La storia nascosta

Di più
8 Anni 5 Mesi fa #3461 da gnaffetto
Risposta da gnaffetto al topic La storia nascosta
non conoscevo la storia della gladio rossa...

da quello che mi sembra di capire è che pero' la sua esistenza è stata solo preventiva, di deterrenza mentra la gladio "USA" è stata effettivamente impiegata in funzione terroristica e di manipolazione dei processi democratici.

la gladio "nera" ha impedito un cambio politico (terrorismo) e lo avrebbe impedito anche se fosse stato ottenuto per via democratica (golpe) mentre la gladio rossa, da quel che ho capito, sarebbe servita solo per proteggere una "conquista" del potere ottenuta democraticamente (elezioni).

c'e' una bella differenza ....

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 5 Mesi fa - 8 Anni 5 Mesi fa #3463 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta

gnaffetto ha scritto: non conoscevo la storia della gladio rossa...

da quello che mi sembra di capire è che pero' la sua esistenza è stata solo preventiva, di deterrenza mentra la gladio "USA" è stata effettivamente impiegata in funzione terroristica e di manipolazione dei processi democratici.

la gladio "nera" ha impedito un cambio politico (terrorismo) e lo avrebbe impedito anche se fosse stato ottenuto per via democratica (golpe) mentre la gladio rossa, da quel che ho capito, sarebbe servita solo per proteggere una "conquista" del potere ottenuta democraticamente (elezioni).

c'e' una bella differenza ....


Certo che c'e' differenza ma se fosse riuscita la "conquista" rossa saremmo entrati giocoforza nel patto di varsavia, a livello dell'ex jugoslavia, ma avremmo gravitato nell'orbita di mamma russia,quindi ancora una volta saremmo stati colonia di qualcuno, mica ci avrebbero lasciati liberi e giocondi,(il supporto armato sarebbe servito per rintuzzare gli attacchi della gladio nera) :neo:
sarebbe stato meglio o peggio? Lascio a te decidere, io non ne ho assolutamente idea,ma come dico sempre ....timeo danaos et dona ferentes.

NO FAITHS NO PAIN
Ultima Modifica 8 Anni 5 Mesi fa da Starburst.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 5 Mesi fa - 8 Anni 5 Mesi fa #3464 da gnaffetto
Risposta da gnaffetto al topic La storia nascosta

ancora una volta saremmo stati colonia di qualcuno


forse se fossimo stati governati dal pci italiano (che era molto diverso dal pci russo) magari sarebbero stati messi in discussione i trattati di pace della guerra persa contro gli americani, sarebbero state smantellate le basi militari usa e ci sarebbe sato un clima meno intimidatorio (un po' di pressione te li mettono i militari ...).
magari la via italiana non sarebbe stato un comunismo (che comunque assicura un minimo a tutti, a contrario del liberismo dove se non hai niente è perche' te lo meriti, non sei capace di guadagnartelo...) alla russa ma un socialismo dove lo stato e la libera impresa convivessero in settori diversi (fino alla fine degli anni 70 ci furono grandi conquiste di diritti e autonomia industriale statale).

l'atteggiamento della "destra" è sempre stato : le regole devono essere seguite finche' vinco io, se non vinco allora faccio in modo di vincere lo stesso perche' l'altro non DEVE vincere: è proprio la concezione di avere sempre ragione la differenza ANTROPOLOGICA.
Da questo punto di vista i politici che si definiscono o occupano posizioni a sinistra sono in realta' di destra perche' in realta' DESTRA e SINISTRA sono un diverso ATTEGGIAMENTO e CONSIDERAZIONE verso gli altri.
Ultima Modifica 8 Anni 5 Mesi fa da gnaffetto.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 5 Mesi fa - 8 Anni 5 Mesi fa #3468 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta

gnaffetto ha scritto:

ancora una volta saremmo stati colonia di qualcuno


forse se fossimo stati governati dal pci italiano (che era molto diverso dal pci russo) magari sarebbero stati messi in discussione i trattati di pace della guerra persa contro gli americani, sarebbero state smantellate le basi militari usa e ci sarebbe sato un clima meno intimidatorio (un po' di pressione te li mettono i militari ...).
magari la via italiana non sarebbe stato un comunismo (che comunque assicura un minimo a tutti, a contrario del liberismo dove se non hai niente è perche' te lo meriti, non sei capace di guadagnartelo...) alla russa ma un socialismo dove lo stato e la libera impresa convivessero in settori diversi (fino alla fine degli anni 70 ci furono grandi conquiste di diritti e autonomia industriale statale).

l'atteggiamento della "destra" è sempre stato : le regole devono essere seguite finche' vinco io, se non vinco allora faccio in modo di vincere lo stesso perche' l'altro non DEVE vincere: è proprio la concezione di avere sempre ragione la differenza ANTROPOLOGICA.
Da questo punto di vista i politici che si definiscono o occupano posizioni a sinistra sono in realta' di destra perche' in realta' DESTRA e SINISTRA sono un diverso ATTEGGIAMENTO e CONSIDERAZIONE verso gli altri.


Carissimo ho paura che non sarebbe stato propio cosi',ma non nelle intenzioni del pci, per rimettere in discussione tali trattati all'epoca avresti dovuto avere le spalle coperte da qualche potenza militare avversa alla nato,altrimenti hai davanti a te la fine di allende, l'embargo a cuba che come crollo' l'unione sovietica divenne ancora piu' crudele, gli attacchi al venezuela di chavez rintuzzati non solo dalla volonta' popolare ma anche perche' aveva il petrolio da vendere alle altre nazioni.
Negli anni 70 in italia ci furono grandi conquiste ma anche la strategia della tensione e siamo andati a tanto cosi' dall'instaurazione di una dittatura nazi-fascista stile spagna o grecia ed eravamo in "democrazia" pensa se ci fosse stato un governo di sinistra,quindi per difendere tali conquiste saremmo stati costretti a chiedere l'aiuto militare ed economico di qualcuno e nessuno te lo da' senza interessi...timeo danaos et dona ferentes.

NO FAITHS NO PAIN
Ultima Modifica 8 Anni 5 Mesi fa da Starburst.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 4 Mesi fa - 8 Anni 4 Mesi fa #3791 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
CHI HA UCCISO VITTORIO ARRIGONI?

A cinque anni dal suo assassinio messo sotto silenzio fin da subito, un libro inchiesta tenta di svelare una possibile pista per arrivare ai mandanti ed agli esecutori materiali di un omicidio rimasto insoluto, come quello di Ilaria Alpi e Milan Hrovatin tra gli altri.
L'autrice Monica Mistretta mette l'accento come al solito sull'intreccio di intelligence tra cui quella italiana e fazioni poltiche , tra delegazioni diplomatiche e maneggioni di ogni razza e colore.

Chi ha ucciso Vittorio Arrigoni?
“Restiamo umani”, due parole, quasi un monito, con cui Vittorio Arrigoni chiudeva i suoi articoli.
Non è rimasto umano, però, chi lo ha ucciso nella notte tra il 14 e il 15 aprile 2011, strangolandolo. Ritrovato in un appartamento di Gaza city; la sera di mercoledì, uscito dalla palestra dove era solito recarsi, aveva prenotato un tavolo in una trattoria gestita da amici per le 22; alle 22:30 non vedendolo ancora giungere, viene cercato al cellulare, che risulta staccato.
 Ad ucciderlo, dirà dopo le indagini la Sicurezza di Hamas, è stata una cellula terroristica fuori controllo, il gruppo salafita al-Tawhid wa’al-Jihad.
 È la fine di un 'amico del popolo Palestinese', insignito della cittadinanza onoraria: “Per uno come me, venuto su a pane e antifascismo, la lotta per la liberazione della Palestina è l’arena più congeniale per esprimere ciò in qui più credo.
L’unico, l’ultimo popolo al mondo ancora oppresso da una egemonia coloniale.”
Attivista umanitario, reporter con accesso alla Striscia di Gaza, praticamente l’unico giornalista in contatto con quelle realtà, tutto raccontato nel suo blog Guerrila Radio, sgradito ad Israele, che lo ferma e lo espelle più volte, picchiato dai soldati dell’esercito israeliano.
Arrestato e torturato per il suo impegno pacifista: un eroe, un martire dei nostri tempi.
Ma Vittorio è solo l’apologia che ci è stata raccontata?
I suoi assassini sono davvero i membri di una cellula salafita fuori controllo, Brigata Muhammad Ibn Muslim, che neppure esisteva?
Sono alcune delle domande che si pone la giornalista Monica Mistretta nel suo libro ‘Vittorio Arrigoni, il cono d’ombra’, edito da A3books. Ed è con le domande, più che con le risposte che si arriva alla verità e l’obiettivo del libro è rischiarare il cono d’ombra sulla morte del giovane attivista.
Omicidio sul quale si è trattato molto, ma solo in una direzione univoca e superficiale.
Vittorio sarebbe stato ucciso dai jihadisti salatiti perché diffondeva a Gaza i vizi propri dell’occidente, un po’ debole e riduttiva come motivazione per una morte eccellente sulla quale sembra stagliarsi l’ombra di Fatah
Un processo anomalo, istruito da una Corte composta da militari, ragione per cui gli avvocati della famiglia Arrigoni non possono costituirsi parte civile, confessioni rese da imputati che in pratica non dicono nulla.
Tante, troppe stranezze e nessuna risposta sul perché Vittorio è stato rapito e ucciso: ma chi aveva interesse ad ucciderlo?
Un personaggio scomodo, scaricato dall’Italia e amato da Hamas, ufficialmente un movimento terroristico che però segretamente incontra i rappresentanti di tutti i governi europei.
Quindi tutto semplice, acclarato, Vittorio Arrigoni è stato ucciso dai salafiti o da Hamas!  Forse non è così, forse è quanto si è tentato di far credere, con un certosino lavorio di depistaggi.
Depistaggio ovviamente italiano, che si potrebbe rivelare un boomerang: Hamas non ci sta e si difende raccontando la sua verità a Monica Mistretta, i responsabili dell’omicidio di Arrigoni sono Fatah e gli americani.
E un’inquietante rivelazione di Muhammad Hannun, presidente ABSPP e API “Non auguro a nessuno di scoprire che l’Italia è coinvolta in questo omicidio, stare lontano da questo caso significa nascondere la vergogna”, lasciando intendere che l’esecuzione è stata attuata con il consenso italiano.
L’Italia. La procura di Roma apre un fascicolo per sequestro di persona con finalità di terrorismo aggravato dalla morte dell’ostaggio il 15 aprile.
 Impraticabile la collaborazione giudiziaria: Hamas è nella lista europea delle organizzazioni terroristiche, un’inchiesta senza strumenti per procedere.
Silenzio anche da parte del Copasir e della politica, un silenzio strano, dal momento che un italiano è stato assassinato.
Ad accogliere la salma di Vittorio, il 20 aprile, nessun rappresentante istituzionale, sulla bara non c’è la bandiera italiana, solo quella palestinese e una kefiah, eppure Arrigoni aveva ottimi rapporti con il mondo della politica, in special modo con Massimo D’Alema.
E  il pensiero corre al traffico d’armi, armi provenienti dalla Libia dirette verso il Sudan con destinazione Gaza, un funzionario del ministero dell’Interno di Gaza confida a Monica Mistretta che Vittorio, attivo sui pescherecci palestinesi, è stato ucciso per impedire il traffico d’armi nella Striscia.
Cosa trasportavano quei pescherecci?
Interrogativi irrisolti, ma alla verità si arriva più con le domande che con le risposte

NO FAITHS NO PAIN
Ultima Modifica 8 Anni 4 Mesi fa da Starburst.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 4 Mesi fa - 8 Anni 4 Mesi fa #3937 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
IL PAESE DEI FANTOCCI

Si allunga ulteriormente la lista di politici,industriali,faccendieri, maneggioni e massoni italioti al soldo di intelligence e potenze straniere, tempo fa baffetto d'alema si lascio' sfuggire ma senza volerlo eh! Che il boyscout fiorentino avesse amici nel mossad israeliano con qualche spruzzatina di cia e mi6, noi che frequentiamo questo blog sappiamo bene di vivere in colonia fin dalla nascita e quindi non ci stupiamo di certe notizie,anzi scommettiamo sui modi e sui tempi del reclutamento di certa gente.
Tal leeden ex piduista e in qualche modo coinvolto nell'affare moro, fa parte del cosidetto governo renzi fin dalla sua nascita,infatti e' lui e qualche altro che preparano i compitini da svolgere per il fonzie dell'arno,che dopo essersi parato il culo comprandosi la rai per la propaganda, adesso mira al controllo nominando carrai ai servizi segreti o quello che sembrano, carrai e' quello che fa da tramite tra leeden e il mossad.
Parleremo dopo di leeden,scopriremo chi e' stato e chi e' ancora oggi,intanto posto l'articolo che sembra interessante ma che al solito non spiega mai tutto nel dettaglio.

www.ilfattoquotidiano.it/2016/04/23/marc...zza-litalia/2665774/

NO FAITHS NO PAIN
Ultima Modifica 8 Anni 4 Mesi fa da Starburst.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 4 Mesi fa - 8 Anni 4 Mesi fa #3944 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
UN ALTRO ELEMENTO DEL TRIO MONDEZZA

Famoso per il suo "amore" per l'italia, ingerente fino alla nausea, lavora affinche' la politica italiota sposti le sue preferenze per israele, il trio mondezza (kissinger,luttwak,leeden), ha un occhio speciale per il nostro paese, reclutatore di fantocci di ogni mestiere,il trio ancora oggi tiene in mano le sorti politico-diplomatiche dell'area mediterranea.
Di luttwak ne abbiamo accennato,il beone ebreo ogni tanto spara cazzate che chiama opinioni e poi come dice lui stesso "corre a farsi una vodka", scrittore di saggi su come rovesciare governi non amici,famosa la sua frase..con il golpe in cile abbiamo impedito una probabile dittatura!! Infatti al potere ci ando' pinochet!!!!Ha formato con kissinger per molto tempo l'anima nera di israele,ora kissinger ha un po mollato per via dell'eta' e molto cordialmente gli auguriamo una morte lenta e dolorosa.
Oggi ci occuperemo del terzo elemento del trio, michael leeden, per lungo tempo persona non gradita in italia,come vedremo dagli articoli redatti da tre diversi giornalisti che hanno in comune il non far parte dell'informazione mainstream.
Ho preferito mettere gli articoli in ordine cronologico,cosi' da distinguere il tempismo di tali articoli con quelli del fatto quotidiano,che sembra sempre sul punto di fare rivelazioni bomba,ma che ogni volta si ferma a pochissimo dal concludere,chissa' forse per il fattore "equilibrio".

Ecco chi si nasconde nell'ombra di Renzi
La destra repubblicana neocon e quella israeliana, l'Arabia Saudita, Morgan Stanley, Mediobanca, De Benedetti e Caltagirone. Dietro Renzi non c'è spazio per il Quinto Stato

venerdì 14 febbraio 2014
di Franco Fracassi


Quando negli anni Ottanta Michael Ledeen varcava l'ingresso del dipartimento di Stato, al numero 2401 di E Street, chiunque avesse dimestichezza con il potere di Washington sapeva che si trattava di una finta. Quello, per lo storico di Los Angeles, rappresentava solo un impiego di facciata, per nascondere il suo reale lavoro: consulente strategico per la Cia e per la Casa Bianca. Ledeen è stato la mente della strategia aggressiva nella Guerra Fredda di Ronald Reagan, è stato la mente degli squadroni della morte in Nicaragua, è stato consulente del Sismi negli anni della Strategia della tensione, è stato una delle menti della guerra al terrore promossa dall'Amministrazione Bush, oltre che teorico della guerra all'Iraq e della potenziale guerra all'Iran, è stato uno dei consulenti del ministero degli Esteri israeliano. Oggi Michael Ledeen è una delle menti della politica estera del segretario del Partito democratico Matteo Renzi.

Forse è stato anche per garantirsi la futura collaborazione di Ledeen che l'allora presidente della Provincia di Firenze si è recato nel 2007 al dipartimento di Stato Usa per un inspiegabile tour. Non è un caso che il segretario di Stato Usa John Kerry abbia più volte espresso giudizi favorevoli nei confronti di Renzi.

