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Opinioni sull'universo e su Dio
Ok, facciamo un piccolo passetto avanti: non è che le proteine si sono generate a caso tra miliardi di possibilità. Quello che è accaduto è che grazie alle leggi fisiche che noi ben conosciamo e grazie successivamente al processo di selezione che conosciamo, si sono andate a formare delle proteine.
Come vedi non è solo tirare a caso un bussolotto ma applicare al tiro di un bussolotto delle leggi fisiche.
Noi non sappiamo quali leggi esistano nell' "oltre" l'universo di cui stiamo parlando, ma una ipotesi è proprio che ci siano delle leggi che hanno fatto avvenire il big bang. Ipotesi che trovo ben più plausibile di una entità intelligente.
Ti sbagli, la proteina è letteralmente una combinazione di aminoacidi vincente, e le altre sono tutte inefficaci. Darwin scrive testualmente, visto che parliamo di proteine, di un "piccolo e tiepido stagno, contenente ammoniaca e sali fosforici, luce, calore, elettricità, ecc., in modo che una proteina fosse chimicamente prodotta pronta per subire nuovi e più complessi cambiamenti".
Quindi si, la "prima proteina" o il "primo gruppo di proteine" si è letteralmente formata a caso, se la si vuole attribuire al caso. Certo, in virtù di alcune leggi della fisica, chimiche, elettriche, che agiscono dentro il bussolotto che è scosso, che in questo caso è l'ipotetico brodo primordiale, di cui non abbiamo alcuna prova però. E infatti nessuno in realtà ha mai visto formarsi una proteina o altro per conto suo, ed è una mera ipotesi che, come ho scritto prima, è matematicamente impossibile e senza alcun riscontro sperimentale. Nessun esperimento dimostra che è possibile, anzi, tutti i tentativi dimostrano eventualmente il contrario. E un requisito della scienza dovrebbe essere la riproducibilità. E' pertanto per mera scelta ideologica che si crede che qualcosa di indimostrabile e matematicamente non plausibile, possa essere accaduto.
Anzi, se vogliamo essere empirici e onesti, l'unico modo per creare una proteina conosciuto e funzionante a questo mondo, è avere del codice genetico necessario alla biosintesi di una proteina. Infatti, ciò che mette realmente in imbarazzo, non è tanto come si sia formata una proteina. E' come si possa essere prodotto un codice genetico che le forma, il quale contiene informazioni e avvia operazioni come le contiene un software in un hard disk. E' anzi a tutti gli effetti un programma biologico che manipola e regola la sintesi di tutto, in primis le proteine, anche nell'organismo più semplice. Darwin, porello, non sapeva dell'esistenza del dna. Così come non lo sapevano tutti i neodarwinisti, e così potevano credere che le cose si formassero per caso. Ma le cose si formano solo se qualcuno gli dall'input sulla base di informazioni codificate. E noi lo sappiamo adesso. Le proteine, in fondo, vengono letteralmente stampate sui modelli scritti nel codice genetico.
E il problema è quindi al limite stato spostato indietro, non più alla prima proteina, ma al codice genetico. Ma questo è una cosa intelligente, non un aggregato di molecole...al massimo si può far finta di no.
D'altro canto bisognerebbe anche essere onesti e guardare il dna di un ameba, o di un organismo probabilmente primordiale, e rendersi conto che il computer con cui sto scrivendo adesso, in termini di complessità, al confronto è un abaco, un giochetto per bambini ritardati. Nessuno penserebbe che un pc, tanto semplice a confronto, si sia autocreato. Eppure per il codice genetico, neppure rappresentabile e tuttora puro mistero e complessità e estrema precisione, lo si pensa.
Magari questo non si collega direttamente al big bang, ma occorre capire che se c'é un errore interpretativo nell'attribuire tutto al caso anche quando c'é evidenza di precisione e organizzazione ( come nella sintesi proteica ) lo stesso errore si ripercuote anche nei campi circostanti.
Non c'é neppure bisogno di credere a entità intelligenti. Tanta gente in questo sito crede agli ufo e li vede come i codificatori genetici dell'umanità. Possibile, ma perlomeno non nega l'esistenza di quella intelligenza. L'intelligenza è pianificazione e non nasce dal caso. Crederlo è un atto di fede, come credere in Giove o nel dio Indra. Negare l'intelligenza è una cosa, e significa negarla credendo al dio caso; attribuirla ( a Dio, agli Ufo, alla Matrix, all'olouniverso ) è un altra faccenda.
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Per quanto riguarda dio, io non ho la certezza degli atei, quindi non so se esiste o non esiste e non mi pongo il problema. Diciamo che se esistesse non capisco come possa permettere guerre e altre ingiustizie varie. La storiella del libero arbitrio e di una vita migliore dopo la morte (e di conseguenza giustificare la sofferenza) e' una bella invenzione per far stare bene i meno e male i più.
I COMPLOTTI esistono quando ci sono prove solide ed incontrovertibili altrimenti rimangono solo nella mente di chi non li puo' dimostrare
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- orsoinpiedi
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P.s ma come caspita si pronuncia il tuo nik?Mi si è intrecciata la lingua a furia di provarci
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- orsoinpiedi
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È eresia pensare,ad un dato momento, ad una presa di coscienza dell'universo stesso?Da qui l'iniziale intento di creare i presupposti per la vita in tutto se stesso.
Questo è solo un pensiero.D'altronde, non siamo fatti della stessa sostanza delle stelle?
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- Ghilgamesh
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E come hanno fatto notare in tanti, credere a un Dio, o al Tutto, sposta solo il problema ... sto Dio, quando è nato e come?
Ritengo il corpo umano troppo limitato per trovare ste risposte ... alcune cose, semplicemente, in questa vita non possiamo saperle.
Anche io fatico a credere al "caso", ma forse, fra miliardi e miliardi di universi, il nostro è uno dei pochi in cui il bussolotto, ha partorito al vita ... però non credo avremo mai una risposta certa.
Non in questa vita ...
Uno scettico dai piedi di balsa, inventore di una storia falsa ...
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- Corrado-5834
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Ghilgamesh ha scritto: Ritengo il corpo umano troppo limitato per trovare ste risposte ... alcune cose, semplicemente, in questa vita non possiamo saperle.
Bravo, il cervello soprattutto.
Quanti Filosofi, pensatori, scienziati, religiosi, etc..., etc..., etc..., si sono cimentati in passato?
E NESSUNO ci ha capito niente.
E dovremmo riuscirci noi ... adesso ... ???
Mi dispiace, passo.
Forse dobbiamo solo rassegnarci, forse il nostro cervello è inadatto a concepire l'immensità dell'universo. E noi stessi.
Confido nella AI ... :poop:
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- orsoinpiedi
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Nel nostro piccolo,in questa discussione,ci confrontiamo con le nostre idee e le nostre sensibilità. Lo scopo non è trovare la verità, ma ,in qualche modo,arricchirsi nel confronto
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- Corrado-5834
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Almeno questo risultato possiamo ottenerlo.
Ma in realtà lo scopo sarebbe quello, cioè trovare la verità.
Il nostro desiderio, la nostra ambizione, la nostra speranza.
Non ce lo nascondiamo.
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Ma la differenza più significativa fu il rifiuto di Wallace di accettare la selezione sessuale (si mantenne sempre su posizioni iperevoluzioniste, e non accettò le conclusioni di Darwin che attribuisce determinate caratteristiche di maschi e femmine a meccanismi morfogenetici, relativamente indipendenti da condizioni ecologiche e fattori evolutivi) e, soprattutto, la convinzione che un’intelligenza superiore avesse predisposto lo sviluppo dell’intelligenza umana. Infatti nel 1864 Wallace pubblica sulla “Anthropological Review” l’importante saggio The origin of human races and the antiquity of man deduced from the theory of “natural selection”. Wallace vi afferma che la selezione naturale cessò, ad un certo punto, di agire sul corpo dell’uomo: da quando l’uomo è diventato uomo, le sue caratteristiche fisiche hanno perso ogni valore per la sopravvivenza; questa è garantita da un fattore nuovo e sconvolgente, la mente, che rende l’uomo capace di esercitare sulla natura quello stesso potere a cui egli si è sottratto. Darwin ne fu colpito e sorpreso e quando Wallace giunse a concezioni spiritualiste sostenendo che l’evoluzione dell’uomo è guidata da intelligenze superiori ne fu sbalordito e costernato; scrisse a Wallace: “Spero che lei non abbia assassinato del tutto il suo e mio figlio”.
E forse è per questo motivo che non lo conosce quasi nessuno.
www.liberliber.it/online/autori/autori-w/alfred-russel-wallace/
L'homo sapiens è stato creato da INTELLIGENZE SUPERIORI e questo spiegherebbe tante "stranezze" che ha solo l' homo sapiens
Poi magari, un dio, ha creato le INTELLIGENZE SUPERIORI, ma noi con dio "quello vero" abbiamo poco a che fare
I COMPLOTTI esistono quando ci sono prove solide ed incontrovertibili altrimenti rimangono solo nella mente di chi non li puo' dimostrare
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Ni. Dare per scontato che l'universo esista veramente con certezza significa cancellare prima metà filosofia antica, dove a partire da Parmenide si insinua il dubbio che il molteplice in realtà non esista. E poi significa eliminare, finalmente dopo qualche millenio dalle intuizioni di Parmenide, l'ultimissima fisica che osa avanzare l'ipotesi - avvalorata da non pochi esperimenti - che lo spazio-tempo, e ciò che contiene, non esista affatto, ma sia solo un ologramma. E che l'universo, in effetti, sia non locale.
E' qualcosa a cui si arriva anche per vie traverse, ad esempio vedendo come funziona il cervello in modo un tantino più raffinato, come il neurofisiologo Karl Pribram, di Stanford, che si è convinto della natura olografica della realtà studiando in particolare la memoria, che a suo parere non è certo immagazzinata nei neuroni o da qualche parte.
