La storia nascosta

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8 Anni 6 Mesi fa #1059 da Giano
La storia nascosta è stato creato da Giano
Hai letto, sentito una storia che offre un nuovo punto di vista su una vicenda nota o poco nota? Vuoi presentare, interpretare un fatto o un episodio storico che ritieni poco conosciuto o sottovalutato? Scrivi qualche riga, presenta un testo, un articolo o un video che possa far conoscere un avvenimento poco noto o gettare nuova luce su un fatto noto e dato per assodato.
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Apro il forum condividendo la relazione che Francisco de Chaves scrive al re Carlo V per denunciare l' inganno con cui Francisco Pizarro diede il via alla conquista dell' impero degli Inca.

Seguono una presentazione al testo con contestualizzazione "sui generis".
Il testo della relazione si trova in sei immagini su una pagina Fb d' appoggio, pubblica. Chiedo scusa per la bassa qualità delle immagini e per il metodo di condivisione poco ortodosso.

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8 Anni 6 Mesi fa #1060 da Giano
Risposta da Giano al topic La storia nascosta
Introduzione alla "relazione de Chaves".

"(...) E V.M. sappia che gli indios non capirono ciò che accadde ai loro superiori nella piazza di Caxamarca e ancora oggi non lo sanno perché questo inganno non è venuto a loro conoscenza e per spiegare ciò che non riescono a comprendere alzano gli occhi al cielo e dicono che fu prodigio e vendetta di non so quale loro Dio per punire le colpe del re e del suo popolo;(...)"
dalla relazione di F. de Chaves al Re di Spagna Carlo V, 5 Agosto 1533.

È possibile riscrivere la storia?
Spesso si dice che sia sufficiente che passi qualche decina d' anni, qualche generazione, per far venire alla luce i retroscena che a caldo vengono celati per la convenienza di pochi; le vicende adattate e falsificate (normalmente ad opera del vincitore di turno) finiscono nei libri di storia ma, si dice, immancabilmente i segreti e le losche trame sono destinati ad essere scoperti, rivelati, rendendo giustizia alla verità: sarà così?
Manco per niente.
Se è vero che la storia insegna qualcosa, l' insegnamento è che le menzogne sono dure a morire, durissime in alcuni casi: buon esempio potrebbe essere la vicenda della caduta dell' impero Inca e del suo ultimo re Atahualpa sconfitti dai conquistadores spagnoli capitanati da Don Francisco Pizarro.Vediamo come e perché.

Tutti conosciamo l' epica conquista del Perù degli Inca per mano di Francisco Pizarro: poco più di centocinquanta uomini con pochi cavalli e pochissimi archibugi, in una memorabile battaglia, ebbero la meglio su un esercito di circa trentamila indios agli ordini del figlio del sole, il grande Atahualpa, ultimo imperatore Inca, per gli spagnoli il "cacique Tavaliba".Siamo nella prima metà del 1.500 e dopo le "eroiche gesta" di Cortez (la conquista dell' impero azteco) molti avventurieri solcano l' oceano Atlantico ed organizzati alla bell' e meglio esplorano il nuovo continente nel tentativo di emulare i successi del primo "grande" conquistatore: Pizarro fu uno di loro.

Francisco nasce dall' unione extraconiugale tra un colonnello spagnolo e una serva, prende il cognome del padre ma vive con la madre, non impara a leggere e scrivere ma si dà da fare come custode di maiali. Poco più che venticinquenne prende parte alla più grande spedizione transoceanica fino ad allora organizzata (2.500 coloni imbarcati su una flotta di 30 navi); è il 1502 e devono passare ancora trent' anni perché l' ormai non più tanto giovane Francisco si faccia ingolosire dai racconti degli indigeni che narrano di un paese ricco d' oro e argento che si affaccia sul Pacifico a sud di Panama: lo spagnolo ha infatti 55 anni quando, finanziato dal Re e benedetto dal Papa, alla guida di un manipolo di avventurieri diventa una leggenda conquistando il Perù Inca.
Corre l' anno 1532 e con la doppia missione di conquistare ed evangelizzare, ma soprattutto deciso ad arricchirsi, Pizarro sbarca in Perù, scala le Ande e si arrocca a 2.700 metri di quota nella piccola città di Cajamarca in attesa di fronteggiare l'esercito del più grande impero che l' America precolombiana avesse mai visto.
Quando arriva Pizarro l' impero degli Inca è alla massima estensione, copre quasi interamente la fascia costiera pacifica del sudamerica; i suoi abitanti vengono descritti come selvaggi ma costruiscono meraviglie come Machu Picchu, non usano la ruota ma hanno un sistema viario di 10.000km che attraversa le Ande.

