikhail Fyodorovich. Teniamo in considerazione il fatto che nel sigillo di Dmitriy Ivanovich la forma dell'aquila è stranamente "in anticipo sul suo tempo" di circa 50 anni - l'aquila disegnata in questo modo, con le ali aperte e alzate, appare sulle insegne per la prima volta nel 1654 ([ 134], pag. 35).

Figura 7.10. La Bolla d'Oro (Testamento?) di Zar, o Khan, Ivan IV Vassilyevich ("Il Terribile"), preso da [134], pagina 29.

Figura 7.13. Il Secondo Maggiore Sigillo di Stato dello Zar Alexei Mikhailovich, è stato realizzato in modo nuovo. Anche il lato opposto è mancante da [134], con spazio vuoto rimasto sulla pagina. Tratto da [134], pagina 35. Una replica d'oro del XVIII secolo che imita la medaglia d'oro di coronazione di Dmitriy Ivanovich del 1605, che divenne nota come "Falsa Dmitriy I" nella storia romana. Sembra che l'originale della medaglia sia stato distrutto perché non soddisfaceva le condizioni fissate dagli storici romanoviani. L'hanno sostituita con una "medaglia rettificata". Tratto da [550], pagina 103.

Figura 7.15. Il sigillo di Stato minore (doppio sigillo) di Czar Mikhail Fyodorovich. Date a partire dal 1627. Tratto da [134], pagina 33. Figura 7.16. Il Grande Sigillo di Stato di Czar Alexei Mikhailovich. Date del 1654. Il suo contrario è assente da [134], nonostante l'abbondanza di spazio. Tratto da [134], pagina 34. Figura 7.17. Il sigillo di Ivan Kalita (1328). Su di esso vediamo la versione della croce cristiana che assomiglia a una stella a sei punte (o tamga), conosciuta oggi come la stella di Davide. Presa dall’appendice a [648:1], sigilli 9 e 10.

Figura 7.7. La Bolla d'Oro (Testamento?) dello Zar, o Khan, Vassily III Ivanovich, del 1514. Questa datazione potrebbe essere errata di diversi decenni, qv in CHRON7, Capitolo 13. Tratto da [134], pagina 26.

Ecco come la vediamo rappresentata sul sigillo di Alexei Mikhailovich del 1668, qv nella fig. 7.13. E 'immediatamente evidente che quello che abbiamo davanti a noi è un falso - questo spiega anche lo strano titolo "Principe di Mosca per Grazia di Dio" trovato sul sigillo di Dmitriy Ivanovich (v. fig. 7.12). Il fatto che segue dà un significato anche a questo riguardo: nella fig. 7.14 vediamo quella che gli storici chiamano "La medaglia d'oro per l'incoronazione che porta l'immagine di Lzhedmitriy I [il nome si traduce come "falso Dmitriy"], stampata a Mosca nel 1605 ([550], pag. 103). Si potrebbe pensare che un importante manufatto dell'epoca sia arrivato ai giorni nostri - ma non sembra essere così. Ci dicono che l'oggetto in questione è una "replica del XVIII secolo" ([550], pag. 103). La medaglia è stata quindi emessa circa 100 anni dopo il regno del "falso Dmitriy". Sarebbe bene chiedersi dove si trovi l'originale e quanto corrisponda alla replica Romanoviana del XVIII secolo. Il manufatto in esame è probabilmente un falso da attribuire agli specialisti che erano agli ordini degli storici Romanoviani del XVIII secolo; questi ultimi avevano l'obiettivo di distorcere i veri eventi del XVII secolo. Ci deve essere stato qualcosa riguardo agli originali che non si adattava al concetto di "nuov storia Russa" scritto dai Romanov. L'originale deve essere stato distrutto e sostituito dalla copia "corretta", per servire alle generazioni future come aiuto visivo a imparare la storia della Russia. Si deve pensare che la replica abbia inizialmente fatto la parte dell'originale. Dopo un certo periodo, la versione Scaligeriana e Milleriana della storia aveva raggiunto una posizione di maggiore stabilità nella letteratura storica e nella mente della gente, mentre la vera storia era stata dimenticata. Il fatto che la medaglia in questione fosse solo una replica viene "finalmente ricordato", e ammesso in modo paternalistico – e quindi la sfacciata scritta di "replica del XVIII secolo" sulla placca museale.
7) Nella fig. 7.15 si vede il Sigillo Minore Statale di Mikhail Fyodorovich risalente al 1627.
8) Nella fig. 7.16 vediamo il Grande Sigillo di Stato di Alexei Mikhailovich risalente al 1654.
Concludiamo con il sigillo di Ivan Kalita = Caliph che risale alla prima metà del secolo XIV (vedi fig. 7.17). È di grande interesse - vediamo un sigillo Tartaro (noto come tamga) in cima al sigillo, e un altro tamga in fondo che ha la forma di una stella esagonale. Essa è generalmente riconosciuta come simbolo Ebraico; tuttavia, come si evince chiaramente dall'illustrazione, ciò non era nel XIV secolo. La stella esagonale nota oggi come Stella di Davide era un'ennesima versione della croce Cristiana, e faceva parte del precoce simbolismo Cristiano nell'epoca dell'XI-XVI secolo, quando il Cristianesimo era ancora unito. Fu solo più tardi, quando il Grande Impero Mongolo si frammentò, che le confessioni multiple hanno cominciato ad esistere; ognuna di loro avrebbe adottato qualcosa dal simbolismo Cristiano precedentemente uniforme - così i Musulmani hanno adottato la mezzaluna e la stella (un'altra forma di croce), e i Giudei hanno iniziato a usare la stella esagonale. Le epoche hanno portato la certezza che il simbolismo in questione fosse quello da tempo immemorabile.

Fig. 7.8.Il Sigillo Minore di Stato (doppio sigillo) dello Zar. O Khan Ivan Vassilyevich (“Il Terribile”). Datato al 1539. Il sigillo, come la scritta su di esso, è virtuakmente identico al sigillo di Ivan III. Tratto da [134], pagina 27.

Fig. 7.9. Il Sigillo Minore di Stato (doppio sigillo) dello Zar, o Khan Ivan Vassilyevich (“Il Terribile”).Datato al 1539, o l’epoca della Oprichnina. Bisogna fare attenzione alla figura dell’unicorno. Tratto da [134], pagina 28.

Figura 7.12. Il Sigillo Minore dello Stato dello Zar Dmitriy Ivanovich (il cosiddetto "fFlso Dmitriy"); forse un falso. A sinistra dell'illustrazione. Il suo lato opposto è assente da [134] per qualche ragione. Sulla destra vediamo il sigillo minore dello Stato di Czar Mikhail Fyodorovich, risalente al 1625. Anche il suo retro è palesemente assente da [134]. Tratto da [134], pagina 32.
Fig. 7.11. The Middle Seal of State of Czar (Khan) Fyodor Ioannovich. Dated to 1589. Taken from [134], page 31.

Figura 7.14. Una replica d'oro del XVIII secolo che imita la medaglia d'oro dell’incoronazione di Dmitriy Ivanovich del 1605, che divenne noto come "Falso Dmitriy I" nella storia Romanoviana. Evidentemente l'originale della medaglia è stato distrutto perché non soddisfaceva le condizioni fissate dagli storici Romanoviani. L'hanno sostituita con una "medaglia rettificata". Presa da [550], pagina 103.

Figura 7.17. Il sigillo di Ivan Kalita (1328). Su di esso vediamo la versione della croce Cristiana che assomiglia a una stella a sei punte (o tamga), conosciuta oggi come la Stella di Davide. Tratto dall’appendice a [648:1], sigilli 9 e 10.

Figura 7.16. Il Grande Sigillo di Stato dello Zar Alexei Mikhailovich. Datato al 1654. Il suo verso è assente da [134], nonostante l'abbondanza di spazio. Tratto da [134], pagina 34.

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3 Anni 9 Mesi fa #41340 da Jediel74
Risposta da Jediel74 al topic Nuova Cronologia
Salve cari,
confesso di non aver letto tutti i commenti, sono davvero tantissimi e non ce la farò mai a rimettermi in paro!
Quindi non me ne vogliate se bypasso la ricerca e chiedo direttamente a voi se l'argomento è stato già trattato.
Mi riferisco alla ricollocazione non solo cronologica, ma anche geografica degli eventi biblici che è descritta nel libro 400 Anni di Inganni, secondo Fomenko infatti, la maggior parte delle vicende narrate nella bibbia si sarebbero svolte in Italia.
Risulta anche a voi?

"Chi ha capito ha capito e non ha bisogno di consigli, chi non è in grado di capire non capirà mai"

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3 Anni 9 Mesi fa #41343 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
secondo Fomenko infatti, la maggior parte delle vicende narrate nella bibbia si sarebbero svolte in Italia.
Risulta anche a voi?


Se non ho capito male, ad essersi svolti in Italia sarebbero gli eventi dell'Esodo.
Personalmente, ho pensato due cose:
1) la striscia di terra che gli ebrei attraversarono in fuga dall'Egitto potrebbe essere stata la penisola italiana,
2) la geografia del nord-est dell'Italia assomiglia alla geografia del Medio-oriente

I seguenti utenti hanno detto grazie : Jediel74

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3 Anni 9 Mesi fa #41345 da greegan75
Risposta da greegan75 al topic Nuova Cronologia
Fomenko ha tristemente ragione, la storia è un'altra, l'anno in cui viviamo è un altro. Viviamo in una bolla storica all'interno della Vera Storia, una Matrix, praticamente.

Quando l'ingiustizia diventa legge, la Resistenza diventa dovere.

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3 Anni 9 Mesi fa #41347 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
L'epoca di Ivan il Terribile. Le origini della storia Russa, i suoi autori e i loro metodi

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

CAPITOLO 8

L'epoca di Ivan il Terribile. Le origini della storia Russa, i suoi autori e i loro metodi

1. I GRANDI DISORDINI COME SCONTRO TRA DUE DINASTIE.

LA FINE DELL'ORDA E L'INIZIO DEL REGNO DEI ROMANOV


si pensa di conoscere abbastanza bele l'epoca di Ivan il Terribile. Ahimè, tutto ciò è tutt'altro che vero, come molti storici moderni sanno bene.

Tuttavia, questo fatto rimane solitamente nascosto all'attenzione pubblica per motivi che saranno evidenziati più avanti. L'epoca di Ivan il Terribile è uno dei periodi più oscuri, interessanti e intriganti della storia Russa. E' proprio quest’epoca che funge da punto di svolta tra i tempi in cui la Russia era conosciuta anche come l'Orda e il regno dei Romanov.

Queste due epoche sono separate dal regno di Ivan il Terribile e i Grandi Disordini del secolo XVI-XVII che ne sono scaturiti. Di solito si presume che i Grandi Disordini siano iniziati dopo la morte di Boris Godunov; tuttavia, a breve dimostreremo la fallacia di questa presunzione. Il conflitto è iniziato molto prima e copre quasi tutta la storia di "Ivan il Terribile". Questa è una delle maggiori discrepanze tra la nostra versione e quella degli storici Milleriani e Romanoviani.

2. SOPRAVVIVENZA DEI DOCUMENTI ORIGINARI DELL'EPOCA DI IVAN IL TERRIBILE

R. G. Skrynnikov, un ricercatore dell'epoca in questione, ci dice quanto segue:

"L'ostacolo principale incontrato da ogni ricercatore del 'Grande Terrore' del XVI secolo [l'autore si riferisce all'epoca di Ivan il Terribile - Aut.] è l'estrema scarsità di fonti. Gli storici sono costretti a costruire lunghe catene di ipotesi per risolvere equazioni con molte variabili. . . Gli archivi degli Oprichnik che contenevano i fascicoli di tribunale risalenti all'epoca del terrore [l'epoca di Ivan il Terribile - Aut.] furono completamente distrutti" ([755], pagina 10).

Inoltre: "La condizione degli archivi e delle biblioteche Russe del XVI secolo è la peggiore d’Europa" ([775], pag. 23).

Anche i documenti che sono arrivati ai giorni nostri riportano tracce ben distinte di un successivo e tendenzioso editing. Skrynnikov riporta quanto segue:

"La cronaca ufficiale degli Zar ha raggiunto i nostri giorni in diverse copie. I primi capitoli della cronaca Sinodale sono serviti come una specie di bozza. Questo testo è stato modificato sotto Adashev, e successivamente ne è stata fatta una copia pulita. Un'edizione splendida illustrata con una moltitudine di brillanti miniature. . . L'inizio del libro descrive la scomparsa di Basilio III. Doveva occupare l'intero regno di Ivan il Terribile; tuttavia, i lavori sul Libro degli Zar sono stati interrotti, e qualcuno, d’autorità, ha introdotto molte correzioni e inserzioni" ([776], pag. 81). Pertanto, il Libro dei Zar non è affatto un documento originale, bensì la versione più recente di qualcuno.

Molte delle alterazioni introdotte nel libro sono di natura polemica e retorica. . . D. N. Alschitz è stato il primo ad aver notato l'impressionante somiglianza tra gli inserimenti e la prima lettera di Ivan il Terribile a Kurbskiy, suggerendoli come imparentati" ([775], pag. 25). Tuttavia, gli storici Russi hanno già da tempo espresso la giustificata opinione secondo cui la famosa corrispondenza di Ivan il Terribile con Kurbskiy sia un'opera letteraria di narrativa scritta da S. I. Shakhovskiy nel XVII secolo ([775] , pag. 37). Pertanto, l’alquanto incerto commento degli storici sugli inserimenti nel Libro degli Zar, simile alla corrispondenza tra Ivan il Terribile e Kurbskiy, deve implicare che la cronaca stessa (cioè il Libro degli Zar) sia stata scritta e rivista nel XVII secolo. Forse era una versione intermediatra che non ha ricevuto il sostegno reale nonostante l'esuberante lusso dell'edizione ed è stata quindi abbandonata.

Ci sono documenti originali lasciati da Ivan il Terribile? Quasi nessuno, a quanto ci viene detto. D. S. Likhachyov fa notare: "La maggior parte dei documenti di Ivan, così come molte altre opere letterarie Russe, sono sopravvissuti solo come copie tardive fatte nel XVII secolo" ([651], pagina 183). Come copie Romanoviane, in altre parole. Come abbiamo già detto, i Romanov hanno distrutto la maggior parte dei vecchi documenti storici Russi del XVII secolo e ne hanno modificati altri nel modo che ritenevano opportuno.

Si presume che molti documenti originali risalenti all'epoca di Ivan il Terribile siano giunti ai nostri giorni: "fortunatamente, alcune delle opere di Ivan sono sopravvissute come copie del XVI secolo, vale a dire:

Lettera di Ivan a Vassily Gryaznoi,

Epistola a Simeon Beckboulatovich,

Lettera a Stefano Batorius del 1581,

Lettera a Sigismondo II Augusto

Lettera a Khodkevich,

Lettera all'Elisabetta I, Regina d'Inghilterra

Una copia della sua controversia teologica con Jan Rokita ([651], pagina 183).

Questi documenti sono tutto quello che c'è! Ne’ il famoso editto dell’Oprichnina, ne’ il famoso documento Sinodale che si suppone sia stato scritto da Ivan dopo il suo pentimento. Anche l'originale delle sue ultime volontà e del suo testamento sono scomparsi. Dobbiamo sottolineare che si presume che i testamenti di molti altri principi Moscoviti siano giunti a noi nella loro forma originale. Per esempio, Vassily I Dmitrievich (1389-1425, che precede di 150 anni il tempo di Ivan) ha scritto tre testamenti diversi nel corso degli anni del suo regno, e tutti presumibilmente sono sopravvissuti come originali ( [794], pagine 149-150). Anche il testamento originale di Ivan Kalita sarebbe sopravvissuto ([794], pag. 147), nonostante avesse 250 anni in più rispetto ai documenti di Ivan il Terribile, che "è sopravvissuto solo come una copia successiva, in pessime condizioni e senza alcuna data" ([775], pag. 51).

Ad ogni modo, anche nei pochi casi preziosi in cui il documento originale dovrebbe teoricamente essere in perfette condizioni, la situazione manca del tutto di chiarezza. Per esempio, la lettera inviata da Ivan il Terribile ad Elisabetta I, Regina d'Inghilterra, è un documento ufficiale che è sopravvissuto come originale. La pergamena, molto più resistente della carta, è rimasta a Londra sin dal suo ricevimento da Mosca nel 1570 ([639], pagine 587 e 115). Tuttavia, questa missiva "contiene una serie di lacune e il testo è illeggibile in diversi punti" ( [639], pag. 587). Il documento deve essere stato deliberatamente danneggiato per qualche motivo.

Si presume che i predecessori di Ivan il Terribile abbiano lasciato dietro di sé un gran numero di documenti originali. Ad esempio, la compilazione intitolata "Sigilli Russi di Stato" ([794]) contiene un elenco di circa 40 documenti presumibilmente originali dell'epoca di Ivan III Vassilyevich. Tuttavia, in questa compilazione non c'è nessun documento con un sigillo personale di Ivan il Terribile.

Così, gli unici documenti contenenti informazioni pertinenti l'epoca di Ivan il Terribile sono giunti alla nostra epoca come copie recenti. Per esempio, l'intera famosa storia di Ivan il Terribile e dei suoi atti si basa su copie piuttosto sospette fabbricate non prima del XVII secolo. L’opera fondamentale di Skrynnikov dedicata all’epoca di Ivan il Terribile ([775]) non contiene un solo documento originale nel capitolo "Fonti" - Non sorprende quindi che si riferisca a un equazione con molteplici variabili, qv sopra.

3. STRANEZZE NELLA VERSIONE TRADIZIONALE DELLA BIOGRAFIA DI IVAN IL TERRIBILE

Ci asterremo dal fornire una rappresentazione dettagliata della biografia di Ivan, come si evince dai libri di testo scolastici, supponendo che il lettore la conosca dalla moltitudine di fonti disponibili. La tratteremo in breve, per evidenziare le numerose stranezze. Le più evidenti sono le seguenti:

1) Nel 1553 Ivan il Terribile nomina un consiglio di custodi per se stesso. Si può supporre che la missione del consiglio fosse la custodia di suo figlio Dmitriy. Ivan si riprende dalla sua malattia e non scioglie il Concilio. Che senso ha un consiglio di custodi per un monarca onnipotente e in buona salute?

2) Sono stati fatti più volte giuramenti di fedeltà a Ivan il Terribile, il che è del tutto insensato poiché questo evento ha luogo solo una volta nella vita di un monarca. Tuttavia, sono stati fatti più volte giuramenti di fedeltà a Ivan; inoltre, è stato insediato per la seconda volta, con pompa magna e fanfara, dopo molti anni la sua ascensione al trono. Forse il suo primo insediamento del 1547 era stato dimenticato, e così fu deciso di ripeterlo nel 1572, 25 anni dopo? Nella storia Russa non c’è notizia di altri insediamenti o giuramenti di fedeltà multipli.

3) Ivan il Terribile fa Zar Simeon Beckboulatovich - presumibilmente per sostituirlo a se stesso. L'assurda "spiegazione" è che così trovava più facile controllare la Duma.

4) Ivan il Terribile distrugge completamente Novgorod e poi decide di spostare la capitale, la corte e il tesoro pubblico là, qv nel [775], pagina 498 - presumibilmente installando il suo trono tra le rovine carbonizzate della città.

Tutte queste stranezze fanno sì che gli storici definiscano Ivan il Terribile come uno schizoide. P. I. Kovalevskiy, ad esempio, sosteneva che "lo Zar era un nevrastenico, e la sua paranoia e la sua mania di persecuzione hanno portato alla creazione dell'Oprichnina" ([775], pagg. 500-501).

In effetti, una persona che agisce in questo modo assomiglia parecchio a una schizoide. Tuttavia, dobbiamo chiederci se comprendiamo davvero gli eventi che hanno avuto luogo in quell'epoca. Si riferiscono tutti alla biografia di uno stesso monarca? Può essere che diversi monarchi siano stati compressi in un solo Zar? Questo cambierebbe la nostra intera percezione dell'epoca in questione. Descriviamo la nostra ipotesi.

4. I GRANDI DISORDINI DEL XVI-XVII SECOLO COME EPOCA DELLA LOTTA TRA LA VECCHIA DINASTIA RUSSA (MONGOLA) E LA NUOVA DINASTIA OCCIDENTALE DEI ROMANOV.


La fine dell’Orda Russo-Mongola nel XVII secolo

Secondo la nostra ipotesi, l'intero regno di "Ivan il Terribile" (1547-1584) si può naturalmente dividere in quattro regni di quattro diversi Zar, che furono poi uniti in un'unica figura dagli storici. Ciò è avvenuto nel XVII secolo, sotto i Romanov, per un preciso scopo politico - cioè giustificare la rivendicazione del trono Russo fatta da Mikhail Romanov, fondatore della dinastia. L'immagine di uno "Zar grande e terribile" che aveva regnato per più di 50 anni è stata introdotta nella coscienza di massa a questo scopo. I Romanov avevano in mente diversi obiettivi.

La questione è che i Grandi Disordini del XVI-XVII secolo non sono stati un semplice conflitto interno nel Grande Impero Mongolo, ma una lunga e sanguinosa guerra civile, che ha portato a cambiamenti radicali nel sistema governativo Russo. La vecchia dinastia dell’Orda è stata sconfitta; la rivoluzione di palazzo era stata istigata dai rappresentanti dei Romanov, un gruppo di aristocratici che provenivano da Pskov, nell'Ovest della Russia. Saliti al potere nella capitale imperiale, hanno cambiato completamente il carattere del governo. Questa rivoluzione è stata sostenuta da coloro che aderivano alla Riforma nell'Europa occidentale. La successiva epoca storica sarebbe stata cardinalmente diversa, qv in Chron6.

In base alla nostra ricostruzione, questo è ciò che riteniamo sia avvenuto. Procederemo a spiegare come i Romanov abbiano riscritto la storia di questo colpo di stato per le generazioni successive.

Prima di tutto, hanno proclamato "illegittima" la precedente dinastia dell’Orda e l'intera epoca "Mongola" (I Grandi) della storia Russa, definendola un periodo di sfruttamento da parte di sovrani stranieri, conosciuto anche come il Grande Giogo. I predecessori dei Romanov (i Khan dell’Orda della Russia) si sono trasformati in selvaggi invasori provenienti da lontane terre Orientali che avevano usurpato il trono della dinastia Ryurikovich, e la vita precedente nel paese sotto gli "invasori Mongoli" era diventata una triste epoca di violenza. I Romanov stessi si sono quindi presentati come i "restauratori del vero governo Russo" venuti a salvare il paese dai crudeli "invasori stranieri", o Tartari. "Godunov il Tartaro" è stato dichiarato un cattivo senza paragoni e un infanticida.

L'eleganza della frode è sorprendente: i Romanov non hanno alterato fatti storici reali, cambiandone invece interpretazione e il contesto. Ciò ha portato a profonde distorsioni nella storia Russa del Grande periodo "Mongolo". I resti delle truppe Cosacche (o dell'ex Orda) sono stati spinti verso le regioni più lontane dell'impero e dichiarati schiavi fuggiti o malfattori esiliati. I documenti storici superstiti sono stati modificati in modo tendenzioso, dopo essere stati completamente trasformati. Gli storici Romanoviani hanno ricevuto l'ordine diretto di creare una storia dell' "Orda malvagia" e hanno creato una versione che sembrasse plausibile. Tuttavia, non hanno potuto alterare tutto; abbiamo dunque qualche speranza di ricostruire il vero quadro della nostra storia.

Tuttavia, nonostante questo obiettivo strategico primario, i Romanov avevano in mente una serie di altri obiettivi. Si tratta di misure di carattere tecnico e tattico, ma di importanza vitale per i Romanov, in particolare:

a) Nascondere il fatto che i Grandi Disordini erano in realtà iniziati a metà del XVI secolo e non nel XVII - ai tempi di "Ivan il Terribile", e il loro ruolo sovversivo in essi.

b) Giustificare le loro rivendicaziono al trono (a tal fine avevano rivendicato la parentela con il precedente zar legittimo).

c) Nascondere la loro partecipazione all'Oprichnina e alla lotta per il potere, incolpando il "terribile Zar" per tutto lo spargimento di sangue.

d) rintracciare le loro origini in Anastasia Romanova, presumibilmente l' "unica legittima moglie" del "Grande Zar".

Probabilmente è per questo che gli storici Rpmanoviani hanno messo insieme quattro zar in uno, presentando falsamente le loro mogli come mogli di un unico sovrano. Ricordate che la legge ecclesiastica rende il terzo matrimonio l'ultimo ancora legittimo; per questo, i matrimoni degli ultimi re sono stati invalidati, e i loro figli privati del diritto al trono. In seguito è stato dichiarato che Zar Fyodor Ivanovich era morto senza un'erede. Suo figlio, lo Zar Boris Fyodorovich ("Godunov"), è stato dichiarato un usurpatore del trono, e anche questo è falso.

5. IL "REGNO DI IVAN IL TERRIBILE" NELLA NOSTRA RICOSTRUZIONE

5.1. Ivan IV Vassilyevich, regnante nel 1547-1553, come primo Zar dell’ "epoca di Ivan"


Figura 8.1. L'epoca di "Ivan il Terribile". Secondo la nostra ricostruzione, quattro Zar, o Khan, avevano regnato durante questo periodo, e non uno solo, come sostengono gli storici Romanoviani.

Nel 1547 il sedicenne Ivan IV Vassilyevich salì al trono ([776], pagina 23). I sudditi dello Zar giurarono fedeltà al loro nuovo sovrano. Secondo la nostra ipotesi, si sposò una sola volta - con Anastasia Zakharyina Romanova, il cui padre, Roman Zakharyin, era stato fondatore della dinastia Romanoviana ([775], pag. 94). Il regno di Ivan IV Vassilyevich è durato fino al 1553. L'evento più importante del suo regno fu la conquista di Kazan nel 1552. L'anno successivo, nel 1553, Ivan Vassilyevich si ammalò gravemente. Aveva già un figlio neonato di nome Dmitriy, e un altro nacque poco più tardi ([775], pagina 109). Gli storici ritengono che la morte di Dmitriy sia avvenuta subito dopo la "crisi". La nostra ricostruzione dimostra che questo è falso. "Ivan IV era stato colpito da una grave malattia. Delirante per la febbre aveva smesso di riconoscere i suoi parenti. La sua scomparsa era attesa da un giorno all’altro. La sera dell’11 marzo 1553, un gruppo di boiardi vicini allo Zar giurò fedeltà a Dmitriy, il neonato erede al trono" ([776], pag. 48).

La nostra opinione è che la salute di Ivan IV Vassilyevich si fosse deteriorata a tal punto che non poteva più partecipare agli affari di stato. Forse morì poco dopo. Skrynnikov sottolinea la seguente circostanza, che potrebbe servire come conferma indiretta di questo fatto: "il prematuro giuramento di fedeltà del 1553, dimostra che gli Zakharyin erano certi dell’imminente scomparsa dello Zar" ([775], pag. 114).

Ivan IV era divenuto straordinariamente pio prima di ammalarsi. Si sa che in quel periodo era sotto la forte influenza di un prete di nome Silvestro: "Le opinioni del sacerdote e le storie che aveva raccontato al monarca diciassettenne avevano impressionato Ivan. La trasformazione di Ivan il Terribile in un fanatico religioso può essere attribuita a Silvestro. . . Il fatto che lo Zar fosse diventato un Cristiano rinato aveva avuto un grande impatto sulle usanze della corte. I viaggiatori Inglesi che andavano in Russia in quei giorni erano stupiti dalle abitudini del sovrano Moscovita. . . Lo Zar evitava i grandi divertimenti e non apprezzava molto la caccia, trovando grande piacere nelle liturgie. . . Ivan ha avuto le sue prime visioni lo stesso anno [nel 1552 - Aut.]" ([775], pagina 125).

Skrynnikov riferisce anche che questa era stata l'epoca dei cosiddetti "yourodivye", o "Giullari di Dio" - uno dei più rispettati "era stato il Beato Basilio, che andava senza vestiti in inverno e in estate e portava al collo pesanti catene di ferro. La sua morte è stata registrata negli annali ufficiali dello Stato; il sant’uomo fu sepolto nel monastero di Troitse-Sergiyev, al suo funerale hanno partecipato moltissime persone" ([775], pagina 126).

Il ritratto più autentico e il più antico tra quelli sopravvissuti di Ivan il Terribile è il cosiddetto ritratto di Copenaghen, secondo [776], pagina 182 (cfr. fig. 8.2). È conservato nell'archivio reale di Danimarca. Questo ritratto è in realtà un'icona – ed è dipinto su una tavola di legno con vernice al tuorlo d'uovo in un modo caratteristico per le icone. Inoltre, questa icona ha una rientranza speciale, dove si trova l'immagine, con i bordi del ritratto che sporgono verso l'esterno. È una cosa che troviamo solo sulle icone, dato che queste indentazioni sono legate al simbolismo ecclesiastico. Va inoltre sottolineato che la fabbricazione di tale indentazione è tutt'altro che semplice – questo rende le icone molto più difficili da fabbricare, in conformità con le esigenze specifiche delle autorità ecclesiastiche. Questo è un dettaglio che riguarda antiche icone dipinte su assi di legno prima del XVII secolo.

La nostra ricostruzione è la seguente: il Beato Basilio non è altro che lo Zar Ivan IV Vassilyevich (15471553).

Figura 8.2. L'icona che ritrae Ivan IV (San Basilio?) è conservata nel Museo Nazionale di Copenhagen. Tratto da [780], colore inserito dopo pagina 64.

Siamo del parere che nel 1553 lo Zar Ivan si sia ammalato gravemente e abbia quindi interrotto tutti i suoi legami con lo Stato e le sue vicende, essendo diventato un pio asceta, o un "giullare di Dio" ( yourodivy ). Il nome di Basilio non è che una versione della parola Greca "basileus" che si traduce come "re". Quando Ivan = il Beato Basilio (il Re Benedetto) morì, la sua morte fu naturalmente registrata negli annali ufficiali, e al suo funerale hanno partecipato molte persone - non era un semplice asceta che veniva seppellito, ma un ex Zar! Ivan IV = il Beato Basilio è stato canonizzato. Oltre al Beato Basilio, il Taumaturgo Moscovita, nel calendario Ortodosso si cita anche il Beato Ivan, anche lui Moscovita e taumaturgo, ma non si conoscono particolari della sua vita. Si presume che sia morto a Mosca nel 1589, e il suo corpo sia stato "sepolto cerimonialmente nella Chiesa del Beato San Basilio" ([362], libro IV, annotazione 469 nel volume X). La stessa cattedrale del Beato San Basilio, in altre parole. Potrebbe darsi che la stessa personalità storica (Ivan = Basilio il Beato) finisca per essere elencata due volte - una volta come Vassily, e poi come Ivan.

Il fatto che Ivan IV, il conquistatore di Kazan, possa essere identificato come il Beato San Basilio è indirettamente confermato dal fatto che la famosa cattedrale di Pokrovskiy nella Piazza Rossa di Mosca, costruita per commemorare questa conquista, è ancora nota come la cattedrale del Beato San Basilio.

5.2. Il neonato Dmitriy Ivanovich è il secondo Zar del periodo di regno di "Ivan il Terribile" nel 1553-1563. Di fatto il regno del Consiglio eletto

Al giorno d'oggi si presume che il primo figlio di Ivan IV (l’infante Dmitriy) sia morto subito dopo il giuramento di fedeltà dei boiardi nel 1553 ([775], pagina 109). Tuttavia, i documenti ci dicono che un consiglio di custodi era stato eletto per il neonato Dmitriy, ed è rimasto attivo fino al 1563. Si pensa che, dopo la morte improvvisa del neonato, Ivan IV si sia immediatamente ripreso e abbia nominato un corpo di custodi per sé stesso. Gli storici costruiscono teorie diverse per spiegare la natura di questa custodia ultra-particolare.

Secondo la nostra ricostruzione, fu nominato un consiglio di custodi scelti, tuttavia, regnava per conto del neonato Zar Dmitriy e non dell'adulto Ivan. La fedeltà era stata giurata anche allo Zar Infante.

Anche se "Ivan IV aveva nominato i suoi cognati come principali custodi (D. R. e V. M. Youriev-Zakharyin) ... l’influenza degli Zakharyin iniziò a vacillare rapidamente dopo gli eventi del 1553-1554" ([775], pagine 111 e 117). La questione è che "il consiglio dei boiardi disapprovava grandemente gli Zakharyin e la loro leadership" ([775], pag. 111). La posizione reale degli Zakharyins (futuri Romanov) era estremamente instabile in quel periodo: "L'aristocrazia non voleva cedere il potere agli Zakharyin, che non avevano ne’ l’autorità, ne’ popolarità" ([775], pagina 115).

Le posizioni chiave del consiglio si spostarono verso Adashev e i Glinskiys, parenti della madre dello zar precedente, la nonna di Dmitriy. "La faida tra i Glinskiy e gli Zakharyin era antica. . . Quando M. Glinskiy condusse le sue truppe in Livonia nel 1558, i suoi soldati avevano trattato l'intera regione di Pskov [dominio degli Zakharyin (Romanov) - Aut..] come territorio nemico" ([775], pagina 147).

Di conseguenza, gli Zakharyin (gli antenati dei Romanov) furono allontanati dal trono di Dmitriy e persero la loro posizione nel governo ([775], pag. 120). Furono sostituiti dai Glinskiy.

La differenza tra la nostra versione degli eventi accaduti in questo decennio (1553-1563) e la versione tradizionale è che attribuiamo questi anni al regno del piccolo Dmitriy, e non a Ivan IV. L'evento principale di questo regno è la guerra di Livonia.

