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La Hasselblad 500EM e le temperature lunari
- kamiokande
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Introduzione
La simulazione si basa su di un modello ad elementi finiti in cui
- il tempo di simulazione è di 5400 secondi (1 ora e mezza)
- la temperatura iniziale della fotocamera è di 20°C
- la fotocamera è situata ad 1.6 metri dal suolo
- la struttura della macchina è fatta di acciaio e l'ottica di alluminio, il peso complessivo della macchina è 1.7kg (senza motore elettrico)
- solo la luce solare diretta e la radiazione infrarossa del suolo sono considerate nell'analisi
- lo scambio termico avviene solo dal sole (luce diretta), da e verso il suolo e verso il vuoto cosmico a -270°C (attraverso la radiazione infrarossa)
- suolo e vuoto sono modellati come condizioni al contorno (ovvero a temperatura costante)
- sono considerati due angoli di incidenza del sole: 20° e 45°
- la temperatura del suolo è consistente con l'angolo di incidenza del sole (30°C a 20°, e 90°C a 45°)
- l'angolo di incidenza del sole è costante durante la simulazione, ma l'orientazione del sole varia di 180 gradi ogni 10 minuti
- la dimensione superficie lunare è (conservativamente) di 100 m²
- la luce riflessa sia dal suolo che dalla tuta e dal casco dell'astronauta
- il flusso termico trasferito per contatto con la tuta dell'astronauta
- lo scambio termico interno alla macchina
Conservativismi della simulazione
L'analisi può essere ritenuta conservativa, ovvero le temperature raggiunte sono più basse di quelle realmente raggiungibili poiché la superficie del suolo è considerata essere di soli 100 m², e perché la luce riflessa dal suolo e dalla tuta dell'astronauta, che scalderebbero ulteriormente la fotocamera, non sono considerati. A causa della ridotta superficie lunare considerata, lo scambio termico tra superfici laterali ed il vuoto cosmico è sovrastimato, aumentando così il flusso termico che dalla macchina viene disperso (riducendone la temperatura finale).
Missioni Apollo
SI può vedere che in totale le extravehicuar activities (EVA) svolte sul suolo lunare sono state 14. Da Apollo 14 ad Apollo 17 8 EVA si sono volte con un angolo di incidenza solare superiore a 20°, di cui 4 con un angolo superiore a 30°. La durata minima delle escursioni è stata di 4 ore e 34 minuti (EVA2 di Apollo 14), mentre la durata massima è stata di 7 ore e 37 minuti (EVA2 Apollo 17).
Pellicole fotografiche e temperature
Secondo il documento NASA "DEVELOPMENT OF SKYLAB ENVIRONMENTAL PROTECTION FOR PHOTOGRAPHIC FILM" , durante le missioni spaziali la temperatura di conservazione dei rullini deve rimanere tra i 18°C ai 27°C, con la necessità di mantenerla intorno ai 18°C con attraverso un sistema di raffreddamento. Una temperatura di 37°C può essere tollerata ma solo per un limitato periodo di tempo (non specificato), mentre una temperatura di 49°C è inaccettabile.
Risultati
Le simulazioni iniziano dal minuto 2:36 del video, prima c'è una sintesi dei parametri usati nell'analisi.Il video è stato caricato su vimeo perché youtube me lo ha cancellato avvisandomi che ho violato le regole della community, con annesso avviso formale (al terzo verrò espulso). Nella speranza che questo avviso sia solo dovuto alla mia scarsa presenza su YT, ho deciso di usare vimeo.
Conclusioni
Come si vede dall'animazione, le temperature raggiunte non sono così estreme come si potrebbe ritenere ma ci sono comunque alcuni risultati notevoli da considerare.
- La temperatura della macchina tra parte illuminata e non illuminata non è uniforme, ma ci possono essere variazioni anche maggiori di 10 °C. Questo potrebbe portare a problemi di funzionamento della macchina dovuti alle dilatazioni termiche; tuttavia, non avendo simulato questo aspetto, questa rimane solo una possibilità basata su speculazioni.