Insomma, quale che sia la verità, non darei per scontato niente.
Occorre anche dire che filosoficamente la distinzione tra Dio e Universo è anche fallace perché se Dio è tutto, è anche l'universo. Diventa inconcepibile quindi vedere una realtà separata da l'unica cosa che c'é. Ma ancora una volta lo spiega benissimo Parmenide e chi lo ha capito pur senza citare mai niente di religioso, essendo superfluo farlo.
Guarda, la filosofia è una materia su cui ho idee ben precise e non necessariamente lusinghiere.
Tuttavia, mi cimento in una risposta.
Non possiamo attribuire la stessa importanza al concetto di Dio e a quello di universo. L'universo è la' fuori. Che sia un'illusione, un ologramma, o chissà cos'altro, dal punto della tangibilità è una spanna sopra a Dio, un tavolo che si regge in piedi su una gamba sola: la fede.
Ogni individuo ha tendenzialmente una sua fede, convinzioni che non hanno riscontri oggettivi ma che ricoprono un ruolo molto importante nel sistema persona.
Considerando i bisogni dell'essere umano, la sua attitudine deresponsabilizzatoria, e la disponibilità a credere a qualsiasi cosa pur di darsi una risposta, nel mio piccolo la nascita delle religioni e quindi di Dio è tutto meno che un mistero.
Sostanzialmente, nel considerare il concetto di Dio e quello di universo come egualmente importanti, si sta facendo un atto di fede.
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quello che conta è solo LA PAROLA (dalla Lettera di San Pietro)
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Lo legge in treno finché scende alla stazione, lo riprende mentre mangia e poi fa un pisolo...
Il Tempo della storia è lineare e non coincide con quello del lettore.
Facciamo finta che (mi sono Biglinizzato!) il libro sia "Il Signore degli Anelli" e che, scelto un personaggio, si legga solo quanto accade al personaggio.
Ecco che l'Anima si è incarnata.
L'Anima-Lettore "accende" il personaggio, lo fa "vivere".
Tralascio di prendere in considerazione se fa un'esperienza passiva (legge quello che Tolkien ha scritto e si comporta come l'autore ha deciso, e in questo caso abbiamo definito precisamente anche il Destino) oppure attiva (in qualche modo l'Anima-Lettore ha modo di influire sugli eventi narrati dal libro, e in questo caso abbiamo invece definito il Libero Arbitrio).
E durante l'interminabile lettura troveremo millemila riferimenti a fatti avvenuti precedentemente alla fine della Terza Era della Terra di Mezzo, ma nessuno avvenuto "veramente", intendendo con questa parola il fatto che ci fidiamo di come Tolkien ce la racconta e confidiamo che la sua pignoleria abbia intrecciato tutto in modo che la storia (anzi: la Storia) risulti coerente.
Ed ecco che chiunque ricerchi Dio dentro il libro, avrà fallito.
Troverà gli Ainur, suddivisi tra Valar e Maiar, che sono un'alternativa (fantasy) ai più realistici Elohim o Theoi del nostro libro.
Machissenefrega, nel senso che l'Anima-Lettore li considera "personaggi" come tutti gli altri.
Ecco perché "Il Tao di cui si può parlare non è il vero Tao".
Perché, dal punto di vista del personaggio del libro, il mondo del lettore è inconoscibile.
Se chiedessimo a Frodo di cosa è fatto il suo mondo, risponderebbe: Cielo, Terra, alberi, acqua, hobbit...
Se la stessa domanda la facessimo all'Anima-Lettore, risponderebbe: di carta e inchiostro.
Se quindi i Libri-Vita sono il mezzo tramite il quale il Lettore-Anima fa esperienza, la domanda "Cosa c'era prima del Big-Bang (e facciamo finta che sia esistito)" è senza senso.
Non c'era niente.
Con questo mio intervento non intendo dire che "è così", è solo per mostrare come il guardare le cose da un Ordine superiore renda le risposte a molte domande senza alcuna importanza e molte domande senza senso.
Quindi non chiedetemi se per me Dio sarà il Bibliotecario o l'Autore di tutti i libri, perchè di Ordini Superiori io non ne so niente (Biglino! Esci da questo corpo!!!)
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zeppelin ha scritto: Facciamo finta che l'Anima sia un lettore che prende un libro da una biblioteca e incomincia a leggerlo........
Quindi non chiedetemi se per me Dio sarà il Bibliotecario o l'Autore di tutti i libri, perchè di Ordini Superiori io non ne so niente (Biglino! Esci da questo corpo!!!)
Parliamo di anima senza specificare cosa sia,o casa intendiamo sia.
Per quanto mi concerne,considero l'anima la scintilla dell'essenza di Dio,che come un frattale contiene tutte le informazioni del totale.
Il problema,a questo punto,è rispondere alla domanda:Chi è Dio?
Su questo punto concordo con Roberto70.Il dio della Bibbia non è il Dio creatore.O meglio,non è il creatore dell'universo.
Ma se l'anima è l'espressione di Dio,e questi non è che le consapevolezza dell'universo stesso,allora sorge spontanea la domanda:l'universo ha un inizio o è eterno?Per estensione,esiste un solo Dio?
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Parliamo di anima senza specificare cosa sia,o casa intendiamo sia.
Per quanto mi concerne,considero l'anima la scintilla dell'essenza di Dio,che come un frattale contiene tutte le informazioni del totale.
Ottima intuizione. Se l'universo fosse olografico ( come ad esempio qui: universo come ologramma
vorrebbe dire che sarebbe anche frattalico.
Caratteristica di un frattale è che ciò che ritrovi a una grandezza la ritrovi in un altra al variare della scala. Caratteristica di un ologramma, è che se spezzi un ologramma, questo conserva il contenuto informativo in ogni sua parte. Ogni parte dell'ologramma contiene l'intera informazione, e se lo tagli in due, in tre o mille pezzi, mostrano lo stesso oggetto interamente.
Sostanzialmente - per analogia - anche il corpo umano è fatto così, nel senso che ogni cellula ha potenzialmente il codice genetico di tutto il corpo. Non è che una cellula epatica perde il codice di una cellula cardiaca o o di una neuronale. Pur specializzandosi contiene l'immagine potenziale di tutto.
Viene quindi da pensare che l'intero universo, in un certo senso, sia strutturato esattamente in questo modo ad ogni sua scala, dal livello subatomico, fino a quello gigantesco. Un po' come il detto ermetico, "così in alto così in basso".
Il problema,a questo punto,è rispondere alla domanda:Chi è Dio?
Su questo punto concordo con Roberto70.Il dio della Bibbia non è il Dio creatore. O meglio,non è il creatore dell'universo.
Ma se l'anima è l'espressione di Dio,e questi non è che le consapevolezza dell'universo stesso,allora sorge spontanea la domanda:l'universo ha un inizio o è eterno?Per estensione,esiste un solo Dio?
Non credo la soluzione sia dire che Dio è quello o Dio è quellaltro. Il problema è più il rapporto che hai con la tua anima, o, nella maggior parte dei casi, il fatto che non hai proprio alcun rapporto con essa né la minima percezione di trascendenza. E in uno stato di assoluta assenza di trascendenza, è poco utile parlare di Dio, di cui tradizionalmente non si può dire nulla.
Ad esempio dire che il Dio della bibbia non è Dio è poco utile. Se si vuol credere all'anima e alla trascendenza, e quindi averne esperienza, tramite i percorsi devozionali e/o ascetici del cristianesimo, non pochi santi o anche persone più comuni hanno avuto esperienza dell'anima e di Dio, da intendersi in senso lato, come trascendenza. E l'hanno avuta indipendentemente dal fatto che la bibbia parli dei puffi, di un alieno cattivo, di un demiurgo creatore inferiore, o di Dio. Questo perché come dice il Buddha, è vero quello che funziona.
Io personalmente non lo trovo un percorso particolarmente adatto ai tempi, ed in questo sono in disaccordo con Tommy. Però se per lui e altri funziona, tanto meglio. Se per altri non funziona, direi di non accanirsi, nel senso che neppure capire che jhave è eventualmente un alieno cattivo avvicina alla verità ultima.
Ma in realtà lo scopo sarebbe quello, cioè trovare la verità.
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Non ce lo nascondiamo.
La verità è una cosa pratica. Anche credere o non credere in Dio, o in qualunque altra cosa ha un valore solo propedeutico, strumentale. Diceva il monito di Abraxa "Tu non hai bisogno di credere, anzi: non devi credere. Prova. Osa"
Noi viviamo in un epoca dove ti hanno detto che sei una certa cosa, perlopiu un aggregato casuale di materia pensante, e noi ci siamo conformati a questa visione. Eppure le testimonianze che questo non è vero, sono molte. E una volta assunte in via ipotetica come possibili, allora occorre agire di conseguenza.
Un esperienza la si ha, la si vive, e la si esperisce; mentre a una storia si può credere o non credere. E la stessa fede, è un dono se regala una via verso l'esperienza, senno serve a poco o a nulla. Nell'interiore umano l'esperire il trascendente ha, per anologia, lo stesso valore della replicabilità che forma l'anello ultimo della catena di una scoperta fenomenica.
Come si fa a dire a uomo che riesce a entrare in uno stadio di illuminazione, di "Samadhi", di "Satori", ch'egli è superstizioso? Vi sorriderà. Sarebbe come trovarsi di fronte ad un uomo pronto a giurare ad un innamorato che stà solo credendo nell'amore e che quello che vive è superstizione, e che l'amore non esiste. L'innamorato gli risponderà: "l'amore non esiste, ma per te, che non riesci ad amare". Il fatto, come è intuibile, è che uno vive in una dimenzione nel quale l'altro non riesce ad accedere, così come chi è innamorato vive qualcosa che chi non lo è non può percepire.
Gesù invitava a entrare nel regno dei cieli – regno dei cieli che figuratamente descriveva un esperienza interiore -; ovviamente non è stato l'unico: e cosa bisogna rispondere a chi crede sia una superstizione o un "mistero della fede"? Occorre dirgli che un esperienza o la si vive o non la si vive.