La nostra ricostruzione è la seguente. Nel 1563 era morto il Principe Dmitriy, intorno ai 12 anni. Crediamo che la sua morte sia stata attribuita all'epoca di Godunov dagli storici Romanoviani, ossia il 1591 ([77], pagina 67), come anche la famosa “storia del Principe Dmitriy e la sua tragica scomparsa a Ouglich”. Il principe deve essere morto a Ouglich, ma noi datiamo questo evento al 1563, e non all'epoca di Godunov.

Ci asterremo dal fornire un elenco di tutti i dettagli e continueremo a tracciare alcuni dei paralleli tra la tragica scomparsa del Principe Dmitriy Ivanovich nel presunto anno 1553 e quella del principe Dimitriy Ivanovich sotto Godunov nel 1591. Il sovrano formale era lo Zar Fyodor.

La versione tradizionale della "prima morte" del piccolo Principe Dmitriy nel 1553 (10 anni prima della nostra data) è la seguente. Si presume che sia annegato per caso, a causa dell'incuria della sua tata. Avrebbe dovuto salire su una barca ma la passerella si è rovesciata e il neonato è caduto in acqua annegando ([775], pagina 117).

La versione tradizionale della "seconda scomparsa" del Principe Dimitriy nel 1591 è ugualmente molto ben conosciuta, tra le altre, la famosa "Tragedia di Ouglich" descritta da Pushkin. Ancora un neonato, un figlio di Ivan IV Vassilyevich, anche lui in un incidente avvenuto per la negligenza della tata - il bambino si sarebbe presumibilmente accoltellato durante un attacco di epilessia.

La nostra opinione è che la tragedia di Ouglich rispecchi la reale morte del Principe Dmitriy nel 1563, ma questo avvenimento si è realizzato solo una volta, ed è stato duplicato più tardi, nel XVII secolo, quando i Romanov hanno iniziato a raccontare la storia dell'Orda nella versione che gli avrebbe fatto comodo.

Breve corollario.

a) Il punto di vista consensuale per il periodo 1553-1563 è il seguente: Zar Ivan si ritira dagli affari di Stato e un consiglio di custodi guidato da Adashev inizia a regnare per suo conto.

b) Siamo di diversa opinione - lo Zar Ivan ha abdicato ed è diventato un asceta. Il successivo Zar era il suo erede, il neonato Dmitriy. Il sovrano de facto era Adashev, capo del consiglio di custodia noto come Izbrannaya Rada (quest’ultima parola è simile a "Orda").

5.3. Il "terzo periodo di Ivan il Terribile" come regno del neonato Ivan Ivanovich nel 1563-1572. Gli Zakharyin (Romanov) e la loro ascesa al potere. Le repressioni e l'Oprichnina


La nostra ricostruzione è la seguente. Dopo la scomparsa del Principe Dmitrij nel 1563, il secondo figlio di Ivan IV (Ivan Ivanovich) diventa Zar. Aveva circa dieci anni. Doveva essere stato allevato dagli Zakharyins (i Romanov), perché nessuno poteva immaginare che Dmitriy sarebbe morto nella prima adolescenza e quindi avrebbe fatto erede il Principe Ivan.

Infatti, quando torniamo alla versione Milleriana e Romanoviana, vediamo che nel 1563 “si è giurato fedeltà di fronte allo Zar” ([775], pag. 171). Si presume che questo terzo giuramento sia stato prestato allo stesso Zar Ivan IV, presumibilmente ancora vivo. Ancora una volta, gli storici sono costretti a inventare spiegazioni su questo simbolico terzo giurmento di fedeltà.

L'equilibrio di potere si era spostato a favore degli Zakharyin. La Rada, o il consiglio dei custodi, era stata distrutta e ad Adashev era stato negato l'ingresso a Mosca. Gli Zakharyin avevano raccolto nelle loro mani tutte le redini del potere e istigato repressioni di massa, il famoso terrore dell'epoca di "Ivan il Terribile", qv più avanti.

Nel 1563, "un decennio e mezzo dopo l'incoronazione, i rappresentanti inviati dal Patriarca di Costantinopoli avevano portato a Mosca l'editto del Consiglio Ecumenico, che confermava il diritto Moscovita al titolo di Zar. . . L’evento fu celebrato con sfarzose processioni ecclesiastiche e il suo obiettivo principale era l’affermazione del potere di Ivan" ([776], pagina 70; cfr. anche [775], capitolo 7, e i successivi capitoli 8-15). Non è strano che il potere dello Zar debba essere "confermato" nel diciassettesimo anno del suo regno?

"Dopo aver spodestato sia Adashev che Silvestro, Ivan IV [il giovane Zar Ivan Ivanovich, secondo la nostra ipotesi - Aut.] ha iniziato a condurre i suoi affari aiutato solo dai suoi parenti più stretti, senza dar peso alla tradizione secolare. I boiardi erano furiosi per gli atti dello Zar e detestavano gli Zakharyin, accusati della morte di Adashev" ([775], pagina 171). Le famose repressioni di massa comunemente attribuite a "Ivan il Terribile" sono cominciate solo in questo periodo.

Siamo del parere che le repressioni siano state effettivamente perpetrate - tuttavia, sono state ideate e perpetrate dagli Zakharyin, che avevano lanciato una campagna per eliminare i loro oppositori, cioè quasi l'intera aristocrazia Russa (o "Mongola") dell'antica dinastia dell’Orda. I due gruppi - le forze imperiali dell’antica Orda e il nuovo gruppo pro-Occidentale degli Zakharyin (meglio conosciuti come Romanov) complottavano per il trono. Il conflitto in questione non era altro che una guerra civile e segnò il reale inizio dei Grandi Disordini in Russia (o Orda).

La storia Russa fu scritta in questo periodo; più precisamente, sono stati fatti i primi tentativi di revisione. Gli obiettivi erano palesemente politici, cosa che oggi è data per scontata: "La preoccupazione per l'eresia dei boiardi che si stava delineando aveva portato il monarca a rivedere la storia del suo regno, la qual cosa fu attuata nel 1563-1564" ([775], pag. 172). La ricerca moderna mostra che le cronache sono state scritte su carta Francese, importata dalla Francia specificamente a tal fine ([775], pag. 20). "L’attività cronografica ufficiale Moscovita ha raggiunto il suo picco negli anni 1550 e nei primi anni 1560; la sua completa cessazione dopo il 1568 è avvenuta per vari motivi. . . La sorte delle persone che erano state incaricate della produzione delle cronache fu tragica. . . Il tipografo Ivan Viskovatiy venne giustiziato... Tutti i tentativi di resuscitare la scrittura civica delle cronache fu condannata a causa del regnante terrore. Qualsiasi impiegato dello Stato che avesse rimpiazzato il giustiziato I. Viskovatiy avrebbe messo la sua vita in pericolo se avesse deciso di descrivere il pogrom di Novgorod" ([775], pagina 22).

Così apprendiamo che le persone che scrivevano la storia Russa in quell'epoca venivano semplicemente distrutte. Ci viene inoltre mostrato un luogo ovviamente "pericoloso per la scienza cronografica" - il pogrom di Novgorod. E si capisce perché - questo è stato il momento in cui il nome "Grande Novgorod" è stato portato via da Yaroslavl e assegnato a una città della regione di Pskov. La motivazione di fondo era profondamente politica. Il potere veniva preso da una nuova dinastia - gli Zakharyin, più tardi conosciuti come Romanov. Avevano un proprio dominio a Polotsk, nella Russia Occidentale, che si trovava vicino a Pskov e ai territori della lega Anseatica. Cercavano ovviamente di distorcere la storia Russa per nascondere le vere origini dell’antica dinastia Russa, l'Orda (che era partita da Yaroslavl, conosciuta anche come Grande Novgorod). Questa dinastia aveva bisogno di una nuova patria virtuale da qualche parte nella regione di Pskov, nel Nord-Ovest della Russia, da cui provenivano gli stessi Zakharyin. Dopo aver modificato la geografia degli eventi storici (così come la loro datazione, come si può immaginare), gli Zakharyin (Romanov) hanno creato l'illusione di una "solida base storica" per la propria genealogia.

Nel 1564 l'Oprichnina era ufficialmente iniziata. "Uno dei principali istigatori dell’Oprichnina era il Boiardo V. M. Youriev-Zakharyin, e gli Zakharyin erano al centro del gruppo che aveva lanciato la macchina Oprichnina" ([775], pag. 225).

Consideriamo irrilevante elencare qui i dettagli delle repressioni di massa; si conoscono bene, e i lettori possono rivolgersi a moltissimi lavori che coprono l'epoca. Sottolineiamo semplicemente che l'intero "periodo di repressione di massa" di Ivan il Terribile è abbracciato dal periodo tra il 1563 e il 1572 - il regno dell'adolescente Ivan Ivanovich, o, piuttosto, degli Zakharyin (futuri Romanov), che governavano per suo conto.

I principali punti di riferimento del terrore sono i seguenti: l'istituzione dell'Oprichnina nel 1564, l'esilio di Kazan del 1565, il complotto dello sposo Fyodorov Chelyadnin, la spedizione punitiva a Novgorod e la distruzione della città nel 1569-1570, l'assassinio del Metropolita Filippo e Herman, l'Arcivescovo di Kazan, l’assassinio di Vladimir Andreyevich, uno dei parenti dello Zar, e l’esecuzione di massa dei boiardi nel 1568 ([775], pag. 338).

La "Lotta per il cappuccio bianco" è avvenuta proprio nello stesso anno 1564.

I nostri commenti. Il Consiglio stava risolvendo la questione se il Metropolita di Mosca avesse il diritto di indossare un cappuccio bianco, che in passato era stato esclusivo privilegio dell'arcivescovo di Novgorod. La questione era quindi quella di equiparare il rango del Metropolita Moscovita (in realtà noto come "Metropolita di Kiev") a quello dell'Arcivescovo di Novgorod. L'obiettivo era quello di aumentare l'importanza di Mosca e di diminuire l'importanza della Grande Novgorod, o Yaroslavl.

La distruzione di Yaroslavl, o Grande Novgorod nel 1569-1570, è stata il culmine del terrore noto come Oprichnina. Si presume che la città sia stata completamente demolita, e tutti i suoi abitanti esiliati, compreso l'esecuzione del principe Vladimir Andreyevich Staritskiy, membro della dinastia reale. Gli eventi di questa epoca testimoniano il fatto che in questo periodo è iniziata una guerra civile. La nostra interpretazione di questi famosi eventi è la seguente.

Il nuovo gruppo degli Zakharyin (Romanov) decise di sradicare l'antica dinastia Russa dell'Orda, la cui antica capitale e la cittadella stavano nella Grande Novgorod, o Yaroslavl. Le truppe Moscovite degli Zakharyin distrussero Novgorod, o Yaroslavl, e giustiziarono Vladimir Andreyevich, che avrebbe potuto reclamare il trono come rappresentante della vecchia dinastia dell’Orda.

Di conseguenza, l'Orda è costretta alla resistenza armata. La versione Milleriana e Romanoviana la presenta come l'invasione del Khan di Crimea. Nel 1571 i Crimeani, o l'Orda, arrivarono alle mura di Mosca e la distrussero. Lo Zar Ivan "abbandonò il suo esercito e fuggì a Rostov" ([776], pag. 162). Poco prima, nel 1569, lo Zar aveva chiesto asilo politico in Inghilterra, evidentemente avendo l'impressione che gli eventi potessero peggiorare. Questo è il momento in cui l'Orda risulta vincente. Inizia il famoso "Processo di Mosca". Il potere dell’Orda cresce, e gli Zakharyin (Romanov) iniziano a subire sconfitta dopo sconfitta, così come i loro alleati. L'attività dei famosi Malyuta Skouratov-Belskiy e Vassily Gryaznoy è datata proprio a questo periodo - si presume che non avessero preso parte all'iniziale ondata di repressione lanciata dagli Zakharyin. Si attivano dopo il pogrom di Novgorod ([776], pag. 160), e quindi agiscono come rappresentanti dell’Orda per punire senza pietà gli usurpatori (gli Zakharyin, più avanti conosciuti come Romanov). Infatti "Skouratov aveva aiutato Ivan il Terribile a sbarazzarsi della vecchia guardia degli oprichniks" ([776], pagina 175). La guardia degli Zakharyin, in altre parole.

Si scopre che Malyuta Skouratov dell'Orda era stato la nemesi per gli autori del terrore dell’Oprichnina, da cui la sua immagine demonizzata nella storia successiva. La versione consensuale della storia tradisce le origini dei suoi autori - gli Zakharyin e la loro discendenza, i Romanov.

La vittoria dell'Orda porta alla distruzione della vecchia Duma nominata dagli Zakharyin e all'esecuzione di Basmanov, il suo leader. La nuova Duma viene formata "dall'aristocrazia di alto livello... Tutti hanno sofferto per le repressioni di Basmanov, come anche i loro parenti" ([776], pagg. 174-175). Subito dopo, "all'ambasciatore Inglese è stato comunicato che i negoziati segreti sulla possibilità che lo Zar e la sua famiglia potessero ottenere asilo in Inghilterra dovevano essere interrotti" ([776], pag. 189). Nel 1572 esce un editto reale che "vieta l'uso della stessa parola Oprichnina" ([776], pagina 190).

Così fallì il primo tentativo degli Zakharyin (Romanov) di prendere il trono. Vengono ripristinate le posizioni dell'Orda "Mongola"; inoltre, la capitale del paese per un po' viene trasferita a Novgorod: "Lo Zar era seriamente intenzionato a stabilirsi nella sua nuova residenza [Novgorod - Aut.]. La corte reale in via Nikitskaya era stata ripulita, e il palazzo dello Zar era stato approntato. Una nuova campana era stato issata nella Corte di Yaroslav, "accanto al palazzo reale" ([775], pag. 374). Anche il tesoro reale era stato trasferito da Mosca a Novgorod ([776], pag. 181). A proposito, si scopre che "i tesori portati a Novgorod erano stati depositati nelle cantine della chiesa che si trovava nella corte di Yaroslav" ([776], pag. 189). Attualmente si presume che la città in questione sia la Novgorod-sul-Volkhov, situata nel profondo delle paludi Nord-Occidentali; secondo la nostra versione, sono stati portati invece nella più vicina città di Novgorod, nota oggi come Yaroslavl – e questo è ovvio, visto che quest'ultima è l’antica capitale del Grande Impero “Mongolo” dell'Orda. La famosa "Corte di Yaroslav" non è che la piazza del palazzo di Yaroslavl. La capitale dell'Orda era stata temporaneamente ritrasferita sul Volga.

Riassumiamo. Gli storici moderni vedono il periodo tra il 1563 e il 1572 in questo modo: il potere de facto è nelle mani degli Zakharyin (anche conosciuti come Romanov), che avevano "concentrato nelle loro mani poteri civili e governato il paese per conto del Principe Ivan, loro parente per parte di madre" ( [776], pag. 165). Gli storici ci dicono che il paese veniva governato dalla corte del giovane Principe Ivan, e che gli Zakharyin hanno governato per suo conto.

Anche il nostro punto di vista è praticamente lo stesso: gli Zakharyin governano il paese per conto del giovane Zar Ivan. La differenza tra le due versioni è che gli esperti storici considerano questo periodo come il regno cinquantennale di uno Zar fittizio conosciuto come "Ivan il Terribile", mentre noi suggeriamo che Ivan IV fosse già morto in quel periodo, e che il monarca regnante fosse il giovane Ivan Ivanovich.

5.4. Simeon Beckboulatovich regnante nel 1572-1584 come "quarto periodo di Ivan il Terribile"


Nella storia Milleriana e Romanoviana Ivan IV "Il Terribile" aveva abdicato nel 1575 e aveva "insediato un suo servitore, un Khan Tartaro chiamato Simeon Beckboulatovich, come suo erede. Il Tartaro si era insediato nel palazzo reale [sic]! - Aut. ] , e il "Grande Monarca" si era trasferito all'Arbat [sic! - Aut..] Lo Zar aveva iniziato a muoversi per Mosca "con un semplice seguito, proprio come i boiardi", e aveva preso l'abitudine di sedersi a distanza dal "Gran Principe" ( cioè, il Tartaro Simeone - Aut..], che sedeva su un trono lussuoso, ascoltando docilmente i suoi ordini" ([776], pag. 195). Simeone era stato il capo della Duma Civile ed era di origine reale ([776], pag. 201).

Queste assurdità della versione Milleriana e Romanoviana ci fanno capire perché gli storici tendono a interpretare queste azioni di Ivan il Terribile come sintomi di schizofrenia. Tuttavia, siamo del parere che non sia mai successo nulla del genere - i documenti riportano il vero insediamento di uno zar Russo in carne e ossa, conosciuto anche come Khan Simeone dell’Orda. Ciò avviene dopo la vittoria dell'Orda; non c'è nessun altro "Terribile Zar" nelle sue vicinanze. Tutto ciò che vediamo è il regno fantasma di "Ivan il Terribile", successivamente incarnato dai Romanov.

Nella versione Milleriana e Romanoviana, "Ivan il Terribile" (che divenne noto come "Ivanets di Mosca") si era garantito il dominio su Pskov e sui paesi vicini (vedi [775], pagina 487).

La nostra ricostruzione è la seguente. Dopo la guerra civile del 1571-1572, il partito Muscovita degli Zakharyin (i Romanov) fu sconfitto e completamente distrutto. Le esecuzioni dei capi degli oprichniks iniziano a Mosca, come l'arcivescovo che aveva calunniato l'Arcivescovo Filippo. Gli storici lo chiamano "Il Processo di Mosca", o "la Rotta di Mosca" ([775], pag. 163). I clan antichi più illustri, sottoposti a repressioni di massa, diventano i capi della nuova Oprichnina, e l'Orda militare torna al potere. La dinastia di Yaroslavl (Novgorod) risale al trono. La nostra versione è confermata dagli antichi documenti: "L'esercito degli Oprichnik è stato rafforzato dall'afflusso senza precedenti di oltre 500 aristocratici da Novgorod. . . Lo Zar cercava di creare un nuovo potere dai Novgorod Oprichniks" ([776], pag. 169).

La capitale venne anche per un po' trasferita a Novgorod. Il nuovo governo era guidato da Simeon Beckboulatovich - Evidentemente il figlio più giovane di Ivan III, o lo zio del defunto Ivan IV. Nel 1575 il giovane Zar Ivan Ivanovich è costretto ad abdicare.

Nel 1576 ha luogo un lussuoso insediamento ufficiale di Simeone che adotta il nome reale di Ivan. La consuetudine di cambiare il proprio nome durante l’insediamento era comune in Russia, come si evince dall’esempio di Basilio III. Simeone doveva essere piuttosto vecchio, circa 70 anni. La versione Milleriana e Romanoviana di fatto lo conferma - si scopre che "Ivan il Terribile" era diventato "in quel periodo un vecchio uomo di salute fragile". In effetti, secondo gli storici, "negli anni successivi [all'abdicazione di Ivan Ivanovich del 1575 - Aut.] lo Zar, la cui salute era stata in passato perfetta, inizia la sua continua ricerca di buoni medici all'estero" ( [776], pagina 178).

È curioso che Mosca abbia cessato di essere una capitale in questo periodo. Prima è stato fatto un tentativo di trasferire la capitale a Novgorod, dove era iniziata la costruzione della corte reale e di una potente cittadella; per qualche motivo rimase incompiuto ([776], pag. 169). Tuttavia, lo Zar doveva aver avuto le sue ragioni per spostare la capitale a Tver, che è esattamente ciò che gli storici ci dicono: "Uscendo da Mosca, Simeone diventa "Gran Principe" di Tver ([776], pagina 205). Le parole "Gran Principe" sono racchiuse tra virgolette - a quanto pare, gli storici colti non apprezzano davvero la cronaca di Simeone come Gran Principe. Come potrebbe esserci un "Gran Principe" attivo sotto uno Zar vivente e il Gran Principe "Ivan il Terribile"? Tuttavia, ci viene detto che anche "Ivan il Terribile" si è trasferito a Staritsa, proprio accanto a Tver, negli ultimi anni del suo regno, accompagnato dalla sua famiglia ([776], pagina 228). È tutto perfettamente chiaro. Come abbiamo già detto, lo Zar Simeone si era effettivamente trasferito a Tver. "Ivan il Terribile" negli ultimi anni del suo regno e il Khan Simeone sono la stessa personalità storica.

Per questo, gli storici ritengono che tra il 1572 e il 1584 "Ivan il Terribile" dia assurdamente il suo potere reale a Simeone il Tartaro e perda l'accesso agli affari dello Stato.

La nostra opinione è la seguente. Dopo il ritorno al potere della vecchia dinastia dell’Orda nel 1572, Il Khan dell’Orda Simeone, capo della Duma Civile, diventa di fatto il sovrano dell'Impero. Nel 1575 il ventiduenne Zar Ivan Ivanovich, già privato dell'effettivo potere reale nel 1572, abdica formalmente a favore di Simeone. Questa è la famosa "abdicazione di Ivan il Terribile" del 1575 ([776], pagina 195). Il trono è andato a Simeone, Khan dell'Orda, che regna fino al 1584.

Per questo, nel 1575 vediamo lo Zar (o Khan) sul trono, e nel 1576 avviene il "secondo" lussuoso insediamento dello "Zar Ivan". Secondo la nostra ricostruzione, il Khan Simeone è salito al potere dopo la guerra civile del 1571-1572 (forse un figlio di Ivan III, che aveva avuto un figlio di nome Simeone). Nel 1576 deve aver ricevuto il nome reale di Ivan. In effetti, dopo l'inaugurazione di Ivan, il Khan Simeone si sposta a Tver. Si dice che lo Zar abbia passato il resto della sua vita a Staritsa, vicino a Tver. Si sa che Ivan il Terribile era morto da vecchio e in cattiva salute. Ivan IV, tuttavia, era nato nel 1530, quindi avrebbe avuto solo 54 anni nel 1584, quando si presume che "Ivan il Terribile" sia morto. Un uomo di questa età difficilmente verrebbe definito "vecchio". Gli storici "spiegano" questo "invecchiamento veloce" con la malattia mentale di Ivan. D'altro canto, l'età di Simeone, il figlio di Ivan III, deve essere stata di circa 80 anni nel 1584. Ivan III è morto nel 1505, 79 anni prima del 1584. Ivan III ha avuto diversi figli; l'unico suo figlio di cui non sappiamo nulla è Simeone. Questo rende abbastanza plausibile la nostra supposizione che Simeone "Beckboulatovich" sia il figlio di Ivan III, o lo zio di Ivan III e il prozio del Principe Ivan.

Facciamo anche la seguente osservazione sul cambiamento di nome all'insediamento. Questa usanza è nota per essere stata rispettata da alcuni dei Gran Principi Moscoviti - Vassily III, per esempio, era nota come Gavriil prima di salire sul trono ([161], pag. 68).

Inoltre, la sposa dello Zar era obbligata a cambiare il suo nome in Russia! "La sposa avrebbe subito una cerimonia di santificazione reale entrando nel palazzo reale. Per l'occasione sarebbe stata letta una preghiera speciale e una diadema reale le sarebbe stato messo sulla testa. La sposa veniva battezzata principessa e gli veniva dato un nuovo nome reale" ([282[, pagina 111]). Questa usanza è sopravvissuta fino al XVII secolo. Così, nel 1616 Maria Ivanovna Khlopovykh, la sposa di Mikhail Romanov, cambiò il suo nome in quello di Nastassya: "La sposa dello Zar si è trasferita nella parte superiore del palazzo reale battezzata come principessa Nastassya" ([282], pag. 114).

Il trono di Mosca era stato occupato esclusivamente dai nomi Ivan e Vassily per più di 150 anni. Questo fatto di per sé porta all'idea che il cambio di nome all'inaugurazione fosse una regola in Russia, dal momento che i nomi dei discendenti reali erano tutti diversi. L'inaugurazione non avveniva necessariamente subito prima della salita al trono – gli Zar Russi seguivano una vecchia tradizione Bizantina di incoronare i loro eredi all'infanzia. Il nome di Basilio è semplicemente la parola greca "zar" o "re" - "Basileus".

Il Principe Ivan evidentemente non è stato né imprigionato né giustiziato nel 1572 a causa della sua tenera età, e per questo è sfuggito alla responsabilità delle azioni dell'Oprichina prese per suo conto. Tuttavia, ha dovuto lasciare il trono. Il periodo tra il 1572 e il 1584, fino alla morte di "Ivan il Terribile" è segnato da guerre esterne e da una totale assenza di repressioni all'interno del paese.

5.5. Il famoso sinodo di "Ivan il Terribile" come pentimento per il giovane Zar Ivan Ivanovich

Ci stiamo avvicinando alla fine dell'epoca di "Ivan il Terribile". Ivan Ivanovich muore nel 1581 ([776], pagina 236). La sua morte "aveva avuto uno strano impatto sull'anima dello Zar, che era in uno stato di profonda crisi mentale e faceva cose assolutamente senza precedenti. Decise di "perdonare", post mortem, tutti i boiardi "traditori", giustiziati su suo ordine. . . Ivan il Terribile diede ordine ai diaconi di fare una lista dettagliata di tutte le vittime degli Oprichnik. Queste liste furono inviate ai più grandi monasteri del paese, accompagnate da ingenti somme di denaro" ([776], pagina 236).

Di solito si presume che Ivan il Terribile abbia fatto questa azione per rimorso dopo aver ucciso il principe Ivan. Tuttavia, secondo le prove documentali, il Principe Ivan non è stato ucciso (cfr. [775] ), e così il "pentimento" di "Ivan il Terribile" avrebbe potuto avvenire in qualsiasi momento, e non necessariamente nel 1581.

La nostra spiegazione è la seguente: il pentimento è stato di Simeone, o Zar Ivan, per l'ex Zar Ivan Ivanovich, scomparso di recente, che regnava quando gli Zakharyin avevano compiuto le loro massicce repressioni. È naturale che il denaro venisse inviato alle chiese per far pregare il clero per l'anima dell'ex Zar.

I lettori troveranno che il nostro punto di vista elimina tutte le stranezze intrinseche nella versione ufficiale - la datazione Romanoviana della "penitenza" è piuttosto assurda, perché non c'è ragione per cui questa "penitenza" debba corrispondere alla morte di Ivan Ivanovich, se si vuole presumere che "Ivan il Terribile" stia cercando di farsi perdonare i propri peccati.

6. LA CREAZIONE DELLA LITSEVOY SVOD E LA SUA DATAZIONE

Le cronache illustrate, dette "litsevoy", occupano un posto speciale tra tutte le cronache di Mosca. Sono composte da 10 volumi di circa 20.000 pagine e 16.000 miniature artistiche. I due ultimi volumi della "Litsevoy Svod" descrivono il regno dello Zar Ivan IV" ([775], pagina 20).

Facciamo la nostra solita domanda: quando sono state compilate queste cronache? Ci riferiamo alla famosa Litsevoy Svod, che è stata pubblicata, tra l'altro, solo nel 2006 (Aketon, Mosca), il che è davvero molto strano. La risposta è ovvia: un popolare parere del XIX secolo riteneva che la Litsevoy Svod fosse stata compilata almeno nella seconda metà del XVII secolo, in perfetta corrispondenza con la nostra ricostruzione.

"A. Y. Presnyakov è stato il primo a contestare la tradizionale opinione del XIX secolo secondo cui le cronache grandiose della Litsevoy Svod fossero state realmente compilate nella seconda metà del XVII secolo" ([775], pag. 20). A. Y. Presnyakov lo scriveva nel 1893. Gli storici, quindi, hanno saputo della "grande antichità" della Litsevoy Svod solo alla fine del XIX secolo.

È anche noto che nel regno di "Ivan il Terribile" era stata avviata un'attività cronografica su larga scala - ce lo stanno dicendo le liste dei contenuti superstiti degli archivi reali. Constatiamo che gli archivi sono del tutto scomparsi, anche se sono sopravvissuti alcuni elenchi di contenuti ([775], pagine 21-22). I documenti dimostrano che la redazione e la modifica delle cronache hanno raggiunto il picco nel periodo dell'Oprichnina - Skrynnikov fa notare che tale attività cessò completamente dopo la fine dell'Oprichnina nel 1568. L’attività cronografica è stata condotta dal tipografo Ivan Viskovatiy ([775], pagina 22), una creatura degli Zakharyin (Romanov), qv in [776], pagina 165. Ivan Viskovatiy è stato giustiziato dopo la guerra civile del 1570-1572, qv sopra.

E' risaputo che l'enorme Litsevoy Svod contiene numerosi note di natura politica; in molti casi, sono molto vicine stilisticamente alle famose "epistole di Ivan il Terribile al Principe Kurbskiy" ([775], pagine 26-27). Ribadiamo che queste ultime sono state identificate come opere letterarie tardive, datate evidentemente al XVII secolo ([651], commenti). Gli stessi storici ammettono che le cronache dell'epoca di "Ivan il Terribile" sono estremamente tendenziose - presumibilmente curate personalmente da "Ivan il Terribile" ([775], pagine 28-31).

7. PER QUANTO RIGUARDA LE NUMEROSE MOGLI DI IVAN IL TERRIBILE


Ci è stato detto delle sette mogli di "Ivan il Terribile" (cinque o sei, a seconda di diverse altre fonti). Una grossa cifra, comunque - vedi il lavoro di N. M. Karamzin, per esempio, commento 554 al volume 9. Se così fosse, ci troveremmo di fronte a una violazione esplicita della tradizione ecclesiastica, un evento unico nella storia Russa. C'era una moltitudine di libri scritti su questo argomento - da opere d'arte drammatica a collezioni di barzellette.

Dal nostro punto di vista non c'è nulla di strano. Tra le "sette mogli di Ivan il Terribile" c'erano le mogli dei tre Zar Russi dell'Orda (alcuni di loro, in ogni caso). Ognuno dei due Zar si era sposato al massimo tre volte, e quindi la tradizione della chiesa che proibisce un quarto matrimonio non era stata spezzata. Non vi è dunque traccia di un conflitto tra "Ivan il Terribile" e la Chiesa, che nasca dai suoi molteplici matrimoni, presumibilmente illegali. La teoria Romanoviana sui "matrimoni illeciti di Ivan il Terribile" è stata introdotta molto più tardi, già dopo i Grandi Disordini del XVI secolo.

Secondo la nostra ricostruzione, Ivan IV si è sposato solo una volta - con Anastasia Romanova. Unendo il regno di Ivan IV e i regni dei suoi figli in un regno fantasma di un monarca inesistente, gli storici furono costretti ad attribuire tutte le mogli a un solo Zar - vale a dire Ivan il Terribile. Questa ipotesi è indirettamente confermata dal fatto che "Ivan il Terribile" trovava una sposa per suo figlio ogni volta che decideva di sposarne lui stesso qualcuna. Per esempio, "ha scelto Marfa Vassilyevna Sobakina, figlia di un commerciante di Novgorod, tra molte donne, avendo scelto anche Yevdokia Bogdanova Saburova come sposa per il figlio maggiore" ( [282], pag. 111). Inoltre: "prima che Ivan Vassilyevich decidesse di sposarsi per la settima e l'ultima volta, aveva anche fatto sposare il figlio più piccolo Fyodor" ([282], pagina 135).

Secondo le prove offerte da Possevino, il principe Ivan Ivanovich, figlio di Ivan IV, ebbe un totale di tre mogli ( [282], pagina 203). Maria Nagaya, la madre del figlio Dmitriy (poi dichiarato impostore), deve essere stata l'ultima delle tre.

Siamo pertanto del parere che le molteplici mogli di "Ivan il Terribile" siano molto probabilmente distribuite nel modo seguente:

Una moglie di Ivan IV - Anastasia Romanova,

Tre mogli di suo figlio Ivan Ivanovich,

Una moglie dello Zar Fyodor - Irina Godunova,

Una o due mogli del Khan Simeone (Ivan).

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3 Anni 9 Mesi fa #41359 da Jediel74
Risposta da Jediel74 al topic Nuova Cronologia

Nomit ha scritto: secondo Fomenko infatti, la maggior parte delle vicende narrate nella bibbia si sarebbero svolte in Italia.
Risulta anche a voi?


Se non ho capito male, ad essersi svolti in Italia sarebbero gli eventi dell'Esodo.
Personalmente, ho pensato due cose:
1) la striscia di terra che gli ebrei attraversarono in fuga dall'Egitto potrebbe essere stata la penisola italiana,
2) <a href=" www.luogocomune.net/forum/storia-antica/...ogia?start=660#39709 " style="color:#800000;" target="_blank" >la geografia del nord-est dell'Italia assomiglia alla geografia del Medio-oriente


Infatti, Sodoma e Gomorra in realtà sarebbero le italiche Pompei ed Ercolano colpite dall'eruzione vulcanica

"Chi ha capito ha capito e non ha bisogno di consigli, chi non è in grado di capire non capirà mai"

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3 Anni 9 Mesi fa #41361 da Jediel74
Risposta da Jediel74 al topic Nuova Cronologia

greegan75 ha scritto: Fomenko ha tristemente ragione, la storia è un'altra, l'anno in cui viviamo è un altro. Viviamo in una bolla storica all'interno della Vera Storia, una Matrix, praticamente.


Sembrerebbe che non solo la storia, ma anche la geografia in realtà sia tutta da rivedere.
Ho giusto finito di raccogliere alcune immagini poco fa e sperando di fare cosa gradita, ne approfitto per aprire un topic a tema

"Chi ha capito ha capito e non ha bisogno di consigli, chi non è in grado di capire non capirà mai"

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3 Anni 9 Mesi fa #41362 da greegan75
Risposta da greegan75 al topic Nuova Cronologia
Non potendo avere un aereo o un mezzo per visionare dall'alto non posso verificare. Sei sicuro che le immagini che hai trovato siano neutrali ovvero non realizzate da chi ha creato questa falsa storia? Sono immagini che sono state scatatte dall'alto da qualcuno che aveva questa possibilità? Fammi spaere, se anche la geografia non quadra...siamo dentro un manicomio dal vivo.