- Anche con un'incidenza del sole di 20° la temperatura non desiderabile, ma tollerabile, di 37°C può essere raggiunta prima di 5400 secondi, dalle superficie della fotocamera in diretto contatto con la pellicola.
- Un'incidenza di 45° porta a temperature fino a 59°C, ben al di sopra della temperatura limite di 49°C. L'accumulo di polvere sulla superficie della macchina può causare aumenti importanti di temperatura (un 10% di copertura può causare anche aumenti di circa 7°C).
Considerando che la simulazione è conservativa, e che le missioni sono durate dalle 4 ore e 30 minuti alle 7 ore e 40 minuti, con angoli di incidenza solare superiori a 20° ed in un ambiente estremamente polveroso, le foto scattate durante le missioni Apollo dalla 14 alla 17 dovrebbero mostrare degrado dovuto dalle temperature raggiunte dalle superfici in diretto contatto con la pellicola. Tuttavia questo degrado non sembra visibile in alcuna foto ritornata sulla Terra.
ERRATA
Ricontrollando il modello mi sono reso conto che i risultati riportati nel video non sono perfettamente rispondenti alle condizioni riportate nell'introduzione. Per precisione, i valori corretti sono 38°C per il caso a 20°, un grado in più rispetto ai 37°C riportati, e 56°C per il caso a 45°, tre gradi meno rispetto ai 59°C indicati. Le conclusioni quindi rimangono inalterate: la soglia minima di 37°C viene raggiunta anche con un sole inclinato a 20°, la soglia massima di 49°C viene superata con un sole inclinato di 45°. Mi scuso per la svista, appena ho tempo aggiornerò il video con i valori corretti.
"La stampa è morta" (Egon Spengler - Ghostbuster)
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kamiokande ha scritto: Il video è stato caricato su vimeo perché youtube me lo ha cancellato avvisandomi che ho violato le regole della community, con annesso avviso formale (al terzo verro espulso). Nella speranza che questo avviso sia solo dovuto alla mia scarsa presenza su YT, ho deciso di usare vimeo.
E quali regole avresti violato?
[Misti mi morr Z - 283] Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno.
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- kamiokande
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Bella domanda! Non te lo dicono, ti rimandano a generiche norme della community. Il 99.9% delle norme riguarda il contenuto (contenuti inappropriati come incitazione all'odio, nudità et similia), ma l'unica cosa che potrebbe adattarsi al mio caso è la mancata attività su youtube. A Google fa molto piacere quando sei un partecipante attivo della community, commentando e condividendo video (voglio sperare che sia questo il motivo che spinge molta gente a sentirsi in dovere di fare commenti insulsi, anche se ho paura che le norme centrino poco) cosa che io non faccio, quindi è possibile che sia questo il motivo (voglio sperare anche questo). Ho fatto ricorso, ma temo che non serva a nulla.E quali regole avresti violato?
Nel documentario il problema non viene nemmeno citato, per questo non nel thread non ci sono "spoiler alert".Premettendo che il film di Mazzucco devo ancora vederlo
Non mi risulta, anche perché la Hasselblad veniva montata ad un supporto fissato direttamente sulla Remote Control Unite cioè io sapevo che la fotocamera fosse collegata in qualche modo al sistema della Tuta che gestiva le temperature dell'astronauta
Il cui unico collegamento con la tuta era il connettore tondo che serviva solo per il controllo dei dispositivi nello zaino (PLSS).
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Complimenti kamiokande!!!
Ottimo forum... Anche se io non saprei cosa dire di più...
Fatto sta che a parte i dati meticolosi che riporti, per noi dilettanti fotografi la delicatezza delle pellicole è sempre stato uno spauracchio anche solo sulla terra.
In questa indagine si può analogamente ragionare anche su le cineprese che FUNZIONARONO nelle riprese IN DIRETTA!!!!
GRAZIE
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- DanieleSpace
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- Una volta ero certo. Ora sono pieno di dubbi
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Complimenti per il tuo lavoro di simulazione, è un'ottima idea che arricchisce la nostra ricerca.
Per quanto riguarda il tuo account youtube, non so cosa sia successo ma in passato mi era successa una cosa simile. Basta che un gruppo di utenti ti segnali come diffusore di spam o di contenuti scomodi e il tuo account può essere automaticamente sospeso.