Chi crederebbe nel sapore amaro se non fosse esperibile? L'unico fatto è che è più facile bere un bitter, che esperire uno stato interiore trascedente: poiché quest'ultimo richiede impegno, ispirazione, disciplina, concentrazione, fermezza, costanza, amore, presenza e determinazione. Inutile, pertanto, credere o non credere alla formula dell'acetone: basta utilizzarla ed esperire l'acetone. Lo stesso, per analogia, vale circa gli stati trascendenti dell'essere.
Darwinismo e creazionismo, infatti, se visti in questa ottica pratica sono entrambi pensieri pericolosi e malati, perché limitanti. Non danno nessuna esperienza interiore, non comportano nessuna evoluzione e non spingono a nessuna ricerca ulteriore del senso dell'esistenza. Sono due pensieri infetti e, nel senso dispregiativo del termine, luciferini. Ti dicono: "ok, il mondo è nato per questo motivo, ora torna al bar e prenditi un amaro."
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- medicineno
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Sussiste un problema che ha origine dalle varie definizioni che vengono usate. Per fare un discorso che sia meno lontano possibile dalla verità occorrerebbe che ogni interlocutore avesse le stesse definizioni di Dio, Anima, Verità, ecc.
Se uno avesse come definizione di Dio un uomo anziano con barba e capelli bianchi e un triangolo dietro la testa e un altro invece quella di coscienza infinita indefinita, entrambi avrebbero molte difficoltà a capirsi.
Poi, una volta che ci fossimo messi d'accordo su quali definizioni usare, occorrerebbe considerare che le descrizioni che facciamo sono tutte narrazioni, ogni cosa è frutto della nostra mente e vediamo la nostra storia e quella dell'universo così come crediamo che sia, anzi come ci è stato fatto credere che sia.
In realtà non c'è nulla, ma siamo così bravi da esserci autoingannati da far credere a noi stessi di essere qui da qualche parte e in qualche tempo per poter partecipare a questo gioco chiamato vita sulla terra (e anche su altri pianeti) con un personaggio nel quale generalmente ci si identifica al punto da dimenticare che si tratta di un personaggio e che il tempo e lo spazio non esistono. E' una necessità altrimenti non ci sarebbe nulla su cui avere opinioni, su cui discutere, su cui litigare, concordare, difendere, combattere, ecc.
P.s: Approfitto per fare una domanda: sono iscritto dal 2006, in passato ho scritto diversi post e anche qualche articolo. Poi ho smesso per varie ragioni. Dove sono i vecchi messaggi?
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- orsoinpiedi
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Sono perfettamente d'accordo con te che la cosa fondamentale è l'esperieza,quell'esperienza che ti porta a capire ciò che realmente ti fa star bene.
Ho espresso la mia opinione sul Dio della bibbia(maiuscolo per rispetto a chi ci crede),in quanto le sue azioni mi sembrano troppo "umane".
Nella chiesa Cristiana,il Paradiso viene indicato come "Il Premio"superiore ed ultimo per godere della vita eterna,in eterna felicità. Ma questo premio
lo raggiungi solo se vivi secondo ferree leggi, sempre ripetute dai suoi rappresentanti,altrimenti c'è l'inferno,la dannazione eterna.Tanti piccoli e grandi Savanarola.Una chiesa che produce terrore,e tramite il terrore,domina.E'questo il Dio dell'amore?Quello di tutte le religioni monoteiste?
Rispetto chi crede in questa chiesa,e comportandosi in conseguenza,lo testimonia tutti i giorni,trovando conforto pe il suo spirito.Ma non è questo in cui credo.
La spiritualità è un fatto esclusivamente personale,e come hai riportato,"è vero quello che funziona"
Le parole di un vecchio saggio"Se cominci ad andare,ti si aprirà innanzi la Via;se ti fai nulla,sarai trasformato in essere puro;se ti fai basso e abietto, non entrerai più nel cosmo,e allora fuori di te,sarai mostrato a te stesso"
Perdonate l'OT,ma volevo chiarire la mia posizione su un elemento della domanda del treid
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Così evitiamo in anticipo di perdere tempo con i massi pesanti ed i triangoli a 4 lati o clonazioni di "dii" .. che lasciamo ad Odifreddi ed il suo seguito di somari sparsi dal cicap all Uaar..
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Per fare un discorso che sia meno lontano possibile dalla verità occorrerebbe che ogni interlocutore avesse le stesse definizioni di Dio, Anima, Verità, ecc.
Ma questo è impossibile!
Prendiamo la parola anima:
I latini avevano due definizioni: il primo, animus, corradicale al greco anemos, cioè vento, indicava gli stadi superiori razionali ed emotivi dell'interiorità umana; il secondo, anima, era usato come termine corrispettivo della parola greca psyché ed era il nome di quel soffio vitale che, secondo la concezione antica, risiedeva all'interno degli esseri viventi e veniva espirato fuori al momento della morte.
La religione cristiana fece pero assumere alla parola greca anemos il significato completamente nuovo di parte spirituale e immortale dell'uomo, centro della sua vita morale, del pensiero, della volontà libera, dei valori etici.
Le stesse parole animus e anima sono state riciclate da Gustav Jung con contesto psicanalitico con un altro significato.
In Cina il Ling (cioè l'anima) è una delle numerose componenti spirituali ed energetiche del corpo fisico assieme
agli Hun, Po, Yi, Zhi e Shen. Quest'ultimo si suddivide in Grande Shen e Piccolo Shen.
Facendo una similitudine possiamo immaginare il Grande Shen come "LA LUCE", cioè Dio, il Tutto, o chiamatelo come volete, mentre l'uomo, paragonato ad un cristallo, scorpora questa luce con uno spettro diverso da individuo a individuo, che è il Piccolo Shen. Da sottolineare come queste componenti spirituali siano integrate nel concetto di Cielo e Terra e in ogni aspetto della filosofia.
Il Samsara è il pensiero indiano secondo il quale l'anima di un morto ritorna a vivere sulla terra in un nuovo corpo: la reincarnazione delle anime e un’altra convinzione della dottrina e della morale indù è che il mondo abbia una grande “anima universale” Brahman (l'Unità, l'Assoluto), alla quale tutto tende per unirsi ad esso. Dal Brahman furono emanate (non create) tutte le cose, compresi gli dei.
Il Cristianesimo ha quindi l'anima "one shot", hai una ed una sola possibilità e da questa dipende la sorte della tua anima per l'Eternità, anima che è creata e distinta da Dio.
L'induismo crede invece in una serie di "non hai vinto ritenta" e l'anima è consustanziale a Dio, ovvero ritornerà ad esservi unita.
Il Taosimo sembra non preoccuparsene troppo, tanto siamo un'emanazione della Grande Luce e in qualche modo sarà fatto nell'unico modo possibile.
Già solo queste poche definizioni sono inconciliabili, quindi è proprio la loro ricerca che porta alla Verità, posto che sia possibile.
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Tanti mistici Cristiani ed altri personalità con carismi particolari concordano che in paradiso non tutti ci andranno ( Nel Vangelo è già chiaro che l'inferno vuoto non è ).....ed il modo migliore per assicurarsi il biglietto di sola andata per l'inferno è l' ateismo...tutte le opere buone svaniscono di fronte alla mancanza di fede nel proprio creatore. ( perché coloro che non conoscono Cristo, San Tommaso ha già spiegato tutto... Non sono senza speranza..)
Cristo vuole la fede dai propri figli.... non vuole figli materialisti. ..
Si è mostrato una volta dopo la risurrezione a migliaia di persone.. ma ritornerà un'altra volta a completare il lavoro definitivamente.
Lui non deve niente all'uomo....lo lascia libero.
Se l'uomo in cuor suo rifiuta il "creatore" e si considera soddisfatto della sua aspirazione materialista nella dissoluzione.. pagherà per la sua scelta.
D'altronde se uno non ha fede è quasi giusto lasciarlo finire nel luogo a lui designato.( con livelli diversi di sofferenza.. )
Le testimonianze dei santi
Pastorelli di Fatima
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universo olografico?Certo,è una teoria interessante e probabile.Il problema è :chi ha fatto la base su cui l'ologramma viene creato?
Tu, io, noi, il tutto. Vi sparo il bestemmione: se hai davvero un anima, ovviamente tu sei quell'anima in una qualche misura, anche se ne hai perso il contatto in quanto essere decaduto; altrimenti è l'anima che è qualcosa e tu sei al massimo il suo cappotto che presto o tardi si rompe e muore. E' che gli importa al cappotto se chi lo indossa è immortale? Infatti, avere un anima ha senso solo se la sei. Ora, l'anima, in qualunque modo tu la voglia intendere, è un frammento del divino. In quanto tale, come insegnano dappertutto da pitagora all'india - apparte nell'ebraismo e nel cristianesimo, che lo fa anche a ragione ma merita un indagine a parte - è sempre esistita e sempre esisterà.
E come fa qualcosa ad esistere sempre e per sempre? L'unico modo è non far parte dello spazio-tempo. Quindi non fa parte dell'ologramma, ma lo esperisce.
Detto con delle parole più classiche, il rapporto tra anima individuale e Dio è popolarmente rappresentabile così: "Io sono la Persona Suprema, esisto eternamente, tu anche, anche tu sei un essere eterno, un'anima eterna; non ci fu mai un tempo perciò in cui noi non siamo mai esistiti, né Io come individuo Supremo, né tu come individuo subordinato a Me, né tutti questi re, siamo tutti esistiti eternamente" Bhagavad Gita.
La creazione ( demiurgica ) riguarda il mondo, questo piano. Non l'anima. Il Tutto ( Dio ), se è il Vero tutto, può fare solo un operazione geometrica: dividersi.
Il Cristianesimo ha quindi l'anima "one shot", hai una ed una sola possibilità e da questa dipende la sorte della tua anima per l'Eternità, anima che è creata e distinta da Dio.