Quando l'ingiustizia diventa legge, la Resistenza diventa dovere.

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3 Anni 9 Mesi fa - 3 Anni 9 Mesi fa #41366 da Jediel74
Risposta da Jediel74 al topic Nuova Cronologia
Doppione autorimosso

"Chi ha capito ha capito e non ha bisogno di consigli, chi non è in grado di capire non capirà mai"
Ultima Modifica 3 Anni 9 Mesi fa da Jediel74. Motivo: doppione autorimosso

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3 Anni 9 Mesi fa #41367 da Jediel74
Risposta da Jediel74 al topic Nuova Cronologia

greegan75 ha scritto: Non potendo avere un aereo o un mezzo per visionare dall'alto non posso verificare. Sei sicuro che le immagini che hai trovato siano neutrali ovvero non realizzate da chi ha creato questa falsa storia? Sono immagini che sono state scatatte dall'alto da qualcuno che aveva questa possibilità? Fammi spaere, se anche la geografia non quadra...siamo dentro un manicomio dal vivo.


No un momento, prima di dire "falsa storia" aspetta di vedere di cosa si tratta!! :nono: Non sai nemmeno di cosa sto parlando, pertanto non puoi giudicare a priori se sia una bufala o meno.

In secondo luogo non c'è bisogno di nessuna foto dall'alto, ho semplicemente scaricato normalissime immagini di normalissimi paesaggi e l'unica modifica che poi non è una modifica, è stata di accoppiare due foto in una unica, così da poter meglio apprezzare un determinato aspetto.
Poi anche fosse, se volessi foto dall'alto c'è Maps...:wink:

Distrazioni permettendo, tempo 10 minuti e apro il topic

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3 Anni 9 Mesi fa #41369 da Jediel74
Risposta da Jediel74 al topic Nuova Cronologia

greegan75 ha scritto: Non potendo avere un aereo o un mezzo per visionare dall'alto non posso verificare. Sei sicuro che le immagini che hai trovato siano neutrali ovvero non realizzate da chi ha creato questa falsa storia? Sono immagini che sono state scatatte dall'alto da qualcuno che aveva questa possibilità? Fammi spaere, se anche la geografia non quadra...siamo dentro un manicomio dal vivo.


Fatto
www.luogocomune.net/forum/astroarcheolog...rafia-proibita#41368

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3 Anni 9 Mesi fa - 3 Anni 9 Mesi fa #41406 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
I Grandi Disordini nella storia Russa del XVII secolo

archive.org/stream/AnatolyFomenkoBooks/H...yAnatolyFomenkoVol.4

La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko


CAPITOLO 9

I Grandi Disordini nella storia Russa del XVII secolo

1. IL PERIODO TRA LA MORTE DI "IVAN IL TERRIBILE", CONOSCIUTO ANCHE COME SIMEONE, E I GRANDI DISORDINI


Secondo la versione Romanoviana, "Ivan il Terribile" morì nel 1584. La nostra ipotesi suggerisce che il defunto possa in realtà essere identificato come il vecchio Khan Simeone, battezzato Ivan all'inaugurazione. Il boiardo Godunov aveva acquisito un ruolo importante verso la fine del suo regno. Questo personaggio viene solitamente identificato come Boris Godunov, il successivo Zar. Uno dei suoi antichi ritratti è visibile in fig. 9.1. È tuttavia strano che Boris non abbia occupato posizioni di rilievo in quel periodo a differenza di altre Godunov - Dmitriy, Stepan ecc. ([775] ). Torneremo alla "questione Godunov" in seguito.
Nel 1584 Fyodor Ivanovich sale al trono. Si presume che sia il figlio di "Ivan il Terribile". Secondo la nostra ricostruzione, era invece il figlio della precedente Zar – Simeone, aka Ivan ovvero l’ultimo dei quattro zar più tardi compressi nell’unica figura di "Ivan il Terribile". È noto che i parenti della moglie di Fyodor Irina Godunova abbiano raggiunto posizioni influenti durante il suo regno. Gli storici presumono che Fyodor sia morto senza eredi. Tuttavia, riteniamo che ciò non sia vero: Boris Fyodorovich era suo figlio, erede al trono e prossimo Zar. Più tardi è stato rinominato "Godunov" (quest’ultimo era il nome della madre da ragazza) dagli storici Romanoviani. Daremo la nostra argomentazione a sostegno di questo punto di vista.
Inoltre, lo Zar Ivan Ivanovich, il figlio di Ivan IV, rimosso dal potere nel 1572 a causa di una guerra civile, morì nel 1581 all'età di circa 30 anni. Questo evento è riflesso nella storia Romanoviana e Milleriana come la morte di Ivan Ivanovich, figlio di "Ivan il Terribile" nel 1581. Come dimostra un ulteriore analisi dell'evento, questi aveva un figlio di nome Dmitriy, qv nella fig. 9.2. Siamo quindi dell'opinione che siano stati creati due rami dinastici, il primo dei quali è la discendenza di Ivan IV e Ivan Ivanovich allevato dai Romanov e il secondo - i discendenti del Khan Simeone (Ivan). Questi rappresentano la vecchia dinastia dell’Orda (lo Zar Simeone, o Ivan, suo figlio, lo Zar Fyodor Ivanovich, e poi il figlio di Fyodor – lo Zar Boris Fyodorovich, conosciuto oggi come Boris "Godunov").

2. LO ZAR BORIS FYODOROVICH "GODUNOV"

2.1. È probabile che lo Zar Boris Fyodorovich sia stato figlio di Zar Fyodor Ivanovich


Nel 1591, nel regno dello Zar Fyodor Ivanovich, Gazi-Girey (nome Russo che si traduce come "L’Eroico Cosacco"?) invia una lettera a Boris Fyodorovich ("Godunov"). E 'sopravvissuta fino ad oggi, e si può vedere in [759], dove è chiamata "Epistola del Khan di Crimea al boiardo Moscovita Boris Godunov". Tuttavia, nella lettera sono visibili alcune note tipiche della Cancelleria Reale. Questi note ci dicono qualcosa di completamente diverso.
Cito: "Sul verso, vi sono le seguenti note:
1) "Tradotto nel 7099",
2) "Epistola inviata allo Zar Boris Fyodorovich per conto dello Zar di Crimea. . . da Akhmat-Ata, un suo caro amico" ([759], volume 1, pagina 46).
La lettera è in Arabo, ed è per questo che l'ufficiale Moscovita ha scritto l'argomento della lettera sul verso in Russo - cosa ovvia da fare.
La cosa sorprendente è che Godunov si chiama qui Zar - già nel 1591, sette anni prima della morte dello Zar Fyodor. Il riferimento è contenuto nientemeno che in un documento ufficiale originale! Questo può solo significare che Boris era figlio ed erede dello Zar Fyodor Ivanovich, che è l'unica possibilità per lui di essere chiamato Zar. Gli Zar Moscoviti avevano ereditato l'usanza Bizantina di chiamare Zar i loro eredi diretti nell'infanzia o nell'adolescenza. Boris Fyodorovich "Godunov" aveva fatto lo stesso; suo figlio Fyodor veniva indicato come Zar e Gran Principe nei documenti ufficiali.

2.2. La nostra ipotesi che Boris "Godunov" sia figlio dello Zar Fyodor è confermata da antichi documenti

Abbiamo quindi ricevuto un'indicazione diretta che Boris Godunov era figlio dello Zar Fyodor Ivanovich. Non è l'unica indicazione in tal senso, per esempio, si apprende che "Varkoch, l'inviato Austriaco, arrivò a Mosca. Il sovrano lo invitò a palazzo; la cerimonia appariva come un’udienza reale. C'erano le guardie di corte da un cancello all'altro, e i boiardi di Boris indossavano "abiti dorati e catene d’oro" mentre aspettavano l'ambasciatore nella sala. L’Austriaco baciò la mano di Godunov e gli diede la missiva privata dell’imperatore" ( [ 777] , pag. 38). La nostra ricostruzione rende perfettamente evidente che il passaggio in questione descrive l'accoglienza dell'inviato da parte di Boris, Zar di Mosca. Suo padre era ancora vivo, ma il figlio ed erede oltre a essere chiamato Zar iniziava già a comportarsi secondo i doveri reali (come ricevere gli inviati). È una pratica comune alla Corte Russa (basta ricordare Ivan III, che aveva regnato negli ultimi anni di suo padre, Vasilij II). Fëdor, figlio ed erede di Boris, era riconosciuto anche come Zar mentre Boris era ancora vivo.

Fig. 9.1. Zar, o Khan, Boris "Godunov". Miniatura tratta dal "Libro Titolare" del 1672. Tratto da [550], pagina 101.

Il punto di vista dei Romanov ci porta a molte contraddizioni e domande. Potrebbe un "cognato" dello Zar agire così apertamente al suo posto? Da dove viene questo ufficio di un "governatore" con uno Zar comunque vivente, che causa agli storici un grande imbarazzo ogni volta che sono costretti a menzionarlo nei loro tentativi di far sì che i vecchi dati dei documenti concordino con la loro percezione distorta della storia Russa? Procederemo cercando di capire le origini di questo strano titolo di "governatore" mai sentito altrove nella storia Russa. Passiamo a “Boris Godunov” , un’altra opera di Skrynnikov ([777]). Evidentemente, "Godunov ha assunto un gran numero di titoli altisonanti" ([777], pagina 85). Li usava sia a livello nazionale che durante i suoi contatti con funzionari stranieri. Secondo Skrynnikov, "gli stranieri che risiedevano a Mosca erano solo contenti di fargli una cortesia" ([777], pag. 85). Per esempio, l'inglese Gorsey "parlava alla Regina dei decreti di Boris indirizzati personalmente a Gorsey" ( [777], pag. 85). Ci si potrebbe chiedere come era scritto il titolo di Boris in questi decreti. Skrynnikov rende il titolo come "Governatore della Famosa Terra di Russia Nominato dal Signore" ([777], pag. 86). Si tratta ovviamente di una corruzione della formula Russa standard "Zar di tutta la Russia per Volontà del Signore". Non c'erano misteriosi "governatori" in Russia - c'erano degli Zar.
La Regina Inglese si rivolgeva a Boris come "Caro cugino" nelle sue lettere ([777], pag. 86). I governanti sovrani erano abituati a rivolgersi l’un l’altro con "fratello", "cugino", "figlio" ecc.

2.3. Le ragioni per cui i Romanov hanno distorto la storia di Boris Godunov

Siamo del parere che i Romanov abbiano distorto in larga misura la storia pre-Romanoviana quando sono saliti al potere. Naturalmente ciò riguardava anche la storia dello Zar Boris, che era stato dichiarato estraneo alla stirpe reale, uno sconosciuto che aveva usurpato il trono usando la sua astuta e intrigante tattica. I documenti Russi che menzionano Boris sono stati modificati in modo da introdurre uno strano "Governatore Boris Godunov" al posto del reale figlio ed erede Boris Fyodorovich. Tuttavia, i Romanov non potevano evidentemente riscrivere i documenti stranieri che contenevano riferimenti allo Zar Boris, così come le sue epistole a governanti stranieri custoditi negli archivi di questi ultimi. Da qui la strana discrepanza tra i titoli usati dagli stranieri quando si rivolgono a Boris e i titoli trovati nei documenti Russi modificati dai Romanov. Secondo Skrynnikov, "non importa come gli stranieri si rivolgessero a Boris, i funzionari del Foreign Office [a Mosca - Aut.] rispettavano rigidamente il suo vero titolo" ([777], pag. 86).
La situazione è davvero incredibile. Gli storici sono del parere che i governanti stranieri usassero titoli errati quando si rivolgevano a Boris - titoli molto più alti di quelli più "modesti" presumibilmente usati a casa. In quell'epoca, tuttavia, i titoli venivano trattati con estrema serietà - il loro uso nella corrispondenza veniva osservato meticolosamente e una lieve alterazione del titolo usato in una missiva ufficiale poteva portare a un conflitto internazionale.

Fig. 9.2. La nostra ricostruzione dell'albero genealogico degli Zar, o Khan, regnanti nell'epoca di "Ivan il Terribile".

Perché i Romanov odiavano così tanto lo Zar Boris "Godunov"? La risposta è semplice. Sotto Godunov, "il clan boiardo dei Romanov era stato perseguitato in modo particolare. . . I fratelli Romanov erano stati accusati del più grave crimine commesso contro lo Stato, un complotto per uccidere lo Zar. Questo crimine era punibile solo con la morte. Boris aveva tergiversato a lungo, senza sapere che fare. . . Il loro destino è stato finalmente deciso. Fëdor Romanov era stato costretto a prendere i voti ed era stato mandato in un lontano monastero del Nord. I suoi fratelli più piccoli erano stati esiliati; Alessandro, Mikhail e Vassily Romanov morirono in esilio, e alcune voci si affrettarono a indicare un legame tra la loro morte e alcuni ordini segreti dati dallo Zar . . . Dopo la salita al trono dei Romanov i cronisti si sono presi il compito di far sembrare Godunov un vero cattivo, presentando contemporaneamente i membri del clan caduti in disgrazia come martiri" ([777], pagg. 134-136).

2.4. L’erede legale dello Zar Fyodor Ivanovich

Ci è stato detto che lo Zar Fyodor Ivanovich "era morto senza aver fatto testamento" ([777], pag. 106). Questo ci sembra davvero molto strano. Skrynnikov cerca di spiegare questa straordinaria circostanza a causa della "scarsa capacità mentale" dello Zar Fyodor. Si può spiegare davvero qualsiasi cosa in questo modo.
Tuttavia, Skrynnikov riporta immediatamente quanto segue: "c’era la versione ufficiale del testamento dello Zar, in cui lasciava il trono alla moglie Irina e il regno con la sua anima - a Boris" ( [777], pag. 106). Così, secondo i documenti ufficiali Russi dell'epoca, il regno era stato lasciato a Boris, che veniva esplicitamente chiamato erede. E' perfettamente naturale, se dobbiamo presumere che Fyodor sia stato il padre di Boris. Di seguito dimostreremo ancora una volta che Boris era ancora molto giovane quando è morto Fyodor, motivo per cui quest'ultimo ha lasciato il trono a Irina, sua moglie e sua madre - non una "sorella" di Boris, come sostengono gli storici moderni.
Inoltre, secondo le fonti, dopo la morte di Fyodor i suoi sudditi "dovettero giurare fedeltà al Patriarca Iov e alla fede Ortodossa, alla Zarina Irina, al Governatore Boris e ai suoi figli" ( [777], pag. 107). Skrynnikov è del parere che questo giuramento di fedeltà sia abbastanza assurdo da confondere chiunque. In effetti, dal punto di vista tradizionale sembra piuttosto assurdo - una fedeltà viene giurata al nuovo re; dov’è che appare il "Governatore Boris"? Dopotutto, si presume che non abbia avuto alcun rapporto con la famiglia reale. Una fedeltà giurata ai figli di questo "governatore" sembra ancora più assurda.
Non c'è nulla di strano nella nostra ricostruzione: il paese ha giurato fedeltà allo Zar Boris, figlio del defunto Zar Fyodor, nonché alla stirpe reale, o i figli di Boris.

2.5. Lo Zar Boris "Godunov" era figlio di Fyodor Ivanovich, un proprietario terriero minore?

Cosa ci dicono gli storici sulle origini di "Godunov"? Tradizionalmente, Boris Godunov è considerato figlio di un certo "Fyodor Ivanovich, proprietario di terre", una figura del tutto oscura ([777], pag. 5). Vediamo che suo padre si identifica ancora una volta come Fyodor Ivanovich! Per quanto riguarda l' "oscurità" di questa figura - è ovvio che gli esperti storici non trovino altro personaggio storico che porti il nome di Fyodor Ivanovich se non lo Zar, per cui semplicemente non possono sospettare che possa essere stato il padre di "Godunov". Da qui la loro dicharazione che Fëdor Ivanovich, il padre del successivo Zar, o "Godunov", sia stato davvero un proprietario terriero minore. Inoltre, ci viene detto che quando "le autorità di Mosca hanno compilato l'elenco dei "Mille migliori servitori", che comprendeva i più illustri aristocratici dell'epoca, ne’ Fyodor, ne’ suo fratello Dmitriy Ivanovich Godunov, erano inclusi in tale elenco" ( [777], pagina 6). Gli storici cercano una spiegazione per questo fatto: "furono espulsi dal ristretto circolo dell'élite ed erano diventati solo aristocratici provinciali; ciò aveva impedito loro di ottenere posizioni a corte e nell'esercito" ([777], pag. 5). In altre parole, Lo Zar Boris Godunov appare dal nulla nella storia Milleriana e Romanoviana - i suoi predecessori immediati erano stati anonimi membri della nobiltà senza alcun rapporto con la corte reale di Mosca – insomma dei parvenu.
D'altro canto, apprendiamo che "secondo prove che arrivano dalla sua stessa cancelleria, Boris era cresciuto presso la corte reale, mentre sua sorella Irina era stata allevata a corte dall'età di sette anni" ( [777], pag. 6). Apprendiamo quindi che anche Irina Godunova era stata allevata alla corte reale di Mosca. Poi ha sposato l'erede designato, lo Zar Fyodor Ivanovich, ed è diventata Zarina.
Il nostro parere è il seguente: gli antenati paterni di Boris "Godunov" erano Zar Russi, e non un clan anonimo di latifondisti. In particolare, Fyodor Ivanovich, il padre di Boris, era stato Zar, e quindi non poteva figurare tra i suoi "migliori servi" - la cancelleria reale non ha scritto assurdità nei registri ufficiali.
I veri documenti che testimoniano l'origine reale di Boris devono essere stati distrutti dai Romanov quando sono saliti al potere per le ragioni spiegate di seguito. Tuttavia, alcune tracce sono sopravvissute: "la famiglia [dei Godunov – Aut.] è stata presumibilmente fondata da Chet-Murza il Tartaro, che si dice sia venuto in Russia sotto Ivan Kalita. La sua esistenza è menzionata in un unico documento - "La storia di Chet". Tuttavia, questo documento ha origini relativamente recenti [come gl esperti storici si affrettano ad assicurarci - Aut.] . Il racconto è stato compilato dai monaci della monastero parrocchiale Ipatyevskiy di Kostroma, che ospitava il sepolcro familiare dei Godunov".

Fig. 9.3. Il "trono orientale" di Boris Godunov. Fine del XVI secolo. Sembra riflettere bene lo stile e l'atmosfera della Corte Russa dell’Orda. Tratto da [550], pagina 101.

Skrynnikov si affretta a tranquillizzare il lettore dicendo che i monaci "avevano scritto il racconto per produrre alcune prove storiche che la dinastia di Boris era stata di origini principesche e per collegare la nuova dinastia al loro monastero. Le scritture del monastero di Ipatyevskiy affermano che Chet aveva fondato un Convento Ortodosso a Kostroma mentre si recava da Saray a Mosca. . . "Il racconto di Chet" è pieno di assurdità storiche e non è affatto affidabile" ([777], pagina 5).
Bisogna però ricordare il tempo in cui Kostroma, situata proprio accanto a Yaroslavl, era stata la capitale imperiale, qv sopra. E' da qui che veniva la dinastia Russa dell’Orda. Gli storici non hanno alcun motivo per criticare i monaci del monastero Ipatyevskiy - questi ultimi avevano perfettamente ragione ad affermare che la dinastia Godunov era stata fondata da uno dei più stretti alleati di Ivan Kalita = Caliph = Batu-Khan, il fondatore della dinastia Russa reale dell'Orda. Nella fig. 9.3 vediamo un trono lussuoso appartenuto a Boris Godunov. Il trono ha uno stile "molto orientale". Gli storici cercano di convincerci che il trono in questione è stato fatto in Iran e dato a Boris come regalo da Shah Abbas I alla fine del XVI secolo ([550], pagina 100). Si ritiene pertanto che il trono sia di origine straniera; tuttavia, questa versione è un po' fuori luogo. Ci dice che il trono del grande Zar Russo, o Khan, è stato importato da una terra lontana e non è stato fatto localmente, come se gli artigiani Moscoviti non avessero le competenze necessarie per fare un tale trono. Siamo del parere che il "trono Orientale" di Godunov rispecchi semplicemente lo stile che era comune alla corte Russa del XVI secolo e che debba essere attribuito agli artigiani Russi. Tuttavia, è possibile che gli artigiani imperiali non avessero tutti base nella capitale dell'impero, e avrebbero potuto vivere in zone lontane dell'Impero - l'Iran, per esempio. Il trono avrebbe potuto effettivamente provenire da lontano; tuttavia, gli artigiani l'avevano realizzato per il Grande Zar, o Khan, della Russia (l'Orda) - il loro signore e sovrano, e non un sovrano di qualche terra lontana.

2.6. Il ruolo di Boris "Godunov" durante il regno dello Zar Ivan e dello Zar Fyodor

Secondo la storia Romanoviana, Boris Godunov aveva avuto un'influenza enorme sullo Zar negli ultimi anni di Ivan il Terribile come monarca regnante. Boris era stato "il sovrano de facto" alla fine del regno di Ivan e durante il successivo regno di Fyodor. Boris rappresentava l'intero clan Godunov agli occhi degli storici Romanoviani, un clan che avevano odiato con tutto il cuore. Passiamo però a portare le prove in alcuni antichi documenti.
Chiediamoci del rango ufficiale di Boris Godunov sotto Ivan il Terribile. Viene fuori che non esisteva un tale rango - altri Godunov (Dmitriy e Stepan) avevano in effetti ricoperto a corte alcune delle cariche chiave; tuttavia, non c'è scritta una sola parola su Boris da nessuna parte. Inoltre, quando "Ivan il Terribile" stava morendo, aveva "affidato suo figlio e la sua famiglia ai membri della Duma menzionati nel suo testamento" ([777], pagina 16). Se Boris Godunov fosse stato il "sovrano de facto", sarebbe stato naturalmente incluso in questa lista. Questo è così ovvio che Skrynnikov ci dice apertamente: "normalmente si suppone che Boris Godunov sia stato nominato dallo Zar capo del consiglio dei custodi" ([777], pag. 16). Tuttavia, ciò è falso. Skrynnikov prosegue infatti dicendo che un'analisi critica delle fonti "ha messo in luce la fallacia di questa opinione... Egli [Ivan il Terribile – Aut.] non cita una sola volta Boris Fyodorovich nel testamento. . . Non menziona neppure alcun ufficio a cui sia nominato Godunov" ([777], pagg. 16-17). Boris Godunov non occupa un posto ufficiale durante il regno di Fyodor, e tuttavia gli storici Romanoviani lo chiamano cognato dello Zar.
Tutte queste stranezze sono abbastanza facili da spiegare - Boris non occupa nessun ufficio particolare essendo l’erede designato e avendo già ricevuto il titolo di Zar. Questo è il più alto ufficio possibile.

2.7. La famosa leggenda sulle "lunghe suppliche a Boris perché ascendesse al trono" un mito politico che risale all'epoca dei Romanov


La famosa leggenda sull'ascesa al trono di Zar Boris è ben nota alla maggior parte dei Russi in diverse versioni, quella di A. S. Pushkin è la più famosa. Avrebbe rifiutato a lungo, ritirandosi in un monastero e mostrando grande riluttanza a farsi coinvolgere negli affari dello Stato. I boiardi e il popolo implorarono molte volte Boris di farsi incoronare Zar senza alcun risultato - continuava a rifiutare, affermando di non avere diritto al trono, e acconsentì solo dopo un lungo e difficile periodo di suppliche e implorazioni. Tutto ciò è collegato a un certo gruppo di fonti, ben note per essere state scritte da autori pro-Romanoviani ([777] ).
Tuttavia, esistono altre prove ancora esistenti di natura non Romanoviana che riflettono la realtà a nostro avviso molto più accuratamente. Come abbiamo visto in precedenza, Fyodor aveva affidato lo stato a Boris e alla Zarina Irina. Quest 'ultima aveva deciso di ritirarsi poco dopo in un convento: "Fu un giorno memorabile quando la gente della città invocò la Zarina in piazza. . . suo fratello Boris aveva poi fatto un discorso; aveva proclamato sé stesso prossimo governante, e i boiardi suoi sudditi, così come i principi. Così Michael Schiel, inviato Austriaco, ha sintetizzato il discorso di Godunov; un documento ufficiale scritto nell'aprile dello stesso anno in cui viene registrato l'evento. Questo documento ci dice che Boris "avrebbe agito insieme ai boiardi e nell'interesse di questi ultimi in misura ancora maggiore di quanto avesse fatto in precedenza" ([777], pag. 109).
Vediamo dunque che Boris non ha rifiutato il trono - inoltre, ritiene ovvio che i boiardi lo assistano nelle questioni dello Stato - la formula "insieme ai boiardi" era una formula standard utilizzata dagli Zar all'insediamento.
Crediamo che quest'ultimo gruppo di fonti sia più in sintonia con la realtà - il giovane Zar Boris resta sul suo trono da solo, senza l'aiuto della madre, prende in mano tutto il potere e rassicura la gente che non avrebbe intrapreso alcun cambiamento e che avrebbe governato insieme ai boiardi, come aveva già fatto in precedenza.
Va sottolineato che tali documenti devono essere sopravvissuti perché di origine straniera e quindi al di fuori della portata dei censori Romanoviani.
I documenti di Mosca dell'epoca Romanoviana raccontano gli eventi in un modo completamente diverso, che si è poi riflesso nei libri di storia e persino nelle opere: "I redattori dell’edizione finale del cronaca rendono il discorso di Boris del tutto diverso – infatti pare che avrebbe abdicato in favore del Patriarca" ([777], pag. 109).
Si suppone che a ciò sia seguita una certa confusione. La nostra ricostruzione rende il fatto perfettamente comprensibile - lo Zar Boris era ancora molto giovane e mancava dell'esperienza e del savoir-faire necessari. Ci devono essere stati altri ricorrenti al titolo di Zar – per esempio gli Shouyskiy, che naturalmente avevano cercato di strappare il trono a Boris: "la lotta di potere aveva diviso la Duma dei boiardi in due... le due parti erano così ostili l'una all'altra che Boris era stato costretto a lasciare la sua residenza al Cremlino e a lasciare la città. Aveva trovato rifugio nel monastero Novodevichiy, che era ben fortificato" ([777], pagg. 110-111).
E' sorprendente come gli storici Romanoviani alterino l'interpretazione e la valutazione degli eventi, mantenendo intatti per la maggior parte i dati fattuali. Un'azione naturale e perfettamente ovvia del giovane Zar (che cerca rifugio temporaneo in un monastero ben fortificato) è stata presentata alla posterità come un’astuta manovra di "Godunov", il vecchio tessitore di intrighi, che si era ritirato tatticamente nel monastero, per reclamare poco tempo dopo lo stato per se stesso. Questo scenario si riflette bene nell’opera di Mussorgsky "Boris Godunov"; tuttavia, non ha nulla in comune con la realtà.
Skrynnikov conosce perfettamente i documenti e ci dice che i fatti "mostrano le dichiarazioni ufficiali secondo cui Boris avrebbe lasciato la città ritenendola inaffidabile per se stesso" ([777], pagina 12). E' in perfetta corrispondenza con la nostra ricostruzione.
Il partito di Boris si è rivelato poi vittorioso e lo ha davvero raggiunto al monastero per portare il nuovo monarca all’ormai pacificato Cremlino ([777], pagine 113-120).

2.8. L'età dello Zar Boris al momento della sua scomparsa


Si presume tradizionalmente che Boris Godunov sia nato nel 1552 ( [ 777] , pagina 5) e sia salito al trono a 47 anni nel 1599. Tuttavia, i ritratti superstiti dello Zar Boris lo dipingono come un uomo molto giovane (vedi i due ritratti in [77], fig. 9.4). Inoltre, si presume che Boris avesse 53 anni quando morì nel 1605, e che il suo erede fosse presumibilmente un bambino.
Secondo la nostra ricostruzione, Boris era nato pochi decenni dopo, essendo figlio di Fëdor Ivanovich. Aveva circa 20 o 25 anni al momento della sua ascensione al trono nel 1599. è quindi molto probabile che fosse stato sostanzialmente più giovane di quanto suggerisca la versione Milleriana e Romanoviana e il figlio di Boris deve essere stato molto giovane al momento della morte del padre.

3. I GRANDI DISORDINI

Lo Zar Dmitriy Ivanovich, conosciuto anche come Lzhedmitriy - il falso Dmitriy

3.1. L'enigma irrisolto della storia Russa


"Le relazioni storiche Russe che trattano la biografia del giovane Principe Dimitrij sono per ora completamente enigmatiche. Egli è noto a noi come "L'Impostore". . . certo della sua stirpe reale fin dall'infanzia. . . "Dimitriy" era stato cresciuto dalla famiglia boiarda dei Romanov, e poi consegnato alle autorità di un monastero per un'istruzione superiore. Era stato avviato al clero e presto divenne diacono del Patriarca Iov ... Poco dopo, "Dimitriy", conosciuto come Grigoriy, raccontò a un frate di essere il giovane principe miracolosamente salvato a Ouglich.

Figura 9.4. Ritratto del Grande Zar, o Khan, Boris "Godunov" del XVII secolo. Godunov sembra un Tartaro a causa degli sforzi dei Romanov. Presa da [777], tra le pagine 64 e 65. Cfr. anche [578], libro 2, pag. 695.

Godunov lo venne a sapere, e ordinò l'esilio di Grigoriy al Solovki. Grigoriy decise di fuggire invece di essere esiliato, riuscì a ingannare le sue guardie e si diresse verso la Lituania. Ricomparve a Putivl, dove fu ricevuto dall’ Archimandrita Spasskiy, e dopo andò in Lituania" ([183], volume 2, pagina 95).
Grigoriy successivamente si recò a Kiev, dove confermò la sua affermazione sull'essere di stirpe reale. Fu introdotto a Sigismondo, Re di Polonia, che gli fornì "Un gruppo di volontari per il suo esercito e concesse il pagamento della loro indennità. Grigoriy si trasferì poi nel castello del Principe Mniszek. Era emersa una forza anti-Godunoviana" ( [183], volume 2, pag. 96). Abbiamo ricordato i fatti più importanti dall’inizio della biografia di Dmitriy, che ha sempre lasciato nei ricercatori un’impressione davvero molto strana. Riportiamo di seguito il tipico commento di uno storico. "L’ombra della vittima innocente la cui identità non è ancora stata identificata, conosciuta nella storia come Lzhedmitriy (Falso Dmitrij), aveva portato alla fine improvvisa di tutti i piani di Godunov e spazzato via il trono, portando a un grande cambiamento di prospettiva storica. Ciò aveva portato a una grande devastazione, una guerra civile che infuriò per anni, e a un terribile spargimento di sangue. Quali reali poteri avrebbero potuto sostenere l’interprete del fantasma del Principe Dimitriy e renderlo abbastanza forte da opporsi a Boris Godunov, che era già saldamente seduto al suo trono, riconosciuto dal Consiglio Civile, un governante esperto, per non parlare della sua eccezionale intelligenza ed energia, senza eguali per nessuno nel suo entourage?" ([183], volume 2, pagina 97).
La nostra ipotesi rende tutti i fatti che li riguardano facilmente comprensibili. Il cosiddetto "Falso Dimitriy", o "Dmitrij l'Impostore" era in effetti il figlio dello Zar Ivan Ivanovich, che aveva regnato tra il 1563 e il 1572 e poi era stato detronizzato, qv sopra. Ricordiamo al lettore che lo stesso Ivan Ivanovich era stato cresciuto dalla famiglia dei Zakharyin (Romanov), che aveva governato per suo conto a causa della giovane età del monarca. Per questo anche suo figlio Dmitriy (conosciuto come Lzhedmitriy) era stato cresciuto dai Romanov. Il giovane principe aveva dovuto prendere i voti, per rendere invalide le sue potenziali rivendicazioni per il trono secondo la tradizione Russa.
Tuttavia, il lettore potrebbe ricordarsi che il principe Dmitriy era stato ucciso a Ouglich. Si deve anche tener presente che durante il regno di "Ivan il Terribile" ci sono stati due tragiche morti - presumibilmente due principi diversi con lo stesso nome di Dmitriy Ivanovich. Entrambi sono figli di "Ivan il Terribile". Abbiamo già menzionato le due morti di cui sopra, la prima conseguenza della negligenza di una tata e la seconda, la famosa tragedia di Ouglich.
Siamo del parere che in realtà ci sia stata un’unica morte di un giovane principe - la versione del Dimitriy ucciso a Ouglich è più recente e risale al XVII secolo, epoca dei Grandi Disordini. Gli autori cercavano di rappresentare come un impostore il principe Dmitriy Ivanovich, che reclamava il trono per sé stesso.
Secondo la nostra ricostruzione, il giovane Zar Dmitriy Ivanovich era morto tragicamente nel 1563, all'età di dieci anni. Gli storici sono dell'opinione che fosse morto nell'infanzia. La versione della "Tragedia di Ouglich" fu creata da Shouyskiy, che fu il primo a dichiarare Dimitriy un impostore. La vera tomba del giovane Zar Dimitriy Ivanovich era stata dichiarata la tomba dello stesso Principe Dimitriy Ivanovich che si era opposto a Shouyskiy. È così che Dimitriy Ivanovich divenne falsamente conosciuto come impostore.
I Romanov erano già schierati dalla parte di Shouyskiy, e hanno approfittato della storia, sfruttandola per i propri fini. Ricordiamo che la "tragedia di Ouglich" ha il nome di Shouyskiy scritto dovunque, poiché è lui che, secondo i documenti, aveva indagato sul caso. Cosa vediamo? Skrynnikov ci racconta apertamente: "Sospettiamo che l'originale del "documento Ouglich" sia stato alterato – si vede subito che qualcuno ha modificato l'ordine delle pagine del documento e ha sottratto la parte introduttiva" ([777], pag. 70).
Inoltre: "Il principe Shouyskiy era stato incaricato delle indagini a Ouglich. . . Gli inquirenti erano perplessi per il fatto che Shouyskiy avesse più volte fornito prove contraddittorie" ( [777], pag. 72). Inoltre, "si ritiene che i materiali di Ouglich superstiti siano una copia rieditata, compilata a Mosca... Nessuna bozza di questo documento ha raggiuntoi nostri giorni" ([777], pagina 71). Quindi, l'intero caso Ouglich potrebbe essere stato costruito a Mosca. Skrynnikov conclude così: "Ci sono ragioni per credere che i materiali di Ouglich siano stati preda di una revisione retrospettiva degli eventi che li riguardano" ([777], pag. 72).