A me era successo molti anni fa , quando discutevo sui temi del 9/11. Tu come utente hai diritto a chiedere che il tuo caso venga riesaminato e a quanto pare allora un operatore in carne ed ossa valuta se davvero il tuo contenuto sia inappropriato o meno. Dopo questa verifica fui di nuovo riammesso al mio account. Se lo desideri, carico volentieri il tuo video sul mio canale.
Per quanto riguarda la simulazione, ho due domande:
- Tu scrivi prima: "solo la luce solare diretta e la radiazione infrarossa del suolo sono considerate nell'analisi"
e poi scrivi
- "sono trascurate nell'analisi: la luce riflessa sia dal suolo che dalla tuta e dal casco dell'astronauta"
Non ho capito se l'infrarosso del suolo viene computato o meno. Solo irraggiamento termico e non il riflesso del Sole ?
Inoltre non so se la simulazione possa essere plausibile perché se non erro tu lasci la fotocamera sempre esposta al Sole mentre nel caso reale, l'astronauta gira un po' in tutte le direzioni e per parte del tempo la fotocamera è in ombra presumo.
Una teoria del complotto è ridicola solo quando sono ridicoli i suoi moventi.
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Mi riferisco ai programmi sovietici Luna o statunitensi Ranger, o Gemini, o Apollo, in relazione appunto all'invio di dati o addirittura di foto o di trasmissioni(!)...
Estendo il quesito a tutti programmi di ricerca anche più recenti...
Grazie
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Sì, conoscendo le coordinate e la frequenza della trasmissione, e avendo un'antenna adatta. L'osservatorio inglese di Jodrell Bank si era ritagliato un ruolo importante in questo senso, riuscendo a intercettare quasi tutte le trasmissioni delle prime sonde lunari sovietiche (il più delle volte con la collaborazione degli stessi Russi). Nel caso più famoso, nel 1966 l'osservatorio riuscì a pubblicare per primo le immagini della superficie lunare prese da Luna 9, la prima sonda a compiere un atterraggio morbido sulla Luna, precedendo gli stessi sovietici (che non ne furono per nulla contenti).nygandy ha scritto: Una domanda: c'è mai stato modo di intercettare trasmissioni provenienti dalla luna o dalle orbite cislunari?
Qui trovi tutta la storia, con grande abbondanza di dettagli:
www.svengrahn.pp.se/trackind/jodrell/jodrole1.htm
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Grazie per i complimenti.
@nygandy
Riguardo alla tua domanda vorrei aggiungere, oltre a quanto detto da Khalid, un fatto che pochi ricordano e che riguarda la missione russa Zond 5. La Zond 5 creò momenti di panico alla NASA poiché tra il 19 ed il 20 Settembre del 1968 (circa 3 mesi prima di Apollo vennero captate, sia da Jodrell Bak che da Bochum, delle comunicazioni umane tra la sonda, in orbita lunare, e la terra. Tali comunicazioni fecero pensare che la missione, inizialmente addirittura negata dalle autorità russe, fosse dotata di equipaggio. Solo successivamente si venne a scoprire che la voce dei cosmonauti era registrata ed era stato solo un test per le comunicazioni terra-luna.
Si veda per esempio: www.svengrahn.pp.se/trackind/jodrell/jodrole2.htm#Zond5hide
@ DanieleSpace
L'emissione infrarossa del suolo è considerata nell'analisi, la luce riflessa dal suolo no, sono due cose diverse. La radiazione infrarossa è dovuta al fatto che il suolo ha una temperatura diversa da 0 Kelvin e c'è sempre, anche in assenza di sole. Durante il giorno lunare (ma la cosa vale anche sulla Terra) si ha l'emissione infrarossa del suolo, la luce diretta del sole (che colpisce appunto direttamente gli oggetti) e la luce riflessa (o per meglio dire diffusa) dal suolo che è una frazione della luce incidente (come da discussione sul controluce delle pellicole), che andrebbe considerata nell'analisi ma che io conservativamente non ho considerato.