Due culture si incontrano ufficialmente per la prima volta: il sovrano Inca era incuriosito dagli stranieri e per niente intimorito dai racconti su di essi, se avesse voluto li avrebbe fatti sparire dalla faccia della terra con uno schiocco di dita mentre erano impegnati nell' impervio tragitto verso Cajamarca; lo spagnolo cercava di ingraziarsi uno tra Atahualpa e il fratello Huascar, entrambi eredi al trono, freschi della guerra per la successione dopo l' improvvisa morte del padre Huayana Càpac.
Pizarro sarà stato pure un ignorante guardiano di maiali ma conosceva bene l' efficacia del "divide et impera", e la sua strategia, superata Cajamarca, si dimostrerà un successo.

Il 16 Novembre 1532, 30.000 indios armati (è la stima più bassa disponibile sul mercato) si appostano fuori dalle mura di Cajamarca mentre il divino sovrano Atahualpa fa il suo ingresso nella piazza triangolare della città seduto sul trono da parata (la papamobile del tempo), anticipato da uno stuolo di servitori adoranti e seguito dallo stato maggiore dell' esercito.
Manco a dirlo, si fa sotto, Bibbia alla mano, uno dei preti che accompagnano la spedizione di Pizarro: questa storia che l' indigeno con le piume in testa credeva di essere Dio doveva finire e dovevano finire anche i sacrifici umani in onore degli dei pagani.
Il prete voleva e doveva convincere Tavaliba che il Perù fosse proprietà del Dio cristiano e che lui e il suo popolo si sarebbero dovuti convertire. Per farlo, come da prassi (si veda il Requerimiento) veniva letta una formula usata per lavarsi la coscienza prima dell' assoggettamento, come quando lanciano i volantini prima di bombardare.
Il messaggio era di questo tono: Dio è il proprietario generale della baracca, ha mandato Cristo sulla terra, che ha incaricato San Paolo, che ha creato la chiesa, che ha ceduto i diritti alla corona, che li ha dati ai conquistadores, arrendetevi o sono affaracci vostri; più letteralmente, arrendetevi oppure: «vi diciamo che con l’aiuto di Dio noi andremo potentemente contro di voi, e vi faremo guerra in tutti i luoghi e i modi in cui potremo, e vi assoggetteremo al giogo e all’obbedienza della Chiesa e delle Loro Maestà, e prenderemo voi e le vostre mogli e i vostri figli e li faremo schiavi.» Amore cristiano.
Atahualpa rimane "leggermente" allibito e chiede al prete (Pizarro aveva una specie di traduttore indio al seguito) come facesse a sapere tutte queste cose, chi gliele avesse dette. "È tutto qua dentro!" dice il prete brandendo la Bibbia; ottima risposta!
Insomma, letto e chissà come tradotto questo editto, il tonacato emissario divino viene avanti baldanzoso e porge al sovrano Inca il libro con dentro la parola di Dio: Atahualpa lo prende in mano, lo avvicina all' orecchio ma, per tutti i soli della galassia!, non sente niente, forse il Dio cristiano era diventato muto? Forse gli spagnoli volevano farsi beffe di lui?
Gira e rigira la Bibbia, ma non sa neanche come si apra un libro, non ne ha mai visto uno: sta bene in terra -avrà pensato- e lo lancia al suolo. Mal gliene incolse.Questo affronto da il via ad una mattanza che si conclude dopo il tramonto, migliaia di indigeni periscono sotto i colpi dei meglio appostati e meglio armati temerari spagnoli: Atahualpa viene catturato, l' impero è ostaggio di Pizarro che lo conquista in un amen.
L' Inca verrà giustiziato mesi dopo, non prima di aver tentato di comperare la propria libertà facendo riempire d' oro e argento due stanze di discrete dimensioni (6,90 per 5,33 all'altezza di m. 2,83) come riscatto: grazie accettiamo, ma ora muori.(Gli spagnoli si vantarono di aver convinto Atahualpa a convertirsi prima di morire: l' Inca però si fece battezzare esclusivamente per non morire arso o decapitato, sarebbe stato uno spargimento di sangue che avrebbe compromesso il suo "status divino" e l' accesso all' aldilà: subì quindi un cristianissimo garrotamento)