3.2. Il complotto contro lo Zar Boris

Daremo una breve panoramica, senza approfondire i dettagli, di come Dmitriy, conosciuto come "Lzhedmitriy", sia salito al potere - dobbiamo sottolineare che è stato incoronato dopo un colpo di stato tramato dai boiardi contro lo Zar Boris, che era stato avvelenato: "Il 13 aprile [1605 - agosto] aveva partecipato ad un'assemblea della Duma e poi aveva cenato. Si sentì male appena uscito dalla sala da pranzo; la sua bocca e le narici cominciarono a sanguinare, fu prontamente costretto a prendere i voti monastici e battezzato Bogolepa morendo due ore dopo" ([183], Volume 2, pagine 113-114). Questo è stato il secondo tentativo dei boiardi di detronizzare lo Zar Boris - questa volta un tentativo riuscito. Il colpo di stato era stato ideato dagli stessi clan boiardi degli Shouyskiy, dei Golitsyn e dei Romanov. Altri eventi dimostrano che il principe Dmitriy era servito loro solo come strumento - le stesse persone tentarono di ucciderlo nel corso dello stesso anno (con successo, secondo la scienza storica; ma noi siamo di opinione diversa, qv più avanti). Shouyskiy, che da tempo tramava per il trono, diventa così Zar.

3.3. Il "falso Dmitrij" come il vero Principe Dmitriy, figlio di Zar Ivan

Il corso Romanoviano della storia Russa ci ha fatto credere che il cosiddetto "Lzhedmitriy" fosse in realtà una sorta di impostore - un certo "Grishka Otrepyev", un uomo senza nome. Gli storici dell'epoca Romanoviana lo hanno ripetuto così insistentemente che ha assunto l'aspetto di un fatto ovvio e scontato. Di seguito parleremo ai lettori delle loro motivazioni.
Ciò che oggi ci sembra così ovvio era tutt'altro che ovvio per i contemporanei del "falso Dmitrij" 400 anni fa. Tutti quelli che lo vedevano riconoscevano Dmitrij come il vero Principe - l'aristocrazia Polacca e il Re di Polonia, i boiardi Russi, e infine sua madre, la Zarina Maria Nagaya, già suora e battezzata Marfa ( [ 777] e [183], volume 2). Dmitriy aveva iniziato a inviare già da Putivl "decreti che invitavano tutti i Russi a riunirsi sotto le sue insegne". Aveva in mano 18 città, e le simpatie degli abitanti di un'area che misurava 600 verst dall'Occidente all'Oriente e che lo avevano riconosciuto tutti come il vero Principe. Il vero Otrepyev è stato chiamato da Dmitriy a Putivl e mostrato al pubblico" ([183], volume 2, pagina 113).
"La prima cosa che Dimitriy ha fatto al suo arrivo a Mosca è stato prendere misure per salvare sua madre, la suora Marfa, dalla sua incarcerazione monastica" (ibid). Si è scoperto che era stata interrogata sotto lo Zar Boris e che aveva dichiarato che suo figlio era vivo, il che aveva portato alla sua incarcerazione nel monastero Troitse-Sergiyev, con un gran numero di guardie che la sorvegliavano" (ibid). Dmitriy aveva incontrato sua madre con molte persone presenti: "Nessuno dubitava che l'uomo sul trono fosse il vero figlio dello Zar Ivan. Marfa era stata portata nel Monastero Voskresenskiy e circondata con la massima attenzione e cura; Dimitriy la visitava ogni giorno, e si tratteneva per diverse ore" ([183], volume 2, pagina 16). Inoltre, risulta che Dimitriy avesse incontrato segretamente sua madre, Maria Nagaya, ancora prima della sua fuga in Lituania, in un monastero a Vyksa. Questo fatto si riflette nella famosa cronaca intitolata "Inoye Skazaniye" (letteralmente, "Una Storia Diversa" - vedi [ 777], pag. 159). Skrynnikov considera naturalmente questi dati come di "natura completamente fantasiosa" (ibid). Tuttavia, la nostra ricostruzione suggerisce una spiegazione naturale di tutti questi fatti assurdi.

3.4. I Romanov sono gli autori della versione secondo cui Dmitriy era un impostore

Qui spieghiamo fatti ovvi - ci si potrebbe chiedere perché gli storici si rifiutino di credere alle numerose prove lasciate dai contemporanei sul fatto che Dmitriy fosse il vero figlio di Ivan, dichiarando tutti i testimoni oculari folli e bugiardi. Ricordiamo che la versione finale della storia Russa è stata scritta sotto i Romanov, le cui motivazioni per dichiarare Dmitriy un impostore sono molto facili da vedere - Dmitriy, che era diventato Zar, aveva avuto un figlio chiamato "l’infante ladro " dagli storici Romanoviani; questo bambino sarebbe dovuto diventare il successivo Zar. Tuttavia, i Romanov avevano altri piani per il trono. Avevano usurpato il potere quando il figlio di Dmitriy era ancora vivo, il che rendeva illegale l'elezione di Mikhail Romanov, il successivo Zar, poiché il figlio di Dmitriy, lo Zar precedente, era ancora vivo. L'unica opzione per i Romanov era quella di dichiarare Dmitriy un impostore, cosa che si affrettarono a fare. L'esistenza di un erede nobile era un altro problema che i Romanov risolsero impiccando il giovane ai Cancelli Spasskiye.
I brevi corollari della nostra ricostruzione sono i seguenti:
1) I Romanov hanno usurpato il potere e ucciso il vero erede al trono, il figlio dello Zar Dmitriy.
2) La storia di questa epoca è stata scritta molto più tardi, già sotto i Romanov.
3) Dichiarare Dmitrij un impostore aveva un duplice scopo: occultare l’elezione illecita di Mikhail Romanov e sfuggire alle accuse di regicidio (l’omicidio del figlio di un "impostore" non può essere classificato come tale).
Questo è uno dei momenti più complessi della storia Russa, e l'alba della dinastia Romanoviana. I Romanov avevano bisogno di dimostrare la legittimità del loro regno, e questo problema fu risolto con i mezzi più semplici disponibili. Certo, convincere tutti in un colpo solo era un compito impossibile. In Polonia, opuscoli volti a screditare Mikhail Fyodorovich Romanov erano rimasti in circolazione fino al XVII secolo - in particolare, era chiamato "Fyodorovich il Capitano" e "il cosiddetto Gran Principe" ([437], pag. 414). I Romanov cercarono ovviamente di stroncare sul nascere le conseguenze di questa testimonianza imbarazzante e pericolosa. In effetti, "all'inizio del 1650 lo Zar [Alexei Mikhailovich Romanov - Aut.] inviò il boiardo Grigoriy Pushkin accompagnato da un gruppo di altri boiardi a Varsavia con una missione diplomatica. . . secondo Pushkin, ‘Sua Maestà reale chiede di raccogliere tutti i perfidi libri e bruciarli alla presenza degli inviati, e di punire con la morte i compositori di stampa, i proprietari delle case editrici dove sono stati stampati i libri, e i proprietari dei terreni dove erano state costruite queste case’ ([437], pag. 416). Possiamo constatare che gli obiettivi perseguiti dai Romanov nell'alterazione della storia erano tutt'altro che filosofici o astratti - intendevano mantenere il potere supremo nelle loro mani e sottrarsi a possibili punizioni, il che rendeva accettabile ogni mezzo.

3.5. Il complotto dei boiardi e l'omicidio dello Zar Dmitriy, conosciuto come "Lzhedmitriy il Primo"


Quando descrivevamo la nostra ricostruzione, abbiamo sottolineato che il Principe Dmitriy era diventato Zar a seguito di un complotto. I boiardi avevano ucciso lo Zar Boris e incoronato Dmitriy. Tuttavia, il principe Dmitriy serviva agli scopi di un governante intermedio - la cospirazione era stata organizzata da Shouyskiy, che voleva il trono per sé stesso. Questo rendeva il principe Dmitriy un ostacolo. poco dopo l'insediamento di quest' ultimo, si è svolta una rivoluzione di palazzo. Si presume che Dmitriy sia stato ucciso. Il trono è stato preso da Vassily Shouyskiy.
I Romanov devono essersi schierati con Shouyskiy perché, il capo della cospirazione, Fyodor Romanov, più tardi conosciuto come Patriarca Filarete, tornò indietro dal suo esilio e fu nominato Patriarca di Mosca.

3.6. Le ragioni per la cremazione del corpo del "falso Dmitrij"

La cremazione non esisteva all'epoca in Russia - né amici né nemici venivano cremati, semplicemente non esisteva una tradizione del genere. Eppure il corpo di "Lzhedmitriy I" fu cremato per qualche ragione. Questo evento è unico nella storia Russa: perché qualcuno dovrebbe cremare il corpo di un ex sovrano? Il corpo di un nemico potrebbe essere dissacrato, esumato e così via - perché qualcuno dovrebbe cremarlo?
Gli eventi vengono riportati nel modo seguente. Il corpo del "falso Dmitrij" fu trascinato fuori dal palazzo: "Il cadavere fu mutilato fino a sembrare a malapena umano, figuriamoci riconoscibile... La folla lo portò al Monastero Voznesenskiy e chiamò la Principessa Marfa, chiedendole di identificare il corpo come quello del figlio. Una voce racconta che diede una risposta assolutamente negativa, un'altra - che diede la seguente risposta enigmatica: ‘La vostra gente avrebbe fatto meglio a chiedermelo quando era ancora vivo - non è mio figlio ora che è morto’. Ancora un'altra prova trapelata dai documenti dei Gesuiti riferisce che la madre avesse detto alla folla che trascinava il cadavere che loro avrebbero dovuto saperlo e, dopo essere stata minacciata, disse esplicitamente che il corpo non apparteneva al figlio" ([436], pagine 273-274).
E' quindi evidente che la risposta data dalla Zarina non implicava un'identificazione positiva del corpo come quello di suo figlio; le sue parole possono essere interpretate come un'identificazione negativa del corpo come quello di un estraneo.
Siamo del parere che lo Zar Dmitriy non sia stato ucciso e sia riuscito a scappare. Il corpo mostrato alla Zarina Marfa apparteneva a qualcun altro, da cui le mutilazioni che rendevano impossibile l’identificazione. Il corpo fu cremato in modo da nascondere le tracce completamente ([436], pag. 288).
Lo Zar Dmitriy sembra essere sopravvissuto a questo complotto; dovremmo quindi aspettarci la sua riemersione sulla scena storica. In effetti, si apprende di una "Lzedmitriy II" emerso a Putivl, dove si trovava l'ex quartier generale di Dmitriy. Il primo "falso Dmitrij" era stato visto da una moltitudine di persone - quelle stesse persone lo riconobbero come Zar Dimitriy. Shakhovskoy radunò a Putivl molte persone intorno a sé e al nuovo pretendente al trono, affermando che i rivoltosi a Mosca avevano ucciso un Tedesco e non Dimitriy, che egli proclamava vivo. Ed esortò le masse a sollevarsi contro la tirannia di Shouyskiy" ([183], volume 2, pag. 125).

3.7. "Lzhedmitriy II" come Zar Dmitriy, noto anche come "Lzhedmitriy I"

"L'avvento di un nuovo Dimitrij aveva tanto spaventato Shouyskiy da fargli raccontare alle truppe che aveva inviato contro di lui che i nemici erano degli invasori Tedeschi e non dei semplici ribelli; tuttavia, il trucco fu scoperto quando i due eserciti si incontraro" ([183], volume 2, pag. 126). Per prima cosa, "Lzhedmitriy II" andò al castello di Mniszek in Polonia, dove il suo presunto predecessore era stato accolto come rifugiato e dove sua moglie, Marina Mniszek, risiedeva. Un suo antico ritratto o visibile nella fig. 9.5. E 'particolarmente significativo che abbia riconosciuto "Lzhedmitriy II" come suo marito; inoltre, quando le truppe di quest'ultimo nell’avvicinandosi a Mosca si sono acquartierate a Tushino, Marina e suo padre, il principe Mniszek, si unirono a lui, trasferendosi da Mosca. Marina dichiarò che Dmitriy era suo marito. Gli storici lo trovano molto sospetto - dopotutto, "Sanno per certo" che la persona in questione era una persona completamente diversa. Perché Marina ignorava completamente questo fatto? La spiegazione offerta dalla scienza storica è che Marina si è comportata così sotto la pressione del padre, concedendo di svolgere il ruolo con grande riluttanza (ibid, pagina 134). Ci dicono anche che Marina, nonostante abbia accettato il ruolo di "moglie del falso Dmitrij", si è rifiutata palesemente di consumare il matrimonio (ibid). Ci si potrebbe chiedere quale sia la fonte di questa conoscenza, tanto più che diede poco dopo alla luce il figlio di "Lzedmitriy II" (che è stato immediatamente soprannominato "il ladro neonato" dai Romanov, cfr. il soprannome che hanno dato al padre - "Il ladro di Tushino").

Figura 9.5. Vecchio ritratto di Marina Mniszek. Data all'inizio del XVII secolo, o si suppone dipinto nel corso della sua vita. Tratto da [234].

Questo stesso bambino fu ucciso in seguito dai Romanov - appeso ai Cancelli Spasskiye, con l'obiettivo di rimuovere un inutile ostacolo al loro passaggio al trono.
Anche le ulteriori azioni di Marina Mniszek diventano perfettamente chiare - rifiutò di lasciare la Russia dopo la morte di "Lzhedmitriy II" e ha continuato a lottare per il trono Russo, aiutata dalle truppe guidate da Zarutskiy che le erano ancora fedeli. Non c'è nulla di strano in questo fatto - aveva riconosciuto suo figlio, per certo, come l'erede legittimo di Dimitriy, il vero Zar. Se il padre fosse stato un anonimo "ladro di Tushino", per lei sarebbe stato sensato lasciare il paese e dirigersi verso la Polonia, lontano dalla minaccia rappresentata da un intero paese in sconvolgimento. Aveva questa opportunità, ma non l'ha usata, rivolgendosi invece ai Cosacchi del Volga, del Don e Yaik ([183], volume 2, pagina 158). Questa donna orgogliosa e coraggiosa stava difendendo i propri diritti e quelli del figlio, erede al trono Russo dell'Orda per diritto di nascita.
Seguì una guerra tra Marina aiutata dalle truppe di Zarutskiy e i Romanov - uno dei momenti più oscuri della storia Russa. Il resoconto moderno di questa guerra è stato pensato con molta probabilità dai Romanov, che l’avevano vinta ([436], pagg. 769-778). Gli storici Romanoviani la presentano come una guerra tra i Romanov, i legittimi governanti dello Stato, e i "ladri".
Tuttavia, Kostomarov riferisce che Zarutskiy "si faceva chiamare erroneamente Zar Dmitriy Ivanovich" ( [436], pag. 770). Kostomarov è sinceramente sorpreso nel dirci che i documenti ufficiali "erano scritti con questo nome e consegnati a Zarutskiy, il che è veramente strano, visto che questo signore della guerra era conosciuto da molti Russi" ([436], pag. 770).
È possibile che lo Zar Dmitriy Ivanovich fosse ancora vivo, nel qual caso i Romanov lo avrebbero ucciso più tardi, e la sua morte sarebbe stata rappresentata come l'esecuzione di Zarutskiy. Il sospetto è reso più solido dal fatto che "un secondo Zarutskiy" emerse subito dopo l'esecuzione - non c'è alcun riferimento precedente a lui da nessuna parte. Si dice che il personaggio in questione sia stata l'Ataman dei Cosacchi Circassi della Malorossiya, "un certo Zakhar Zarutskiy - forse un fratello di Ivan, o uno dei suoi parenti" ([436], pag. 779). Kostomarov non può che fare congetture per quanto riguarda l'identità del "secondo Zarutskiy" e se il "primo Zarutskiy" avesse o meno fratelli. Tuttavia, è molto probabile che ci sia stato un solo Zarutskiy, e lo Zar Dmitriy Ivanovich dell'Orda sia rimasto al fianco di Marina Mniszek - più tardi ribattezzato Zarutskiy dai Romanov, che dovevano sviare le accuse di regicidio.
L'esercito di Zarutskiy (Zar Dmitriy?) e Marina Mniszek fu sconfitto. I Romanov, che si erano già stabiliti nella capitale Mosca, cercarono di dividere l'alleanza Cosacca che si stava formando intorno a Marina e Zarutskiy, e ad assicurarsi che lo Scià di Persia rimanesse neutrale ([436], pag. 779).
Zarutskiy (Zar Dmitriy Ivanovich?) e Marina furono catturati dalle truppe di Mikhail Romanov a Yaik. Il primo fu impalato. Il principe di quattro anni, figlio di Dmitriy e Marina, fu impiccato a Mosca dai Romanov ([183], volume 2, pagina 159; cfr. anche [436], pag. 778). Come abbiamo già spiegato, i Romanov mettevano così fine alla vecchia dinastia Russa dell'Orda.

4. LA GUERRA CONTRO STEPAN TIMOFEYEVICH RAZIN E LA VITTORIA DEI ROMANOV


Ciò implica che la storia della famosa "rivolta di Razin" sia molto probabilmente stata distorta in larga misura. Uno studio delle testimonianze dei documenti dell’epoca rende sempre più forte questo sospetto. Facciamo alcune considerazioni preliminari in materia.
Si presume che circa 60 anni dopo l'ascensione dei Romanov al potere un grande ammutinamento sia iniziato in Russia - è noto oggi come "L’Ammutinamento di Razin", o "Guerra Contadina". Presumibilmente i contadini e i Cosacchi si ribellarono contro i proprietari terrieri e lo Zar. I Cosacchi erano la spina dorsale del potere militare di Razin. La rivolta inghiottì gran parte dell'impero Russo, ma alla fine fu soffocata dai Romanov.
Non esistono documenti originali sopravvissuti del partito sconfitto - si presume che solo sei o sette di questi abbiano raggiunto i giorni nostri; tuttavia, gli storici aggiungono che solo uno di essi è autentico ([101], pagg. 8 e 14). Siamo del parere che anche questo presunto originale sia altamente sospetto e assomigli molto a una copia, come si può chiaramente vedere dalla fotocopia in [441] , volume 2, parte 1, documento 53. Gli stessi storici credono che questo documento "sia stato compilato dagli alleati ataman di Razin, non dallo stesso Razin - e inoltre molto lontano dal Volga" ([101], pag. 15). La sede di Razin si trovava nella regione del Volga. Inoltre, il nome di Razin avrebbe potuto essere originariamente "ra-syn", o "Figlio di Ra", in altre parole, "Figlio del Volga" visto che il fiume era conosciuto anche come Ra.
Gli storici Romanoviani affermano che un certo impostore aveva accompagnato l'esercito di Razin, il Principe Aleksej, che presumibilmente rappresentava il figlio defunto di Aleksej Mikhailovich Romanov. Razin avrebbe agito per conto di questo Gran Principe. Gli storici sostengono che Razin l'abbia fatto per cercare di far sembrare legittima la guerra contro i Romanov ([101]).
Inoltre, ci viene detto che un certo patriarca aveva accompagnato l'esercito di Razin. Secondo alcuni si trattava del patriarca Nikon era stato deposto in quel periodo. Per esempio, B. Coijet, il segretario dell'ambasciata Olandese che si era recato a Mosca nel 1676, 5 anni dopo la guerra, descrive "due barche rivestite di velluto rosso e nero, che presumibilmente appartenevano al principe Alexei e al Patriarca Nikon" ([101], pag. 319).
Tuttavia, tutte queste informazioni ci sono giunte attraverso il filtro della cancelleria Romanoviana, che deve aver messo a punto la versione secondo cui la guerra con Razin era stata una semplice rivolta di Cosacchi. V. I. Bouganov si riferisce alla raccolta di documenti accademici in più volumi sulla rivolta di Razin ([441] ), che ci dicono che la maggior parte dei documenti "è stata preparata dal governo. . . Da qui la terminologia che incontriamo - "ladri", ecc., il tendenzioso racconto dei fatti, suppressio veri e altre menzogne" ([101], pag. 7). E' quindi possibile che i nomi del principe e del patriarca (Alexei e Nikon) siano stati inventati dalla cancelleria Romanoviana, forse al posto di altri nomi che dovevano essere cancellati dalla memoria del popolo Russo.
Si è scoperto che i Romanov hanno persino preparato un decreto speciale contenente una versione ufficiale della rivolta ([101], pag. 31). A proposito, questo decreto contiene un’interpretazione sorprendentemente assurda dei documenti di Razin. Apprendiamo quanto segue:
"Le perfide epistole dei ladri che rivendicano che il Gran Principe Aleksej Alekevich, figlio legittimo dello Zar... sia vivo e si diriga dal Sud del Volga verso Kazan e Mosca, presumibilmente agli ordini di nostra regale maestà lo Zar per punire i boiardi, i membri della Duma e i funzionari statali a Mosca e in altre città... per il loro presunto tradimento" ([101], pag. 31).
Le stesse informazioni sono presentate in modo completamente diverso nelle poche copie superstite dei documenti di Razin. Cito un frammento della missiva inviata da uno degli ataman di Razin ai suoi compagni d’armi. L'originale è stato naturalmente distrutto; abbiamo solo una "copia esatta del perfido decreto dei ladri" nel campo Romanoviano da inviare a Mosca: "Preparatevi in fretta alla difesa di Nostra Signora, del Grande Zar, del Patriarca Stepan Timofeyevich e di tutta la fede Cristiana Ortodossa" ([441], volume 2, parte 1, pagina 252, documento 207).
Ecco un altro esempio. V. I. Bouganov cita l'epistola mandata alla città di Kharkov dal "Grande esercito del Don e di Alexei Grigoryevich". Gli alleati di Razin scrivevano quanto segue: "Il 15 ottobre dell'anno in corso 1799, noi, il Grande Esercito del Don, ci siamo mossi all'ordine del Grande Zar. . . [seguita dal titolo completo del Grande Zar - RV. Bouganov] e per suo decreto, servire il Grande Zar ... cosicché tutti noi si possa soppravvivere al tradimento dei boiardi" ([101], pagg. 27-28).
Per riassumere quanto sopra, l’esercito di Razin si era schierato sotto le insegne del Grande Zar contro gli ammutinati boiardi di Mosca. Oggi si suggerisce che l’ingenuo esercito di Razin volesse proteggere Alexei Mikhailovich, lo sfortunato Zar Moscovita, dal tradimento dei suoi stessi boiardi. Consideriamo questa ipotesi piuttosto assurda. Troviamo l’informazione sul fatto che Alexei fosse il Grande Zar, figlio di Alexei Mikhailovich, nei documenti di Razin? Non la troviamo – molto più probabilemtne, si riferiscono semplicemente al Grande Zar ([441] ). Le copie Romanoviane superstiti dei documenti di Razin omettono del tutto il nome dello Zar o lo sostituiscono con il nome di Alexei Mikhailovich - cfr. in particolare il documento 60 nel volume 2, parte 2. La versione Romanoviana cerca quindi di dirci che i decreti di Razin contengono gli ordini di Alexei Mikhailovich, lo Zar regnante a Mosca, inviato al figlio e che chiede a quest’ultimo di prendere le armi con il suo esercito contro suo padre. Una versione ancora più assurda è che egli abbia guidato il proprio esercito contro se stesso. Questi dati assurdi derivano probabilmente da diverse edizioni poco coordinate dei documenti di Razin redatti dalla cancelleria Romanoviana. Riferiremo qui di seguito la nostra ipotesi sulla vera identità di questo Grande Zar, per conto del quale sono state scritte le epistole di Razin.
La versione ufficiale Romanoviana relativa al suddetto decreto deve essere stata utilizzata anche nei numerosi resoconti sulla guerra con Razin rilasciati dagli stranieri. A quanto pare, agli inviati stranieri era stato dato il compito di aderire a una certa versione (cfr. panoramica delle relazioni estere in [ 101 ] ). I Romanov erano piuttosto energici nel piazzare le proprie versioni: "Uno dei decreti, conosciuto... come "prototipo reale" . . . contiene una dettagliata versione ufficiale della rivolta di Razin. . . Le autorità locali hanno ricevuto l'ordine di leggere ripetutamente questo decreto ad alta voce nelle aule assembleari per tutta la popolazione" ([101], pag. 247). Evidentemente, questo è stato fatto per registrare la versione ufficiale nella memoria della gente.
Tuttavia, le letture multiple ufficiali devono essere state insufficienti e c’erano dei dissenzienti. L'almanacco ([441]) contiene un curioso editto dello zar Alexei Mikhailovich inviato a "Smolensk, la nostra patria" con l'ordine di giustiziare un semplice soldato per via di una frase enigmatica che aveva pronunciato. La frase avevano turbato così tanto Alexei che ordinò che il soldato venisse "impiccato come esempio per gli altri affinché non ripetessero le parole dei ladruncoli" ([441], volume 2, parte 2, pagina 149). Apprendiamo inoltre che "i materiali lasciati dall'interrogatorio di Ivashka sono stati bruciati dal funzionario governativo Ivan Savastianovich Bolshoi Khitrovo su ordine personale dello Zar ... in modo che le parole indegne rimangano sconosciute alla gente" ([441], volume 2, parte 2, pagina 149). Segnaliamo che il funzionario incaricato dell'incenerimento dei "materiali dell’interrogatorio" di un semplice soldato aveva il patronimico che terminava con "Vich"; questa formula veniva utilizzata a quei tempi solo per riferirsi all'élite amministrativa (cfr. [101], pag. 119).
La vittoria dei Romanov era stata difficile. La stampa di Lipsia a quel tempo riferiva che Razin si era "proclamato Zar di entrambi i domini [Kazan e Astrakhan – Aut.]; molte potenti truppe "sono cadute sotto la sua influenza". Lo Zar è così spaventato da non osare mandare il suo esercito contro Razin" ([101], pagina 329). I Romanov hanno impiegato molto tempo e molto impegno per cambiare a loro favore il corso della guerra.
Ci sono prove che mercenari dell’Europa Occidentale facessero parte dell’esercito Romanoviano che alla fine sconfisse Razin ([441]). I Romanov consideravano inaffidabili i soldati Russi e Tartari; tra di loro c'erano stati molti disertori, e alcuni si erano schierati dalla parte di Razin ([101], pagine 230 e 232-233). Al contrario, le relazioni tra l’esercito di Razin e gli stranieri erano tese. I Cosacchi di solito uccidevano i mercenari stranieri catturati ([101], pag. 216).
La sconfitta di Razin può essere spiegata in parte dal fatto che nel Sud della Russia c’erano pochissime fabbriche che fabbricavano armi da fuoco e polvere da sparo ([441]). L’esercito di Razin è stato costretto a contare sui cannoni, pistole e munizioni catturati al nemico ([101], pagine 216-217). Ci sono prove evidenti del fatto che rifiutassero l’ammissione di volontari che non avessero fucili propri ([101], pagine 109-110).
Potrebbe essere stata questa la prima ragione della sconfitta di Razin? Questo è improbabile. Il problema di come i Romanov siano riusciti a sconfiggere l’Orda guidata da Razin e successivamente da Pougachev richiederebbe oggi uno studio dettagliato, visto che l’Orda era sostenuta dalla stragrande maggioranza della popolazione del paese, qv sopra. Secondo la nostra ricostruzione, la famosa "rivolta" di Razin fu in realtà una guerra su larga scala tra i due Stati russi emersi dopo i Grandi Disordini dell'inizio del XVII secolo. Normalmente si presume che nel 1613 Mikhail Romanov sia diventato Zar di tutta la Russia. Probabilmente non è così. In un primo momento i Romanov erano riusciti a riunire le ex terre della Russia Bianca e le parti Settentrionali della regione del Volga (la Grande Novgorod, secondo la nostra ricostruzione), la cui capitale era Mosca. La Russia Meridionale e persino il Volga medio appartenevano a un altro Stato governato dall’Orda, con capitale ad Astrakhan. Questo Stato deve aver avuto un proprio Zar, la cui stirpe risaliva a quella dell’antica dinastia dell’Orda Russa.
L’Orda doveva aver considerato i Romanov usurpatori del trono, riferendosi a loro come "traditori e ladri" ([101], pag. 29). Coloro che si erano schierati dalla parte di Razin hanno sempre affermato di lottare "per lo Zar contro i boiardi" ([441] e [101]). Ciò deve significare che non avevano riconosciuto il clan boiardo dei Romanov come legittimi governanti della Russia. Lo Zar dell'Orda doveva risiedere ad Astrakhan ed era probabilmente considerto dagli alleati di Razin il Grande Zar di tutta la Russia.
"Essi consideravano le azioni del governo come un "ladrocinio", usando gli stessi termini nei documenti ufficiali ([101], pagina 29).

Figura 9.6. Lo stemma dei Principi Cherkasskiy. Secondo la legenda corrispondente, ciò che vediamo in cima è "un turbante, che era lo stemma dei sultani Egiziani - gli antenati dei Principi Cherkasskiy" ([193], pag. 217). Tratto da [ 193], pag. 217.