Riguardo alla validità dell'analisi, ovviamente ho fatto delle semplificazioni, ma guardando per esempio questo video di una parte della EVA 1 di Apollo 17
considerando anche che le temperature che ho ottenuto sono più basse di quelle teoricamente raggiungibili, per via dei conservativismi della simulazione, considerando che in alcune foto si può vedere come la Hasselblad sia completamente ricoperta di polvere, e considerando che per raffreddare di 20°C la macchina occorre stare in ombra piena per almeno un ora, direi che mi sento abbastanza sicuro dei miei risultati.
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Davvero straordinarie queste notizie che ci fornisci! Almeno per me... non le conoscevo proprio e tratteggiano bene il contesto della "corsa allo spazio"...
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Nel senso che per mia ignoranza non capisco se la produzione stessa ed il conseguente invio dei segnali televisivi (si possono definire così?), fossero in qualche modo più semplici o più complessi della produzione delle fotografie, sempre considerate le condizioni (e mi riferisco in particolare a immagini prodotte SULLA LUNA, pertanto a "strumento nudo", piuttosto che riprese da strumenti incorporati in sonde o all'interno di abitacoli...)
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Tu hai scritto:
Ma l'incidenza del sole sulla superficie lunare (ca. 20°) NON E' quella del sole sulla macchina fotografica. ll corpo macchina dell'Hasselblad è praticamente un cubo, per cui quando la macchina è esposta al sole c'è sempre almeno un lato del cubo che riceve i raggi con una incidenza di almeno 45°, giusto? (Considerando il sole di lato rispetto alla macchina, ovviamente). E questo lato esposto è in diretto contatto con i meccanismi interni (oltre che alla pellicola). Quindi, quello di 59° C non dovrebbe essere il DATO MINIMO da cui partire?Anche con un'incidenza del sole di 20° la temperatura non desiderabile, ma tollerabile, di 37°C può essere raggiunta, prima di 5400 secondi, dalle superficie della fotocamera in diretto contatto con la pellicola. Un'incidenza di 45° porta a temperature fino a 59°C, ben al di sopra della temperatura limite di 49°C.
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Non sono un esperto, ed in questo Redazione potrà essere più preciso di me, ma così a sentimento direi che le riprese televisive, a meno di effetti delle radiazioni sull'elettronica e delle difficoltà di trasmissione del segnale verso la Terra (come evidenziato nel documentario) presentano meno difficoltà delle fotografie. Ovviamente la qualità del segnale televisivo era inferiore alla qualità raggiungibile dalle foto.
@ Redazione
Qualitativamente hai ragione ma occorre fare una precisazione quantitativa. Tralasciando la temperatura del suolo che dipende all'angolo di incidenza del sole, il problema è capire come varia la superficie esposta al variare dell'angolo: nel caso a di sole a 45° hai due superfici esposte a 45°, nel caso di sole a 20° ne hai una a 20° e l'altra a 70°.
Il comportamento complessivo sarà quindi definito da quanta energia assorbono le singole superfici a seconda del relativo angolo di incidenza, e quanta ne irradiano verso il vuoto (considerando anche quelle che non sono illuminate dal sole). Semplificando il problema, la temperatura finale sarà una "media" delle temperature in questione. Nelle condizione simulata, fotocamera fissa rispetto al suolo con il sole che salta da un lato all'altro, il risultato che vedi nelle animazioni è quello corretto.
Ovviamente, siccome la fotocamera non è sempre orientata allo stesso modo rispetto al suolo, potrà scaldarsi di più o di meno a parità di angolo di incidenza del sole. Una simulazione più accurata dovrebbe prevedere orientazioni generiche simulando una passeggiata, ma diventerebbe estremamente complessa da effettuare. Ho preferito quindi cercare un range ragionevole nel quale la fotocamera si può trovare, ma questo non toglie che le temperature possano anche essere più alte o più basse di quelle che ho trovato io. Se la fotocamera non ricevesse mai luce diretta dal sole le temperature sarebbero più basse, se la superficie esposta fosse maggiore di quella considerata a causa dell'orientazione, la temperatura sarebbe maggiore. Se poi ci mettiamo la polvere che ha un impatto non da poco, la durata delle passeggiate o il fatto che la vernice possa avere dei coefficienti peggiori (se avessi preso la Dupont invece della Finch avrei ottenuto temperature più alte di una decina di gradi) è assai probabile che si raggiungano temperature più alte di quelle che ho ottenuto.