L'induismo crede invece in una serie di "non hai vinto ritenta" e l'anima è consustanziale a Dio, ovvero ritornerà ad esservi unita.
Il Taosimo sembra non preoccuparsene troppo, tanto siamo un'emanazione della Grande Luce e in qualche modo sarà fatto nell'unico modo possibile.
Già solo queste poche definizioni sono inconciliabili
Non proprio, dicono tutti la stessa cosa tramite una narrativa diversa. La stessa cosa che ti dicono tutti, è che l'anima è decaduta e tela devi salvare. Da qui viene da chiedersi: hai una sola chance o due, o tre? La domanda ha di per sé poco senso, in quanto come ho già scritto l'idea e la percezione che abbiamo del tempo è sbagliata. La fisica ultimissima ci insegna che cause precedono gli effetti, che il tempo è diverso a seconda di dove ti trovo e del mio stato etc. ( Per non parlare del fatto che se l'uomo è davvero un essere multidimenzionale, a un certo livello, pur non avendone coscienza, partecipa a più vite contemporaneamente. )
Ma anche volendo credere al tempo lineare ( che è il modo con cui un cervello ordinario legge l'ologramma, o quantomeno i segnali elettrici che percepisce ), è solo una bugia a fin di bene dire che hai un solo tentativo ( cristianesimo ) o l'intera durata dell'universo ( che comunque è un arco di tempo ben preciso: lungo che sia in apparenza ). Se fosse vero che puoi startene a non fare niente, tanto prima o poi l'anima si salverà da sola, allora non avrebbero senso i consigli dei santi da tutto il mondo, cioé di chi con l'anima e il divino ha già reinstaurato un contatto. Il pensare di avere una sola vita dà un senso di urgenza, di necessità; in genere è molto meglio che pensare di averne mille. Un bell'articolo al riguardo : Gurdjieff e la Luna
Mentre circa la reincarnazione, occorre ricordare che non è vero neppure li che prima o poi l'anima si salva. Si dice invece che a ogni incarnazione l'anima degenera sempre di più. Fino al punto di non ritorno.
Però sono tutte bugie, nel senso che sono rappresentazioni per avvicinare a concetti e realtà evidentemente non compresibili nello stato ordinario.
Tra le altre cose, per inciso, il cristianesimo delle origini ammetteva in realtà la reincarnazione ( che poi è presente nei pitagorici, in platone, etc, non è certo una cosa orientale; e io, personalmente, la leggo anche nei vangeli ) poi si è persa.
Sembra che nel paradiso tutti abbiano 30 anni...( anche se morti a 6 mesi di età o a 90 anni) e tutti esenti dal fisico "corrotto" . Uno brutto come la fame da "vivo" come lo potrò riconoscere se "diventerà" bello ?
L'idea della resurrezione dei corpi è una trasposizione materialistica per il popolino. Ovviamente se tu sei un anima, non sei il tuo corpo. E visto e considerato che un corpo non è che una precisa programmazione del codice genetico, e questa programmazione può essere cambiato, tu non sei quel corpo se non come momentanea forma imposta alla materia. Se poi si considera che le cellule - e gli atomi che le formano - di un corpo cambiano completamente ogni 7-10 anni, allora cessiamo di essere materialisticamente quello che eravamo ogni 10 anni. E chi ha una quarantina di anni, ha avuto almeno 4-5 corpi diversi, anche se la fisionomia, apparentemente e con le differenze date dalla crescita/vecchiaia, è più o meno la stessa.
Se l'uomo in cuor suo rifiuta il "creatore" e si considera soddisfatto della sua aspirazione materialista nella dissoluzione.. pagherà per la sua scelta.
D'altronde se uno non ha fede è quasi giusto lasciarlo finire nel luogo a lui designato.( con livelli diversi di sofferenza.. )
L'uomo paga sempre la sua scelta. L'idea che ci sia un signore cattivo a distrubire caramelle ai buoni e carbone ai cattivi è un'altra rappresentazione popolare. Al divino che vuoi che gli importi se la sera ti tocchi da solo... Il processo del karma è automatico. Con certe credenze, e certi atteggiamenti, ti crei autonomamente e a più livelli un destino coerente con quelle scelte, e questo perché sei parte frattalica del creatore.
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Concordo,ed affermo:chi può ragionare(sentire,percepire) su Dio,se non Dio stesso?Tonki ha scritto:
universo olografico?Certo,è una teoria interessante e probabile.Il problema è :chi ha fatto la base su cui l'ologramma viene creato?
Tu, io, noi, il tutto. Vi sparo il bestemmione: se hai davvero un anima, ovviamente tu sei quell'anima in una qualche misura, anche se ne hai perso il contatto in quanto essere decaduto; altrimenti è l'anima che è qualcosa e tu sei al massimo il suo cappotto che presto o tardi si rompe e muore. E' che gli importa al cappotto se chi lo indossa è immortale? Infatti, avere un anima ha senso solo se la sei. Ora, l'anima, in qualunque modo tu la voglia intendere, è un frammento del divino. In quanto tale, come insegnano dappertutto da pitagora all'india - apparte nell'ebraismo e nel cristianesimo, che lo fa anche a ragione ma merita un indagine a parte - è sempre esistita e sempre esisterà.
E come fa qualcosa ad esistere sempre e per sempre? L'unico modo è non far parte dello spazio-tempo. Quindi non fa parte dell'ologramma, ma lo esperisce.
Detto con delle parole più classiche, il rapporto tra anima individuale e Dio è popolarmente rappresentabile così: "Io sono la Persona Suprema, esisto eternamente, tu anche, anche tu sei un essere eterno, un'anima eterna; non ci fu mai un tempo perciò in cui noi non siamo mai esistiti, né Io come individuo Supremo, né tu come individuo subordinato a Me, né tutti questi re, siamo tutti esistiti eternamente" Bhagavad
"Leggi non per contraddire e confutare, né per credere e dare per scontato, ma per soppesare e considerare."
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Io non ho mai creduto in dio, o sarebbe meglio dire che non ci ho mai creduto quanto agli alieni.
Si, per alcune persone l'idea dell'alieno a volte risulta più credibile di dio, e non li biasimo, io stesso ero così e probabilmente è fisiologico:
per quanto sia sfuggente il disco volante, lo si riesce a percepire pur sempre come qualcosa di "solido" di materiale, qualcosa che se atterrerà su quel campo di grano, lascerà dei segni, forse,
o forse no, non conta se sia davvero così, conta la percezione che si possiede della cosa, e non è certo una novità che di percezioni reali "materiali" di dio non è che ce ne siano poi molte su cui fare affidamento.
Poi fin da bambino me la raccontavano con "devi crederci" o cose tipo "devi cercarlo in ciò che ti circonda" che, se da un lato erano frasi fatte, e che tanto sanno da arrampicata sugli specchi, dall'altra hanno senso, ma ce l'hanno ora, prima non potevano averlo.
In breve vi racconto la mia storia, storia che scomoda il tizio del "piano di sopra" ma che la racconto giusto per dire "ok, ecco questa storia" e, se è vero che alle storie ci si crede o non ci si crede, tanto per me quanto per gi altri, purtroppo, o per fortuna, questa storia non mi permette il lusso di dire "ok ci puoi credere o anche no, fa uguale" perchè l'ho vissuta personalmente, e vi ho dato anche molte interpretazioni, vi ho fatto dei paralleli, ci ho ragionato molto e ho cercato di darmi delle risposte a domande che fino al giorno prima non mi avrebbero minimamente sfiorato.
La questione è che non importa quali siano le motivazioni dietro alla storia, se la scienza possa spiegarla o cosa, se lì dove finisce la scienza magari inizia la spiritualità o che altro, l'unica cosa che conta è che questa storia ha cambiato me, dal giorno alla notte, che poi è come dire che conta sempre più il viaggio della meta, immagino.
Diversi anni fa stavo vivendo una crisi esistenziale, nulla di serio, ero solo stanco, stressato, colpa di un lavoro ingrato e colpa di una situazione di vita che in qualche modo non sentivo di meritare, se ne potrebbero raccontare a bizzeffe di storie che iniziano così.
Decisi per tanto di "sfogare" questa rabbia repressa, questi istinti omicidi o che altro, dedicandomi a un qualche sport:
ma.. Non sono tagliato per lo sport, non lo sono? Non lo ero? Vai a sapere.
Un amico karateka mi consigliò, dunque, qualcosa di assolutamente "pittoresco" per i miei (di allora) standard, la "meditazione"
Io non è che lo presi molto sul serio, ma senz'altro ero a un passo dal mandare tutti a quel paese; così preso un bel pò dalla disperazione e un pò meno dallo sconforto, misi da parte le mie resistenze personali sul tema "yoga / meditazione / prana / ohmm ohmm" e feci come lui mi chiese.
Poche istruzioni, di una facilità disarmante:
"siediti, chiudi gli occhi, concentrati sul tuo respiro e resta in silenzio"
E così feci.
Fin dal primo giorno notai una differenza, ora, non era neppure "meditazione" era "stai seduto in silenzio un quarto d'ora e sforzati di non fare o pensare a nulla" e okkey, sembra facile, ma non lo è se non ci sei abituato, però notai dalla mattina seguente, subito, qualcosa di diverso.
Non che io mi sentissi "diverso"
affatto,
ero quello di sempre, solo che a causa dello stress io da tempo non ricordavo mai i miei sogni, quella mattina invece ne ricordavo uno in modo vivido e articolato, e metti anche che sia stato solo un caso, una fortuita coincidenza, (ci sta) ma io decisi di credere che il merito fosse stato della "meditazione" per cui continuai anche dopo.
E continuai in barba a tante cose che mi dicevano "ehi basta", giorno dopo giorno, fra pruriti fastidiosissimi che comparivano di punto in bianco spezzando la concentrazione, o voci inesistenti sulla testa che ti deridevano e prendevano per il naso pur di farti smettere.