Questo a grandi linee è il racconto ufficiale, quello che fanno studiare a scuola e che si trova anche nei testi più aggiornati.

Ma c'è un "ma" che mette in dubbio il coraggio e l' eroismo dei conquistadores.
Clara Miccinelli, una studiosa italiana che ha raccolto ed ereditato una sorta di archivio storico, a metà degli anni 80 pubblica un libro sulla antica scrittura Inca portando come fonti alcuni documenti originali in suo possesso. Questo testo desta la curiosità di alcuni studiosi tra cui un' altra italiana, la dottoressa Laura L.Minelli, docente di storia e civiltà precolombiane all' università di Bologna, che incontra la signora Miccinelli e ottiene il permesso di analizzare le sue "antiche scartoffie" trovando di estremo interesse alcuni testi e lettere contemporanei e immediatamente successivi alla conquista del Perù.

Si tratta di due manoscritti e pochi altri documenti redatti e raccolti da un gruppo di gesuiti che si impegnarono nel tentativo di difendere la popolazione locale dai soprusi dei conquistatori spagnoli. Attraverso tali documenti intendevano far arrivare "più in alto possibile" la vera storia della conquista, macchiata dall' inganno e pertanto illegittima, la condizione di schiavitù e violenza a cui dovevano sottostare gli indigeni e, visti i pericoli di sterminio e il gusto dei preti per i falò, tramandare per quanto possibile la cultura Inca, i suoi miti e i testi popolari anche attraverso l' originale metodo di scrittura fatto di cordicelle annodate (quipu).

Il più attivo tra questi gesuiti fu un meticcio di nome Blas Valera, figlio di un soldato spagnolo al seguito di Pizarro e di una mezzosangue Inca (il termine Inca individua la stirpe dei re, la stirpe divina, non il popolo che era semplicemente la "gente del Tahuantinsuyu"). Blas crebbe incarognito per aver visto il padre uccidere la madre e fu educato ad entrambe le culture d' origine grazie al nonno materno e lo zio paterno Luis.
Una volta entrato nella Compagnia di Gesù la sua determinazione nella tutela degli indios lo portò presto in conflitto coi vertici della chiesa (l' inquisizione era particolarmente attiva), a tal punto che con un pretesto venne messo di fronte alla scelta tra abbandonare l' ordine dei gesuiti o morire giuridicamente. Il prete non si spretò: ufficialmente dunque Blas Valera muore nel 1597, in realtà vivrà ancora più di vent' anni.
A questo punto, da fantasma, ripara in Perù e proprio in questo periodo scrive "Exsul immeritus Blas Valera populo suo", un testo che si rivolge sia agli indios che agli spagnoli e a cui è allegata una relazione, spunto e tema di questo post, diretta al Re di Spagna Carlo V e firmata da tale Francisco de Chaves, compagno d' armi di Pizarro e presente a Cajamarca il giorno della battaglia: nella lettera de Chaves racconta al Re la sua verità sulla conquista, ed è una versione disonorevole e delegittimante, giudicherete dopo averla letta.

Purtroppo le fatiche di Blas furono vane, la stretta censura applicata dai governanti dell' epoca non permise ai manoscritti di arrivare ai rispettivi destinatari.La relazione fu scritta da de Chaves nel 1533, l' autore in seguito la consegnò a Luis Valera che la diede al nipote Blas. Il gesuita data il manoscritto a cui è allegata la relazione al 1618 e da quel momento se ne perdono le tracce fino al secolo scorso quando riappare in Spagna; l' ultimo passaggio di mano noto è certificato da una lettera che accompagnava il manoscritto quando venne donato dal Duca d' Aosta (in occasione delle nozze-1930) all' amico commilitone maggiore Riccardo Cera, zio della signora Miccinelli, che in passato gli aveva salvato la vita.