Ovviamente, a scanso di equivoci per chi ci legge, se avessi trovato temperature nell'ordine dei 20° invece dei 40° avrei riportato comunque i miei risultati con le dovute conclusioni.
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Considerando che la simulazione è conservativa, e che le missioni sono durate dalle 4 ore e 30 minuti alle 7 ore e 40 minuti, con angoli di incidenza solare superiori a 20° ed in un ambiente estremamente polveroso, le foto scattate durante le missioni Apollo dalla 14 alla 17 dovrebbero mostrare degrado dovuto dalle temperature raggiunte dalle superfici in diretto contatto con la pellicola. Tuttavia questo degrado non sembra visibile in alcuna foto ritornata sulla Terra.
è possibile avere (un po come ha fatto massimo nel suo film con il discorso della radioattività) avere degli esempi di come la pellicola avrebbe riportato danni ?
di cosa si sarebbe visto una volta sviluppate le foto ?
la verità non si scopre, si capisce.
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Purtroppo la documentazione della Kodak che appare nel documentario, che comprenderebbe anche una sezione riguardante i danni da eccessiva temperatura, è stata rimossa/spostata dal sito Kodak (per fortuna quella sugli effetti degli scanner a raggi X è ancora disponibile) e non mi riesce di trovare nulla di ufficiale a tal riguardo. Comunque secondo la NASA eccessive temperature portano ad un invecchiamento precoce delle pellicole con conseguente annebbiamento, shift di colori e variazioni di velocità (si possono avere zone in cui la pellicola è più veloce, cioè alti ISO, e dove invece è più lenta). Un caso notevole è avvenuto durante la missione Skylab: al lancio senza equipaggio del laboratorio orbitante, per problemi tecnici, la temperatura interna e salita sopra i 50 gradi per qualche ora, ed i tecnici NASA hanno deciso di sostituire tutte le pellicole che sono state esposte a tale temperatura inviandone di nuove con il primo equipaggio.
Ho trovato comunque alcune foto in internet che possono dare un'idea degli effetti termici, ma siccome non è specificato ne in che modo sarebbero stati esposte ad eccessiva temperatura, ne tanto meno la temperatura e la durata della stessa, queste sono da prendere solo a titolo di esempio e non possono essere legate in alcun modo a quello che sarebbe potuto succedere durante le missioni Apollo.
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Ricontrollando il modello mi sono reso conto che i risultati riportati nel video non sono perfettamente rispondenti alle condizioni riportate nell'introduzione. Per precisione, i valori corretti sono 38°C per il caso a 20°, un grado in più rispetto ai 37°C riportati, e 56°C per il caso a 45°, tre gradi meno rispetto ai 59°C indicati. Le conclusioni quindi rimangono inalterate: la soglia minima di 37°C viene raggiunta anche con un sole inclinato a 20°, la soglia massima di 49°C viene superata con un sole inclinato di 45°. Mi scuso per la svista, appena ho tempo aggiornerò il video con i valori corretti.
(Questo commento è stato aggiunto ache al primo post).
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Aggiungo inoltre che sulla Luna la pellicola non era "collegata" allo chassis dall'aria.
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Differiscono essenzialmente nell'assenza di atmosfera. L'assenza di atmosfera cambia completamente il modo di trasferire calore alla macchina fotografica. Non si può in nessun modo paragonare l'alta montagna con la Luna, infatti sull'Himalaya una macchina fotografica lasciata all'aria aperta non può raggiungere i 50/60°C.In cosa differirebbe la temperatura raggiunta dello chassis della camera (sulla Luna) rispetto ad un ambiente come quello di alta montagna?