Ma, oh, io testardo, stavo lì, e così sparivano pruriti o vocine, e in qualche giorno di tempo iniziai davvero a notare qualcosa di diverso in me:
ero più rilassato, più allegro, più energico, e anche le "sfighe" o le "male parole" di colleghi semina-zizzania mi scivolavano facilmente via, insomma... stavo bene, e anche meditare non era più una cosa tanto "forzata"
anzi, in qualche modo la facevo volentieri, chiudermi nella mia stanza di tanto in tanto, e lasciare fuori il mondo.
Dopo qualche tempo iniziai a vedere delle immagini, perchè.. Fare "il vuoto mentale" può sembrare una gran figata da spalla degli Avengers, ma in verità dopo un pò stufa, e quindi iniziavo a vedere cose, tipo me, seduto, che respiravo piano.
I miei respiri erano tipo bolle colorate, inspiravo e si contraeva intorno a me una grande bolla rossa e quando espiravo un'altra bolla blu si espandeva esplodendomi intorno e inglobando rapidamente tutto quello che mi circondava.
Nessuno me le aveva suggerite, erano solo emerse da sé, buffo.
A volte in queste immagini ero seduto su di un prato, altre volte era come se fossi immerso nelle nuvole, e a volte, se immaginavo di alzare la testa, sopra di me vi era un cielo di enormi ingranaggi a perdita d'occhio, e io restavo lì, placido, a osservarli.
Una prima cosa strana, ma che ai tempi non notai era questa:
Io non sapevo nulla di meditazione a parte quello che mi era stato detto, e non sapevo nulla di "visioni" o cose simili, non sapevo nulla di universi olografici, matrici, spiritualità e men che meno di dio, ero semplicemente un tipico fantozziano operaio che tentava di scappare dalla realtà, qualunque quella essa fosse.
Ma quelle immagini erano spontanee, comparivano, venute da chissà dove, i misteri insondabili della mente.
E poi un giorno, tre settimane più tardi, successe qualcosa di molto diverso.
Mi sedetti come sempre sul mio letto, chiusi gli occhi e posi le mani sul grembo, non per chissà quale ayuverdico motivo, ma perchè due braccia ho, ed è scomodo a volte trovare un posto dove metterle per stare comodi;
e lì pensai (e mi è rimasto ben impresso quel momento) "Ora mi siedo, e mi vedo lì seduto che respiro e..."
E poi niente, il buio prima che finissi quell'idea. Nessuna immagine che saliva, ma anche niente più sensazioni sul mio corpo, come se mi fossi addormentato, il ché.. può anche essere, ma questo poco conta alla fine della fiera:
fu semplicemente come se mi fossi di colpo annullato.
Non ero spaventato, all'inizio, anche perchè non avevo una reale coscienza di me, era si, come in un sogno a cui avessero spento la luce, ma anche, era molto più vivido di qualunque sogno.
Non so quanto durò, ma di lì a poco vidi una luce farsi avanti, come una fiammella, era come un piccolo globo di luce, o un fuoco color ciclamino che si avvicinava sospeso al nulla, danzando leggero; ed era tipo quella scena ne "Alla ricerca di Nemo" dove i pesci restano ammaliati dalla luce fosforescente sulla fronte della rana pescatrice,
ecco,
il paragone calza a pennello, ero del tutto innamorato di quella piccola luce, ancora oggi, credo sia la cosa più bella che abbia mai visto.
Quella si avvicinava, e a un certo punto (non so, forse, un bagliore di lucidità? Vai a sapere) iniziai a pormi delle domande;
non del tipo "cosa essa fosse" ma più del tipo "mi fa qualcosa o è una probabile minaccia?"
E più si avvicinava più la tesi della minaccia mi sembrava la più gettonata, e inziai a sentirne rapidamente la pressione, prima, e il calore, poi.
E dico... Se avessi potuto avere un pugno in quel momento, direi che non sembrava più grande di un pugno, ma era il fatto di avvicinarsi, così, in silenzio, e senza dar l'idea di volersi fermare che mi iniziò a inquietare.
Poi fu a un trenta centimetri da me circa, all'altezza del petto, che ne sentii chiaramente la sensazione di bruciore, e lì mi resi conto che forse dopotutto un corpo ancora lo avevo, ma ero senza voce per chiamare aiuto.
Ho perso di vista il globo, come se mi fosse entrato dentro, ma il petto mi iniziò a bruciare, poi esplose come un fulmine, come se qualcosa di intenso mi attraversasse, e desiderai disperatamente non essere lì, un istante dopo sentii il peso di tutto il mio corpo arrivare di nuovo in un botto, la sensazione del materasso che premeva sotto le mie gambe, il peso delle braccia, spalancaii gli occhi, mi sembrava di essere caduto dal terzo piano.
Di colpo ero di nuovo a casa, e avevo il batticuore.
"Wow" pensai e poi guardai davanti a me.
Poco sulla sinistra c'era la porta che dalla mia stanza portava al corridoio, e di lì alla sala da pranzo, dove la tv aveva ripreso a vociare in lontananza.
Fino a quel momento ogni suono che provenisse da fuori lo avevo escluso ma, non era quella la cosa bizzarra che mi faceva credere di vivere in un episodio de "ai confini della realtà" era il fatto che guardando la porta chiusa davanti a me non "percepivo" in alcun modo la presenza di un corridoio, dietro, o una sala da pranzo.
Certo, la sentivo la tv, normale routine, quindi esisteva, era lì, ma era come se mancasse qualcosa alla scena, come se fosse tutto una finzione; e avevo la sensazione che se mi fossi alzato in piedi e avessi aperto la porta, al di fuori della mia stanza non avrei trovato nient'altro che il vuoto.
Non avevo il coraggio di aprire la porta, non sono certo mai stato un "cuor di leone" piuttosto il mio sguardo si spostò alla destra della porta, dove c'era un grande comò con specchiera.. E anche lì, ebbi una sensazione aliena, del tipo "quella cosa la vedo, è lì!"
ma al contempo anche di
"però non è più quella cosa, e non è lì!"
e ancor più inquietante era la terza sensazione, quella che mi diceva "quello che vedo sono io!"
Cioè, si, quello riflesso ero io, ma non mi riferivo allo specchio, mi riferivo al resto, mi riferivo al fatto che ogni cosa su cui posassi il mio sguardo era "una parte di me" la sentivo "me"
L'ultima cosa che osservai fu il cuscino e, un pò per esorcizzare quella strana percezione un pò per non farmela addosso, dissi a voce alta:
"okkey, qui stai giocando con cose che forse è meglio lasciare dove stanno..!"
Mi coricai, spensi la luce e chiusi gli occhi, ma avevo addosso quella sensazione, ugualmente, e c'era un fischio nelle orecchie che non mi lasciava dormire; insomma, alla fine penso che mi addormentai per stanchezza.
...
e poi dicono che meditare ti fa bene.
Il giorno dopo speravo di svegliarmi e che tutto fosse tornato alla normalità, il letto, la porta, il comò... ecc..
Macchè! Niente era come prima:
andai in bagno e ogni cosa che vedevo era una parte di me, e la cosa angosciante era guardarsi allo specchio dove una parte di me mi osservava da una parte di me.
Cioè, non era più così tanto "me" questa ridondanza di "me"
a ripetersi sembrava perdere senso.
Non è una cosa facile da spiegare, ma in pratica era come se mi sentissi connesso a tutto quello che mi circondava; il ché NON è così figo, checchè ne dica il Dr. Strange,
è da fifa blu, e non lo auguro a nessuno, nel senso.. Che io credevo di stare a impazzire, insomma, mettetevi nei miei panni, un neofita che scopre di colpo una dimensione accanto alla sua? C'era da andare fuori di testa.
Guardare tua madre, e non vedere tua madre ma una parte di te che fa tua madre, è.. Qualcosa di molto difficile da spiegare agli altri, (soprattutto se in quel momento tu fossi mia madre) perchè questa cosa non è che io me la sia inventata, ma se la raccontavi allora la gente avrebbe iniziato a chiederti
"mi stai dicendo che io non esisto?"
e poi i meno aperti avrebbero schifato il racconto con cose tipo
"ah ma esisti solo tu allora?"
Beh... E che ne so io!?...
Ma infatti non è che andassi in giro a raccontare la mia esperienza, già avevo dubbi sulla mia sanità mentale, figurati quella degli altri, la mia bocca era cucita, sai che figure?
Poi ogni cosa che mi circondava era me, è frustrante cercare di spiegarlo ma questa era la sensazione e, ci tengo a precisarlo, io di queste cose non sapevo proprio nulla, probabilmente se qualcuno ha tramandato fino ad oggi l'idea che "tutto è uno" forse non è nemmeno colpa sua,
forse ha fatto come me e s'è trovato invischiato in questa cosa, magari conosceva uno che andava a karate..
Ma... cos'è questa cosa?
Ragioniamo:
Okkey, che io abbia la credenza che in verità non sono solo "io" ma anche "tutto il resto" può essere un parto mentale mio, magari un pò folle lo ero davvero,o lo stavo diventando, e avrei potuto pensarlo se fosse finita lì:
il fatto è che che poi questa sensazione di essere "più tutt'uno di ogni altro tutt'uno" è venuta meno, o comunque mi ci sono abituato dopo un pò,
e se lei era venuta meno, è partito però tutto il resto, e lì è iniziato il vero casino:
Vedevo coincidenze d'apperutto:
numeri, sequenze, paralleli assurdi, una, due, tre coincidenze.. quelle le capivo e, da bravo materialista, "sono coincidenze" avrei detto, era la risposta a ogni problema. Ma quando diventano troppe, te ne accorgi che c'è qualcosa di strano, pure se sei ateo, pure se sei materialista o posato.
Cioè io lo so che non me ne è mai fregato niente di Michael Jackson, che mi è strano pensare a Michael, o vedere roba di Michael,
lo so io che non mi capita mai per tutto l'anno, e per ogni anno;
ma poi vedere Michael, e constatare che ti muore il giorno dopo... Non ci ho dato peso, e pare una storiella a sentirla così, ma.. E' strano forte, per me che mi conosco e conosco le mie probabilità.