I rappresentanti di Razin sono noti per aver "qualificato le azioni del campo feudale dirette contro il loro esercito e le loro politiche nei territori caduti nelle loro mani... come un "ladrocinio" e utilizzavano nei documenti ufficiali gli stessi termini ([101], pag. 13). Secondo la nostra ricostruzione, la cosiddetta "rivolta di Razin" (1667-1671) era stata una vera guerra accompagnata da un grande spargimento di sangue. Il partito Moscovita era guidato dal principe Dolgoroukiy ([101], pag. 21). Il suo quartier generale era ad Arzamas (ibid). Il signore della guerra dell'esercito di Astrachan era Stepan Timofeyevich Razin. V. Bouganov riferisce quanto segue: "La rivolta Russa guidata da Razin aveva avuto una grande risonanza in Europa, in particolare in Occidente. . . Informatori stranieri. . . spesso consideravano gli eventi Russi [la rivolta di Razin - Aut.] come una lotta di potere, definendoli "l’Insurrezione dei Tartari" ([101], pag. 326).
L'intera storia della guerra tra Romanov e Razin (il figlio del Ra?) viene distorta e oscurata in modo eccezionale. Praticamente non esistono documenti sul partito di Razin - tuttavia, i pochi che sono sopravvissuti ci permettono di intravedere i fatti reali di quell’epoca. Forniremo un'altra citazione: le parole "principe" e "legittimo" sono messe in discussione dagli storici moderni perché considerano inconsapevolmente gli eventi in questione attraverso il prisma distorsivo della storia Romanoviana.
"La quarta domanda [di Alexei Mikhailovich a Razin durante l'interrogatorio a quest’ultimo] fu la seguente: "Per quale motivo ti sei rivolto a Cherkasskiy come a un rappresentante della famiglia reale, e cosa ti ha dato in cambio?". . . Si riferisce a un altro Cherkasskiy, probabilmente il giovane principe Andrei, figlio del principe Kamboulat Pshimakhovich Cherkasskiy, il Murza Kabardiniano. Il Principe Andrei si convertì alla fede Ortodossa e fu imprigionato da Razin quando l'esercito di quest' ultimo conquistò Astrachan. Questo personaggio deve aver recitato la parte del Principe Aleksej e accompagnato Razin verso Nord lungo il Volga. Razin aveva fatto fare una barca speciale per lui e aveva ordinato di ricoprirla in velluto rosso. Il "principe" svolgeva la parte di un sovrano "legittimo", naturalmente contro la sua volontà; Gli abitanti delle città investite dall'ondata insurrezionale gli avrebbero giurato persino fedeltà" ([101], pag. 119).
Il nostro parere è il seguente: Stepan Timofeyevich Razin era il comandante militare del Grande Zar di tutta la Russia del clan principesco dei Cherkasskiy. La sua capitale era Astrachan. La parte Meridionale della Russia doveva essere diventata uno Stato separato dopo il Grandi Disordini dell'inizio del XVII secolo e l'usurpazione del potere da parte dei Romanov a Mosca, e aveva uno Zar proprio, Astrakhan era la sua capitale. L'identità esatta del Cherkasskiy che era Zar di Astrakhan è difficile da stabilire, visto come la storia di questo periodo è stata riscritta dai Romanov. Consentitemi di evidenziare due fatti relativi alla questione in esame.
1) È noto che il principe Grigoriy Sounchaleyevich Cherkasskiy, che era stato "un signore della guerra in Astrakhan" poco prima della guerra con Razin e fu "ucciso nel suo stesso dominio" dopo la vittoria dei Romanov, nel 1672 ([770], pag. 218).
2) Un certo Alexei Grigoryevich Cherkashenin, "ataman dei rivoltosi e fratello per giuramento di sangue di S. Razin" attivo assieme a Razin ([441], volume 2, parte 2, pagina 226). Il nome Cherkashenin potrebbe essere una versione distorta del nome Cherkasskiy.
Evidentemente, i Cherkasskiys erano un antico clan Russo. Erano considerati discendenti dei sultani Egiziani, il che si riflette nel loro stemma ([770], pag. 217; cfr. fig. 9.6). Come abbiamo dimostrato in Chron5, la dinastia medievale Egiziana dei Mamelucchi era di origine "Mongola" ("Grande" o "Russo"). Era nota anche come "Circassa", o Cosacca. È noto che "i sultani Circassi abbiano regnato in Egitto tra il 1380 e il 1517" ([99], pag. 745). Ricordiamo al lettore che Circassi era un altro nome dei Cosacchi del Dnepr in Russia ([101], pag. 27; cfr. anche [347], volume 1, pagina 253).
Il significato iniziale della parola "Circasso" oggi è quasi dimenticato. La Circassia storica si trova oggi nelle vicinanze del Caucaso settentrionale; si dice anche che "alla fine del XV secolo... il suo nome venne cancellato dalle fonti storiche" ([347], volume 3, pagina 267). Tuttavia, la parola Circasso era ampiamente utilizzata in Russia per riferirsi ai Cosacchi del Dnepr, al fine di distinguerli dagli altri Ucraini (noti come Malorossy) fino al XVIII secolo ( [347] , Volume 3, pag. 272). Persino la "Raccolta Completa delle Leggi Imperiali Russe utilizzava ancora nel 1766 il termine Circassi [per riferirsi ai Cosacchi della regione del Dnepr e della Malorossiya, conosciuta oggi come Ucraina - Aut.]" ([347], volume 3, pagina 272).
Secondo la nostra interpretazione della storia Russa, i sultani Egiziani emersi nell'epoca della Grande conquista "Mongola" (Grande Russia) e Ottomana (Ataman) devono essere nati in Circassia, o in Russia, e non nel Caucaso Settentrionale. Di conseguenza, il clan di Cherkasskiy diventerebbe Russo (Cosacco). Questo fatto doveva essere noto nel XVII secolo.
La guerra con Razin era finita con la conquista di Astrachan, che presumibilmente era stata la capitale del regno Russo Meridionale governato dall'Orda che alla fine era stato conquistato dai Romanov. “Ad Astrachan è esistito a lungo un governo ribelle, dopo la detenzione e l'esecuzione di Razin – che è durato fino al novembre 1671. La sua figura principale era V. Ous e in seguito F. Sheloudyak, dopo la morte del primo, insieme ad altri leader" ([101], pagina 94). Sheloudyak era conosciuto a Mosca come "il nuovo comandante militare di Astrakhan" ( [ 101], pag. 96). "Nell'estate del 1671 ... Sheloudyak stava tentando di attuare il piano di Razin [la conquista di Mosca - Aut.]. Aveva raggiunto Simbirsk; tuttavia, non riuscì a tradurre in realtà i piani di Razin" ([101], pag. 96).
Durante l'assedio di Simbirsk da parte dell'esercito di Astrakhan guidato da Fyodor Sheloudyak, i signori della guerra di Simbirsk "guidati da Sheremetev inviavano missive ufficiali a Sheloudyak conosciuto come pamyati; queste venivano utilizzate solo tra parti uguali, siano esse persone o istituzioni. Inoltre, questi decreti. . . si diceva fossero scritti per conto dello Zar, e la loro autenticità era confermata dal sigillo reale" ([101], pagina 101).
Il comandante in capo di Simbirsk, che si rivolgeva a Fyodor Sheloudyak come a un suo eguale, "era un boiardo, un membro della Duma di Boiardi e un rappresentante di una delle più importanti famiglie Russe" ([101], pag. 101). Secondo
Il commento di V. I. Bouganov, "Questa situazione... è tutt'altro che tipica di una rivolta contadina".
Le circostanze della conquista di Astrakhan sono estremamente oscure, così come l'intera storia della guerra contro Razin. Quest 'ultimo era stato presumibilmente catturato sul Don a causa di un tradimento. "Il corso delle indagini fu estremamente precipitoso. . . questo fatto, oltre alla rapida esecuzione, parla in modo eloquente dell'urgenza della questione dal punto di vista del governo; molti stranieri contemporanei raccontano la stessa cosa: lo Zar e i boiardi temevano possibili disordini civili a Mosca. Jacob Reutenfels, straniero e testimone oculare dell'esecuzione, scrive che lo Zar "aveva paura di una rivolta, e aveva dato ordini... che la piazza dove il criminale [Razin – Aut.] doveva essere giustiziato fosse circondata da una triplice fila dei soldati più fedeli. All'interno erano ammessi solo stranieri; a ogni incrocio della città erano presenti squadre di soldati armati" ([101], pag. 318).
I Romanov si erano impegnati a fondo per trovare e distruggere tutti i documenti del partito di Razin. Frol, il fratello minore di Razin, sosteneva che Razin avesse seppellito una brocca imbottita di documenti "su un'isola sul fiume Don, in una grande radura vicino a Prorva, sotto una salice delle capre" ( [ 101] , pag. 62). Squadroni i truppe Romanoviane hanno scavato dappertutto nell'isola senza lasciare nulla di intentato, frugando il terreno sotto ogni salice delle capre. Non hanno trovato nulla ([101]). Tuttavia, Frol era rimasto in vita a lungo, evidentemente allo scopo di avere da lui dati più espliciti su questi documenti. Bouganov riferisce che Frol "portò il mistero dei documenti di Razin con lui nella tomba. Alla fine, alcuni anni dopo, è stato giustiziato," ([101], pagina 62).
Alcuni documenti relativi alla guerra contro Razin devono essere sopravvissuti negli archivi di Kazan e Astrakhan ( [ 101] ). Tuttavia, questi archivi sono scomparsi senza lasciare traccia ([832], volume 1, pagina 53).

5. LA DISTRUZIONE DEI VECCHI LIBRI IMPERIALI DEI RANGHI DA PARTE DEI ROMANOV E LA CREAZIONE DI FALSE DOCUMENTAZIONI GENEALOGICHE PER SOSTITUIRLI

Il 12 gennaio 1682, nel regno di Fyodor Alexeyevich Romanov, è stata abolita l’antica struttura gerarchica russa ([27], pag. 40). "I libri che contevano informazioni gerarchiche sono stati bruciati" ([85], Volume 27, pagina 198). In particolare, sono stati inceneriti i famosi "Libri dei Ranghi" che nel secolo XVI contenevano i registri delle nomine agli uffici governativi in Russia.
"La vecchia struttura gerarchica era nota come mestnichestvo e governava l'ordine di nomina dei funzionari governativi di alto livello... nella Russia del XV-XVII secolo. Tale ordine si basava sulla nobiltà di nascita e sulla storia delle posizioni gerarchiche occupate dai propri antenati che avevano servito gli Zar e i Gran Principi. . . Ogni nomina di un funzionario governativo veniva effettuata in conformità con tale gerarchia e veniva esplicitamente registrata nei "Libri dei Ranghi" ([85], volume 27, pagina 198).
Come stiamo iniziando a capire, la struttura gerarchica in questione veniva applicata all'intero Grande Impero "Mongolo" della Russia – la vera e propria Orda e le province lontane, dalle isole Britanniche al Giappone. Questa struttura era nota come "una gerarchia complessa, con i discendenti di Ryurik, o i Gran Principi in cima , nonché alcuni dei Principi Lituani di Hediminovich. Di seguito i discendenti dei principi locali e le vecchie famiglie dei boiardi di Mosca, e poi i principi di domini più piccoli e di famiglie di boiardi di provincia" ( [85] , volume 27, pagina 198).
Come sappiamo oggi, la gerarchia aveva in cima i discendenti degli Zar di Vladimir e Suzdal, seguiti dai boiardi di Vladimir e Suzdal. Poi arrivavano i governanti delle terre conquistate, e poi l'aristocrazia locale. L'ordine è perfettamente naturale per un grande impero, che aveva integrato un gran numero di nuove terre.
I "Libri dei Ranghi" contenevano quindi dati estremamente preziosi relativi alla storia del Grande Impero Mongolo. E' ovvio che questi libri sarebbero stati i primi candidati all'incenerimento dopo la vittoria dei Romanov su Razin. Sono state sostituiti da nuovi, che con ogni probabilità erano dal nostro punto di vista fraudolenti. Ci sono ottime prove che confermano questa teoria.
Passiamo alla monografia di A. V. Antonov intitolata The Genealogical Records of the Late XVII Century pubblicata dall’Archivio di Stato Russo dei Documenti Antichi ([27] ). A. V. Antonov riporta quanto segue:
“La decisione di abolire la gerarchia mestnichestvo, ufficialmente registrata nella decisione del Consiglio del 12 gennaio 1682 ... è stata accompagnata da: . . un altro editto del governo, che ordinava la compilazione di nuovi registri genealogici. Questi documenti dovevano includere tutti gli strati di funzionari governativi che esistevano in quell'epoca... Tutti i lavori per la compilazione dei libri genealogici furono affidati ad una commissione genealogica. . . nominata per questo scopo specifico, che poi divenne nota come "Casa della Genealogia"... Verso la fine degli anni 1680 ... furono compilati due libri genealogici; uno di loro... è noto con il nome più recente di "Libro di Velluto"; il secondo è andato perduto" ([27], pag. 13).
Inoltre: "Le genealogie della fine del XVII secolo sono state aspramente criticate nel lavoro di R N. Petrov dal titolo "La Storia dell'Aristocrazia Russa" (San Pietroburgo, 1886). Gli oggetti principali della critica dell’autore sono le parti introduttive o le leggende familiari. Petrov considera tutte queste opere come opere di narrativa compilate da cronache e altre fonti" ([27], pagina 20).
N. P. Likhachyov ha condotto una ricerca sul "Libro di velluto" alla fine del XIX secolo. "Fu il primo a sollevare la questione delle cosiddette genealogie compilate; un gran numero di registrazioni della fine del XVII secolo rientrano in questa categoria" ( [27], pag. 28). Likhachyov aveva scoperto che i nomi "menzionati in questi registri genealogici erano spesso presi da fonti disponibili al compilatore, e poi trasformati arbitrariamente in alberi genealogici; alcuni dei nomi potevano essere del tutto fittizi" (ibid). Ad esempio, nel suo studio sulla genealogia di Golovkin Likhachyov dimostra che i compilatori "ignoravano il proprio albero genealogico; hanno utilizzato i registri del monastero di Troitse-Sergiyev e hanno fatto "gravi errori" nella distribuzione cronologica delle generazioni secondo la patronimia dei nomi registrati" ([27, pag. 28).
La falsificazione di documenti antichi sembra essere stata ampiamente utilizzata per la convalida di alberi genealogici, soprattutto se si considera che nessuno si è preoccupato di verificare la loro integrità. Secondo alcuni ricercatori, la Casa della Genealogia "non ha verificato l'autenticità dei documenti genealogici" ([27], pag. 21). Secondo A. V. Antonov, "Lo scienziato [N. P. Likhachyov – Aut.] era principalmente preoccupato per la scoperta e la critiche dei decreti falsificati e interpolati che accompagnavano i registri genealogici trasmessi ai funzionari del Parlamento. Egli considera i documenti degli Izmaylovs, dei Bedovs, dei Protasyevs e dei Chaadayev come falsi" ( [27], pag. 28). Secondo S. B. Vesselovskiy, un altro ricercatore dei registri genealogici Romanoviani risalenti alla fine del XVII secolo, "la maggior parte degli alberi genealogici furono compilati in modo arbitrario e non sulla base dei materiali genealogici accumulati di generazione in generazione" ([27], pag. 32). In altre parole, la maggior parte degli alberi genealogici Romanoviani sono stati concepiti alla fine del XVII secolo.
Secondo le osservazioni di A. A. Zimin, "la falsificazione di documenti ha raggiunto il suo culmine alla fine del XVII secolo. Zimin associa questo fatto all'attività della Camera della Genealogia. . . Zimin dimostra che tutta una serie di documenti è stata falsificata, e non solo singoli decreti" ([27], pagina 33).
Cominciando a renderci conto che la falsificazione della genealogia nell'epoca dei primi Romanov era solo una delle manifestazioni della grandiosa falsificazione e distruzione di libri e documenti che contenevano le registrazioni storiche dell'Impero "Mongolo" e della sua dinastia reale risalente a epoche che hanno preceduto la fine del secolo XVI.
A proposito, che ne è stato del secondo libro genealogico compilato contemporaneamente al "Libro di Velluto"? È mai esistito? Non si conosce nulla del suo contenuto. Inoltre, appena 60 anni dopo la sua compilazione, nel 1741, i funzionari non sono stati in grado di trovarlo: "La menzione di questa fonte [il secondo libro genealogico - Aut.] è stata notata dall'Ufficio Araldico già nel 1741. È stata inviata una richiesta speciale alla Cancelleria degli affari Araldici di Mosca" ( [27], pag. 57). Tuttavia, il secondo libro genealogico non è stato trovato a Mosca. La risposta alla richiesta è stata la seguente: "Non esistono altri documenti genealogici specifici o decreti". Un membro della cancelleria fu "mandato a Mosca con lo scopo di localizzare... il secondo libro genealogico e altri documenti dell'Ufficio Araldico. Tuttavia, né il libro né i documenti sono mai stati trovati" ([27], pag. 58).
La nostra teoria è la seguente. Il "secondo libro" mancante è lo stesso libro di velluto che esiste oggi. Bisogna ricordare che questo nome è stato coniato tempo dopo ( [27] , pag. 13). Il libro mancante (o distrutto) è il primo. Secondo un decreto del 1682, "la nuova commissione genealogica era stata creata per completare il vecchio libro genealogico e per compilarne altri quattro. . . Tuttavia, un altro decreto del 1686 menziona solo due libri di questo tipo - una versione più completa del vecchio e un altro libro di natura ausiliaria" ( [27], pag. 31). Si presume che il Libro di Velluto sia il primo libro genealogico, mentre “non si è arrivati” alla compilazione del secondo ( [27], pag. 31).
Tuttavia, l'informazione che abbiamo sulla distorsione della storia del XVI secolo da parte degli scrivani Romanoviani del XVII-XVIII secolo ci fa sospettare che il vecchio libro genealogico sia stato semplicemente distrutto e non "integrato", da qui la mancata esistenza del primo libro. Il "secondo" deve essere stato compilato da zero, e poi scaltramente presentato come la versione complementare dell'antico libro genealogico originale.
Questo sospetto spiega certe stranezze insite nel Libro Genealogico Reale del XVI secolo, che ovviamente non ha raggiunto i nostri giorni. Tuttavia, alcune allusioni e frammenti di prove possono darci un'idea di come fosse il libro. N. R Likhachyov ha cercato di ricostruire il libro genealogico reale nel XIX secolo ([27], pag. 25). Si è scoperto che il libro in questione era piuttosto peculiare dal punto di vista della storia Scaligeriana e Romanoviana. Ad esempio, la genealogia di Adashevs è stata inclusa nel libro; questi "proveniva da una indefinita [secondo gli storici Romanoviani - Aut]. Famiglia di proprietari di Kostroma. D’altro canto, le genealogie di alcuni dei clan più illustri dell’epoca [dal punto di vista Romanoviano, ancora una volta - Aut.] non erano state incluse" ([27], pag. 25).
È facile rendersi conto che non c'è nulla di strano in questo fatto. Secondo la nostra ricostruzione, Kostroma, o l'antica Khoresm, era stata una delle antiche capitali dell'Impero Mongolo. Per questo Adashev, "il proprietario che veniva da Kostroma", era diventato "indefinito". E 'molto probabile che sia stato uno dei più illustri aristocratici dell'antica Russia, o dell'Orda. Al contrario, molti dei "clan più illustri dell’epoca" sono diventati tali a causa di nient’altro che il Libro di Velluto Romanoviano, che abbiamo visto essere un falso risalente alla fine del XVII secolo. Non c'era niente di illustre in questi clan nell'epoca pre-Romanoviana. Questi "clan illustri" devono aver occupato posizioni relativamente basse nell'epoca del Grande Impero Mongolo, da cui la loro assenza dal Libro Genealogico Reale.
Facciamo la seguente osservazione sulla distruzione dei libri dei ranghi nel 1682. Secondo la nostra ricostruzione, la dinastia reale dell'Impero Russo (detta "l'Orda") è stata spazzata via dopo i Grandi Disordini del XVII secolo e la frammentazione dell'impero, allo stesso modo dei clan aristocratici più distinti. Le persone che avevano dominato la gerarchia del mestnichestvo devono essersi opposte con violenza all'ammutinamento della Riforma e aver fatto del loro meglio per preservare l'impero. Tuttavia, furono la sconfitti. L'impero fu diviso in una moltitudine di Stati indipendenti alla fine del XVI - XVII secolo; i nuovi governanti di questi paesi avevano spesso occupato posizioni basse nell'ex gerarchia imperiale.
Questo è evidente dalle genealogie dell'"aristocrazia" Russa dell'epoca Romanoviana. Tutti questi "distinti" clan, compresi gli stessi Romanov, sono di origine straniera ( [193] ). I loro antenati erano venuti al servizio della Russia nel XIV-XVI secolo partendo dai territori che sono poi diventati Germania, Inghilterra, Svezia, ecc. L'implicazione è che il potere è andato ai rappresentanti del terzo e quarto livello della gerarchia mestnichestvo dopo il colpo di stato del XVII secolo - aristocrazia provinciale delle terre conquistate durante la Grande conquista "Mongola" e Ottomano = Ataman. I predecessori dell'aristocrazia Romanoviana erano tutti stranieri, motivo per cui "una genealogia Russa sarebbe stata. . . umiliante per un funzionario statale nel XVII secolo [cioè nell'epoca Romanoviana - Aut.]" ([27], pag. 28).
Tutto ciò significa che gli antenati dei Romanov e la loro nuova aristocrazia appartenevano, nel migliore dei casi, al terzo e al quarto livello della vecchia gerarchia. Le loro origini, piuttosto umili, erano quindi registrate nei vecchi libri dei ranghi. Non c'è da meravigliarsi che i Romanov abbiano fatto del loro meglio per distruggere questi libri dopo aver preso il trono Russo.
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Russia e Turchia: due parti di un impero un tempo unito

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CAPITOLO 10

Russia e Turchia: due parti di un impero un tempo unito

La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

1. INTRODUZIONE

Secondo la nostra ricostruzione, sia la Russia che la Turchia facevano parte fino al XVII secolo di un unico Stato conosciuto come il Grande Impero Mongolo. Vi sono riferimenti diretti a questo fatto in una serie di fonti, qv sopra. Ci sono anche molti dati che confermano questo fatto indirettamente. Ad esempio, è noto che i Cosacchi di Zaporozhye migravano liberamente tra la Russia e la Turchia, servendo sia lo Zar che il sultano non considerando questo un tradimento.
I rapporti tra Russia e Turchia devono essere peggiorati per ragioni che non hanno nulla a che fare con la religione. Prima dell'epoca Romanoviana non vi erano state persecuzioni contro i Musulmani in Russia; i Turchi non perseguitano nemmeno i Cristiani Ortodossi. Le ragioni reali sono state molto probabilmente molto diverse. Come stiamo cominciando a capire, la Turchia era la parte del Grande Impero Mongolo che non è stata conquistata nel XVII secolo, quando la rivolta della Riforma nell'Europa Occidentale e una serie di rivoluzioni di palazzo in Russia avevano portato alla distruzione e alla frammentazione del Grande Impero - Russia, o dell'Orda. I Romanov, creature dei vittoriosi rivoltosi, avevano preso il potere in Russia e cercavano naturalmente di conquistare la Turchia, un ex alleato della Russia. Non appena i Romanov si furono stabilizzati,iniziarono una serie di lunghe guerre con la Turchia. Il concetto che i due paesi si siano opposti per motivi religiosi sin da tempi immemorabili deve essere stato introdotto dai Romanoviani come base ideologica per le loro campagne contro la Turchia.
Secondo B. Kutuzov, un moderno ricercatore ([457]), il famoso scisma della chiesa Russa del XVII secolo fu il risultato del desiderio di conquistare Costantinopoli, sostenuto dallo Zar Alexei Mikhailovich Romanov. Kutuzov è del parere che lo Zar avesse deciso di avvicinare le usanze ecclesiastiche Russe dell'epoca a quelle della Grecia e di Costantinopoli per prepararsi ideologicamente alla conquista. La sua corte deve aver ritenuto necessario far assomigliare la conquista Russa di Costantinopoli alla "liberazione dei suoi concittadini credenti" ([457]). I Romanov avevano deciso di usare il metodo Occidentale per far sembrare questa guerra determinante una "crociata contro gli eretici". Tuttavia, ciò non corrispondeva né alla tradizione Russa = "Mongola" della tolleranza religiosa, né alle usanze della chiesa Russa. Le riforme religiose promosse dai Romanov avevano portato a uno scisma. La conquista di Costantinopoli, o Istanbul, fu a un fallimento.
Ricordiamo inoltre che la famosa guardia d'élite Turca del Sultano, conosciuta come i Giannizzeri, era composta per la maggior parte da Slavi Balcanici qv sopra. La credenza diffusa sulle persone imprigionate dai Turchi dall'infanzia è in qualche modo errata. Il reclutamento di un decimo della popolazione civile era una consuetudine comune in Russia; quelle reclute diventavano Cosacchi. Sembra che in Turchia esistesse una tradizione simile - "la prigionia dei bambini" non ha nulla a che fare con questo.

2. LA MEZZALUNA CON LA CROCE O UNA STELLA SUI VECCHI STEMMI DELLE CITTÀ RUSSE

La stella e la mezzaluna erano state il vecchio simbolo di Zar-Grad, o Costantinopoli. Si tratta di un fatto noto ([882], pagine 178-179). Più tardi questo simbolo si associerà all'Islam, e verrà percepito come un simbolo esclusivamente Musulmanio al giorno d'oggi. La stella e la mezzaluna hanno però decorato la gigantesca cattedrale Cristiana di S. Stefano a Vienna fino al XVII secolo. La mezzaluna è stata tolta dalla cima della cattedrale nel 1685; oggi è esposta nel Museo di Vienna (per maggiori dettagli, consultare Chron6).
La stella in una mezzaluna era una delle versioni della croce Cristiana. Le croci a forma di stella (esagonale e ottagonale) erano comuni nell'iconografia medievale - per esempio, queste stelle cruciformi si possono vedere sulle pareti della famosa cattedrale di Santa Sofia a Kiev. La croce e la mezzaluna che si vedono sulle cupole delle chiese Russe e la mezzaluna Turca con una stella crociforme sono due versioni dello stesso simbolo Cristiano, che devono essersi evolute in modo diverso in Russia e in Turchia. Dopo la frammentazione dell'impero nel XVII secolo, i simboli sono stati distribuiti di conseguenza - i Cristiani hanno conservato la croce, la stella e la mezzaluna sono stati adottati dai Musulmani, e la stella a sei punte - dai Giudei.
Questo ci porta a chiederci se il simbolo della mezzaluna sia presente ovunque nei vecchi stemmi Russi, per esempio quelli delle città Russe. La maggior parte dei lettori sarà dell'opinione che in Russia non si sia mai visto nulla del genere - in ogni caso, questi stemmi sono difficili da trovare al giorno d'oggi.
Passiamo però all’opera fondamentale ([162]) che riguarda gli stemmi delle città Russe, come indicato nell’Edizione Completa col Documenti Legislativi dell’Impero Russo tra il 1649 e il 1900. Il libro ([162]) indica la data di ratifica per ogni stemma. La maggior parte di essi riguarda l'epoca del XVII-XIX secolo; tuttavia, ci viene anche detto che la maggior parte degli stemmi risale a epochi precedenti.
Si scopre che la mezzaluna era un dettaglio comune dei vecchi stemmi Russi, spesso molto evidente. Ad esempio, gli stemmi di diverse città della regione di Chernigov sono costituiti da una mezzaluna con una croce al suo interno, spesso accompagnata anche da una stella. Ecco alcuni esempi:

1 ) La città di Borzna nella provincia di Chernigov. Lo stemma è stato ratificato il 4 giugno 1782. Vediamo una grande mezzaluna d'argento con dentro una croce d'oro di quattro punti contro un campo rosso, entrambi uguali in dimensioni. I colori possono essere stati modificati nel XVIII secolo; è possibile che sia la croce che la mezzaluna siano state una volta dorate (cfr. fig. 10.1).
2) La città di Konotop, nella provincia di Chernigov. Lo stemma è stato ratificato il 4 giugno 1782. è quasi indistinguibile dallo stemma di Borzna - vediamo ancora una volta la croce e la mezzaluna. Inoltre, accanto alla croce c'è una stella, che fa assomigliare ancora di più allo stemma ottomano con il simbolo della luna (cfr fig. 10.2).
3) La città di Zenkov, nella provincia di Poltava. Lo stemma è stato ratificato il 4 giugno 1782. Vediamo lo stesso simbolo - la croce e la mezzaluna, una che tocca l'altra, proprio come la stella ottomana che tocca la mezzaluna (cfr fig. 10.3).
4) La città di Belozersk nella provincia di Novgorod. Lo stemma è stato ratificato il 16 agosto 1781. Ancora una volta, una mezzaluna con una croce all'interno; si precisa esplicitamente che lo stemma in questione è "antico" (cfr. fig. 10.4).
5) La città di Berezna nella provincia di Chernigov. Lo stemma è stato ratificato il 4 giugno 1782. Vediamo due mezzelune e una stella insieme ad altri simboli (cfr. fig. 10.5).
6) Il vecchio stemma della provincia di Kostroma. Ancora una volta vediamo la croce e la mezzaluna - sullo stemma non c'è altro (cfr fig. 10.6). La storia di questo stemma riflette la persistente lotta sotterranea contro i resti del vecchio simbolismo del Grande Impero "Mongolo" nel XVII-XVIII secolo.
Evidentemente, la stella e la mezzaluna erano molto comuni nell'epoca dell'impero e costituivano uno dei principali simboli imperiali. Questo simbolo è sopravvissuto fino ad oggi in Turchia. Per quanto riguarda la Russia, deve essere stato combattuto nell'epoca dei Romanov, così come altre reliquie dell'impero "Mongolo".
La storia del vecchio stemma di Kostroma (mezzaluna accompagnata da una stella o da una croce) è la seguente (cfr. [162], sezione intitolata "Le stemmi delle città. Una panoramica storica", pagina XXIV). Nel 1797 l'imperatore Pavel ordinò personalmente il ripristino di questo antico stemma di Kostroma. Potrebbe aver avuto l'intenzione di restaurare l’antico Impero dell'Orda, o almeno il suo simbolismo. Tuttavia, è degno di nota il fatto che il suo ordine sia stato sabotato dai suoi stessi sudditi. Un altro ordine personale per il restauro del vecchio stemma di Kostroma è stato dato da Nicola I il 28 novembre 1834. Il vecchio stemma della provincia di Kostroma è stato ripristinato; tuttavia, è stato nuovamente abolito circa 50 anni dopo, il 5 giugno 1878. Di conseguenza, oggi non si vede una mezzaluna nello stemma di Kostroma.

Si vede chiaramente che gli ultimi resti dell’antico grande simbolismo Imperiale "Mongolo" venivano spazzati via ostinatamente in Russia. Se si dice a chiunque al giorno d'oggi il fatto che la stella Ottomano = Ataman era stati uno dei simboli chiave dell’Antica Russia, l’interlocutore probabilmente apparirà quantomeno sorpreso. Tuttavia, sarebbe più sensato sorprendersi per come i Romanov siano riusciti a distorcere la storia Russa fino a questo punto. Continuiamo.

Fig. 10.21. Stemma di Nikolayev, città della provincia di Kherson. Tratto da [162], pagina 102.

Fig. 10.22. Stemma di Gorodnya, città della provincia di Chernigov. Tratto da [162], pagina 42.

Fig. 10.23. Stemma di Vinnitsa, città della provincia di Podolsk. Tratto da [162], pagina 32.

Fig. 10.24. Stemma di Vindava, una città della provincia di Kurland. Tratto da [162], pagina 31.

Fig. 10.25. Stemma della città di Astrakhan. Tratto da [162], pagina 6.

Fig. 10.26. Stemma di Gorodishche, un villaggio della provincia di Kiev. Tratto da [162], pagina 207.

Fig. 10.27. Stemma di Derpt (Youriev), città della provincia di Lifland. Tratto da [162].

Fig. 10.28. Stemma di Novgorod-Seversk, nella provincia di Chernigiv. Tratto da [162], pagina 103.

7) La città e la provincia di Uralsk. Lo stemma è stato ratificato il 5 giugno 1878, fig. 10.7. La descrizione dello stemma ci dice quanto segue: "Su un campo verde si vedono tre colline d'argento [sembrano tumuli funerari o piramidi Egiziane - Aut.], e sopra di loro si trovano i seguenti oggetti: ua mazza dorata al centro, con striscioni dorati a sinistra e a destra incoronati da mezzaluna e punte di lancia dello stesso colore" ( [ 162] ). Si può quindi notare che le bandiere dei Cosacchi degli Urali erano incoronate da mezzaluna. A proposito, le punte di lancia che vediamo su questo stemma assomigliano molto nella loro disposizione alla solita croce o stella, che ci si dovrebbe giustamente aspettare da un simbolo Ottomano. Questo fatto è abbastanza naturale per un simbolo Ottomano = Ataman, ma è davvero sorprendente dal punto di vista della storia Romanoviana. Nel caso dei Cosacchi di Zaporozhye, la stella e la mezzaluna possono essere "spiegate" dalle loro strette relazioni con il Sultano Turco nel XVII-XVIII secolo; tuttavia, la loro presenza sulle bandiere dei Cosacchi degli Urali e Yaik è del tutto inspiegabile. Nel secolo XVII-XVIII non vi erano legami diretti tra la regione degli Urali e la Turchia. Ciò che vediamo deve essere un'antica prova delle origini Ottomano = Ataman dei Cosacchi degli Urali e Yaik, che si spiega perfettamente con la nostra ricostruzione, che sostiene che gli Ottomani erano originari della Russia o l'Orda, qv in Chron5, e non dell'Asia Minore, come la storia Scaligeriana e Romanoviana ci racconta. Sono apparsi in Asia Minore nel XV secolo, arrivando come conquistatori.
8) La città di Starokonstantinov nella provincia di Volynsk. Lo stemma è stato ratificato il 22 gennaio 1796.Contiene la stella e la mezzaluna nella loro forma originale. Vediamo di nuovo l'oro contro un campo rosso (cfr. fig. 10.8).
9) La città di Tsarev nella provincia di Astrakhan. Lo stemma è stato ratificato il 20 giugno 1846. Croce e mezzaluna; ancora oro contro il fondo rosso (cfr. fig. 10.9). Erano i colori degli striscioni del Sultano - una stella dorata e una mezzaluna contro un campo di rosso. A proposito, nella parte superiore dello stemma si vede una scimitarra e una corona; il disegno del simbolo assomiglia alla stessa stella e alla stessa mezzaluna, con la differenza che la mezzaluna si è trasformata in una scimitarra, e la stella in una corona. La corona ha sei protuberanze, proprio come i sei punti della stella. Questa sembra essere un'altra versione dello stesso simbolo.
10) La provincia di Orenburg. Lo stemma è stato ratificato l'8 dicembre 1856. Vediamo una mezzaluna dorata rivolta verso il basso contro un campo rosso con una croce dorata a sei punte sopra (vedi fig. 10.10).
11) La città di Chougouyev nella provincia di Kharkov. Lo stemma è stato ratificato il 21 settembre 1781. Essa contiene tre mezzalune d'argento contro una striscia rossa e due scimitarre (cfr. fig. 10.11). Vediamo ancora una volta la falce ben nota (tre in questo caso) accompagnata da una croce (la stella).
12) La provincia di Akmolinsk. Lo stemma è stato ratificato il 5 luglio 1878. Vediamo un'altra mezzaluna d'oro (cfr. fig. 10.12).
13) La provincia di Semirechensk. Lo stemma è stato ratificato il 5 luglio 1878. Vediamo una mezzaluna dorata rovesciata contro un campo rosso (cfr. fig. 10.13). Ricordiamo al lettore che questa provincia era abitata dai Cosacchi di Semirechensk.
14) La città di Olviopol nella provincia di Kherson. Lo stemma è stato ratificato il 6 agosto 1845. Contiene una mezzaluna contro un campo di blu, qv nella fig. 10.14.
15) La città di Marioupol nella provincia di Yekaterinoslavsk. Lo stemma è stato ratificato il 29 luglio 1811. Vediamo una mezzaluna rivolta verso il basso contro un campo nero, con una croce dorata a sei punte sopra (cfr. fig. 10.15).
16) La città di Kishinev. Lo stemma è stato ratificato il 5 luglio 1878; è anche lo stemma della provincia della Bessarabia. Contiene una mezzaluna. Inoltre, la stella tra le corna del toro assomiglia molto al simbolo della stella e della mezzaluna; è noto che le corna possono simboleggiare una mezzaluna (cfr. fig. 10.16).
17) La provincia di Tiflis. Lo stemma è stato ratificato il 5 luglio 1878. Contiene una mezzaluna e una croce nella parte superiore (cfr. fig. 10.17).
18) La città di Ismail nella provincia di Bessarabia. Lo stemma è stato ratificato il 2 aprile 1826. Vediamo una mezzaluna contro un campo di rosso e una croce in alto (cfr. fig. 10.18).
19) La città di Khotin nella provincia di Bessarabia. Lo stemma è stato ratificato il 2 aprile 1826. Contiene una mezzaluna con una croce sospesa sopra di essa (cfr. fig. 10.19).
20) Gli stemmi Polacchi e Lituani rappresentati nella tabella in [ 162]. La tabella contiene un totale di 49 stemmi (cfr. fig. 10.20). Quattro di essi contengono mezzelune nettamente visibili; vediamo un ferro di cavallo su altri quattro, forse un sostituto.
Oltre ai sopracitati stemmi contenenti una mezzaluna esplicita con croci o stelle, vi sono molti stemmi dove questo simbolo si è trasformato in altri oggetti. La mezzaluna è stata spesso sostituita da una scimitarra, o un'ancora o addirittura un incensiere, con un cuscino in basso. A volte la stella si trasforma in una corona.
21) La città di Nikolayev nella provincia di Kherson. Lo stemma è stato ratificato il 3 ottobre 1808 (cfr. fig. 10.21). Vediamo una mezzaluna trasformata in un incensiere, con una croce splendente sopra di essa. I raggi dell'alone di luce assomigliano a una stella ottagonale.
22) La città di Gorodnya nella provincia di Chernigov. Lo stemma è stato ratificato il 4 luglio 1782 (cfr. fig. 10.22). Vediamo un'ancora nera e tre stelle contro un campo rosso. L'ancora assomiglia notevolmente a una mezzaluna con una barra verticale ad essa attaccata; la cbarra e le tre stelle formano una croce. Il vecchio stemma poteva consistere originariamente di una mezzaluna e di una croce (o una stella) trasformata in un'ancora. L'ancora sembra estremamente inappropriata in questo caso, visto che l'intera provincia di Chernigov si trova a una notevole distanza dal mare. Ci sono naturalmente fiumi qui, come in ogni altra parte della Russia. Tuttavia, se fosse stato consuetudine per le città che si trovavano sui fiumi avere un'ancora sullo stemma, la maggior parte delle città Russe ancore nello stemma, il che non è. Un'ancora spesso simboleggia un porto marittimo, e la città di Gorodnya nella provincia di Chernigov chiaramente non lo è.
23) La città di Vinnitsa nella regione di Podolsk. Lo stemma è stato ratificato il 22 gennaio 1796 (cfr. fig. 10.23). Nella descrizione dello stemma troviamo quanto segue: "Una canna da pesca dorata [? - Aut.] con due estremità sporgenti su entrambi i lati" ([162]). Quello che vediamo sullo stemma è chiaramente una forma leggermente distorta della stella (croce) e della mezzaluna; ancora una volta vediamo l'oro contro un campo rosso.