.Ma sono principalmente i neocon ad appoggiare Renzi dagli Stati Uniti. Secondo il "New York Post", ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legati alle lobby pro Israele e pro Arabia Saudita.

In questa direzione vanno anche il guru economico di Renzi, Yoram Gutgeld, e il suo principale consulente politico, Marco Carrai, entrambi molti vicini a Israele. Carrai ha addirittura propri interessi in Israele, dove si occupa di venture capital e nuove tecnologie. Infine, anche il suppoter renziano Marco Bernabè ha forti legami con Tel Aviv, attraverso il fondo speculativo Wadi Ventures e, il cui padre, Franco, fino a pochi anni fa è stato arcigno custode delle dorsali telefoniche mediterranee che collegano l'Italia a Israele.

Forse aveva ragione l'ultimo cassiere dei Ds, Ugo Sposetti, quando disse: «Dietro i finanziamenti milionari a Renzi c'è Israele e la destra americana». O perfino Massimo D'Alema, che definì Renzi il terminale di «quei poteri forti che vogliono liquidare la sinistra».

Dietro Renzi ci sono anche i poteri forti economici, a partire dalla Morgan Stanley, una delle banche d'affari responsabile della crisi mondiale. Davide Serra entrò in Morgan Stanley nel 2001, e fece subito carriera, scalando posizioni su posizioni, in un quinquennio che lo condusse a diventare direttore generale e capo degli analisti bancari.
La carriera del giovane broker italiano venne punteggiata di premi e riconoscimenti per le sue abilità di valutazione dei mercati. In quegli anni trascorsi dentro il gruppo statunitense, Serra iniziò a frequentare anche i grandi nomi del mondo bancario italiano, da Matteo Arpe (che ancora era in Capitalia) ad Alessandro Profumo (Unicredit), passando per l'allora gran capo di Intesa-San Paolo Corrado Passera.

Nel 2006 Serra decise tuttavia che era il momento di spiccare il volo. E con il francese Eric Halet lanciò Algebris Investments.
Già nel primo anno Algebris passò da circa settecento milioni a quasi due miliardi di dollari gestiti.
L'anno successivo Serra, con il suo hedge fund, lanciò l'attacco al colosso bancario olandese Abn Amro, compiendo la più importante scalata bancaria d'ogni tempo.

Poi fu il turno del banchiere francese Antoine Bernheim a essere fatto fuori da Serra dalla presidenza di Generali, permettendo al rampante finanziere di mettere un piede in Mediobanca.

Definito dall'ex segretario Pd Pier Luigi Bersani «il bandito delle Cayman», Serra oggi ha quarantatré anni, vive nel più lussuoso quartiere di Londra (Mayfair), fa miliardi a palate scommettendo sui ribassi in Borsa (ovvero sulla crisi) ed è il principale consulente finanziario di Renzi, nonché suo grande raccoglietore di denaro, attraverso cene organizzate da Algebris e dalla sua fondazione Metropolis.

E così, nell'ultimo anno il gotha dell'industria e della finanza italiane si sono schierati uno a uno dalla parte di Renzi. A cominciare da Fedele Confalonieri che, riferendosi al sindaco di Firenze, disse: «Non saranno i Fini, i Casini e gli altri leader già presenti sulla scena politica a succedere a Berlusconi, sarà un giovane». Poi venne Carlo De Benedetti, con il suo potentissimo gruppo editoriale Espresso-Repubblica («I partiti hanno perduto il contatto con la gente, lui invece quel contatto ce l'ha»). E ancora, Diego Della Valle, il numero uno di Vodafone Vittorio Colao, il fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio e l'amministratore delegato Andrea Guerra, il presidente di Pirelli Marco Tronchetti Provera con la moglie Afef, l'ex direttore di Canale 5 Giorgio Gori, il patron di Eataly Oscar Farinetti, Francesco Gaetano Caltagirone, Cesare Romiti, Martina Mondadori, Barbara Berlusconi, i banchieri Fabrizio Palenzona e Claudio Costamagna, il numero uno di Assolombarda Gianfelice Rocca, il patron di Lega Coop Giuliano Poletti, Patrizio Bertelli di Prada, Fabrizio Palenzona di Unicredit, Il Monte dei Paschi di Siena, attraverso il controllo della Fondazione Montepaschi gestita dal renziano sindaco di Siena Bruno Valentini, e, soprattutto, l'amministratore delegato di Mediobanca Albert Nagel, erede di Cuccia nell'istituto di credito.

Proprio sul giornale controllato da Mediobanca, "Il Corriere della Sera", da sempre schierato dalla parte dei poteri forti, è arrivato lo scoop su Monti e Napolitano, sui governi tecnici. Il Corriere ha ripreso alcuni passaggi dell'ultimo libro di Alan Friedman, altro uomo Rcs. Lo scoop ha colpito a fondo il governo Letta e aperto la strada di Palazzo Chigi a Renzi.

Il defunto segretario del Psi Bettino Craxi diceva: «Guarda come si muove il Corriere e capirai dove si va a parare nella politica». Gad Lerner ha, più recentemente, detto: «Non troverete alla Leopolda i portavoce del movimento degli sfrattati, né le mille voci del Quinto Stato dei precari all'italiana. Lui (Renzi) vuole impersonare una storia di successo. Gli sfigati non fanno audience»....Segue

NO FAITHS NO PAIN
Ultima Modifica 8 Anni 4 Mesi fa da Starburst.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 4 Mesi fa #3955 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
UN ALTRO ELEMENTO DEL TRIO MONDEZZA


Chi è Michael Ledeen?
Di Manlio Di Stefano
10 settembre 2014


Michael Ledeen, faccendiere e persona dichiarata non gradita all’Italia già negli anni ’80, coinvolto in scandali internazionali, complicati rapporti diplomatici tra stati e azioni riferibili ai servizi segreti italiani, americani e israeliani, è oggi annoverato tra i collaboratori del Primo Ministro Matteo Renzi e rappresenta il consigliere “a stelle e strisce” per la politica estera italiana. La sua figura, molto nebulosa, potrebbe rappresentare la causa delle “discutibili” scelte politiche del nostro Paese nelle recenti controversie in Medioriente e Russia.
E’ proprio questo uno dei motivi per cui dovremmo interessarci di Ledeen: se le nostre aziende sono messe in ginocchio dall’embargo russo, potrebbe essere anche “merito” di questo equivoco personaggio che Renzi ha voluto con sè.
Chi è Ledeen? Michael Ledeen è uno storico e giornalista dal passato alquanto oscuro negli ambienti dell’intelligence americana e italiana. Negli anni Ottanta senza ricoprire nessun incarico ufficiale è, di fatto, consulente strategico per i servizi americani lavorando nelle Amministrazioni di Ronald Regan e di George W. Bush. Neoconservatore e, da sempre, “appassionato” di Italia, ha anche lavorato come consulente storico per il SISMI (servizio informazioni e sicurezza militare italiano). Nel 1980, infatti, è stato al servizio di Giuseppe Santovito, il generale pidduista all’epoca capo del SISMI. In quegli anni ha coltivato alcune “pesanti” amicizie tra le quali Bettino Craxi e Francesco Cossiga, quest’ultimo ritenuto tra i più grandi protettori di GLADIO (organizzazione paramilitare clandestina italiana di tipo “stay behind” promossa dalla NATO per contrastare una possibile invasione dell’Europa occidentale da parte dell’Unione Sovietica).
Ledeen è membro dell’American Enterprise Institute uno degli organismi che, dopo l’11 Settembre, hanno forzato la politica estera Usa nell’attuale e rovinosa guerra al terrorismo globale, hanno indotto l’invasione dell’Afghanistan, l’occupazione dell’Iraq, hanno provato ripetutamente l’aggressione dell’Iran. Consulente di vari ministri israeliani, Ledeen è stato anche tra i capi del Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA), ossia la cupola semi-segreta in cui si allacciano i rapporti inconfessabili tra l’esercito israeliano, alcuni settori del Pentagono e l’apparato militare industriale americano.
Ledeen e l’Italia. Come detto, Ledeen è stato anche attratto dal mondo dei servizi segreti italiani e la sua abilità di depistaggio è stata riservata anche al nostro paese. Il suo nome appare in alcuni “misteri” nostrani: da “esperto” in aiuto di Cossiga al tempo del sequestro Moro, a consulente del già citato SISMI al quale avrebbe venduto dei “corsi” antiterrorismo. Il suo nome è legato anche all’attentato al Papa Giovanni Paolo II: allora Leeden concepì la pista bulgara, in gran parte considerata falsa, per nascondere alcune verità inconfessabili. Ciò sarà confermato dalla spia Francesco Pazienza che nel corso del processo del 1986-1988, in cui fu imputato e poi condannato per i depistaggi nella strage di Bologna, ha raccontato che Ledeen era nel Supersismi prima che lui ci entrasse. Pazienza si espresse così: “Il Supersismi non era una struttura ma un’organizzazione. […] tra loro c’era Michael Ledeen, che era già lì prima che arrivassi io, e continuò a collaborare con i servizi, tanto che io arrivai a sapere con assoluta certezza che nel 1985 lui ottenne tutto il materiale dell’inchiesta sull’attentato al Papa”. Il Supersismi, quindi, fu la struttura segreta sovrimposta ai servizi militari dalla P2 di Licio Gelli. Dalle indagini sulla strage di Bologna risulta che gli insabbiamenti furono coordinati dalla P2, soprattutto con i suoi uomini nel SISMI. A metà degli anni ottanta, l’allora capo del SISMI, Fulvio Martini allontanò Ledeen dal paese definendolo “persona non gradita all’Italia”.
Ledeen riappare in un altro scandalo italiano: “Mani Pulite”. Invitò più volte Antonio Di Pietro, immediatamente dopo essersi tolto la toga per approdare alla politica, a Washington all’American Enterprise Institute, il think tank neoconservatore di cui Ledeen era membro di punta.
Da alcuni appunti di Craxi si legge: “Ciò che si può onestamente dire è che l’azione di Di Pietro nel corso delle sue inchieste e delle sue attività di presentazione internazionale è stata fortemente sostenuta dal governo americano. Di certo, in alcuni dei suoi viaggi negli Usa, secondo notizie riportate dalla stampa, Di Pietro apparve accompagnato da un personaggio notoriamente legato agli ambienti informativi Usa (CIA)”. Il personaggio in questione è, neanche a dirlo, Michael Ledeen vecchio amico di Craxi.
Proprio con Craxi, Ledeen, fu protagonista di un altro inquietante episodio italoamericano. Nell’autunno del 1985, durante la cosiddetta crisi di Sigonella, gli USA decisero arbitrariamente di dirottare l’aereo che trasportava quattro terroristi palestinesi sulla base Naval Air Station di Sigonella, in Sicilia. Durante il colloquio telefonico tra Craxi e il presidente Regan, Ledeen si inserì nella traduzione simultanea in inglese e alla domanda di Craxi del “perché in Italia?”, Ledeen rispose così: “per il vostro clima perfetto, la vostra favolosa cucina e le tradizioni culturali che la Sicilia può offrire”. Il traduttore ufficiale Thomas Longo jr, capo dell’Italian Desk del dipartimento di Stato protestò vivamente e ottenne l’allontanamento di Ledeen.
Il passato di Ledeen. Il Sole24Ore riporta alcune iniziative di Ledeen finite fra gli episodi più imbarazzanti nella storia dell’Italia. Nel 1985-1986 è stato al centro dello scandalo Iran-Contras (più noto col nome di Irangate) ovvero un traffico illegale di armi con l’Iran (su cui vigeva l’embargo), allo scopo di facilitare il rilascio di sette ostaggi statunitensi in quel momento nelle mani degli Hezbollah (storicamente legati all’Iran) in Libano. Col ricavato si è finanziata in modo occulto l’opposizione violenta dei Contras al governo sandinista del Nicaragua, legittimamente eletto, ma inviso agli USA perché filo-cubano. Una commissione d’inchiesta parlamentare definirà la faccenda come “episodio imbarazzante” ed “esemplare dei rischi di iniziative fuori dai canoni“. Anche perché che l’iraniano individuato e patrocinato da Ledeen come perno dell’intera operazione, era risultato un inaffidabile faccendiere e acclarato bugiardo.
Quindici anni dopo, il nome di Ledeen è riemerso in un’altra inchiesta parlamentare su un’altra operazione da lui escogitata. Parliamo di un “summit” segreto organizzato a Roma nell’ottobre del 2011 tra due funzionari del Pentagono e i vertici del SISMI per valutare un’operazione di spionaggio in Iran. E chi era il perno di quell’operazione? Ancora Ghorbanifar.
Il nome di Ledeen appare al centro di un altro scandalo, Nigergate, legato a presunti contatti tra Niger e Iraq in merito alla fornitura di uranio per la fabbricazione di armi nucleari. La vicenda venne alla luce con un’inchiesta svolta dai giornalisti italiani Carlo Bonini e Giuseppe D’Avanzo, secondo cui l’intelligence militare italiana il SISMI, avrebbe consegnato alla CIA falsi documenti che avrebbero dovuto provare l’importazione di uranio dal Niger da parte dell’Iraq di Saddam Hussein. Tali documenti sarebbero stati, poi, utilizzati dal Presidente degli Stati Uniti George W. Bush come prova dei tentativi del dittatore iracheno di procurarsi armamenti nucleari. Da questo falso si costruì la seconda guerra del Golfo.
Ledeen e Renzi. Secondo il “New York Post”, ammiratori del sindaco di Firenze sarebbero gli ambienti della destra repubblicana, legati alle lobby pro Israele come anche pro Arabia Saudita. In questa direzione va anche il suo principale consulente politico, Marco Carrai (ricordate l’imprenditore/amico che pagò l’affitto della casa di Firenze a Renzi per ben 34 mesi?) magicamente impegnato in Israele in venture capital e nuove tecnologie.
Ledeen ha spesso difeso Berlusconi, mentre seguiva la crescita politica di Renzi del quale oggi è consigliere. Una storia che si ripete dopo Craxi e Di Pietro. I suoi interessi sembrano cambiare continuamente.
Mi chiedo, gli italiani sanno che questo personaggio incontra periodicamente il Presidente del Consiglio italiano per parlare di “cose che forse m’illudo di conoscere – Medio Oriente, Russia, chi sale e chi scende nella scena politica americana” (sue parole al Sole 24Ore)?
Ritengo doverose alcune domande. E aspetto delle risposte:
Ogni nazione ha facoltà di scegliere i propri consulenti, ma l’amministrazione del Democratic Party di Obama, non ha niente di meglio da fare che “piazzare” in Italia, oggi, un vecchio trombone della destra neoconservatrice repubblicana?Un uomo così controverso su cui è stato versato un mare d’inchiostro. E se Ledeen non obbedisse a direttive e interessi coincidenti con quelli della Casa Bianca? Certo, bisognerebbe porre domande analoghe anche a Renzi, ma lui, si sa, è un habitué della non risposta…
Perché l’ammiraglio Fulvio Martini, capo dei servizi segreti italiani, uomo che nessuno può definire nemico degli USA (incastrò i sovietici di Kruscev sugli aiuti militari negati da Mosca nella crisi Cuba/Kennedy dando a Washington le prove degli aiuti russi!), espulse Ledeen dall’Italia? Chi ha deciso, e quando, che Ledeen fosse riabilitato nella nostra nazione? E con quale motivazione?
Qualcuno ci risponderà oppure dovremo aspettare 1000 giorni?....Segue

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 4 Mesi fa #3985 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
UN ALTRO ELEMENTO DEL TRIO MONDEZZA


LO SPIONE FASCISTA LEDEEN: MINISTRO OMBRA DI RENZI


11/03/2015
di Gianni Lannes


L’anima nera, il fervente sionista, l’americano indesiderato nel giardino d’Europa, giace addirittura indisturbato nel cerchio magico renziano, ad impartire lezioni di politica estera, e non solo, all’inquilino di Palazzo Chigi non eletto dal "popolo sovrano". In altri termini, un pericoloso faccendiere spione matricolato Cia, già collaboratore dei guerrafondai Kissinger, Haig, Reagan e Bush, implicato in stragi che hanno insanguinato l’Italia (Ustica, Bologna, Moro), cacciato ufficialmente dallo Stivale a metà degli anni Ottanta, eppure, apparso e riapparso sulla scena del belpaese, a dettare legge al governante di turno per conto di Washington (ad esempio: la disastrosa posizione italiana sull’Ucraina). Allora, chi è? Il famigerato Michael Ledeen. In un’intervista pubblicata il 10 marzo 2015 dal quotidiano Il Giornale l’interlocutore gli chiede: «In Italia il suo nome è stato associato a quello di Matteo Renzi, per la sua amicizia con Marco Carrai, suo consigliere economico. È vero? C’è un rapporto tra lei e il neo presidente del Consiglio?». E la spia della Central Intelligence Agency risponde testualmente: «Ci conosciamo da circa dieci anni, quando i nomi di Renzi e di Carrai non erano noti al grande pubblico. Ci vediamo due-tre volte all’anno in Italia e in America».