Ma quella era solo una delle tante:
non ci misi molti giorni a capire che stavo sviluppando delle doti da veggente di Hogwarts, cioè,
non che ti sapessi dire "domani casca il governo" ma era più come se, nella realtà intorno a me, percepissi degli elementi più vividi di altri:
un'immagine, un suono, piccole cose, ma che solo poi, regolarmente, finivano con l'acquistare significati ben più grandi, quando dopo uno, due, massimo tre giorni, accadeva qualcosa di strettamente correlato.
E pensavo "ma sto prevedendo il futuro?"
e più me lo chiedevo, più me ne convincevo,
e più me ne convincevo, e più succedeva.
Iniziai a spostare i miei interessi, prima sulla psicologia, poi sulle religioni, sull'esoterismo, la spiritualità, alla ricerca di risposte a quella mia condizione, facevo un pò un minestrone di generi all'inizio, ma era come se ogni nuovo libro che mi capitava in mano contenesse le informazioni che cercavo, come se mi capitassero in manoe proprio perchè in quel momento era quello di cui avevo bisogno, e ce ne erano pure di quelli che dicevano che era proprio così, che se io desideravo qualcosa in qualche modo l'attraevo:
così decisi di provare a fare degli esperimenti in quel senso.
Di libri sulla legge d'attrazione ce ne erano parecchi, tutti dicevano di provare a desiderare cose piccole, così iniziai con poco, un caffè, immaginavo di berlo, l'aroma, la soddisfazione nell'averlo ricevuto, pensavo "me lo offriranno al lavoro" e cercavo così di prendere contropiede qualunque forza potesse controllare il destino con quella mia idea,
ma il giorno dopo me lo trovavo davanti senza neppure uscire di casa.
E' normale bere caffè a colazione, ma non è normale se da sempre tua madre ti ha preparato thè fino al giorno prima.
Esplosi in una risata "come mai un caffè?"
lei rispose "pensavo l'avresti preferito"
E così era, ma lei non poteva saperlo.
Okkeeey... vuoi dire che davvero questa roba new age funziona?
Scesi le scale tutto allegro, il cielo la mattina era buio e stellato, rimasi affascinato per un attimo mentre scendevo gli ultimi gradini "woah, manca solo una stella cadente" dissi, e nell'istante in cui lo dissi mi passò davanti.
Nella mia vita, per dire, non ne ho viste più di quattro o cinque, e una proprio in quel momento.
Non è, come dicevo all'inizio, il perchè succeda la cosa importante, è quello che significa per te in quel momento che conta. Per alcuni sarebbero potute essere solo coincidenze (davvero troppe, troppe, troppe) ma per me erano di più, ero certo che erano qualcosa di più, e anche se quella stella era solo un qualcosa di concreto, in fondo, che si desintegrava nell'atmosfera a un tot di km sopra la mia testa, per me era qualcosa di diverso, un simbolo, ricco di sensi, di significati, di domande e di risposte.
Passando e svanendo la scia sembrava avermi "ripulito" da ogni stanchezza, cattivo pensiero.
Tu non puoi vivere "male" o pensare che sarà una brutta giornata quando hai l'impressione che qualcosa "laffuori" ti coccoli ad ogni istante,
e anche quando succedeva di allontanarti e ripiombare ai tuoi vecchi pensieri (perchè restare sempre in uno stato di estasi non è roba per l'uomo moderno) accadeva qualche altro evento che ti ricordava di non essere solo, o comunque di non essere dimenticato, di essere ancora tu il centro di tutto.
Ricordo una giornata particolarmente pesante al lavoro, mentre camminavo costeggiando un campo rientrando a casa pensai che non mi accadeva mai nulla di bello, ed è stato un attimo, tutte le mie attenzioni sono finite attratte dal volo di una farfalla che mi è sfilata davanti.
La vidi.. Senza esagerare, al Rallenty,
ero talmente affascinato da quel piccolo animaletto e dal suo volo, dal suo essere così distante da me e dai miei problemi, ma anche allo stesso tempo tremendamente in orario per destarmi dal sonno della mia condizione, da vederne ogni più piccolo dettaglio come se usassi una lente d'ingrandimento su una moviola.
E dopo il suo passaggio la mia giornata era cambiata radicalmente; e più ero allegro, e più mi succedevano cose belle.
Immagina te, anni più tardi, quando rividi quella scena in un film paro paro, "Il piccolo principe" ed è... uguale! La mia espressione sul volto, era uguale a quella dei due sognatori nel film che vanno a schiantarsi con l'auto.
Dopo poco tempo iniziai a entrare in una strana fase, però, forse quella più oscura e pericolosa, quella del senso di onnipotenza:
mi sentivo infatti il solo "in grado di capire" quel mondo, o anche solo di "essere" e "fare"
Iniziai a sperimentare quelle mie capacità "nuove" e "magiche" con le persone.
E...
Arrivai a fare cose da scienziato malvagio dei fumetti degli anni '50, con i piani scritti su tabulati di cui ricoprivano le scrivanie sfregandosi le mani.
Si è abbastanza folle, e non ne vado fiero, il problema è.. che quei progetti funzionavano.
Non è il "progettare" di far fare cose agli altri solo immaginandolo che può creare dello stupore, è il vedere che questo accade esattamente come lo pianifichi, in ogni dettaglio, e per giunta rapidamente come se a metterlo per iscritto accelerasse i tempi di risposta della realtà.
Tu non sapevi quando, creavi solo il setting, la situazione giusta, e nel momento in cui non te lo aspettavi, tutto iniziava a muoversi come in una scacchiera.
E lì lo stupore si che era infinito.
Qui, però, si concluse anche la mia storia;
arrivai a progettare un rapporto intimo con una persona che era proprio "impensabile" potesse considerarmi o che potesse amarmi, ma io ugualmente mi feci uno schema preciso di come dovevano andare le cose, con tanto di disegnini esplicativi nel caso le parole non fossero state abbastanza chiare.
E lasciamo perdere quelle idee che "non sei del tutto a posto, tu"
lo so che era folle, adesso, ma appunto bisogna immaginare come la stavo vivendo io, dal momento che tutto si muoveva intorno a me e lo faceva a mio comando.
La gente poteva dire e pensare quel che voleva, era libera di fare quel che voleva, ma alla fine in un modo o nell'altro finiva anche con il non deludere le mie aspettative.
E se prima le modalità prendevano di sorpresa perfino me, da quando iniziai a scrivere quei miei "desideri" quelli si verificavano con una precisione impressionante, così impressionante da far paura.
Il giorno dopo a quell'evento, mi risvegliai stanco, demotivato, e con la sensazione che tutto era tornato come prima, niente più sensazione di "tutt'uno coi tutt'uno" ma anzi, una goccia in un oceano faceva più volume di me.
Forse era andata troppo bene? O forse avevo sbagliato qualcosa, forse avevo fatto qualcosa che non dovevo?
Il problema (che poi non è un problema) ma è più il "da dove tutto ha inizio" è che tutta sta sequela di eventi che mi hanno portato a dubitare del mondo come lo avevo conosciuto, e di me stesso per come mi ero conosciuto, portava con sé anche delle evidenti problematiche legate alla natura di ciò che avevo vissuto e sentito.
Come era possibile che fsse successo? Allora cosa eravamo noi? cosa io, cosa la realtà?
Esisteva un universo?
Io cosa sto vedendo in questo momento?
Poi perchè tutto succedeva a discapito degli altri? Ed era davvero a discapito degli altri? Oppure era il destino?
Sono mica io, dio?
..
Lo immaginavo più alto.
Sono tutte domande che a volte sono troppo impegnative per le persone "comuni"
con ciò non voglio dire che io non sia comune, ma piuttosto, che è necessario essere curiosi, e disposti anche ai sacrifici per farsi queste domande, solo perchè le risposte non sempre potrebbero piacerci.
Il fatto è che dio in ciò conta perchè con la fine della mia esperienza non finì la mia sete di sapere, non finirono le mie ricerche:
dio, qui, gioca da outsider, tuttavia.. io mi sono convinto di alcune ovvietà che però determinarono da lì il mio nuovo "paradigma della realtà"
La prima è che io di dio non so proprio nulla.
Crederci, o non crederci.. può essere utile.. e anche no,
può essere una metodologia a te affine, ma anche no,
ma che tu ci creda o meno, su una cosa devi per forza concordare con me, e cioè che tu, di dio, sai meno cose certe di quelle che non sai.
Allora come puoi definirlo?
Io, nonostante la mia esperienza di "illuminazione" vissuta anni fa, non so nulla di dio più di quanto sapessi prima.
Quell'esperienza mi ha cambiato, letteralmente, ma non mi ha reso tanto "capiente" da poter formulare un'idea concreta di dio.
Mi ci ha avvicinato però,
non fisicamente, e forse nemmeno animicamente,
più come idea, a percepire che forse dio, semplicemente, è.. tutto, è troppo grande per essere contenuto da una parola o un'idea.
Se poi questo abbia una volontà o meno, o se questa cosa noi la si possa considerare volontà, in termini umani,
se siamo noi, semplicemente, a non concepire cosa sia una volontà, beh.. Questo non posso dirlo, ma sono abbastanza certo di questo punto di partenza, dio è per prima cosa un ideale, un punto costante verso cui tendere.
Io stesso meditando ho teso a qualcosa che non conosco,
ho iniziato perchè volevo lasciarmi alle spalle le frustrazioni del lavoro, eppure non potevo sapere in quel momento come ciò sarebbe accaduto, dove stessi andando,
non sapevo "le modalità" attraverso cui quello stress si sarebbe esaurito, ho solo "creduto" che fosse possibile.