Fig. 10.29. Stemma di Kovel, città nella provincia di Tl Volynsk. Tratto da [162], pagina 69.

24) La città di Vindava, nella provincia di Kurlandia. Lo stemma è stato ratificato il 1° marzo 1846 (cfr. fig. 10.24). Vediamo un corno da caccia contro un campo rosso con sopra una croce dorata. La forma dello stemma assomiglia in molto alla vecchia stella e alla mezzaluna - Evidentemente la mezzaluna si era trasformata in un corno.
25) La città di Astrakhan. Lo stemma è stato ratificato l'8 dicembre 1856 (cfr. fig. 10.25). Abbiamo già menzionato questo stemma; la forma della scimitarra curva che vediamo su di essa con una corona sospesa sopra è molto simile a quella del simbolo della stella e della mezzaluna.

Fig. 10.30. P. K. Sagaydachniy, Cosacco ataman (getman) del XVII secolo di Zaporozhye, secondo un vecchio disegno. Vediamo mezzalune Ottomano = Ataman che decorano il suo stemma e munizioni. Tratto da [770].
26) Il villaggio di Gorodishche nella provincia di Kiev. Lo stemma è stato ratificato il 4 giugno 1782 (cfr. fig. 10.26). Vediamo ancora una volta una scimitarra curva, accompagnata da una stella e non da una corona questa volta. Potrebbe essere un'altra versione del simbolo della stella e della mezzaluna?
27) La città di Derpt (ex Youriev) nella provincia di Liflandia. Lo stemma è presumibilmente molto antico (cfr. fig. 10.27). La descrizione riferisce di "una stella dorata in un cancello con una mezzaluna al di sotto" ([162], pag. 46).
28) La città di Novgorod-Seversk nella provincia di Chernigov. Ancora una volta vediamo una scimitarra curva e una stella (vedi fig. 10.28).
29) La città di Kovel nella provincia di Volynsk. Vediamo tre croci e un ferro di cavallo d'argento. quest'ultimo deve essere l'ennesima versione della mezzaluna (cfr. fig. 10.29).
Riproduciamo due antichi disegni di [770]. Nel primo (fig. 10.30) vediamo Getman (Ataman) P. K. Sagaydachniy, un aristocratico Ortodosso. Vediamo la mezzaluna Ottomao = Ataman sotto il braccio destro, Evidentemente parte delle sue munizioni. Una mezzaluna simile si può osservare sullo stemma. Nel secondo disegno (fig. 10.31) vediamo un'assemblea di Cosacchi radunati attorno allo striscione Cosacco con il simbolo della stella e della mezzaluna sulla sinistra e una croce al centro, con il sole e la luna sulla destra.

Va notato che il simbolo della stella e della mezzaluna può essere stato inizialmente rappresentato come il sole e la luna, le due principali luminarie celesti. Una stella esagonale o ottagonale avrebbe potuto trasformarsi in una croce a sei o otto punte. Gli stemmi di diverse città Ceche e Slovacche che contengono simboli simili sono riportati nella fig. 10.32. Devono essere state molto comuni in tutto il Grande Impero Mongolo.
Il simbolismo Cristiano Ottomano (Ataman) si è dimostrato estremamente resiliente e si può ancora osservare su molte decorazioni moderni e stemmi. Per esempio, la guglia dell'Università Statale di Mosca è coronata da una grande guglia che assomiglia molto alla stella e mezzaluna Ottomano = Ataman (vedi figg.). 10,33 e 10.34). Gli architetti moderni dovevano essere all'oscuro della tradizione che seguivano. Un confronto tra la guglia che sovrasta la MSU e i simboli tipici dell'impero Ottomano che si trovano in cima a molti edifici Musulmani mostra che sono identici (vedi figg.). 10.35 e 10.36).

Fig. 10.32. Alcuni vecchi stemmi cechi e slovacchi ( [998]). Vediamo l'Ottomano, o le mezzaluna dell'Ataman e le stelle sulla maggior parte di loro. La data più antica è indicata per ogni città, che si riferisce alla sua fondazione, prima menzione nelle cronache, o alla costruzione (ricostruzione) di alcuni edifici in città. Dati ricavati dall’enciclopedia ([998]).

La stessa cosa si può dire dello stemma dell'URSS (vedi fig. 10.37) e del famoso simbolo della falce e martello (cfr. fig. 10.38). In realtà sono tutte versioni diverse dell'antico simbolo Cristiano - la stella e la mezzaluna, o una mezzaluna con una croce.
Secondo gli storici, "Non vi è ancora una risposta precisa alla domanda sulle origini della mezzaluna sul fondo delle croci della chiesa, un dettaglio così evidente come intrigante. Queste croci adornate con mezzaluna si possono vedere sulle cupole della Cattedrale Blagoveshchenskiy . . . La posizione della mezzaluna viene di solito interpretata come il simbolo della supremazia del Cristianesimo sull'Islam; tuttavia, le antiche fonti letterarie non ci danno motivo di giungere a tali conclusioni, tanto più che l'uso di tali croci non ha portato alla persecuzione dei Cristiani durante il giogo Mongolo e Tartaro" ([107], pag. 166). Nella fig. 10.39 vediamo la cosiddetta "croce a fiore", popolare nell'epoca del XVI secolo, completa di stella e di mezzaluna Ottomana nel mezzo.

Fig. 10.33. Stemma in cima alla guglia dell'Università Statale di Mosca. è praticamente identico alla stella e mezzaluna Ottomane.

Stemma sulla guglia delle MSU con la stella Ottomana e la mezzaluna. Praticamente identico alla stella con mezzaluna Ottomane.

Fig. 10.35. La croce Ottomana (Ataman), o stella e mezzaluna, sulla cupola della fontana delle abluzioni nella moschea di Mohammed Ali, al Cairo. Tratto da [370], pagina 46.

Fig. 10.36. La stella e la mezzaluna Ottomane sulla moschea di Luxor in Egitto. Tratto da [2], pagina 59.

Fig. 10.37. L'emblema dello Stato dell'URSS su un rublo coniato nel 1961. Probabile una modifica della stella e della mezzaluna Ottomane. Tratto da [806], pagina 249.

Nei figg.. 10.40-10.43 vediamo croci adornate da mezzaluna che sovrastano le chiese del Cremlino a Mosca - senza dubbio variazioni dello stesso simbolo della stella e mezzaluna.

Va notato che gli ufficiali che avevano servito nella guardia di Pietro il Grande indossavano "Insegne d'oro a forma di mezzaluna sul petto e sciarpe tricolori intorno alla vita" ( [332], pag. 493). La mezzaluna Ottomana serviva ancora come parte delle insegne militari in Russia durante l'epoca di Pietro il Grande.

3. IL TITOLO RUSSO-TURCO DI ZAR MOSCOVITA ISCRITTO ALL'INTERNO DI TRE CERCHI

A quale conclusione arriveremmo se vedessimo lo stemma di uno stato moderno costantemente usato accanto allo stemma di un altro Stato (su monete, documenti ufficiali, ecc.), entrambi all'interno di una singola circonferenza? Molto probabilmente considereremmo i due Stati in questione come alleati stretti - una federazione o qualcosa di simile. Questo ci porta alla seguente osservazione fatta dal barone Sigismund Herberstein, famoso autore del XVI secolo e inviato degli Asburgo in Russia. Era un conoscitore di stemmi e titoli. Nel suo racconto sui Gran Principi Moscoviti regnanti nella sua epoca: "Hanno una vecchia tradizione di circoscrivere i loro titoli in un triplo cerchio racchiuso in un triangolo. Il cerchio superiore conteneva le parole "Nostro Signore, la Santissima Trinità [seguito da una formula ecclesiastica Cristiana standard - Aut.]. Il secondo cerchio conteneva il titolo dell'Imperatore Turco e la frase "al nostro amato fratello". All'interno del terzo era il titolo del Gran Principe di Mosca, dove veniva proclamato Zar, erede e signore dell'intera Russia Orientale e Meridionale" ([161], pag. 75).
commentatori moderni aggiungono che questo modo di trascrivere il titolo del Grande Principe di Mosca è noto solo dalla fine del XV secolo a causa degli "stretti legami con il Sultano" ([161], pag. 301). Cioè dalla conquista Ottomana di Zar-Grad e dalla frammentazione dell’Orda d’Oro negli anni 1480. Si può quindi concludere che la Russia, o l'Orda, si fosse divisa in due Stati abbastanza vicini l'uno all'altro da accompagnare sempre il titolo di un monarca con quello di un altro. Va anche notato che la formula sopra citata ovviamente sottolineava l'unità religiosa dei due Stati, la Turchia e la Russia.

4. IL MONASTERO OUSPENSKIY NEL CRIMEA. INTERPRETIAMO CORRETTAMENTE LA STORIA DEI KHAN CRIMEANI?

Lo stato dei Khan Crimeani è stato fondato nel XV secolo, l'epoca della conquista Ottomano = Ataman. La cittadella di Kyrk-Or era stata la loro prima capitale; è nota come Choufout-Kale oggigiorno (cfr. [54], pag. 37 e [164], pag. 67). Più tardi i Khan hanno trasferito la loro residenza nella vicina Bakhchisaray.
Il monastero Ortodosso di Ouspenskiy, molto famoso nel Medioevo, è stato fondato in contemporanea con lo stato dei Khan Crimeani, proprio accanto alla cittadella di Kyrk-Or (vedi fig. 10.44). "Alla fine del XV secolo, dopo la conquista della Crimea da parte della Turchia nel 1475, il Monastero Ouspenskiy divenne la residenza del Metropolita e un importante centro del Cristianesimo Ortodosso in Crimea" ( [54], pag. 38). L’idea consensuale dei Khan di Crimea come nemici della Chiesa Ortodossa fa sembrare molto strano che i Khan tollerassero l'esistenza di un Monastero Ortodosso proprio accanto alla loro capitale.

Fig. 10.38. Il simbolo dellla falce e martello, che è diventato onnipresente in Russia dopo il 1917. Si può anche considerare una modifica del simbolo della stella e della mezzaluna.

Tuttavia, Andrei Lyzlov, storico Russo del XVII secolo, riferisce quanto segue sul primo Khan di Crimea, Hadji-Girey (il XV secolo): "E così successe che Achi-Girey [Hadji-Girey – Aut.] pregava la Madonna chiedendo aiuto nella guerra che aveva intrapreso contro i suoi nemici [nel Monastero Ouspenskiy], promettendo sacrifici sontuosi e onorandone l'immagine. Aveva introdotto la seguente consuetudine: ogni volta che il suo esercito tornava vittorioso, il cavallo migliore, o due cavalli, venivano venduti per comprare la cera e fare abbastanza candele per un anno intero. I suoi eredi hanno seguito la stessa usanza per molto tempo" ([54], pag. 38). In realtà, il nome Girey può derivare dalla parola Russa "geroy" (eroe).

Fig. 10.39. Croce fiore del XVI secolo. Vediamo la mezzaluna Ottomana con una stella cruciforme. Tratto da [107], pagina 166. Fig.

10.40. Croci con mezzaluna Ottomana (Ataman) sulle cupole della cattedrale Verkosasskiy del Cremlino Moscovita. Secondo la nostra ricostruzione, il simbolo della stella e della mezzaluna era uno dei più importanti del Grande Impero "Mongolo". Tratto da [550], pagine 114-115.

Fig. 10.41. Una delle tante croci che decorano le cupole della cattedrale Verkhospasskiy del Cremlino. La parte superiore della croce assomiglia a una stella; in generale, la croce somiglia ad una stella e mezzaluna Ottomano (Ataman). Tratto da [550], pagine 114-115.

Fig. 10.42. Numerose croci somigliano alla stella e mezzaluna Ottomana sulle cupole del palazzo Teremnoy del Cremlino. Tratto da [550], pagina 122.

Fig. 10.43. Un ingrandimento della croce con una mezzaluna Ottomana (Ataman) nel palazzo Teremnoy del Cremlino. Tratto da [550], pagina 122.

Questo ricorda molto Istanbul nel XV-XVI secolo. A quanto pare, i Khan Crimeani, allo stesso modo dei sultani Ottomani = Ataman, erano ancora Ortodossi, o almeno Cristiani, e vicini alla fede Ortodossa. Il Monastero Ouspenskiy, fondato nelle immediate vicinanze della capitale, aveva mantenuto stretti legami con la Russia fino a quando i Romanov non hanno usurpato il potere: "Il Monastero Ouspenskiy è spesso menzionato nelle fonti del XVI XVII secolo; era in stretti rapporti con la Russia" ([54], pag. 38). Fyodor Ivanovich e Boris Fyodorovich Godunov, gli Zar Russi, hanno inviato decreti al monastero (ibid). Il famoso viaggiatore Turco Evlia Celebi ha visitato questi luoghi nel XVII secolo. Descrive la vecchia città di Salachik situata in fondo a una gola; il Monastero Ouspenskiy si trova su una delle pendici della stessa gola. Il monastero si trova su una roccia verticale, parzialmente scavata.
Questo è ciò che il viaggiatore Turco ci racconta di Salachik: "Si tratta di un'antica città che comprende circa 300 belle case decorate con tetti rivestiti di tegole. Tutte queste case sono costruite in pietra, con decorazioni, costruite in modo eccellente e robusto, all’antica maniera. Ci sono diverse centinaia di caverne abitate ai piedi delle colline rocciose. Queste abitazioni sono molto fresche a luglio e sono calde in inverno. Ci sono cinque appezzamenti di terra e cinque templi con cinque minareti costruiti nello stile antico". Citazione secondo [165]; cfr. anche [164], pag. 122. Dalla descrizione di Evlia Celebi riconosciamo istantaneamente il Monastero Ouspenskiy (cinque templi con minareti). Il monastero di Ouspenskiy comprendeva effettivamente cinque chiese: "all'inizio del XX secolo qui c'erano cinque chiese" ([165]). D'altra parte, la stessa descrizione riferisce molto chiaramente delle moschee con minareti frequentati da Musulmani Turchi, anche se "costruite secondo il vecchio stile". Così, il viaggiatore Turco del XVII secolo riconosceva le chiese Ortodosse come legittime moschee costruite secondo il vecchio stile. E' proprio su questo che insistiamo nella nostra ricostruzione, cioè che la religione dei Cristiani Ortodossi era molto vicina a quella degli Ottomani = Atamani.
E' ovvio che gli storici di oggi non hanno il diritto di supporre che Celebi si riferisca al Monastero Ouspenskiy, nonostante la sua descrizione sia perfettamente chiara e le implicazioni siano del tutto ovvie, nonostante il fatto che anche la natura cavernosa del luogo sia descritta in modo molto esplicito. Inoltre, il riferimento di Celebi ai "cinque appezzamenti di terra" riguarda ovviamente le cinque scogliere sulle quali è stato costruito il Monastero Ouspenskiy. Nonostante tutto ciò, gli storici hanno cercato di trovare tracce di moschee Musulmane nel significato moderno - tutto invano. Poi hanno deciso che tutti gli edifici Musulmani di Salachik erano moschee; tuttavia, ce ne sono solo due e non cinque - il mausoleo Hadji-Girey e la scuola Musulmana, e nessuno dei due assomiglia per niente a una moschea ([165]).
I lettori potrebbero interrogarsi sulle cronache e sui documenti custoditi nel monastero e sulla possibilità che possano contenere dati di interazioni tra il monastero Ortodosso e i Khan della Crimea. Visto che il monastero era stato Ortodosso, i documenti in esso contenuti devono essere stati resi noti al pubblico Russo dopo la conquista della Crimea da parte delle truppe Russe nel XVIII secolo. I monaci del monastero devono inoltre disporre di importanti informazioni sulla storia della Crimea, finora sconosciuta ai Russi.
E’ molto istruttivo conoscere il destino del monastero dopo la conquista della Crimea, quando non era ancora diventato ufficialmente parte della Russia. Questo è un perfetto esempio di come è stata scritta la storia Romanoviana.
Apprendiamo quanto segue. Subito dopo la conquista della Crimea da parte dell'esercito Russo "Il Conte Roumyantsev, comandante dell'esercito Russo in Crimea, aveva offerto al Metropolita Ignatiy e a tutti i Cristiani della Crimea di trasferirsi sulle coste del Mar Azov in Russia. . . La migrazione era stata supervisionata da A. V. Souvorov. . . Il suo esercito ha scortato una gruppo di 31.386 persone. Questa azione è costata al governo Russo 230.000 rubli" ( [54], pag. 38). Tutto ciò è accaduto nel 1778. Il monastero di Ouspenskiy era ora deserto; nessun prete era rimasto lì ( [ 54] , pag. 39). La Crimea divenne parte dell'Impero Russo dei Romanov cinque anni dopo, nel 1783. Sarebbe stato naturale aspettarsi che i Cristiani Ortodossi della Crimea, o almeno una parte di essi, tornassero nella loro patria e facessero rivivere il monastero. Questo non è mai successo. Il Monastero Ouspenskiy fu chiuso e restò chiuso per 80 anni, almeno fino al 1850. Chiunque avesse potuto ricordare qualcosa sulla storia reale di queste parti sarebbe morto in quel periodo. In altre parole, i Romanoviani hanno di fatto messo in quarantena il monastero per un lungo periodo di tempo, pur essendo questo un centro culturale della Crimea. A quanto pare, i Romanov in quel periodo erano impegnati a distruggere gli ultimi resti dell’Orda nel Sud della Crimea. Devono aver anche temuto la scoperta di documenti e libri che avrebbero potuto entrare in contraddizione con la versione Romanoviana della storia Russa e della Crimea del XV-XVII secolo.
Ottant'anni dopo, nel maggio del 1850, il Santo Sinodo emanò un decreto per far rivivere il monastero ([54], pag. 39). Il monastero è stato riaperto; ovviamente, non c’erano più gli ex residenti di questi luoghi. I documenti e i libri nascosti non furono trovati; gli altri devono essere stati distrutti.

Fig. 10.44. Il Monastero Ouspenskiy in Crimea. Un'incisione del XVIII secolo. Tratto da [165].

Questa incredibile campagna Romanoviana per l'annientamento della memoria storica fa riflettere pesantemente. Hanno distrutto i documenti, le cronache e gli affreschi nelle chiese e nei monasteri della Russia centrale, qv qui sotto. Per quanto riguarda le province lontane dell'impero, hanno semplicemente avviato migrazioni di massa dei loro ex abitanti che avrebbero potuto raccontare la verità sulla vita precedente della Russia quando era ancora nota come l'Orda. Il centro culturale Ortodosso della Crimea fu distrutto non appena hanno potuto raggiungerlo, anche prima che la Crimea diventasse parte della Russia.

Fig. 10.45. L'interno del sepolcro dei Khan di Bakhchisaray. Tratto da [505]

Tutti i preziosi documenti storici trovati sono svaniti senza lasciare traccia. Inutile dire che gli affreschi, le iscrizioni e le opere d'arte hanno subito un destino simile. Tutto è stato sventrato e distrutto. Se i Romanov sono riusciti a staccare gli affreschi dell'Arkhangelskiy e della Cattedrale Ouspenskiy del Cremlino a Mosca nel XVII secolo, sarebbe molto ingenuo pensare che avrebbero risparmiato la lontana Crimea conquistata dall'esercito Russo.
L'entità delle azioni punitive intraprese contro i resti dell'ex impero dell’Orda in generale e le superstiti prove storiche custodite nel Monastero Ortodosso Ouspenskiy in particolare, si riflette nei seguenti fatti. Dopo l'esilio dei contadini della Crimea nel 1778, "i Cristiani Ortodossi rimasti in Crimea si sono rivolti a Shagin-Girey, l'ultimo Khan di Crimea, chiedendo loro di trovare un prete. Il Khan era riuscito a persuadere Konstantin Spirandi, un prete Greco sbarcato sulla riva meridionale della Crimea, a svolgere i suoi servizi nel Monastero Ouspenskiy; gli era costato parecchi sforzi, ed era stato anche costretto a minacciare il sacerdote di carcerazione" ([165] e [54], pagina 39). Il tentativo del Khan Crimeano di salvare il Monastero Ouspenskiy fu inutile - dopo l'annessione della Crimea all'Impero Russo Ortodosso, il Monastero Ortodosso Ouspenskiy fu immediatamente chiuso per una "quarantena" di ottant'anni. Un altro fatto degno di nota è che i sepolcri dei Khan Crimeani a Bakhchisaray furono chiusi in involucri speciali (cfr. fig. 10.45). Sono incredibilmente simili ai rivestimenti intorno alle tombe degli Zar Russi nella Cattedrale Arkhangelskiy del Cremlino. Questi ultimi furono installati dai Romanov nel XVII secolo per motivi che saranno trattati in dettaglio qui di seguito. Oggi a Bakhchisaray non c'è una sola traccia di questi cassoni, per non parlare delle tombe dei Khan della Crimea. Tutto è stato completamente distrutto.
Così i Romanov hanno fatto la storia, senza fermarsi davanti a nulla.

5. COME I TURCHI CHIAMAVANO LE LORO SCIMITARRE

Jalal Assad, storico Turco, ci racconta nel suo rapporto sulla conquista di Costantinopoli: "uno dei Turchi ha usato lo scudo e la pala (una scimitarra curva con una lama larga) per arrampicarsi sul muro" ([240]), pagina 53. Così la parola Turca per scimitarra era "pala" - molto probabilmente un’antica forma della parola Russa "palka" (bastone). Ciò può servire come altro elemento di prova a conferma dell'esistenza di stretti legami tra la Russia e la Turchia nel XV secolo, l'epoca della conquista di Costantinopoli.
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L'aspetto fisico di Timur ricostruito da Gerasimov partendo dal teschio trovato nella sua tomba

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La Storia: Finzione o Scienza?

Cronologia 4

di Anatoli Fomenko

CAPITOLO 11

L'identità di Tamerlano (Timur), il famoso conquistatore

1. INTRODUZIONE


Tamerlano (o Timur), il grande conquistatore Asiatico, è un personaggio storico estremamente interessante. Riteniamo necessario discutere la storia delle sue conquiste, che è strettamente legata alla storia Russa. La nostra analisi e la ricostruzione che ne è derivata hanno ben poco in comune con la versione Romanoviana e Milleriana. Gli storici hanno da molto tempo dei problemi con Timur. Per esempio, l'accademico M. Gerasimov trovava estremamente problematico fare in modo che i risultati delle sue ricerche sul cranio di Timur si accordassero al punto di vista consensuale. Il suo lavoro è di grande interesse e ne avvieremo la discussione.

2. L'ASPETTO FISICO DI TIMUR RICOSTRUITO DA GERASIMOV PARTENDO DAL TESCHIO TROVATO NELLA SUA TOMBA.

Timur potrebbe essere Europeo?


Vediamo il libro “Tamerlano” (Mosca, "Gourash", 1992). Oltre all’autobiografia di Tamerlano e al "Codice di Timur", la rivista contiene una serie di pubblicazioni scientifiche che trattano diversi aspetti della vita e delle azioni del grande signore della guerra Asiatico. Questo libro contiene anche l'articolo dell'eminente scienziato M. Gerasimov intitolato "Un ritratto di Tamerlano" ([829], pagg. 506-514). Gerasimov è noto per aver sviluppato un metodo di ricostruzione dei ritratti scultorei in particolare dai teschi; la ricostruzione del ritratto sculturale di Tamerlano è uno dei suoi risultati più famosi.
Cosa ci dice Gerasimov delle sue ricerche sul ritratto sculturale di Tamerlano? È noto che la tomba di Timur è stata trovata nel 1941, durante gli scavi del mausoleo di Gur-Emir a Samarcanda.
Nel corso degli scavi è stata scoperta una bara di legno perfettamente identica a quelle usate oggi ([829], pag. 506). Ricordiamo al lettore che la cronologia Scaligeriana e Milleriana data la morte di Timur al 1405. Facciamo una semplice domanda. Come facciamo a sapere che il corpo trovato nel sepolcro è il cadavere di Timur, come ci ripete la storia Scaligeriana? La domanda è tutt'altro che retorica. Secondo Gerasimov, "documentare l'autenticità della tomba di Timur era uno degli obiettivi principali della spedizione. L'iscrizione sulla lapide non era bastata per risolvere il problema [?!! - Aut.] Solo uno studio dello scheletro può darci una risposta esauriente" ([829], pag. 507).
In altre parole, alcuni scienziati dubitavano del fatto che il corpo trovato nella tomba appartenesse davvero a Timur. Questo ci porta ad un'altra domanda, altrettanto importante.

Fig. 11.1. La ricostruzione da parte di Gerasimov del volto dell’uomo del mausoleo di Tamerlano a Samarcanda. Le caratteristiche sono chiaramente Europee; Gerasimov non è riuscito ad appianarle in alcun modo nonostante tutti i suoi tentativi. Tratto da [829], pagina 2.

Se l' "iscrizione sulla lapide" non è bastata a risolvere la questione, che cosa diceva? Cosa c’era scritto sul sepolcro? Perché Gerasimov si astiene dal pubblicare il testo integrale della formula funeraria? Potrebbe esserci un motivo? L'iscrizione è citata da qualche parte?
Gerasimov prosegue dicendo: "Le nazioni Orientali hanno una moltitudine di leggende sul più grande conquistatore del XV secolo. Il nome stesso dello Storpio di Ferro (Timur = Ferro in Turco) faceva tremare la lontana Cina e l'India, per non parlare dell'Asia centrale. La fama del suo potere e della sua fenomenale ricchezza aveva raggiunto l'Europa. I biografi hanno descritto le sue campagne in modo grandioso; tuttavia, si dice poco del suo aspetto fisico. Le informazioni che abbiamo sono oscure e contraddittorie" ([829], pag. 507).
Qui troviamo la contraddizione enigmatica principale che farà muovere Gerasimov tra lo Scilla del metodo scientifico e il Cariddi della storia Scaligeriana. Da un lato, è "risaputo" che Timur fosse un Mongolo, evidentemente originario del territorio della moderna Mongolia. D'altro canto, numerose fonti medievali sostengono che Timur appartenesse alla razza Europea (cfr. [829], pag. 507). Nessuno crede a queste fonti in questi giorni, si dice che siano errate. Chi oserebbe sostenere che Tamerlano il Mongolo era un Europeo?
E così Gerasimov ha il cranio di Timur a sua disposizione e ricostruisce il ritratto scultoreo sorprendendosi nello scoprire che il volto che risulta è chiaramente un volto Europeo (cfr. fig. 11.1). La faccia è convessa e non piatta. Gerasimov non può nascondere questo fatto, essendo uno scienziato, anche se deve aver cercato di far sembrare il ritratto il più possibile Mongoloide (nel significato moderno della parola). Proviamo a metterci nei panni di Gerasimov. Il suo metodo produce un ritratto perfettamente Europeo (cfr. fig. 1 1). 1 . Tuttavia, è "comunemente noto" che Timur fosse un "Mongolo" - cioè, venisse dalla lontana Mongolia. Una dichiarazione pubblica sul fatto che Timur fosse davvero un Europeo avrebbe immediatamente gettato il discredito su Gerasimov e il suo metodo che "trasforma i Mongoli in Europei". La sua reputazione di scienziato sarebbe stata incrinata. D'altra parte, Gerasimov non poteva falsificare i suoi risultati e scolpire un volto Mongolo in spregio al proprio metodo. L'unica via d'uscita era scolpire tutto ciò che il metodo consentiva (cioè un volto Europeo), ripetendo più e più volte il mantra che il ritratto "appariva Mongoloide" e ignorando l'ovvio. Gerasimov, come si può vedere, è stato costretto a fare questo. Non aveva altre opzioni.
Esaminiamo l’articolo di Gerasimov e vediamo come commenta il suo scioccante risultato per evitare la furia dei Scaligeriani.
Gerasimov mette in guardia: "Il tempo non ha conservato nessun vero ritratto di Timur. Le numerose [sic]! - Aut.] miniature Iraniane e Indiane, per la maggior parte, in larga misura si contraddicono a vicenda e datano ad un'epoca molto successiva, il che le rende inaffidabili. Anche le fonti scritte non danno molte informazioni; tuttavia, le prove che Timur appartenesse a un clan Mongolo caduto sotto l'influenza Turca possono essere considerate prove sufficienti per respingere lo studio delle miniature Iraniane e Indiane che raffigurano Timur come un tipico rappresentante della razza Indo-Europea [sic! - Aut.]" ([829], pag. 507).
Ciò ci porta alla seguente domanda: per quale motivo le suddette prove delle "origini Mongole" di Timur dovrebbero invalidare le numerose prove del suo aspetto Indo-Europeo? Soprattutto considerando il fatto che siamo ormai conspevoli che la parola "Mongolo" applicata a Timur significa che in realtà è vissuto nel Grande Impero “Mongolo”. Abbiamo già identificato quest'ultimo come l'antica Russia, o l'Orda, che aveva occupato enormi territori. Timur il Mongolo si traduce quindi come Timur il Grande, eliminando del tutto la contraddizione. Ovviamente, la parola "Mongolo" ha perso il suo significato originale e ne ha raggiunto uno nuovo oggi riferendosi alla cosiddetta "razza Mongoloide". Tuttavia, questo termine è di origine relativamente recente e deriva dalla tradizione storica esistente, che ha trasferito i "Mongoli" storici nel territorio della Mongolia moderna in Estremo Oriente.
Tuttavia, dobbiamo riconoscere l'integrità scientifica di Gerasimov. Dopo aver calmato i suoi storici censori con il passaggio sopra descritto e aver dichiarato la sua lealtà, Gerasimov riferisce con precisione quanto segue: "Lo scheletro scoperto è quello di un uomo forte, la cui altezza (circa 170 cm) è atipica per un Mongolo" ([829], pagina 507). Tuttavia, il problema principale di Gerasimov era la necessità di spiegare al lettore le caratteristiche Europee del ritratto sculturale di Tamerlano. Ha trovato la seguente soluzione:
"Nonostante la manifesta scarsa concavità della mascella superiore e la nitidezza degli zigomi nella parte frontale, ci rimane l'impressione di un volto che non è così piatto come realmente doveva essere" ( [829], pag. 510).
Questo si può tradurre così: la scultura che vediamo ha un volto Europeo (convesso, non piatto). Ma questa è un'illusione: la faccia è in realtà piatta!
Dopo aver scritto quanto sopra, Gerasimov procede istantaneamente a pagare i suoi debiti con la storia Scaligeriana: "Non è necessario essere troppo lungimiranti per vedere che il ritratto del Tamerlano è tipicamente Mongoloide - chiaramente brachicefalico, ovviamente piatto; la lunghezza e la larghezza della faccia testimoniano la stessa cosa. Tutto ciò è in perfetta corrispondenza con le prove documentali delle origini Barlassiane di Timur" ([829], pag. 511).
Tuttavia, studiamo ancora una volta la scultura di Timur (fig. 11.1). Se togliamo il cappello "Mongolo" di Gerasimov dalla testa di Timur, vedremo un volto tipicamente europeo.
Tuttavia Gerasimov non riesce a mantenere il tono "tradizionale Mongolo" per troppo tempo - una momentanea perdita di controllo gli fa scrivere quanto segue: "Tuttavia, la base evidentemente sporgente del naso e la forma della fronte superiore testimoniano il fatto che l’inclinazione della palpebra Mongola non è particolarmente manifesta" ( [829], pag. 511). Come avrebbe potuto Gerasimov dire qualcos'altro, essendo uno scienziato?
Inoltre: "Nonostante la tradizione popolare di radersi la testa, i capelli di Timur erano relativamente lunghi al momento della sua morte" ([829], pag. 513). Se Timur fosse stato un Mongolo nel senso moderno, i suoi capelli avrebbero dovuto essere neri. Cosa vediamo in realtà? Gerasimov è costretto a dirci la verità: Timur aveva i capelli di un Europeo. Scrive quanto segue:
"I capelli di Timur sono spessi e lunghi, di colore rossastro-grigio, essendo le sfumature dominanti di colore marrone scuro e rosso. Le sopracciglia sono in condizioni peggiori, ma i resti ci permettono di ricostruire la loro forma. Alcuni peli individuali ci hanno raggiunto in perfette condizioni. . . il loro colore è marrone scuro... Viene fuori che Timur aveva dei baffi lunghi invece che dei baffi stretti prescritti dalla fede Maomettana. . . La barba di Timur era corta e densa. I suoi peli sono ruvidi, quasi dritti e piuttosto spessi. il loro colore è rosso, con molte sfumature di grigio" ([829], pag. 514).
Gli storici Scaligeriani sapevano da tempo che Timur aveva i capelli rossi. Questo contraddice ovviamente la sua "origine Mongola" nel senso moderno della parola. Cosa si può fare? Hanno suggerito che Timur in realtà avesse i capelli neri, ma li avesse tinti con l'henné e quindi "sembravano capelli rossi". Tuttavia, se cerchiamo di tingere i capelli neri con l'henné, è improbabile che diventino rossi. Al giorno d’oggi, dopo la scoperta della tomba di Timur, non abbiamo bisogno di fare congetture - i capelli di Timur erano rossi. Ecco cosa ci dice Gerasimov:
"Anche uno studio preliminare sui peli sotto gli occhi dimostra che il colore rosso è naturale e non è colorato di henné come gli storici hanno suggerito" ([829], pag. 514). Questo fatto da solo invalida gli sforzi degli storici tradizionalisti per sfuggire all'ovvio.
Concludiamo con un altro strano fatto scoperto da Gerasimov: "Nonostante la vecchiaia di Timur (circa 70-72 anni), né il suo cranio né lo scheletro sembrano tali - il cranio è probabilmente appartenuto a un uomo forte e sano la cui massima età biologica era di cinquant'anni [sic! - Aut.]" ([829], pag. 513).
Ci troviamo quindi di fronte al seguente dilemma:
1) Se il cadavere nella tomba di Samarcanda appartiene davvero a Timur, quest'ultimo era un Europeo dai capelli rossi. Ciò è in perfetta sintonia con i risultati della ricostruzione di Gerasimov e con i ritratti medievali che rappresentano Timur come un Europeo dai capelli rossi.
2) Se il cadavere ritrovato nella tomba di Timur appartiene a qualcun altro, ciò compromette seriamente la versione Scaligeriana e Milleriana, che sostiene che la tomba di Timur a Samarcanda sia autentica.
Un'ultima domanda: quando ha vissuto davvero Timur? La bara sembra moderna; può davvero risalire al 1405?