Esiste un fenomeno fisico che si chiama conduzione del calore. Se metti una pentola metallica sul fuoco, tutta la pentola si scalda nonostante solo il fondo sia in contatto con la fiamma. Allo stesso modo lo chassis metallico della Hasselblad conduce calore anche in assenza di aria.Aggiungo inoltre che sulla Luna la pellicola non era "collegata" allo chassis dall'aria.
Spero di esserti stato utile.
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E' ovvio che la temperatura tenda ad uniformarsi su tutto lo chassis della Hasselblad, io però parlavo della trasmissione di calore tra lo chassis e la pellicola (a noi interessa la temperatura raggiunta dalla pellicola che, soprattutto nel vuoto, potrebbe non essere quella dello chassis).
Ad esempio, nella fotografia astronomica amatoriale, pur riuscendo a raffreddare molto bene lo chassis della DSLR, si fa parecchia fatica a raffreddare efficacemente pure il sensore CCD/CMOS.
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Non c'è bisogno di calcolare la differenza. 1/3 di pressione atmosferica sono 0.3 atmosfere, sulla Luna abbiamoPappagallo ha scritto: In cima all'Everest la pressione atmosferica è circa 1/3 rispetto che al suolo, sarebbe interessante calcolare che differenza ci sarebbe rispetto all'ambiente lunare.
0.000000000000003 atmosfere
ovvero nessuna atmosfera. Questo significa che non ci sono ne la conduzione ne la convezione di calore dovuti all'atmosfera. L'unico modo per scambiare calore sulla luna è l'irraggiamento, oltre che alla conduzione con il suolo e/o con gli oggetti appoggiati al suolo. Per ritornare al monte Everest, se sulla cima ci sono -30 gradi Celsius è perché la temperatura dell'aria è -30 gradi Celsius. Domanda, se invece non ci fosse aria, la temperatura sarebbe?
La pellicola non fluttua nella macchina, ma viene tenuta in tensione, oltre che dai rulli, anche da una superficie metallica che la preme, inoltre, contro il réseau plate.E' ovvio che la temperatura tenda ad uniformarsi su tutto lo chassis della Hasselblad, io però parlavo della trasmissione di calore tra lo chassis e la pellicola (a noi interessa la temperatura raggiunta dalla pellicola che, soprattutto nel vuoto, potrebbe non essere quella dello chassis).
Questa superficie metallica è collegata allo chassis della camera quindi riceve calore per conduzione, come si può vedere nel dettaglio del magazine nell'animazione da me creata, quindi la pellicola è a diretto contatto con una parete che può arrivare a circa 60°C a seconda delle condizioni (probabilmente anche di più, visto che sono stato conservativo nell'analisi).
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Secondo il documento NASA "DEVELOPMENT OF SKYLAB ENVIRONMENTAL PROTECTION FOR PHOTOGRAPHIC FILM" , durante le missioni spaziali la temperatura di conservazione dei rullini deve rimanere tra i 18°C ai 27°C, con la necessità di mantenerla intorno ai 18°C con attraverso un sistema di raffreddamento. Una temperatura di 37°C può essere tollerata ma solo per un limitato periodo di tempo (non specificato), mentre una temperatura di 49°C è inaccettabile.
Ma non è così. Sarebbe assurdo.
Io ho dei rullini in frigo da anni, e il frigorifero ha una temperatura attorno ai 4°
Lo stesso si faceva (e ancora si fa) nei negozi di fotografia e negli studi, per conservare al meglio le pellicole delle serie “professional” (ad esempio io usavo le Kodal Pro NC e VC), mentre quelle di largo consumo (es Kodak Gold) le trovavi a banco.
Quelle temperature indicate (18° C - 27°C) si riferiscono invece alle temperature ottimali dell’abitacolo dell' Orbital Workshop dello Skylab, abbreviato in OWS), nel quale vivevano per mesi delle persone. Lo Skylab infatti fu la prima stazione spaziale orbitante che venne abitata da tre equipaggi, rispettivamente per 28, 59 e 84 giorni.
en.wikipedia.org/wiki/Skylab
Questo è ciò che dice il documento citato da Kamiokande, “Develpment Of Skylab Environmental Protection For Photographic Film”
ntrs.nasa.gov/archive/nasa/casi.ntrs.nasa.gov/19720002724.pdf
Since the Orbital Workshop (OWS) will be the storage location for the corollary experiment film, the predicted temperature, humidity, and pressure variations were obtained for a period of time during which the film is onboard. A ground cooling system will maintain the OWS interior between 40 and 55° F from “button-up” to launch. During orbital habitation periods, the OWS environmental control system will maintain the temperature between 65 and 80° F, and during the unmanned periods the predicted temperature is between 45 and 80° F with the minimum temperature maintained by radiant heaters.