Se dio fosse stato lì, in quel momento, non mi ci sarei nemmeno messo a meditare,
se la mia serenità fosse stata lì avrei detto "Oh piacere serenità, ti ho tanto atteso, grazie per essere qui" e finiva lì la mia ricerca.
Invece ho dovuto cercare "qualcosa" che non conoscevo
espormi, andare "di là" a cercarla:
cercare qualcosa che non so, dove non sono mai stato, in un'altra dimensione, forse, perchè qui.. non c'è ANCORA.
E' abbastanza banale, in fondo, ma non lo è così tanto.
Io, mi sono dato una possibilità, e oggi scherzo e mi paragono a un Professor Luthor che ghigna in modo improbabile mentre progetta robe abominevoli che deturpano la bellezza del mondo o che piegano le volontà altrui ai propri desideri egoistici e morbosi eeeee.. questa frase non è messa lì a caso.
Ma quanti potrebbero crederci tanto forte da mettersi lì e farlo?
Quanti sono davvero in grado di dire "non so come andrà" e provarci?
Pochi, anzi, quasi nessuno, per mia esperienza.
Se ora pensi "questo è pazzo" o "è una cosa folle" non ti darai mai quella possibilità, per lo meno, non ora.
Credo che ciò sia stato il primo passo per me determinante, mi sono "concesso" di credere che la realtà fosse diversa,
che potesse esistere della serenità per me.
Dove? Boh!
Quando? Mah!
Ma ci doveva essere da qualche parte, si?
Credo che quando inizi ad andare in una simile direzione tu ci stia andando prima con la testa ché con le gambe, ed è questo il punto.
Dio non è qui, è lì dove vai con la testa.
E non è in quel punto, è sempre l'orizzonte che vedi da quel punto.
Io posso stare qui e fare congetture su dio, ma dio sarebbe sempre più in là di dove sono io.
Posso andare lì dove sono stato e vedere con i miei occhi gli ingranaggi del mio universo, e girarli a mio piacimento, come credo di aver fatto,
eppure ancora, nemmeno lì ci sarebbe dio.
Filosoficamente è interessante:
da lì forse non ci sarebbe dio ma lo percepirei tale ché qui; in verità ciò che trovo quando da "qui" vado in "là" è che "là" ci sono solo ancora io...
Ed è matematico, altrimenti non potrei essere lì, no?
Inomma, non esisto altro che "io" nell'universo?
E questa sensazione che in fondo una volontà esista sotto sotto... è davvero la mia volontà?
Quanti universi esistono realmente?
Dio a quel punto è solo una direzione, "l'ago della bussola che punta verso ciò che desideri realmente e che non sai nemmeno tu"
Si, non è un caso che faccia tante citazioni filmiche (questa è da Pirati dei Caraibi) perchè mi sono reso conto solo a seguito della mia esperienza come tutto il mondo (soprattutto quello romantico, o narrato) sia "pieno" di segnali, segnali che dicono "te non importa come scegli di vivere, dove, quando, con quali idee e modalità, tenderai sempre a dio, attraverso questa strada"
soprattutto quando crei, se sei ispirato, qualcosa ci scappa sempre.
Cioè tenderai sempre ad andare "più in là" di quel che già senti di essere, anche se lo farai di poco (indipendentemente da ciò che fai) e se qui il mondo che conosco è quello che tutti conoscono e che puoi descrivere a tutti e tutti capiscono..
Beh, più ti sposti e più si manifesta in modo naturale un'altra interpretazione di quello stesso mondo,
che non più tutti possono cogliere, ma comunque una buona parte.
E più prosegui nell'addentrarti in quella "direzione" e sempre meno riusciranno a seguirti.
Forse anche l'ispirazione dei poeti, dei registi, e degli artisti, è forse un fenomeno legato a quella "volontà" di cui sopra?
Immagina come si sarà sentito gesù, allor, chissà dove stava lui quanti potevano starci dietro.
Vuoi chiamarla volontà questa tendenza ad andare in quella direzione?
Si, una volontà di evolvere c'è in tutto quello che ci circonda, e anche in noi, ma a pensarci è ironico come noi si tenti in tutti i modi, coscientemente, di fermare questa evoluzione, come se fosse negativa, e in fondo non lo è, sarebbe solo un "cambiamento"
E lo capisci solo ora, però, gliene dai importanza ora, prima.. non pensavo a queste cose, non esistevano neppure.
Oggi lavoro fisso, ed è la mia salvezza ma.. E' anche una costante che cerco di mantenere, senza della quale chi potrebbe mai dire dove andrei? cosa farei? come cambierei?
La costanza è un'idea della società, che senza una costanza non esisterebbe, in fondo se non ci fossero sempre gli stessi ideali non esisterebbe neppure uno stato.
Ma per tutto il resto?
La vita è ciclica, guarda come crescono le piante, come ruotano le stagioni, come i traumi, come tante altre cose, ma in fondo tende solo a evolvere.
Se tu la prendi e la "blocchi" la fissi in uno stato costante, ecco che per un pò ci sta, poi però tracima e ne perdi il controllo,
e il più delle volte non lo si accetta, ma è così che deve andare, altrimenti non andrebbe così, semplicemente.
Niente, in fondo, accade per caso, se io potevo fare tutto quello, allora non c'è davvero più un "caso" in cui credere, ci sono energie che spingono le cose, in una direzione, o in un'altra, e stai a vedere che siamo proprio noi a spingerle senza sapere come farlo correttamente.
Quindi per me dio è questo, è la stella polare.
E, non ci vai, non vai alla stella polare nè ci parli che certo non ti risponde.
Ma.. Se tutto il resto forse la segue come te, e se tu stai andando in quella direzione, magari questo "resto" ti aiuterà di conseguenza? Vai a sapere.
..E magari quel "resto"sei semplicemente tu, o meglio, sono io.
E' probabile che tutto questo sia una simulazione, che non esista;
io vedo un mondo che tu non vedi, e tu ne vedi uno tuo, e questo gioco si chiama vita,
e ho capito una cosa da questa esperienza, e cioè che ci sono più "dimensioni"
più "livelli" chiamali come vuoi, puoi percepirne alcuni, e a tratti... Ma devi concederti tu di farlo,
devi essere in grado di farlo, e solo poi, forse, puoi fare un'esperienza profonda.
Questo comporta che ci sono anche delle regole che distinguono un livello da un altro; qui, ad esempio, tutto esiste in funzione del suo opposto.
Puoi definire la luce perchè conosci il buio, puoi definire un colore, perchè ne conosci il complementare, sai cos'è solido perchè sai cosa non lo è, sai cos'è gassoso perchè sai cos'è liquido, conosci il caldo perchè puoi definire il freddo, ecc...
Perfino le emozioni hanno ognuna un proprio opposto, le cariche delle molecole.
Qui tutto funziona così, tutto è come le patatine, a due a due, tutto, e se pensi che esista qualcosa che non lo sia, concediti di credere di essere nel torto.
Qui tutto esiste perchè v'è anche il suo opposto, e tutto esiste in funzione del fatto che all'opposto, potrebbe non esistere?
Per questo per me la realtà è qualcosa di molto "indefinibile"
Questa cosa va, si, ma anche può non andare,
e questo fa bene, si, ma può fare anche male.
Il fatto è che ciò che determina la solidità di questo castello di carte, lo decido io:
io.. inteso "per me" ognuno fa altrettanto, ed è questa la propria verità, quindi se esiste la tua, allora la mia che fine fa?
O viceversa, se la mia verità è l'unica e assoluta... la tua dove finisce?
Mi sono convinto che la realtà è talmente profonda e mutevole che al limite noi se ne può dare solo delle definizioni ad alcuni aspetti, e ne cogliamo solo questi aspetti, tralasciando il resto, quella per noi è la realtà.
Quella per noi è la verità, e ognuno ha una propria verità, che è come dire che le verità, sono infinite.
Il fatto è che, come me, con la giusta spinta si può andare oltre e provare a metterla in discussione, ci sono delle leggi che determinano cosa accade e cosa no, queste non sono soggette a noi, ci sono e basta. Se desideri qualcosa la realtà la conduce a te, ma quello non è che UN punto di vista, non funziona così ovviamente, però la tua percezione E SOLO SE SEI IN UN CERTO STATO ti concede di semplificare il sistema "domanda / offerta" in questo modo.
Ed ecco che hai quella che chiamano legge d'attrazione.
Ma tu non attrai nulla, è solo la tua posizione nel sistema che te lo fa credere.
Niente è casuale, e su questo potrei giocarmici qualunque carta.
Tutto ciò che accade accade per un motivo e quando accade all'interno della tua percezione di realtà accade per te.
Ha iniziato dio tutto questo?
Boh, ma poi tutto questo "cosa?"
E' davvero iniziato qualcosa?
Tu che prove hai per dire che sia iniziato mai qualcosa?
Esistiamo davvero?
Certo hai percezione di te, del tuo corpo, hai sensazioni ed emozioni.
Ok, trascendile:
fatto?
Bene, ora cosa vedi? Sei sempre certo di esistere?
E' la vita ad essere un gioco, o sono io? E alla fine, conta davvero saperlo?
Quella cosa lassopra, la mia storia, non la si vive se in noi è radicata l'idea che "conti davvero che "sia" qualcheccosa"
cioè, ad esempio...
Ora va di moda la luna:
Siamo stati sulla luna?
Si, no, ok, ognuno le sue idee, sta bene.
Conta davvero chi ha ragione e chi no?
Perchè si e perchè no?
Edopo tutto questo ragionamento, esiste ancora la luna?
Questo è il punto, che penso sia la chiave.
Se tu hai interesse nell'affermare, nel combattere per qualcosa di "materiale" che sia la luna, l'11 settembre, gli ufo, le scie chimiche, i governi, lo stato, la mafia ecc...
e ne vedi solo l'aspetto materiale, allora esperienze come quella di sopra non le vivi spontaneamente, a meno che non vi sia destinato, ma è un altro lungo discorso.
Sei qui, perchè quello che ti interessa e da cui non puoi separarti è proprio la dualità di cui sei anche tu costituito.