3. I NOMI ARABI NELLA STORIA RUSSA


Secondo la nuova cronologia che suggeriamo, i "Mongoli" e i "Tartari" si possono in realtà identificare con i Cosacchi, o l'esercito regolare Russo, conosciuto anche come l'Orda. Sarebbe naturale supporre che "Tamerlano il Mongolo" fosse un signore della guerra Cosacco, uno Zar, un khan, un emiro o un principe.
Facciamo la seguente osservazione per evitare confusione. Fonti moderne usano nomi prelevati da fonti Turche per riferirsi alla storia "Mongola" – "pascià" , "emir" e così via; ciò lascia una "impressione Orientale" che ostacola la comprensione della questione. Sembrerebbe così che gli autori Orientali non si riferissero alla Russia. Gli storici ci dicono che "la storiografia Orientale del XV secolo, pur essendo ben informata sulla geografia e la storia dei paesi Islamici, è completamente ignorante della Russia" ([829], pagina 11).
Tuttavia, i cronisti Orientali hanno fatto numerosi riferimenti a qualche paese Asiatico col nome di "Mongolia", che secondo gli storici moderni aveva solo rapporti molto lontani con la Russia – si presume che i Mongoli avessero conquistato la Russia, da cui i nomi Tartaria e Mongolia usati dagli autori stranieri.
Immaginiamo un libro di testo sulla storia Russa del XIX secolo dove tutti i fatti sono rimasti intatti, ma i nomi delle persone, dei luoghi e i titoli siano stati sostituiti da termini simili della lingua Araba - tratti da un libro di testo Arabo sulla storia della Russia, per esempio. È improbabile che riusciremmo a riconoscere qualcosa. Questo è esattamente ciò che era successo alla storia medievale della Russia. I primi Romanov hanno distrutto tutte le fonti che hanno trovato, e la storia Russa di quell'epoca ci è giunta solo nei resoconti Occidentali e Arabi, che la citavano rispettosamente come Mongolia e Tartaria, o semplicemente come Grande Tartaria. Gli Arabi avevanoo naturalmente alterato tutti i nomi e i titoli per farli corrispondere ai loro equivalenti Arabi. Per esempio, non troviamo la parola "Mongolo" in nessuna fonte Russa - ciò che troviamo è la parola "Grande". I Khan erano conosciuti come Zar, e gli emiri come principi o murza. Se sostituiamo i nomi Turchi con i loro equivalenti Russi familiarizzandoci con la storia della "Tartaria e e della Mongolia", troveremo molto più facile capire i fatti.

4. TEMIR (TAMERLANO) E MEHMET (Maometto)

Le osservazioni di cui sopra, così come tutto ciò che già sappiamo della storia della Russia (detta "Mongolia"), ci porta a una nuova comprensione della famosa biografia di Tamerlano. La nostra ricostruzione fa in gran parte parte dell'immagine di Tamerlano la sovrapposizione di due reali figure storiche, la prima è Temir Aksak, o lo "Storpio di Ferro", della fine del XIV secolo, e la seconda è il sultano Mehmet II (Maometto II), il famoso conquistatore del XV secolo che conquistò Costantinopoli nel 1453. Questi due personaggi sono stati sovrapposti l'uno all'altro a causa dello slittamento di 90 anni insito nella storia Russa.
Ancora una volta, ricordiamo che quando parliamo di "sovrapposizione", intendiamo che la biografia scritta di un personaggio è stata integrata dai dati della biografia scritta di un altro. La fonte primaria in questo caso è la biografia di Mehmet II.
Secondo gli storici, "Timur aveva governato per procura di due khan - Souyourgatmysh (1370-1388) [Principe di Sourgout? - Aut.] e poi suo figlio, il Sultano Mahmoud-Khan (1388-1402) [il Sultano Mehmet - Aut.]. Non aveva delega da altri khan e continuò a coniare monete recanti il nome di quest’ultimo" ([829], pag. 42). Come fanno gli storici a sapere di questi "governanti per procura"? Perché non ci dicono semplicemente che i nomi dei governanti presi dalle cronache non corrispondono ai nomi delle monete? Non ci sarebbe nulla di sorprendente in questo fatto, perché un unico sovrano poteva avere una moltitudine di nomi in quell'epoca, soprattutto se avesse regnato su diverse terre di lingua diversa. E' molto probabile che non siano mai esistiti governanti per procura - ciò che abbiamo è solo una varietà di nomi tratti da monete e documenti diversi (Timur, Storpio di Ferro, Principe di Sourgout e Sultano Mehmet-Khan).
Gli storici non lo capiscono, dicendoci che i diversi nomi di Timur "mantenevano buoni rapporti" - per esempio, ci dicono che "Timur intratteneva ottimi rapporti con il Sultano Mahmoud-Khan, che lo aveva servito come eccezionale ed energico signore della guerra" ([829], pagina 42). Non c'è da meravigliarsi.

5. TEMIR = TAMERLANO = MAOMETTO II QUALE PROTOTIPO DI ALESSANDRO IL GRANDE


L’eclettica personalità di Temir = Mehmet (Mahomet o Maometto) II è servita come prototipo per la famosa biografia dell'"antico" Alessandro il Grande. La sovrapposizione di Mehmet II con Alessandro di Macedonia è stata scoperta da A. T. Fomenko e riportata in ChronI e Chron2. Alessandro il Grande è un riflesso del sovrano Ottomano Maometto II il Conquistatore e dei più vicini sultani Ottomani, suoi eredi del XV-XVI secolo d.C. e soprattutto - Solimano il Magnifico (1522-1566).
Proprio per questo motivo, una delle fonti primarie della biografia di Timur è nota come "L’Anonima Storia di Iskander", o "L’Anonima Storia di Alessandro" ([829], pag. 9). Ricordiamo al lettore che il nome Orientale di Alessandro Magno era Iskander il Bicorno. Quest 'ultimo è molto probabilmente un riferimento diretto alla mezzaluna Ottomana. Gli storici ci dicono: "L’Anonima Storia di Iskander"... è una fonte preziosa in quanto unica... Si tratta di una fonte estremamente importante per la biografia di Timur, poiché contiene una serie di fatti del tutto assenti da altre fonti" ( [829], pag. 9).
Ricordiamo anche che i romanzi medievali sulle campagne di Alessandro Magno erano largamente conosciuti nel XV secolo, o l'epoca di Mehmet (Maometto) II.

6. LA STORIA DELLE CAMPAGNE DI ALESSANDRO: IL TEMPO E LO SCOPO DELLA SUA CREAZIONE

Si potrebbe anche pensare alla possibilità di eventi relativamente recenti (che risalgono nientemeno che al XV secolo e al XVI secolo), che avrebbero potuto servire da fonte per le descrizioni delle famose "antiche" guerre di Alessandro Magno. Dopotutto, il suo nome è menzionato in molti libri che oggi si presumono antichi. La risposta è semplice: il nome effettivo di Alessandro, leggendario fondatore dell'Impero, potrebbe essere stato conosciuto prima del XV secolo (a parte l’attributo "il Macedone"). Tuttavia, le fonti del XXI secolo non contengono dettagli relativi alle sue campagne. E’ noto che descrizioni dettagliate delle conquiste di Alessandro sono apparse in Occidente solo alla fine del XV secolo, dopo la caduta di Costantinopoli, presumibilmente tradotte dal Greco.
Le circostanze della loro apparizione spiegano il fatto che la biografia di "Alessandro di Macedonia" sia stata compilata dalle biografie di Mehmet II e persino di Solimano il Magnifico. Uno dei traduttori fu il famoso cardinale Bessarione, fuggito da Bisanzio in Italia dopo la conquista di Costantinopoli da parte di Maometto II nel 1453 ([455]). Bessarione aveva portato in Occidente anche l’Almagesto di Tolomeo. Si presume stesse cercando di organizzare una crociata a Bisanzio per riprendere Costantinopoli agli Ottomani. Ricordiamo al lettore che a Costantinopoli c'erano due partiti politici prima della conquista Ottomana = Ataman del 1453, quello Turco e quello Latino. Il primo era risultato vincitore; Bessarione era del partito Latino e chiedeva vendetta ([455]). Si apprende che lui e i suoi alleati esortavano i governanti Europei a iniziare una guerra contro i Turchi "paragonando i Turchi agli antichi Persiani e ai barbari Macedoni" ([1374], pag. 65). Gli Ottomani = Ataman del XV secolo sono quelli che più probabilmente si identificano con gli "antichi" Macedoni; tra l'altro, il loro esercito si era diretto verso Costantinopoli dalla penisola Balcanica, dove troviamo la Macedonia. A proposito, troviamo nelle vicinanze la città Albanese di Tirana; il suo nome è molto simile a "la città di Tiras", o "la città dei Turchi". Ricordiamo che alcune fonti del XVII secolo affermano che il nome "Turco" deriva dal nome "Tiras", qv nel [940], per esempio.

Fig. 11.2. Pagine della traduzione in latino di Demostene fatta da Bessarione. A margine vediamo le osservazioni di Bessarione; identifica gli "antichi" Persiani e i Macedoni di Alessandro Magno con gli Ottomani (Ataman) medievali del XV secolo. Tratto da [1374], pagina 65.

Esiste una copia di un libro di Bessarione — presumibilmente una traduzione in Latino di un'opera Greca di Demostene. Ci racconta, tra le altre cose, delle campagne di Alessandro Magno. Ai margini del libro troviamo le note fatte da Bessarione con inchiostro rosso, dove evidenzia "ovvi parallelismi" tra le "antiche" guerre di Alessandro e le campagne del XV secolo degli Ottomani (cfr. fig. 11.2) — in altre parole, gli eventi "antichi" che avrebbe dovuto raccontare nella sua traduzione, presumibilmente seguendo la narrazione di Demostene parola per parola, e gli eventi della sua epoca a cui aveva partecipato personalmente. Il libro di Demostene e i commenti di Bessarion sono ancora conservato negli archivi della Biblioteca Vaticana (cfr. [1374], pag. 65).
Viene in mente l' ovvia idea che Bessarione abbia semplicemente scritto lui il libro dell’antioco Demostene, o l'abbia corretto pesantemente, riferendo eventi della sua epoca e indicando i "paralleli" nella sua copia per comodità.
Riteniamo che i libri sulle campagne di Alessandro siano stati scritti nel XV-XVI secolo e siano collegati gli eventi di quell’epoca. Tuttavia, nel secolo XVI sono stati fortemente modificati dagli Europei Occidentali, i cui obiettivi erano chiaramente di natura politica, ossia l'organizzazione di una crociata contro i Turchi. I libri contenevano violente critiche alle conquiste Ottomane = Macedoni, sottolineando la natura "barbarica" di queste ultime. Successivamente, nel XVII-XVIII secolo, questi obiettivi diventarono obsoleti, e il significato iniziale di questi lavori del XV secolo sulle campagne di Alessandro venne dimenticato. Alessandro di Macedonia diventò un un eroe coraggioso dell'"antichità" ed è entrato nei libri di storia in quanto tale.

Fig. 11.3. La pagina intitolata "Trattato anti Turco di Bessarione" (Bessarion, "Oraziones et epistolae and Christianos princes contra Turcos"). In latino. Tratto da [1374], pagina 64.

La falsa concezione storica di Scaligero e Petavius già esisteva. La Macedonia è uno Stato Slavo che ancora esiste nei Balcani con lo stesso nome. La storia Scaligeriana aveva "compresso" la Macedonia facendola diventare parte dell' "antica Grecia". La storia della Macedonia medievale ha perso il suo legame cronologico con l'epoca della conquista Ottomana (il XV-XVI secolo) e ha fatto marcia indietro nel tempo, atterrando in una profonda antichità. Di conseguenza, il legame tra Alessandro di Macedonia = Maometto II = Solimano il Magnifico e gli Ottomani = Ataman è andato perso.
Dobbiamo ribadire che gli "umanisti" fuggiti nell'Europa Occidentale dalla Zar-Grad conquistata furono molto aggressivi nei loro tentativi di avviare una campagna per la liberazione di Zar-Grad dagli Ottomani. Continuavano "a rivolgersi ai principi Cristiani per unirli in una grande crociata con la missione di liberare Costantinopoli dai Turchi. Gli umanisti sono riusciti a scrivere davvero un grande numero di missive e proclami. . . nel corso di circa 50 anni o più" ([1374], pagine 63-65). Il titolo di un libro anti-Turco di Bessarion si può osservare in fig. 11.3.

7. TAMERLANO E ALESSIO COMNENO

Uno slittamento cronologico di 300 anni fa di Alessio Comneno del presunto XI secolo un riflesso di Tamerlano del XIV secolo. Temuchin come alias di Genghis-Khan dev’essere un’altra versione dei nomi Timur e Tamerlano. Questa confusione ha creato un'altro riflesso di Tamerlano dell'XI secolo conosciuto come Mahmoud Gaznavi: "le guerre senza fine condotte da Timur ci portano a confrontare questo personaggio con il conquistatore del XI secolo Mahmoud Gaznavi" ([829], pagina 44) - Mehmet il Cosacco, in altre parole. Il fatto che incontriamo il nome di Mehmet associato a Timur non è un caso, figuriamoci il soprannome "Cosacco".

8. IL SIGNIFICATO DEL NOME TIMUR


Il nome Timur era noto anche sotto forma di "Temir" ([635], pag. 230, probabilmente significa semplicemente "T-Emir", o "Principe" con il prefisso "T" che poteva stare per "Grande", nel qual caso il nome Temir si traduce come "Il Gran Principe", il noto titolo medievale in Russia. Questa osservazione è confermata dal fatto che il nome Timur non è stato applicato solo a Tamerlano, ma anche ad altri personaggi storici - ad esempio il suo predecessore, "Tugluk-Timur, Khan del Mogolistan" ([829], pag. 19).
Secondo una cronaca Russa, i predecessori di Tamerlano possono essere identificati come Ataman Cosacchi della regione di Yaik, o "Tartari": "Il padre di questo Temir era stato un capo Tartaro proveniente da oltre lo Yaik" ( [829], pag. 20). Inoltre, si presume che Temir non appartenesse al clan dei Genghisid e che la sua ascensione a una posizione di potere sia il risultato del suo matrimonio con la figlia di Kazan-Khan dei Genghisid; quest’ultimo nome si traduce come "Zar di Kazan" ([829], pag. 42).

9. LE GUERRE TRA TIMUR E TOKHTAMYSH

Tamerlano aveva conquistato moltissime terre; tuttavia, scopriamo che tutta la sua vita è stata spesa in guerre per le terre di Urus-Khan – le terre Russe, in altre parole. Le guerre di Tamerlano non sono cessate nel corso della sua vita, nonostante le sue costanti vittorie. E' curioso che non abbia mai tentato di distruggere il suo avversario numero uno, Tokhtamysh-Khan in persona, anche se l'esercito di quest'ultimo era stato messo in fuga molte volte da quello di Tamerlano. Cominciamo ora a comprendere le ragioni di questo fatto - Tokhtamysh-Khan si identifica con Dmitriy Donskoi, discendente di Augusto. Ciò fa sì che lo scontro tra Tamerlano e Tokhtamysh fosse un conflitto interno all’Orda Russa. Le persone di lignaggio reale non venivano, per usanza, assassinate. Riportiamo brevemente il famoso resoconto delle interazioni tra Timur e Tokhtamysh, che contiene alcuni commenti. "L'Orda Bianca aveva cercato di intromettersi negli affari dell’Orda d'Oro. . . I passi più radicali in questa direzione erano stati fatti da Urus-Khan" ([829], pag. 30). Il nome "Urus-Khan" si traduce come "Khan Russo". Orda Bianca doveva essere il nome della Russia Occidentale - lo Stato della Lituania, che includeva anche la Russia Bianca. Il territorio dell’Orda d'Oro era arrivato nell'Est fino a Mosca. "Urus-Khan, che aveva regnato sull’Orda Ak fino al 1377, aveva deciso che, oltre a cercare di diventare Khan di Saray, era deciso di unire entrambe le parti dell’ulus di Juchi" ([829], pagg. 30 e 31). La parola ulus deve essere strettamente legata a urus, considerando la flessione di L e R. "Ulus" deve essere stata la versione Araba, mentre quella comune in Mongolia (megalion) era "Russia", o "Russ".
"Uno degli... emiri [principi - Aut.] aveva osato opporsi a Urus-Khan nelle questioni con l’Orda d’Oro e questo aveva portato alla sua esecuzione. Il figlio Tokhtamysh era fuggito dall’Orda Ak rifugiandosi da Timur e offrendogli i suoi servizi. Questo succedeva nel 1377. . . Timur. . . inviò Tokhtamysh all’Orda Ak reclamando il trono dell’Orda Ak per Urus-Khan" ([829], pagine 30 e 31). Il nome "Orda Ak" si traduce come "Orda Bianca", un chiaro riferimento al trono della Russia Bianca.
"Tokhtamysh riuscì a conquistare il trono dell’Orda Ak solo nel 1379" ([829], pagina 31). Ricordiamo che Tokhtamysh-Khan si identifica come Dmitriy Donskoi nella nostra ricostruzione; la sua capitale era a Kostroma. Dopo aver sconfitto Mamai nella Battaglia di Kulikovo nel 1380, aveva preso il trono di Lituania, o Russia Occidentale. "Tokhtamysh approfittò del fatto che l’esercito di Mamai fosse stato fortemente indebolito dalla sconfitta nella battaglia di Kulikovo, persa nei confronti di Dmitriy Donskoi. Mise, nello stesso anno, l’esercito di Mamai in completare rotta sul fiume Kalka 1380" ([829], pagina 31).
Le relazioni tra Timur e Tokhtamysh si deteriorarono rapidamente e si conclusero con continue guerre tra di loro. Tuttavia, "le guerre tra Timur e Tokhtamysh erano tutt'altro che conquiste su larga scala - erano combattute in battaglie relativamente piccole... per gruppi di città" ([829], pag. 32). E questo è perfettamente naturale, visto che i fatti sopra descritti sono stati una vera e propria guerra civile interna alla Russia, nell'Orda.

10 . LE CITTÀ DI SAMARA E SAMARCANDA

"Timur aveva lanciato tre campagne su larga scala contro Tokhtamysh, che nel 1380 era diventato un potente khan [dopo la Battaglia di Kulikovo - Aut.] . Hanno avuto luogo nel 1389, 1391 e 1394-1395 ... Nel 1391 Timur parte da Samarcanda . . . e . . . L’enorme esercito di Timur affronta l’esercito di Tokhtamysh ... tra Samara e Chistopole" ([829], pag. 31).
La città chiamata Samarcanda in questo passaggio deve essere Samara, la vera capitale del Khan Temir Aksak. Samara era effettivamente nota come capitale dei khan; il nome stesso può essere letto come A-Ramas in arabo (invertito). Questo si traduce come "Roma", o "capitale".
Cominciamo a scoprire le strette relazioni tra Samara e la regione del Yaik (conosciuta come l'Ural di oggi) - in particolare, le due erano legate da un grande antica distesa di terra conosciuta come Nagaiskaya. Ricordiamo che Temir-Aksak era un Tartaro delle "terre al di là dello Yaik" ([829], pag. 20).
Cito ancora: "Il golfo di Samara è attraversato dal fiume Volga che fa una curva tra Samara e Chistopole ... era la consueta residenza estiva dei Khan dell’Orda d’Oro. . . Il confine meridionale del bosco era segnato da una strada molto antica, nota fino ad oggi come Nagaiskaya . . . I resti della cosiddetta "antica Nagaiskaya"
La strada, che allacciava le regioni degli Urali e del Volga, esiste ancora (non troppo lontana dal moderno tratto postale tra Samara e Orenburg, precedentemente noto come linea militare Samara)" ( [829], pagine 441 e 442).
La cronaca dice che Temir-Aksak era nato "nel paese di Samara" ([759], pag. 25). Un altro documento sopravvissuto, un editto del Khan Devlet-Kirey, è stato scritto a Samara, che è esplicitamente indicata in esso ([759], pagina 43). Il nome del Khan è scritto come Devlet-Kirey invece di Devlet-Girey. Perche' dovrebbe essere invece così? La formula è più arcaica ([759], pag. 43) ed è stata modificata dagli storici successivi per ovvie ragioni - il nome Kirey è probabilmente una forma della parola medievale Russa Kir (cfr. Sir e Zar) - il titolo usato per rivolgersi agli Zar e ai Patriarchi. Tuttavia, il nome può anche essere un derivato della parola Russa "eroe" ("geroy").
Anche il nome Devlet è di origine Russa - la parola “dovlet” era molto comune nell’Antica Russia, e si può tradurre come "governare", "guidare", "controllare", "comandare" ecc. ( [ 866] , volume 1 , pagina 288). Pertanto, il nome Devlet può essere considerato sinonimo della parola "sovrano", e quindi si può tradurre "Devlet-Kirey" come Sovrano Reale, o Nostro Signore lo Zar. A quanto pare, molti degli antichi titoli Russi sono stati dimenticati dopo l'ascesa dei Romanov, per cui, quando li incontriamo nelle cronache, non li riconosciamo come parole Russe.

11. L’ORDA NOGAI

Il famoso nome della famiglia Russa dei Nagoi deve essere strettamente collegato a quello della famosa Orda Nogai e quindi al nome delle fruste Cosacche nagaika, così come ai famosi coltelli Nogaisk, citati nei rapporti sull’omicidio del Principe Dimitriy, per esempio, un incidente associato alla famiglia dei Nagoi, i presunti utilizzatori di questi coltelli ([777]), 6).
È possibile che l’Orda Nogai sia stata fondata da Tamerlano; le sue tracce arrivano fino al XIX secolo. L'epoca di Tamerlano, il XIV secolo, fu il momento in cui "un altra Orda fu fondata sulla costa del Mar Nero - l’Orda Nogai che aveva sfidato l'autorità dei Khan del Volga" (N. I. Kostomarov. "La storia Russa come biografie delle sue figure primarie", prima edizione, capitolo IX). I separatisti Cosacchi erano comprensibilmente abbastanza in conflitto con la vecchia Orda; queste guerre sono quelle conosciute da noi come quelle combattute tra Timur e Tokhtamysh (Dmitriy Donskoi).

12 . I GOTI E LA REGIONE DEL SEMIRECHYE

Ci allontaneremo brevemente dal nostro argomento principale per parlare dei Goti e delle origini del loro nome. S. Herberstein, l'ambasciatore Austriaco del XVI secolo in Russia, menziona il fatto che a quei tempi i Polovtsy erano definiti dai Moscoviti "Goti" ( [ 161 ], pag. 165). D'altro canto, il nome Polovtsy veniva utilizzato anche per riferirsi ai Tartari o, in altre parole, ai Cosacchi. Si è scoperto che i Mongoli stanziali chiamavano i "Mongoli" nomadi Djete, o "Goti". Ciò è in eccellente concomitanza con le informazioni fornite da Herberstein - i "Mongoli" stanziali si identificano come Russi, e i "Mongoli nomadi" - come Cosacchi.
Questo è ciò che gli storici ci raccontano della "Mongolia" nell'epoca di Tamerlano, ignari del fatto che il paese che descrivono è la Russia del XIV-XVI secolo: "I Khan si stavano sempre più orientavano verso una transizione a una vita stabile nelle città, e così cercavano di conquistare le terre ricche e coltivate di Maverannakhr" ([829], pagina 15). Quest'ultimo sembra essere il nome Arabo delle terre Russe che si trovavano ad Ovest del Volga, la cui capitale è Mosca.
"La differenza tra i Mongoli di Semirechye e... . . quelli che si erano stanziati a Maverannakhr continuavano a crescere. Quelli rimasti a Semirechye. . . disprezzavano coloro che si erano insediati a Maverannakhr perdendo la purezza delle loro tradizioni nomadi. . . Questi ultimi, a loro volta, consideravano i Semirechye Chagatays dei barbari grossolani e conservatori, definendoli “Djete”. . . L’ulus Chagatay [Urus = Russia - Auth] alla fine si è diviso in due parti - Maverannakhr e Mogolistan, che comprendeva anche Kashgar [in seguito Kazan-Gorod, "Città di Kazan" - Aut.] . . . Ciò è avvenuto nel XIV secolo" ([829], pag. 15). La descrizione di cui sopra deve riferirsi alla divisione della Russia (o "Mongolia") in Regno di Mosca, conosciuto anche come Maverannakhr, e terre Cosacche nelle regioni del Volga, di Yaik, del Don e di Zaporozhye.
Il nome Semirechye deve provenire da "sem rek", o "sette fiumi", visto che i Cosacchi vivevano nelle regioni dei fiumi Volga, Don, Yaik, Dnepr, Dniester, Terek e Irtysh.
Questo spiega anche il nome dell’Ulus Djuchi, o Ulus Goto la regione Russa dei Goti nella storia della "Mongolia". L’ulus Chagatay potrebbe tradursi allo stesso modo, stando per "la terra Russa dei Cha Goti", "Cha" ("Cza"), essendo una possibile versione abbreviata della parola Zar, che fa tradurre "Chagatay" come "Lo zar dei Goti".
Anche i Tedeschi erano conosciuti come Goti, il che è un'altra indicazione dei antichi legami esistenti tra Cosacchi e Tedeschi, come anche il nome storico di PRussia.

13. GLI EVENTI DELL'EPOCA DI MEHMET II (IL SECOLO XV) RIFLESSI NELLA BIOGRAFIA DI TAMERLANO (IL SECOLO XIV)

13.1. Mehmet = Maometto

Passiamo ora alla descrizione dello strato del XV secolo nei documenti che ci parlano degli atti di Tamerlano. Questo strato è di natura primaria – è da qui che inizialmente proviene la gloria del conquistatore Tamerlano. Il prototipo di Tamerlano è molto probabilmente il famoso conquistatore del XV secolo - Mehmet (Maometto) II, il sultano Turco che prese Costantinopoli nel 1453 e ne fece la sua capitale. Lo slittamento Bizantino e Russo indietro di 90 anni sovrappone l'epoca di Mehmet II all'epoca Scaligeriana di Tamerlano.

13.2. La città di Samarcanda, la capitale di Timur, come descritta nelle cronache che raccontano gli eventi del XV secolo, e la sua vera identità

Ribadiamo come i nomi geografici migrano spesso da un luogo all'altro, facendo riferimento a città diverse in epoche diverse. Sopra abbiamo citato documenti che chiaramente usano il nome Samarcanda quando invece scrivono di Samara sul Volga. Nel XV secolo il nome aveva già guadagnato un significato diverso. Gli storici riportano quanto segue su Samarcanda, la capitale di Tamerlano (come abbiamo già sottolineato, il nome Samar(qand) è il nome invertito di Ramas (Roma) utilizzato dagli Arabi.
"Samarcanda era diventata capitale dell'enorme impero di Timur. Timur desiderava che la città fosse insuperata nella grandezza e nella bellezza; Samarcanda doveva sorpassare ogni altra capitale nota in precedenza" ( [829], pag. 44). Gli storici suggeriscono che questa sia il piccolo villaggio di Samarcanda nell'attuale Uzbekistan.
Scopriamo anche che "Ibn Arab-Shah riferisce che Timur aveva anche fondato una serie di insediamenti satellitari intorno a Samarcanda, dandogli il nome di città famose" ([829], pagina 44). Le parole "insediamenti satellite" possiamo ritenerle un commento dell'autore moderno. L'elenco delle città in questione è impressionante ed è tratto da fonti storiche: "Misr (Cairo), Dimshik (Damasco), Baghdad, Sultani e Shiraz, tre delle quali erano state capitali di califfato - Damasco era la capitale del Califfato Omayade, e le capitali dei Califfati Abbaside e Fatimide erano rispettivamente a Baghdad e Misr. L’idea di chiamare gli insediamenti come famose città era di natura politica, ovviamente per proclamare la supremazia di Samarcanda su tutti" ([829], pag. 44).
Queste "spiegazioni" piuttosto confuse ci lasciano con una strana impressione: non conosciamo altri casi in cui le periferie di una piccola città siano state chiamate come capitali famose.
Dobbiamo anche ricordare la città di Yasy, che si trovava "vicino al confine dell’impero di Timur" ([829], pagina 44). Gli storici ovviamente la collocano in Turkestan per avvicinarla a Samarcanda - ma in quelle zone non c'è una città del genere. Si sa però che la famosa città medievale di Yassy stava in Bessarabia e si trovava realmente molto vicina al confine dell'Impero Ottomano = Ataman di Mehmet II.
Il succitato frammento di documento medievale ci lascia la certezza che il nome Samarcanda, come viene utilizzato attualmente, sia un alias di Costantinopoli.

13.3. Il Sultano Mehmet-Khan identificato come il Sultano Mehmet II. Chi avrebbe potuto prendere in ostaggio Bayazid?

Abbiamo già menzionato "i Khan per procura di Timur - Souyourgatmysh". . . e poi suo figlio Mahmoud-Khan [Zar Mehmet il Sultano – Aut.] . . . Le relazioni tra il Sultano Mahmoud-Khan e Timur erano eccellenti - il primo era stato un eccellente ed energico comandante di quest'ultimo. . . il Sultano Mahmoud-Khan aveva preso parte alla Battaglia di Ankara nel 1402, prendendo prigioniero Bayazid, il Sultano Turco" ([829], pagine 42 e 479).
Così, Bayazid (forse Vassily) era stato preso in ostaggio dal Sultano Mahmoud-Khan, un riflesso fantasma di Timur; ciò fa sì che quest’ultimo si identifichi con quasi assoluta certezza come Mehmet II, il sultano Turco.
Ricordiamo la famosa pietra che porta un intaglio fatto da Timur, trovata nel territorio del moderno Kazakistan (Cossack-Stan), dove Timur si definisce "Timur, Sultano di Turan" ([829], pag. 32). Timur, Sultano della Turchia, in altre parole. La sua vecchia capitale potrebbe essere stata a Tiraspol sul Dniester, o a Tirana nell'Albania moderna. Entrambi i nomi si traducono in "Città dei Turchi".
Il fatto seguente potrebbe darci una buona idea di dove siano state realmente localizzate le terre conquistate da Timur: "L'esercito di Timur - Aut.] si è diretto verso le città di Yassy, Karaouchi, Sayram [Sarayevo]? - Aut.] ... e a Sarouk-Uzek [Siracusa]? - Aut.]" ([829], pag. 439).
Questi sono proprio i luoghi in cui gli storici individuano le campagne di Mehmet II = Sultano Mehmet-Khan l'Ottomano: "Timur non imprigionò il sultano a Samarcanda. . . lo portò invece con sé in diverse campagne" ([829], pag. 479).