I documenti Miccinelli sono stati sottoposti ad analisi di autenticità attraverso l' esame del radiocarbonio, l' esame della carta e dell' inchiostro usato, il confronto delle grafie dei redattori con quelle di altri testi autentici e, non ultimo, attraverso l' esame incrociato con altri due documenti dell' epoca trovati in Spagna che citano e fanno riferimento ai manoscritti in possesso della studiosa italiana.
Nonostante la provata autenticità, la storia narrata nella lettera di de Chaves viene ancora trattata come poco più che una curiosità, i testi non hanno modificato la narrazione della conquista e passeranno magari altri cinquecento anni prima che i fatti come raccontati dal testimone oculare Francisco de Chaves possano diventare ufficiali e condivisi.

I più strenui difensori dell' incancrenita versione ufficiale sono sempre gli uomini della chiesa che a distanza di secoli ancora combattono contro quella che viene definita la "Leggenda nera dei conquistadores", a loro dire una storia esagerata sullo sterminio degli Indios messa in giro dai protestanti (impegnati nella devastazione del nordamerica) in modo da screditare i rivali cattolici e contemporaneamente giustificare se stessi dalle accuse di sterminio dei cosiddetti pellerossa.
In rete si trovano dozzine di articoli che negano e minimizzano le stragi perpetrate dagli spagnoli e che riducono a poco più che un piccolo particolare, quando non ad una storiella inventata, il modo in cui fu ottenuta la vergognosa vittoria di Pizarro quel giorno a Cajamarca.

La dottoressa Minelli anni fa ha pubblicato un libro sull' analisi dei "documenti Miccinelli", ecco cosa si legge in un passaggio dell' introduzione:"Sorvolo sul dibattito sorto su questi documenti che, come affermano Domenici e Domenici (2003: VIII) di accademico ha spesso avuto il nome ma non le forme: certo è che appena allora mi resi conto che la minaccia anonima di morte, che avevo attribuito ad uno squilibrato, si stava realizzando ma in forma più sottile e metaforica: significava la mia eliminazione come studiosa e la condanna al silenzio degli scomodi documenti, cioè il rifiuto in blocco sia dei manoscritti come “falsi”, sia dei miei interventi con cui intendevo porli sul tappeto della discussione, sia delle mie pubblicazioni e dei miei articoli volti a controbattere le accuse di falsità".

Fortunatamente non è calato il silenzio sui "documenti Miccinelli" e questo post vuole continuare l' opera di diffusione; eccovi, nelle immagini, la traduzione della relazione di Francisco de Chaves.

Le sei immagini con la relazione di Francisco de Chaves sono tratte dal libro "Exsul immeritus Blas Valera populo suo e historia et rudimenta linguae piruanorum. Indios, gesuiti e spagnoli in due documenti segreti sul Perù del XVII secolo" a cura della dottoressa Laura Laurencich Minelli ed edito da CLUEB.
Buona lettura.

Link alle immagini: www.facebook.com/photo.php?fbid=14996827...06404&type=3&theater
I seguenti utenti hanno detto grazie : Shavo, Pagurus

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8 Anni 6 Mesi fa - 8 Anni 6 Mesi fa #1062 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
IL REGNO DELLE DUE SICILIE E LE POTENZE EUROPEE 1830-1861 DI EUGENIO DI RIENZO

Docente di storia moderna presso l'universita' di Roma la sapienza e ' tra i pochi professori e storici che hanno avuto il coraggio di aprire un varco tra il muro di omerta' e le falsita' che hanno accompagnato il "risorgimento" italiano.
Dietro ogni decisione politico-economica di uno stato a sovranita' limitata c'e' sempre una potenza,ecco in due righe quelle premesse che portarono il destino della "nazione" italia fino ai nostri giorni ed oltre:
Questo e' un inizio, seguiranno altri fatti non fuffe che dimostrano come i politici devono rendere conto del loro operato,sopratutto all'estero.