Insomma, il classico supporto a stelle e strisce nella colonia delle banane tricolori. Non è tutto. Ledeen ha confermato anche in una precedente intervista al “Sole 24 Ore” come svolga mansioni di consulente sui temi di politica estera e di politica interna statunitense, nei  rapporti che intrattiene con il presidente del Consiglio, piazzato alla presidenza del consiglio dei ministri dal presidente illegittimo Napolitano (sentenza della Corte Costituzionale numero 1 dell’anno 2014), ottimo amico del criminale internazionale impunito, tale Henry Kissinger.



Il Sole 24 ore del 15 gennaio 2014 in un articolo titolato “I due consiglieri atlantici (e opposti) del sindaco” mai smentito da Renzi, riporta: « Matteo Renzi e il suo collaboratore Marco Carrai amano molto l'America. E nella vasta rete di contatti che vi hanno costruito spiccano due figure quasi opposte: Matt Browne e Michael Ledeen…».

A suo dire, dunque, Ledeen è sostenitore di Berlusconi nonché mentore di Renzi, quello spuntato dal nulla a minacciare di trattamento sanitario obbligatorio gli avvistatori di scie chimiche iscritti al piddì. In effetti, la frequentazione fra i due è datata: l’11 novembre 2005 troviamo a Firenze (salone dei 500) Michael A. Ledeen, presentato in qualità di «Studioso di politica internazionale presso l’American Enterprise Institute (AEI). Già consulente del Pentagono e del Dipartimento di Stato Americano» all’Eunomia master. Lo stesso giorno di dieci anni fa, al cosiddetto “incontro straordinario”  va in onda una tavola rotonda denominata “La politica di Europa e Stati Uniti di fronte alle sfide della globalizzazione”. Alla kermesse partecipano: Matteo Renzi (presidente della provincia), Robert Kagan, “Commentatore politico e studioso, membro del Council on Foreign Relations” (un’organizzazione terroristica a livello planetario), Richard Perle (“Consigliere politico del Presidente degli U.S.A. George W. Bush, presiede la Foundation for the Defense of Democracies. È stato Presidente del Defense Policy Board”), nonché Massimo D’Alema e altri. Nell’annessa brochure dell’associazione Eunomia è scritto che «Marco Carrai Resp. Relazioni Esterne Responsabile dello staff del Presidente della Provincia di Firenze e consigliere comunale a Firenze. È stato assessore al bilancio e alle politiche del lavoro del Comune di Greve in Chianti». Marco Carrai è l’imprenditore-amico che pagò l’affitto della casa di Firenze a Renzi per ben 34 mesi, magicamente impegnato in Israele in venture capital e nuove tecnologie.

«LO STORICO LEDEEN 'SI TENGA LONTANO DALL' ITALIA'» è il titolo a caratteri cubitali apparso sul  giornale La Repubblica il 31 luglio 1984, che riprende un’inchiesta del settimanale L’espresso. Ma ecco cosa si legge in dettaglio: «Non è ufficialmente un "indesiderabile, ma poco ci manca. In ogni caso, per l' ammiraglio Fulvio Martini responsabile del controspionaggio militare (Sismi) Michael Ledeen, cittadino americano con studi in Italia, esperto del nostro paese, storico del fascismo, consulente del dipartimento di Stato, già consigliere di Kissinger e di Haig, grande amico di quel personaggio inquietante che è il faccendiere-ricercato Francesco Pazienza è bene che si tenga lontano dalle frontiere italiane. Anzi, Ledeen, secondo il desiderio manifestato dall' ammiraglio Martini all' ambasciatore americano, Maxwell Rabb, non deve più tornare in Italia. Un giudizio clamoroso, destinato ad avere echi nelle due capitali e ripercussioni nei rapporti tra i due paesi. Forse anche per questo l' ammiraglio Martini ha scelto, per renderlo noto, una sede istituzionale altamente qualificata come il Comitato interparlamentare di controllo sui servizi di informazione. A rivelare i contenuti dell' audizione è il settimanale "L' Espresso", nel suo numero in edicola. Il fatto è che dietro i panni dello storico contemporaneo e dell' ascoltato consigliere politico si celerebbe, secondo i nostri servizi di controspionaggio, un mestatore e la diffida a tornare in Italia viene presentata come un momento dell' operazione-pulizia, già avviata da Lugaresi. Titolare di una rivista intitolata "Washington Quarterly", Ledeen vanta tra l' altro di aver messo a segno un colpo giornalistico rivelando i traffici di Billy Carter, fratello dell' allora presidente degli Stati Uniti con la Libia, un dossier - si dice - messo insieme soprattutto a Roma».

Chi vuole farsi un’idea più approfondita su Leeden può sfogliare i documenti della “commissione parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi”, oppure dare un’occhiata ai resoconti ufficiali nordamericani sullo scandalo Iran-Contra. In alternativa il libro Trame atlantiche dell'ex parlamentare Sergio Flamigni offre un quadro documentato sugli intrighi di Leeden (pagine 232, 260, 344, 372-374).

Michael A. Ledeen appare anche nelle motivazioni giudiziarie sulla strage di Ustica. La citazione in questione, è un ulteriore ritratto illuminato: 
«Veniva anche trasmesso un carteggio concernente Mike Ledeen, relativo alla richiesta di pagamento di onorario per 30.000 dollari da lui avanzata al nostro Governo. L’onorario richiesto risaliva ad un incarico ricevuto nel 1978 dall’allora Ministro dell’Interno prima che questi lasciasse il dicastero, pertanto prima o durante il sequestro dell’onorevole Aldo Moro. L’incarico era relativo ad uno studio sul “terrorismo”. Sul punto non possono non richiamarsi le affermazioni del prefetto D’Amato rese alla Commissione P2, in cui riferendosi a Ledeen precisa che “era stato addirittura collaboratore dei Servizi italiani, perché aveva tenuto, insieme a due ex elementi della CIA, dei corsi dopo il caso Moro” (v. audizione Federico Umberto D’Amato, Commissione P2, 29.10.82). Ledeen al fine di ricevere il compenso scrive in data 25 luglio 80 su carta intestata “The Center for Strategic and International Studies” [un centro studi che annovera, nel suo board, il nome di Edward Luttwak, ndr] al Presidente del Consiglio Giulio Andreotti: “Vorrei ringraziarla per la Sua gentilezza con me, e spero di poter incontrarLa di nuovo quest’autunno, quando verrò a Roma. Mi è arrivata una comunicazione dal Ministro Rognoni dicendo che il progetto concordato a Washington durante il vertice della NATO è stato annullato. Capisco benissimo che un nuovo ministro vorrebbe fare i suoi progetti in piena libertà, e la decisione è completamente comprensibile. Ma io purtroppo avevo preso degli impegni, e sulla base dell’incarico dato a me a Washington, io ho garantito lavoro a tre esperti americani, uno dei quali si è dovuto dimettere dal Governo americano per poter lavorare con me. Tutti questi signori hanno dovuto rifiutare altri progetti, e spero, Signor Presidente, che Lei sarà d’accordo con me che c’è un debito nei riguardi di questi colleghi. Secondo la prassi locale, essi dovrebbero avere circa $30,000 per il lavoro e il tempo perso. Vorrei sottolineare, Signor Presidente, che io non voglio assolutamente niente per me stesso, e sono fiero della stima da Lei mostrata quando mi ha dato un incarico così importante. Spero che in un prossimo futuro mi sarà possibile essere utile al Governo italiano. E se il Governo non è d’accordo sulla questione del debito verso questi miei colleghi, in qualche modo troverò i soldi per rimborsarli. Spero che Lei troverà la possibilità di passare un’estate tranquilla, e che le vacanze Le offriranno un po’ di quella pace che Lei merita dopo tanti mesi di crisi e di tensione. Con la più grande stima per il lavoro da Lei compiuto, per l’Italia e per l’amicizia tra i nostri Paesi, rimango”. Come si vede il Ministro Rognoni, che nel frattempo aveva sostituito il dimissionario Cossiga, non aveva ritenuto di dar seguito ai progetti intercorsi tra Ledeen e il suo predecessore. Ciononostante il Presidente Andreotti stimò di dover risolvere la vicenda senza però ricorrere ai fondi riservati. In tal senso diede disposizioni di contattare il Capo della Polizia Coronas al fine di verificare la possibilità che quel Dicastero prendesse a suo carico la metà del costo dell’operazione. In un appunto del Capo di Gabinetto del P.C.M. datato 04.01.79 la vicenda è così riepilogata: “Il Ministro Cossiga – qualche tempo prima di lasciare l’incarico di Ministro dell’Interno – ebbe ad incontrarsi con il Sig. Ledeen, il quale gli prospettò l’idea di uno studio sul “terrorismo”. Il Ministro Cossiga si dichiarò convinto della bontà dell’idea, lasciando intendere che la ricerca sarebbe stata opportunatamente compensata, a ristoro delle spese sostenute. Sta di fatto che – di seguito all’uscita del Ministro Cossiga dal Governo - la cosa rimase sospesa. Riprospettata al Ministro Rognoni, questi - data l’indeterminatezza dei precedenti rapporti – non ritenne di dar seguito (è attendibile l’opinione che, a parte l’indeterminatezza della situazione precedente, la perplessità è derivata dal fatto che - a quanto riferito - il Sig. Ledeen è persona vicina agli ambienti di Kissinger e quindi in posizione di contrapposizione alla attuale Amministrazione USA). I cauti approcci fatti per trovare una soluzione agli aspetti amministrativi - così come prospettava nella sua lettera dal Sig. Ledeen - non hanno portato a risultati pratici, per intuibili motivi (l’eccezione è stata quella della mancanza di fondi; risposta questa avuta sia dall’Interno sia dalla Difesa)”. Il carteggio si conclude con una nota del Segretario Generale del Cesis, Walter Pelosi, datata 14 gennaio 79 del seguente contenuto “Caro Vincenzo (Vincenzo Milazzo Capo di Gabinetto della Presidenza del Consiglio; nde), ho preceduto per la questione Ledeen nel senso concordato e ti sarò grato se vorrai assicurare al riguardo l’Onorevole Presidente del Consiglio”. (v. atti trasmessi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri con missiva del 3 giugno 97). È facile intuire dal tenore della missiva che il Presidente Andreotti si sia infine rivolto al Cesis, così attingendo ai suoi fondi riservati, per compensare il Ledeen”».

In altri termini, Michael A. Ledeen risulta oggettivamente coinvolto in molte trame oscure: dalla loggia P2, agli insabbiamenti delle stragi legate alla strategia della tensione, dai finanziamenti agli squadroni delle morte nicaraguensi allo scandalo Iran-Contras, dai dossier truccati, alla base della seconda guerra in Iraq, al caldeggiamento dell'aggressione all'Iran. In Italia Leeden ha infilato le sue grinfie nelle ferite più purulente: strategia della tensione, strage di Bologna, strage di Ustica, brigate rosse, rapimento Moro, pistolettata di Ali Agca al pontefice, falsa storia dello yellowcake (la torta di uranio del Niger che l’Iraq avrebbe segretamente importato, ovvero il pretesto formale per aggredire Saddam Hussein e sostenere la menzogna di Bush junior, che l’Iraq aveva armi di distruzione di massa. Appunto: documenti fabbricati dai servizi italiani, su suggerimento di Ledeen. Durante il rapimento Moro, Leeden faceva la spola al Viminale, per consigliare il ministro Cossiga. La spia Francesco Pazienza,nel processo del 1986-1988,in cui fu imputato per i depistaggi nella strage di Bologna, ha raccontato che «Ledeen era nel Supersismi prima che lui ci entrasse. E aggiunse:Il Supersismi non era una struttura ma un’organizzazione.(…) tra loro c’era Michael Ledeen,che era già lì prima che arrivassi io,e continuò a collaborare con i servizi, tanto che io arrivai a sapere con assoluta certezza che nel 1985 lui ottenne tutto il materiale dell’inchiesta sull’attentato al Papa». Dalle indagini sulla strage di Bologna risulta che gli insabbiamenti furono coordinati dalla P2, soprattutto con i suoi uomini nel SISMI.Gelli e Francesco Pazienza sono stati condannati per le loro responsabilità nella vicenda.Per dirla con Reseau Voltaire. un soggetto-chiave nella rete occulta della NATO in Europa, negli anni della strategia della tensione in cui tutta una serie di attentati, di brigatisti rosso-neri, furono organizzati, in gran parte da quella rete, per mantenere l’Italia sotto il tallone atlantista. Scoppia mani pulite? Ed ecco che Ledeen invita a Washington Antonio Di Pietro: a cena, e poi a farsi applaudire all’American Enterprise. Ledeen, inoltre, ha diretto il Jewish Institute for National Security Affairs (JINSA),ovvero la cupola in cui si allacciano i rapporti occulti tra l’esercito israeliano,il Pentagono e l’apparato militare industriale nord-americano. Michael A. Ledeen,è anche propagatore di un’ideologia che ha denominato "universal fascism". 


Ho verificato oggi nella banca dati del parlamento italidiota. Su Michael A. Leeden, compare un solo atto, vale a dire l’interrogazione parlamentare numero 4/09684, indirizzata dal deputato Oskar Paterlini al presidente del consiglio dei ministri e al ministro della difesa. Da allora l’iter è ancora “in corso”, ossia nessun governo (Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Monti, Letta, Renzi) ha ancora fornito delucidazioni. 

Perché Renzi a parte le sparate progandistiche, non ha desecretato ben 12.500 documenti sull'assassinio di Aldo Moro?


Frasi celebri di Michael A. Leaden: «Il miglior programma in assoluto di educazione alla democrazia si chiama “Esercito degli Stati Uniti”.  La stabilità è una missione indegna per l’America, ed anche un concetto fuorviante. Non vogliamo la stabilità in Iran, Iraq, Siria, Libano, e perfino nell’Arabia Saudita, vogliamo che le cose cambino. Il vero problema non è se, ma come destabilizzare. La potenza formidabile di una società libera dedicata ad una sola missione è qualcosa che [i nostri nemici] non riescono a immaginare … La nostra vittoria inaspettatamente rapida in Afghanistan è il preludio di una guerra molto più vasta, che con tutta probabilità trasformerà il Medio Oriente per una generazione almeno, e ridefinirà la politica di molti paesi più vecchi in tutto il mondo».
.

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 2 Mesi fa #4826 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
QUANDO LO STATO CREA L'EVERSIONE

Riprendendo il discorso aperto nel post riguardante l'attentato di Orlando in Florida,di seguito troviamo una disamina su quello che rappresenta la piu' grossa organizzazione eversiva mondiale l' f.b.i. letteralmente federal bureau investigation, la sua nascita e la sua vita e' costellata di operazioni sia alla luce del sole che nascoste di chiara marca eversiva ed omicida, la preparazione di attentati sia a persone singole che di massa, la delazione e la messa in circolazione di notizie false atte a screditare i malcapitati di turno sono la spina dorsale della sua esistenza.Al di la' di chi abbia commesso l'ennesimo attentato colorato per l'occasione con il colore dello spauracchio di turno,della tecnica usata, dell'obiettivo scelto,c'e' una cosa che rimane fissa ed invariabile,l'uso degli apparati dello stato contro i suoi stessi cittadini nonche' dei cittadini degli altri stati.

8 luglio 2014
Come l'FBI organizza i terroristi
di Pino Cabras.
da Megachip.