14. L'ORGANIZZAZIONE DELL'ESERCITO DI TIMUR. LA SUA ORDA ERA DAVVERO "SELVAGGIA"?

Tamerlano è visto di solito come un invasore barbaro, grossolano e ignorante, che miracolosamente ottiene vittoria dopo vittoria con le sue "selvagge Orde Asiatiche", reclutate nella regione di Samarcanda, una piccola città dell'Uzbekistan moderno. Tuttavia, citiamo i seguenti dati di un lavoro fondamentale di M. I. Ivanin intitolato "L'arte della guerra e le conquiste dei Mongoli, dei Tartari e delle altre nazioni medievali nell'epoca di Genghis-Khan e di Tamerlano" (San Pietroburgo, 1875). Un capitolo di questo libro è incluso in [829], che è la fonte che abbiamo usato per la nostra ricerca. "L’esercito di Tamerlano era composto da fanteria e cavalleria. . . La fanteria. . . disponeva di cavalli per le lunghe marce; anche la cavalleria, o almeno una parte sostanziale di essa, poteva muoversi a piedi e combattere, come i dragoni di oggi. . . I cavalieri regolari e quelli d’elite indossano armature leggere e pesanti. Oltre a questo, Tamerlano aveva un corpo speciale di guardie del corpo - una guardia speciale... Inoltre, l'esercito era composto anche dai seguenti elementi:
1 ) Ingegneri e costruttori navali. . . Costruivano navi e ponti.
2) Specialisti del fuoco Greco (o gregoriano).
3) Lavoratori vari, in grado di montare macchine da assedio e di gestire le catapulte... Questa parte dell'esercito era stata perfezionata in modo molto sofisticato. Notizie degli assedi di Tamerlano dimostrano che aveva familiarità con quasi tutti i metodi utilizzati dai Greci e dai Romani. . . Aveva elefanti con guerrieri montati che lanciavano il fuoco Gregoriano contro il nemico.
4) Tamerlano aveva un corpo speciale di fanteria da alta montagna per combattere in alto sulle colline. . . L'esercito era diviso in decine, centinaia, migliaia e tumyn" ([892], pagg. 424-428). La parola Russa per tumyn è tma (diecimila, da qui il titolo di temnik citato sopra). Questa divisione in decine e centinaia fu una caratteristica delle truppe Cosacche fino al XX secolo; questa caratteristica era esclusivamente Cosacca.
Ogni gruppo di dieci, cento, mille e diecimila soldati aveva un proprio leader... Le truppe d'elite, o la cavalleria pesante, erano armate e equipaggiate con: elmetti, armatura, spade, archi e frecce. . .
I leader di ogni gruppo di dieci. . . indossava una cotta di maglia; erano armati di spade e archi... I centurioni dovevano avere.. una spada, un arco... una mazza e un bastone, nonché una cotta di maglia e un'armatura a placche . . . I soldati venivano lodati per la loro fedeltà, ed erano premiati anche con degli aumenti [si scopre che i soldati dell’Orda "Selvaggia" ricevevano un regolare stipendio - Aut.], regali, quote più grandi di trofei, ranghi più alti, titoli onorari e così via.. Tutti i reggimenti che si erano distinti venivano decorati con tamburi da battaglia, striscioni, ecc. . .
Anche nell'epoca in cui le formazioni militari erano inesistenti in quasi tutti gli eserciti, e i soldati si accalcavano in masse... L’esercito di Tamerlano aveva già la conoscenza della formazione. . . c'erano diverse file di soldati che si scontravano una di seguito all’altra... nonché una riserva fresca di truppe d'elite" ([829], pagg. 424-428).
Visto che tra i nemici di Tamerlano c'erano gli eserciti Europei, si può dire quanto segue: mentre gli eserciti Europei combattevano ancora in massa, le "selvagge orde Asiatiche di nomadi" conoscevano già le formazioni militari e avevano una buona organizzazione militare. Questo non è per niente uno scherzo - è vero. Tuttavia, bisogna sostituire le "orde selvagge" con i Russi e gli Ottomani (Ataman). Vedremo allora lo scenario familiare del XIV-XVI secolo quando gli eserciti addestrati dei Cosacchi dei "Mongoli" e degli Ottomani colonizzarono l'Europa, l'Egitto, l'Asia e gran parte dell'America, in Chron6, capitolo 14. Come abbiamo visto, non incontravano molta resistenza organizzata. "Se le truppe nemiche riuscivano a sfondare il centro della prima linea, finivano per trovarsi. . . nella posizione dell’esercito Romano alla battaglia di Canne, quando i Romani avevano fatto fuori il centro della cavalleria di Cartagine e avevano cointinuato ad avanzare in un modo troppo precipitoso e travolgente, solo per trovarsi circondati ai fianchi dalla fanteria e dalla cavalleria di Anninale, il che li aveva portati alla sconfitta nella battaglia .. . L'incidente di Canne non era stato casuale, e il suddetto ordine delle truppe permetteva di riprodurre lo scenario a piacimento" ([829], pagg. 424-428).
Non ci faremo distrarre dall'antico Annibale, ma dobbiamo sottolineare che il paragone molto pertinente tra le tattiche di Tamerlano e quelle di Annibale non è saltato fuori a caso dalla testa di M. I. Ivanin. Dobbiamo anche aggiungere che Annibale aveva anche elefanti da battaglia, che mandavano nel panico i suoi contemporanei. È anche possibile che l'antico nome Annibale sia una leggera corruzione del nome medievale Khan-Bal, o del Khan Bianco = Khan del Volga = Khan di Babilonia = Khan di Bulgaria. M. I. Ivanin ci dice: "È come se lo stesso Dio della guerra avesse insegnato questo metodo a Genghis-Khan e a Tamerlano; fu abbastanza efficace da rendere decisiva quasi ogni battaglia dell'epoca, con gli eserciti nemici messi in caotica fuga" ([829], pagine 424-428).
Tuttavia, la cronologia Scaligeriana insiste sul fatto che Genghis-Khan e Tamerlano siano separati da più di 150 anni. È possibile che gli eserciti nemici (tra cui le migliori truppe d'Europa e d’Asia) non siano riusciti né ad adottare la stessa tattica "Mongola" in tutto questo periodo, né a contrastarla con qualcosa di simile? Questo sembra molto improbabile, il che ci porta alla conclusione che le conquiste di Genghis-Khan e Tamerlano furono davvero una conquista unica, che avrebbe potuta durare decenni, ma senza una pausa, per non dare agli oppositori alcuna possibilità di recupero.
Siamo del parere che quanto precede si riferisca alla fase finale delle conquiste Ottomane e "Mongole" del XV secolo, ossia alle famose campagne di Mehmet II, che poi divenne sultano di Costantinopoli = Istanbul. Al giorno d'oggi questo personaggio è erroneamente percepito come il’"khan per procura" inferiore al Sultano Mahmoud-Khan sotto Tamerlano.
Lo stesso personaggio è servito come prototipo dell' "antico" Alessandro di Macedonia e di Annibale, allo stesso modo di Mahmoud Gaznavi (Mehmet il Cosacco) del presunto XI secolo. E' anche possibile che fosse stato un Macedone, un nativo della Macedonia Slava, e che le sue truppe fossero Cosacche - Russe, Albanesi e così via.
Ricordiamo inoltre che il "fuoco Greco" utilizzato dall’esercito di Timur era definito anche "fuoco Gregoriano" ([829], pagine 424-428). Come è facile capire, quest'ultimo nome è un riferimento a San Giorgio = Genghis-Khan = Georgiy Danilovich = Ryurik. L'arma in questione è probabilmente un alias utilizzato in artiglieria.

15 . LA QUESTIONE DELLA RELIGIONE DI TAMERLANO

Ora passiamo alla questione della confessione religiosa cui si atteneva Tamerlano. Oggi viene considerato un "intenso Musulmano"; questa opinione si basa sul fatto che fonti Musulmane continuano a chiamarlo "vero credente". Tuttavia, questo di per sé non ci dice molto - abbiamo visto la formula "quelli della vera fede" applicata dalle fonti Musulmane dell'epoca ai Russi. Per questo gli storici non riconoscono la Russia nelle sue descrizioni Arabe e sono costretti ad affermare che gli Arabi "non abbiano scritto nulla sulla Russia", nonostante le strette relazioni commerciali tra Russia e Arabi.
Riteniamo che questa concezione erronea sia il risultato del fatto che lo scisma religioso formale tra Cristianesimo Ortodosso, Islam e Cattolicesimo è stato datato ad un' antica epoca fantasma, mentre in realtà si è svolto nel XV-XVI secolo. Le contraddizioni religiose possono essersi accumulate; tuttavia, gli Arabi avrebbero potuto definire gli Ortodossi Russi "veri credenti" prima dello scisma formale, anche disapprovavano la tradizione ecclesiastica Russa, considerandola estranea alla loro cultura. Per questo il fatto che il Tamerlano sia chiamato "vero credente" in Arabo non implica che sia stato Musulmano – avrebbe potuto essere anche Ortodosso o Cattolico.
Chiediamoci anche se l'Islam, nell'epoca di Tamerlano, fosse lo stesso di oggi. Tutto questo non è per nulla chiaro, ed è molto probabilmente falso. La questione è molto complicata dal fatto che l'epoca di Tamerlano è la stessa epoca del "Grande Scisma" (il XV secolo), quando le chiese Ortodosse, Cattoliche (Latine) e Musulmane (Nestoriane) stavano compiendo i primi passi verso lo scisma.
É quindi possibile che la tradizione ecclesiastica Musulmana del tempo fosse significativamente diversa da quella moderna, e fosse vicina a quella della Chiesa Ortodossa. Ricordiamo il ben noto fatto che l'Islam nasce come ramo Nestoriano della Chiesa Ortodossa. La storia dell'Islam è piuttosto contorta in generale.
Ad ogni modo, i fatti riportati di seguito dimostrano che almeno una delle seguenti affermazioni è vera:
1) o Tamerlano non era Musulmano, o
2) le usanze Musulmane dell'epoca di Tamerlano erano diverse da quelle moderne e molto più vicine ai riti Cristiani Ortodossi.
Questo è ciò che Foma di Metsop, contemporaneo di Tamerlano, scrive nel suo libro dal titolo "Storia di Timur-Lank e dei suoi discendenti" (Tradotto dall'Armeno antico di Baku, 1957). Abbiamo naturalmente a nostra disposizione solo l'edizione del XVI XVII secolo di questo libro; la stiamo citando in base alla ristampa riportata in [829].
"Un certo uomo di nome Timur-Lanka, della fede dell’antichristo Mahmet, è apparso nella città di Samarcanda a Est" ([829], pag. 357).
"Il tiranno [Timur] ha dato ordini di mettere in prigione tutte le donne e i bambini e gettare il resto dalla torre, credenti e miscredenti. . . Un Mugri è salito su un minareto nella città di Berkri e ha iniziato a urlare ‘Salat Amat’ ad alta voce. . . Il perfido Timur si mise a riflettere e chiese della natura di quelle grida. I suoi ministri gli hanno risposto: "È il giorno del giudizio, e Ise [Cristo] sta per risorgere" ... Timur ha dato istantaneamente l'ordine di smettere di gettare le persone giù dalle mura della torre e di liberare gli altri" ([829], pagina 364).
"Lui (Timur) era a Damasco. . . e, mentre si avvicinava a Gerusalemme... le mogli dei maestri Musulmani sono andate da lui. . . e gli hanno detto: "Tu sei il pascià di questa terra, e il Signore ti ha mandato a punire coloro che si oppongono alla sua volontà. . . Tutti in questa città sono cattivi e sodomiti, specialmente i bugiardi mullah. . . chiama i nostri maestri e confermeremo tutto in loro presenza". . . E così aveva ordinato [al suo esercito]: ". . . Portatemi 700.000 teste e sistematele in sette torri. . . Se qualcuno dice che crede in Gesù, lo si lasci andare" ( [829], pag. 368). Le uniche persone che Timur decise di risparmiare erano i Cristiani!
Cristianesimo e Islam si intrecciano nel modo più strano nelle descrizioni date da Foma di Metsop. Nel primo caso Timur cattura una città (presumibilmente una città Cristiana) e ordina l'esecuzione di tutta la popolazione. Questo lo fa sembrare Musulmano. Nonostante le chiese della città siano Cristiane, il grido di disperazione viene da un minareto. È il grido di un Musulmano? Il significato delle parole che sono state urlate ad alta voce dal minareto è esplicitamente Cristiano - almeno, è così che Timur e il suo entourage lo hanno interpretato. Queste parole hanno fatto reagire Timur come fosse un Cristiano - ha ordinato di fermare l'esecuzione e liberare i prigionieri.
Di conseguenza, non è possibile capire se Timur fosse un Cristiano o un Musulmano. Nel secondo caso gli abitanti di una città Musulmana parlano di Timur come del loro pascià e lamentano l'iniquità della loro città. Questo rende Timur un Musulmano. Tuttavia, quando dà ordine pieno d’ira di punire tutta la popolazione della città, proibisce in modo assoluto di fare del male ai Cristiani, ordinando di giustiziare tutti gli altri. Avrebbe potuto aderire alla fede Cristiana, allora?
Inoltre, si scopre che le fonti Arabe sono tutt'altro che unanimi sulla religione di Timur. Alcuni autori Arabi lo chiamano "l'apostata". J. Langlais scrive quanto segue nel suo libro intitolato "La vita di Timur" (tradotto dal francese Tashkent, 1980): "Arab-Shah aveva cercato di far passare il nostro eroe come un apostata che aveva preferito la legge di Genghis-Khan a quella di Maometto - ma tutti gli storici concordano sul fatto che questo monarca fosse Musulmano, o almeno cercava di presentarsi come tale" ([829], pagg. 393-394). Langlais è quindi del parere che la conoscenza storica di Arab-Shah fosse "scarsa".
Inoltre, è risaputo che la tradizione Musulmana moderna vieta severamente l'ingestione di vino. Nonostante ciò, numerose fonti sostengono che l’esercito di Timur bevesse vino in abbondanza. Inoltre, Timur beveva anche vodka. Questo è ciò che Rui Gonzalez de Clavijo, autrice del "Diario di un viaggio alla corte di Timur a Samarcanda" (presumibilmente il 1403-1406, tradotto dall'Antico Spagnolo, San Pietroburgo, 1881) ci dice:
"Lo spazio intorno alle tende dello Zar e al padiglione era intasato da barili di vino, piazzati a distanza di un tiro di sasso l’uno dall’altro e che si estendevano per mezzo lega su questo territorio. . . Vicino al padiglione c'erano molte tende, ognuna delle quali copriva un enorme barile di vino. Queste botti erano sufficientemente grandi da contenere almeno quindici cantari di vino" ([829], pagg. 321-322).
"Quel giorno il Signore e tutta la sua gente bevevano vino; veniva anche servita della vodka per facilitare l’ebbrezza" ([829], pag. 327).
Il fatto che Tamerlano bevesse del vino è stato notato da ogni viaggiatore dell'Europa Occidentale che lo abbia incontrato. Così ne parla il signor Ivanin, che, a differenza dei contemporanei medievali, "sa" già molto bene che all'esercito di Timur non era permesso bere.
"Qui è dove Tamerlano avrebbe decorato i soldati più valorosi e avrebbe fornito loro ogni tipo di cibo, bevande e intrattenimento; le più belle donne prigioniere servivano cibo e latte acido in preziosi calici ai guerrieri". M. Ivanin commenta in modo certo ma errato la traduzione di Lacrois "parla ovunque di vino; tuttavia, Tamerlano, un devoto Maomettano, difficilmente avrebbe permesso l’ubriachezza tra le sue truppe; inoltre, dove avrebbero trovato il vino nelle steppe, e come lo avrebbe trasportato l'esercito?" ([829], pagina 424). Possiamo chiaramente vedere come i Cosacchi Russi dell’Orda non pensassero possibile astenersi dal vino.

16 . IL SEPPELLIMENTO DI TIMUR


È noto che la sepoltura di Timur fu eseguita in totale contrasto con la tradizione Musulmana ( [829] ). La tradizione Musulmana moderna vieta severamente di piangere i morti, diversamente dal Cristianesimo. Tuttavia, ci sono notizie di riti di lutto celebrati durante i funerali di Timur. Questo è ciò che V. V. Bartold ci dice nel suo articolo intitolato "La sepoltura di Timur" (Opere Raccolte). Mosca, 1964, volume 2, pagine 2, 442 e 454): "Ai principi e alle principesse era stato detto di non indossare l'abbigliamento da lutto, "come prescrivevano la tradizione Musulmana e il buon senso". Tuttavia, nonostante questa direttiva, si è scoperto che "le Zarine e i pochi Principi che le accompagnavano". . . avevano eseguito i riti di lutto comuni tra i nomadi, assistiti dalle principesse e da altre nobili donne. . . Anche i principi e i funzionari che erano in città erano in lutto, come i rappresentanti della religione islamica, come lo Sceicco Al-Islama AbdAl-Ewel. . . In questa occasione l'abito da lutto nero era indossato da tutti i cittadini e non solo dalle Zarine, dai principi e dai funzionari. . . A ciò era seguito lo stesso rito funebre compiuto per la veglia funebre del Sultano Maometto a Onik; Il tamburo da battaglia di Timur era stato trasportato dai partecipanti per la cerimonia; la pelle del tamburo era stata tagliata a brandelli per impedire al tamburo di servire un altro proprietario. . . Le decorazioni del mausoleo contraddicevano le leggi Islamiche e furono rimosse solo dopo l'arrivo di Shahroukh a Samarcanda... Shahroukh rispettava tutte le norme e i regolamenti Islamici in modo rigoroso e fu costretta a rimuovere le decorazioni pagane dal mausoleo di Timur" ( [829], pag. 493). Inoltre, questo è ciò che Bartold riporta nel suo studio sui documenti relativi al luogo di sepoltura di Timur: "Quanto sopra contraddice ciò che lo stesso autore riferisce altrove, vale a dire che la costruzione di una "tomba a forma di cupola" del Sultano Mehmet sia iniziata nel 1404 e che il corpo di Timur sia stato messo in un "edificio a forma di cupola per la sepoltura"; è più probabile che entrambe le fonti facciano riferimento alla stessa costruzione" ([829], pagg. 490-495). Tutto è perfettamente chiaro - perché i riferimenti vengono fatti a un unico edificio in quanto Timur e il Sultano Mehmet sono la stessa personalità storica.

17 . I COSTUMI DELLA CORTE DI TIMUR

Citiamo alcune testimonianze sulle cerimonie comuni e i vestiti indossati alla corte di Timur, il "selvaggio Asiatico".
"Il nipote dello Zar era vestito in modo lussuoso; il suo abbigliamento era di raso blu con ricami a forma di cerchi d’oro, con un cerchio sulla schiena, sul petto e su entrambe le maniche. Il suo cappello era abbellito da grosse perle e gemme, con in cima un rubino molto luminoso" ([829], pag. 322).
E’ facile riconoscere i vestiti in questione come l’abbigliamento cerimoniale dei re Russi, completo di ricamo a forma di cerchio e di una corona lussuosa che assomiglia al cosiddetto "cappello Monomaco".
Alcune rappresentazioni medievali degli Zar Russi dell'Orda li raffigurano vestiti in modo meno rituale; la parte più notevole di questo abbigliamento informale è il lungo cappello a forma di cono fatto di lana, qv nelle incisioni del secolo XVI sulle prime edizioni del libro di Herberstein, riprodotto ad esempio in [ 161 ].
Apprendiamo quanto segue riguardo a un altro elemento decorativo del copricapo indossato da Timur. G. Wambery scrive quanto segue nella sua "Storia del Bukhara" (Traduzione inglese pubblicata a San Pietroburgo nel 1873, vedi pagine 217-237): "L’abbigliamento cerimoniale di Timur era costituito da un’ampia tunica di seta, con un lungo cappello di lana conica decorato da un rubino oblungo in cima, perle e altre gemme. Indossava orecchini grandi e costosi, seguendo l'usanza Mongola" ([829], pagina 396). A proposito, la tradizione di indossare un orecchino è stata mantenuta in vita dai Cosacchi fino al XX secolo.
M. Ivanin naturalmente non può lasciare senza commento l’ovvia somiglianza tra le usanze della corte di Timur e quelle degli Zar Russi e disserta nel modo seguente: "È molto probabile che... le usanze cerimoniali. . . Fossero le stesse nel dominio di ogni Khan che discendesse da Genghis-Khan. Alcune di queste usanze dei principi Moscoviti sono state importate dall’Orda d’Oro ([829], pag. 436). Non c'è nulla di nuovo in queste informazioni. Tutti conoscono le origini "Mongole" delle usanze della Corte Moscovita. Tuttavia, la nostra idea di "Mongolia" che si identifica con la Russia e l’Orda, come anche con l’esercito regolare Cosacco dello Stato Russo, ci permette di avere un nuovo punto di vista su questo tema. Si scopre che le usanze degli "antichi “Mongoli" sono di origine Russa e parzialmente Bizantina. Per la maggior parte in Russia, sotto i Romanov, sono state dimenticate quando questi ultimi hanno cambiato radicalmente l'intero stile di vita Russo. Alcune usanze "Mongole" esistono ancora in Oriente; ci appaiono spesso tutt'altro che Russe, e il motivo è che ci hanno fatto dimenticare la nostra storia.

18 . TAMERLANO E IVAN III


La biografia di Tamerlano ha molte analogie con quella del Gran Principe Russo Ivan III, contemporaneo del Sultano Turco Mehmet (Maometto) II, conquistatore di Costantinopoli. Questi paralleli sono stati scoperti da M. G. Nikonova.
Va detto che le moderne fonti Russe rimangono assolutamente silenti sulla conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani = Ataman nel 1453. I pochi dati disponibili sulla reazione della Russia a questo evento indicano che molto probabilmente è stata positiva ([372]).
I Russi devono aver effettivamente partecipato all’assalto di Czar-Grad, visto che l'esercito Russo (l’Orda) era un alleato dell'esercito Ottomano "Mongolo" di quel periodo. Ricordiamo che le relazioni diplomatiche tra Mosca e Costantinopoli si erano interrotte 14 anni prima, e che il Metropolita Greco era stato costretto a fuggire dalla Russia.
E’ ovvio che non esistano documenti Russi che raccontino della conquista di Costantinopoli – in quanto devono essere stati distrutti dai primi Romanov nel XVII-XVIII secolo, e le ragioni non sono troppo difficili da capire. Quando i Romanov stavano per prendere parte alla "liberazione" di Costantinopoli dai Turchi, d’accordo con l'Occidente, il ricordo delle truppe Russe che aiutavano gli Ottomani nella conquista di Zar-Grad nel XV secolo doveva essere tutt'altro che gradito.
Tuttavia, l'epoca in cui gli Ottomani conquistarono Costantinopoli è proprio il tempo di Ivan III. Pertanto, devono esservi registrazioni biografiche parallele che riguardano lui e Mehmet = Maometto II = Tamerlano. L'esistenza di un collegamento tra Ivan III e Tamerlano (Mehmet II) è confermata indissolubilmente dai seguenti fatti.
a) Le interazioni diplomatiche tra Tamerlano e l'Europa Occidentale venivano condotte attraverso un personaggio misterioso conosciuto come "Arcivescovo Giovanni". Agiva come rappresentante di fatto di Tamerlano, interagendo con le monarchie dell’Europa Occidentale e occupandosi a suo nome della corrispondenza di Tamerlano ([829]).
b) La biografia di Genghis-Khan, che riflette in modo sostanziale quella di Tamerlano, presta molta attenzione alla figura di un certo "Vescovo Giovanni" o "Presbitero Giovanni", che era contemporaneamente sacerdote e leader di una potente nazione. Viene costantemente richiamato nelle cronache medievali. Tuttavia, gli storici non sono capaci di identificare con precisione questo personaggio. Ricordiamo inoltre che Batu-Khan, nipote di Genghis-Khan, può essere identificato come Ivan Kalita = Caliph. La vita di Ivan Kalita risale al XIV secolo, il che lo rende contemporaneo di Tamerlano.
Tuttavia, l'immagine di Ivan Kalita (Caliph) contiene anche la parte di uno strato successivo, che è tornato indietro a quest’epoca dal XV secolo a causa dello slittamento cronologico di 100 anni che caratterizza la storia Russa. Questo strato è costituito dai documenti del Gran Principe Ivan III, conosciuto anche come Ivan-Khan, qv sopra.
Questo ci porta ai seguenti collegamenti di duplicati; sono disposti in righe nella seguente tabella: Mehmet II Ivan Kalita = Tamerlano = Arcivescovo Giovanni = Caliph = Genghis-Khan = Presbitero Giovanni = Batu-Khan ("batya", "padre").

19 . CONCLUSIONI

Non insistiamo su tutto ciò che abbiamo detto precedentemente poiché la fase della nostra ricerca non è affatto definitiva. Tuttavia, esistono diversi punti focali di natura primaria, e non abbiamo motivo di dubitare della loro veridicità. Vi sono almeno sei punti:
1) L'identificazione di Yaroslav, padre di Alessandro Nevskiy, come Batu-Khan, conosciuto anche come Ivan Kalita (Caliph). Georgiy Danilovich, suo fratello maggiore, si identifica con Genghis-Khan mentre il Gran Principe Dmitriy Donskoi con Tokhtamysh-Khan.
2) La città chiamata nelle cronache Grande Novgorod è Yaroslavl sul fiume Volga.
3) Il campo di Kulikovo si identifica come il Kulishki a Mosca.
4) "Ivan il Terribile" è una "sovrapposizione" di diversi Zar.
5) Boris "Godunov" era figlio dello Zar Fyodor Ivanovich. È morto avvelenando in età relativamente precoce.
6) La storia Russa contiene un parallelismo dinastico, o uno slittamento di circa 410 anni. La storia iniziale della Russia è un riflesso fantasma o un duplicato della sua storia reale tra il 1350 e il 1600.
Queste sei dichiarazioni primarie derivano da indicazioni esplicite fornite da documenti medievali Russi. È sufficiente abbandonare la Procrusteana cronologia creata relativamente di recente da Scaligero, Miller e altri, venuti sulla loro scia, e promossa aggressivamente.
Il risultato principale della nostra ricerca è formulato nella sesta conclusione; si basa sull'applicazione di metodi empirico-statistici sviluppati da A. T. Fomenko e descritti in ChronI e Chron2.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Nomit

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3 Anni 9 Mesi fa #41492 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
"Carlo Magno sepolto in provincia di Macerata"
www.ancoraonline.it/2014/11/10/carlo-mag...-provincia-macerata/

La tomba di Carlo Magno non si troverebbe, come insegnano i libri di storia medievale, nella Cappella Palatina di Aachen in Germania, ma in Italia sotto la chiesa di San Claudio al Chienti nelle Marche in provincia di Macerata. Questa è la tesi di fondo di oltre venti anni di ricerche condotte dal salesiano don Giovanni Carnevale, professore di Latino, Greco e storia dell’arte, ed esperto di archeologia e storia medievale. Il volume “La scoperta di Aquisgrana in Val di Chienti”, pubblicato nel 1999 dall’editore Queen, rappresenta il cardine di questi studi. Richiamandosi a numerose fonti di epoca medievale, don Carnevale presenta quello che, a suo giudizio, sarebbe stato un clamoroso equivoco storico-archeologico, fornendo elementi che non sono prove inconfutabili, ma che meritano quantomeno di essere presi in considerazione. Aquisgrana, capitale dell’impero carolingio, non dovrebbe quindi essere identificata con Aachen, ma con una città fondata da Carlo Magno stesso nella valle del fiume Chienti, una “Nuova Roma” di cui oggi rimarrebbero solo rovine.

[...]

Da dove nasce allora l’equivoco storico? Don Carnevale attribuisce la colpa all’imperatore Federico I di Svevia, noto come il Barbarossa, che, per rilanciare l’immagine dell’Impero come autorità universale, avrebbe trafugato i resti di Carlo Magno da San Claudio, portandoli in Germania ad Aachen. Lì avrebbe fatto costruire quella che è passata alla storia come la Cappella Palatina (e che quindi risalirebbe al XII secolo), creando così il “mito” di Aachen come capitale carolingia.

[...]

È evidente che collocare la capitale dell’Impero di Carlo Magno in Italia significa alterare profondamente importanti vicende dell’Europa altomedievale. La “Nuova Roma” sarebbe finita in balia delle lotte fra i successori di Carlo ed entrata in contrasto con la Roma dei papi dove i pontefici stavano ponendo le basi per quello che sarebbe poi diventato lo Stato Pontificio. Avrebbe poi assunto di nuovo un ruolo da protagonista con gli imperatori della dinastia sassone Ottone I, Ottone II e Ottone III, salvo poi decadere in modo definitivo fino alla “Translatio Imperii” di Federico Barbarossa.

[...]

Il 2013 ha segnato una svolta importante: una serie di rilevazioni tramite georadar ha portato alla scoperta, sotto l’ingresso di San Claudio, di una cripta funeraria che corrisponde al luogo di sepoltura di Carlo Magno così come è descritto in numerosi testi medievali. I dati di questa rilevazione sono stati illustrati nel volume “Il ritrovamento della tomba e del corpo di Carlo Magno a San Claudio”


Inoltre... quanto tempo è passato tra la morte di Carlo e il ritrovamento del cadavere ad opera di Federico Barbarossa?

“...Entrammo da Carlo. Non era giacente come si usa coi corpi degli altri defunti ma seduto in trono come se fosse vivo. Aveva una corona in testa e teneva uno scettro nelle mani ricoperte da guanti che le unghie, crescendo, avevano forato. Il tugurium era coperto al di sopra da un’arcata di marmi e pietre...Ottone III lo rivestì subito con un drappo bianco, tagliò le unghie e fece pulizia intorno a lui. Le sue membra non si erano ancora putrefatte, solo la punta del naso era un po’ corrosa che [Ottone III] fece subito riparare con oro, e estrattogli un dente di bocca e richiusa l’apertura del piccolo tugurium si allontanò...”
www.thexplan.net/article/206/Seculum-Obscurum-rivelato-II/it

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3 Anni 9 Mesi fa #41496 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
Trovo interessanti alcuni passaggi del "Capitulare de villis", editto emanato da Carlo Magno

(Tradotto dal Prof. Giovanni Carnevale)

3) Gli iudices si astengano dal porre la nostra familia al proprio servizio, non li obblighino a corvées, a tagliar legna per loro o ad altri lavori né accettino alcun dono da essi, né cavallo, né bue, né maiale, né montone, né maialino da latte, né agnello, né altra cosa a meno che non si tratti di bottiglie, verdura, frutta, polli, uova

Questo passaggio ricorda le norme alimentari ebraiche, perché maiale e cavallo sono proibiti, pecora,capra emucca sono concessi, ma il testo del capitolare non dice "pecora", "capra" e "mucca", ma agnello, montone e bue, come a voler escludere proprio le femmine adulte di quelle specie, considerate kosher.

9) Vogliamo che ogni iudex tenga nel suo ministerio le misure dei moggi, dei sestari - e dei recipienti da otto sestari - e dei corbi, corrispondenti alle misure che abbiamo in Palatio.

Tutto il capitolare è rivolto agli "iudex", che evidentemente erano degli amministratori.

24)    Rientra nei compiti di ciascun iudex quel che va fornito per la nostra mensa; e quanto fornirà sia buono e di ottima qualità, ben preparato, con cura e pulizia.

Quindi gli iudex si occupavano delle offerte al signore...

25)  Ai primi di settembre facciano sapere se si organizzano o no pascoli collettivi.

L'anno ebraico inizia in settembre.

27) Le nostre case abbiano sempre il fuoco acceso e siano sorvegliate per garantirne la sicurezza.

Nell'antica Roma, le vergini vestali avevano il compito di tenere sempre acceso il fuoco, nel tempio di Vesta.

28)    Vogliamo che ogni anno, durante la quaresima, nella domenica delle palme detta osanna, facciano recapitare, come prescritto, il ricavato delle nostre coltivazioni, dopo che ci avranno fatto conoscere per l'anno in corso a quantoammonta la produzione.

Quindi "osanna" era il termine per indicare un periodo dell'anno...

35)    Vogliamo che si utilizzi la sugna delle pecore grasse e dei maiali, inoltre villa vi siano dei buoi ben ingrassati o per farne sugna sul posto o perché siano consegnati a noi.
66) Ci rendano conto delle capre, dei becchi e delle loro corna e pelli e ogni anno ci riforniscano con le loro carni grasse salate.


Dove avete già sentito questa storia?


50) l nostri ginecei siano ben strutturati, con alloggi, ambienti riscaldati, locali in cui le donne possano trascorrere le serate invernali; siano circondati da steccati ben saldi e muniti di solide porte, in modo che con tranquillità lavorino per noi.

Quindi al tempo di Carlo Magno esistevano alloggi riservati alle donne chiamati "ginecei", come nell'antica Grecia.

63) Ciascun iudex, ogni anno per Natale ci sottoponga un elenco particolareggiato, chiaro e completo, che precisi l'ammontare complessivo e particolareggiato di quanto vien prodotto dal lavoro

... magari col tempo cominciarono ad elencare anche i beni di cui avevano bisogno...

21)    Ciascun iudex tenga dei vivai di pesci là dove prima già c'erano e, se possono essere ampliati, li ampli; dove prima non c'erano, ma possono esserci, ne crei di nuovi.
66)  l pesci dei nostri vivai siano venduti e sostituiti con altri, in modo che ci siano sempre dei pesci; tuttavia quando noi non veniamo nelle villae siano venduti e gli iudices destinino il ricavato a nostro profitto.


... ma allora a cosa servivano i pesci?

70)  Vogliamo che nell'orto sia coltivata ogni possibile pianta: il giglio, le rose, la trigonella, la balsamita, la salvia [...] Quanto agli alberi, vogliamo ci siano frutteti di vario genere: meli cotogni, noccioli, mandorli, gelsi, lauri, pini, fichi, noci, ciliegi di vari tipi. Nomi di mela: gozmaringa, geroldinga, crevedella, spiranca, dolci, acri, tutte quelle di lunga durata e quelle da consumare subito e le primaticce. Tre o quattro tipi
di pere a lunga durata, quelle dolci, quelle da cuocere, le tardive.


Lauri? Che genere di frutto fa il lauro? A quale pianta si riferiva davvero questo termine? E i pini? Li annovera tra gli alberi da frutto solo per i pinoli? O forse questo termine si riferiva a qualcos'altro?

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3 Anni 9 Mesi fa #41518 da Nomit
Risposta da Nomit al topic Nuova Cronologia
DETTO FRA NOI ospite MEDARDO ARDUINO 25/5/2016
Contenuto: i franchi erano originari delle Marche e non erano un popolo; la geografia italica è stata trasferita a nord.

Praticamente la stessa cosa che hanno notato gli ultra-revisionisti russi:

I seguenti utenti hanno detto grazie : Italo

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3 Anni 9 Mesi fa #41536 da Italo
Risposta da Italo al topic Nuova Cronologia
fantastico! enormi grigliate nello spazio! :woa:

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