L'ostilità inglese destabilizzò il Regno di Napoli

Fin da quando salì al trono nel novembre del 1830, Ferdinando II concepì la presenza del Regno delle Due Sicilie sullo scacchiere europeo come quella di un'entità politica in crescita. Benedetto Croce, nella Storia del Regno di Napoli (Adelphi) notava che, nelle intenzioni di Ferdinando II, il regno doveva essere un organismo politico «nelle cui faccende nessun altro Stato avesse da immischiarsi, tale da non dar noia agli altri e da non permetterne per sé». Così, proseguiva Croce, il figlio di Francesco I «guardingo e abile si avvicinò alla Francia, si liberò della tutela dell'Austria, che aveva sorretto e insieme sfruttato la monarchia napoletana, e mantenne sempre contegno non servile verso l'Inghilterra che era stata la protettrice e dominatrice della sua dinastia nel ventennio della Rivoluzione e dell'Impero». Ma l'Inghilterra riteneva che l'aver difeso i Borbone ai tempi di Acton e di Napoleone le desse i titoli per poter ottenere una totale subalternità da parte di Ferdinando II. E dava segni di fastidio per quel «contegno non servile» di cui parlava Croce.

Fu così che Ferdinando II nel 1834 firmò (inconsapevolmente) la condanna a morte del suo regno. Quell'anno, 1834, nel pieno della «prima guerra carlista» (1833-1840), Ferdinando rifiutò di schierarsi a favore di Isabella II contro Carlo Maria Isidro di Borbone-Spagna nel conflitto per la successione a Ferdinando VII sul trono iberico. Dalla parte di Isabella, figlia di Ferdinando VII, e contro don Carlos, fratello del re scomparso, erano scese in campo Francia e Inghilterra, che considerarono quello del regime borbonico alla stregua di un vero e proprio atto di insubordinazione. Londra ci vide, anzi, qualcosa di più: il desiderio del Regno delle Due Sicilie di elevarsi, affrancandosi da antiche subalternità, al rango di medio-grande potenza. E da quel momento iniziò a tramare per destabilizzarlo. La storia di questa trama è adesso raccontata da un importante libro di Eugenio Di Rienzo, Il Regno delle Due Sicilie e le Potenze europee (1830-1861) , che sarà presto pubblicato da Rubbettino.






Un bel pezzo di storia nascosta dall'accordo tra massoneria reazionaria europea e il vaticano gia' all'indomani della "presa " di porta pia.
Gli ultimi secondi del video sono dedicati a garibaldi in visita a londra, da notare come gia' all'epoca funzionasse la propaganda mainstream.

NO FAITHS NO PAIN
Ultima Modifica 8 Anni 6 Mesi fa da Starburst.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Grappa, Shavo, Giano, FrancescaR

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8 Anni 6 Mesi fa - 8 Anni 6 Mesi fa #1088 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
Continuando sulla falsariga del post precedente,ecco visti sotto un altra luce quelli che furono i nuovi ed unici padroni "si fa' per dire" del regno d'italia, la famiglia savoia, che tanto tolse alla nuova nazione voluta da altri,famiglia di predoni assurti a reali per volere dell'altra potenza dell'epoca ,la francia. Infatti prima il protettorato dell'alta savoia poi tutto il piemonte fu creato e diretto dalla francia per contrastare l'espansione austriaca nel nord italia.
Una volta preso possesso dell'ex regno delle due sicilie la cosidetta casa reale soffoco' le giuste richieste delle masse contadine nel sangue, sostitui' la corruzione borbonica con quella "italiana", diede nuova linfa vitale alla mafia, trasferi' le fabbriche esistenti al nord, relegando a protagonista di secondo piano tutto il meridione, cosa che ancora oggi possiamo toccare con mano.
Un altro che non ha paura della "scomunica" patriottica e' Pino Aprile,anche lui instancabile ricercatore di documenti, registri e testimonianze di quel periodo. Giornalista e scrittore, ha collaborato con eminenti firme della sua categoria come Sergio Zavoli,ricevendo per il suo libro TERRONI premi e riconoscimenti anche all'estero.