C’è una clamorosa notizia, appena divulgata in questo caldo luglio 2014 dall'informazione mainstream, che dimostra quanto traviante sia la definizione di “complottista”, usata per screditare chi fa normale giornalismo d'inchiesta. La notizia, per chi la voleva vedere, c'era già cinque anni fa, ed è semplice e terribile: gran parte degli attentati terroristici sul suolo USA sono indotti dalla stessa organizzazione che li dovrebbe combattere: l’FBI.
Noi quella notizia l’avevamo voluta vedere già nel 2009, quando pubblicammo – tra gli altri - un articolo intitolato «Retroscena di un falso attentato» (leggete più avanti e confrontate).
A quel tempo, invece, la Rai e la Repubblica ripetevano le veline dell'FBI: fanno così molto spesso, senza correggersi mai, o facendolo solo molti anni dopo, quando chi voleva raggiungere un certo effetto lo ha già raggiunto. Così, le notizie che possono smentire l’allarme gridato spariscono. Rimane invece la prima impressione dell’allarme, quando la notizia urlata e falsa si deposita nella coscienza di lettori e spettatori. Ed è per colpa di questa informazione - che si è preoccupata solo di aizzare (quando glielo ordinavano), o di sopire e troncare (quando faceva comodo) - che ogni giorno ci è stato rubato un pezzo di libertà, di sovranità, e infine imposto lo spionaggio totalitario della NSA.
Non stiamo parlando di un generico sottofondo di notizie: si tratta dei modi con cui si è lanciato un allarme sicurezza permanente che ha fatto da base giuridica e premessa politica delle guerre di aggressione intraprese dal 2001 in poi, nonché delle leggi che hanno consentito lo spionaggio onnipervasivo e reintrodotto gli arresti extralegali e la tortura.
In questo quadro emerge chiaramente che il terrorismo in USA è un’interminabile catena di azioni false flag (sotto falsa bandiera), in cui gli attori hanno sempre il fiato sul collo dell’FBI, che li manipola per i propri fini. Era così già dal primo attentato alle Torri gemelle di New York, nel 1993, fu così per una parte dei soggetti implicati nei mega-attentati dell’11 settembre 2001, è stato così per Mutanda Bomber e per la maratona di Boston.
L’indagine di Human Rights Watch sarebbe già sufficiente da sola per dire che questo è un metodo di governo e che il cosiddetto terrorismo è in prevalenza una forma di manipolazione di massa coperta da entità statali e usata con l’accordo dei pochi proprietari della quasi totalità dei grandi organi di informazione che sono adibiti a organizzare l’isteria collettiva a comando.
La realtà è tuttavia con ogni probabilità ancora più vasta e incancrenita, tanto che l’indagine sarebbe da estendere anche oltre gli USA (pensiamo agli attentati di Londra del 2005), oltre l’FBI (pensiamo al terrorismo internazionale segnato e finanziato da un intreccio di servizi segreti di vari paesi), e oltre i piccoli episodi (pensiamo anche all’11 settembre e all’allarme antrace del 2001).Segue.....

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 2 Mesi fa #4845 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
QUANDO LO STATO CREA L'EVERSIONE


Human Rights Watch denuncia:

"Fbi pagava musulmani per attentati"

Secondo un'indagine su 27 processi e 215 interviste, l'agenzia di intelligence interna americana "ha creato dei terroristi sollecitando i loro obiettivi ad agire e compiere atti di terrorismo"

da RAINews.it  – 22 luglio 2014.



Musulmani incoraggiati per compiere atti di terrorismo. A volte anche retribuiti. A denunciare l'operato dell'Fbi, la polizia federale americana è una ong statunitense, Human Rights Watch.In un rapporto pubblicato in rete, l'organizzazione accusa l'Fbi di aver violato la legge e di non aver perseguito le reali minacce (qui la versione pdf scaricabile, in inglese).

Con la collaborazione dell'Istituto per i diritti umani dell'Università della Colombia, Human Rights Watch ha esaminato 27 casi di indagini che sono passate attraverso un processo, intervistando 215 persone, incluse quelle accusate o condannate per atti di terrorismo.

«In molti casi il governo, usando i suoi informatori, ha sviluppato falsi complotti terroristici, persuadendo e in alcuni casi facendo pressione su individui, per farli partecipare e fornire risorse per attentati», scrive Hrw. Per l'organizzazione, metà dei casi esaminati fa parte di operazioni portate avanti con l'inganno e nel 30% dei casi un agente sotto copertura ha giocato un ruolo attivo nel complotto.

«Agli americani è stato detto che il loro governo veglia sulla loro sicurezza prevenendo e perseguendo il terrorismo all'interno degli Stati Uniti», ha detto Andrea Prasow, vice direttore di HRW a Washington. «Ma se si osserva da vicino si scopre che molte di queste persone non avrebbero mai commesso crimini se non fossero stati incoraggiati da agenti federali, a volte anche pagati».

Secondo Hrw, l'FBI spesso individua soggetti vulnerabili, con problemi mentali o dalla scarsa intelligenza, come Rezwan Ferdaus, un 27enne condannato a 17 anni di carcere perché accusato di voler attaccare il Pentagono e il Congresso con piccoli droni carichi di esplosivo, in un falso complotto organizzato dagli stessi agenti americani.

Il ministro della Giustizia, Eric Holder, cui l'Fbi risponde, ha difeso l'operato dei 'federali' e delle loro "operazioni sotto copertura". Segue....

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 2 Mesi fa - 8 Anni 2 Mesi fa #4858 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
QUANDO LO STATO CREA L'EVERSIONE

Retroscena di un falso attentato





"Attentato sventato a New York", strombazzavano i media il 20 maggio 2009. La notizia ha meritato titoloni e tanti commenti che hanno riempito le "breaking news" e qualche paginone, ma finora si è indagato poco.

Per la maggior parte dei media è scattato il riflesso di chi dice "non abbassiamo la guardia". E Dick Cheney, l'anima nera della precedente amministrazione USA, ne ha approfittato per l'ennesima tirata contro chi vuole smantellare il sistema da lui messo in piedi. Ma cosa è successo davvero a New York? Un'analisi appena più approfondita rivela sorprese clamorose.

Le vicende di "attentati sventati" degli ultimi anni mostrano in comune il ruolo ambiguo dei servizi di sicurezza.

Non fa eccezione l'ultimo caso newyorchese.

Scopriamo che i quattro «terroristi islamici» hanno una biografia da sfigati ricattabili, delinquenti abituali statunitensi di facile manipolabilità, e dal profilo jihadista improbabile. Il loro ordigno al plastico disposto dinnanzi a una sinagoga non è esploso, era "inerte". Gli era stato fornito da un quinto elemento, un agente dell'FBI infiltratosi con la promessa di fornire un kit del perfetto terrorista che comprendeva anche un falso missile (per abbattere un aereo). Le mosse erano seguite passo dopo passo, di fatto governate, da molti mesi, in sinergia con altre agenzie federali.

Un importante elemento di raccordo fra i quattro e l'FBI era il cinquantaduenne pakistano Shahed Hussain, diventato informatore dell'agenzia federale dopo che nel 2002 era stato incriminato per banali reati legati a questioni d'immigrazione, e reso così prono ai ricatti. Hussein si presentava ai quattro con molta disponibilità di denaro e con promesse di procurare armi e ordigni speciali.
Ma il pezzo grosso dell'FBI è un altro. Risponde al nome di Robert Fuller. È un agente che ricompare in diverse vicende controverse, sin dalle circostanze legate agli eventi dell'11 settembre 2001.
Fuller nell'agosto del 2001 ebbe l'incarico di rintracciare e arrestare due persone molto sospette, Khalid al-Mindhar e Nawaf al-Hamzi. La segnalazione era giunta dalla CIA il 23 agosto dopo che i due erano giunti sul suolo USA. Qualche settimana ancora, e i loro nomi sarebbero stati ricompresi nella lista dei presunti dirottatori dell'11/9. La ricerca di Fuller fu talmente svogliata, che finanche la Commissione sull'11/9 ebbe a menzionarne l'indolente inefficacia.

Fuller riappare in cronaca nel novembre 2004. A Washington, sul marciapiede davanti alla Casa Bianca, un uomo si dà fuoco. È lo yemenita Mohamed Alanssi. Sopravvive con il trenta per cento del corpo coperto di ustioni. Nel frattempo emerge un documento di suo pugno nel quale spiega in qualche modo l'insano gesto. È una lettera per Robert Fuller, eccolo lì di nuovo, il quale lo aveva reclutato come informatore. Alanssi scrive di voler vedere la sua famiglia in Yemen prima di dover testimoniare in un tribunale USA su spinta di Fuller perché si dice certo che, dopo quella deposizione, la sua famiglia e lui stesso moriranno. Al «Washington Post» rivela: «Ho fatto un grosso errore a collaborare con l'FBI. L'FBI ha distrutto la vita mia e della mia famiglia, intanto che mi prometteva l'ottenimento della cittadinanza e di pagarmi 100 mila dollari». La somma fu erogata, ma Alanssi non acquisì la cittadinanza USA. La moneta di scambio era una testimonianza a carico di svariati imputati islamici.

Robert Fuller lo rivediamo in Afghanistan, all'aeroporto di Bagram, dove interroga - con i metodi disumani consentiti in questi anni di torture e pressioni - un quattordicenne afghano, Omar Khadr, orbo di un occhio dopo il combattimento in cui è stato catturato. A Khadr sono mostrate diverse foto di presunti guerriglieri, e gli viene chiesto un qualche riconoscimento. Fuller riesce a estorcere al giovane l'identificazione di un uomo canadese di origine mediorientale, Maher Arar, che a quel punto deve rispondere all'accusa di essere stato fra i guerriglieri afghani. Arar è arrestato sul suolo canadese e diventa uno dei tanti casi di «extraordinary rendition». Nell'incertezza giuridica sul grado di copertura sulle pratiche di tortura, Arar è consegnato alla Siria, dove ci sono meno esitazioni costituzionali sui supplizi di Stato (e questo è uno dei più stupefacenti casi di collaborazione fra paesi che altrimenti non si risparmiano atti ostili). Lì Arar viene torturato per mesi e mesi, come è avvenuto in tanti altri casi. Il ragazzo che lo ha accusato finisce intanto nel campo di Guantanamo, dove la commissione militare speciale lo processa nel gennaio 2009. Fuller è chiamato a testimoniare e l'agente FBI ribadisce che il riconoscimento di Arar è avvenuto sulla base di una foto. Il controesame del testimone spinge Fuller ad ammettere che all'inizio il riconoscimento non era stato così netto, anzi era proprio vago, e che solo una protratta «intensa pressione» aveva spinto Khadr a ricomporre in modo più assertivo il ricordo.

Peccato che nel frattempo gli inquirenti canadesi trovano le prove che il loro concittadino, proprio nel periodo in cui secondo Khadr e Fuller si trovava in Afghanistan, era invece in patria. Le autorità si rivolgono alla Siria per riavere Arar, evidentemente innocente. La sua storia viene raccontata dalla cronista Kerry Pither in un libro (Dark Days: The Story Of Four Canadians Tortured In The Name Of Fighting Terrorism).

E poi arriviamo all'ultima vicenda.

I quattro terroristi "islamici" fatti arrestare da Robert Fuller nel 2009 sono: James Cromtie, 44 anni, di cui 12 in prigione, un bugiardo patologico, un violento; David Williams, 28 anni, pluripregiudicato, il quale possiede una pistola da quando se ne compra una coi soldi datigli dall'FBI; Onta Williams, 32 anni, una vita dentro e fuori le prigioni; Laguerre Payen, 27 anni, pregiudicato, schizofrenico sottoposto a trattamento con psicofarmaci.

I quattro hanno incontrato questa caricatura di jihadismo soltanto perché un agente provocatore glielo ha proposto, con insistenze e azioni perseveranti, prospettando loro denaro e armi. Li ha messi insieme lui, insomma. L'allegra compagnia "islamista" non si priva di droghe, banchetti e sontuose bevute.



Il ritratto che emerge somiglia a quello di altri personaggi bizzarri che abbiamo imparato a riconoscere anche nelle cronache sulle deviazioni dei servizi segreti italiani nel corso degli anni, anche di recente, come nei casi di Mario Scaramella o Igor Marini. Sempre oltre il filo dell'impostura e della millanteria, questi soggetti compiono atti che si muovono macchiettisticamente lungo le frange esterne delle trame dei servizi segreti, con coperture, depistaggi, manovre che creano confusione, ma sempre disseminate di riconoscibili contatti con autorità governative. La commistione di vero e falso dei loro racconti e delle schede che li riguardano sembra indicare anche una loro strutturale indifferenza psicologica rispetto al confine tra verità e inganno. Basterebbe poco a smascherare le trame.

Tutta la vicenda dei quattro balordi di New York somiglia maledettamente a un sistema messo in piedi qualche anno fa nell'ambito della Guerra al Terrore. Un comitato di consulenti in seno al Pentagono, il Defense Science Board, nell'estate del 2002 ha proposto la creazione di una squadra di un centinaio di uomini, il P2OG (Proactive, Preemptive Operations Group, ossia Gruppo azioni attive e preventive), con il compito di eseguire missioni segrete miranti a 'stimolare reazioni' nei gruppi terroristici, spingendoli a commettere azioni violente che poi li metterebbero nelle condizioni di subire il 'contrattacco' delle forze statunitensi.

Il paradosso di una simile operazione è spinto fino a limiti estremi. Pare che il piano debba in qualche modo opporsi al terrorismo causandolo.

In base al documento prodotto presso il Dipartimento della Difesa statunitense, altre strategie comprendono il furto di denaro a delle cellule di terroristi o azioni di depistaggio attraverso comunicazioni false. Viene subito alla mente il caso del falso comunicato n. 7 delle Brigate Rosse durante il sequestro di Aldo Moro, nel lontano 1978, uno dei tanti depistaggi degli 'anni di piombo', quando erano in incubazione su scala limitata i metodi poi estesi alla globalizzazione della paura.

Gli atti precisi cui ricorrere per 'stimolare reazioni' nei gruppi terroristici non sono stati svelati, il tutto in ragione della riservatezza di fonti e contatti da non compromettere.

Un'organizzazione come questa è perfetta per creare confusione e depistaggi, quel genere di caos che si determina nel passaggio dall'«infiltrazione» alla «provocazione».

Il documento del Pentagono si spinge poi a spiegare che l'uso di questa tattica consentirebbe di considerare responsabili degli atti terroristici provocati quei paesi che ospitassero i terroristi, a quel punto considerati dei paesi a rischio sovranità.

Il grande giornalista investigativo Seymour Hersh, una mosca bianca fra la grande stampa, ha rivelato già all'inizio del 2005 che il P2OG è stato rimesso all'opera. Cosa svelava Hersh?

«Sotto il nuovo approccio di Rumsfeld, mi è stato riferito (da fonti interne ai servizi americani, ndr) che agenti militari USA sarebbero stati autorizzati all'estero a fingersi uomini d'affari stranieri corrotti, intenti a comprare pezzi di contrabbando che possano essere utilizzabili per sistemi d'armamento atomici. In certi casi, stando alle fonti del Pentagono, dei cittadini locali potrebbero essere reclutati per entrare a far parte di gruppi guerriglieri o terroristici. Ciò potrebbe comprendere l'organizzazione e l'esecuzione di operazioni di combattimento, o perfino attività terroristiche.»

Evidenziamo: «perfino attività terroristiche».

Anche il prossimo libro di Hersh, di imminente pubblicazione, sarà incentrato sull'esistenza di un mondo pseudo-terroristico e para-terroristico che ha pericolosi punti di contatto con strutture dotate di una qualche patina di legalità.

La recente vicenda di New York, così come le vicende degli attentati londinesi reali o sventati tra il 2005 e il 2007, e altri episodi ancora, sembrano indicare un metodo di lavoro molto consolidato, in grado di inquinare la scena pubblica con una paura indotta.

Fonte: megachip.globalist.it/Detail_News_Displa...i-un-falso-attentato .

NO FAITHS NO PAIN
Ultima Modifica 8 Anni 2 Mesi fa da Starburst.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 2 Mesi fa #4929 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
PERCHE' MORO DOVEVA MORIRE

Un altro piccolo tassello in uno dei casi piu' intrigati del nostro paese,l'articolo scritto da S.Limiti una delle autorita' nella competenza sulla storia nascosta d'italia,racconta di come anche per il movito sotto elencato Moro ando' incontro a morte sicura, Kissinger (ricordate uno degli elementi del trio mondezza) raggiunse il suo obiettivo, e' inutile pensare che la persona indicata nell'articolo possa essere un altro,aveva sia il potere che le capacita' per ordinare che non fosse fatto nulla per salvare lo statista italiano.

