Opinioni sull'universo e su Dio

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5 Anni 3 Mesi fa #31442 da MartinShirley
Questa è però una visione limitata della cosa:
Si ragiona sempre come se l'anima, o qualunque altra entità, debba (dal momento che possiede una volontà e una coscienza) essere al contempo comprensibile per noi, che siamo dotati di volontà e coscienza.
Ma non è così "facile" va compreso, innanzitutto, che noi siamo umani, e siamo emersi in questo universo dove vigono delle ben precise regole da cui, per forza di cose, siamo regolamentati, così come è regolamentata la nostra percezione delle stesse.

Io se mi devo spostare fisicamente, da un luogo a un altro, necessito di tempo.
Se anche il tempo è un costrutto dell'uomo, lo sono più che altro le misurazioni e gli strumenti per "vederlo" non il tempo in sé.

Qui funziona in questo modo, ma se usciamo da questa visione, ecco che si palesano realtà con altre "dimensioni" attraverso cui vedere il tempo, e altri modi di intenderlo di conseguenza; in queste dimensioni, per-lo-più nascoste ai nostri occhi, quello che qui non potrebbe avere senso lì lo acquisisce; e anche il tempo, forse, potrebbe assumere una propria coscienza e / o volontà.

Il nostro errore, (che magari definire "errore" è un pò troppo) è valutare quel che accade al "di là" della nostra dimensione con criteri altrettanto umani.
E in questo modo ci diamo un limite, alle volte anche solo attraverso le parole, che sono troppo imprecise e limitate, facenti parte della nostra dimensione, per descrivere fenomeni di una tale portata da superare lo scibile umano o la nostra dimensione.

Per quel che io ho compreso fino a qui (o che comunque credo di aver compreso) l'anima, non è chi legge il libro, è il libro stesso.
Più che un'entità l'anima è un "territorio" in cui vengono raccontate infinite storie, e avvengono tutte nello stesso istante.
Magari farà storcere il naso ai più "radicati" nella dottrina classica o cos'altro, ma io non ho "un'anima" ne sono uno strumento, è l'anima che possiede me, e non il contrario.

E' chiaro che, se io sono Frodo, per esempio, per me in quel periodo di tempo potrà avere senso solo la mia di storia,
e potrò vedere in prima persona solo quella, dal momento che ho scelto di fare Frodo.
Ma tutti gli altri personaggi che il libro introduce, e che a un certo punto avrei potuto scegliere di essere anziché l'hobbit, non vivono "prima" o "dopo" di me, vivono nello stesso arco di tempo.
Eppure l'anima non è differente.

Ancor di più c'è da tener conto, che il Frodo che butta l'anello nel vulcano, e quello che accoglie Gandalf all'inizio, pur essendo la stessa persona si trovano in due tempi differenti.
I re che ricevono gli anelli al principio di tutto, e sono personaggi diversi, sono ancora in periodi differenti.
Ma dal punto di vista dell'anima (che è eterna, dal momento che non è immersa el nostro tempo) tutto avviene nello stesso istante, contemporaneamente.

Un istante che dura migliaia di anni, e qui ritorna il concetto degli opposti che già esprimevo prima.
Per curiosità personale sull'argomento, consiglio di vedere Cloud Atlas, delle Wachowsky mica per niente, anche se.. il film in sé é anche fatto bene, ma piuttosto lento, deve piacere quel ritmo, sennò davvero è molto palloso.

Riguardo alla volontà.
Diciamo che l'anima sia questo conglomerato di storie, è chiaro che non esci dal "racconto", non puoi, però v'è una variabile: la mia storia, così come la conosco, non è l'unica che avrebbe potuto avere luogo, ci sono infinite varianti in cui mi sarei potuto imbattere.
Supponiamo che io, qui, riesca a cambiare il corso della mia storia, spostandomi su un'altra "linea teporale" o un "universo parallelo" in fondo è di questo che parliamo.
Io non me ne accorgerei, non mi renderei conto affatto di aver sostanzialmente modificato il corso della mia storia.
E per me vorrebbe dire "solo" l'aver cambiato percorso.

Il punto è che per attuare questo "cambio di percorso" serve cambiare forma, serve che si sia noi a cambiare, ad evolvere. E dal momento che io cambio, se devo osservare la cosa da un punto di vista esterno, non sarei certo solo io a cambiare, ma modificherei infinite storie di infiniti personaggi.

Questo avviene solo se noi si è in grado di cambiare.
Purtroppo l'idea comune è che la nostra individualità sia la chiave per il libero arbitrio, o, chiamiamolo col suo nome, per una "scelta consapevole"
però... Così non è.
Non basta scegliere di ordinare la pizza capricciosa instead alla più comune margherita che abbiamo sempre mangiato per cambiare le cose.
Cambiare le cose significa cambiare "noi" perchè il mondo che conosci lo conosci solo dal momento che è dentro di te, se non cambi il tuo punto di vista, se non ti "sollevi" sopra quella visione, non puoi cambiarlo.

E se non cambi te stesso, cioè se non "sbirci fuori" tu seguirai il copione del libro per filo e per segno, senza accorgerti di poter cambiare strada;
farai delle scelte "programmate" e penserai che sia tu ad averle fatte, mentre è stato il tuo cervello a scieglierle per te.

Di ciò te ne accorgi se ti "risvegli" ti rendi conto, eccome, di come l'universo ruoti letteralmente intorno a te e alle tue scelte, di come emergano in te nuovi percorsi mentali, nuove necessità, nuove domande e nuovi desideri.
Quindi va fatto il conto col fatto che chi non persegue una via di trasformazione "reale" compierà quel percorso attraverso il libro, entrerai a Moria e incontrerai il Balrog, e comunque vada dovrai sempre farlo, perchè sei Frodo.
Ma se tu, anche continuando a immedesimarti in Frodo, ti rendessi conto, e percepissi di essere il lettore, e non il personaggio, allora il tuo punto di vista sarebbe ben diverso, e potresti semplicemente saltare quei capitoli.
E in alcuni casi, perfino cambiare libro.

Si prega Accesso a partecipare alla conversazione.

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