The relative humidity during prelaunch and after button-up will be near zero because of pressurization with dry nitrogen. This condition will exist until shortly after the beginning of the first habitation period. During habitation, moisture is added by the astronauts’ presence, and the environmental control system maintains the relative humidity between 27 and 65 percent with 45 to 55 percent expected during most of the habitation period. During orbital storage periods, relative humidity is expected to be between 27 and 100 percent at the start of the period and to fall to between 4 and 16 percent near the end of the period,
After button-up the OWS will be pressurized to 17.5 psia with dry nitrogen and before launch will be increased to 26 psia. During orbital coast the pressure will be decreased to 1.3 psia and before habitation will be pressurized to 5.0 psia with oxygen. For the orbital stowage period, the pressure is allowed to leak down to approximately 0.5 psia.
Some Skylab experiments will require that film be exposed to space vacuum conditions for relatively short time periods and will require special attention to temperature and drying effects.
——
Tutto ciò descrive le condizioni dell’ambiente abitabile, ma forse Kamiokande ha pensato che l’OWS fosse il recipiente in cui venivano conservati i rullini, infatti…
“durante le missioni spaziali la temperatura di conservazione dei rullini deve rimanere tra i 18°C ai 27°C”
sembra corrispondere a
“During orbital habitation periods, the OWS environmental control system will maintain the temperature between 65 and 80° F”
65° F = 18,333° C
80° F = 26,667° C
Quelle sono le temperature min e max ottimali per vivere nell’abitacolo dello Skylab, non quelle delle pellicole, che possono resistere a temperature molto più basse e molto più alte, soprattutto quelle a base Estar (Polyethylene terephthalate) usate sulla Luna.
Chiudo con una foto dell'astronauta Jack Lousma fa il bagno in una vasca all'interno dello Skylab OWS:
archive.org/download/sl3-108-1295/sl3-108-1295.jpg
archive.org/details/sl3-108-1295
:blush:
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Veramente io mi riferivo a questa frase:
NASA TM X-64614
pp 22
A storage temperature of 120°F or greater was determined to be unacceptable. Storage temperatures as high as 100°F were considered marginal but still acceptable for limited periods of time for most films, if low humidity is maintained. Testing for periods up to 84 days indicated a temperature of 80°F and 50-percent relative humidity to be generally an acceptable storage environment for the film types tested.
Il motivo per cui la temperature debba essere mantenuta tra i 18° e i 27° dipende proprio dal fatto che la temperatura dell’orbital workshop e del photographic vault (credimi se ti dico che conosco la differenza tra queste due cose) sono praticamente le stesse, visto che il vault non era refrigerato. Se la temperatura nel vault fosse salita oltre i 27°C o scesa sotto i 18°C voleva dire che qualcosa non andava nel sistema di controllo termico. Comunque, se ti da fastidio il verbo “dovere” posso sostituirlo con il verbo “potere”, ma la sostanza della mia simulazione non cambia, visto che io mi riferisco al superamento delle temperature di 37°C e di 45°C e non certo ai 27°C che sono stati considerati tollerabili tanto da non necessitare di alcun sistema di refrigerazione aggiuntiva nel vault.
Ultimo appunto, durante la messa in orbita del laboratorio orbitante ci fu un problema con il micro-meteoric shield che determinò anche un aumento considerevole della temperatura nel vault (salita probabilmente anche sopra i 49°C, visto che era stato superato il fondo scala del termometro installato al suo interno, guarda caso proprio 120°F). Per questo motivo la NASA decise di cambiare tutte le pellicole inviate con il primo lancio, oltre che alcuni esperimenti.
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