Caso Moro, in documento riservato la trattativa “palestinese” per la sua liberazione e perché fallì

Si tratta dell’informativa inviata a metà aprile (la data esatta che ci è stata riferita è il 24) dal Centro Sismi di Beirut acquisita della Commissione parlamentare d’inchiesta.
di Stefania Limiti | 19 giugno 2016


Carte, carte e ancora carte. Sul caso Moro esiste una montagna di carte da dove, ogni tanto, esce qualche perla. Come quella che apre un nuovo squarcio sull’effettiva, reale possibilità di una via negoziale per risolvere lo stallo del sequestro più drammatico della storia politica italiana. E che conferma quanto disse al il fattoquotidiano lo scorso ottobre Bassam Abu Sharif, l’ex portavoce del Fronte popolare per la Liberazione della Palestina, un pezzo radicale dell’Olp di Yasser Arafat: “A Beirut era pronto un aereo per i brigatisti dopo la liberazione del presidente Dc. Ma intervenne una terza parte e il telefono non squillò più”.
Il documento, riservato, è stato acquisito della Commissione parlamentare d’inchiesta e un’autorevole fonte conferma la sua importanza. Si tratta dell’informativa inviata a metà aprile (la data esatta che ci è stata riferita è il 24) dal Centro Sismi di Beirut alla direzione centrale di Roma nella quale si riferisce dello stato delle trattative avviate dai Palestinesi per ottenere la salvezza del loro amico Aldo Moro. La situazione era davvero a buon punto, tanto che il capo centro, l’ormai molto noto colonnello Stefano Giovannone, rientra a Roma con un aereo messo a disposizione niente di meno che dall’Eni. La conclusione di un accordo per liberare Moro era molto vicina, tutto era giunto ad una fase molto avanzata di dialogo, come in effetti ci disse Mister Sharif: “L’aereo a Beirut era pronto. … ma tutto fu improvvisamente interrotto … Una terza parte, fortemente contraria, anzi intenzionata a liberarsi di Aldo Moro e della sua politica d’indipendenza, riuscì ad impedire le trattative. Per questo quel telefono non squillò più”. Dunque, non ha più senso chiedersi: ci furono le trattative per la liberazione di Moro oppure no? La domanda giusta, e che pesa come un macigno, è: chi intervenne per impedire una positiva conclusione dell’affaire?
Il documento, ritenuto di “estremo interesse”, conferma la solidità dell’alleanza stretta da Aldo Moro con la leadership palestinese, sfociata nel cosiddetto Lodo Moro, un accordo che legittimava la resistenza palestinese imponendo ai suoi gruppi armati di salvaguardare la sicurezza del nostro Paese. Uno dei rari casi in cui una scelta di politica estera è stata intrapresa in nome della nostra sovranità nazionale. Un’intesa vitale per i palestinesi che non potevano certo stare a guardare che Moro venisse cancellato dalla scena politica: di qui il loro frenetico, ancorché inutile, sforzo diplomatico, testimoniato più volte da Bassam Sharif, che era molto addentro alle cose italiane, e non solo da lui. Il Lodo Moro ha resistito abbastanza dopo l’uccisione del suo inventore.
Dal relativo fascicolo messo a disposizione della Commissione, classificato “segretissimo” - è stato fatto cadere il segreto di Stato ma resta un alto livello di riservatezza perché quelle carte si riferiscono ai rapporti con altri Stati – sono emerse carte che provano il buon andamento dei rapporti tra leadership palestinese e Italia e la “buona tenuta” del Lodo fino almeno all’ottobre del 1980, periodo al quale i documenti si riferiscono. Cioè sicuramente dopo le stragi di Ustica e Bologna: per questo chi parla di quei tragici eventi in chiave di una ritorsione palestinese contro l’Italia, come hanno fatto recentemente i senatori Carlo Giovanardi e Maurizio Gasparri, mesta nel torbido. Lo conferma il loro collega e storico Paolo Corsini: “Non vi è alcun elemento che colleghi a nessun titolo e in alcun modo quelle carte a Ustica e Bologna”, lo ha ribadito più volte un altro commissario dell’organismo parlamento, Paolo Bolognesi: “Nulla, neppure una virgola può essere collegato in quelle carte alle stragi”. Non ci resta che aspettare nuovi e auspicabili elementi investigativi, oltre che la possibilità di poter liberamente consultare questi materiali.

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 1 Mese fa #5084 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
A lungo tenuto nei cassetti delle redazioni giornalistiche,perche' giudicato politicamente scorretto,questo articolo a nome Flora Grim,sicuramente uno pseudonimo,cerchero in futuro di sapere chi e', cerca di spiegare come l'ideologia anti-islamofoba abbia arrecato piu' danni che benefici per le polazioni arabe e mussulmane in genere :

Sull’ideologia Anti-islamofoba


Questo testo intende essere una risposta a coloro che,‭ ‬sono impegnati nella lotta contro l‭’“‬islamofobia‭” ‬e,‭ ‬in virtù di questo,‭ ‬vorrebbero interdire ogni genere di critica contro l’Islam e promuovere una teoria della‭ “‬razza sociale‭”‬,‭ ‬in un clima quanto meno generatore di tensioni,‭ ‬di accuse di razzismo ed anche di attacchi personali.
Se nasce probabilmente all’inizio del secolo scorso,‭ ‬è stato di recente che il termine‭ “‬islamofobia‭” ‬si è imposto in maniera eclatante come termine per indicare il razzismo verso gli‭ “‬Arabi‭”‬.‭ ‬Si passa così dal razzismo contro le popolazioni del Maghreb alla paura o l’orrore suscitato dalla religione dei mussulmani.‭ ‬Gli immigrati ed i loro discendenti non saranno più discriminati per ragioni‭ “‬etniche‭” ‬ma per la loro supposta appartenenza ad una cultura originale ridotta ad un solo dei suoi aspetti:‭ ‬la religione mussulmana‭ – ‬nonostante non sia praticata da molti,‭ ‬anche quando si mantengono di essa alcune tradizioni divenuti di uso comune.
Siamo di fronte ad un gioco di prestigio che assimila la‭ “‬razza‭” ‬alla religione in quanto matrice culturale,‭ ‬ad una‭ “‬mistificazione culturale‭ (…)‬,‭ ‬l’assegnazione di un intero popolo,‭ ‬in funzione della loro provenienza o del loro aspetto esteriore,‭ ‬alla categoria di‭ “‬mussulmani‭”‬,‭ ‬mettendo a tacere ogni sorta di critica all’Islam,‭ ‬in quanto questo non rientrerebbe più nella categoria della critica delle religioni,‭ ‬ma direttamente in quella del razzismo‭”‬.‭(‬1‭) ‬Se Claude Guillon vede del‭ “‬disprezzo‭” ‬in questo‭ “‬antirazzismo degli idioti‭”‬,‭(‬2‭) ‬noi vi scorgiamo soprattutto il fantasma che infesta la sinistra:‭ ‬il terzomondismo,‭ ‬ideologia che conduce ad adottare acriticamente la parte dell‭’“‬oppresso‭” ‬contro quella dell‭’“‬oppressore‭”‬.‭ ‬È così che,‭ ‬durante la guerra del Vietnam,‭ ‬criticare gli USA implicava sostenere il Viet Minh e la politica di Ho Chi Minh,‭ ‬del quale i comitati Vietnam scandivano il nome ed innalzavano il ritratto durante le manifestazioni,‭ ‬come oggi sostenere i Curdi può implicare il sostegno al PKK ed innalzare il ritratto di Oçalan.‭ ‬Questo è successo durante la guerra d’Algeria dove coloro che,‭ ‬vedendo nel‭ “‬colonizzato‭” ‬lo sfruttato per eccellenza,‭ ‬hanno sostenuto incondizionatamente l’FLN,‭ ‬si è riprodotto durante la rivoluzione iraniana del‭ ‬1979‭ ‬e fra i propalestinesi.‭ ‬Il terzomondismo ha così abbandonato il proletariato come soggetto rivoluzionario per sostituirlo con il colonizzato,‭ ‬poi con l’immigrato,‭ ‬poi con il discendente d’immigrato‭… ‬per giungere ai religiosi.‭ ‬L’originale terzomondismo aveva promosso il relativismo culturale‭ ‬,‭ ‬i suoi successori hanno adottato il culturalismo che pretende di spiegare i rapporti sociali tramite le differenza culturali.‭ ‬È negli anni‭ ’‬80,‭ ‬con la grande mistificazione di SOS Racisme,‭ ‬che questo scivolamento è divenuto una dottrina che ha fatto nascere tutte le derive attuali,‭ ‬fino ad assegnare una identità‭ “‬mussulmana‭” ‬a tutti gli immigrati arabi ed ai loro discendenti.
Constatato lo scivolamento di una parte della sinistra verso l’ideologia culturalista,‭ ‬è interessante notare che questa è diventata,‭ ‬dopo il‭ ‬1968,‭ ‬il cuneo di sfondamento di una corrente di estrema destra:‭ ‬la‭ “‬Nuova Destra‭”‬.‭ ‬Il suo rifiuto dell’immigrazione non si fonda più su di un razzismo biologico ma sull’idea di un’assegnazione identitaria fondata su di una visione congelata delle società nelle loro tradizioni antiche,‭ ‬nonché sulla necessità,‭ ‬per conservare la pace sociale,‭ ‬di conservare delle culture omogenee.‭ ‬Secondo le elucubrazioni dei neodestrorsi,‭ ‬per cui i conflitti sono sempre etnico-culturali e mai di classe,‭ ‬i Maghrebini,‭ ‬per esempio,‭ ‬assegnati d’ufficio alla cultura mussulmana,‭ ‬devono di conseguenza restare nei loro paesi d’origine per vivere le loro tradizioni a casa loro‭! ‬Detto per inciso,‭ ‬Alain de Benoist,‭ ‬leader ideologico della‭ “‬Nuova Destra‭”‬,‭ ‬difende le lotte terzomondiste ed antimperialiste e nega il carattere razzistico della sua‭ “‬difesa dell’identità europea‭”‬.‭ ‬Questa trasformazione del discorso razzista è presente da qualche anno all’interno di un’altra formazione di estrema destra,‭ ‬alla ricerca di un’immagine rispettabile,‭ ‬il Fronte Nazionale,‭ ‬che riprende parte della retorica della‭ “‬Nuova Destra‭”‬:‭ ‬il problema non sono più gli‭ “‬immigrati‭”‬,‭ ‬ma i‭ “‬mussulmani‭”‬.
Accade così che si arrivi,‭ ‬da sponde teoricamente radicalmente opposte,‭ ‬ad adottare un discorso identitario il quale considera che tutti coloro che hanno un legame d’origine o familiare con l’uno o l’altro dei paesi del Maghreb‭ (‬o di altri paesi‭ “‬arabi‭”)‬,‭ ‬sono da considerarsi‭ “‬mussulmani‭”‬,‭ ‬dando loro l’aberrante appellativo di‭ “‬francesi di origine mussulmana‭”‬.‭ ‬Questo anche se non è a causa della religione che praticano o che viene loro attribuita che sono discriminati,‭ ‬ma perché sono lavoratori migranti o provenienti da famiglie che emigrarono:‭ ‬non è l’identità che è in gioco ma l’appartenenza di classe.‭ ‬Questa‭ “‬origine mussulmana‭” ‬che fa saltare gli atei di origine maghrebina,‭ ‬nasconde sia uno stigma sociale sia uno stigma culturale.‭ ‬Lo Stato ed i grandi Media non si ingannano quando fanno del‭ “‬mussulmano‭”‬,‭ ‬considerato necessariamente islamista‭ (‬più o meno moderato o radicale‭)‬,‭ ‬il nuovo prototipo del membro della‭ ‬Classe Pericolosa.‭ (‬3‭)
È su queste basi che l’ideologia identitaria anti-islamofoba giunge ad associarsi,‭ ‬in particolare presso certi marxisti,‭ ‬a quella della‭ “‬razza sociale‭”‬,‭ ‬chimera universitaria di recente importazione,‭ ‬che tenta di applicare qui lo schema razziale e comunitario della società nordamericana.‭ ‬Questa visione‭ “‬razzialista‭”‬,‭(‬4‭) ‬che pretende di creare una nuova categoria di‭ “‬razza‭” ‬non serve realmente ad altro che a mascherare o addirittura negare la realtà del rapporto sociale capitalista:‭ ‬lo sfruttamento dei proletari,‭ ‬di tutti i proletari,‭ ‬quale che sia la loro origine,‭ ‬il colore della loro pelle,‭ ‬la loro religione,‭ ‬i loro personali usi e costumi.‭ ‬La logica sarebbe che il razzismo sarebbe stato essenziale per lo sviluppo capitalistico allo scopo di giustificare il colonialismo:‭ ‬in realtà,‭ ‬però,‭ ‬considerare esseri inferiori gli oppressi è sempre stata una strategia di potere che si applica a tutti gli oppressi qualunque sia la loro presunta‭ “‬razza‭”‬.‭ ‬Bloccare nella loro condizione servi,‭ ‬contadini poveri,‭ ‬schiavi,‭ ‬operai,‭ ‬passa notoriamente attraverso il diritto di esprimersi e di avere accesso all’educazione,‭ ‬con il pretesto che essi sarebbero troppo stupidi ed ignoranti per questo,‭ ‬in quanto appartenenti ad una categoria‭ ‬inferiore.‭ ‬Ricordiamo,‭ ‬però,‭ ‬che gli inglesi hanno duramente colonizzato e saccheggiato gli irlandesi ed i russi gli ucraini senza avere bisogno di questa giustificazione.‭ ‬In generale,‭ ‬sfruttamento e colonizzazione,‭ ‬non hanno bisogno di scuse particolari.
Eppure,‭ ‬il razzismo esiste di certo ed il rigetto del‭ “‬mussulmano‭” ‬povero ed immigrato è una delle sue manifestazioni.‭ ‬I discorsi del FN,‭ ‬del Blocco Identitario e di Pegida‭(‬5‭) ‬contro l’Islam non sono che l’albero che nasconde la foresta:‭ ‬sono semplicemente dei razzisti che vogliono che gli immigrati sloggino.‭ ‬Ai loro occhi,‭ ‬l’argomento culturale è senza dubbio più accettabile dei vecchi argomenti razzisti basate su delle caratteristiche pretese innate‭ (‬i neri sono così,‭ ‬gli arabi colì‭…)‬.‭ ‬Questa strategia permette loro di aggregare in misura maggiore,‭ ‬tanto più che questi movimenti sfruttano per i loro scopi razzisti l’aumento effettivo dell’Islam radicale.‭ ‬Se l’immigrazione è‭ ‬per essi il problema fondamentale,‭ ‬essi si aggrappano ad argomenti onorevoli quali la difesa della laicità e la lotta contro il sessismo:‭ ‬in realtà però,‭ ‬che gli immigrati‭ (‬poveri,‭ ‬ovviamente‭) ‬siano o meno mussulmani‭ ‬,‭ ‬sono per loro sempre e comunque degli indesiderabili.
Il razzismo,‭ ‬come la xenofobia,‭ ‬è un arma che i dominanti utilizzano contro i dominati.‭ ‬Come scrive Fredy Perlman,‭ “‬i colonizzatori/invasori dell’America del Nord erano ricorsi ad un’arma che non era,‭ ‬come la ghigliottina,‭ ‬di recente invenzione,‭ ‬ma che era altrettanto mortale.‭ ‬Questo strumento sarà più tardi denominato razzismo e s’integrerà nella prassi nazionalista‭ (…)‬.‭ ‬Le persone che avevano abbandonato i loro paesi e le loro famiglie,‭ ‬che erano sulla strada di dimenticare la loro lingua e di perdere la loro cultura,‭ ‬che erano spogliati di tutto tranne che della loro socialità,‭ ‬erano manipolati al fine di considerare il colore della loro pelle come sostituto per ciò che avevano perduto‭ (…)‬.‭ ‬Il razzismo è stata una delle armi per mobilitare gli eserciti coloniali‭ (…) ‬e se non ha soppiantato gli altri metodi,‭ ‬li ha piuttosto affiancati‭”‬.‭(‬6‭) ‬Il suo scopo è quello di creare categorie che permettono‭
di prevenire o schiacciare ribellioni e lotte sociali.‭ ‬È ciò che ha fatto in Algeria il governo francese nel‭ ‬1870,‭ ‬concedendo per decreto‭ (‬la‭ “‬legge Crémieux‭”) ‬la nazionalità francese agli‭ “‬indigeni israeliti‭”‬.‭ ‬L’appartenenza‭ “‬religiosa‭” ‬è stata utilizzata per schiacciare le lotte sociali nell’ex Yugoslavia con la creazione a tavolino di una‭ “‬identità mussulmana‭” ‬fino ad allora sconosciuta,‭ ‬lanciando gli uni contro gli altri uomini che fino a quel momento avevano vissuto tutti insieme.
Logicamente,‭ ‬le divisioni razziali si fanno operanti soprattutto nei periodi di crisi,‭ ‬quando il reddito cala e l’impiego viene a mancare.‭ Segue...