Se cerchi la verità, non trovi la verità, trovi sempre dualità.
Troverai qualcosa, un giorno, forse, anche condiviso da tutti, e lo chiamerai verità, ma nel farlo lo farai qui, ed è una cosa che puoi fare solo qui.
Non è la verità, ma lo diventa dal tuo punto di vista, condiviso o meno.
La questione del mettere in dubbio tutto ciò che esiste coinvolge anche noi stessi, prima di tutto noi stessi, ma..
Realmente,
non è affatto una fuga dalla realtà, è una ricerca di chi siamo.
Fin quando ti guardi allo specchio e pensi "oh 'sta faccia non m'è nuova" e non la puoi mettere in dubbio, perchè serve che sia lei a dire:
"oh la realtà è un'illusione, l'universo un ologramma, comprate oro!" allora non puoi discostartene, e stai solo cercando un pretesto per dire "io ho ragione, gli altri che non la pensano come me, torto!"
Quella sopra, allora, resta solo una storia, neppure tanto bella,
la realtà resta la realtà,
e la filosofia al massimo una sega mentale, niente più di questo.
C'è una differenza nel guardare i delfini sul cellulare mentre li riprendi, e guardare i delfini con i tuoi occhi, è che devi vivere le cose e volerle vivere per ciò che sono, senza andare a perderti su questioni di poco conto tipo "chi vince, chi perde"
Nessuno vince, nessuno perde, nessuno ha torto e nessuno ha ragione, la vita ti offre infinite esperienze per accrescerti, per insegnartelo ma tu, noi, le eviti tutte, è nella nostra natua in qualche modo.
dio è "uno" si dice,
tendi a dio e tendi all'unità;
tendi a qualcosa di diverso, che può trovare un suo opposto nel mondo ed ecco che torni qui.
cerca un avversario e torni qui.
In realtà non è complicato, ma non è neppure facile.
Se sei "di là" tornare qui è un lampo, e lo è anche andare di là, ma dal momento che di là non scegli mai te quando andarci e che vivi qui con tutte le conseguenze che l'avere una dualità e un corpo fisico comportano, ecco... troviamo molto complesso andare di là, a volte.
O anche solo a crederci.
Cercare un'origine, non vuol dire che, allora, c'è un punto dove l'infinito non è più infinito?
allora abbiamo due cose, finito e infinito, una dualità, vedi? Nn sei lì, sei ancora qui.
Non trovi dio "così" lo trovi cercando nel suo territorio,
se una cosa è infinita, la devi ragionare per infinito, la devi cercare nell'infinito, il chè vuol dire cercare senza cercare, lasciarsi trascinare senza preoccuparsi della meta,
eee... tutte quelle frasi famose da Osho che in genere ti mandano su whatsapp persone dalla dubbia spiritualità.
I numeri, la matematica, anche la filosofia a volte, costituendosi di svariate correnti, così come la psicologia.. beh, servono un pò, magari, ma al contempo un pò non servono affatto.
Io non sapevo nulla di tutto questo e mi sono trovato in tre settimane "com' na catapult" nella Twilight Zone,
e questa cosa mi ha cambiato totalmente.
C'è gente che ste robe le studia e sta anni a meditare vestita come un monaco buddhista sotto piamidi di metallo e non ha idea di cosa io abbia scritto.
Infine, vedo gente preoccuparsi di trovare una verità, e non una direzione,
un punto di arrivo.
Ecco.. dio non funziona affatto così.
Ma si può vivere anche così, in fondo, è una scelta che consapevolmente o inconsapevolmente ti porta comunque a tendere verso dio.
però viverla con consapevolezza è molto più dolce, posso giurarlo.
Almeno per me.
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- MartinShirley
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Ma a parte quello, chi dice che io abbia certezze? L'unica certezza che ho è che non ci sono certezze, in fondo.
Tuttavia, sebbene io parla di una ricerca rivolta "all'infinito" è comunque vero che le percezioni di ognuno, anche di chi dice "io sono 'nanima eterna" partono da un punto preciso, da dove ti percepisci essere.
Non c'è arrivo, per come la vedo io, ma un "via" quello si.
Non un "via" per definire quando sia iniziato l'universo, questo no, anzi, dubito che sia mai iniziato, è un "via" per definire tu dove ti trovi, magari non "chi sei" che sarebbe troppo, ma un chiedersi "a questo punto, io dove sto rispetto a quel che credo possa essere?"
quello si.
Non è una certezza, è un metodo.
E' difficile, sul serio, riuscire a scindere davvero l'idea di noi (intesi come "fisico") dall'idea di resto del mondo (inteso come "spirituale")
sempre se poi di spirituale si parla, sono..
Solo termini, alla fine, non so neppure se si possano dire quelli più adatti a definire ciò di cui parliamo.
Se dico "dio" subito tutti riportano alla mente cosa è "dio" per loro, e, anche se sei un ateo, hai un'idea precisa di cosa è dio per te.
Non voglio impantanarmi nelle religioni, nelle religiosità o che altro, perchè non voglio far cambiare a nessuno idea su niente, è solo che desidero essere il più possibile chiaro, per me, più che per gli altri; se parlo di dio io intendo un ideale, una chimera, ma se iniziassi a definirla "ideale" o "chimera" queste parole non conterrebbero, a mio avviso, la forza dirompente del simbolismo della parola, del nome "dio" (che non è un nome, è più una definizione).
Senz'altro però non mi sono immaginato quello che mi è successo, e dico, non è importante l'aspetto puramente "magico" della questione, per me adesso,
è ciò che porta con sé, le consapevolezze che porta con sé.
Se potessi spostare un oggetto con la forza del pensiero, dovrei chiedermi come ciò sia possibile.
Un conto è quindi cercare risposte "verbali" del tipo "ah l'universo magari non esiste"
e un conto è dover fare i conti realmente con questa possibilità. "Se non esiste l'universo, non esisti tu, e di conseguenza cosa sei?"
E se ne possono trovare tante di risposte ma... sono solo parole, come detto, un conto è leggere "tal tipo ha raggiunto il Tutt'uno" e un conto è essere tu a raggiungere quel "Tutt'uno"
per quello a volte le immagini e i simboli, magari, sono più adatti a veicolare, non dico un messaggio, ma a dare un'idea di una direzione, magari.
"Non è che sia proprio un codice è più... una traccia"
Io non ho certezze, io credo a delle cose, poi, magari, domani crederò ad altre.
Non lo escludo, ma devono esserci i presupposti per farlo, perchè ho vissuto un'esperieza molto forte, (e a detta dei pochi "del settore" a cui l'ho raccontata, un'esperienza anche abbastanza rara) qualsiasi cosa mi possa essere semplicemente detta, io la dovrei per forza di cose confrontare con la mia esperienza, e ammesso che si creda a ciò che ho scritto, si capisce che non è certo facile nemmeno per me conviverci.
Infatti come ci convivi?
La depotenzi, la dimentichi anche se non vorresti, e ti concentri su altro, altro che però.. se vado a vedere bene è tutta roba "terra terra" è "duale" o "materiale"
Cioè,
il lavoro non è che non sia importante, ma per il tuo vero io, non so quanto gli interessi che tu lavori.
Se parli con gli altri, non è che le relazioni non contino, ma.. "perchè contano?"
Se fosse solo una tua idea a suggerirti quella soluzione? Se esisesse la possibilità che le relazioni con gli altri non contassero affatto?
E così è, l'idea che qualcosa, o qualcuno, sia davvero indispensabile per te in questo momento, è un'idea, è il risultato di una serie di calcoli, è un punto di vista, e proprio per tale natura, io non posso considerarlo "migliore" di un altro.
Se vuoi credere agli ufo, penserai che esistono gli ufo, e nella tua realtà esisteranno gli ufo, quella è la tua unica verità. Ma verità e certezza non sono sinonimi...
non credo vi sia una certezza, però di volta in volta puoi scegliere le tue verità, e in questo modo definire un profilo di te come individuo, e relazionarti a una realtà esterna, magari..
L'importante è non soffermarcisi troppo, altrimenti inizi a pensare che sia tu quelle certezze, che non sia realtà, ma unica realtà possibile.
Io non dico che non ci sia stato un big bang, ma che "può esserci stato" e che può "non esserci stato" e non è che l'una escluda l'altra, ma andrà ad escluderla nel momento e solo per il periodo di tempo nel quale decido che a me va bene che quella sia la mia attuale realtà.
...
Oh ca##o, è come il gatto di Schrodinger :omg:
non ci avevo mai fatto caso, lol, è interessante, no, niente lol, è interessante, approfondirò..
Scusa la divagazione.
Segnalo comunque problemi di login, ogni tano entra ogni tanto no... sarà l'età.
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Siamo daccordo sul fatto che siamo animali( più o forse meno) evoluti? Vorrei capire qual'è l'arroganza che ci fa credere di avere Anima, Spiritualità o Trascendenza del pensare che per forza ci debbano essere forze o altre Entità che ci debbano condizionare la vita.
un esempio che mi fa arrabbiare è quando qualcuno, dopo per esempio un incidente o una malattia, si salva e viene a stare bene dica " GRAZIE A DIO CE L'HO FATTA" oppure cosa ancora peggiore, quando hai fatto un disco di successo, e poi dici " grazie a dio ne ho venduti un sacco".
Scusa ma non capisco il senso di dover dare per forza il merito a Qualcuno, invece che a te stesso o alle persone che lo hanno reso possibile.
L'altra cosa che non capisco è perchè dobbiamo per forza cercare risposte quando abbiamo la certezza che risposte non possiamo avere. Noi ci siamo? Bene! Accettiamolo come cosa positiva senza per forza incasinarci il cervello su chi o casa ci ha creato e perchè. Io cercherei invece di vivere appieno la vita per me e per l'aiuto che possa dare al prossimo, senza cercare misticismi o spiritualità che ci complicano l'esistenza inutilmente.
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