Continua la storia della nostra dipendenza politica,economica,militare,culturale con la potenza di turno, continuiamo ad essere governati da una schiera di "servi" e "maggiordomi" sia al governo che all'opposizione, "servi" e "maggiordomi" che all'occorrenza si trasformano in cani da guardia.

NO FAITHS NO PAIN
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8 Anni 6 Mesi fa - 8 Anni 6 Mesi fa #1097 da Pyter
Risposta da Pyter al topic La storia nascosta
Caro il mio Giano, cosa vuoi che ti scriva.

E' già abbastanza difficile cercare di spiegare in modo semplice quello che già vedono i nostri occhi, che a volte non c'è bisogno di andare a cercare chissà quali documenti nascosti e sempre di difficile attribuzione.Converrai che falsificare una lettera sia più semplice che copiare uno stile pittorico.
Io stesso già da piccolo falsificavo le firme dei mie genitori e in genere mi bastano dieci minuti per capire il senso di una scrittura e riprodurla.


Ci sono però ancora persone che si ostinano a vedere questi affreschi come romani, databili al I secolo dopo Cristo, di Villa Boscoreale a Pompei.



Che la battaglia tra Dario e Alessandro il macedone non ricalchi nello stile pittorico e nella stessa modalità costruttiva quella del tardo medioevo, da paolo Uccello a Raffaello e anche Leonardo da Vinci.



Che siano poi presenti oggetti come questo, un globo con meridiani, un orologio solare il cui perfezionamento non è avvenuto prima del 1500.



Insomma, cosa vuoi che ti scriva.

Voglio dire, la storia non mi sembra molto nascosta.

Come può l'acqua memoria serbare se dalle nuvole cade? (poeta del dugento)
Ci sposiamo sessiamo insieme sessista bene perché no (progetto anti gender 2016)
Ultima Modifica 8 Anni 6 Mesi fa da Pyter.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Giano

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8 Anni 6 Mesi fa - 8 Anni 6 Mesi fa #1098 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
Continuiamo la storia dell'italia dipendente da inghilterra e francia, oggi ci occupiamo della prima guerra mondiale e di come ancora una volta le influenze diplomatiche,politiche ed economiche di dette potenze abbiano deciso il destino del nostro paese sempre piu' a sovranita' limitata.

Tratto dal sito : Il Labirinto del Novecento


L'Italia rimase neutrale durante il primo anno di guerra (si giustificò affermando che l’Austria e la Germania non erano state aggredite: le condizioni della Triplice Alleanza erano difensive e quindi non potevano essere applicate). Ma all'interno del paese si formarono vasti schieramenti favorevoli alla guerra e il governo si convinse che quella fosse l'occasione per ottenere importanti vantaggi territoriali. Rifiutata l'offerta austriaca del Trentino in cambio della neutralità e ricevuto il rifiuto da parte dell'Austria di cedere Trieste (porto principale e vitale per l'Austria)) l'Italia aprì trattative con LONDRA che si conclusero con la ratifica di un accordo segreto (25 aprile 1915). L’Intesa avrebbe finanziato con prestiti ingenti lo sforzo militare dell’Italia, dichiarandosi disponibile a riconoscerle, in caso di vittoria, il Trentino, la Venezia Giulia, ma anche l’Alto Adige e la Dalmazia, l’egemonia sull’Adriatico e dunque una specifica influenza sull’Albania e sul Montenegro, oltre a eventuali concessioni coloniali in Turchia e in Africa a spese dell’Impero Ottomano e della Germania.


Inoltre si iniziarono a gettare le basi per il primo dopoguerra, basi che avrebbero portato l'europa vista in chiave anti-bolscevica ,ma in verita' contro il miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone (contadini,operai,piccoli artigiani)verso una seconda apocalisse, in italia si comincio' a finanziare e a sostenere politicamente quello che per primo cambio' i suoi punti di vista da convinto pacifista a irriducibile interventista e quindi un soggetto facilmente manovrabile,benito mussolini,che allungo' ulteriomente la saga dei politici creati ad arte in funzione coloniale.



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