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 1 Mese fa #5089 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
La storia nascosta

Sull’ideologia Anti-islamofoba
Seconda parte

‬È su questo terreno che il FN giunge a conquistare le antiche roccaforti operaie della sinistra.‭ ‬Anche nei periodi di piena occupazione,‭ ‬comunque,‭ ‬il potere ed i suoi mezzi di comunicazione hanno sempre più o meno alimentato la xenofobia,‭ ‬incoraggiando di volta in volta la stigmatizzazione di ciascuna delle differenti ondate di lavoratori immigrati‭ (‬i‭ “‬polacchi‭”‬,‭ ‬i‭ “‬mangiaspaghetti‭”‬,‭ ‬i‭ “‬portoghesi‭”…)‬.‭ ‬La grande differenza è che,‭ ‬nell’unità che si forma sul posto di lavoro,‭ ‬la solidarietà operaia prevaleva sui pregiudizi e si combatteva fianco a fianco.‭ ‬Ma questo era prima‭…
Quanto al termine‭ “‬islamofobia‭”‬,‭ ‬in realtà il problema non risiede nella nozione in se stessa ma nell’uso che ne fanno coloro che la manipolano.‭ ‬Vi si ritrovano gli stessi usi mistificanti della nozione di antisemitismo allorché questo termine è dato come sinonimo di antisionismo e giunge all’accusa di‭ “‬antigiudaismo‭”‬,‭ ‬tramite l’affermazione che la critica del sionismo deve necessariamente essere una posizione razzista di fronte ai‭ “‬giudei‭” ‬e non una critica all’aspetto colonizzatore di uno stato confessionale quale è Israele.
L’Islam politico tende,‭ ‬come dice Claude Guillon,‭ ‬a fare de‭ “‬l’islamofobia un’arma di guerra contro l’ateismo‭”(‬7‭) ‬e,‭ ‬più in generale,‭ ‬un veicolo di propaganda per la religione mussulmana.‭ ‬Gli anti-islamofobi di estrema sinistra hanno una posizione a dir poco ambigua relativamente all’islam politico.‭ ‬Pretendono così di interdire ogni genere di critica della religione mussulmana considerata come una pratica razzista,‭ ‬con un atteggiamento moralizzatore rivelatore di una mancanza di analisi politica dell’evoluzione dell’islam politico dopo la rivoluzione iraniana del‭ ‬1979‭ – ‬quando non ne negano addirittura l’esistenza.‭ ‬Di fronte al jihadismo,‭ ‬i nostri anti-islamofobi non si scompongono affatto:‭ ‬dopo ogni attentato commesso dai jihadisti in Europa‭ (‬che si aggiunge alla lunga lista delle loro atrocità,‭ ‬specialmente in Africa ed in Medio Oriente‭)‬,‭ ‬essi si preoccupano sopratutto della recrudescenza dell‭’“‬islamofobia‭” (‬ed anche,‭ ‬con maggiore ragione,‭ ‬delle politiche repressive,‭ ‬cosa questa che può portare a ritenere come unico responsabile di tutto l’imperialismo occidentale.‭ ‬Così,‭ ‬a loro avviso,‭ ‬gli attentati parigini del‭ ‬13‭ ‬novembre‭ ‬2015‭ ‬sarebbero esclusivamente una ripercussione delle guerre intraprese dallo Stato Francese in Iraq,‭ ‬Libia,‭ ‬Mali‭… ‬Gli interessi di quest’ultimo nello scacchiere politico africano e mediorientale sono evidenti,‭ ‬ma insufficienti a spiegare completamente la nascita e la persistenza dello Stato Islamico‭(‬8‭) ‬o di Boko Haram.‭ ‬Questi discorsi permettono in qualche modo agli anti-islamofobici di ignorare le implicazioni effettive dell’Islam radicale negli attentati,‭ ‬in Francia ed altrove nel mondo,‭ ‬e di negare l’autonomia morale dei loro autori,‭ ‬fino a deresponsabilizzare i fratelli Kouachi o Coulibaly perché sono proletari e‭ “‬figli dell’immigrazione‭”‬.‭ ‬Ritroviamo qui l’ideologia vittimistica che non solo assegna individui e gruppi a delle identità‭ (‬donne,‭ “‬razzistizzati‭”‬,‭ ‬ecc‭)‬,‭ ‬ma anche a delle categorie prefissate di vittime ed oppressi dei quali è proibito criticare scelte e pratiche,‭ ‬anche le più reazionarie.‭ ‬Questi atteggiamenti ideologici portano ad occultare il carattere controrivoluzionario dell’Islam radicale che,‭ ‬da molti anni,‭ ‬conosce in Europa occidentale‭ (‬senza di sicuro dimenticare il Maghreb ed il Medio Oriente‭) ‬un aumento,‭ ‬anche se resta minoritario relativamente alla totalità della popolazione che si dice mussulmana.‭ ‬Da quando era marginale,‭ ‬se non addirittura inesistente,‭ ‬l’Islam radicale,‭ ‬la cui forma maggioritaria è oggi il salafismo,‭ ‬si è molto espanso.
Per queste anime belle anti-islamofobe,‭ ‬occorrerebbe semplicemente considerare la religione mussulmana in maniera estremamente aperta perché sarebbe la‭ “‬religione degli oppressi‭”‬.‭ ‬Sembrano così dimenticare completamente che la funzione fondamentale di ogni religione è il controllo sociale e,‭ ‬ogni volta che se ne presenta l’occasione,‭ ‬l’Islam afferma dappertutto la sua volontà di controllo sulle società che intende governare.‭ ‬Così,‭ ‬il salafismo ha una forza sufficiente per esercitare il controllo su alcune zone urbane:‭ ‬durante i disordini del‭ ‬2005,‭ ‬i salafiti hanno anche cercato di controllare alcuni sobborghi.‭ ‬Lo sviluppo di questa tendenza si inscrive in un contesto di crisi economica,‭ ‬segnato dallo sviluppo della disoccupazione di massa,‭ ‬di attacco ai salari ma anche di arretramento delle politiche sociali dello Stato.‭ ‬Per superare questi problemi,‭ ‬i salafiti sono stati in grado di mettere in piedi reti di mutuo soccorso,‭ ‬cosa che permette loro di avere influenza sulle popolazioni.
Non perdere di vista il ruolo di controllo sociale delle religioni ci pare indispensabile.‭ “‬Una religione è in effetti una serie di credenze trascendenti che comportano delle regole di condotta di vita molto precise,‭ ‬basate su una tradizione morale,‭ ‬alle quali l’individuo deve sottomettersi.‭ ‬Si tratta di un rapporto sociale,‭ ‬una forma di costrizione di ciascun individuo singolarmente e delle masse prese collettivamente.‭ ‬La religione ricopre inoltre un ruolo di giustificazione ideologica del potere,‭ ‬di garanzia della tradizione e dell’ordine stabilito,‭ ‬più in generale di una qual certa‭ “‬pacificazione‭” ‬sociale.‭ ‬Questo tramite una interpretazione organicistica della società,‭ ‬un’esaltazione delle gerarchie,‭ ‬il rifiuto dell’autonomia individuale.‭ ‬Spesso la religione è anche un mezzo per dirigere la conflittualità sociale verso obiettivi fittizi o di indebolirla facendo immaginare paradisi futuri.‭ ‬Il paradiso,‭ ‬questa triste menzogna che garantisce qui ed ora la pace sociale ai potenti.‭ ‬Donando una speranza trascendente,‭ ‬la religione soffoca la maggior parte delle spinte rivoluzionarie operati quaggiù ed adesso.‭ ‬Il bel passo di Bakunin‭ – ‬Se Dio esistesse,‭ ‬occorrerebbe distruggerlo‭ – ‬tocca il problema fondamentale della religione:‭ ‬l’idea di Dio è il fondamento concettuale di quella di autorità e la sua controparte‭ – ‬la fede‭ – ‬quella dell’accettazione della servitù.‭(‬9‭)
Se la fede e le domande trascendenti sono questioni personali e ci si può trovare fianco a fianco in una lotta con chi si proclama credente senza che questo crei problemi,‭ ‬vogliamo però poter affermare apertamente ed a voce alta che siamo atei.‭ ‬Affermare il nostro ateismo e criticare ogni sorta di religione è indissociabile dalla nostra posizione politica ed intendiamo praticare liberamente sia la blasfemia sia,‭ ‬almeno,‭ ‬la denuncia delle pratiche religiose e/o delle consuetudini coercitive,‭ ‬mutilanti e/o umilianti,‭ ‬così come dello statuto inferiore assegnato alle donne da tutte le religioni monoteiste‭ (‬delle altre discuteremo in un’altra occasione‭)‬.
Infine precisiamo che per noi esistono solo due classi,‭ ‬la borghesia capitalistica e la classe lavoratrice.‭ ‬Anche se,‭ ‬all’interno degli sfruttati,‭ ‬alcuni lo sono più di altri a causa del loro sesso e/o della loro origine,‭ ‬questi non costituiscono una classe a sé,‭ ‬ma sono solo dei segmenti degli sfruttati creati dal potere e dagli sfruttatori.‭ ‬Il pensiero borghese,‭ ‬qualunque sia il suo presunto schieramento politico,‭ ‬trova in questo un mezzo per dividere il proletariato,‭ ‬di stimolare la concorrenza tra i lavoratori e di depotenziare così le lotte sociali.‭ ‬Poiché ogni divisione della classe lavoratrice non fa che indebolire la sua capacità di lotta e‭ ‬segmentarla per meglio dividerla,‭ ‬ciò permette alla classe capitalistica,‭ ‬particolarmente in periodi di crisi,‭ ‬di utilizzare la concorrenza di tutti contro tutti.‭ ‬Non è con l’antirazzismo che si combatte il razzismo,‭ ‬ma con la lotta di classe.‭ ‬Se si è giunti al punto da affermare che‭ “‬pensare con il concetto di razza è un imperativo imprescindibile‭” ‬e che‭ “‬ogni rifiuto di adottare questo vocabolario e di ciò che ne consegue sarà considerato come il diniego,‭ ‬se non la completa negazione,‭ ‬e cadrà sotto i colpi del dispositivo accusatorio‭”‬,‭(‬10‭) ‬questo farebbe dei razzisti coloro che,‭ ‬come noi,‭ ‬non aderiscono a questa visione,‭ ‬il che ci sembra un’assurdità.
Flora Grim

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 1 Mese fa #5133 da Nomit
Risposta da Nomit al topic La storia nascosta
Non credo che esista un ideologia anti-islamofoba. Esiste l'islamofobia ed esiste il semplice rifiuto dell'islamofobia. Comunque è vero, è avvenuto anche negli ultimi anni: paesi relativamente laici vengono islamizzati dopo l'intervento degli USA. Una storia recente, non antica!

(strano che il Corano parli di emigrazione dei musulmani e di odio per gli ebrei, due situazioni attuali...)


Mi è venuta in mente una cosa da niente, la scrivo qui: lo slogan di Obama, "yes we can", significa "sì, sì, sì" :

yes - inglese
oui - francese
ken - ebraico

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 1 Mese fa #5136 da Nomit
Risposta da Nomit al topic La storia nascosta
Le nuove sanzioni alla Corea del Nord: un atto di guerra sotto ogni profilo

Caleb Maupin * | globalresearch.ca - Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare - 16/07/2016

Il diritto internazionale proibisce l'uso del cibo come arma. Tuttavia, le nuove sanzioni annunciate dagli USA inibiscono drasticamente alla Corea del Nord di esportare carbone ed altre materie prime sul mercato internazionale. Le nuove sanzioni sono parte di una lunga storia di attacchi da parte degli Stati Uniti all'economia nordcoreana volti a nuocere alla capacità di quest'ultima di procurare cibo e sussistenza alla propria popolazione.

Fin dalla caduta dell'URSS nel 1991, i leader USA hanno bloccato in modo continuativo la capacità della Repubblica Democratica di mantenere il proprio sistema agricolo, mentre contemporaneamente accusavano i leader di questo paese di "affamare il proprio popolo"

La lotta per l'autosufficienza in agricoltura

La penisola coreana è stata divisa sin dal 1945. Le terre pianeggianti che possono essere utilizzate per la coltivazione del cibo sono principalmente locate nel sud, dove decine di migliaia di militari delle truppe USA difendono la Corea del Sud.

La Repubblica Popolare Democratica di Corea ha il controllo delle regioni montagnose. Il socialismo ha preso piede nelle colline e nelle valli dove Kim Il Sung (il cui nome significa "arriva il sole") combatté gli occupanti giapponesi per decenni come un amato eroe popolare. Kim Il Sung divenne leader del Partito del Lavoro di Corea che si batte per una pacifica riunificazione della penisola coreana ed ha fondato un'economia centralmente pianificata in stile sovietico.

Sebbene la Corea del Nord possieda poche terre coltivabili, ha abbondanza di risorse minerarie. La gran parte dei giacimenti di carbone nella penisola coreana si trovano nel Nord.

Nel 1953, quando un armistizio concluse gli scontri nella guerra di Corea, una delle più difficili sfide che la Repubblica Popolare Democratica di Corea dovette affrontare fu la scarsità di terre coltivabili. Durante gli anni '50 e '60, la RPDC edificò un vasto apparato industriale per l'estrazione del carbone e la fabbricazione dell'acciaio. La Corea del Nord esportava carbone verso gli altri stati socialisti in cambio non solo di cibo, ma di risorse per modernizzare la propria agricoltura domestica.

Sebbene la Corea del Nord potesse importare cibo dal COMECON, il blocco dei paesi guidati da governi socialisti, ciò era un punto debole. Kim Il Sung ed il Partito del Lavoro di Corea posero enfasi sulla "Juche", o sulla "autosufficienza" e spinsero il paese a portare a termine il difficile compito di affrancarsi dall'importazione di cibo. L'obiettivo prefissato era la "autosufficienza alimentare". La Repubblica democratica iniziò a realizzare campi di grano sulle pendici dei monti, facendo grandi sforzi per coltivare cibo nelle regioni montuose e per porre fine alla dipendenza dalle importazioni di cibo.

Secondo la CIA, la Corea del Nord aveva acquisito autosufficienza energetica ed alimentare sin dagli anni '70. David Barkin, un ricercatore dell'Institute for Food and Development Policy, visitò la Repubblica Popolare Democratica di Corea nel 1986 e rimase colpito da quello che vide. Pubblicò un breve opuscolo sulle politiche agricole della RPDC ed esortò le Nazioni Unite ad aiutare gli Stati dell'America Latina, dove la produzione di cibo rimaneva sotto la media, ad adottare un sistema agricolo similare a quello realizzato in Corea del Nord.

Sebbene la Corea fosse diventata autosufficiente negli anni '70, l'agricoltura nordcoreana dipendeva da uno specifico bene d'importazione. Per far funzionare il suo complesso sistema di produzione alimentare aveva bisogno di molto petrolio.

La Corea del Nord importava petrolio dall'Unione Sovietica e lo utilizzava per far funzionare i trattori necessari per coltivare nelle regioni collinari e rocciose, ed arare il terreno dei campi costruiti sulle pendici dei monti. Il petrolio sovietico consentiva alla Nord Corea di trasportare cibo ed alimenti nelle più remote parti del paese, lontane da ogni campo coltivabile.

Quando l'URSS cadde nel 1991, seguita dai vari governi socialisti dell'est Europa, il mercato internazionale del petrolio fu drammaticamente truccato. La Repubblica Popolare Democratica di Corea non avrebbe più potuto importare a lungo petrolio dall'Unione Sovietica. Con il COMECON non più in essere l'OPEC fu dominata dagli USA e dai governi allineati della Gran Bretagna, e fece in modo che gli acquisti e le vendite di petrolio fossero fatte solo con dollari USA. Per la RPDC divenne impossibile esportare carbone e prodotti similari come faceva un tempo.

Il sistema agricolo della Corea del Nord, altamente efficiente, ma dipendente dal petrolio, si inchiodò bruscamente. Il paese sperimentò una terribile crisi alimentare quando le sanzioni USA impedirono alla Corea del Nord di acquistare i dollari USA necessari per acquistare petrolio sul mercato internazionale ed usarlo per produrre cibo.

Mentre i funzionari USA continuavano ad accusare la Corea del Nord di "affamare il suo stesso popolo", omettevano dolosamente di menzionare che la carestia del 1990 fu provocata ed imposta dalle sanzioni economiche che impedirono alla Corea del Nord di acquistare petrolio. Non erano Kim Il Sung o Kim Jong Il che affamavano il popolo coreano nei primi anni '90. La crisi alimentare fu creata dalle politiche sanzionatorie imposte su quel paese.

Questo periodo è definito dai coreani "Arduo Cammino" perché fu difficile affrontarlo per il popolo. Il Programma Alimentare Mondiale, diversi gruppi religiosi ed altre organizzazioni di carità si impegnarono per mitigare le conseguenze della fame. Persone della Corea del Sud si impegnarono in azioni umanitarie per portare assistenza ai propri compaesani del Nord e furono imprigionati in forza delle leggi autocratiche e securitarie emanate dalla Corea del Sud. Le leggi della Corea del Sud sulla sicurezza nazionale sono state a larga maggioranza censurate perché violavano gli standard internazionali in materia di diritti umani e libertà civili.

Guerra economica contro il popolo coreano

Mentre la fame falcidiava la parte settentrionale della penisola coreana, l'amministrazione dell'ex presidente Clinton raggiunse un accordo con la Corea del Nord nel quale si permetteva a questo paese di ricevere qualche importazione di petrolio in cambio dello stop allo sviluppo di armamenti atomici. L'amministrazione Clinton accettò anche di assistere la Coreadel Nord nello sviluppo dell'uso pacifico dell'energia nucleare, purché ispettori per gli armamenti potessero monitorare i siti di produzione assicurando che non fossero utilizzati per la produzione di armi.

Dopo l'11 settembre 2001, l'amministrazione Bush descrisse la Corea del Nord come uno stato facente parte dell' "Asse del Male". Le spedizioni di petrolio vennero interrotte. A questo punto, la Corea del Nord recedette dal Trattato di non proliferazione nucleare e cominciò attivamente a sviluppare armamenti nucleari - una scelta che pare abbastanza logica e razionale, suffragata dal tradimento da parte degli USA del precedente accordo.

Da quell'epoca, il sistema agricolo della Corea del Nord sembra essersi adeguatamente adattato e ricostruito. I cambiamenti politici in scala globale hanno consentito alla Corea del Nord di importare petrolio al di fuori del mercato ufficiale OPEC. Anche il cibo può venire importato. Nel 2013, Tom Morrison, un agronomo del Programma Alimentare Mondiale, ha previsto che la Nord Corea raggiungerà ad un certo punto l'autosufficienza alimentare in un vicino futuro. La Corea del Nord ha sperimentato una sostanziale crescita economica negli ultimi anni, con un boom immobiliare e si parla di joint venture con società estere.

L'annuncio di nuove sanzioni per la Corea del Nord da parte di funzionari USA, volte a paralizzare la capacità di esportazione del carbone, è stata recepita come una "dichiarazione di guerra" dai leader della RPDC. Queste non sono affatto accuse o rivendicazioni folli od estremiste.

La Corea del Nord sta cerando di ripristinare la sua economia dal disastro degli anni '90. Impedire alla Corea del Nord di vendere carbone sui mercati internazionali è, essenzialmente, rubare il cibo dalla bocca del popolo nordcoreano. Questo è un atto di guerra economica ed il popolo nordcoreano ne viene oltraggiato al massimo grado.

I leader USA stanno strangolando economicamente la Corea del Nord, e dicono che lo stanno facendo per tutelare i "diritti umani". Nello stesso tempo, le compagnie petrolifere USA continuano a fare affari con le dittature più scopertamente repressive e autocratiche dell'Arabia saudita, del Qatar, del Bahrein e degli Emirati Arabi Uniti. Gli USA vendono armi e sostengono le economie di queste brutali monarchie assolute, dove non esiste nemmeno il concetto di diritto umano, ciò mentre continuano a minacciare la Corea del Nord basandosi su mere asserzioni riguardo ai campi di lavoro.

Anche secondo i critici più severi, nella Corea del Nord c'è una Costituzione e un sistema elettorale, mentre viene garantito alla popolazione il diritto universale ad avere un'abitazione. Questi soli fatti mettono la Repubblica Popolare Democratica di Corea miglia e miglia avanti a paesi come Arabia Saudita, Bahrein, Qatar ed Emirati Arabi Uniti in termini di diritti umani.

La palese ipocrisia dei leader USA, che da un lato sabotano l'economia della Corea del Nord e dall'altro dicono che Kim Jong Un sta affamando il suo popolo, è sbalorditiva. Non c'è alcun motivo per cui la RPDC non debba poter vendere i suoi prodotti sul mercato mondiale come ogni altro paese. La dura risposta che la Corea del Nord darà alle nuove sanzioni non dovrebbe sconvolgere nessuno.

* Caleb Maupin è un'attivista ed analista politico con base a New York. Ha studiato Scienze Politiche al Baldwin-Wallace College, è attivo ispiratore del movimento Occupy Wall Street, specialmente in veste di autore nella rivista "New Eastern Outlook"

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
8 Anni 3 Settimane fa #5519 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
6 - 9 Agosto 1860 Il Massacro di Bronte

Uno dei tanti anniversari che non bisognerebbe mai dimenticare.

L'eccidio di Bronte e i monumenti in onore degli assassini
Ignazio Coppola
– Dal 6 al 9 agosto del 1860 , a bronte, nino bixio, su mandato di giuseppe garibaldi, si rendeva protagonista di un atto scellerato ed infame che la storia, quella vera e non quella paludata della storiografia ufficiale e scolastica, ci ha tramandato e condannato come “l’'eccidio di bronte”.

Ciò val bene per ricordare e non dimenticare su come i “liberatori” quali Nino Bixio intendevano trattare i siciliani e soprattutto, i contadini illusi dalla promesse dei decreti garibaldini sulla assegnazione delle terre, convinti che, finalmente, con l'’arrivo di Garibaldi e delle camicie rosse potessero legittimamente essere garantiti i principi di libertà e di giustizia sociale.
In quel maledetto e torrido agosto del 1860 ai siciliani ed ai brontesi, speranzosi che per loro le cose sarebbero cambiate in meglio, mal gliene incolse. A farli ravvedere dalle loto aspettative provvide alla bisogna il paranoico generale garibaldino che certo dei siciliani non aveva gran considerazione e stima se è vero che, alla moglie Adelaide, durante l’'impresa dei mille così ebbe tra l’'altro testualmente a scrivere a proposito della Sicilia e dei siciliani: “ Un paese che bisognerebbe distruggere e gli abitanti mandarli in Africa a farsi civili”.
E con questo stato d’animo e questa predisposizione nei confronti dei siciliani che Bixio si presentò a Bronte prendendo, per tre giorni alloggio al collegio Capizzi, la mattina del 6 agosto, con due battaglioni di bersaglieri per ristabilire l’'ordine che era stato turbato nei giorni precedenti dai popolani e dai contadini-vassalli della ducea di Nelson che, illusi, si erano ribellati rivendicando il diritto all’assegnazione delle terre ed al riscatto sociale promesso loro dai truffaldini decreti garibaldini
All’'avanzata di Garibaldi in Sicilia e con la illusoria promessa di una più equa distribuzione delle terre furono molti infatti i paesi che come Bronte insorsero al grido “abbassu li cappeddi, vulimi li terri”, quali tra gli altri :Regalbuto , Polizzi Generosa, Tusa, Biancavilla, Racalmuto, Nicosia, Cesarò, Randazzo, Maletto, Petralia, Resuttano, Montemaggiore, Castelniovo, Capaci, Castiglione, , Centuripe, Collesano, , Mirto, Caronia, Alcara Li Fusi, Nissoria, Mistretta, Cefalù, Linguaglossa, Trecastagni e Pedara.
Le aspettative del popolo e dei contadini nei confronti dei “ cappeddi”( i latifondisti ed i ricchi proprietari terrieri) furono represse in quei paesi con il piombo e nel sangue da quei garibaldini che avevano promesso loro: terre, libertà e giustizia. Quello stesso piombo che, 34 anni dopo nel 1894, l’ex garibaldino Francesco Crispi che era stato prima segretario di stato e teorico della spedizione dei Mille e successivamente dopo l’Unità divenuto presidente del Consiglio, ordinò di scaricare sui contadini siciliani che rivendicavano le terre e reprimendo così nel sangue con centinaia di vittime innocenti l’'epopea dei Fasci Siciliani.
A distanza di anni con pedissequa ferocia, di fatto, si riproponeva, ancora una volta, in un bagno di sangue, la logica della difesa del privilegio e della conservazione perché nell’ottica gattopardiana nulla cambiasse, prima con Garibaldi e poi con Crispi
Ma torniamo ai fatti e al grido di libertà dei contadini e dei cittadini di Bonte..Su pressione del console inglese di Catania John Goodwin, a sua volta sollecitato dai fratelli Thovez amministratori della ducea per conto della baronessa Bridport, Garibaldi, costi quel che costi, per reprimere la rivolta di quei brontesi che avevano avuto l’'impudenza di ribellarsi agli inglesi suoi protettori e finanziatori dell'’impresa dei Mille invia per risolvere la questione ed assolvere questo sporco lavoro ,come era nelle sue attitudini ed abitudini, il suo fedele luogotenente Nino Bixio.
Appena giunto, come primo atto, il “liberatore”( degli interessi degli inglesi e non dei contadini e dei siciliani) Bixio decretò lo stato d’assedio e la consegna delle armi imponendo una tassa di guerra dichiarando il paese di Bronte colpevole di “lesa umanità” dando inizio a feroci rappresaglie senza concedere alcuna minima garanzia e guarentigia alla cittadinanza. I nazisti ottant’anni dopo prenderanno lezioni da questi metodi dei “liberatori” garibaldini. Bisognava dimostrare ai “padroni” inglesi che nessuno poteva toccare impunemente i loro interessi.
E il paranoico “ servo” con i suoi metodi criminali li accontentò appieno. Si passò ad una farsa di processo e tutto fu liquidato in poco tempo senza riconoscere alcun diritto alla difesa discutendo e dibattendo il tutto in appena quattro ore.
Alla fine, alle 8 di sera del 9 agosto, calpestando ogni simulacro di garanzia, era già tutto deciso con la condanna a morte di cinque cittadini che niente avevano avuto a che fare con i tumulti e le rivolte delle precedenti giornate che avevano turbato la tranquillità ed il sonno degli inglesi in quel di Bronte.
I cinque, la mattina del giorno dopo il 10 agosto, nella piazzetta della chiesa di San Vito finirono vittime innocenti dinanzi al plotone d’esecuzione. L’avvocato Nicolò Lombardo notabile del paese che, da vecchio liberale, con tanta speranza aveva atteso lo sbarco garibaldino sognando un futuro migliore per la sua terra dovette ricredersi in quell’attimo che la scarica di fucileria spense quel suo sogno e per l’avvenire il sogno di tanti siciliani. Con lui morirono Nunzio Spitaleri Nunno, Nunzio Samperi Spiridione, Nunzio Longhitano Longi, Nunzio Ciraldo Fraiunco. Quest’ultimo era lo scemo del paese che sopravvisse alla scarica di fucileria e invocando vanamente la grazia fu finito cinicamente con un colpo di pistola alla testa dall’ufficiale che aveva comandato il plotone
Dopo la feroce esecuzione,a monito per la popolazione di Bronte, i corpi delle vittime rimasero esposti ed insepolti per parecchio tempo. Ma non era finita, a questo primo processo sommario ne seguì un altro altrettanto persecutorio e vessatorio nei confronti di coloro che avevano arrecato oltraggio ai grossi proprietari terrieri e agli inglesi della ducea.
Il processo che si celebrò presso la Corte di Assise di Catania si concluse nel 1863 con 37 condanne esemplari di cui 25 ergastoli. Giustizia era stata fatta. I poveracci non avrebbero più alzato la testa.
Il 12 Agosto, dopo avere fatto affiggere precedentemente il 9 agosto a suo nome un proclama indirizzato ai comuni della provincia di Catania con il quale invitava i contadini a stare buoni e a tornare al lavoro nei campi pena ritorsioni e feroci rappresaglie, Nino Bixio ribadiva che  “gli assassini e i ladri di Bronte sono stati puniti e a chi tenta altre vie crede di farsi giustizia da sé, guai agli istigatori e ai sovvertitori dell’ordine pubblico. Se non io, altri in mia vece rinnoverà le fucilazioni di Bronte se la legge lo vuole” Proclami e avvisi tendenti ad rassicurare baroni, latifondisti, proprietari terrieri e soprattutto gli inglesi che, con Garibaldi e Bixio, non c’era alcun pericolo di rivolte sociali. La rivoluzione garibaldina aveva mostrato il suo volto. Gli interessi della borghesia, dei latifondisti, degli inglesi che facevano affari in Sicilia e di quei settentrionali che in nome di Vittorio Emanuele in futuro li avrebbero fatti erano salvi e salvaguardati dalle camicie rosse.
E dire che a questi personaggi, come Nino Bixio e Giuseppe Garibaldi, i siciliani con un masochismo degno di miglior causa hanno dedicato una infinità di via strade, piazze, scuole, monumenti e quant’altro a significativa memoria che da sempre siamo affetti dalla sindrome di Stoccolma ossia quella di innamoraci dei nostri carnefici. E ora di finirla. Prendendo coscienza e consapevolezza della nostra vera storia è giunto il momento di buttare giù lapidi, e disarcionare dai monumenti questi personaggi che dipinti come falsi eroi ci hanno depredato della nostra economia, della nostra storia, della nostra cultura e della nostra identità. I tribunali della storia che per fortuna sicuramente non sono quelli dei processi sommari di Bronte alla fine certamente condanneranno per i loro crimini questi personaggi: Anticipiamo sin da ora le sentenze e buttiamoli giù dai loro piedistalli.
Per quanto riguarda infine Gerolamo Bixio detto Nino pochi sanno che alla fine la giustizia divina, per le sue malefatte, più di quella degli uomini gli presentò un conto salato facendolo morire tra atroci dolori, sofferenze e tormenti in preda alla febbre gialla ed al colera a bordo della sua nave( s’'era dato ai commerci con l’'Oriente))il 16 dicembre del 1873, a Banda Aceh nell'’isola di Sumatra, a quel tempo colonia olandese. Il suo corpo infetto chiuso in una cassa metallica fu sepolto nell’'isola di Pulo Tuan che nella lingua locale significa isola del Signore.
Successivamente tre indigeni, credendo di trovare qualche tesoro, disseppellirono la cassa denudarono il cadavere e poi lo riseppellirono vicino ad un torrente. Due di loro, infettati dal colera morirono nel breve giro di 48 ore. Anche da morto Bixio era riuscito a fare delle vittime. Roba da Guinnes dei primati. I pochi resti del suo corpo ed alcune ossa, grazie al terzo indigeno sopravvissuto alla maledizione, vennero ritrovati nel giugno del 1876. Il 10 maggio del 1877 quello che rimaneva dei resti del massacratore di Bronte, veniva cremato nel consolato italiano di Singapore.. Il 29 settembre di quello stesso anno le ceneri giunsero a Genova e seppellite nel cimitero di Staglieno. L’avvocato Nicolò Lombardo e le altre vittime di Bronte , per loro buona pace si può dire che per la morte atroce del loro aguzzino e per ciò che ne conseguì, erano state vendicate alla fine dalla giustizia divina.

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
7 Anni 11 Mesi fa #6626 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta

NO FAITHS NO PAIN

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
7 Anni 9 Mesi fa - 7 Anni 9 Mesi fa #7747 da Starburst
Risposta da Starburst al topic La storia nascosta
LA BANDA DELLA COCCA

Agli albori dell'unita' d' italia un altra storia stra-nascosta dai nostri storici falsi e stitici:

Dal sito Byoblu:

IL MEMORIALE DEL CAPO DEI SERVIZI SEGRETI DI CAVOUR: CURLETTI.

Da un documento-chiave di questo libro, che abbiamo trovato nell’archivio storico dello Stato Maggiore della Difesa. Era un memoriale che gli storici non avevano mai letto, scritto dal capo dei Servizi Segreti di Cavour (il padre del nostro Risorgimento, personaggio piuttosto spregiudicato che non disdegnava di utilizzare la polizia segreta per raggiungere i suoi scopi politici e strategici e ne fece un largo uso proprio in quella fase).Il documento che abbiamo trovato allo Stato Maggiore della Difesa non ha la firma del capo dei Servizi Segreti di Cavour, ma nel frontespizio porta soltanto una sigla: “J.A.“. Ha un contenuto esplosivo, perché questo “J.A.” fece, per conto di Cavour, per conto del Piemonte e per la realizzazione dell’unità italiana, tutte le operazioni sporche, le operazioni di guerra non ortodossa. Partendo da quel documento abbiamo compiuto una sorta di viaggio a ritroso per capire la genesi e soprattutto per identificare il personaggio. E così abbiamo trovato il nome del capo dei poliziotti segreti di Cavour. Un certo Curletti…

Si parte con un episodio di cronaca nera. Cioè l’arresto a Torino, nella fase pre-risorgimentale (siamo verso la fine degli anni ’50 dell’ottocento) di un delinquentello. Venne arrestato dalla polizia perché indossava un cappotto che era troppo elegante per un balordo come lui. E da questo sospetto nacque un’inchiesta molto approfondita che via via portò ai livelli superiori. Il delinquentello portò a una organizzazione di ricettatori, perché era un cappotto rubato, parte di una refurtiva, poi rivenduto a questo piccolo balordo che l’aveva avuto così. E poi ancora, da questa organizzazione di ricettatori, si risalì a una vera e propria organizzazione criminale – assassini, ricettatori, grassatori – che agì a Torino fra il 1855 e il 1860. Il Magistrato che conduceva questa inchiesta – il Giudice Soardi – risalì a un livello ancora più alto. Accertò rapporti tra questa banda criminale di Torino – che si chiamava la “Banda della Cocca” – e ambienti della Questura di Torino. E via via si risalì sino al capo degli Agenti Segreti di Cavour, che era appunto questo Curletti, che utilizzava questa banda di criminali per le sue operazioni, e naturalmente in cambio aveva “lasciato fare”.
Ci fu un processo. Le cronache dei giornali dell’epoca lo seguirono a lungo. E in questo processo Curletti venne chiamato a deporre, cioè il capo degli agenti segreti di Cavour. Ma non si presentò, anche su indicazione dello stesso Cavour e del suo Ministro degli Interni. Ne nacque uno scandalo. Ci fu un lunghissimo braccio di ferro tra il Magistrato – che voleva assolutamente ascoltare in aula il Capo dei poliziotti segreti di Cavour – e il Governo piemontese che, invece, voleva proteggere l’agente segreto dai riflettori dell’opinione pubblica. Perché? Ed ecco che arriviamo al memoriale. Perché Curletti era stato impiegato da Cavour in alcune operazioni sporche, ad esempio i cosiddetti “Moti spontanei“, che in alcuni staterelli dell’Italia del nord e del centro – il Gran Ducato di Toscana… e così via – altro non erano che moti organizzati dalla polizia segreta di Cavour, finanziati dal Governo piemontese. Erano insomma degli agitatori, agenti provocatori. E poi, dopo i moti spontanei che avevano portato alla caduta dei Governi degli staterelli dell’Italia pre-unitaria, si erano poi distinti in altre operazioni sporche, come i brogli elettorali nei plebisciti per l’annessione di quegli Stati al Regno del Piemonte e così via.
C’è una sequenza davvero impressionante di operazioni sporche attuate dalla Polizia dei Servizi Segreti di Cavour e dal suo – diciamo – agente più importante che era questo Curletti. Ecco perché non volevano che andasse a deporre! Ma il Giudice Soardi, nel lungo braccio di ferro con il Governo, riuscì a ottenere che arrivasse a Torino (e tra l’altro all’epoca era impegnato proprio in operazioni in Sicilia perché si stava preparando la spedizione dei Mille). Non potendo più il Governo far finta di nulla, Curletti, credendosi ormai bruciato, scappò con questo memoriale, grazie al quale tentò un ricatto nei confronti del Governo stesso. Un ricatto che ebbe successo, perché Curletti riuscì a riparare all’estero e a rifugiarsi prima in Svizzera e poi in Belgio e in Francia, portandosi dietro i suoi segreti.
Questa storia di annessioni forzate e “spintanee” – anziché spontanee – mi ricorda la storia di altre annessioni che stiamo vivendo oggi.
Per carità! Nessuno mette in discussione il grande valore storico dell’unità d’Italia. Diciamo che i metodi con i quali sono stati ottenuti questi risultati, non sempre sono stati così… Anche perché quei metodi, poi si sono ripetuti. Quindi sapere come sono andate le cose è necessario per far sì che certi errori non si ripetano!

NO FAITHS NO PAIN
Ultima Modifica 7 Anni 9 Mesi fa da Starburst.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
7 Anni 5 Mesi fa #8873 da Nomit
Risposta da Nomit al topic La storia nascosta
Conoscete il lavoro dell'architetto Giuliano Di Benedetti riguardo alla Divina Commedia?

Giuliano Di Benedetti sostiene che la "diritta via" fosse la Via Appia, l'ingresso dell'inferno fosse il Lago di Nemi, la "selva oscura" fosse il bosco situato nei pressi del lago, chiamato da Ovidio "silva opaca". Leggendo in giro mi sembra di capire che, secondo questo autore, Dante avrebbe compiuto realmente un viaggio nel sottosuolo.
Infine, per gli appassionati di alieni, Beatrice guida un astronave.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
7 Anni 5 Mesi fa #9002 da Nomit
Risposta da Nomit al topic La storia nascosta
Nel De Vulgari Eloquentia le lingue vengono classificate sulla base della parola usata per affermare: "sì" (italiani), "oil" (francesi), "oc" (ispani) e "io" (slavi, ungheresi e germani).
Ma anche nella Bibbia viene usato questo metodo! La Genesi parla di 3 capostipiti di tutti i popoli del mondo i cui nomi ricalcano il modo in cui affermano tre gruppi linguistici: portoghesi (sim), ebrei (ken) e germanici (ja).

sim = Sem
ken = Cam
ja = Jafet

Quindi i semiti sono i portoghesi e forse tutti i romanzi, i camiti gli ebrei e gli jafetiti i germani.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Giano

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
7 Anni 5 Mesi fa #9010 da Nomit
Risposta da Nomit al topic La storia nascosta
Parlo di una storia segreta che non compare nei libri di storia, ma che è riassunta nella Bibbia.

Se io "confondo" dei foglietti con delle parole incollati a degli oggetti, significa che prendo quei foglietti e li cambio di posto, incollandoli agli oggetti sbagliati, no? Ma i nomi scritti sui foglietti restano gli stessi, li ho solo confusi. Se io confondo delle indicazioni stradali significa che sposto i cartelli in modo che non corrispondano più alle località corrette. I nomi scritti sui cartelli sono gli stessi di prima, non li ho cambiati, li ho confusi.

La Bibbia racconta che Dio confuse il linguaggio degli uomini per impedire loro di capirsi e di portare a termine la costruzione della Torre di Babele. Non c'è scritto che creò nuove lingue, c'è scritto che CONFUSE il linguaggio comune.

Nella Bibbia non c'è neanche scritto che questo avvenne per magia nel giro di una notte. Dice che il Signore disperse gli uomini su tutta la terra e confuse le loro lingue, quindi prima li separò, poi presumibilmente istituì delle scuole che insegnavano ai bambini ad attribuire un significato differente ai termini del vecchio linguaggio comune.

Questa cosa è avvenuta realmente? I nostri linguaggi sono davvero confusi? Le parole sono davvero scambiate di posto?

Sì, lo sono.

I bambini germanici imparano che kalt/cold significa freddo, mentre noi del sud impariamo il contrario.
Noi usiamo "no" per negare e "okay" per affermare, mentre i greci usano "né" per affermare e "ochi" per negare.
In italiano "empìre" significa rendere pieno, ma in inglese "empty" significa "vuoto".
In spagnolo, "aceite" significa "olio" e "largo" significa "lungo".
Puxar (pusciàr) in portoghese significa pull e non push.
In italiano "piccolo" vuol dire di dimensioni ridotte, ma in inglese "big" vuol dire grande.
In irlandese "beag" è "piccolo".
In tedesco donna si dice "frau", ma in italiano "fra'" era il diminuitivo di frate.
Woman significa donna, anziché uomo.
In inglese la parola "better" è il comparativo di maggioranza di "good", anziché di "bad".
"The best" è "il migliore", ma PESTE è il massimo della negatività.
Gift è "dono" in inglese e "veleno" in tedesco.
"Maus" significa topo, ma "mao" è il verso dei gatti, non dei topi; in italiano "micio" vuol dire gatto, in russo "mysh'" vuol dire topo.
L'albanese "verdhë " significa "giallo". In ebraico "varòd" è "rosa".
Eccetera eccetera.

Quindi è vero quello che racconta la Bibbia: il linguaggio è stato confuso, i significati delle parole sono stati scambiati. Le autorità di un lontano passato hanno disperso gli uomini per formare popolazioni separate ed hanno insegnato loro dei linguaggi nati dalla confusione artificiale del lessico di una lingua comune precedente.
I seguenti utenti hanno detto grazie : Ghilgamesh, horselover, yari, marocg

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
7 Anni 5 Mesi fa #9016 da Pacal
Risposta da Pacal al topic La storia nascosta
Nomit... l'idea puo anche essere molto affascinante, ma... mi dispiace... si vede proprio che di filologia ed etimologia non sai proprio niente, e questo lo dico senza nessuna offesa.
Il discorso di voler fare una comparazione del genere basandoci solo sull'assonanza delle parole senza andare a scavare sulla reale origine della parola ci può portare a risultati molto fuorvianti e ti assicuro che invece parole di lingue distanti geograficamente, semanticamente (nel significato) e graficamente possono essere avvicinati ad una origine comune.
Per esempio se consideriamo il nostratico (non attestato) che potrebbe raggruppare molte famiglie linguistiche del mondo, abbiamo la radice "Ber/Bar" da cui deriverebbero il latino "far" (farro), ant. inglese "bere" (orzo), arabo "burr" (frumento), tamil "paral" (chicco), sumero "bar" (seme).
Ora veniamo all'analisi di quello che hai scritto:

I bambini germanici imparano che kalt/cold significa freddo, mentre noi del sud impariamo il contrario.

>> KALT deriva dal protogermanico KALDAZ e dal protoindoeuropeo GEL/GOL (da cui anche il latino "gelo") mentre Caldo deriva dal latino CALIDUS, greco KAYO (bruciare)

Noi usiamo "no" per negare e "okay" per affermare, mentre i greci usano "né" per affermare e "ochi" per negare.

>> NO deriva dal latino NON, OKAY deriva dallo slang per OLL CORRECT (tutto a posto), ναι (né) dal protoindoeuropeo ENO, da cui anche il latino ENIM (sì, infatti), invece οχι non si sa ma è comune all'armeno che utilizza invece OC.

In italiano "empìre" significa rendere pieno, ma in inglese "empty" significa "vuoto".

>>dal latino IM-PLERE (dentro-mettere), invece empty deriva dall'antico inglese AE+METTIG (si è aggiunta dopo la P) che deriva da AE (non) e MOTAN (avere)

In spagnolo, "aceite" significa "olio" e "largo" significa "lungo".

>> ACEITE deriva dall'hispano-arabo "AZ-ZAIT" e arabo ZAITUN (olive) invece aceto dal latino ACETUM, greco AKE (ago, acido); dal latino LARGUS (abbondante): per gli italiani in lunghezza per gli spagnoli in larghezza, questione di punti di vista ahahah.

Puxar (pusciàr) in portoghese significa pull e non push.

>> dal latino PULSARE (spingere), derivano sia puxar che push (tramite l'antico francese poulser). Ma i portoghesi spingono fuori e gli inglesi spingono dentro...

In italiano "piccolo" vuol dire di dimensioni ridotte, ma in inglese "big" vuol dire grande.

>> dal celto-gallico PICC/PETT deriva piccolo, petit (francese), pitin (milanese), piticu (sardo). big invece deriva dall'antico norvegese BUGGE (grande uomo)

In irlandese "beag" è "piccolo".

>> deriva dal gaelico BECAN (piccolo) da cui deriva anche lo spagnolo pequeño

In tedesco donna si dice "frau", ma in italiano "fra'" era il diminuitivo di frate.

>> dal protogermanico FROWO (donna, moglie) deriva frau, fra per frate deriva dal protoindoeuropeo BHRATER da cui deriva anche l'inglese BROTHER e il sanscrito BRATHAR

Woman significa donna, anziché uomo.

>> deriva da WIF+MAN ossia WIF (donna) + MAN (umano)... na specie di "uoma" ehehe

In inglese la parola "better" è il comparativo di maggioranza di "good", anziché di "bad".

>>> better deriva dall'antico inglese BETERA, ancor prima dal protogermanico BATIZO che deriva dall'indoeuropeo BHAD (buono), invece bad non si sa con sicurezza ma forse da BADDE (diavolo)

"The best" è "il migliore", ma PESTE è il massimo della negatività.

>> e dai!! best è superlativo di BOT, etimologia come better; peste deriva dal latino PESTUS (cattivo, crudele) forse dal greco PERTHEIN (devastare) o latino PERDERE

Gift è "dono" in inglese e "veleno" in tedesco.

>>> dal protogermanico GIFTIZ e ancora dal p.indoeuropeo GHABH (dare, ricevere), ma è stato inteso dai germanici come "porzione data"/"dose" (di veleno) in maniera eufemistica

"Maus" significa topo, ma "mao" è il verso dei gatti, non dei topi; in italiano "micio" vuol dire gatto, in russo "mysh'" vuol dire topo.

>> Questa del verso dei gatti te la risparmio, comunque sappi che nei fumetti i topi fanno SQUIT e i cani BAU. Comunque in latino topo si diceva MUS che è simile al mouse inglese e il mysh russo. in italiano dall'antico italiano MUCIO e anche questo deriva dal latino MUS (cambio semantico tra preda e predatore)

L'albanese "verdhë " significa "giallo". In ebraico "varòd" è "rosa".

>> dal protoindoeuropeo GHVAR (essere verde/giallo, splendente) deriva l'albanese verdhe e l'antico germanico GRUN (green poi in inglese); in ebraico verde si dice YAH-ROK invece VERED deriva dal farsi (persiano) e significa "rosa" però il fiore.

Comunque mi son divertito dai :)

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Di più
7 Anni 5 Mesi fa #9019 da Nomit
Risposta da Nomit al topic La storia nascosta
Pacal, so che esistono delle etimologie "ufficiali" per ogni termine. Ho proposto un'ipotesi alternativa. Sapevo anch'io dell'ipotesi di "okay" come "all correct", ma sia oggi sia anni fa ho sepre letto che l'origine è in realtà sconosciuta e che potrebbe derivare dal latino "hoc" o dall'occitano "oc". Potevo usare questi due esempi, ma per semplicità ho preferito "okay".
Ti faccio notare che gran parte delle etimologie che hai descritto si riferiscono a lingue immaginarie (protoindoeuropeo, protogermanico).
Inoltre alcune non mi sembrano molto convincenti, cioè "ae-metting" per empty, ghvar per grun e "bugge" per big (mi sembra più facile che sia bugge a derivare da big).

Comunque manca il terzo capitolo della trilogia.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

Tempo creazione pagina: 0.385 secondi
Powered by Forum Kunena